Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua
Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua
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scelta letteraria sia una delle conseguenze dell’avvicinamento <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> al<br />
montanismo.<br />
Un’ipotesi <strong>di</strong> questo tipo, senza avere la pretesa <strong>di</strong> essere esaustiva, può aiutare<br />
a capire in che misura le posizioni intransigenti <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> appro<strong>di</strong>no alla<br />
conversione montanista. L’intera opera, che verrà analizzata <strong>di</strong> seguito, oltre a<br />
sviluppare i temi della controversia, offre dunque anche un’ipotesi per spiegare<br />
questa conversione. Con la successiva adesione alla sètta montanista <strong>Tertulliano</strong> si<br />
de<strong>di</strong>cherà in modo nuovo ai temi della resurrezione della carne e del martirio,<br />
abbandonando l’aspra critica contro l’eresia e contro <strong>Valentino</strong>. L’Adversus<br />
Valentinianos è quin<strong>di</strong> l’opera maggiore per comprendere tanto l’avversione<br />
ortodossa <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> allo gnosticismo, quanto il suo lento ed inesorabile<br />
percorso verso una <strong>di</strong>mensione sempre più marcatamente escatologica, prima<br />
meno rilevante nel periodo protocattolico.<br />
Non deve quin<strong>di</strong> stupire che dopo l’Adversus Valentinianos <strong>Tertulliano</strong> non<br />
metta più mano alla confutazione valentiniana, come non deve stupire che<br />
l’esempio più alto della polemica antivalentiniana è rappresentato proprio<br />
dall’esperimento letterario e retorico dell’Adversus Valentinianos stesso. La vera<br />
novità rispetto ad Ireneo coincide con la trasposizione in declamazione del testo<br />
dell’Adversus Haereses 64 . La veemenza polemica <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> necessita <strong>di</strong> una<br />
narrazione convulsa basata sulla ricerca della ‹‹brevitas›› come frase coincisa e<br />
pregnante. <strong>Tertulliano</strong> espone il mito valentiniano come se stesse sollecitando la<br />
reazione <strong>di</strong> un pubblico immaginario, quasi si trattasse <strong>di</strong> un’opera teatrale in cui<br />
il dramma <strong>di</strong> Sophia viene riletto con l’ironia prepotente e violenta dell’autore. La<br />
serietà del dramma <strong>di</strong>vino <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong>, <strong>di</strong>venta qui strumento <strong>di</strong> una satira<br />
spietata. <strong>Tertulliano</strong> riesce così nella novità <strong>di</strong> introdurre la satira, la teatralità e la<br />
polemica retorica all’interno del contesto teologico e dottrinale della chiesa del II<br />
secolo d.C.<br />
Inoltre il fatto che l’autore metta alla berlina i propri avversari gnostici<br />
evidenzia una tendenza solo apparentemente marginale. Se in precedenza, con la<br />
stesura del De Praescriptione Haereticorum, <strong>Tertulliano</strong> si era addentrato nella<br />
polemica antivalentiniana con gli strumenti giuri<strong>di</strong>ci del <strong>di</strong>ritto romano per negare<br />
64 Giuliano Chiapparini, <strong>Valentino</strong> gnostico e platonico, Vita e pensiero, Milano 2012. p. 47.<br />
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