Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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09.06.2013 Views

ma, tutt’al più, riconvertita all’interno di una nuova dimensione escatologica. Il fatto che trattati come il De pudicizia o il De fuga in persecuzione vengano scritti in concomitanza ai trattati, in parte perduti, sull’estasi non fa che avvalorare questa ipotesi. Certo la svolta montanista non permette certo di accostare Tertulliano all’escatologia esasperata ed eretica di Marcione e di Valentino. Il dono gratuito di Dio rimane comunque fruibile soltanto quando l’uomo è capace di educarsi razionalmente verso il bene. In questo senso il modello del martire, miles cristiano proprio perché incapace della violenza del miles romano, evidenzia tanto la necessaria freddezza razionale della disciplina salvifica, quanto l’indispensabile ascetismo escatologico. L’analisi sino qui svolta del percorso spirituale di Tertulliano evidenzia quanto sostenuto nella tesi iniziale. L’analisi di Tertulliano offre la possibilità di dimostrare la paradossale e complessa dialettica tra i due dispositivi nonché l’intrigato intreccio che ne deriva. La disputa teologica con Valentino offre la possibilità di indagare come le risposte dei cristiani del II secolo d.C. siano tra loro profondamente differenti. È proprio l’appassionata controversia qui esposta che permette di evidenziare con maggior chiarezza il complicato intreccio dei dispositivi che sottostà ed influenza la teologia di entrambe gli autori. La disputa con Valentino permette inoltre di abbozzare, in tal senso, un’ipotesi sulla successiva conversione al montanismo, dimostrando non solo la paradossalità che caratterizza il rapporto tra dono di grazia e libero arbitrio, dispositivo escatologico-carismatico e dispositivo archeo – ontologico, ma anche come questa dialettica provochi una perenne oscillazione in uno o nell’altro senso. Se nella prima fase della sua vita Tertulliano legalizza l’eccedenza di grazia in una disciplina di fede capace di educare il libero arbitrio, al termine della sua vita, con l’adesione al montanismo, questa stessa disciplina è ora la base necessaria in vista dell’imminente avvento del Regno di Dio, annunciato dai profeti montanisti e comunicato dallo Spirito Santo durante l’estasi. 78

Conclusioni L’analisi del sistema valentiniano, del percorso spirituale di Tertulliano, nonché la valutazione, per quanto possibile approfondita della relazione che intercorre tra i due autori, può essere emblematica della complessità e della molteplicità delle risposte teologiche dei cristiani del II secolo d.C.. L’appassionata relazione tra Valentino e Tertulliano non può che aiutare a comprendere l’intricato nodo sui cui si articola l’intera storia del cristianesimo. Il tentativo protocattolico di conseguire un precario equilibrio tra tradizione giudaico – cristiana e novità escatologica, subordinando la novità carismatica all’interpretazione legalista di continuità tra Antico e Nuovo testamento, passa per un tortuoso processo. La produzione teologica di Tertulliano si fa testimone di questa difficoltà. La dialettica tra ontoteologia ed escatologia non si esaurisce in un netto e statico sistema dottrinale. Nella figura di Tertulliano ciò è risultato chiaramente evidente sia in relazione al periodo protocattolico dell’autore, sia in riferimento al successivo periodo montanista. Al contrario gnosticismo e marcionismo evidenziavano la violenta opposizione tra vangelo di Grazia e antica legge giudaica, irrigidendo il dualismo spirituale in dualismo ontologico. Anche in questo caso però è da osservare come a prevalere sia la continua oscillazione tra meccanismo ontoteologico ed orizzonte carismatico – escatologico. Nemmeno la risposta valentiniana si esaurisce in una netta presa di posizione, ma, al contrario, si articola in una costante dialettica tra i due dispositivi- È stato infatti documentato e quindi dimostrato come Valentino sia il rappresentante più ardito di un intero movimento, quale quello gnostico, basato tanto sull’estremizzazione del dispositivo archeo – ontologico, quanto su una ripresa radicale dell’orizzonte escatologico, apocalittico e carismatico. Il kerygma primordiale non viene affatto abolito dall’impalcatura ontologica gnostica. La salvezza, ad esempio, rimanere strettamente connessa al messaggio kenotico di Cristo ed anzi viene escatologicamente estremizzata in un possesso non solo spirituale, ma addirittura ontologico. 79

ma, tutt’al più, riconvertita all’interno <strong>di</strong> una nuova <strong>di</strong>mensione escatologica. Il<br />

fatto che trattati come il De pu<strong>di</strong>cizia o il De fuga in persecuzione vengano scritti<br />

in concomitanza ai trattati, in parte perduti, sull’estasi non fa che avvalorare<br />

questa ipotesi. Certo la svolta montanista non permette certo <strong>di</strong> accostare<br />

<strong>Tertulliano</strong> all’escatologia esasperata ed eretica <strong>di</strong> Marcione e <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong>. Il<br />

dono gratuito <strong>di</strong> Dio rimane comunque fruibile soltanto quando l’uomo è capace<br />

<strong>di</strong> educarsi razionalmente verso il bene. In questo senso il modello del martire,<br />

miles cristiano proprio perché incapace della violenza del miles romano, evidenzia<br />

tanto la necessaria freddezza razionale della <strong>di</strong>sciplina salvifica, quanto<br />

l’in<strong>di</strong>spensabile ascetismo escatologico.<br />

L’analisi sino qui svolta del percorso spirituale <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> evidenzia quanto<br />

sostenuto nella tesi iniziale. L’analisi <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> offre la possibilità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare la paradossale e complessa <strong>di</strong>alettica tra i due <strong>di</strong>spositivi nonché<br />

l’intrigato intreccio che ne deriva. La <strong>di</strong>sputa teologica con <strong>Valentino</strong> offre la<br />

possibilità <strong>di</strong> indagare come le risposte dei cristiani del II secolo d.C. siano tra<br />

loro profondamente <strong>di</strong>fferenti. È proprio l’appassionata controversia qui esposta<br />

che permette <strong>di</strong> evidenziare con maggior chiarezza il complicato intreccio dei<br />

<strong>di</strong>spositivi che sottostà ed influenza la teologia <strong>di</strong> entrambe gli autori. La <strong>di</strong>sputa<br />

con <strong>Valentino</strong> permette inoltre <strong>di</strong> abbozzare, in tal senso, un’ipotesi sulla<br />

successiva conversione al montanismo, <strong>di</strong>mostrando non solo la paradossalità che<br />

caratterizza il rapporto tra dono <strong>di</strong> grazia e libero arbitrio, <strong>di</strong>spositivo<br />

escatologico-carismatico e <strong>di</strong>spositivo archeo – ontologico, ma anche come questa<br />

<strong>di</strong>alettica provochi una perenne oscillazione in uno o nell’altro senso. Se nella<br />

prima fase della sua vita <strong>Tertulliano</strong> legalizza l’eccedenza <strong>di</strong> grazia in una<br />

<strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> fede capace <strong>di</strong> educare il libero arbitrio, al termine della sua vita, con<br />

l’adesione al montanismo, questa stessa <strong>di</strong>sciplina è ora la base necessaria in vista<br />

dell’imminente avvento del Regno <strong>di</strong> Dio, annunciato dai profeti montanisti e<br />

comunicato dallo Spirito Santo durante l’estasi.<br />

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