Tertulliano interprete di Valentino - Saggio III Athene Noctua

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09.06.2013 Views

Epifanio e Teodoro. Proprio Ireneo ironicamente nota che: ‹‹Ogni giorno ciascuno di loro inventa qualche cosa di nuovo, e nessuno è considerato perfetto se non è produttivo in tal senso›› 10 . Questo problema porta alla seconda precisazione indispensabile prima di introdurre il sistema valentiniano. La sovrabbondanza di versioni della medesima teoria implica anche l’estrema problematicità a rintracciare le fonti che si rifanno alla versione originale ed autentica di Valentino. La dottrina e il nome di Valentino compaiono in molteplici testimonianze dell’epoca come nell’Apocrifo di Giovanni o nel Vangelo della Verità, che secondo alcuni studiosi è stato redatto proprio da Valentino. È però opportuno riferirsi soprattutto all’opera critica di Ireneo di Lione, uno dei principali Padri della Chiesa 11 . Ireneo nasce a Smirne nel 130 d.C. e muore a Lione nel 202 d.C. . La sua opera principale è l’ Adversus haereses, “Contro le eresie”, in cui il Vescovo di Lione sviluppa un’approfondita critica allo gnosticismo valentiniano, confutando, ad esempio, l’esistenza di due Cristi, uno di natura divina e l’altro di natura umana, il possesso ontologico della Salvezza e riaffermando l’unicità di Dio e la finitezza delle sue creature. Il delirio del mito gnostico viene combattuto a favore dell’armonia tra Grazia e Legge, tra fede e libertà razionale e responsabile. Nel corso di tutta l’opera è chiaro l’intento di arginare il pericolo gnostico che, nel II secolo d.C. , rappresentava una concreta minaccia per le comunità protocattoliche. La speculazione valentiniana era emblematica del rischio spirituale che poteva portare un’eresia con un impianto dottrinale solido e ben articolato, capace di affascinare molti cristiani. La confutazione messa in atto da Ireneo cerca di colpire lo gnosticismo sul terreno delle Sacre Scritture e della teologia. Questo aspetto è fondamentale perché proprio la radicale polemica di Ireneo sui temi teologici ha permesso alla dottrina di Valentino di arrivare quasi intatta sino ai giorni nostri. Successivamente anche Tertulliano, che attinge a piene mani dall’ Adversus haereses per conoscere la gnosi valentiniana, finisce per contrastare e contestare Valentino sui medesimi temi teologici trattati da Ireneo anche se, come vedremo approfonditamente in seguito, in modo profondamente diverso. Per analizzare la 10 Ivi, pp. 194 -195. 11 Ibidem. 16

speculazione valentiniana è quindi preferibile rimanere fedeli alla ricostruzione di Ireneo. 1.3. Il sistema valentiniano I misteri ancestrali dei primordi vengono introdotti da queste parole solenni: ‹‹Lo spirito indistruttibile saluta gli indistruttibili! A voi svelo segreti senza nome, ineffabili, sopracelesti, che non possono essere compresi […] dagli esseri inferiori›› 12 . Già dall’inizio è palese l’aura misteriosa ed esoterica che caratterizza la produzione gnostica dei Valentiniani. In che cosa consiste questa dottrina assolutamente elitaria e segreta? Nelle altezze invisibili e senza nome c’è un perfetto Eone preesistente. Questo viene definito con molteplici nomi: Pre – principio, Progenitore, Padre. Questo Eone conserva molti dei tratti dell’Uno teorizzato da Plotino nelle Enneadi. Questo eterno Eone, assolutamente unico, incorruttibile, totalmente trascendente e sussistente per sé stesso, ovvero non generato da nessun altro Eone. Valentino chiama questo principio primo Bythos (dal greco Βυθός), Abisso. Nessuno può comprenderlo e per innumerevoli eternità rimane nel più profondo riposo. Con lui, e più precisamente dentro di lui, è presente un’Ennoia chiamata a seconda delle versioni Grazia o Silenzio (dal greco Σιγὴν). Per i Valentiniani si tratterebbe del principio femminile interno alla sostanza primordiale. È altamente probabile che l’Ennoia come principio femminile sia introdotto da Valentino per giustificare la successiva generazione degli Eoni. D’altro canto il fatto di inserire un principio femminile all’interno di Bythos garantisce l’assoluta unicità del pre – principio senza far venir meno l’assoluta e perfetta compattezza dell’essere 13 . Dall’altra, come vedremo successivamente, è proprio la generazione di Abisso e Silenzio a produrre la frattura dualistica tra Pleroma e mondo esterno. Bythos -Abisso-, ormai stanco di non poter essere ammirato se non da sé stesso, pensò di proiettare fuori di sé tutte le cose, che vennero gettate sottoforma di seme nel grembo di Silenzio. Essa concepì e generò Nous, la mente (in greco nous è emblematico del principio maschile): l’unico Eone in tutto simile ed eguale 12 Hans Jonas, Lo gnosticismo, Società editrice internazionale, Torino 1991. pp. 195 – 196. 13 Ibidem. 17

