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Speciale don Luigi Bracchi - Parrocchia di Verolanuova

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vita <strong>di</strong> un prete è straor<strong>di</strong>nariamente<br />

grande e straor<strong>di</strong>nariamente bella,<br />

ma per capirne la bellezza bisogna<br />

stare davanti a Dio, altrimenti Paolo<br />

appare impaziente, San Francesco un<br />

giullare e Santa Teresa <strong>di</strong> Gesù Bambino<br />

un’ingenua. È sempre Paolo che<br />

<strong>di</strong>ce: abbiamo questi tesori in vasi<br />

<strong>di</strong> creta, affinché appaia che questa<br />

straor<strong>di</strong>naria potenza appartiene a<br />

Dio e non viene da noi.<br />

Portiamo sempre e dovunque nel nostro<br />

corpo la morte <strong>di</strong> Gesù, perché<br />

anche la vita <strong>di</strong> Gesù si manifesti nel<br />

nostro corpo così che in noi agisce<br />

la morte, ma in voi la vita. Animati<br />

tuttavia dallo stesso spirito <strong>di</strong> fede <strong>di</strong><br />

cui sta scritto ho creduto perciò ho<br />

parlato, anche noi cre<strong>di</strong>amo e perciò<br />

parliamo, convinti che Colui che ha<br />

risuscitato il Signore Gesù risusciterà<br />

anche noi con Gesù e ci porrà<br />

accanto a lui insieme con voi. Tutto<br />

infatti è per voi perché la grazia faccia<br />

L’Angelo <strong>di</strong> Verola 21<br />

i giorni del lutto<br />

abbondare l’inno <strong>di</strong> ringraziamento<br />

a gloria <strong>di</strong> Dio. Questa è la speranza<br />

che abbiamo. Quella che <strong>don</strong> <strong>Luigi</strong> ha<br />

nutrito in tutta la sua vita: Dio, che ha<br />

risuscitato Gesù dai morti, risusciterà<br />

con Gesù anche quelli che appartengono<br />

a Gesù. Non c’è dubbio che <strong>don</strong><br />

<strong>Luigi</strong> appartenga a Gesù.<br />

Questa speranza ci deve accompagnare,<br />

perché è con questa fiducia<br />

che noi consegniamo <strong>don</strong> <strong>Luigi</strong> al<br />

Signore, al suo Signore, a quello che<br />

è stato il Signore della sua vita e che<br />

lui ha servito in tutta la sua vita. Abbiamo<br />

la speranza che <strong>don</strong> <strong>Luigi</strong> continui<br />

a farci sentire il suo affetto, ne<br />

abbiamo goduto in questi anni e ne<br />

abbiamo ancora bisogno. Il suo volto,<br />

la sua faccia, il timbro della sua voce<br />

lo ricorderemo facilmente. Che il Signore<br />

ci <strong>don</strong>i <strong>di</strong> continuare a sentire<br />

anche il calore della sua amicizia, il<br />

sostegno della sua fraternità.<br />

L’omelia <strong>di</strong> <strong>don</strong> Tino Clementi<br />

Parroco <strong>di</strong> Manerbio e Vicario Zonale<br />

Domenica 28 ottobre 2012, ore 18.00 quando<br />

è giunta la salma <strong>di</strong> <strong>don</strong> <strong>Luigi</strong> in Basilica.<br />

Gesù è venuto mosso dalla<br />

compassione verso l’umanità<br />

<strong>di</strong>spersa, come un gregge<br />

senza pastore. Entrato a far parte della<br />

famiglia umana, la santa famiglia<br />

<strong>di</strong> Maria e <strong>di</strong> Giuseppe, una famiglia<br />

dalle ra<strong>di</strong>ci profonde nella storia. Il<br />

suo cuore era però aperto alla famiglia<br />

<strong>di</strong> tutti i popoli per questo<br />

annunciò il Vangelo, <strong>di</strong> contrada in<br />

contrada, <strong>di</strong> villaggio in villaggio, incontrando<br />

tutte le situazioni umane.<br />

Oggi, l’evangelista Marco ci presenta<br />

Gesù in cammino da Gerico. Con<br />

lui ci sono i suoi <strong>di</strong>scepoli con molta<br />

folla. Come capita spesso anche nelle<br />

nostre piazze non mancava qualcuno<br />

che stava ai margini. Infatti in<br />

quella strada affollata c’è un povero<br />

cieco, in mezzo alla polvere. Provate<br />

a pensare: non vede, è cieco, e in più<br />

sente le umiliazioni da parte <strong>di</strong> quanti<br />

lo vogliono ridurre al silenzio, “taci,<br />

ve<strong>di</strong> che <strong>di</strong>sturbi”. Per fortuna Gesù<br />

non si ferma alle apparenze e coglie il<br />

grido <strong>di</strong> quel poveretto, <strong>di</strong> quell’emarginato,<br />

<strong>di</strong> quel cieco. Non interviene<br />

<strong>di</strong>rettamente. Quelli che prima han<br />

detto: “taci”, dovranno <strong>di</strong>re: “il maestro<br />

ti chiama, alzati, vai verso <strong>di</strong> lui”.<br />

Qui troviamo l’espressione della fede<br />

genuina da parte <strong>di</strong> quel poveretto.<br />

Egli, gettato via il suo mantello che

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