Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua
Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua
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“Quando il Demiurgo volle inoltre imitare anche la natura senza limiti, esterna, infinita e senza<br />
tempo dell’Ogdoade superiore (gli otto Eoni originari del Pleroma), ma non poteva esprimere la<br />
loro immutabile eternità, essendo egli stesso un prodotto dell’imperfezione, incarnò la loro eternità<br />
in tempi, epoche e gran numero <strong>di</strong> anni, nell’illusione che con la quantità <strong>di</strong> tempi avrebbe potuto<br />
rappresentare la loro infinità. Così gli sfuggì la verità e seguì la falsità. Perciò la sua opera passerà<br />
quando i tempi saranno compiuti.” 29<br />
Il problema temporale espresso in questo passo rimanda con tutta evidenza al<br />
ben più celebre brano del Timeo <strong>di</strong> Platone dove il filosofo ateniese descrive la<br />
creazione del tempo come ‹‹l’immagine mutevole dell’eternità›› 30 . Il fatto che lo<br />
gnosticismo si formi in quel vuoto lasciato dalla tra<strong>di</strong>zione greca non deve<br />
ingannare sulla profonda <strong>di</strong>fferenza che <strong>di</strong>stingue la struttura gnostica da quella<br />
platonica. Lo spirito dell’imitazione valentiniana è assolutamente <strong>di</strong>ssimile<br />
dall’originale platonico sia per struttura che per fine. Se il rimando al Timeo è<br />
infatti evidente, sono altrettanti i punti <strong>di</strong> estrema <strong>di</strong>versità. Il Demiurgo platonico<br />
è assolutamente consapevole, re del mondo e del cosmo mentre il corrispettivo<br />
valentiniano si trova in una posizione me<strong>di</strong>ana tra Pleroma e mondo terreno che<br />
crea solo dopo una rivelazione gratuita della madre Sophia, comunque esterna al<br />
Pleroma. Che il Demiurgo platonico si basi su un forte dualismo è fur <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scussione, il corrispettivo valentiniano ra<strong>di</strong>calizza il dualismo fino ad esaltare il<br />
senso apocalittico del mito gnostico: il Demiurgo valentiniano è infatti costretto a<br />
perire insieme all’intero cosmo materiale alla fine dei tempi. La creazione<br />
demiurgica è, in <strong>Valentino</strong>, il peggiore degli inganni. Il Demiurgo crea l’illusoria<br />
trappola dell’Eden, un cosmo assolutamente materiale e psichico, da cui lo<br />
gnostico si allontana perché gratuitamente graziato e redento. Lo gnostico, al<br />
contrario, rappresenta proprio quel principio anarchico e sovvertitore <strong>di</strong> ogni<br />
or<strong>di</strong>ne e gerarchia che spezza l’illusione della creazione demiurgica per rivelare la<br />
gran<strong>di</strong>osa trascendenza del Pleroma.<br />
Tornando al sistema valentiniano è ora opportuno affrontare l’ultimo passaggio<br />
del mito gnostico; quello della Salvezza. Le tre essenze presenti in natura sono <strong>di</strong><br />
29 Ibidem.<br />
30 Ivi, p. 210.<br />
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