09.06.2013 Views

3-citta di vetro - only fantasy

3-citta di vetro - only fantasy

3-citta di vetro - only fantasy

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

A mia madre<br />

Conto solo le ore serene.<br />

Ogni riferimento a fatti storici, persone o luoghi reali è puramente funzionale alla vicenda narrata. Altri riferimenti a nomi,<br />

personaggi, posti e avvenimenti sono il frutto della fantasia dell'autore e ogni somiglianza a eventi attuali o luoghi o a persone, vive o<br />

morte, è assolutamente casuale.<br />

www.ragazzi.mondadori.it<br />

© 2009 Cassandra Clare LLC © 2009 Arnoldo Mondadori E<strong>di</strong>tore S.p.A., Milano, per l'e<strong>di</strong>zione italiana<br />

Titolo dell'opera originale The Mortai Instruments. City of Glass<br />

Prima e<strong>di</strong>zione agosto 2009<br />

Stampato presso Mondadori Printing S.p.A.<br />

Stabilimento N.S.M., Cles (TN)<br />

Printed in Italy<br />

ISBN 978-88-04-59307-2<br />

Anno 2010 - Ristampa 3 4 5 6 7<br />

Lungo è il cammino<br />

e duro, che dall'inferno ci spinge alla luce.<br />

(JOHN MILTON, Il para<strong>di</strong>so perduto, Libro II, w. 432-33)


parte prima<br />

LE SCINTILLE VOLANO IN ALTO<br />

... è l'uomo che genera pene, come le<br />

scintille volano in alto.<br />

(GIOBBE, 5:7)


capitolo 1<br />

IL PORTALE<br />

L' ondata <strong>di</strong> freddo della settimana precedente era passata e il sole brillava allegramente mentre<br />

Clary attraversava in fretta il giar<strong>di</strong>no polveroso davanti alla casa <strong>di</strong> Luke, col cappuccio del<br />

giubbotto tirato su per impe<strong>di</strong>re al vento <strong>di</strong> soffiarle i capelli in faccia. Faceva caldo, ma il vento<br />

che veniva dall'East River sapeva essere ancora feroce: portava con sé un lieve odore chimico,<br />

mescolato a quello <strong>di</strong> Brooklyn <strong>di</strong> asfalto e benzina e a un sentore <strong>di</strong> zucchero bruciato che veniva<br />

da una fabbrica abbandonata, in fondo alla via.<br />

Simon l'aspettava sulla veranda, buttato su una poltrona sfondata. Aveva il Nintendo DS in bilico<br />

sulle ginocchia fasciate dai jeans e con grande impegno lo stava tempestando <strong>di</strong> colpetti <strong>di</strong> stilo. —<br />

Punto! — esclamò quando Clary salì i gra<strong>di</strong>ni. — Sto <strong>di</strong>struggendo Mario Kart.<br />

Clary si abbassò il cappuccio, scrollò in<strong>di</strong>etro i capelli e si frugò in tasca in cerca delle chiavi. —<br />

Dov'eri finito? È tutta la mattina che ti chiamo.<br />

Simon si alzò infilando il Nintendo nella borsa a tracolla. — Ero da Eric, per le prove con la band.<br />

Clary smise <strong>di</strong> armeggiare con la chiave nella toppa (si incastrava sempre) per lanciargli un'occhiata<br />

<strong>di</strong> traverso.<br />

— Le prove con la band? Vuoi <strong>di</strong>re che sei ancora...<br />

— Nella band? Perché non dovrei? — Si avvicinò. — Da' qua, faccio io.<br />

Clary non si mosse, mentre Simon girava la chiave con quel tanto <strong>di</strong> pressione che serviva a far<br />

scattare la vecchia serratura cocciuta. Le mani <strong>di</strong> Simon sfiorarono le sue: erano fresche, la pelle<br />

aveva la temperatura dell'aria. Clary rabbrividì appena. Avevano chiuso il loro tentativo <strong>di</strong> relazione<br />

romantica solo da una settimana, ma lei si sentiva ancora confusa, quando lo vedeva.<br />

— Grazie. — Riprese le chiavi senza guardarlo.<br />

Nel salotto faceva caldo. Clary appese il giubbotto a un gancio dell'ingresso e si <strong>di</strong>resse verso la<br />

camera dove dormiva, seguita da Simon. Aggrottò la fronte: la sua valigia era aperta sul letto come<br />

una conchiglia marina e c'erano vestiti e album da <strong>di</strong>segno sparsi ovunque.<br />

— Ma non devi restare a Idris solo un paio <strong>di</strong> giorni? — le chiese Simon, contemplando il <strong>di</strong>sastro<br />

con un'aria <strong>di</strong> lieve sgomento.<br />

— Infatti, ma non riesco a decidere che cosa mettere in valigia. Gonne e veri vestiti praticamente<br />

non ne ho. E se non potrò mettermi i pantaloni?<br />

— Perché mai? È un altro paese, non un altro secolo.<br />

— Ma gli Shadowhunters sono così all'antica. E Isabelle mette sempre dei vestiti... — Clary<br />

s'interruppe e sospirò.<br />

— Lascia stare. Sto solo proiettando sul mio guardaroba tutta l'ansia che ho per mia mamma.<br />

Parliamo d'altro. Come sono andate le prove? L'avete trovato, il nome della band?<br />

— Le prove, bene. — Simon si sedette sulla scrivania con le gambe penzoloni. — Stiamo pensando<br />

a un nuovo motto. Qualcosa <strong>di</strong> ironico tipo "Ve le abbiamo suonate e ve le suoneremo ancora".<br />

— Hai detto a Eric e agli altri della band che...<br />

— Che sono un vampiro? No. Non è il genere <strong>di</strong> cose che si buttano lì in una chiacchierata.<br />

— Forse no, ma loro sono i tuoi amici. Dovrebbero saperlo. E poi, penseranno solo che ti faccia più<br />

<strong>di</strong>vo del rock, come quel vampiro Lester.


— Lestat — la corresse Simon. — Si chiama Vampire Lestat. Ma lui è finto. Comunque, non mi<br />

pare <strong>di</strong> averti vista correre da tutti i tuoi amici a <strong>di</strong>re che sei una Cacciatrice, una Shadowhunter.<br />

— Quali amici? Sei tu il mio unico amico. — Si buttò sul letto e guardò Simon. — E a te l'ho detto,<br />

no?<br />

— Perché non avevi scelta. — Simon la osservò piegando <strong>di</strong> lato la testa; la luce sul como<strong>di</strong>no<br />

creava sui suoi occhi riflessi argentati. — Mi mancherai, quando sarai via.<br />

— Anche tu — <strong>di</strong>sse Clary. In realtà era tutta un formicolio <strong>di</strong> tensione e <strong>di</strong> aspettativa, e le era<br />

<strong>di</strong>fficile concentrarsi. Sto per andare a Idris!, cantava la sua mente. Vedrò la patria degli<br />

Shadowhunters, la Città <strong>di</strong> Vetro. Salverò mia madre.<br />

E sarò con face.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Simon ebbero un guizzo, come se avesse sentito i suoi pensieri, ma il suo tono <strong>di</strong> voce<br />

rimase dolce. — Spiegami <strong>di</strong> nuovo perché proprio tu devi andare a Idris. Perché non se ne possono<br />

occupare Madeleine e Luke?<br />

— L'incantesimo che ha ridotto mia mamma in quelle con<strong>di</strong>zioni è stato fatto da uno stregone,<br />

Ragnor Fell. Madeleine <strong>di</strong>ce che dobbiamo ritrovarlo per farci <strong>di</strong>re come invertire l'incantesimo. Ma<br />

Ragnor Fell non ha mai visto Madeleine. Però conosceva mia mamma e, secondo Madeleine, si<br />

fiderà <strong>di</strong> me perché le assomiglio molto. E Luke non mi può accompagnare: potrebbe venire a Idris,<br />

ma a quanto pare non può entrare ad Alicante senza il permesso del Conclave, che non glielo<br />

concederebbe. Non <strong>di</strong>rgli niente, per favore, non è affatto contento <strong>di</strong> non poter venire con me. Se<br />

non conoscesse Madeleine dubito che mi avrebbe lasciato partire.<br />

— Ma ci saranno anche i Lightwood. E Jace. Ti aiuteranno loro. Jace ha detto che ti avrebbe aiutata,<br />

no? Insomma, non gli <strong>di</strong>spiace che tu vada con loro, giusto?<br />

— Certo che mi aiuterà — rispose Clary. — E non gli <strong>di</strong>spiace per niente. Per lui non c'è problema.<br />

Ma questa, Clary lo sapeva bene, era una bugia.<br />

Clary era andata dritta all'Istituto, dopo aver parlato con Madeleine all'ospedale. Jace era stato il<br />

primo al quale aveva rivelato il segreto <strong>di</strong> sua madre, prima ancora che a Luke. Lui l'aveva<br />

ascoltata, immobile, guardandola fisso e facendosi sempre più pallido: sembrava che Clary non gli<br />

stesse <strong>di</strong>cendo come si poteva fare per salvare sua madre, ma gli stesse prosciugando il sangue nelle<br />

vene con sa<strong>di</strong>ca lentezza.<br />

— Tu non vai da nessuna parte — le <strong>di</strong>sse alla fine. — A costo <strong>di</strong> legarti e restare seduto sopra <strong>di</strong> te<br />

finché non ti sarà uscito questo grillo dalla testa, tu non andrai a Idris.<br />

Fu come uno schiaffo. Clary pensava che Jace sarebbe stato contento. Aveva fatto tutta la strada<br />

dall'ospedale all'Istituto <strong>di</strong> corsa, per <strong>di</strong>rglielo, e invece eccolo lì, in pie<strong>di</strong> sulla soglia, a fissarla<br />

cupo con un'aria da funerale. — Voi però ci andate — aveva replicato lei.<br />

— Sì, noi ci an<strong>di</strong>amo. Ci dobbiamo andare. Il Conclave ha richiamato a Idris tutti i suoi membri<br />

attivi per tenere un Consiglio generale e decidere cosa fare con Valentine. E dato che noi siamo gli<br />

ultimi ad averlo visto...<br />

Clary liquidò il <strong>di</strong>scorso con un gesto della mano.<br />

— Quin<strong>di</strong>, se andate voi, perché non posso venirci anch'io?<br />

Quella domanda così <strong>di</strong>retta sembrò irritarlo ancora <strong>di</strong> più. — Perché là non saresti al sicuro.<br />

— Ah, qui invece sono al sicuro, vero? Ho rischiato <strong>di</strong> morire almeno una decina <strong>di</strong> volte,<br />

nell'ultimo mese, e sempre qui, a New York.<br />

— È perché Valentine si stava concentrando sui due Strumenti Mortali che erano qui. — Jace<br />

parlava a denti stretti. — Ora sposterà la sua attenzione su Idris, lo sappiamo tutti...


— Non ne siamo sicuri per niente — intervenne Maryse Lightwood. Era rimasta nell'ombra del<br />

corridoio, <strong>di</strong>etro la porta, non vista da nessuno dei due. Fece un passo avanti, entrando nella luce<br />

dell'ingresso. La luce illuminò le rughe <strong>di</strong> stanchezza che le segnavano il viso. Suo marito Robert<br />

era stato contaminato dal veleno <strong>di</strong> un demone, nella battaglia della settimana prima, e da allora<br />

aveva avuto bisogno <strong>di</strong> assistenza continua. Clary poteva solo immaginare quanto Maryse potesse<br />

essere stanca. — E il Conclave vuole incontrare Clarissa. Lo sai anche tu, Jace.<br />

— Al <strong>di</strong>avolo il Conclave.<br />

— Jace! — lo rimproverò Maryse in tono molto genitoriale, tanto per cambiare. — Modera il<br />

linguaggio.<br />

— Il Conclave vuole un sacco <strong>di</strong> cose — si corresse Jace.<br />

— Non può averle tutte.<br />

Maryse gli lanciò un'occhiata, come se sapesse esattamente <strong>di</strong> cosa stava parlando Jace e non<br />

apprezzasse affatto.<br />

— Il Conclave ha spesso ragione, Jace. È abbastanza normale che vogliano parlare con Clary, dopo<br />

quello che ha passato. Quello che lei potrebbe <strong>di</strong>re...<br />

— Gli <strong>di</strong>rò io tutto quello che vorranno sapere — la interruppe Jace.<br />

Maryse sospirò e volse i suoi occhi azzurri a Clary. — Dunque tu vuoi venire a Idris, mi pare <strong>di</strong><br />

capire.<br />

— Solo per un paio <strong>di</strong> giorni. Non vi creerò problemi — promise Clary con aria supplichevole,<br />

ignorando lo sguardo incandescente <strong>di</strong> Jace. — Giuro.<br />

— Il punto non è se ci creerai problemi o no ; il punto è se vorrai incontrare il Conclave. Loro<br />

vogliono parlare con te, ma se tu rifiuterai, dubito che avremmo l'autorizzazione a portarti con noi.<br />

— Non... — iniziò Jace<br />

— Incontrerò il Conclave — accettò Clary, anche se la sola idea le fece correre un brivido freddo<br />

lungo la schiena. Finora, l'unico emissario del Conclave che aveva conosciuto era l'Inquisitrice, e<br />

non poteva certo <strong>di</strong>re che fosse stata una piacevole compagnia.<br />

Maryse si sfregò le tempie con la punta delle <strong>di</strong>ta. — Allora siamo a posto. — Lei, però, non<br />

sembrava per niente a posto: la sua voce era fragile e tesa come una corda <strong>di</strong> violino. — Jace,<br />

accompagna fuori Clary e poi vieni da me in biblioteca. Devo parlarti.<br />

La donna sparì nell'ombra da cui era apparsa, senza nemmeno una parola <strong>di</strong> saluto. Clary la seguì<br />

con lo sguardo, con l'impressione <strong>di</strong> aver preso una secchiata d'acqua gelata in faccia. Alec e<br />

Isabelle erano sinceramente affezionati alla madre, e Clary sapeva che non era una cattiva persona,<br />

ma non si poteva certo <strong>di</strong>re che fosse una donna affettuosa.<br />

La bocca <strong>di</strong> Jace era una linea dura. — Ma tu guarda cos'hai combinato.<br />

— Io devo andare a Idris, anche se tu non riesci a capire perché — replicò Clary. — Devo farlo per<br />

mia madre.<br />

— Maryse ha grande fiducia nel Conclave — commentò Jace. — Lei li crede perfetti, e io non<br />

posso <strong>di</strong>rle che non è vero, perché... — Si interruppe <strong>di</strong> colpo.<br />

— Perché è una cosa che <strong>di</strong>rebbe Valentine.<br />

Si aspettava un'esplosione <strong>di</strong> rabbia, invece Jace <strong>di</strong>sse solo: — Nessuno è perfetto. — Pigiò con<br />

l'in<strong>di</strong>ce il pulsante dell'ascensore. — Nemmeno il Conclave.<br />

Clary incrociò le braccia al petto. — Allora è questo il vero motivo per cui non vuoi che venga con<br />

voi? Perché non sarei al sicuro?


Un guizzo <strong>di</strong> sorpresa balenò sul viso <strong>di</strong> Jace. — In che senso? Quale altro motivo dovrei avere?<br />

Clary mandò giù un nodo in gola. — Per esempio... — Per esempio, perché mi hai detto che non<br />

provi più niente per me e, sai, è una cosa molto imbarazzante, perché io invece provo ancora<br />

qualcosa per te. E scommetto che lo sai.<br />

— Per esempio perché non voglio che la mia sorellina mi segua dappertutto? — C'era una nota<br />

tagliente nella sua voce, mezza <strong>di</strong> scherno, mezza <strong>di</strong> qualcos'altro.<br />

L'ascensore arrivò sferragliando. Clary spinse il cancelletto ed entrò, voltandosi a guardare Jace. —<br />

Io non voglio andare a Idris perché ci sei tu. Voglio andarci per aiutare mia madre. Nostra madre.<br />

Io devo aiutarla, capisci? Se non lo faccio, potrebbe non svegliarsi mai più. Potresti almeno fare<br />

finta che ti importi qualcosa.<br />

Jace le mise le mani sulle spalle. Le punte delle <strong>di</strong>ta le sfiorarono la pelle nuda vicino al colletto,<br />

provocandole inutili e irrefrenabili brivi<strong>di</strong> in tutto il corpo. Jace aveva delle ombre scure sotto gli<br />

occhi, notò Clary senza volerlo, e le guance scavate. La maglia nera che indossava metteva<br />

in risalto le sue ciglia scure e la pelle chiara segnata dai livi<strong>di</strong>. Era uno stu<strong>di</strong>o sui contrasti, un<br />

soggetto da <strong>di</strong>pingere in bianco, nero e grigio, con qualche spruzzo d'oro qua e là, per gli occhi, ad<br />

esempio, per una traccia <strong>di</strong>...<br />

— Lascialo fare a me. — La voce <strong>di</strong> Jace era morbida, incalzante. — Posso aiutarla io, al posto tuo.<br />

Dimmi dove devo andare e a chi chiedere. Farò io quello che ti serve.<br />

— Madeleine ha detto allo stregone che ci andrò io. Lui si aspetta la figlia <strong>di</strong> Jocelyn, non suo<br />

figlio.<br />

Le mani <strong>di</strong> Jace si strinsero sulle sue spalle. — Allora <strong>di</strong>lle che c'è stato un cambio <strong>di</strong> programma.<br />

Che ci vado io, non tu. Non tu.<br />

— Jace...<br />

— Farò qualsiasi cosa — insistette Jace. — Qualsiasi cosa vorrai, se mi prometti <strong>di</strong> restare qui.<br />

— Non posso.<br />

Jace la lasciò andare, come se Clary lo avesse spinto via. — E perché non puoi?<br />

— Perché — rispose Clary — è mia madre, Jace.<br />

— E anche la mia. — La sua voce era fredda. — Perché Madeleine non ci ha contattato tutt'e due?<br />

Perché solo tu?<br />

— Lo sai, il perché.<br />

— Perché per lei — concluse Jace, con una voce ancora più fredda — tu sei la figlia <strong>di</strong> Jocelyn,<br />

mentre io sarò sempre il figlio <strong>di</strong> Valentine.<br />

Jace richiuse con forza la porta dell'ascensore. Per un momento Clary lo guardò da <strong>di</strong>etro la grata <strong>di</strong><br />

ferro, che gli ripartiva la faccia in rombi metallici. Da uno dei rombi, uno dei suoi occhi dorati la<br />

fissava, acceso nel profondo da una rabbia furiosa.<br />

— Jace... — iniziò Clary.<br />

Ma con un sobbalzo e uno sferragliare <strong>di</strong> ingranaggi<br />

l'ascensore si mise in moto, portandola giù, nel buio silenzio della cattedrale.<br />

— Terra chiama Clary. — Simon le agitò le mani davanti agli occhi. — Sei sveglia?<br />

— Sì, scusa. — Clary, seduta sul letto, raddrizzò la schiena e scrollò la testa per liberarla dalle<br />

ragnatele. Era stata quella l'ultima volta in cui aveva visto Jace. Quando più tar<strong>di</strong> l'aveva chiamato<br />

al telefono, lui non aveva risposto, e Clary aveva programmato il viaggio a Idris con i Lightwood


usando Alec, riluttante e imbarazzato, come figura <strong>di</strong> riferimento. Povero Alec, incastrato tra Jace e<br />

sua madre, sempre a cercare <strong>di</strong> fare la cosa giusta. — Hai detto qualcosa?<br />

