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Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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persona Pre - Padre e Pre - Inizio, e pure Bythòs, termine che non si adatta per nulla a chi abita<br />

così in alto. 66<br />

Come risulta dalla comparazione dei due passi, <strong>Tertulliano</strong> inserisce un’ampia<br />

<strong>di</strong>vagazione, prettamente ironica nei confronti della tendenza dei Valentiniani a<br />

collocare le <strong>di</strong>vinità in cieli sempre più alti e trascendenti. La successiva<br />

immagine degli “appartamenti instabili e vacillanti” rende, in modo sarcastico<br />

l’idea dell’instabilità metodologica che <strong>Tertulliano</strong> rileva nel sistema valentiniano.<br />

Il fatto che l’autore africano sia, <strong>di</strong>versamente da Ireneo, concentrato anche a<br />

denigrare l’avversario valentiniano è confermato anche dal singolare riferimento<br />

al ‹‹condominio <strong>di</strong> Felicle›› 67 , con cui si allude ad un enorme stabile costruito da<br />

un certo Felicle a Roma nella zona tra il Pantheon e la Colonna Aurelia sul finire<br />

del II secolo d.C. . La notizia della costruzione <strong>di</strong> questo “grattacielo<br />

dell’antichità” sembra si sia <strong>di</strong>ffusa velocemente in tutto l’impero, tanto da entrare<br />

nell’immaginario collettivo dei citta<strong>di</strong>ni romani.<br />

L’immagine suggestiva qui evocata offre un primo spunto <strong>di</strong> critica teologica.<br />

Vi è qui un netto rifiuto dell’astrazione metafisica, della fuga nel puramente<br />

astratto e trascendente. Per <strong>Tertulliano</strong> il dono <strong>di</strong> grazia ha un peso rilevante nella<br />

misura in cui esso viene donato all’uomo pronto ad accoglierlo razionalmente e<br />

che, tramite il libero arbitrio, è capace <strong>di</strong> amministrarlo legalisticamente<br />

all’interno <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> fede. Rimane quin<strong>di</strong> netta la separazione tra il Dio<br />

e l’uomo che accoglie il suo dono. Per <strong>Tertulliano</strong>, contrariamente, gli gnostici<br />

identificano Dio e creatura in un vero e proprio delirio che <strong>di</strong>vinizza l’uomo fino a<br />

concepirlo come della medesima sostanza del Padre. L’esasperazione<br />

trascendentale, che in <strong>Valentino</strong> determina la natura elettiva degli gnostici, per<br />

<strong>Tertulliano</strong> <strong>di</strong>viene misconoscimento della <strong>di</strong>stanza che separa Dio e creatura e<br />

che sola permette <strong>di</strong> spiegare la gratuità del dono.<br />

S6.A - Ireneo, Adversus Haereses. Rousseau-Doutreleau pp. 32-33:<br />

[…]questi eoni, prodotti per mostrare la gloria del Padre, intendono anch’essi recare gloria al<br />

Padre con qualcosa <strong>di</strong> proprio, producono produzioni a coppie: il Logos e la Vita, dopo Uomo e<br />

66 Ivi, p. 62.<br />

67 Ibidem.<br />

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