Epifanio e Teodoro. Proprio Ireneo ironicamente nota che: ‹‹Ogni giorno ciascuno<br />

<strong>di</strong> loro inventa qualche cosa <strong>di</strong> nuovo, e nessuno è considerato perfetto se non è<br />

produttivo in tal senso›› 10 .<br />

Questo problema porta alla seconda precisazione in<strong>di</strong>spensabile prima <strong>di</strong><br />

introdurre il sistema valentiniano. La sovrabbondanza <strong>di</strong> versioni della medesima<br />

teoria implica anche l’estrema problematicità a rintracciare le fonti che si rifanno<br />

alla versione originale ed autentica <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong>. La dottrina e il nome <strong>di</strong><br />

<strong>Valentino</strong> compaiono in molteplici testimonianze dell’epoca come nell’Apocrifo<br />

<strong>di</strong> Giovanni o nel Vangelo della Verità, che secondo alcuni stu<strong>di</strong>osi è stato redatto<br />

proprio da <strong>Valentino</strong>. È però opportuno riferirsi soprattutto all’opera critica <strong>di</strong><br />

Ireneo <strong>di</strong> Lione, uno dei principali Padri della Chiesa 11 . Ireneo nasce a Smirne nel<br />

130 d.C. e muore a Lione nel 202 d.C. . La sua opera principale è l’ Adversus<br />

haereses, “Contro le eresie”, in cui il Vescovo <strong>di</strong> Lione sviluppa un’approfon<strong>di</strong>ta<br />

critica allo gnosticismo valentiniano, confutando, ad esempio, l’esistenza <strong>di</strong> due<br />

Cristi, uno <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>vina e l’altro <strong>di</strong> natura umana, il possesso ontologico della<br />

Salvezza e riaffermando l’unicità <strong>di</strong> Dio e la finitezza delle sue creature.<br />

Il delirio del mito gnostico viene combattuto a favore dell’armonia tra Grazia e<br />

Legge, tra fede e libertà razionale e responsabile. Nel corso <strong>di</strong> tutta l’opera è<br />

chiaro l’intento <strong>di</strong> arginare il pericolo gnostico che, nel II secolo d.C. ,<br />

rappresentava una concreta minaccia per le comunità protocattoliche. La<br />

speculazione valentiniana era emblematica del rischio spirituale che poteva<br />

portare un’eresia con un impianto dottrinale solido e ben articolato, capace <strong>di</strong><br />

affascinare molti cristiani. La confutazione messa in atto da Ireneo cerca <strong>di</strong> colpire<br />

lo gnosticismo sul terreno delle Sacre Scritture e della teologia. Questo aspetto è<br />

fondamentale perché proprio la ra<strong>di</strong>cale polemica <strong>di</strong> Ireneo sui temi teologici ha<br />

permesso alla dottrina <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>di</strong> arrivare quasi intatta sino ai giorni nostri.<br />

Successivamente anche <strong>Tertulliano</strong>, che attinge a piene mani dall’ Adversus<br />

haereses per conoscere la gnosi valentiniana, finisce per contrastare e contestare<br />

<strong>Valentino</strong> sui medesimi temi teologici trattati da Ireneo anche se, come vedremo<br />

approfon<strong>di</strong>tamente in seguito, in modo profondamente <strong>di</strong>verso. Per analizzare la<br />

10 Ivi, pp. 194 -195.<br />

11 Ibidem.<br />

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