— Solo che Luke dev'essere rientrato — <strong>di</strong>sse Simon saltando giù dalla scrivania nel momento in<br />

cui la porta della camera si apriva. — Infatti.<br />

— Ciao, Simon. — La voce <strong>di</strong> Luke era calma, forse un po' stanca. Indossava un giubbotto <strong>di</strong> jeans<br />

piuttosto liso, una camicia <strong>di</strong> flanella e un paio <strong>di</strong> vecchi pantaloni a coste che avevano visto tempi<br />

migliori circa <strong>di</strong>eci anni prima. Aveva gli occhiali sulla testa, tra i capelli castani che avevano più<br />

fili grigi <strong>di</strong> quanto Clary ricordasse. Aveva sotto il braccio una scatola quadrata, legata con un<br />

nastro verde. La porse a Clary. — Ti ho preso qualcosa per il viaggio.<br />

— Non dovevi! — protestò Clary. — Hai già fatto così tanto... — Ripensò ai vestiti che Luke le<br />

aveva comprato, dopo che tutto quello che aveva era stato <strong>di</strong>strutto. Le aveva persino regalato un<br />

telefonino nuovo e matite e colori per i suoi <strong>di</strong>segni, senza che ci fosse neanche bisogno <strong>di</strong><br />

chiederli. Ora, quasi tutto ciò che Clary possedeva era un dono <strong>di</strong> Luke. E non approvi per niente<br />

quel che sto per fare. Quell'ultimo pensiero restò sospeso tra loro, inespresso.<br />

— Lo so, ma l'ho visto e ho pensato a te. — Le porse la scatola.<br />

L'oggetto che conteneva era avvolto in vari strati <strong>di</strong> carta velina. Clary la strappò e le sue mani si<br />

chiusero su un tessuto morbido come il pelo <strong>di</strong> un gattino. Trasalì: era un cappottino <strong>di</strong> velluto verde<br />

bottiglia, vecchio stile, con una fodera <strong>di</strong> seta dorata, i bottoni in ottone e un ampio cappuccio. Se<br />

l'appoggiò sulle gambe, carezzando con delicatezza il tessuto soffice. — Sembra una cosa che<br />

indosserebbe Isabelle — esclamò. — Un mantello da viaggio da vera Cacciatrice.<br />

— Esattamente. Vestita così, sarai più simile a loro — le <strong>di</strong>sse Luke. — Quando sarai a Idris.<br />

Lei lo guardò. — E tu vuoi che somigli a loro?<br />

— Clary, tu sei una <strong>di</strong> loro. — Il suo sorriso era venato <strong>di</strong> tristezza. — E poi, sai anche tu come<br />

trattano i forestieri, da quelle parti. Qualsiasi cosa puoi fare per inserirti...<br />

Simon fece uno strano verso e Clary lo guardò con aria colpevole: si era quasi <strong>di</strong>menticata che fosse<br />

lì. Simon guardò l'orologio. — Io devo andare.<br />

— Ma sei appena arrivato! — protestò lei. — Pensavo <strong>di</strong> stare un po' insieme, guardare un film,<br />

qualcosa...<br />

— Devi fare le valigie. — Simon le sorrise, luminoso come il sole dopo un temporale. Si sarebbe<br />

potuto credere che non avesse il minimo pensiero. — Passo a salutarti più tar<strong>di</strong>.<br />

— Ma dai! — protestò Clary. — Resta...<br />

— Non posso. — Il suo tono era categorico. — Mi vedo con Maia.<br />

— Ah, fantastico — commentò Clary. Maia, si <strong>di</strong>sse, era simpatica. Era intelligente. Era carina. Era<br />

anche un lupo mannaro. Un lupo mannaro con una cotta per Simon. Ma forse era così che doveva<br />

essere. Forse era giusto che la nuova amica <strong>di</strong> Simon fosse una Nascosta. Dopotutto anche lui,<br />

adesso, era un Nascosto. In teoria, non avrebbe nemmeno potuto frequentare una Shadowhunter<br />

come Clary. — Allora è meglio che tu vada.<br />

— È meglio <strong>di</strong> sì. — Gli occhi scuri <strong>di</strong> Simon erano imperscrutabili, e questa era una novità: finora,<br />

Clary era sempre stata capace <strong>di</strong> leggere i pensieri <strong>di</strong> Simon. Si chiese se fosse un effetto collaterale<br />

del vampirismo o qualcosa <strong>di</strong> totalmente <strong>di</strong>verso. — Ciao — la salutò Simon. Si chinò come per<br />

baciarla sulla guancia, spostandole i capelli con la mano, ma si fermò e si ritrasse, con<br />

un'espressione incerta. Lei aggrottò la fronte, sorpresa, ma Simon se n'era già andato, passando<br />

accanto a Luke, ancora fermo sulla porta. La porta d'ingresso sbatté in lontananza.<br />

— Si comporta in modo così strano! — esclamò Clary stringendosi al petto il cappotto <strong>di</strong> velluto,<br />

come a cercare rassicurazione. — Secondo te, è per questa faccenda del vampirismo?


— Non credo. — Luke sembrava leggermente <strong>di</strong>vertito. — Diventare Nascosti non cambia ciò che<br />

si prova per le cose o per le persone. Dagli tempo: hai appena rotto con lui.<br />

— Non sono stata io. È stato lui a rompere con me.<br />

— Perché tu non eri innamorata. È una situazione complicata, ma mi pare che Simon la stia<br />

gestendo con molto tatto. Altri, alla sua età, metterebbero il broncio, o ti aspetterebbero per ore sotto<br />

la finestra con uno stereo portatile.<br />

— Luke, lo stereo portatile non ce l'ha più nessuno. Succedeva negli anni Ottanta. — Clary scese<br />

dal letto e s'infilò il cappotto. Lo abbottonò fino al colletto, godendosi la morbida sensazione del<br />

velluto. — Voglio solo che Simon torni alla normalità. — Si guardò allo specchio e fu<br />

piacevolmente sorpresa dall'immagine riflessa: il verde le metteva in risalto i capelli rossi e le<br />

illuminava gli occhi. Guardò Luke. — Che ne pensi?<br />

Luke era appoggiato allo stipite della porta, con le mani in tasca. Un'ombra passò sul suo viso<br />

mentre la guardava. — Tua madre aveva un cappotto così, quando aveva la tua età. — Non<br />

aggiunse altro.<br />

Clary chiuse le <strong>di</strong>ta intorno ai polsini, affondandole nel velluto morbido. Sentirgli nominare sua<br />

madre, con quella tristezza nella voce, le fece venir voglia <strong>di</strong> piangere. — Dopo an<strong>di</strong>amo da lei,<br />

vero? — chiese. — Voglio salutarla, prima <strong>di</strong> partire, e voglio <strong>di</strong>rle... voglio <strong>di</strong>rle cos'ho intenzione<br />

<strong>di</strong> fare. Voglio <strong>di</strong>rle che guarirà.<br />

Luke annuì. — Sì, dopo an<strong>di</strong>amo in ospedale. E... Clary?<br />

— Sì? — Non avrebbe voluto guardarlo in faccia ma, con suo grande sollievo, quando lo guardò<br />

vide che la tristezza gli era sparita dagli occhi.<br />

Luke sorrise. — La normalità non è poi questa gran cosa.<br />

Simon guardò il foglietto che aveva in mano, poi la cattedrale, con gli occhi socchiusi per il sole del<br />

pomeriggio. L'Istituto si stagliava contro un cielo azzurro e lontano, un blocco <strong>di</strong> granito traforato<br />

da finestre a sesto acuto e circondato da un alto muro <strong>di</strong> cinta. Le facce grottesche dei gargoyle<br />

ghignavano dai cornicioni, come a sfidarlo ad avvicinarsi. Non assomigliava per niente a come gli<br />

era apparso la prima volta, <strong>di</strong>ssimulato <strong>di</strong>etro l'illusorio aspetto <strong>di</strong> un rudere abbandonato. Con i<br />

Nascosti, gli inganni ottici non funzionavano.<br />

Tu qui non c'entri niente. Le parole erano dure, corrosive come l'acido; chissà se era la voce dei<br />

gargoyle o della sua mente. Questa è una chiesa e tu sei un dannato.<br />

— Basta — mormorò debolmente. — E poi, che m'importa delle chiese, io sono ebreo.<br />

C'era un cancello <strong>di</strong> ferro battuto, incastonato nel muro <strong>di</strong> cinta. Simon appoggiò la mano al<br />

saliscen<strong>di</strong> con una mezza idea che gli avrebbe bruciato la pelle, ma non successe niente. A quanto<br />

pareva, il cancello in sé non era particolarmente sacro. Simon lo aprì ed entrò. Era quasi a metà del<br />

vialetto <strong>di</strong> pietre crepate dal tempo che conduceva all'ingresso, quando poco lontano sentì delle voci<br />

familiari.<br />

Forse non proprio "poco lontano". Aveva quasi <strong>di</strong>menticato quanto si era affinato il suo u<strong>di</strong>to, come<br />

la vista peraltro, da quando si era trasformato. Le voci sembravano vicine, ma seguendo il vialetto<br />

che girava intorno all'Istituto vide che le persone erano a parecchia <strong>di</strong>stanza, in fondo al prato. Qui<br />

l'erba era incolta e invadeva i vialetti che si <strong>di</strong>ramavano verso quelli che un tempo erano roseti<br />

or<strong>di</strong>natamente allineati. C'era persino una panchina <strong>di</strong> pietra, coperta da un intrico <strong>di</strong> erbacce.<br />

L'Istituto era stato una vera chiesa, prima che gli Shadowhunters se ne impossessassero.<br />

Vide subito Magnus, appoggiato a un muscoso muretto <strong>di</strong> pietra. Era <strong>di</strong>fficile non vedere Magnus:<br />

aveva una maglietta bianca decorata a schizzi <strong>di</strong> colore e pantaloni arcobaleno <strong>di</strong> pelle. Risaltava<br />

come un'orchidea <strong>di</strong> serra fra gli Shadowhunters tutti in nero: Alec, pallido e visibilmente a <strong>di</strong>sagio,<br />

Isabelle, coi lunghi capelli neri raccolti in trecce fissate da nastrini argentati, e, accanto a lei, un


agazzino che doveva essere Max, il fratello più piccolo. Poco lontano c'era la loro madre, Maryse,<br />

una versione poco più alta e più ossuta della figlia, con gli stessi capelli neri. Con lei c'era una<br />

donna che Simon non conosceva. In un primo momento pensò che fosse una vecchia, perché aveva i<br />

capelli quasi bianchi, ma quando si voltò a parlare con Maryse vide che, probabilmente, non<br />

arrivava ai quarant'anni.<br />

E poi c'era Jace, un po' in <strong>di</strong>sparte, come se non facesse parte del gruppo. Era in tenuta nera da<br />

Cacciatore, come gli altri. Quando Simon si vestiva <strong>di</strong> nero, sembrava pronto per un funerale. Jace,<br />

invece, sembrava più duro, più pericoloso. E più biondo. Simon sentì subito la tensione accumularsi<br />

nelle spalle e si domandò se mai qualcosa - il tempo o l'oblio - avrebbe potuto <strong>di</strong>luire il risentimento<br />

che nutriva nei suoi confronti e che avrebbe preferito non provare. Ma quel rancore c'era: un<br />

macigno che gli pesava sul cuore che non batteva più.<br />

C'era qualcosa <strong>di</strong> strano, in quel gruppo <strong>di</strong> persone. Proprio allora Jace si voltò verso <strong>di</strong> lui, come se<br />

avesse percepito la sua presenza. Anche a quella <strong>di</strong>stanza, Simon vide la sottile cicatrice bianca<br />

sulla sua gola, sopra il colletto. Il risentimento sfumò in qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso. Jace gli fece un lieve<br />

cenno con il capo. — Torno subito — <strong>di</strong>sse a Maryse con un tono <strong>di</strong> voce che Simon non avrebbe<br />

mai usato con sua madre, da adulto ad adulto.<br />

Maryse acconsentì con un gesto <strong>di</strong>stratto. — Non capisco perché ci voglia tanto tempo — stava<br />

<strong>di</strong>cendo a Magnus. — È normale?<br />

— Quello che non è normale è lo sconto che vi sto facendo. — Magnus batté il tacco dello stivale<br />

contro il muro. — Di solito mi faccio pagare il doppio.<br />

— È solo un portale temporaneo. Deve portarci solo fino a Idris. Poi dovrai richiuderlo. I patti sono<br />

questi. — Si rivolse alla donna al suo fianco. — Tu resterai qui a controllare che lo faccia,<br />

Madeleine.<br />

Madeleine. Allora era lei, l'amica <strong>di</strong> Jocelyn. Ma non c'era tempo <strong>di</strong> stare a guardare. Jace l'aveva<br />

preso per un braccio e lo stava trascinando <strong>di</strong>etro l'angolo della chiesa, dove gli altri non potevano<br />

vederli. Lì le erbacce erano ancor più alte e rigogliose e il sentiero era invaso dai rovi. Jace lo spinse<br />

<strong>di</strong>etro una grande quercia e finalmente mollò la presa, lanciando intorno occhiate sospettose, come a<br />

controllare che nessuno li avesse seguiti. — Okay, qui possiamo parlare.<br />

Sicuramente era un angolo tranquillo: il rumore del traffico della York Avenue era attutito dalla<br />

mole dell'Istituto. — Sei tu che mi hai chiesto <strong>di</strong> venire — precisò Simon. — Ho trovato il tuo<br />

messaggio sotto la finestra, stamattina, quando mi sono svegliato. Ma tu non usi mai il telefono<br />

come la gente normale?<br />

— Non se posso evitarlo, vampiro — rispose Jace. Stu<strong>di</strong>ava con aria assorta il volto <strong>di</strong> Simon, come<br />

se stesse leggendo le pagine <strong>di</strong> un libro. La sua espressione racchiudeva due emozioni contrastanti:<br />

un lieve stupore e quello che a Simon sembrò <strong>di</strong>sappunto. — Allora è vero, tu puoi stare alla luce<br />

del sole. Nemmeno a mezzogiorno ti scotti la pelle.<br />

— Esatto — <strong>di</strong>sse Simon. — Del resto lo sapevi, no? C'eri anche tu. — Non ci fu bisogno <strong>di</strong><br />

precisare dove: lesse nel viso <strong>di</strong> Jace il ricordo del fiume, il pianale del pick-up, il sole che sorgeva<br />

sull'acqua, Clary che gridava. Un ricordo nitido e preciso, come per Simon.<br />

— Pensavo che fosse una cosa temporanea — <strong>di</strong>sse Jace senza convinzione.<br />

— Se sento che sto per andare a fuoco, ti avverto. — Simon non aveva mai molta pazienza con<br />

Jace. — Senti, mi hai chiesto <strong>di</strong> venire fin qui solo per osservarmi come un microbo su un vetrino<br />

da laboratorio? La prossima volta ti mando una foto.<br />

— E io la metto in cornice e me la tengo sul como<strong>di</strong>no — replicò Jace, ma il suo sarcasmo non<br />

veniva dal cuore. — Ti ho fatto venire qui per una ragione. Anche se mi scoccia doverlo ammettere,<br />

vampiro, noi due abbiamo qualcosa in comune.


— Capelli strabilianti? — suggerì Simon, ma anche lui non ci stava mettendo il cuore. Qualcosa<br />

nell'espressione <strong>di</strong> Jace lo stava mettendo a <strong>di</strong>sagio.<br />

— Clary — rispose Jace.<br />

Simon fu colto alla sprovvista. — Clary?<br />

— Clary — ripetè Jace. — Hai presente? Piccolina, rossa, brutto carattere.<br />

— Non capisco come Clary possa essere qualcosa che abbiamo in comune — replicò Simon, pur<br />

capendolo benissimo. Non era una conversazione che desiderava fare con Jace, né ora né mai. Non<br />

c'era forse un co<strong>di</strong>ce virile non scritto che impe<strong>di</strong>va <strong>di</strong>scussioni del genere? Discussioni<br />

sui sentimenti ?<br />

Evidentemente no. — Tutti e due ci teniamo a lei — <strong>di</strong>chiarò Jace, dandogli un'occhiata misurata.<br />

— Clary è importante sia per me sia per te. Giusto?<br />

— Tu mi stai chiedendo se ci tengo a Clary? — "Tenerci" era una parola piuttosto inadeguata. Si<br />

chiese se Jace si stesse prendendo gioco <strong>di</strong> lui, il che sarebbe stato insolitamente crudele, persino<br />

per Jace. Possibile che l'avesse fatto venire fin lì solo per prenderlo in giro perché con Clary non<br />

aveva funzionato, romanticamente parlando? Ad ogni modo Simon coltivava ancora la speranza,<br />

una minima speranza, che le cose potessero cambiare, che Jace e Clary cominciassero a provare<br />

l'uno per l'altra sentimenti più simili a quelli che solitamente esistono tra fratello e sorella...<br />

Incrociò lo sguardo intenso <strong>di</strong> Jace e sentì avvizzire anche quella piccola speranza. La sua<br />

espressione non era quella che hanno i fratelli quando parlano delle proprie sorelle. D'altro parte,<br />

era evidente che Jace non l'aveva fatto venire fin lì per prenderlo in giro: la pena che Simon sapeva<br />

<strong>di</strong> avere scritta in faccia a chiare lettere si rispecchiava identica negli occhi <strong>di</strong> Jace.<br />

— Non credere che mi piaccia farti domande del genere<br />

— scattò Jace. — Ma devo sapere che cosa saresti <strong>di</strong>sposto a fare per Clary. Mentiresti per lei?<br />

— Mentire su cosa? Ma che <strong>di</strong>avolo sta succedendo? — Solo in quel momento Simon mise a fuoco<br />

la stranezza che aveva colto in quella riunione familiare nel prato. — Aspetta un secondo! —<br />

esclamò. — Voi state partendo per Idris adesso? Clary è convinta che partirete stasera.<br />

— Lo so — <strong>di</strong>sse Jace. — E tu devi <strong>di</strong>re agli altri che ti manda Clary, per avvisare che lei non<br />

viene, che non vuole più andare a Idris. — C'era una sfumatura, nella voce <strong>di</strong> Jace, che Simon faticò<br />

a riconoscere, qualcosa <strong>di</strong> così impreve<strong>di</strong>bile, da parte sua, che era <strong>di</strong>fficile da elaborare: Jace lo<br />

stava pregando. — A te crederanno. Tutti sanno quanto... quanto siete legati voi due.<br />

Simon scosse la testa. — Non ci posso credere. Ti comporti come se volessi farmi fare qualcosa per<br />

Clary, mentre in realtà vuoi solo farmi fare qualcosa per te. — Fece per andarsene. — Non se ne<br />

parla nemmeno.<br />

Jace lo afferrò per un braccio e lo fece girare verso <strong>di</strong> sé.<br />

— Lo sto facendo per Clary. Sto solo cercando <strong>di</strong> proteggerla. E pensavo che tu potessi aiutarmi.<br />

Simon guardò con intenzione la mano <strong>di</strong> Jace che gli stringeva il braccio. — Come posso<br />

proteggerla, se non mi <strong>di</strong>ci da cosa?<br />

Jace non mollò la presa. — Non puoi semplicemente fidarti <strong>di</strong> me?<br />

— Tu non capisci quanto Clary ci tenga ad andare a Idris — replicò Simon. — Se devo<br />

impe<strong>di</strong>rglielo, sarà meglio che mi trovi una buona ragione.<br />

Jace espirò lentamente, con riluttanza, e mollò la presa sul braccio <strong>di</strong> Simon. — Quello che Clary ha<br />

fatto sulla nave <strong>di</strong> Valentine — <strong>di</strong>sse a voce bassa — con quella runa, la runa <strong>di</strong> apertura... Be', hai<br />

visto anche tu cosa è successo.<br />

— Ha <strong>di</strong>strutto la nave — concluse Simon. — Ha salvato la vita a tutti.


