Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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09.06.2013 Views

li a poco, a scomparire definitivamente. Le intolleranti posizioni moralistiche sono motivate e giustificate dal millenarismo montanista. Come detto in precedenza Tertulliano aderisce al montanismo intorno al 213 d.C. circa. Secondo diverse fonti Tertulliano non impiegò molto a diventare figura di spicco della sètta, tanto che pare abbia creato un movimento autonomo, i tertullianisti, che sopravvissero come sètta autonoma sino ai tempi di Agostino. Le principali opere del periodo montanista di Tertulliano ricalcano le fondamentali tematiche della sètta, descritte sopra. Per ciò che riguarda il tema del martirio Tertulliano scrive il De fuga in persecutione e rispetto al matrimonio il De Monogamia e il De pudicitia. Altra opera interessante di questo periodo è il De pallio, scritto in cui Tertulliano dichiara le ragioni che lo hanno portato alla conversione montanista, abbandonando la chiesa protocattolica. Le motivazioni riportate nel De pallio sono in realtà riprese in quasi tutti gli scritti di questo periodo. È quindi importante soffermarsi sul motivo di questa conversione. Precedentemente è stato dimostrato come Tertulliano faccia parte di quei Padri apologeti che risposero alle grandi correnti dualistiche del II secolo d.C. . La proposta di Tertulliano, sulla scia di Ireneo e di altri padri, è quella di mediare l’orizzonte escatologico. L’accento viene posto sulla disciplina di fede e sul libero arbitrio e ad essere relativizzato è proprio la gratuità del dono. Con la conversione al montanismo Tertulliano approda a conclusioni paradossalmente opposte alle precedenti. Come è stato possibile questo improvviso ritorno escatologico? L’Adversus Valentinianos può forse aiutare a spiegare questo delicato passaggio. Come si rileva da quest’opera lo posizioni moralistiche di Tertulliano sono estremizzate al punto di sfociare in una vera e propria invettiva satirico – teologica. Come è stato appena osservato il montanismo, pur non condividendo con il protocattolicesimo la struttura archeo – ontologica e politica, ha in comune con la teologia di Tertulliano la rigidità e l’intransigenza sul piano morale. È dunque possibile che le posizioni moralistiche del periodo ortodosso di Tertulliano vengono estremizzate al punto tale da assistere ad un ritorno dell’orizzonte escatologico. La nuova dialettica che si viene a formare tra i due dispositivi può essere l’esito settario della stessa intransigente disciplina di fede, ora radicalizzato, proposta da Tertulliano nel precedente periodo ortodosso. I 76

nemici del teologo cartaginese non sono più solo gli eretici Valentiniani, ma la stessa chiesa protocattolica. È pur vero che Tertulliano continua a chiamare la Chiesa con l’appellativo di Madre, ma è altrettanto innegabile la polemica nei confronti della gerarchia ecclesiastica e clero, colpevoli di non aver colto la vera essenza del kerygma cristiano e di praticare quei comportamenti, negati dal movimento montanista. È inoltre possibile ipotizzare che la conversione al montanismo non sia emblematica solo dell’esito settario a cui porta la rigida disciplina di fede. Come appare dall’analisi dell’Adversus Valentinianos, Tertulliano è sempre stato attento a come l’orizzonte escatologico e le tematiche neotestamentarie influenzassero le risposte teologiche tanto dei suoi avversari, quanto degli altri Padri apologeti. È dunque plausibile sostenere che la conversione al montanismo rappresenti un riavvicinamento al piano escatologico senza, però, che una simile svolta possa decadere nel dualismo marcionita e nel mito speculativo gnostico. Il riavvicinamento alle tematiche neotestamentarie, come evidenziano gli scritti montanisti sul martirio, sull’estasi, sui profeti, non mettono affatto in crisi i due capisaldi teologici che Tertulliano aveva difeso strenuamente nella sua produzione spiccatamente protocattolica: l’unicità di Dio e la necessità di una disciplina pedagogica di fede. Il montanismo offre quindi a Tertulliano la possibilità di avvicinarsi ad una dimensione kenotica, escatologica e carismatica senza mettere in discussione le sue conquiste ontoteologiche. I montanisti, a differenza di Marcione, sono monoteisti e, a differenza dei Valentiniani, mantengono una rigida disciplina salvifica. Altro aspetto interessante è il fatto che Tertulliano applica, una volta convertito al montanismo, la stessa metodologia polemica dell’Adversus Valentinianos nei suoi nuovi scritti critici. Nelle opere montaniste di Tertulliano balza subito all’occhio l’irriverenza e l’ironia contro preti e vescovi dell’epoca. Appare doveroso evidenziare il fatto che anche nella svolta montanista la dialettica tra i due dispositivi non porta alla scomparsa del dispositivo archeo . ontologico. Che l’accento venga ora posto sul piano escatologico e carismatico non implica l’annullamento del secondo dispositivo che, seppur subordinato, rimane comunque presente. La produzione teologica circa i matrimoni, il martirio, la monogamia testimoniano che la disciplina di fede non è nient’affatto scomparsa, 77

