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Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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in<strong>di</strong>spensabile. Da sottolineare che anche rispetto a questo tema la <strong>di</strong>alettica tra i<br />

due <strong>di</strong>spositivi non produce una mera assolutizzazione <strong>di</strong> uno dei due. Il<br />

<strong>di</strong>spositivo escatologico e carismatico ne risulta certamente me<strong>di</strong>ato e<br />

ristrutturato, ma non scompare affatto. Anzi è proprio l’avvento <strong>di</strong> Cristo e la<br />

<strong>di</strong>ffusione del suo messaggio agli apostoli ad essere la necessaria base della<br />

tra<strong>di</strong>zione che <strong>Tertulliano</strong> si impegna a <strong>di</strong>fendere.<br />

L’aspetto rilevante in questo passo è però l’uso dell’ironia, ad<strong>di</strong>rittura del<br />

sarcasmo, per l’esposizione della propria teoria. Questo dato è da tenere presente<br />

per ciò che riguarda la produzione del successivo Adversus Valentinianos.<br />

Sul finire del trattato <strong>Tertulliano</strong> utilizza il principio <strong>di</strong> anteriorità per colpire<br />

giuri<strong>di</strong>camente i Valentiniani:<br />

“Oltre a queste considerazioni mi servo, per il mio intento, anche <strong>di</strong> un esame delle dottrine<br />

degli eretici, <strong>di</strong> quelle che esistettero allora al tempo degli apostoli e che furono dagli apostoli<br />

smascherate e condannate. […] Insegnando a Timoteo, condanna anche coloro che proibiscono le<br />

nozze: questa è la dottrina <strong>di</strong> Marcione e <strong>di</strong> Apelle, suo seguace. Ugualmente, si rivolge contro<br />

coloro che <strong>di</strong>cevano che la resurrezione era già avvenuta: questo lo <strong>di</strong>chiarano i Valentiniani su se<br />

stessi. E quando l’apostolo accenna a delle genealogie infinite, vi si riconosce <strong>Valentino</strong>, secondo<br />

il quale quel non so quale Eone, dotato <strong>di</strong> un nome inau<strong>di</strong>to e molteplice, genera dalla sua grazia il<br />

senso e la Verità, e questi analogamente procreano da sé il Verbo e la Vita, quin<strong>di</strong> anche questi<br />

generano l’Uomo e la Chiesa.” 55<br />

In questo passo <strong>Tertulliano</strong> fa riferimento ad una parte della produzione<br />

neotestamentaria <strong>di</strong> Paolo. Nello specifico egli si riferisce alla prima epistola ai<br />

Corinti, alla prima lettera a Timoteo e alla lettera ai Galati. In questi scritti Paolo<br />

affronta molti temi cruciali del cristianesimo primitivo, da quello dei matrimoni e<br />

della verginità a quello circa le ritualità necessarie per la celebrazione<br />

dell’eucaristia, ma non solo. Paolo sviluppa anche i temi circa la legge, la<br />

redenzione e la resurrezione. Riferendosi al materiale neotestamentario <strong>di</strong> Paolo,<br />

<strong>Tertulliano</strong> cerca <strong>di</strong> creare una relazione temporale tra le nuove eresie e i pericoli<br />

cui metteva in guar<strong>di</strong>a l’apostolo. Così come esiste una tra<strong>di</strong>zione che lega Cristo,<br />

gli apostoli e la Chiesa, così esiste una continuità ideale anche tra i nemici <strong>di</strong><br />

55 Ivi, pp. 73 – 75.<br />

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