— Abbassa la voce. — Jace si guardò intorno ansiosamente.<br />

— Non vorrai <strong>di</strong>rmi che nessun altro lo sa? — esclamò Simon, incredulo.<br />

— Lo so io. Lo sai tu. Lo sa Luke e lo sa Magnus. Nessun altro.<br />

— E che cosa pensano che sia successo? Che la nave sia spontaneamente andata in pezzi al<br />

momento giusto?<br />

— Agli altri ho detto che il Rituale della Trasformazione <strong>di</strong> Valentine aveva funzionato male.<br />

— Tu hai mentito al Conclave? — Simon non sapeva bene se esserne colpito o sgomento.<br />

— Sì, ho mentito al Conclave. Isabelle e Alec sanno che Clary ha una certa abilità nel creare nuove<br />

rune, perciò dubito <strong>di</strong> poterlo nascondere al Conclave o al nuovo Inquisitore. Ma se il Conclave<br />

scoprisse ciò che Clary sa fare veramente, se scoprisse che sa potenziare delle rune comuni e dotarle<br />

<strong>di</strong> un'incre<strong>di</strong>bile forza <strong>di</strong>struttiva, la vorrebbe nel suo esercito, la vorrebbe come sua arma. E Clary<br />

non è pronta per questo. Non è stata addestrata per questo... — S'interruppe, vedendo Simon<br />

scuotere la testa. — Cosa...<br />

— Tu sei un Nephilim — <strong>di</strong>sse Simon lentamente. — Tu dovresti volere ciò che è meglio per il<br />

Conclave, giusto? E se questo significa usare Clary...<br />

— Simon, vuoi davvero consegnarla al Conclave? Vuoi davvero metterla in prima linea contro<br />

Valentine e l'esercito <strong>di</strong> demoni che sta creando?<br />

— No — <strong>di</strong>sse Simon. — No <strong>di</strong> certo. Ma io non sono uno <strong>di</strong> voi. Io non devo chiedermi chi viene<br />

prima, se Clary o la mia famiglia.<br />

Jace si coprì lentamente <strong>di</strong> un rossore intenso. — Non è così. Se fossi certo che Clary potrebbe<br />

aiutare il Conclave... ma non può. Si farà solo del male...<br />

— Ma anche se ne fossi certo — commentò Simon — tu non permetteresti al Conclave <strong>di</strong> averla per<br />

sé.<br />

— Cosa te lo fa pensare, vampiro?<br />

— Perché nessuno può averla, tranne te — rispose Simon.<br />

La faccia <strong>di</strong> Jace perse ogni traccia <strong>di</strong> colore. — Quin<strong>di</strong>, non vuoi aiutarmi — concluse, incredulo.<br />

— Non vuoi aiutare Clary.<br />

Simon esitò, ma prima che potesse replicare un rumore spezzò il silenzio: un grido acuto, straziante,<br />

terribile nella sua <strong>di</strong>sperazione, reso ancor più spaventoso dal modo secco e improvviso con cui<br />

s'interruppe. Jace si voltò <strong>di</strong> scatto. — Che cos'è?<br />

Altre urla si levarono, insieme a un forte clangore che ferì l'u<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Simon. — È successo<br />

qualcosa... gli altri...<br />

Jace era già lontano, correva sul sentiero zigzagando tra le erbacce. Dopo un attimo <strong>di</strong> esitazione,<br />

Simon lo seguì. Aveva <strong>di</strong>menticato quanto era <strong>di</strong>ventato veloce nella corsa: lo raggiunse in un<br />

attimo e insieme svoltarono l'angolo della chiesa, precipitandosi nel prato.<br />

Davanti a loro c'era il caos. Una fitta foschia bianca copriva il prato e l'aria aveva un odore greve:<br />

quello pungente dell'ozono misto a un altro odore, sgradevole e dolciastro. Sagome scure<br />

sfrecciavano nella nebbia: Simon le vedeva a tratti, mentre sparivano e riapparivano tra gli spiragli<br />

della nebbia. Intravide Isabelle schioccare la frusta con le trecce che le volavano intorno al viso. La<br />

frusta <strong>di</strong>segnò un lampo dorato, uno squarcio letale tra la foschia. Stava cercando <strong>di</strong> arrestare<br />

l'avanzata <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> enorme e incombente: un demone, pensò Simon. Ma erano in pieno<br />

giorno! Era impossibile! Avvicinandosi, vide che la creatura era umanoide nella forma, ma<br />

ingobbita e contorta, in qualche modo sbagliata. Bran<strong>di</strong>va un'asse <strong>di</strong> legno e tirava colpi contro<br />

Isabelle quasi alla cieca.


Poco più in là, oltre un varco nel muro <strong>di</strong> pietra, il traffico della York Avenue scorreva<br />

placidamente. Al <strong>di</strong> là dei confini dell'Istituto, il cielo era limpido.<br />

— Dimenticati — sussurrò Jace con il volto acceso, estraendo dalla cintura una spada angelica. —<br />

A decine. — Spinse da parte Simon quasi con durezza. — Resta qui, capito? Resta qui.<br />

Simon era come paralizzato. Jace si slanciò nella nebbia. La luce della spada che bran<strong>di</strong>va<br />

illuminava d'argento la foschia in cui correvano sagome scure. Simon, cui sembrava <strong>di</strong> guardare<br />

attraverso un <strong>vetro</strong> coperto da uno strato <strong>di</strong> ghiaccio, cercava <strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> capire che cosa<br />

stesse succedendo dall'altra parte. Isabelle era svanita. Alec con un braccio sanguinante colpì al<br />

petto un guerriero Dimenticato e lo guardò accartocciarsi a terra. Un altro si stagliò alle sue spalle,<br />

pronto all'attacco, ma ecco che Jace, con una spada in ciascuna mano, fece un balzo, sollevò le due<br />

spade e le calò con un brutale movimento a forbice. La testa del Dimenticato rotolò giù dal collo,<br />

schizzando sangue nero. Lo stomaco <strong>di</strong> Simon si contorse: il sangue aveva un odore amaro,<br />

venefico.<br />

Sentiva gli Shadowhunters chiamarsi tra loro nella foschia, mentre i Dimenticati agivano in assoluto<br />

silenzio. Di colpo la nebbia si <strong>di</strong>radò e Simon vide Magnus appiattito contro il muro dell'Istituto col<br />

panico negli occhi. Aveva le mani alzate e sui palmi sprizzavano lampi azzurri. Nella pietra del<br />

muro si aprì uno squarcio quadrato, nero, che non era esattamente vuoto e neppure nero: brillava<br />

come uno specchio in cui fossero intrappolate delle spire <strong>di</strong> fuoco. — Il Portale! — stava gridando.<br />

— Passate dal Portale!<br />

Molte cose accaddero simultaneamente. Maryse Lightwood si materializzò nella nebbia, con il<br />

piccolo Max in braccio. Si fermò, si girò per gridare qualcosa, poi corse verso il Portale e lo<br />

attraversò, svanendo nel muro. Alec la seguì, trascinando Isabelle con sé, la frusta insanguinata<br />

serpeggiante sull'erba. Mentre correvano verso il Portale, qualcosa si stagliò nella nebbia alle loro<br />

spalle: era un Dimenticato, armato <strong>di</strong> un coltello a due lame.<br />

Simon ritrovò la forza <strong>di</strong> agire. Scattò in avanti, gridando il nome <strong>di</strong> Isabelle, ma inciampò e cadde,<br />

piombando a terra con una violenza da togliere il respiro, se avesse avuto respiro. Si mise a sedere,<br />

girandosi per vedere su che cos'era inciampato.<br />

Era un corpo. Il corpo <strong>di</strong> una donna, la gola tagliata, gli occhi sbarrati e cerulei della morte. Il<br />

sangue le macchiava i capelli bianchi. Madeleine.<br />

-Simon, muoviti! — Era Jace. Gridava. Simon si girò e lo vide correre verso <strong>di</strong> lui nella nebbia, le<br />

spade angeliche insanguinate tra le mani. Poi alzò gli occhi. Il guerriero Dimenticato che un attimo<br />

prima inseguiva Isabelle ora incombeva su <strong>di</strong> lui, con la faccia sfregiata <strong>di</strong>storta in un ghigno fisso.<br />

Simon si buttò <strong>di</strong> lato, mentre il coltello a due lame calava su <strong>di</strong> lui. Nonostante i riflessi potenziati<br />

da vampiro, non fu abbastanza rapido. Un dolore straziante gli esplose dentro e tutto <strong>di</strong>venne nero.


capitolo 2<br />

LE TORRI ANTIDEMONI DI ALICANTE<br />

Non c'era magia che potesse creare altri parcheggi nelle strade <strong>di</strong> New York, pensava Clary mentre<br />

per la terza volta faceva con Luke il giro dell'isolato. Non c'era un buco dove lasciare il pick-up e in<br />

almeno metà della strada le auto erano in doppia fila. Alla fine Luke si fermò davanti a un idrante e<br />

mise in folle con un sospiro. — Va' avanti tu — le <strong>di</strong>sse. — Digli che sei arrivata. Ti porto io la<br />

valigia.<br />

Clary annuì, ma esitò prima <strong>di</strong> aprire la portiera. L'ansia le chiudeva lo stomaco,- desiderò, anche<br />

questa volta, che Luke andasse con lei. — Ho sempre pensato che, per andare la prima volta<br />

oltreoceano, avrei avuto bisogno <strong>di</strong> un passaporto.<br />

Luke non sorrise. — So che sei nervosa — le <strong>di</strong>sse. — Ma andrà tutto bene. I Lightwood avranno<br />

cura <strong>di</strong> te.<br />

Te l'ho detto soltanto un milione <strong>di</strong> volte, pensò Clary. Diede un buffetto alla spalla <strong>di</strong> Luke e saltò<br />

giù dal pick-up. — Ci ve<strong>di</strong>amo dopo.<br />

Si avviò lungo il vialetto <strong>di</strong> pietre crepate dal tempo. Man mano che si avvicinava alle porte della<br />

chiesa, si affievolivano i rumori del traffico. Le ci vollero <strong>di</strong>versi secon<strong>di</strong>, stavolta, per spogliare<br />

l'Istituto dall'illusione ottica che lo nascondeva. Era come se un ulteriore strato <strong>di</strong> protezione fosse<br />

stato aggiunto alla vecchia cattedrale, come un nuovo strato <strong>di</strong> pittura. Grattarlo via con la mente fu<br />

duro, quasi doloroso. Finalmente sparì e Clary riuscì a vedere la chiesa com'era in realtà. Le alte<br />

porte <strong>di</strong> legno brillavano come lucidate <strong>di</strong> fresco.<br />

C'era uno strano odore nell'aria, come <strong>di</strong> bruciato e <strong>di</strong> ozono. Aggrottando la fronte, Clary chiuse la<br />

mano intorno alla maniglia. Il mio nome è Clary Morgenstern, sono una Nephilim e chiedo accesso<br />

all'Istituto.<br />

Le porte si spalancarono e Clary entrò. Si guardò intorno, battendo le palpebre: c'era qualcosa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verso, all'interno della cattedrale, ma non riusciva a capire cosa.<br />

Lo capì nel momento in cui le porte si richiusero alle sue spalle, intrappolandola in una nera<br />

oscurità attenuata soltanto dalla flebile luce dell'alto rosone. Non era mai entrata nell'Istituto senza<br />

trovare decine <strong>di</strong> fiammelle accese negli elaborati candelabri che fiancheggiavano la navata, tra i<br />

banchi.<br />

Sfilò <strong>di</strong> tasca la stregaluce e la sollevò. Dalla pietra runica tra le sue <strong>di</strong>ta si irra<strong>di</strong>arono brillanti<br />

raggi luminosi. Clary si avvicinò all'ascensore vicino all'altare spoglio, illuminando gli angoli<br />

polverosi della navata.<br />

Premette con impazienza il pulsante <strong>di</strong> chiamata. Non successe nulla. Dopo mezzo minuto lo<br />

premette ancora, e poi ancora. Appoggiò l'orecchio all'ascensore e ascoltò. Non un suono. L'Istituto<br />

era buio e muto come una bambola meccanica senza più carica.<br />

Col cuore che batteva forte, Clary corse a ritroso lungo la navata e spalancò i pesanti battenti. Si<br />

fermò sui gra<strong>di</strong>ni esterni, guardandosi freneticamente intorno. Sopra <strong>di</strong> lei, il cielo stava <strong>di</strong>ventando<br />

color cobalto e l'odore <strong>di</strong> bruciato impregnava l'aria più <strong>di</strong> prima. C'era stato un incen<strong>di</strong>o? Gli<br />

Shadowhunters avevano abbandonato l'Istituto? Eppure sembrava che non ci fosse nulla <strong>di</strong><br />

danneggiato.<br />

— Non è stato un incen<strong>di</strong>o. — La voce era morbida, vellutata, familiare. Una sagoma alta si<br />

materializzò dall'ombra, i capelli irti in una corona <strong>di</strong> punte <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nate. Aveva un completo in seta<br />

nera, con una luccicante camicia verde smeraldo e anelli dalle gemme sfavillanti alle <strong>di</strong>ta sottili.<br />

Oltre agli stravaganti stivali e una generosa quantità <strong>di</strong> glitter.<br />

— Magnus? — sussurrò Clary.


— So cosa stai pensando — <strong>di</strong>sse Magnus. — Ma non c'è stato alcun incen<strong>di</strong>o. Questa è puzza <strong>di</strong><br />

nebbia infernale. È una specie <strong>di</strong> fumo magico demoniaco che muta gli effetti <strong>di</strong> certi tipi <strong>di</strong> magia.<br />

— Nebbia demoniaca? Allora c'è stato...<br />

— Un attacco contro l'Istituto. Sì. Nel primo pomeriggio. Dimenticati... Probabilmente qualche<br />

decina.<br />

— Jace — sussurrò Clary. — I Lightwood...<br />

— Il fumo infernale ha mutato la mia capacità <strong>di</strong> combattere efficacemente contro i Dimenticati. E<br />

anche quella dei Lightwood. Ho dovuto spe<strong>di</strong>rli tutti a Idris, attraverso il Portale.<br />

— Ma stanno tutti bene?<br />

— Madeleine — rivelò Magnus. — Madeleine è stata uccisa. Mi <strong>di</strong>spiace, Clary.<br />

Clary si lasciò cadere sui gra<strong>di</strong>ni. Non conosceva bene Madeleine, ma quella donna era un tenue<br />

legame con sua madre, con la sua vera madre, la Cacciatrice dura e combattiva che Clary non aveva<br />

mai conosciuto.<br />

— Clary? — Luke stava arrivando dal sentiero nel buio che si infittiva, con la valigia <strong>di</strong> Clary. —<br />

Che sta succedendo?<br />

Clary rimase seduta abbracciandosi le ginocchia, mentre Magnus gli spiegava tutto. Sotto il dolore<br />

per Madeleine, Clary sentiva un senso <strong>di</strong> colpevole sollievo. Jace stava bene. I Lightwood stavano<br />

bene. Se lo ripeteva tra sé, in silenzio: Jace stava bene.<br />

— I Dimenticati — <strong>di</strong>sse Luke. — Sono stati uccisi tutti?<br />

— Non tutti. — Magnus scosse la testa. — Quando ho fatto sparire i Lightwood, i Dimenticati si<br />

sono <strong>di</strong>spersi: non erano molto interessati a me. E quando ho chiuso il Portale, erano già tutti spariti.<br />

Clary sollevò la testa. — Il Portale è chiuso? Ma... tu puoi ancora mandarmi a Idris, giusto? — gli<br />

chiese. — Cioè, posso ancora attraversare il Portale e raggiungere i Lightwood?<br />

Luke e Magnus si scambiarono un'occhiata. Luke posò a terra la valigia.<br />

— Magnus? — la voce <strong>di</strong> Clary era alta e suonò stridula alle sue stesse orecchie. — Io devo andare.<br />

— Il Portale è chiuso, Clary...<br />

— Allora aprine un altro!<br />

— Non è così facile — replicò lo stregone. — Il Conclave sorveglia accuratamente qualsiasi<br />

ingresso magico ad Alicante. La capitale è un luogo sacro, per loro. È una specie <strong>di</strong> Vaticano, o <strong>di</strong><br />

Città Proibita. Nessun Nascosto può entrare senza il loro permesso, e nessun mondano.<br />

— Ma io sono una Cacciatrice!<br />

— Appena appena — replicò Magnus. — E poi le torri impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> aprire Portali <strong>di</strong>retti sulla<br />

città. Per aprire un Portale vicino ad Alicante dovrei avere qualcuno che ti aspetta dall'altra parte. Se<br />

cercassi <strong>di</strong> mandarti <strong>di</strong> là per conto mio, sarebbe un'aperta violazione della Legge, e io non ho<br />

nessuna intenzione <strong>di</strong> rischiare tanto per te, biscottino, per quanto tu mi possa essere personalmente<br />

simpatica.<br />

Clary spostò lo sguardo dalla faccia desolata <strong>di</strong> Magnus a quella tesa <strong>di</strong> Luke. — Ma io devo<br />

assolutamente arrivare a Idris — ripetè. — Devo aiutare mia madre. Ci dev'essere un altro sistema<br />

per andarci, anche senza il Portale.<br />

— L'aeroporto più vicino è in un altro Stato — <strong>di</strong>sse Luke. — E se riuscissimo a passare la<br />

frontiera, ed è un grosso "se", resterebbe da fare un viaggio via terra lungo e pericoloso attraverso i<br />

territori <strong>di</strong> ogni sorta <strong>di</strong> Nascosti. Potremmo impiegarci giorni, per arrivare.<br />

A Clary bruciavano gli occhi. Non voglio piangere, si <strong>di</strong>sse. Non voglio.


— Clary. — La voce <strong>di</strong> Luke era dolce. — Ci metteremo in contatto con i Lightwood. Ci<br />

assicureremo che trovino tutte le informazioni che servono per procurare l'antidoto a Jocelyn.<br />

Possono mettersi loro in contatto con Fell...<br />

Ma Clary scuoteva la testa. — Devo essere io — replicò. — Madeleine ha detto che Fell non<br />

avrebbe parlato con nessun altro.<br />

— Fell? Ragnor Fell? — fece eco Magnus. — Posso provare io a fargli arrivare un messaggio.<br />

Dirgli <strong>di</strong> aspettare Jace.<br />

Un po' <strong>di</strong> preoccupazione si <strong>di</strong>ssolse dal viso <strong>di</strong> Luke. — Clary, hai sentito? Con l'aiuto <strong>di</strong> Magnus...<br />

Ma Clary non voleva sentire niente. Non voleva proprio saperne. Si era convinta <strong>di</strong> poter salvare<br />

sua madre e invece non poteva fare altro che starsene seduta accanto al suo letto d'ospedale, tenerle<br />

la mano inanimata e sperare che qualcun altro, da qualche parte, riuscisse a fare quello che lei non<br />

poteva più fare.<br />

Scese <strong>di</strong> corsa i gra<strong>di</strong>ni, spingendo via Luke quando cercò <strong>di</strong> fermarla. — Ho bisogno <strong>di</strong> stare da<br />

sola per un po'.<br />

— Clary... — Sentì Luke che la chiamava, ma scappò via, correndo <strong>di</strong>etro l'angolo della cattedrale.<br />

Seguì il sentiero <strong>di</strong> pietra fino al bivio e prese il viottolo che portava al giar<strong>di</strong>netto, sul lato orientale<br />

dell'Istituto, verso l'odore <strong>di</strong> bruciato e <strong>di</strong> cenere, e l'altro odore sottostante, denso e pungente:<br />

l'odore della magia demoniaca. C'era ancora foschia nel prato, brandelli <strong>di</strong> nebbia come batuffoli <strong>di</strong><br />

nuvole rimasti impigliati qua e là, tra le spine <strong>di</strong> un roseto o sotto un sasso. Clary vide il luogo della<br />

battaglia, con la terra smossa,- vide una macchia rosso scuro, vicino a una delle panche <strong>di</strong> pietra, ma<br />

non volle soffermare lo sguardo.<br />

Clary girò la testa. E si fermò. Là, contro il muro della cattedrale, c'erano gli inconfon<strong>di</strong>bili segni<br />

della magia runica: brillavano azzurri sulla pietra grigia, incandescenti e già sbia<strong>di</strong>ti. Formavano<br />

una sagoma squadrata, come un profilo <strong>di</strong> luce intorno a una porta socchiusa...<br />

Il Portale.<br />

Qualcosa dentro <strong>di</strong> lei sembrò contorcersi. Ricordò altri simboli, che brillavano pericolosamente sul<br />

liscio scafo <strong>di</strong> una nave. Ricordò le vibrazioni della nave che si spaccava, le acque nere dell'East<br />

River che la inondavano. Sono solo rune, pensò. Simboli. Posso <strong>di</strong>segnarli anch'io. Se mia madre<br />

sa intrappolare l'essenza della Coppa Mortale in un pezzo <strong>di</strong> carta, allora anch'io posso creare un<br />

Portale.<br />

I suoi pie<strong>di</strong> la portarono davanti al muro della cattedrale, la sua mano cercò in tasca lo stilo.<br />

Imponendosi <strong>di</strong> non tremare, Clary avvicinò lo stilo alla pietra.<br />

Chiuse gli occhi e, nel buio sotto le palpebre, cominciò a <strong>di</strong>segnare con la mente ricurve linee <strong>di</strong><br />

luce. Linee che le parlavano <strong>di</strong> soglie, dell'essere portata dall'aria mulinante, <strong>di</strong> viaggio, <strong>di</strong> luoghi<br />

lontani. L'insieme delle linee formò una runa, aggraziata come un volo d'uccello. Clary non sapeva<br />

se quella runa esistesse già o se l'avesse inventata lei, ma ora esisteva, ed era come se fosse sempre<br />

esistita.<br />

Portale.<br />

Cominciò a <strong>di</strong>segnare, e i segni balzavano via dallo stilo in linee nere <strong>di</strong> carbone. La pietra<br />

sfrigolava, riempiendole il naso <strong>di</strong> un odore acre <strong>di</strong> bruciato. Una luce azzurra e incandescente<br />

crebbe sotto le palpebre chiuse. Sentì calore sulla faccia, come se si trovasse davanti a un falò.<br />

Trattenendo il fiato, abbassò la mano e aprì gli occhi.<br />

La runa che aveva <strong>di</strong>segnato era un fiore scuro che si apriva sul muro <strong>di</strong> pietra. Sotto i suoi occhi, le<br />

linee della runa sembrarono fondersi e mutare, scorrere dolcemente verso il basso, srotolarsi,<br />

trovare una nuova forma. In pochi istanti, la forma della runa era cambiata: adesso era il profilo <strong>di</strong><br />

una porta luminosa, molto più alta <strong>di</strong> lei.