nemici del teologo cartaginese non sono più solo gli eretici Valentiniani, ma la<br />

stessa chiesa protocattolica. È pur vero che <strong>Tertulliano</strong> continua a chiamare la<br />

Chiesa con l’appellativo <strong>di</strong> Madre, ma è altrettanto innegabile la polemica nei<br />

confronti della gerarchia ecclesiastica e clero, colpevoli <strong>di</strong> non aver colto la vera<br />

essenza del kerygma cristiano e <strong>di</strong> praticare quei comportamenti, negati dal<br />

movimento montanista. È inoltre possibile ipotizzare che la conversione al<br />

montanismo non sia emblematica solo dell’esito settario a cui porta la rigida<br />

<strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> fede. Come appare dall’analisi dell’Adversus Valentinianos,<br />

<strong>Tertulliano</strong> è sempre stato attento a come l’orizzonte escatologico e le tematiche<br />

neotestamentarie influenzassero le risposte teologiche tanto dei suoi avversari,<br />

quanto degli altri Padri apologeti. È dunque plausibile sostenere che la<br />

conversione al montanismo rappresenti un riavvicinamento al piano escatologico<br />

senza, però, che una simile svolta possa decadere nel dualismo marcionita e nel<br />

mito speculativo gnostico. Il riavvicinamento alle tematiche neotestamentarie,<br />

come evidenziano gli scritti montanisti sul martirio, sull’estasi, sui profeti, non<br />

mettono affatto in crisi i due capisal<strong>di</strong> teologici che <strong>Tertulliano</strong> aveva <strong>di</strong>feso<br />

strenuamente nella sua produzione spiccatamente protocattolica: l’unicità <strong>di</strong> Dio e<br />

la necessità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina pedagogica <strong>di</strong> fede. Il montanismo offre quin<strong>di</strong> a<br />

<strong>Tertulliano</strong> la possibilità <strong>di</strong> avvicinarsi ad una <strong>di</strong>mensione kenotica, escatologica e<br />

carismatica senza mettere in <strong>di</strong>scussione le sue conquiste ontoteologiche. I<br />

montanisti, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Marcione, sono monoteisti e, a <strong>di</strong>fferenza dei<br />

Valentiniani, mantengono una rigida <strong>di</strong>sciplina salvifica.<br />

Altro aspetto interessante è il fatto che <strong>Tertulliano</strong> applica, una volta convertito<br />

al montanismo, la stessa metodologia polemica dell’Adversus Valentinianos nei<br />

suoi nuovi scritti critici. Nelle opere montaniste <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> balza subito<br />

all’occhio l’irriverenza e l’ironia contro preti e vescovi dell’epoca. Appare<br />

doveroso evidenziare il fatto che anche nella svolta montanista la <strong>di</strong>alettica tra i<br />

due <strong>di</strong>spositivi non porta alla scomparsa del <strong>di</strong>spositivo archeo . ontologico. Che<br />

l’accento venga ora posto sul piano escatologico e carismatico non implica<br />

l’annullamento del secondo <strong>di</strong>spositivo che, seppur subor<strong>di</strong>nato, rimane<br />

comunque presente. La produzione teologica circa i matrimoni, il martirio, la<br />

monogamia testimoniano che la <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> fede non è nient’affatto scomparsa,<br />

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