Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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09.06.2013 Views

condanna totale come avvenuto per la filosofia. Per questo Tertulliano insiste sul fatto che, arrivati ad un certo punto, la ricerca si debba fermare, trovando così l’oggetto della sua ricerca. L’oggetto della ricerca cristiana è la fede nel messaggio del Cristo; non vi è nulla di più prezioso che si debba andare a ricercare oltre. Pertanto la ricerca termina nel momento in cui essa approda ad una coscienza di fede. Tertulliano sviluppa una metodologia dichiaratamente razionale che termina nella fede cristiana. La ricerca della conoscenza viene quindi ridimensionata nella scoperta della fede. Inutile ribadire che la conoscenza gnostica si basa su posizione completamente opposte come sta ad indicare l’ironica domanda conclusiva del passo. Come si affermava precedentemente, l’atto di fede per Tertulliano ha una rilevanza di prim’ordine rispetto a quanto sostenuto da Valentino. Come si evince dal passo citato l’approdo alla dimensione spirituale della fede avviene tramite un percorso razionale e di scelta individuale. È chiaro come a prevalere sia il libero arbitrio umano, mentre l’avvento escatologico di grazia risulti ridimensionato, senza per questo scomparire. Il dono escatologico di grazia coincide con la bontà di un Dio che, gratuitamente e per mezzo della rivelazione di Cristo, offre alla sua creatura la potenza della libertà di scelta. Il libero arbitrio è dunque il dono che Dio ha concesso alla sua immagine creata, la sola degna di riflettere la potenza del creatore stesso. Per questo Tertulliano sottolinea più volte l’importanza di porre un limite alla propria ricerca, limite che, a suo dire, non è affatto presente nella speculazione gnostica. La presenza di un limite razionale permette di approdare alla dimensione di fede. È qui teorizzato un primo abbozzo di quella “disciplina di fede” cui si faceva riferimento poc’anzi. Il fatto che la libertà di determinarsi sia un dono divino non porta, come avviene per gli gnostici, né ad una filialità con Dio né ad una Salvezza ontologicamente posseduta. In Tertulliano Dio creatore e uomo creato non sono affatto posti sul medesimo piano ontologico. Il fatto che la ricerca debba limitarsi per giungere all’atto di fede testimonia di una differenza qualitativa tra divinità e creato. L’uomo possiede la libertà di scelta per volontà divina, ma questa, proprio perché finita, limitata nella creatura, deve abbandonarsi in un atto di pura fede nella rivelazione. 48

Da questo momento e per quasi tutto il resto dell’opera, Tertulliano sviluppa la sua confutazione giuridica a partire dal metodo delle prescrizioni fino ad arrivare alla formulazione del concetto di tradizione apostolica e Grande Chiesa. In questa parte centrale non sono presenti particolari riferimenti a Valentino, ma agli eretici in generale. Valentino viene menzionato solo una volta insieme a Marcione nel seguente frammento: “In qualunque modo si sia errato, tuttavia l’errore ha regnato per tutto il tempo che non vi furono le eresie. La verità aspettava dunque di essere liberata dai Valentiniani e dai Marcioniti! Nel frattempo, era errata l’evangelizzazione, errata le fede, errato il modo in cui migliaia e migliaia furono battezzati […]. Dove era allora Valentino, seguace del platonismo? Sì, perché è noto che essi non furono tanto antichi […].” 54 Questo passo è interessante sia dal punto di vista teologico che da quello letterario. Tertulliano sta qui sostenendo l’ipotesi della tradizione apostolica contro la recente speculazione gnostica. L’idea che la grande Chiesa sia anteriore al fiorire delle sètte eretiche, avvalora la tesi giuridica circa il diritto di possesso sulle Sacre Scritture. La risoluzione giuridica del diritto di possesso sulle Sacre Scritture proietta il ben più rilevante tema della tradizione cristiana a livello teologico. Qui preme analizzare il concetto di tradizione in riferimento al meccanismo dei due dispositivi. Nella produzione neotestamentaria, caratterizzata da una forte escatologica, un concetto di tradizione è difficilmente rintracciabile. L’accento viene piuttosto posto sul tema dell’elezione e sul nuovo ed imminente regno che spetta agli eletti graziati e gratuitamente redenti. Ben diversa è l’idea di Tertulliano che sente la necessità archeo – ontologica e politica di giustificare e difendere la Chiesa madre di tutti i fedeli. Lo scopo di Tertulliano è quello di affermare una tradizione che leghi indissolubilmente la parola redentrice del kerygma alla missione terrena della Chiesa. È chiaro che in quest’ottica venga disperso il senso anarchico del messaggio primordiale, sovvertitore di ogni ordine e gerarchia. Anzi è proprio l’apologia dell’ordine della Chiesa ed essere sviluppato come punto essenziale ed 54 Ivi, p. 66. 49