Clary non riusciva a staccare lo sguardo da quella porta. Brillava della stessa luce tenebrosa che<br />

aveva il Portale <strong>di</strong>etro la tenda <strong>di</strong> madame Dorothea. Allungò la mano...<br />

E si ritrasse. Per usare un Portale, ricordò con sgomento, bisognava visualizzare con la mente la<br />

propria destinazione, il luogo dove si voleva arrivare. Ma lei non era mai stata a Idris. Le era stato<br />

descritto, naturalmente. Un luogo <strong>di</strong> ver<strong>di</strong> vallate, <strong>di</strong> boschi cupi e acque luminose, <strong>di</strong> laghi e monti;<br />

e poi Alicante, la città dalle torri <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>. Se l'immaginava, ma l'immaginazione non bastava, non<br />

con questa magia. Se solo...<br />

Clary trasalì. Lei aveva visto Idris. L'aveva vista in un sogno e sapeva, in qualche modo, che quel<br />

sogno era reale. Infatti, cosa le aveva detto Jace, nel sogno, parlando <strong>di</strong> Simon? Che Simon non ci<br />

poteva restare, perché «questo posto è per i vivi». E poco tempo dopo, Simon era morto...<br />

Rituffò la memoria in quel sogno. Lei ballava in una grande sala ad Alicante. Le pareti erano<br />

bianche e oro, e sopra <strong>di</strong> loro il tetto era trasparente come un <strong>di</strong>amante. C'era una fontana al centro,<br />

una vasca d'argento con la statua <strong>di</strong> una sirena. E dalle finestre si vedevano delle luci appese agli<br />

alberi. E Clary era vestita <strong>di</strong> verde, proprio come adesso.<br />

Come se fosse ancora nel sogno, protese una mano verso il Portale. Una luce intensa brillò al tocco<br />

delle sue <strong>di</strong>ta, un varco che si apriva su un luogo illuminato. I suoi occhi si fissarono su un vortice<br />

mulinante e dorato che lentamente iniziò ad addensarsi in forme riconoscibili. Le parve <strong>di</strong> vedere un<br />

profilo <strong>di</strong> montagne, un pezzo <strong>di</strong> cielo...<br />

— Clary! — Era Luke, che arrivava <strong>di</strong> corsa dal sentiero. La sua faccia era una maschera <strong>di</strong> furia e<br />

<strong>di</strong> sgomento. Alle sue spalle veniva Magnus, con gli occhi da gatto che brillavano metallici alla luce<br />

incandescente del Portale che inondava il giar<strong>di</strong>no. — Clary, fermati! Le <strong>di</strong>fese della città sono<br />

pericolose! Ti farai ammazzare!<br />

Ma nulla ormai poteva fermarla. Oltre il Portale, la luce dorata si faceva più intensa. Clary pensava<br />

alle pareti dorate della sala del sogno, alla luce dorata che si rifrangeva ovunque dai vetri intagliati.<br />

Luke si sbagliava: non capiva il suo dono, né come funzionava... Che cosa contavano le misure <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fesa, quando lei si poteva creare una realtà su misura semplicemente <strong>di</strong>segnandola? — Devo<br />

andare — gridò facendo un passo avanti e protendendo le mani. — Luke, mi <strong>di</strong>spiace.<br />

Fece un altro passo avanti... e con un ultimo, rapido balzo, Luke fu al suo fianco e l'afferrò per il<br />

polso, proprio quando il Portale parve esplodere intorno a loro. Come un tornado che strappa un<br />

albero dalle ra<strong>di</strong>ci, la forza li sollevò entrambi da terra. Clary colse un'ultima immagine delle auto e<br />

dei palazzi <strong>di</strong> Manhattan che si allontanavano e svanivano vorticando, poi una corrente violenta<br />

come una frustata l'afferrò e la scagliò a folle velocità, col polso sempre nella ferrea stretta <strong>di</strong> Luke,<br />

in un turbinante caos dorato.<br />

Simon si svegliò al suono ritmico <strong>di</strong> uno sciabordare d'acqua. Si mise a sedere, il petto raggelato da<br />

un improvviso terrore: l'ultima volta che era stato svegliato dalle onde si era ritrovato prigioniero<br />

sulla nave <strong>di</strong> Valentine, e il dolce rumore liquido lo riportò a quel terribile momento con una tale<br />

imme<strong>di</strong>atezza che fu come prendersi un secchiata d'acqua gelida in faccia.<br />

Invece... Un rapido sguardo intorno gli rivelò che stavolta si trovava da tutt'altra parte. Tanto per<br />

cominciare, era sotto morbide coperte in un comodo letto <strong>di</strong> legno, in una stanzetta pulita con le<br />

pareti azzurre. La finestra era coperta da una tenda scura, ma la debole luce che filtrava dai bor<strong>di</strong><br />

era più che sufficiente, per i suoi occhi <strong>di</strong> vampiro. C'erano un vivace tappeto sul pavimento e un<br />

mobile a specchio contro il muro.<br />

C'era anche una poltrona accostata al letto. Simon si tirò su e le coperte gli scivolarono via. Si<br />

accorse <strong>di</strong> due cose: la prima, che indossava ancora i jeans e la maglietta che aveva quando era<br />

andato all'Istituto per incontrare Jace; la seconda, che la persona seduta in poltrona stava<br />

sonnecchiando, con la testa appoggiata a una mano e i lunghi capelli neri sparsi sulle spalle come<br />

uno scialle dalle lunghe frange.<br />

— Isabelle? — sussurrò Simon.


La testa <strong>di</strong> Isabelle saltò su come se fosse scattata una molla, spalancando gli occhi. — Oooh! Sei<br />

sveglio! — Si raddrizzò sulla poltrona, scostando i capelli dal volto. — Jace sarà così sollevato!<br />

Eravamo quasi certi che saresti morto.<br />

— Morto? — ripetè Simon. Aveva la testa che girava e un po' <strong>di</strong> nausea. — Perché? — Si guardò<br />

intorno nella stanza, battendo le palpebre. — Sono all'Istituto? — chiese. Ma mentre formulava la<br />

domanda si rese conto che era impossibile. — Insomma... dove siamo?<br />

Un'ombra <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio passò sul volto <strong>di</strong> Isabelle. — Vuoi <strong>di</strong>re che non ti ricor<strong>di</strong> che cos'è successo<br />

nel prato dell'Istituto? — Giocherellò nervosamente con il bordo del merletto che rivestiva la<br />

poltrona. — Siamo stati attaccati dai Dimenticati. Erano in tanti e con la nebbia infernale non è<br />

stato facile combatterli. Magnus ha aperto il Portale e tutti noi ci stavamo entrando, quando ti<br />

abbiamo visto venirci incontro. Poi sei inciampato... sul corpo <strong>di</strong> Madeleine. E c'era un Dimenticato<br />

proprio <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> te. Evidentemente non l'avevi visto, ma Jace sì. Ha cercato <strong>di</strong> raggiungervi, ma non<br />

ha fatto in tempo. Il Dimenticato ti ha pugnalato. Perdevi molto sangue. Jacke ha ucciso il<br />

Dimenticato, ti ha preso e ti ha trascinato con sé attraverso il Portale — concluse Isabelle. Parlava<br />

così in fretta che le parole si perdevano l'una nell'altra e Simon doveva sforzarsi per afferrarle tutte.<br />

— Noi eravamo già dall'altra parte e, lascia che te lo <strong>di</strong>ca, ci ha sorpreso non poco veder arrivare<br />

Jace con te che gli sanguinavi addosso. Il Console, poi, non ne è stato per niente contento.<br />

Simon aveva la bocca secca. — Il Dimenticato mi ha pugnalato? — Gli sembrava impossibile.<br />

D'altra parte, era già guarito un'altra volta, dopo che Valentine gli aveva tagliato la gola. Eppure<br />

avrebbe dovuto ricordare. Scuotendo la testa, si guardò. — Dove?<br />

— Ti faccio vedere. — Con sorpresa, Simon si ritrovò Isabelle seduta sul letto accanto a lui, con le<br />

sue mani fresche appoggiate alla vita. Isabelle gli sollevò la maglietta, scoprendo un tratto <strong>di</strong><br />

stomaco pallido attraversato da una sottile linea rossa. Era a malapena una cicatrice. — Qui —<br />

<strong>di</strong>sse, sfiorandogli la pelle con le <strong>di</strong>ta. — Fa male?<br />

— N... no. — La prima volta che Simon aveva visto Isabelle, l'aveva trovata così straor<strong>di</strong>naria, così<br />

accesa <strong>di</strong> vitalità ed energia, che aveva sperato <strong>di</strong> aver finalmente trovato una ragazza tanto<br />

splendente da oscurare l'immagine <strong>di</strong> Clary, che era come stampata all'interno delle sue palpebre.<br />

Era stato più o meno all'epoca in cui Isabelle lo aveva fatto trasformare in un ratto, al party <strong>di</strong><br />

Magnus Bane, che Simon aveva capito che forse splendeva un po' troppo, per un tipo normale come<br />

lui. — Non fa male.<br />

— Ma fa male ai miei occhi — <strong>di</strong>sse dalla porta una voce con un tono <strong>di</strong> contenuto <strong>di</strong>vertimento.<br />

Jace. Era entrato così silenziosamente che nemmeno Simon l'aveva sentito. Jace si chiuse la porta<br />

alle spalle e sorrise, mentre Isabelle tirava giù la maglietta a Simon. — Stai molestando il vampiro<br />

adesso che è troppo debole per attaccare, Iz? — le chiese. — Sono sicuro che questo<br />

comportamento viola almeno uno degli Accor<strong>di</strong>.<br />

— Gli sto solo mostrando dove è stato pugnalato — protestò Isabelle, ma tornò subito sulla sua<br />

poltrona. — Cosa sta succedendo al piano <strong>di</strong> sotto? — chiese a Jace. — Stanno ancora dando i<br />

numeri?<br />

Il sorriso abbandonò il volto <strong>di</strong> Jace. — Maryse è andata su alla Guar<strong>di</strong>a con Patrick — <strong>di</strong>sse. — Il<br />

Conclave è riunito in assemblea e Malachi ha detto che era meglio che Maryse... desse una<br />

spiegazione.<br />

Malachi. Patrick. La Guar<strong>di</strong>a. Nomi sconosciuti che giravano nella testa <strong>di</strong> Simon. — Spiegare<br />

cosa?<br />

Isabelle e Jace si scambiarono un'occhiata. — Spiegare te<br />

— rispose Jace alla fine. — Spiegare perché abbiamo portato un vampiro con noi ad Alicante, cosa<br />

che, tra parentesi, è espressamente contro la Legge.


— Ad Alicante? Siamo ad Alicante? — Un'ondata <strong>di</strong> vacuo terrore travolse Simon, rimpiazzata<br />

subito dopo da un forte dolore che s'irra<strong>di</strong>ò dal ventre. Si piegò in due, ansimando.<br />

— Simon! — Isabelle allungò la mano, con gli occhi colmi <strong>di</strong> apprensione. — Tutto a posto?<br />

— Va' via, Isabelle. — Simon, coi pugni stretti contro lo stomaco, guardò Jace con un tono<br />

implorante nella voce.<br />

— Mandala via.<br />

Isabelle si ritrasse con un'espressione ferita sul volto. — Bene. Me ne vado. Non c'è bisogno <strong>di</strong><br />

ripeterlo due volte.<br />

— Stizzita, si alzò in pie<strong>di</strong> e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.<br />

Jace guardò Simon con gli occhi ambrati privi <strong>di</strong> ogni espressione. — Che succede? Credevo che<br />

stessi guarendo.<br />

Simon alzò <strong>di</strong> scatto una mano per tenere lontano Jace. Un sapore metallico gli bruciava la gola. —<br />

Non è per Isabelle — riuscì a <strong>di</strong>re. — Non sono ferito. Sono solo... affamato. — Sentì le guance in<br />

fiamme. — Ho perso sangue e adesso... ho bisogno <strong>di</strong> reintegrarlo.<br />

— Ma certo! — esclamò Jace, con il tono <strong>di</strong> chi è appena stato illuminato da un'interessante<br />

nozione scientifica. La sua espressione <strong>di</strong> lieve preoccupazione si mutò in qualcosa che a Simon<br />

parve <strong>di</strong>vertito <strong>di</strong>sprezzo, che fece vibrare in lui una nota <strong>di</strong> rabbia: se non fosse stato così debole, si<br />

sarebbe scagliato addosso a Jace come una furia. Per come stavano le cose, non riuscì a far altro che<br />

<strong>di</strong>re, senza fiato: — Va' al <strong>di</strong>avolo, Wayland.<br />

— Wayland, <strong>di</strong>ci? — L'aria <strong>di</strong>vertita non lo abbandonò, ma portò le mani al collo e cominciò a<br />

tirare giù la zip della giubba.<br />

— No! — Simon si raggomitolò nel letto. — Non m'importa della fame che ho. Non<br />

ho nessuna intenzione <strong>di</strong> bere ancora... il tuo sangue.<br />

La bocca <strong>di</strong> Jace si piegò in una smorfia. — Cre<strong>di</strong> che te lo lascerei fare <strong>di</strong> nuovo? — Infilò la mano<br />

nella tasca interna e tirò fuori una fiaschetta <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>. Era piena a metà <strong>di</strong> un liquido tra il rosso e il<br />

marrone. — Ho pensato che potesse servirti — gli <strong>di</strong>sse. — Ho spremuto qualche chilo <strong>di</strong> carne<br />

cruda, in cucina. È il meglio che ho potuto fare.<br />

Simon prese la fiaschetta con mani così tremanti che Jace dovette aiutarlo a svitare il tappo. Il<br />

liquido che conteneva era <strong>di</strong>sgustoso: troppo slavato e salato per essere vero sangue, con quel lieve<br />

e sgradevole retrogusto <strong>di</strong> carne vecchia <strong>di</strong> qualche giorno.<br />

— Urgh — <strong>di</strong>sse Simon, dopo un paio <strong>di</strong> sorsate. — Sangue morto.<br />

Jace inarcò le sopracciglia. — Ma tutto il sangue è morto, no?<br />

— Più tempo passa dalla morte dell'animale <strong>di</strong> cui bevo il sangue, peggiore è il suo sapore —<br />

spiegò Simon. — Fresco è meglio.<br />

— Ma tu non hai mai bevuto sangue fresco, giusto?<br />

Simon per tutta risposta inarcò le sopracciglia.<br />

— Be', a parte il mio, naturalmente — aggiunse Jace. — Che è sicuramente prelibato.<br />

Simon posò la fiaschetta vuota sul bracciolo della poltrona accanto al letto. — C'è qualcosa <strong>di</strong><br />

profondamente sbagliato in te — commentò. — Nella tua mente, voglio <strong>di</strong>re. — Aveva ancora in<br />

bocca il sapore <strong>di</strong> sangue cattivo, ma il dolore era sparito. Si sentiva meglio, più forte, come se il<br />

sangue fosse una me<strong>di</strong>cina dall'effetto imme<strong>di</strong>ato, una droga che doveva assolutamente prendere<br />

per vivere. Si chiese se anche gli eroinomani si sentissero così. — Allora, sono a Idris.


— Alicante, per essere precisi — <strong>di</strong>sse Jace. — La capitale, anzi, l'unica città. — Andò alla finestra<br />

e aprì le tende. — I Penhallow non ci volevano credere — spiegò. — Al fatto che il sole non ti<br />

avrebbe dato fasti<strong>di</strong>o. E hanno messo questa tenda scura. Ma dovresti dare un'occhiata.<br />

Simon si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra, accanto a Jace. E rimase a bocca aperta.<br />

Qualche anno prima sua madre aveva portato lui e sua sorella a fare una vacanza in Toscana: una<br />

settimana <strong>di</strong> sostanziose pastasciutte dal sapore insolito, <strong>di</strong> pane senza sale, <strong>di</strong> campagne forti e<br />

brune, con sua madre che sfrecciava a tutta velocità per le stra<strong>di</strong>ne strette e tortuose, con il rischio<br />

continuo <strong>di</strong> far schiantare la loro Fiat sui meravigliosi e<strong>di</strong>fici antichi che in teoria erano venuti a<br />

vedere, non a <strong>di</strong>struggere. Si ricordava una sosta su una collina davanti a un borgo chiamato San<br />

Gimignano, una manciata <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici color ruggine alternati qua e là da alte torri le cui cime<br />

svettavano verso il cielo, come a volerlo toccare. Se quello che ora stava vedendo somigliava a<br />

qualcosa, era San Gimignano. Ma era un panorama così alieno che, in realtà, era <strong>di</strong>verso da<br />

qualsiasi altra cosa Simon avesse mai visto.<br />

Era affacciato alla finestra <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio presumibilmente a più piani. Se alzava lo sguardo, vedeva<br />

le grondaie <strong>di</strong> pietra e il cielo. Di fronte c'era un'altra casa, non altrettanto alta, e in mezzo scorreva<br />

un canale stretto e scuro, attraversato da una serie <strong>di</strong> ponticelli: era quella l'acqua che aveva sentito<br />

sciabordare. La casa sembrava costruita a mezza costa su una collina: più a valle, altre case <strong>di</strong> pietra<br />

color miele, affastellate lungo stra<strong>di</strong>ne strette, scendevano verso l'abbraccio circolare <strong>di</strong> un bosco<br />

verde, circondato da colline lontane che avevano l'aspetto <strong>di</strong> lunghe strisce ver<strong>di</strong> e brune<br />

punteggiate da esplosioni <strong>di</strong> colori autunnali. Alle spalle delle colline, si ergevano frastagliate<br />

montagne imbiancate <strong>di</strong> neve.<br />

Ma nulla <strong>di</strong> tutto questo era particolarmente strano. Ciò che era strano era che qua e là,<br />

apparentemente senza alcun or<strong>di</strong>ne preciso, svettavano nella città alte torri coronate da guglie fatte<br />

<strong>di</strong> un materiale riflettente bianco-argenteo, che sembravano forare il cielo come pugnali luccicanti.<br />

Simon ricordò dove aveva già visto quel materiale: le armi simili a <strong>vetro</strong> che usavano i Cacciatori,<br />

le cosiddette spade angeliche.<br />

— Quelle sono le torri antidemoni — spiegò Jace in risposta a una domanda inespressa. —<br />

Controllano gli apparati <strong>di</strong>fensivi intorno alla città. Grazie a loro, nessun demone può entrare ad<br />

Alicante.<br />

L'aria che entrava dalla finestra era fredda e pulita, del tipo che non si respira mai a New York: non<br />

sapeva <strong>di</strong> niente, né <strong>di</strong> sporco, né <strong>di</strong> fumo, né <strong>di</strong> metallo, né <strong>di</strong> altra gente. Era solo aria. Prima <strong>di</strong><br />

girarsi verso Jace, Simon ne respirò una boccata profonda e assolutamente inutile: certe abitu<strong>di</strong>ni<br />

umane erano dure a morire. — Dimmi che portarmi qui è stato un caso. Dimmi che non faceva parte<br />

del tuo piano per impe<strong>di</strong>re a Clary <strong>di</strong> venire con te.<br />

Jace non lo guardò, ma il suo petto salì e scese una volta, rapidamente, come in una specie <strong>di</strong><br />

trasalimento nascosto. — No — <strong>di</strong>sse. — Ho creato io un branco <strong>di</strong> guerrieri Dimenticati, li ho<br />

mandati all'assalto dell'Istituto, ho fatto in modo che uccidessero Madeleine e per poco anche il<br />

resto <strong>di</strong> noi, e tutto questo solo per far restare a casa Clary. E, mira e ammira, il mio <strong>di</strong>abolico piano<br />

ha funzionato.<br />

— In effetti ha funzionato — mormorò Simon. — Non è vero?<br />

— Stammi a sentire, vampiro — replicò Jace. — Il piano era tenere Clary lontana da Idris. Portare<br />

te a Idris non era previsto. Ti ho portato attraverso il Portale perché, se ti avessi lasciato là,<br />

sanguinante e mezzo svenuto, i Dimenticati ti avrebbero ammazzato.<br />

— Avresti potuto restare tu con me...<br />

— Ci avrebbero uccisi entrambi. Non sapevo nemmeno quanti erano. Con la nebbia infernale,<br />

neppure io potrei sbaragliare cento Dimenticati.<br />

— E tuttavia — commentò Simon — scommetto che ti fa male doverlo ammettere.


