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Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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kerygma originario, dove si palesa un Dio assolutamente buono e generoso che<br />

dona gratuitamente un figlio <strong>di</strong>vino, redentore e salvatore.<br />

Se l’avvento <strong>di</strong> Cristo annuncia la venuta <strong>di</strong> un Nuovo regno <strong>di</strong> Dio, la<br />

speculazione valentiniana, pur inserendo il peccato in una gran<strong>di</strong>osa trage<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong>vina interna al Pleroma, ra<strong>di</strong>calizza il kerygma tramite il dualismo ontologico e<br />

la <strong>di</strong>visione degli uomini in pneumatici, gli eletti del Nuovo regno, psichici, dotati<br />

del solo libero arbitrio, e materiali, che scompariranno con tutta la materia a<br />

seguito dell’apocalisse e della ritrovata armonia all’interno del Pleroma.<br />

Insomma, l’evento <strong>di</strong> grazia non viene affatto negato dai Valentiniani, eppure<br />

ontologizzato nel gran<strong>di</strong>oso mito gnostico, dunque paradossalmente proclamato<br />

come fondamento del mistero <strong>di</strong> Dio e della rivelazione <strong>di</strong> Cristo. E’ opportuno<br />

fare un’altra precisazione circa la metodologia utilizzata dai Valentiniani. Che lo<br />

gnosticismo sia un risultato sincretico <strong>di</strong> più componenti è dato certo. Che gli<br />

gnostici riprendano l’originaria nozione giudaica <strong>di</strong> elezione appare<br />

sufficientemente chiaro, ma il fatto che questa venga assolutizzata fino alla<br />

filialità con Dio, provoca un movimento teogonico che genera un Figlio – Uomo,<br />

non solo persino carnale, ma ad<strong>di</strong>rittura fragile, peccatore, mortale. Dall’altro lato<br />

però la nozione <strong>di</strong> grazia viene inserita in un para<strong>di</strong>gma dualistico tale da risultare<br />

ad<strong>di</strong>rittura separata, e quin<strong>di</strong> consumata all’interno <strong>di</strong> un sistema che rimane<br />

platonico o neoplatonico.<br />

La novità del dono finisce per coincidere con la riscoperta della propria filialità<br />

con Dio e della propria natura “sovrastorica”, sicché l’eversiva gratuità <strong>di</strong> grazia<br />

<strong>di</strong>viene reminescenza platonica, ricordo della propria nascosta identità. La<br />

conseguenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> questa relazione tra platonismo e gnosticismo ha portato i<br />

Padri della Chiesa ad avvalorare l’idea che non solo gli gnostici avessero <strong>di</strong>storto<br />

il messaggio <strong>di</strong> Cristo nelle loro speculazioni mitologiche, ma che questo risultato<br />

fosse stato ottenuto anche con gli strumenti che la filosofia greca e pagana aveva<br />

donato loro. <strong>Tertulliano</strong> in particolare è assai critico su questo punto e, come<br />

vedremo in seguito, non nasconde una profonda avversione nei confronti della<br />

filosofia colpevole <strong>di</strong> aiutare i Valentiniani nella loro <strong>di</strong>struzione del messaggio<br />

originale <strong>di</strong> Gesù 34 . Al <strong>di</strong> là delle critiche che gli apologeti rivolsero agli gnostici,<br />

34 <strong>Tertulliano</strong>, Contro gli eretici, Città Nuova E<strong>di</strong>trice, Roma 2002. pp. 35 – 37.<br />

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