Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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09.06.2013 Views

S77.B – Tertulliano, Adversus Valentinianos. J. Fredouille pp. 122-125: Poiché sento dire che le immagini di quei tre sono così importanti, chiedo: non vuoi ora che io sorrida delle immagini del loro assai stravagante pittore? Del fatto che Achamoth, che è una femmina, sia immagine del Padre? Che il Demiurgo, ignaro della Madre e ancor più del Padre, sia immagine di Nous, cui il Padre non era affatto sconosciuto? Che gli angeli, che sono dei servi, siano raffigurazioni di padroni? Ciò è come dipingere un mulo, prendendo a modello un asino, e ritrarre Tolomeo, prendendo a modello Valentino. Comunque, il Demiurgo, collocato fuori dai confini del Pleroma, nella vergognosa solitudine di un esilio eterno, fondo una nuova provincia, cioè questo mondo, dopo aver eliminato la commistione e dopo aver separato le due diverse componenti di quella sostanza, che era stata espulsa, cioè delle realtà psichiche e iliche. A partire da elementi incorporei struttura dei corpi, pesanti e leggeri, che vanno verso l’alto e volgono in basso, celesti e terreni. Quindi porta a compimento quella scena composta da sette cieli ponendovi sopra il suo trono. 86 Tertulliano, distinguendosi in questo excursus da Ireneo, definisce la natura assolutamente contraddittoria della dottrina appena illustrata. Achamoth, pur essendo femmina, rappresenta un maschio, il Demiurgo, pur non conoscendo né la Madre né il Padre, rappresenta nel mondo esterno proprio Nous, l’unico che conosce il Padre ed infine gli angeli, che Valentino specifica essere delle guardie del corpo con funzioni servili, sono della medesima sostanza di chi li comanda. Tertulliano nota che Achamoth, il Demiurgo e gli angeli rappresentano in modo deformato il Padre, Nous e gli altri eoni. In questo passo risulta evidente la polemica antiplatonica di Tertulliano. Egli fa dipendere il dualismo gnostico direttamente dal dualismo platonico tra l’anima che, in quanto puramente immateriale, partecipa della divinità e corpo, materiale, inattendibile e mortale. Lo stesso dualismo platonico si riflette anche nella cristologia del mito speculativo valentiniano sicché Achamoth, il Demiurgo e gli angeli finiscono per rappresentare, dualisticamente ed in grado inferiore, il Padre, Nous e gli altri Eoni. S61.A - Ireneo, Adversus Haereses. Rousseau-Doutreleau pp. 66-67: Dicono che questo è stato il modo per comporre e portare all’esistenza la materia grezza, dalla quale è composto questo mondo. Infatti, tutta l’anima del mondo e del Demiurgo ha tratto la propria origine da quel ritorno, mentre le cose rimanenti hanno avuto inizio da quella paura e da 86 Ivi, p. 156. 64

quel dolore. Infatti, dalle lacrime di essa è derivato tutto ciò che di umido esiste, dal riso tutto ciò che è luminoso, dal dolore e dalla sorpresa gli elementi corporei del mondo. 87 S61.B – Tertulliano, Adversus Valentinianos. J. Fredouille pp. 114-117: Suvvia! Ora imparino i Pitagorici, sappiano gli Stoici e Platone stesso da dove la materia, che essi pretendono non sia nata abbia tratto origine ed esistenza in vista di tutta l’attuale struttura del mondo; e ciò non lo escogitò nemmeno Mercurio, il famoso Trismegisto, maestro di tutti coloro che studiano la natura. Hai sentito del ritorno, un genere particolare di passione; si afferma che da esso sia formata tutta l’anima di questo mondo e anche del Demiurgo stesso, cioè del nostro Dio. Hai sentito della sofferenza e del timore; da essi ha avuto inizio tutto il resto; infatti, dalle lacrime di Enthymesis sono derivati tutti gli elementi liquidi. 88 I due passi si riferiscono entrambe ad un tema rilevante come quello della generazione della materia. Per i Valentiniani la materia non era eterna, ingenerata, innata, come invece ritenevano i neopitagorici, gli stoici e i medio - platonici. Anzi, come è stato rilevato nel capitolo precedente, la materia viene a generarsi a seguito di una tragedia divina all’interno del Pleroma. Se per Marcione la creazione del mondo è un vero e proprio inganno pensato dal Dio dell’Antico Testamento, per i Valentiniani la generazione della materia è opera del Demiurgo, parzialmente ignaro, in quanto la madre Sophia gli tiene nascosto l’elemento pneumatico che egli adopera inconsapevolmente nella sua produzione. È importante notare come anche Tertulliano sia persuaso che i Valentiniani identifichino nella figura del Demiurgo il Dio dell’Antico Testamento. Effettivamente, come afferma Chiapparini nella sua indagine, il dualismo valentiniano presuppone che vi sia un divino, Abisso, contrapposto al Dio dell’Antico Testamento, inteso come “diabolico demiurgo cosmico” 89 . La somma divinità non può operare direttamente a contatto con il mondo, ma ciò è anzi compito di una divinità minore. Sorge qui l’innovativa ed inaudita scissione tra il Dio di Abramo e il Dio di Gesù Cristo. Il primo presiede alla formazione del mondo, ma appare limitato ed imperfetto, il secondo si rivela come buono ed eccedente. 87 Ivi, p. 132. 88 Ibidem. 89 Ivi, p. 350. 65