Da questo momento e per quasi tutto il resto dell’opera, <strong>Tertulliano</strong> sviluppa la<br />

sua confutazione giuri<strong>di</strong>ca a partire dal metodo delle prescrizioni fino ad arrivare<br />

alla formulazione del concetto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione apostolica e Grande Chiesa. In questa<br />

parte centrale non sono presenti particolari riferimenti a <strong>Valentino</strong>, ma agli eretici<br />

in generale. <strong>Valentino</strong> viene menzionato solo una volta insieme a Marcione nel<br />

seguente frammento:<br />

“In qualunque modo si sia errato, tuttavia l’errore ha regnato per tutto il tempo che non vi<br />

furono le eresie. La verità aspettava dunque <strong>di</strong> essere liberata dai Valentiniani e dai Marcioniti!<br />

Nel frattempo, era errata l’evangelizzazione, errata le fede, errato il modo in cui migliaia e<br />

migliaia furono battezzati […]. Dove era allora <strong>Valentino</strong>, seguace del platonismo? Sì, perché è<br />

noto che essi non furono tanto antichi […].” 54<br />

Questo passo è interessante sia dal punto <strong>di</strong> vista teologico che da quello<br />

letterario. <strong>Tertulliano</strong> sta qui sostenendo l’ipotesi della tra<strong>di</strong>zione apostolica<br />

contro la recente speculazione gnostica. L’idea che la grande Chiesa sia anteriore<br />

al fiorire delle sètte eretiche, avvalora la tesi giuri<strong>di</strong>ca circa il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> possesso<br />

sulle Sacre Scritture. La risoluzione giuri<strong>di</strong>ca del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> possesso sulle Sacre<br />

Scritture proietta il ben più rilevante tema della tra<strong>di</strong>zione cristiana a livello<br />

teologico. Qui preme analizzare il concetto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione in riferimento al<br />

meccanismo dei due <strong>di</strong>spositivi. Nella produzione neotestamentaria, caratterizzata<br />

da una forte escatologica, un concetto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione è <strong>di</strong>fficilmente rintracciabile.<br />

L’accento viene piuttosto posto sul tema dell’elezione e sul nuovo ed imminente<br />

regno che spetta agli eletti graziati e gratuitamente redenti. Ben <strong>di</strong>versa è l’idea <strong>di</strong><br />

<strong>Tertulliano</strong> che sente la necessità archeo – ontologica e politica <strong>di</strong> giustificare e<br />

<strong>di</strong>fendere la Chiesa madre <strong>di</strong> tutti i fedeli.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> <strong>Tertulliano</strong> è quello <strong>di</strong> affermare una tra<strong>di</strong>zione che leghi<br />

in<strong>di</strong>ssolubilmente la parola redentrice del kerygma alla missione terrena della<br />

Chiesa. È chiaro che in quest’ottica venga <strong>di</strong>sperso il senso anarchico del<br />

messaggio primor<strong>di</strong>ale, sovvertitore <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e gerarchia. Anzi è proprio<br />

l’apologia dell’or<strong>di</strong>ne della Chiesa ed essere sviluppato come punto essenziale ed<br />

54 Ivi, p. 66.<br />

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