— Sei un i<strong>di</strong>ota — <strong>di</strong>sse Jace senza inflessione nella voce. — Anche secondo gli standard dei<br />

Nascosti. Ti ho salvato la vita e per farlo ho infranto la Legge. E non è la prima volta, potrei<br />

aggiungere. Potresti almeno mostrare un po' <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

— Gratitu<strong>di</strong>ne! — Simon strinse i pugni. — Se tu non mi avessi costretto a venire all'Istituto, ora<br />

non sarei qui. Io non ero d'accordo.<br />

— Sì, invece — replicò Jace. — Quando hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa per Clary. Questo<br />

è qualsiasi cosa.<br />

Prima che Simon potesse ribattere con una rispostaccia, sentirono bussare alla porta. — È<br />

permesso? — gridò Isabelle da fuori. — Simon, ti è passato l'attacco da primadonna? Devo parlare<br />

con Jace.<br />

— Entra, Izzy. — Jace non staccò gli occhi da Simon. C'era una rabbia elettrica nel suo sguardo, e<br />

una specie <strong>di</strong> sfida, che fece venir voglia a Simon <strong>di</strong> colpirlo con qualcosa <strong>di</strong> pesante. Tipo un<br />

furgone.<br />

Isabelle entrò nella stanza in un turbinio <strong>di</strong> capelli neri e <strong>di</strong> argentee gonne a balze. Il corsetto color<br />

avorio che indossava le lasciava scoperte le spalle e le braccia, inghirlandate <strong>di</strong> rune nere come<br />

l'inchiostro. Simon pensò che per lei fosse un bel cambiamento poter esibire liberamente i suoi<br />

marchi in un luogo dove nessuno li avrebbe trovati strani.<br />

— Alec sta per andare su alla Guar<strong>di</strong>a — annunciò Isabelle senza tanti preamboli. — Ma prima<br />

vuole parlare con te <strong>di</strong> Simon. Puoi scendere?<br />

— Certo. — Jace si avviò verso la porta. Dopo qualche passo, si rese conto che Simon lo stava<br />

seguendo e si girò fulminandolo con un'occhiataccia. — Tu resti qui.<br />

— No — <strong>di</strong>sse Simon. — Se dovete parlare <strong>di</strong> me, voglio esserci anch'io.<br />

Per un momento sembrò che la gelida calma <strong>di</strong> Jace fosse sul punto <strong>di</strong> esplodere: <strong>di</strong>ventò rosso in<br />

viso, aprì la bocca, lo squadrò con occhi fiammeggianti. Ma con la stessa rapi<strong>di</strong>tà, la rabbia svanì,<br />

soffocata da un evidente sforzo <strong>di</strong> volontà. Digrignò i denti e sorrise. — Bene — <strong>di</strong>sse. — Scen<strong>di</strong><br />

anche tu, vampiro. Così incontrerai tutta l'allegra famigliola.<br />

La prima volta che Clary era passata attraverso un Portale aveva provato la sensazione <strong>di</strong> volare,<br />

senza peso, e <strong>di</strong> rotolare. Questa volta fu come finire nel cuore <strong>di</strong> un tornado. Venne aggre<strong>di</strong>ta da<br />

venti ululanti che le strapparono via la mano dalla stretta <strong>di</strong> Luke. Cadde turbinando nel centro <strong>di</strong> un<br />

vortice nero e oro.<br />

Qualcosa <strong>di</strong> piatto e duro e argenteo come la superficie <strong>di</strong> uno specchio le si parò davanti. Clary vi<br />

precipitò contro strillando, con le braccia alzate per coprirsi il viso. Poi colpì la superficie e la<br />

penetrò, entrando in un mondo gelido e senz'aria. Affondò in una densa oscurità bluastra, e quando<br />

cercò <strong>di</strong> respirare non entrò aria nei polmoni, ma solo altro freddo agghiacciante...<br />

Di colpo qualcosa le afferrò il cappotto sulla schiena e la tirò verso l'alto. Scalciò debolmente,<br />

troppo stremata per liberarsi da quella stretta. Risalì, e l'oscurità blu indaco intorno a lei <strong>di</strong>ventò<br />

azzurra, e poi dorata, nel momento in cui raggiunse la superficie dell'acqua - perché era acqua -e<br />

respirò una boccata d'aria. O meglio, cercò <strong>di</strong> farlo, ma soffocò e tossì, e la sua vista si riempì <strong>di</strong><br />

macchioline nere. Ora veniva trascinata sul pelo dell'acqua, velocemente. Le alghe le si<br />

avvinghiavano alle gambe e alle braccia e la tiravano giù... Cercò <strong>di</strong> girarsi e colse l'immagine<br />

terrificante <strong>di</strong> qualcosa a metà tra un uomo e un lupo, con orecchie a punta come pugnali e zanne<br />

bianche e affilate, <strong>di</strong>grignate. Cercò <strong>di</strong> gridare, ma dalla bocca le uscì solo acqua.<br />

Un attimo dopo era fuori dell'acqua, gettata sulla terra umida e compatta. Sentì delle mani sulle<br />

spalle che la rivoltavano a faccia in giù. Le mani continuarono a batterle sulla schiena finché il suo<br />

petto ebbe uno spasmo e rigurgitò un amaro fiotto d'acqua.


Stava ancora soffocando, quando le mani la rotolarono a faccia in su. E vide che era Luke, un'ombra<br />

nera contro l'alto cielo azzurro marezzato <strong>di</strong> nuvole bianche. La gentilezza che era solita vedere in<br />

lui era sparita. Non aveva più forma <strong>di</strong> lupo, ma era furioso. Con uno strattone la mise a sedere, la<br />

scrollò ripetutamente, finché Clary non sussultò e lo allontanò debolmente. — Luke! Basta! Mi stai<br />

facendo male...<br />

Le mani <strong>di</strong> Luke si staccarono dalle sue spalle. Le afferrò il mento con una mano, la costrinse ad<br />

alzare la testa, la scrutò attentamente. — L'acqua — le <strong>di</strong>sse. — Hai sputato fuori tutta l'acqua?<br />

— Credo <strong>di</strong> sì — sussurrò lei. La sua voce salì debolissima dalla gola gonfia.<br />

— Dov'è il tuo stilo? — le chiese Luke e, quando la vide esitare, la sua voce si fece più tagliente. —<br />

Clary. Lo stilo. Trovalo.<br />

Lei si liberò dalla sua presa e frugò nelle tasche grondanti con il cuore sempre più pesante: le <strong>di</strong>ta<br />

trovavano solo tessuto bagnato. Gli rivolse uno sguardo pieno <strong>di</strong> afflizione. — Credo che mi sia<br />

caduto nel lago. — Tirò su con il naso. — Lo stilo... <strong>di</strong> mia... <strong>di</strong> mia madre...<br />

— Gesù, Clary! — Luke si alzò in pie<strong>di</strong>, unendo <strong>di</strong>strattamente le mani <strong>di</strong>etro la testa. Anche lui era<br />

zuppo: l'acqua gli colava in grossi rivoli dai jeans e dal pesante giaccone felpato. Gli occhiali che <strong>di</strong><br />

solito portava sulla punta del naso erano spariti. Abbassò uno sguardo fosco su <strong>di</strong> lei. — Stai bene?<br />

— <strong>di</strong>sse. Non era una domanda vera e propria. — Voglio <strong>di</strong>re, in questo momento, ti senti bene?<br />

Lei annuì. — Luke, cosa c'è che non va? Perché ti serve lo stilo?<br />

Luke non <strong>di</strong>sse niente. Si stava guardando intorno, come se sperasse <strong>di</strong> racimolare qualche tipo <strong>di</strong><br />

aiuto da ciò che li circondava. Clary seguì il suo sguardo: erano sull'ampia riva <strong>di</strong> un lago piuttosto<br />

grande. Le acque erano azzurre e luccicanti per i riflessi della luce solare. Si chiese se fosse quella<br />

l'origine della luce dorata che aveva visto dal Portale semiaperto. Non c'era niente <strong>di</strong> sinistro nel<br />

lago, ora che Clary era sulla riva e non sott'acqua. Era circondato da colline ver<strong>di</strong> punteggiate<br />

d'alberi che cominciavano a <strong>di</strong>ventare color ruggine e oro. Oltre le colline, si ergevano alte<br />

montagne dalle vette incappucciate <strong>di</strong> neve.<br />

Clary rabbrividì. — Luke, quando eravamo in acqua... ti sei trasformato per metà in lupo? Mi pare<br />

<strong>di</strong> aver visto...<br />

— Come lupo so nuotare meglio che come uomo — rispose secco Luke. — E sono più forte. Ho<br />

dovuto trascinarti nell'acqua e tu non mi sei stata <strong>di</strong> grande aiuto.<br />

— Lo so — <strong>di</strong>sse Clary. — Scusa. — Non eri... non era previsto che venissi con me.<br />

— Se non fossi venuto, tu saresti già morta — le fece notare Luke. — Magnus te l'aveva detto,<br />

Clary. Non puoi usare un Portale per entrare nella Città <strong>di</strong> Vetro se non c'è qualcuno dall'altra parte<br />

che ti aspetta.<br />

— Ha detto che era contro la Legge. Non ha detto che, se avessi provato a farlo, sarei rimbalzata<br />

via.<br />

— Ha detto che ci sono delle <strong>di</strong>fese intorno alla città che impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> accedervi attraverso un<br />

Portale. Non è certo colpa sua se tu hai deciso <strong>di</strong> giocare con una magia che riesci a malapena a<br />

capire. Solo perché hai un potere, non significa che tu sappia come usarlo. — Era arrabbiato.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace — ripetè Clary con un filo <strong>di</strong> voce. — E solo che... Dove siamo adesso?<br />

— Al Lago Lyn — rispose Luke. — Credo che il Portale ci abbia portato il più vicino possibile alla<br />

città e poi ci abbia scaricato. Siamo nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Alicante. — Si guardò intorno scuotendo la testa,<br />

metà stupito e metà spossato. — Ce l'hai fatta, Clary. Siamo a Idris.<br />

— Idris? — ripetè Clary. Si alzò, guardando verso il lago con aria stranita. Il lago ricambiò il suo<br />

sguardo con un luccichio azzurro e in<strong>di</strong>fferente. — Ma... hai detto che siamo nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong><br />

Alicante. Io non vedo la città da nessuna parte.


— Siamo a <strong>di</strong>verse miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza — precisò Luke. — Le ve<strong>di</strong>, quelle colline laggiù? Dobbiamo<br />

attraversarle: la città è dall'altra parte. Se avessimo un'auto potremo arrivarci in un'ora. Ma siamo a<br />

pie<strong>di</strong> e probabilmente ci vorrà tutto il pomeriggio. — Guardò il cielo, strizzando gli occhi. —<br />

Meglio che ci mettiamo in marcia.<br />

Clary si guardò, costernata. L'idea <strong>di</strong> una giornata <strong>di</strong> cammino in abiti intrisi d'acqua non era molto<br />

gradevole. — Non c'è altro che...?<br />

— Che potremmo fare? — <strong>di</strong>sse Luke finendo la domanda con un'inattesa sfumatura tagliente e<br />

rabbiosa nella voce. — Hai qualche suggerimento, Clary, visto che sei stata tu a portarci qui? —<br />

Puntò il <strong>di</strong>to verso la parte opposta del lago. — Da quella parte ci sono le montagne, valicabi-li a<br />

pie<strong>di</strong> solo in piena estate. Moriremmo congelati. — Si girò e puntò il <strong>di</strong>to in un'altra <strong>di</strong>rezione. —<br />

Da quella parte ci sono miglia e miglia <strong>di</strong> boschi. Si estendono fino al confine e sono <strong>di</strong>sabitati da<br />

esseri umani. Oltre Alicante, ci sono campi e fattorie. Potremmo anche uscire da Idris, ma<br />

dovremmo comunque passare attraverso la città. Una città, potrei aggiungere, dove i Nascosti come<br />

me <strong>di</strong>fficilmente sono i benvenuti.<br />

Clary lo guardava a bocca aperta. — Luke, io non sapevo...<br />

— Certo che non lo sapevi. Tu non sai niente <strong>di</strong> Idris. Non ti interessa niente <strong>di</strong> Idris. Ti sei<br />

arrabbiata perché ti hanno lasciata a casa e hai fatto le bizze come i bambini. E adesso, eccoci qui.<br />

Persi, congelati e... — S'interruppe.<br />

Il suo volto era carico <strong>di</strong> tensione. — An<strong>di</strong>amo. Mettiamoci in marcia.<br />

Clary seguì Luke lungo la riva del lago Lyn in malinconico silenzio. Mentre camminavano, il sole le<br />

asciugò i capelli e la pelle, ma il cappotto <strong>di</strong> velluto tratteneva l'acqua come una spugna e le pesava<br />

come una cappa <strong>di</strong> piombo. Clary camminava rapida tra le pietre e il fango, inciampando spesso,<br />

cercando <strong>di</strong> tenere il passo delle lunghe falcate <strong>di</strong> Luke. Fece qualche tentativo <strong>di</strong> conversazione,<br />

ma Luke rimase ostinatamente zitto. Non le era mai capitato, prima d'ora, <strong>di</strong> far arrabbiare Luke<br />

così tanto, <strong>di</strong> combinare qualcosa <strong>di</strong> così grave da non poter essere risolto con delle semplici scuse.<br />

Questa volta, a quanto pareva, era <strong>di</strong>verso.<br />

Le scogliere intorno al lago si facevano più alte man mano che Luke e Clary procedevano. Erano<br />

butterate da macchie <strong>di</strong> tenebra simili a schizzi <strong>di</strong> vernice nera. Guardando più da vicino, Clary si<br />

accorse che le macchie erano grotte nella roccia: alcune sembravano scendere molto in profon<strong>di</strong>tà,<br />

tortuose, buie. Immaginò pipistrelli e altri esseri striscianti nascosti nel buio, e rabbrividì.<br />

Finalmente, uno stretto sentiero che tagliava tra le rocce li portò a un'ampia strada <strong>di</strong> pietrisco. Il<br />

lago si allontanò alle loro spalle, blu indaco nel sole del tardo pomeriggio. La strada tagliava una<br />

pianura erbosa che in lontananza si congiungeva a morbide colline. Il cuore <strong>di</strong> Clary sprofondò: non<br />

c'era ancora traccia della città.<br />

Luke fissava le colline con un'espressione <strong>di</strong> profondo sconforto. — Siamo più lontani <strong>di</strong> quanto<br />

pensassi. E passato così tanto tempo.<br />

— Forse, se trovassimo una strada più grande — suggerì Clary — potremmo fare l'autostop, o<br />

trovare un passaggio fino in città, o...<br />

— Clary. Non ci sono automobili a Idris. — Vedendo la sua espressione stupefatta, Luke rise senza<br />

molto <strong>di</strong>vertimento. — Le <strong>di</strong>fese mandano in tilt i congegni meccanici ed elettronici. Gran parte<br />

della tecnologia qui non funziona: telefonini, computer, cose così. Alicante stessa è illuminata e<br />

alimentata principalmente dalla stregaluce.<br />

— Ah — fece Clary con un filo <strong>di</strong> voce. — Ma, più o meno, quanto siamo lontani dalla città?<br />

— Abbastanza. — Senza guardarla, Luke si passò le mani tra i capelli. — C'è una cosa che dovresti<br />

sapere.


Clary si irrigidì. Fino a un attimo prima, voleva solo che Luke le parlasse. Adesso, invece, non lo<br />

voleva più. — Non c'è problema...<br />

— Hai notato — proseguì Luke — che non ci sono barche sul lago Lyn? Né moli? Niente che faccia<br />

pensare che il lago sia utilizzato dagli abitanti <strong>di</strong> Idris?<br />

— Forse perché è troppo lontano.<br />

— Non è troppo lontano. È a un paio d'ore <strong>di</strong> cammino da Alicante. Il fatto è che il lago... — Luke<br />

s'interruppe e sospirò. — Hai mai notato il <strong>di</strong>segno sul pavimento della biblioteca dell'Istituto, a<br />

New York?<br />

Clary batté le palpebre. — Sì, ma non ho mai capito che cosa rappresentasse.<br />

— È un angelo che emerge da un lago tenendo in mano una coppa e una spada. È un motivo<br />

ricorrente, nelle decorazioni dei Nephilim. La leggenda <strong>di</strong>ce che l'Angelo Raziel emerse dalle acque<br />

del lago Lyn quando apparve a Jonathan Shadowhunter, il primo dei Nephilim, e gli consegnò gli<br />

Strumenti Mortali. Da allora il lago è sempre stato un luogo...<br />

— Sacro? — suggerì Clary.<br />

— Maledetto — rivelò Luke. — L'acqua del lago è in qualche modo tossica per gli Shadowhunters,<br />

mentre è innocua per i Nascosti. Il Popolo Fatato lo chiama Specchio dei Sogni. Ne bevono l'acqua<br />

perché sostengono che <strong>di</strong>a visioni <strong>di</strong> verità. Ma per uno Shadowhunter bere le acque del lago Lyn è<br />

molto pericoloso. Provoca allucinazioni, febbri... e può portare alla pazzia.<br />

Clary sentì un brivido <strong>di</strong> freddo in tutto il corpo. — Ecco perché hai cercato <strong>di</strong> farmi sputare tutta<br />

l'acqua.<br />

Luke annuì. — E perché volevo che trovassi lo stilo. Con una runa <strong>di</strong> guarigione, avremmo potuto<br />

ritardare gli effetti dell'acqua. Senza lo stilo, devi arrivare ad Alicante prima possibile. Ci sono delle<br />

me<strong>di</strong>cine, delle erbe, che ti possono aiutare, e io conosco qualcuno che quasi sicuramente le ha.<br />

— I Lightwood?<br />

— No, non i Lightwood. — La voce <strong>di</strong> Luke era ferma. — Qualcun altro, qualcuno che conosco<br />

bene.<br />

— Chi?<br />

Lui scosse la testa. — Preghiamo solo che questa persona non si sia trasferita altrove, in questi<br />

quin<strong>di</strong>ci anni.<br />

— Ma io credevo che fosse contro la Legge, per un Nascosto, entrare ad Alicante senza permesso.<br />

Il sorriso con cui lui le rispose le ricordò il Luke che l'aveva afferrata al volo quando, da piccola, era<br />

caduta dal castello <strong>di</strong> legno, al parco giochi, il Luke che l'aveva sempre protetta. — Certe Leggi<br />

sono state fatte per essere infrante.<br />

La casa dei Penhallow aveva qualcosa in comune con l'Istituto, pensò Simon: entrambi davano<br />

l'impressione <strong>di</strong> appartenere a un'altra epoca. Le scale e i corridoi in pietra e legno scuro erano<br />

angusti e le finestre, aperte su pittoreschi scorci della città, erano alte e strette. C'era un chiaro<br />

influsso asiatico nelle decorazioni: sul pianerottolo del primo piano c'era una parete<br />

<strong>di</strong>visoria shoji in carta <strong>di</strong> riso e sui davanzali delle finestre c'erano alti vasi cinesi dai <strong>di</strong>segni<br />

floreali. C'erano anche molte serigrafie alle pareti, che presumibilmente illustravano scene tratte<br />

dalla mitologia degli Shadowhunters, ma con un tocco orientale: rappresentavano soprattutto signori<br />

della guerra che bran<strong>di</strong>vano luminose spade angeliche, accanto a multicolori creature simili a draghi<br />

e demoni striscianti dagli occhi sporgenti.<br />

— La signora Penhallow, Jia, <strong>di</strong>rigeva l'Istituto <strong>di</strong> Pechino. Ora <strong>di</strong>vide il suo tempo tra Alicante e la<br />

capitale cinese — spiegò Isabelle a Simon, che si era soffermato a osservare una stampa. — E i<br />

Penhallow sono un'antica famiglia. Molto facoltosa.