S77.B – <strong>Tertulliano</strong>, Adversus Valentinianos. J. Fredouille pp. 122-125:<br />

Poiché sento <strong>di</strong>re che le immagini <strong>di</strong> quei tre sono così importanti, chiedo: non vuoi ora che io<br />

sorrida delle immagini del loro assai stravagante pittore? Del fatto che Achamoth, che è una<br />

femmina, sia immagine del Padre? Che il Demiurgo, ignaro della Madre e ancor più del Padre, sia<br />

immagine <strong>di</strong> Nous, cui il Padre non era affatto sconosciuto? Che gli angeli, che sono dei servi,<br />

siano raffigurazioni <strong>di</strong> padroni? Ciò è come <strong>di</strong>pingere un mulo, prendendo a modello un asino, e<br />

ritrarre Tolomeo, prendendo a modello <strong>Valentino</strong>. Comunque, il Demiurgo, collocato fuori dai<br />

confini del Pleroma, nella vergognosa solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un esilio eterno, fondo una nuova provincia,<br />

cioè questo mondo, dopo aver eliminato la commistione e dopo aver separato le due <strong>di</strong>verse<br />

componenti <strong>di</strong> quella sostanza, che era stata espulsa, cioè delle realtà psichiche e iliche. A partire<br />

da elementi incorporei struttura dei corpi, pesanti e leggeri, che vanno verso l’alto e volgono in<br />

basso, celesti e terreni. Quin<strong>di</strong> porta a compimento quella scena composta da sette cieli ponendovi<br />

sopra il suo trono. 86<br />

<strong>Tertulliano</strong>, <strong>di</strong>stinguendosi in questo excursus da Ireneo, definisce la natura<br />

assolutamente contrad<strong>di</strong>ttoria della dottrina appena illustrata. Achamoth, pur<br />

essendo femmina, rappresenta un maschio, il Demiurgo, pur non conoscendo né la<br />

Madre né il Padre, rappresenta nel mondo esterno proprio Nous, l’unico che<br />

conosce il Padre ed infine gli angeli, che <strong>Valentino</strong> specifica essere delle guar<strong>di</strong>e<br />

del corpo con funzioni servili, sono della medesima sostanza <strong>di</strong> chi li comanda.<br />

<strong>Tertulliano</strong> nota che Achamoth, il Demiurgo e gli angeli rappresentano in modo<br />

deformato il Padre, Nous e gli altri eoni. In questo passo risulta evidente la<br />

polemica antiplatonica <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong>. Egli fa <strong>di</strong>pendere il dualismo gnostico<br />

<strong>di</strong>rettamente dal dualismo platonico tra l’anima che, in quanto puramente<br />

immateriale, partecipa della <strong>di</strong>vinità e corpo, materiale, inatten<strong>di</strong>bile e mortale. Lo<br />

stesso dualismo platonico si riflette anche nella cristologia del mito speculativo<br />

valentiniano sicché Achamoth, il Demiurgo e gli angeli finiscono per<br />

rappresentare, dualisticamente ed in grado inferiore, il Padre, Nous e gli altri Eoni.<br />

S61.A - Ireneo, Adversus Haereses. Rousseau-Doutreleau pp. 66-67:<br />

Dicono che questo è stato il modo per comporre e portare all’esistenza la materia grezza, dalla<br />

quale è composto questo mondo. Infatti, tutta l’anima del mondo e del Demiurgo ha tratto la<br />

propria origine da quel ritorno, mentre le cose rimanenti hanno avuto inizio da quella paura e da<br />

86 Ivi, p. 156.<br />

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