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Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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ad una <strong>di</strong>mensione maggiormente escatologica che non metta in <strong>di</strong>scussione né<br />

l’unicità <strong>di</strong> Dio, né la <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> fede.<br />

Lo scopo della tesi, partendo dalla presentazione della speculazione <strong>di</strong><br />

<strong>Valentino</strong> e dall’interpretazione <strong>di</strong> questa operata da <strong>Tertulliano</strong>, non è solo quello<br />

<strong>di</strong> esporre ed analizzare l’intensa e polemica relazione tra i due, ma <strong>di</strong> poter<br />

asserire come in fine le conclusioni complesse e peraltro <strong>di</strong>fferenti a cui giungono<br />

i due autori, siano emblematiche <strong>di</strong> una <strong>di</strong>alettica comune ad entrambe, pur<br />

articolandosi in modo <strong>di</strong>verso nelle proposte dei due autori.<br />

Il Cristianesimo ha bisogno contemporaneamente <strong>di</strong> entrambi i due <strong>di</strong>spositivi<br />

e la sua storia si basa e fonda sul funzionamento <strong>di</strong> questo meccanismo, che<br />

poggia sull’intreccio fra il <strong>di</strong>spositivo archeo – ontologico e quello kenotico –<br />

escatologico. Il rapporto tra dono <strong>di</strong> Grazia e libero arbitrio passa attraverso il<br />

meccanismo del doppio <strong>di</strong>spositivo cosicché <strong>Valentino</strong> e <strong>Tertulliano</strong><br />

rappresentano, in mo<strong>di</strong> profondamente <strong>di</strong>fferenti, le possibili risposte a questo<br />

delicato problema.<br />

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