— Lo vedo — borbottò Simon guardando i lampadari che grondavano gocce <strong>di</strong> cristallo.<br />

Jace, un gra<strong>di</strong>no <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro, grugnì. — Muovetevi. Non stiamo facendo un tour storico.<br />

Simon soppesò una rispostaccia, ma decise che non ne valeva la pena, e affrettò il passo giù per le<br />

scale. Alla base si apriva un'ampia stanza che era una curiosa miscela <strong>di</strong> vecchio e nuovo. Una<br />

grande finestra panoramica si affacciava sul canale e una musica era <strong>di</strong>ffusa da uno stereo che<br />

Simon non riusciva a vedere. Non c'era un televisore né le pile <strong>di</strong> DVD e CD che Simon associava<br />

ai moderni salotti. C'erano invece svariati <strong>di</strong>vani imbottiti, raccolti intorno a un grande caminetto<br />

dove scoppiettava un bel fuoco.<br />

Alec era in pie<strong>di</strong> accanto al caminetto, in tenuta nera da Cacciatore, e stava infilandosi un paio <strong>di</strong><br />

guanti. Alzò gli occhi, quando Simon entrò nella stanza, ed esibì il suo solito cipiglio, ma non <strong>di</strong>sse<br />

niente.<br />

Seduti sui <strong>di</strong>vani c'erano due ragazzi che Simon non aveva mai visto, un maschio e una femmina.<br />

Lei sembrava asiatica, con delicati occhi a mandorla, luci<strong>di</strong> capelli neri raccolti in<strong>di</strong>etro e<br />

un'espressione maliziosa. Il mento delicato finiva a punta, come il muso <strong>di</strong> un gatto. Non era<br />

esattamente bella, ma si faceva notare.<br />

Il ragazzo accanto a lei, stessi capelli neri, si faceva notare ancora <strong>di</strong> più. Probabilmente era alto<br />

come Jace, ma sembrava più alto, anche da seduto,- era snello e muscoloso, con un volto pallido,<br />

signorile, inquieto, tutto zigomi e occhi scuri. C'era qualcosa <strong>di</strong> stranamente familiare in lui, come<br />

se Simon l'avesse già incontrato.<br />

Fu la ragazza a parlare per prima. — È lui il vampiro? — Squadrò Simon in tutta la persona, come<br />

se gli stesse prendendo le misure. — Non sono mai stata così vicina a un vampiro, prima d'ora... o<br />

meglio, a un vampiro che non ho intenzione <strong>di</strong> uccidere. — Inclinò la testa. — È carino, per essere<br />

un Nascosto.<br />

— Perdonala. Ha la faccia d'angelo ma i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> un demone Moloch — intervenne il ragazzo<br />

sorridendo e alzandosi in pie<strong>di</strong>. Allungò la mano a Simon. — Io sono Sebastian. Sebastian Verlac. E<br />

questa è mia cugina, Aline Penhallow. Aline...<br />

— Io non do la mano a un Nascosto! — esclamò Aline rannicchiandosi contro i cuscini del <strong>di</strong>vano.<br />

— Non hanno l'anima, i vampiri.<br />

Il sorriso <strong>di</strong> Sebastian sparì. — Aline...<br />

— E' vero. Per questo non possono vedersi allo specchio né stare al sole.<br />

Deliberatamente, Simon fece un passo in<strong>di</strong>etro ed entrò nella chiazza <strong>di</strong> luce davanti alla finestra.<br />

Sentì il sole caldo sulla schiena e sui capelli. La sua ombra, lunga e scura, si stampò sul pavimento,<br />

arrivando quasi ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Jace.<br />

Aline trasalì ma non <strong>di</strong>sse nulla. Fu Sebastian a parlare, guardando Simon con curiosità. — Allora è<br />

vero. I Lightwood l'avevano detto, ma non pensavo...<br />

— Che <strong>di</strong>cessimo la verità? — intervenne Jace, parlando per la prima volta da quando erano scesi.<br />

— Non mentiremmo mai su una cosa del genere. Simon è... unico.<br />

— Io l'ho baciato, una volta — <strong>di</strong>chiarò Isabelle, a nessuno in particolare.<br />

Le sopracciglia <strong>di</strong> Aline scattarono verso l'alto. — Vi lasciano fare proprio tutto quello che volete a<br />

New York, vero? — <strong>di</strong>sse, a metà tra l'orrore e l'invi<strong>di</strong>a. — L'ultima volta che ti ho vista, Izzy, non<br />

avresti nemmeno preso in considerazione...<br />

— L'ultima volta che ci siamo visti, Izzy aveva otto anni — intervenne Alec. — Le cose cambiano.<br />

Dunque, nostra madre è dovuta uscire <strong>di</strong> corsa e ora qualcuno <strong>di</strong> noi deve portarle i suoi appunti e i<br />

suoi registri, su alla Guar<strong>di</strong>a. Io sono l'unico che abbia <strong>di</strong>ciotto anni, quin<strong>di</strong> sono anche l'unico che<br />

possa entrare, quando il Conclave è riunito.


— Lo sappiamo — <strong>di</strong>sse Isabelle, lasciandosi cadere su un <strong>di</strong>vano. — Ce l'hai già detto almeno<br />

cinque volte.<br />

Alec la ignorò. — Jace, tu hai portato qui il vampiro, quin<strong>di</strong> tu sei responsabile per lui. Non farlo<br />

uscire.<br />

Il vampiro, pensò Simon. Eppure Alec conosceva benissimo il suo nome. In più, Simon gli aveva<br />

salvato la vita, una volta. Ma adesso era <strong>di</strong>ventato "il vampiro". Anche per uno come Alec, incline a<br />

occasionali e inspiegabili attacchi <strong>di</strong> ombrosità, un atteggiamento simile era o<strong>di</strong>oso. Forse, pensò<br />

Simon, <strong>di</strong>pendeva dal fatto che erano a Idris.<br />

Forse lì Alee sentiva più forte il bisogno <strong>di</strong> affermare la propria identità <strong>di</strong> Shadowhunter.<br />

— È per questo che mi hai mandato a chiamare? Per <strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> non lasciar uscire il vampiro? — Jace<br />

scivolò sul <strong>di</strong>vano accanto ad Aline, che sembrò gra<strong>di</strong>re la cosa. — Farai meglio a sbrigarti. E a<br />

tornare prima che puoi. Dio sa quali gesti depravati potremmo commettere, qui, senza la tua guida.<br />

Alec lo fissò con un'aria <strong>di</strong> calma superiorità. — Cerca <strong>di</strong> non farti sfuggire <strong>di</strong> mano la situazione.<br />

Torno tra mezz'ora. — E con queste parole Alee sparì sotto un arco che si apriva su un lungo<br />

corridoio. Da qualche parte, in lontananza, una porta si chiuse.<br />

— Non dovresti provocarlo — lo rimproverò Isabelle con un'occhiata severa. — Hanno dato a lui la<br />

responsabilità.<br />

Simon non potè evitare <strong>di</strong> notare che Aline era seduta addosso a Jace, spalla a spalla, benché ci<br />

fosse un sacco <strong>di</strong> posto sul <strong>di</strong>vano. — Avete mai pensato che forse, in una vita precedente, Alee era<br />

una vecchia zitella con novanta gatti che urlava contro i bambini dei vicini perché giocavano sul suo<br />

prato? Io sì — <strong>di</strong>sse Jace, e Aline ridacchiò. — Solo perché è l'unico che può salire alla Guar<strong>di</strong>a...<br />

— Che cos'è la Guar<strong>di</strong>a? — chiese Simon, stanco <strong>di</strong> non avere la più pallida idea <strong>di</strong> cosa stessero<br />

<strong>di</strong>cendo tutti quanti.<br />

Jace alzò lo sguardo su <strong>di</strong> lui. La sua espressione era impassibile, vagamente ostile. Aveva la mano<br />

sopra quella <strong>di</strong> Aline, appoggiata sulla coscia della ragazza. — Sie<strong>di</strong>ti — gli intimò, in<strong>di</strong>candogli<br />

col mento una poltrona. — O preferisci aleggiare in un angolo tipo pipistrello?<br />

Fantastico. Battute sui pipistrelli. Simon, a <strong>di</strong>sagio, si accomodò sulla poltrona.<br />

— La Guar<strong>di</strong>a è la sede ufficiale del Conclave — spiegò Sebastian, che evidentemente aveva avuto<br />

compassione <strong>di</strong> lui. — Lì si fanno le Leggi e lì risiedono il Console e l'Inquisitore. Solo ai<br />

Cacciatori adulti è permesso entrarci, quando il Conclave è riunito.<br />

— Il Conclave è riunito? — ripetè Simon ricordando quello che Jace aveva detto poco prima, <strong>di</strong><br />

sopra. — Non si sarà riunito per me, vero?<br />

Sebastian rise. — No. Per Valentine e per gli Strumenti Mortali. È questo il motivo per cui sono<br />

tutti qui, per ragionare su quale sarà la prossima mossa <strong>di</strong> Valentine.<br />

Jace non <strong>di</strong>sse niente, ma quando sentì nominare Valentine il suo viso si indurì.<br />

— Be', andrà a cercare lo Specchio — commentò Simon.<br />

— Il terzo degli Strumenti Mortali, giusto? È qui a Idris? È per questo che sono tutti qui?<br />

Ci fu un breve silenzio, prima che Isabelle rispondesse.<br />

— Il fatto è che nessuno sa dove sia lo Specchio. Anzi, nessuno sa che cosa sia lo Specchio.<br />

— È uno specchio — <strong>di</strong>sse Simon. — Hai presente? Riflettente, <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>... ma è solo un'ipotesi...<br />

— Quello che Isabelle intende <strong>di</strong>re — intervenne Sebastian, con gentilezza — è che nessuno sa<br />

nulla dello Specchio. Viene nominato più volte nelle cronache dei Cacciatori, ma senza alcun<br />

dettaglio su dove sia o come sia fatto o, cosa ancor più importante, su che funzione abbia.


— Noi sappiamo che Valentine lo vuole — proseguì Isabelle — ma questo non ci è <strong>di</strong> grande aiuto,<br />

dato che nessuno ha la più pallida idea <strong>di</strong> dove si trovi. Forse lo sapevano i Fratelli Silenti, ma<br />

Valentine li ha uccisi tutti. E non ce ne saranno altri per un bel po' <strong>di</strong> tempo.<br />

— Tutti? — chiese Simon, sorpreso. — Io credevo che avesse ucciso solo quelli <strong>di</strong> New York.<br />

— La Città <strong>di</strong> Ossa non è veramente a New York — gli spiegò Isabelle. — È come... Ti ricor<strong>di</strong><br />

l'accesso alla Corte Seelie, a Central Park? Solo perché l'accesso è là, non significa che la Corte sia<br />

necessariamente sotto il parco. Lo stesso vale per la Città <strong>di</strong> Ossa. Ci sono vari accessi, ma la<br />

Città...<br />

— Isabelle si interruppe perché Aline la zittì con un gesto secco della mano. Simon la guardò, poi<br />

guardò Jace, poi guardò Sebastian. Avevano tutti la stessa espressione guar<strong>di</strong>nga, come se si fossero<br />

appena resi conto <strong>di</strong> quello che stavano facendo: stavano rivelando i segreti dei Nephilim a un<br />

Nascosto. A un vampiro. Non un loro nemico in senso stretto, ma sicuramente uno <strong>di</strong> cui non ci si<br />

poteva fidare.<br />

Aline fu la prima a rompere il silenzio, puntando i begli occhi scuri su Simon. — Allora, come si<br />

sta, a essere un vampiro?<br />

— Aline! — Isabelle aveva un'espressione <strong>di</strong> orrore. — Non puoi andare in giro a chiedere alla<br />

gente come si sta a essere un vampiro.<br />

— Non vedo perché no — replicò Aline. — Non è da tanto che è un vampiro, giusto? Quin<strong>di</strong> si<br />

ricorderà com'era prima, quand'era un essere umano. — Si rivolse <strong>di</strong> nuovo a Simon. — Il sangue<br />

ha ancora il sapore del sangue? O adesso ha il sapore <strong>di</strong> qualcos'altro, tipo l'aranciata o roba del<br />

genere? Perché mi pare che il sapore del sangue sia...<br />

— Sa <strong>di</strong> pollo — <strong>di</strong>chiarò Simon, solo per zittirla.<br />

— Davvero? — esclamò Aline stupefatta.<br />

— Ti sta prendendo in giro, Aline — le <strong>di</strong>sse Sebastian.<br />

— E fa bene. Ti chiedo scusa per mia cugina, Simon. Quelli <strong>di</strong> noi che crescono fuori da Idris<br />

tendono a dare più confidenza ai Nascosti.<br />

— Ma anche tu sei cresciuto fuori da Idris, no? — chiese Isabelle. — Credevo che i tuoi genitori...<br />

— Isabelle! — l'interruppe Jace. Ma era troppo tar<strong>di</strong>. Sebastian si rabbuiò.<br />

— I miei genitori sono morti — spiegò. — In un covo <strong>di</strong> demoni vicino a Calais... Non c'è<br />

problema, è passato tanto tempo. — Bloccò con un gesto della mano le parole <strong>di</strong> simpatia <strong>di</strong><br />

Isabelle. — Sono stato allevato da mia zia, la sorella del padre <strong>di</strong> Aline, all'Istituto <strong>di</strong> Parigi.<br />

— Allora parli francese! — Isabelle sospirò. — Quanto mi piacerebbe parlare un'altra lingua!<br />

Hodge pensava che ci bastasse sapere il greco e il latino. Ma nessuno parla più in greco o in latino!<br />

— So anche il russo e l'italiano. E un po' <strong>di</strong> rumeno — rivelò Sebastian con un sorriso <strong>di</strong> modestia.<br />

— Potrei insegnarti qualche frase...<br />

— Il rumeno? Però! — esclamò Jace. — Non è una lingua che conoscono in molti.<br />

— Tu sì? — chiese Sebastian con interesse.<br />

— Non proprio — rispose Jace con un sorriso così <strong>di</strong>sarmante che Simon capì subito che stava<br />

mentendo. — Il mio rumeno si riduce a una manciata <strong>di</strong> frasi utili, tipo Quei serpenti sono velenosi?<br />

O Ma lei sembra ancora molto giovane, per essere un poliziotto.<br />

Sebastian non sorrise. C'era qualcosa <strong>di</strong> strano nella sua espressione, pensò Simon: era mite, tutto in<br />

lui esprimeva calma, ma sembrava che sotto quella mitezza esteriore si nascondesse qualcosa <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>calmente opposto.


— Mi piace viaggiare — <strong>di</strong>sse Sebastian, tenendo gli occhi fissi su Jace. — Ma è bello essere <strong>di</strong><br />

nuovo qui, non trovi?<br />

Jace smise <strong>di</strong> giocherellare con le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Aline. — In che senso?<br />

— Voglio <strong>di</strong>re, non c'è un altro posto al mondo che sia come Idris, anche se noi Nephilim cerchiamo<br />

spesso <strong>di</strong> mettere su casa altrove. Non sei d'accordo?<br />

— Perché me lo chie<strong>di</strong>? — Lo sguardo <strong>di</strong> Jace era gelido.<br />

Sebastian scrollò le spalle. — Be', tu hai vissuto qui da bambino, no? Ed erano anni che non ci<br />

tornavi. O ho capito male?<br />

— Non hai capito male — intervenne Isabelle con impazienza. — A Jace piace far finta che non si<br />

parli mai <strong>di</strong> lui, anche se sa benissimo che non è così.<br />

— Se ne parla, eccome. — Nonostante le occhiate torve <strong>di</strong> Jace, Sebastian non appariva<br />

minimamente turbato. Simon sentì una sorta <strong>di</strong> riluttante simpatia per il giovane Cacciatore dai<br />

capelli neri. Era raro trovare qualcuno che non reagisse alle provocazioni <strong>di</strong> Jace. — In questi<br />

giorni, qui a Idris, non si parla d'altro. Di te, degli Strumenti Mortali, <strong>di</strong> tuo padre, <strong>di</strong> tua sorella...<br />

— Non doveva venire anche Clarissa con voi? — chiese Aline. — Non vedevo l'ora <strong>di</strong> conoscerla.<br />

Cos'è successo?<br />

L'espressione <strong>di</strong> Jace non cambiò, ma staccò la mano da quella <strong>di</strong> Aline e la strinse a pugno. — Non<br />

ha voluto lasciare New York. Sua madre è ancora in ospedale.<br />

Non <strong>di</strong>ce mai "nostra" madre, pensò Simon. E sempre e soltanto la madre <strong>di</strong> Clary.<br />

— Strano — <strong>di</strong>sse Isabelle. — Credevo che ci tenesse molto, a venire.<br />

— Infatti — intervenne Simon. — In realtà...<br />

Ma Jace si era già alzato in pie<strong>di</strong>, così velocemente che Simon non colse nemmeno il movimento.<br />

— Ora che ci penso, c'è una cosa <strong>di</strong> cui vorrei <strong>di</strong>scutere con Simon. In privato. — Gli in<strong>di</strong>cò con la<br />

testa la porta a due battenti in fondo alla stanza con gli occhi scintillanti <strong>di</strong> sfida. — Vieni, vampiro<br />

— gli or<strong>di</strong>nò. Il suo tono lasciò a Simon la precisa sensazione che un rifiuto avrebbe probabilmente<br />

condotto a qualche tipo <strong>di</strong> violenza. — Dobbiamo parlare.


capitolo 3<br />

AMATIS<br />

Era tardo pomeriggio. Luke e Clary si erano lasciati alle spalle il lago e stavano camminando<br />

attraverso ampie <strong>di</strong>stese d'erba alta pianeggianti e apparentemente sterminate. Di tanto in tanto,<br />

dolci pen<strong>di</strong>i portavano a colline sormontate da pietre nere. Clary barcollava, esausta per le continue<br />

salite e <strong>di</strong>scese dalle colline, con le scarpe che slittavano sull'erba umida e scivolosa come marmo<br />

unto. Quando si lasciarono i campi alle spalle e imboccarono una stra<strong>di</strong>na <strong>di</strong> terra battuta, Clary<br />

aveva le mani insanguinate e macchiate d'erba.<br />

Luke camminava davanti a lei a gran<strong>di</strong> falcate decise. Di tanto in tanto le in<strong>di</strong>cava qualche elemento<br />

degno <strong>di</strong> interesse, con voce cupa, come la guida turistica più depressa del mondo. — Quella che<br />

abbiamo appena attraversato è la pianura <strong>di</strong> Brocelind — <strong>di</strong>sse. Stavano risalendo un'altura e<br />

avevano davanti a sé un'intricata <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> alberi scuri che si protendeva verso occidente, dove il<br />

sole era ormai basso sull'orizzonte. — E questa è la foresta <strong>di</strong> Brocelind. Un tempo, gli alberi<br />

ricoprivano gran parte delle pianure <strong>di</strong> questo Paese. Molti sono stati tagliati, per fare posto alla<br />

città. E per snidare i branchi <strong>di</strong> lupi e i covi <strong>di</strong> vampiri che vi si annidavano. La foresta è sempre<br />

stata un buon nascon<strong>di</strong>glio per i Nascosti.<br />

Avanzavano in silenzio lungo la stra<strong>di</strong>na che curvava dolcemente seguendo per <strong>di</strong>verse miglia il<br />

margine della foresta. Gli alberi sembravano risalire l'altura che si levava sopra <strong>di</strong> loro. Quando<br />

l'aggirarono, Clary batté le palpebre: se i suoi occhi non la stavano ingannando, là in fondo c'erano<br />

delle case! File <strong>di</strong> casette bianche perfettamente allineate. — Siamo arrivati! — esclamò Clary<br />

correndo avanti. Si fermò solo quando si rese conto che Luke non era più accanto a lei.<br />

Si girò e lo vide fermo in mezzo alla strada polverosa. Scuoteva la testa: — No — le <strong>di</strong>sse,<br />

raggiungendola. — Quella non è la città.<br />

— Sarà un villaggio, allora... Avevi detto che non c'erano villaggi, qui vicino?<br />

— È un cimitero. È la Città <strong>di</strong> Ossa <strong>di</strong> Alicante. Pensavi che l'altra Città <strong>di</strong> Ossa fosse l'unico nostro<br />

luogo <strong>di</strong> eterno riposo? — Sembrava triste. — Questa è la necropoli dove seppelliamo quelli che<br />

muoiono a Idris. Lo vedrai con i tuoi occhi. Dovremo attraversarla, per arrivare ad Alicante.<br />

Era dalla notte in cui Simon era morto che Clary non metteva piede in un cimitero. Il ricordo la fece<br />

rabbrivi<strong>di</strong>re fino alle ossa, mentre camminava lungo le stra<strong>di</strong>ne strette che vi si <strong>di</strong>ramavano come<br />

nastri bianchi. Qualcuno si prendeva cura <strong>di</strong> quel luogo, visto che il marmo brillava come fosse<br />

stato lucidato <strong>di</strong> fresco e l'erba era ben rasata. C'erano mazzi <strong>di</strong> fiori bianchi qua e là sulle tombe: in<br />

un primo momento Clary li scambiò per gigli, ma avevano un profumo speziato e sconosciuto che<br />

le fece pensare che fossero originari <strong>di</strong> Idris. Ogni tomba somigliava a una casetta: alcune avevano<br />

persino un cancelletto in ferro battuto e sulle porte erano incisi nomi <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong><br />

Shadowhunters. CARTWRIGHT. MERRYWEATHER. HIGHTOWER. BLACKWELL. MIDWINTER. Si fermò davanti a<br />

una tomba: HERONDALE.<br />

Si girò verso Luke. — Quello è il nome dell'Inquisitrice.<br />

— È la sua tomba <strong>di</strong> famiglia. Guarda. — Accanto alla porta, Luke le in<strong>di</strong>cò alcune scritte bianche<br />

incise nel marmo grigio. Erano nomi. MARCUS HERONDALE, STEPHEN HERONDALE. Morti entrambi nello<br />

stesso anno. Per quanto Clary avesse o<strong>di</strong>ato l'Inquisitrice, si sentì stringere il cuore da un moto <strong>di</strong><br />

pietà. Perdere il marito e il figlio, e a così poca <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo... Sotto il nome <strong>di</strong> Stephen<br />

correvano tre parole in latino: AVE ATQUE VALE.<br />

— Che cosa significa? — chiese a Luke.<br />

— Significa "Salve e Ad<strong>di</strong>o". È tratta da una poesia <strong>di</strong> Catullo. A un certo punto è <strong>di</strong>ventata la frase<br />

che i Nephi-lim <strong>di</strong>cono ai funerali o quando qualcuno muore in battaglia. Ora, però, an<strong>di</strong>amo. È


meglio non soffermarsi troppo su queste cose, Clary. — Luke la prese per una spalla e l'allontanò<br />

delicatamente dalla tomba.<br />

Forse Luke aveva ragione, pensò Clary. Forse era meglio non pensare troppo alla morte e al morire,<br />

in quel momento. Riprese a camminare tenendo gli occhi bassi. Erano vicini ai cancelli <strong>di</strong> ferro<br />

all'estremità opposta della necropoli, quando Clary notò un mausoleo più piccolo, che sembrava<br />

cresciuto come un fungo a cappello all'ombra <strong>di</strong> una quercia frondosa. Il nome sopra la porta balzò<br />

ai suoi occhi come un'insegna al neon.<br />

FAIRCHILD.<br />

— Clary... — Luke cercò <strong>di</strong> trattenerla, ma lei era già lontana. Con un sospiro, la seguì sotto la<br />

quercia. Impietrita, Clary stava leggendo i nomi dei nonni e dei bisnonni che non aveva mai saputo<br />

<strong>di</strong> avere. ALOYSIUS FAIRCHILD. ADELE FAIRCHILD NATA NIGHTSHADE. GRANVILLE FAIRCHILD. E sotto tutti quei<br />

nomi: JOCELYN MORGENSTERN, NATA FAIRCHILD.<br />

Un'ondata <strong>di</strong> gelo la travolse. Vedere inciso sulla pietra il nome <strong>di</strong> sua madre fu come rivivere gli<br />

incubi che aveva <strong>di</strong> tanto in tanto, in cui era al funerale <strong>di</strong> sua madre e nessuno voleva <strong>di</strong>rle cos'era<br />

successo o com'era morta.<br />

— Ma lei non è morta — sussurrò, guardando Luke.<br />

— Il Conclave non lo sapeva — le spiegò Luke con dolcezza.<br />

Clary sussultò. Non sentiva più la voce <strong>di</strong> Luke, non lo vedeva più, <strong>di</strong> fronte a sé. Davanti ai suoi<br />

occhi c'era un pen<strong>di</strong>o frastagliato su cui le lapi<strong>di</strong> spuntavano dalla terra come ossa spezzate. Una<br />

lapide nera incombeva davanti a lei con lettere irregolari incise sulla superficie: CLARISSA<br />

MORGENSTERN, 1991-2007. Sotto quelle parole c'era un <strong>di</strong>segno infantile che raffigurava a tratti<br />

incerti un teschio dalle orbite vuote. Clary gridò e in<strong>di</strong>etreggiò barcollando.<br />

Luke la prese per le spalle. — Che succede, Clary?<br />

Lei puntò il <strong>di</strong>to. — Lì... guarda...<br />

Ma era sparito tutto. C'erano solo l'erba, verde e uniforme, e i bianchi mausolei, lin<strong>di</strong> e semplici, in<br />

file or<strong>di</strong>nate.<br />

Si girò e alzò lo sguardo verso Luke. — Ho visto la mia tomba — gli <strong>di</strong>sse. — C'era scritto che<br />

sono morta... quest'anno. — Rabbrividì.<br />

Luke era cupo. — È l'acqua del lago — le <strong>di</strong>sse. — Cominci ad avere le allucinazioni. An<strong>di</strong>amo.<br />

Non ci resta molto tempo.<br />

Jace guidò Simon al piano <strong>di</strong> sopra, in un breve corridoio con <strong>di</strong>verse porte, finché non si fermò per<br />

aprirne una, a braccio teso, scuro in volto. — Entriamo qui — <strong>di</strong>sse spingendo Simon oltre la<br />

soglia. Era una biblioteca, con file e file <strong>di</strong> scaffali, <strong>di</strong>vani e poltrone. — Qui dovremmo avere un<br />

po' <strong>di</strong> privacy per...<br />

Ma s'interruppe, vedendo qualcuno alzarsi nervosamente da una delle poltrone. Era un ragazzino coi<br />

capelli castani e gli occhiali. Aveva una faccia piccola e seria e un volume fra le mani, un manga.<br />

Simon conosceva le abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong> Clary e lo riconobbe subito.<br />

Jace aggrottò la fronte. — Scusa Max. Ci serve la stanza. Discorsi da gran<strong>di</strong>.<br />

— Ma Izzy e Alec mi hanno già cacciato via dal salotto, per fare <strong>di</strong>scorsi da gran<strong>di</strong>! — protestò<br />

Max. — E dove devo andare?<br />

Jace scrollò le spalle. — In camera tua? — Il suo pollice scattò verso la porta. — È giunto il<br />

momento che anche tu faccia il tuo dovere per la patria, piccoletto. Sparisci.<br />

Con l'aria offesa e il libro stretto al petto, Max marciò verso la porta. Simon ebbe per lui un guizzo<br />

<strong>di</strong> solidarietà: era abbastanza grande per voler capire che cosa gli succedeva intorno, ma era ancora


troppo piccolo, e tutti lo mandavano via. Che schifo <strong>di</strong> vita! Il ragazzino gli lanciò un'occhiata<br />

timorosa e guar<strong>di</strong>nga, quando gli passò accanto. Quello è il vampiro, <strong>di</strong>cevano i suoi occhi.<br />

— An<strong>di</strong>amo. — Jace fece entrare Simon e chiuse la porta a chiave. Con la porta chiusa, la stanza<br />

era così poco illuminata da risultare troppo buia persino agli occhi <strong>di</strong> Simon. C'era odore <strong>di</strong> polvere.<br />

Jace andò ad aprire le tende dalla parte opposta, rivelando un'alta finestra panoramica che dava sul<br />

canale. L'acqua lambiva il fianco della casa, poco più in basso, sotto un davanzale <strong>di</strong> pietra decorato<br />

<strong>di</strong> rune e stelle consunte dalle intemperie.<br />

Jace si voltò verso Simon con lo sguardo torvo. — Che <strong>di</strong>avolo <strong>di</strong> problemi hai, vampiro?<br />

— Problemi io? Sei tu che mi hai praticamente trascinato via per i capelli.<br />

— Stavi per <strong>di</strong>re a tutti che Clary non ha mai cambiato idea sul fatto <strong>di</strong> venire a Idris. Sai cosa<br />

succederebbe? Che la contatterebbero e la farebbero venire. E io ti ho già spiegato perché non deve<br />

venire.<br />

Simon scosse la testa. — Non ti capisco — <strong>di</strong>sse. — Qualche volta ti comporti come se t'importasse<br />

solo <strong>di</strong> Clary, altre volte invece come...<br />

Jace lo fissò. L'aria era piena <strong>di</strong> pulviscolo danzante nel sole che creava tra <strong>di</strong> loro un vibrante<br />

sipario <strong>di</strong> luce. — Come cosa?<br />

— Come se facessi il filo ad Aline — concluse Simon. — Non mi sembrava che t'importasse solo <strong>di</strong><br />

Clary, poco fa.<br />

— Questi non sono affari tuoi — replicò Jace. — E poi Clary è mia sorella. E tu lo sai.<br />

— C'ero anch'io alla Corte del Popolo Fatato — replicò Simon. — Ricordo bene quello che ha detto<br />

la Regina: «Il bacio che libererà la ragazza è quello che lei desidera <strong>di</strong> più».<br />

— Non dubito che te lo ricor<strong>di</strong>. Ce l'hai impresso a fuoco nel cervello, vero, vampiro?<br />

Dal fondo della gola <strong>di</strong> Simon uscì un suono che lui stesso non aveva mai saputo <strong>di</strong> poter produrre.<br />

— Ah no, non ci sto. Non inoltrarmi in fare questa <strong>di</strong>scussione. Non voglio litigare con te per Clary.<br />

È ri<strong>di</strong>colo.<br />

— Allora perché hai tirato fuori il <strong>di</strong>scorso?<br />

— Perché — <strong>di</strong>sse Simon — se vuoi che io menta, non solo a Clary, ma a tutti i tuoi amici<br />

Cacciatori, se vuoi che io faccia finta che non è stata una scelta <strong>di</strong> Clary quella <strong>di</strong> non venire qui, e<br />

se vuoi che io finga <strong>di</strong> non sapere nulla dei suoi poteri o <strong>di</strong> quello che è veramente capace <strong>di</strong> fare,<br />

allora anche tu devi fare qualcosa per me.<br />

— Bene — <strong>di</strong>sse Jace. — Che cosa vuoi?<br />

Simon rimase in silenzio per un momento, guardando, alle spalle <strong>di</strong> Jace, le case <strong>di</strong> pietra che<br />

costeggiavano l'altra sponda del canale scintillante. Oltre i tetti merlati, si vedevano le cime<br />

luccicanti delle torri antidemoni. — Voglio che tu faccia il possibile per convincere Clary che tu non<br />

provi niente per lei. E non... non rispondermi che sei suo fratello. Lo so già. Tu non devi illuderla,<br />

visto che sai benissimo che qualsiasi cosa ci sia tra voi non ha futuro. E non lo <strong>di</strong>co perché la voglio<br />

per me. Lo <strong>di</strong>co perché sono suo amico e non voglio che soffra.<br />

Jace si guardò le mani per un lungo momento senza rispondere. Erano mani sottili, le <strong>di</strong>ta e le<br />

nocche segnate da calli e il dorso ricamato dalle sottili linee bianche <strong>di</strong> antichi marchi. Erano le<br />

mani <strong>di</strong> un soldato, non <strong>di</strong> un adolescente. — L'ho già fatto — <strong>di</strong>sse. — Le ho già detto che<br />

m'interessa essere suo fratello e basta.<br />

— Ah. — Simon si era aspettato che Jace si opponesse, che protestasse, non che si arrendesse. Un<br />

Jace che si arrendeva era una novità. E ora Simon quasi si vergognava <strong>di</strong> avergli fatto quella<br />

richiesta. Clary non me l'ha mai detto, avrebbe voluto <strong>di</strong>re, ma poi, perché Clary avrebbe dovuto


<strong>di</strong>rglielo? Ora che ci pensava, recentemente Clary si era mostrata insolitamente silenziosa e schiva,<br />

ogni volta che si faceva il nome <strong>di</strong> Jace. — Be', questo risolve tutto, immagino. C'è un'ultima cosa.<br />

— Ah — fece Jace, senza <strong>di</strong>mostrare grande interesse. — E sarebbe?<br />

— Che cos'ha detto Valentine quando Clary ha <strong>di</strong>segnato quella runa sulla nave? Sembrava una<br />

lingua straniera. Meme qualcosa...<br />

— Mene mene tekel upharsin — rispose Jace con un accenno <strong>di</strong> sorriso. — Non lo riconosci? Viene<br />

dalla Bibbia, vampiro. Dall'Antico Testamento. Sono libri tuoi, no?<br />

— Solo perché sono ebreo non significa che ho imparato a memoria tutto l'Antico Testamento.<br />

— E' la scritta sul muro del palazzo <strong>di</strong> Baldassar. DIO HA CONTATO I GIORNI DEL TUO REGNO E VI HA POSTO<br />

FINE. TU SEI STATO PESATO SULLA BILANCIA E SEI STATO TROVATO MANCANTE. È una profezia del giu<strong>di</strong>zio<br />

universale. Sta a significare la fine <strong>di</strong> un impero.<br />

— Ma questo che cosa c'entra con Valentine?<br />

— Non solo con Valentine — spiegò Jace. — Ma con tutti noi: il Conclave, la Legge... Quello che<br />

Clary è in grado <strong>di</strong> fare cambia tutto ciò che loro hanno sempre ritenuto vero. Nessun essere umano<br />

è in grado <strong>di</strong> creare nuove rune, né <strong>di</strong> tracciare le rune che <strong>di</strong>segna Clary. Solo gli angeli hanno<br />

questo potere. E dato che Clary può farlo... be', sembra una profezia: le cose stanno cambiando, le<br />

Leggi stanno cambiando. Le vecchie procedure potrebbero non essere più quelle giuste. Come la<br />

ribellione degli angeli mise fine al mondo così com'era, <strong>di</strong>videndo il cielo a metà e creando<br />

l'inferno, ora questo potrebbe significare la fine dei Nephilim così come esistono attualmente.<br />

Questa è la nostra guerra, vampiro, e solo una delle due parti può vincere. E mio padre vuole che sia<br />

la sua.<br />

Nonostante l'aria fredda, Clary grondava <strong>di</strong> calore nei vestiti bagnati. Gocce <strong>di</strong> sudore le colavano<br />

lungo il viso, bagnandole il colletto del cappotto, mentre Luke, tenendole una mano sul braccio, la<br />

incitava a camminare in fretta, sotto un cielo che si faceva rapidamente più scuro. Erano in vista <strong>di</strong><br />

Alicante, adesso. La città era in una valle poco profonda, tagliata in due da un fiume argenteo che<br />

sembrava svanire nel centro abitato per poi riemergere dal lato opposto. Un viluppo <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici color<br />

miele dai tetti rossi e un groviglio <strong>di</strong> ripide stra<strong>di</strong>ne scure e serpeggianti risalivano il fianco <strong>di</strong> una<br />

scoscesa collina. In cima alla collina si ergeva un e<strong>di</strong>ficio scuro, svettante, con <strong>di</strong>versi colonnati e<br />

una torre luccicante a ogni punto car<strong>di</strong>nale. Sparse tra le altre costruzioni c'erano altre torri uguali,<br />

alte e sottili, che sembravano fatte <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>, o <strong>di</strong> quarzo, ciascuna vibrante <strong>di</strong> luce. Erano come aghi<br />

che foravano il cielo. La luce morente del sole creava spenti arcobaleni sulle loro superfici. Era una<br />

vista meravigliosa, e molto strana.<br />

Non puoi <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aver visto una città finché non hai visto Alicante dalle torri <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>.<br />

— Come? — <strong>di</strong>sse Luke. — Cosa hai detto?<br />

Clary non si era resa conto <strong>di</strong> avere parlato. Imbarazzata, ripetè la frase ad alta voce e Luke la<br />

guardò sorpreso. — Dove l'hai sentito?<br />

— Da Hodge — rivelò Clary. — È una cosa che mi ha detto Hodge.<br />

Luke la scrutò più da vicino. — Hai il viso rosso — osservò. — Come ti senti?<br />

Le doleva il collo, aveva il corpo in fiamme, la bocca secca. — Sto bene — <strong>di</strong>sse invece. —<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> arrivare, okay?<br />

— Okay. — Luke le in<strong>di</strong>cò un passaggio formato da un arco dalla sommità appuntita, ai margini<br />

della città, dove cominciavano le case. All'ombra dell'arco, uno Shadowhunter in tenuta nera da<br />

battaglia faceva la guar<strong>di</strong>a. — Quella è la Porta Settentrionale: è da lì che i Nascosti possono entrare<br />

legalmente in città, se hanno le carte in regola. È sorvegliata giorno e notte. Ora, se noi fossimo qui<br />

per questioni ufficiali o se avessimo il permesso <strong>di</strong> essere qui, potremmo passare da quella Porta.


— Ma non ci sono mura, intorno alla città — osservò Clary. — Non mi sembra molto efficace,<br />

come misura <strong>di</strong> controllo.<br />

— Le <strong>di</strong>fese sono invisibili, ma ci sono. Sono controllate dalle torri antidemoni, da mille anni. Te ne<br />

accorgerai quando le attraverseremo. — Lanciò un ultimo sguardo preoccupato alla faccia arrossata<br />

<strong>di</strong> Clary. — Sei pronta?<br />

Clary annuì. Si allontanarono dalla Porta, lungo il lato orientale della città, dove gli e<strong>di</strong>fici erano più<br />

fitti. Facendole cenno <strong>di</strong> non far rumore, Luke la tirò verso uno stretto passaggio tra due case. Clary<br />

chiuse gli occhi, quasi aspettandosi <strong>di</strong> sbattere la faccia contro un muro invisibile. Ma non fu così.<br />

Sentì un'improvvisa pressione, come se si trovasse su un aereo in caduta libera, udì uno schiocco<br />

nelle orecchie... Poi la sensazione sparì e Clary si ritrovò nel vicolo tra le case.<br />

Uguale a un vicolo <strong>di</strong> New York, a qualsiasi vicolo del mondo, <strong>di</strong> primo acchito: sapeva <strong>di</strong> pipì <strong>di</strong><br />

gatto.<br />

Clary sbirciò <strong>di</strong>etro l'angolo <strong>di</strong> uno degli e<strong>di</strong>fici. Una strada più larga saliva su per la collina,<br />

costeggiata da case e negozietti. — Non c'è nessuno in giro — osservò, con una certa sorpresa.<br />

Nella luce sempre più fioca, Luke era grigio. — Ci dev'essere un'assemblea, su alla Guar<strong>di</strong>a. È<br />

l'unica ragione che può svuotare così le strade.<br />

— È un bene per noi, no?<br />

— È un bene e un male. Le strade sono praticamente deserte, il che è un bene. Ma è più probabile<br />

che, chiunque si trovi a passare, ci noti e parli <strong>di</strong> noi.<br />

— Credevo che avessi detto che sono tutti alla Guar<strong>di</strong>a.<br />

Luke accennò un sorriso. — Non prendermi troppo alla<br />

lettera, Clary. Volevo <strong>di</strong>re gran parte dei <strong>citta</strong><strong>di</strong>ni. I bambini, gli adolescenti, tutti coloro che sono<br />

esentati dall'assemblea, non vanno alla Guar<strong>di</strong>a.<br />

Gli adolescenti. Clary pensò a Jace e, contro la sua volontà, il cuore le fece un balzo, come un<br />

cavallo ai cancelli <strong>di</strong> partenza.<br />

Luke aggrottò la fronte, come se le avesse letto nel pensiero. — Ora come ora, io sto infrangendo la<br />

Legge, perché mi trovo ad Alicante senza aver <strong>di</strong>chiarato la mia presenza al Conclave, alle Porte<br />

della città. Se qualcuno mi riconoscesse, saremmo in guai seri. — Guardò la striscia <strong>di</strong> cielo color<br />

ruggine che s'intravedeva tra i tetti. — Dobbiamo allontanarci dalle strade principali.<br />

— Stiamo andando a casa del tuo amico?<br />

— Sì, ma non è precisamente un amico.<br />

— Allora chi...?<br />

— Tu seguimi. — Luke s'infilò in un passaggio tra due case, così angusto che Clary, aprendo le<br />

braccia, avrebbe potuto toccare i muri delle case ai due lati. Da lì, si addentrarono in una stra<strong>di</strong>na<br />

acciottolata e serpeggiante, fiancheggiata da negozi. Gli e<strong>di</strong>fici erano un incrocio tra un paesaggio<br />

gotico visto in un sogno e una favola per bambini. I rivestimenti esterni, in pietra, erano intagliati<br />

con ogni sorta <strong>di</strong> creatura mitica o leggendaria: le teste <strong>di</strong> mostro andavano per la maggiore,<br />

intervallate da cavalli alati, cose che sembravano casette su zampe <strong>di</strong> gallina, sirene e, naturalmente,<br />

angeli. Da ogni angolo sporgevano gargoyle con facce <strong>di</strong>grignate e contorte. E ovunque c'erano<br />

rune: sulle porte, nei motivi astratti incisi nella pietra, appese a sottili catenelle come campanelle<br />

cinesi mosse dal vento. Rune <strong>di</strong> protezione, rune <strong>di</strong> buon auspicio, persino rune per un fiorente<br />

commercio. Guardandole, Clary cominciò a sentire un lieve stor<strong>di</strong>mento.<br />

Camminavano in silenzio, restando nell'ombra. La strada acciottolata era deserta, le porte dei negozi<br />

chiuse e sbarrate. Passando, Clary gettava occhiate furtive nelle vetrine. Era strano vedere in una<br />

vetrina costosi cioccolatini riccamente decorati e, in quella accanto, un'altrettanto ricca esposizione


<strong>di</strong> armi dall'aria letale: sciabole, mazze chiodate e un assortimento <strong>di</strong> spade angeliche <strong>di</strong> tutte le<br />

<strong>di</strong>mensioni. — Niente armi da fuoco — osservò. La sua voce le sembrò lontanissima.<br />

Luke la guardò battendo le palpebre. — Come?<br />

— Gli Shadowhunters — <strong>di</strong>sse Clary. — A quanto pare non usano armi da fuoco.<br />

— Le rune impe<strong>di</strong>scono alla polvere da sparo <strong>di</strong> funzionare — spiegò Luke. — Nessuno sa perché.<br />

Però <strong>di</strong> tanto in tanto i Nephilim usano il fucile contro i licantropi. Non serve una runa per<br />

ucciderci, basta un proiettile d'argento. — La sua voce era cupa. All'improvviso alzò <strong>di</strong> scatto la<br />

testa. Nella luce fioca era facile immaginare le sue orecchie drizzarsi come quelle <strong>di</strong> un lupo. —<br />

Voci — <strong>di</strong>sse. — Devono aver finito, su alla Guar<strong>di</strong>a.<br />

Prese Clary per un braccio e la fece allontanare dalla strada. Emersero in una piazzetta con un pozzo<br />

al centro,- poco più avanti, un ponte in muratura scavalcava uno stretto canale. Nella luce morente,<br />

l'acqua del canale sembrava nera. Anche Clary ora sentiva le voci, dalle strade vicine: erano alte,<br />

arrabbiate. Clary era sempre più stor<strong>di</strong>ta: aveva l'impressione che il terreno le si inclinasse sotto i<br />

pie<strong>di</strong>, rischiando <strong>di</strong> mandarla a gambe all'aria. Si appoggiò al muro del vicolo, cercando <strong>di</strong><br />

respirare.<br />

— Clary — esclamò Luke. — Clary, va tutto bene?<br />

La voce <strong>di</strong> Luke sembrava grossa, strana. Lo guardò e il respiro le morì in gola. Aveva le orecchie<br />

lunghe e appuntite, i denti affilati come lame, gli occhi <strong>di</strong> un giallo acceso...<br />

— Luke — sussurrò. — Che cosa ti sta succedendo?<br />

— Clary. — Luke fece per toccarla, con mani stranamente lunghe, dalle unghie affilate e color<br />

ruggine. — Qualcosa non va?<br />

Clary strillò, <strong>di</strong>vincolandosi. Non sapeva perché fosse tanto terrorizzata: aveva già visto Luke<br />

trasformarsi, e lui non le aveva mai fatto del male. Ma il terrore dentro <strong>di</strong> lei era una cosa viva,<br />

incontrollabile. Quando Luke la prese per le spalle cercò <strong>di</strong> scappare da quegli occhi gialli,<br />

animaleschi. Luke cercava <strong>di</strong> calmarla, la pregava <strong>di</strong> stare zitta, con la sua solita voce, umana. —<br />

Clary, ti prego...<br />

— Lasciami! Lasciami!<br />

Ma lui non lo fece. — È l'acqua... Hai le allucinazioni... Clary, cerca <strong>di</strong> mantenere il controllo. —<br />

La portò verso il ponticello, trascinandola <strong>di</strong> peso. Lei sentiva le lacrime scorrere sulle guance<br />

ardenti e portarle un po' <strong>di</strong> refrigerio. — Non è reale. Cerca <strong>di</strong> resistere, ti prego — le <strong>di</strong>ceva Luke<br />

accompagnandola sul ponte. Clary sentiva l'odore dell'acqua melmosa che scorreva sotto. C'erano<br />

delle cose, che si muovevano sotto la superficie. Guardò giù e vide emergere dall'acqua un tentacolo<br />

nero con la punta spugnosa bordata <strong>di</strong> denti a spillo. Si ritrasse, incapace persino <strong>di</strong> gridare. Solo un<br />

basso mugolio le salì alla gola.<br />

Luke la prese al volo, quando le cedettero le ginocchia, e se la caricò fra le braccia. Non la portava<br />

in braccio da quando aveva cinque o sei anni. — Clary — le <strong>di</strong>sse, ma il resto delle sue parole si<br />

confusero in un ruggito senza senso, mentre scendevano dal ponte. Passarono <strong>di</strong> corsa davanti a una<br />

serie <strong>di</strong> case alte e strette, che le ricordavano le villette a schiera <strong>di</strong> Brooklyn... o, forse, anche sul<br />

suo quartiere aveva le allucinazioni... Tutt'intorno, l'aria sembrava incurvarsi al loro passaggio, le<br />

luci delle case fiammeggiavano come torce, il canale vibrava <strong>di</strong> un maligno bagliore fosforescente.<br />

Clary sentiva le ossa <strong>di</strong>ssolversi dentro il corpo.<br />

— Qui. — Luke si fermò <strong>di</strong> scatto davanti a un'alta casa affacciata su un canale. Prese a calci la<br />

porta, gridando. Era <strong>di</strong> un colore rosso luminoso, quasi eccessivo, con una singola runa al centro, in<br />

oro. La runa si sciolse e colò sotto gli occhi <strong>di</strong> Clary, prendendo la forma <strong>di</strong> uno spaventoso teschio<br />

sogghignante. Non è reale, si <strong>di</strong>sse Clary, soffocando un grido con un pugno sulla bocca, mordendo<br />

forte, finché non sentì il sapore del sangue.


Il dolore le schiarì momentaneamente le idee. La porta si spalancò, rivelando una donna con un<br />

vestito scuro, la faccia increspata da rabbia e sorpresa. Aveva i capelli lunghi, un'aggrovigliata<br />

nuvola tra il grigio e il castano che le sfuggiva da due trecce. I suoi occhi azzurri sembravano<br />

familiari. Una pietra runica <strong>di</strong> stregaluce le brillava in mano. — Chi è? — chiese con forza. — Che<br />

cosa volete?<br />

— Amatis — Luke entrò nel fascio <strong>di</strong> luce della strega-luce, con Clary tra le braccia. — Sono io.<br />

La donna sbiancò, barcollò e allungò una mano per appoggiarsi allo stipite della porta.<br />

— Lucian? — Luke cercò <strong>di</strong> fare un passo avanti, ma la donna gli bloccò la strada. Scuoteva la<br />

testa così forte da far volare le trecce. — Come puoi venire qui, Lucian? Come osi venire qui?<br />

— Non avevo scelta. — Luke assicurò la presa su Clary, che represse un grido. Tutto il suo corpo<br />

era in fiamme, ogni singolo nervo bruciava <strong>di</strong> dolore.<br />

— Te ne devi andare — gli intimò Amatis. — Se te ne vai imme<strong>di</strong>atamente...<br />

— Non sono qui per me. Sono qui per la ragazza. Sta morendo. — E mentre la donna lo fissava con<br />

durezza, Luke aggiunse: — Amatis, ti prego. È la figlia <strong>di</strong> Jocelyn.<br />

Ci fu un lungo silenzio, durante il quale Amatis rimase immobile sulla soglia come una statua.<br />

Sembrava impietrita: se per la sorpresa o per l'orrore, Clary non avrebbe saputo <strong>di</strong>rlo. Clary strinse<br />

il pugno, appiccicoso <strong>di</strong> sangue, ma nemmeno il dolore serviva più a riscuoterla, ormai. Il mondo le<br />

si stava sgretolando intorno, sfocato, come un puzzle portato via dalla corrente <strong>di</strong> un fiume. Riuscì a<br />

malapena a sentire la voce <strong>di</strong> Amatis che, facendosi da parte, <strong>di</strong>ceva: — Okay, Lucian, portala<br />

dentro.<br />

Quando Simon e Jace rientrarono in salotto, videro che Aline aveva messo del cibo sul tavolino tra i<br />

<strong>di</strong>vani. C'erano pane e formaggio, fette <strong>di</strong> torta, mele e persino una bottiglia <strong>di</strong> vino, che Max non<br />

poteva toccare. Era seduto in un angolo, con una fetta <strong>di</strong> torta su un piattino e il suo libro aperto<br />

sulle ginocchia. Simon lo capiva: anche lui probabilmente sentiva lo stesso senso <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, nel<br />

gruppo che rideva e chiacchierava.<br />

Simon vide Aline sfiorare il polso <strong>di</strong> Jace mentre si allungava per prendere un quarto <strong>di</strong> mela. Si<br />

irrigidì. In fondo è quello che vuoi da Jace, si <strong>di</strong>sse. Eppure, in qualche modo non riusciva a<br />

liberarsi dalla sensazione che Jace stesse mancando <strong>di</strong> rispetto a Clary.<br />

Jace incrociò il suo sguardo e sorrise. Pur non essendo un vampiro, riuscì a fargli un sorriso che<br />

sembrava tutto denti aguzzi. Simon <strong>di</strong>stolse lo sguardo e si guardò intorno. Notò che la musica che<br />

aveva sentito prima non veniva da uno stereo, ma da un congegno meccanico dall'aria molto<br />

complicata.<br />

Pensò <strong>di</strong> attaccare <strong>di</strong>scorso con Isabelle, ma vide che stava chiacchierando con Sebastian, il cui viso<br />

elegante era chino sul suo, tutto concentrato. Jace, una volta, aveva riso della cotta che Simon si era<br />

preso per Isabelle, Sebastian invece era senza dubbio in grado <strong>di</strong> gestirla. Gli Shadowhunters<br />

venivano educati a controllare qualsiasi cosa, giusto? E tuttavia, l'espressione <strong>di</strong> Jace, quando aveva<br />

detto <strong>di</strong> voler essere solo un fratello per Clary, lo faceva dubitare.<br />

— Abbiamo finito il vino — annunciò Isabelle, sbattendo la bottiglia sul tavolo. — Vado a<br />

prenderne dell'altro. — Con un cenno d'intesa a Sebastian, sparì in cucina.<br />

— Se mi permetti un'osservazione, mi sembri un po' silenzioso. — Era Sebastian, appoggiato <strong>di</strong>etro<br />

allo schienale della poltrona <strong>di</strong> Simon, con un sorriso <strong>di</strong>sarmante. Per avere i capelli così scuri,<br />

pensò Simon, Sebastian aveva la pelle chiarissima, come se non uscisse molto alla luce del sole. —<br />

Tutto bene?<br />

Simon scrollò le spalle. — Non ci sono molti spiragli, per me, in questa conversazione. A quanto<br />

pare, o si parla <strong>di</strong> politica degli Shadowhunters o <strong>di</strong> persone che non ho mai sentito nominare, o<br />

entrambe le cose.


Il sorriso <strong>di</strong> Sebastian scomparve. — A volte siamo un circolo molto chiuso, noi Nephilim. È così<br />

che succede a chi è escluso dal resto del mondo.<br />

— Forse siete voi stessi a escludervi, non cre<strong>di</strong>? Voi <strong>di</strong>sprezzate la gente comune.<br />

— "Disprezzare" è un po' forte — replicò Sebastian. —<br />

Ma tu cre<strong>di</strong> davvero che il mondo degli umani voglia avere qualcosa a che fare con noi? Ogni volta<br />

che loro cercano <strong>di</strong> rassicurarsi negando l'esistenza <strong>di</strong> vampiri, demoni o altri mostri sotto il letto,<br />

noi non facciamo che ricordargli che stanno mentendo a se stessi. — Si girò a guardare Jace. Simon<br />

si accorse solo allora che li stava fissando in silenzio.<br />

— Non sei d'accordo anche tu?<br />

Jace sorrise. — De ce crezi ca va auscultam conversatia?<br />

Sebastian incrociò il suo sguardo con un'aria <strong>di</strong> piacevole interesse. — M-ai urmarit de cand ai<br />

ajuns aici — replicò.<br />

— Nu-mi dau seama daca nu ma placi ori daca esti atat de banuitor cu toata lumea. — Si<br />

raddrizzò. — Ti ringrazio dell'opportunità che mi dai <strong>di</strong> praticare il rumeno, ma, se non ti <strong>di</strong>spiace,<br />

ora vado in cucina a vedere perché Isabelle ci sta mettendo tanto. — Sparì dalla porta, lasciando<br />

Jace a fissarlo con un'espressione perplessa.<br />

— Qualcosa non va? Alla fine, sa parlare il rumeno o no? — chiese Simon.<br />

— Sì — <strong>di</strong>sse Jace. Gli era apparsa una linea sottile tra le sopracciglia aggrottate. — Lo parla<br />

eccome.<br />

Prima che Simon potesse chiedergli spiegazioni, rientrò Alec. Era accigliato, come quando se n'era<br />

andato. Il suo sguardo si soffermò su Simon con un'espressione leggermente confusa negli occhi<br />

azzurri.<br />

Jace lo guardò. — Già <strong>di</strong> ritorno?<br />

— Non per molto. — Alec prese una mela dal tavolo con la mano guantata. — Sono venuto a<br />

prendere... lui — annunciò, in<strong>di</strong>cando Simon con la mela. — Lo vogliono alla Guar<strong>di</strong>a.<br />

Aline sembrò sorpresa. — Davvero? — esclamò, mentre Jace già si stava alzando dal <strong>di</strong>vano,<br />

sciogliendo l'intreccio delle loro <strong>di</strong>ta.<br />

— Per quale motivo? — chiese, con una calma pericolosa. — Spero che tu sappia quello che fai.<br />

— Certo che lo so — ribatté Alec. — Non sono stupido.<br />

— Suvvia! — intervenne Isabelle. Era ricomparsa sulla porta con Sebastian, che teneva in mano<br />

una bottiglia. — Qualche volta sei un po' stupido, lo sai, solo un pochino — ripetè, mentre Alee le<br />

scoccava un'occhiata assassina.<br />

— Vogliono rimandare Simon a New York — annunciò Alec. — Dal Portale.<br />

— Ma se è appena arrivato! — protestò Isabelle mettendo il broncio. — Così non è <strong>di</strong>vertente!<br />

— Nessuno pensa che debba essere <strong>di</strong>vertente, Izzy. Simon è capitato qui per errore, quin<strong>di</strong> il<br />

Conclave ritiene che la cosa migliore sia <strong>di</strong> rispe<strong>di</strong>rlo a casa.<br />

— Fantastico — commentò Simon. — Magari riesco a rientrare prima che mia madre si accorga<br />

della mia assenza. Che <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> fuso orario c'è, tra qui e Manhattan?<br />

— Tu hai una madre? — Aline sembrava stupefatta.<br />

Simon decise <strong>di</strong> ignorarla. — Per me va bene — annunciò, mentre Alec e Jace si scambiavano delle<br />

occhiate. — Voglio soltanto sparire da questo posto.<br />

— Tu andrai con lui — <strong>di</strong>sse Jace ad Alec. — E controllerai che vada tutto bene, vero?


Si stavano guardando in un modo che Simon conosceva bene. Era il modo in cui si guardavano lui e<br />

Clary, talvolta, scambiandosi occhiate in co<strong>di</strong>ce, quando non volevano che i loro genitori sapessero<br />

cosa avevano in mente.<br />

— Cosa c'è che non va? — chiese Simon guardandoli.<br />

Lo scambio <strong>di</strong> occhiate s'interruppe. Alec <strong>di</strong>stolse lo<br />

sguardo, e Jace guardò Simon con un'espressione blanda e sorridente. — Niente — <strong>di</strong>sse. — Va<br />

tutto bene. Congratulazioni, vampiro, ce l'hai fatta: torni a casa.


capitolo 4<br />

IL DIURNO<br />

Era scesa la notte, su Alicante, quando Simon e Alec uscirono dalla casa dei Penhallow e<br />

s'incamminarono verso la Guar<strong>di</strong>a. Le strade della città, strette e tortuose, si <strong>di</strong>panavano verso la<br />

cima della collina come palli<strong>di</strong> nastri <strong>di</strong> pietra alla luce della luna. L'aria era fredda, anche se Simon<br />

lo percepiva solo vagamente.<br />

Alec camminava in silenzio a gran<strong>di</strong> passi, sempre davanti a Simon, come fingendo <strong>di</strong> essere solo.<br />

Nella sua vita precedente, Simon avrebbe dovuto correre per stargli <strong>di</strong>etro, avrebbe avuto il fiatone;<br />

ora scopriva <strong>di</strong> poter stare al passo <strong>di</strong> Alec semplicemente accelerando un po'. — Deve essere una<br />

bella rogna, per te — <strong>di</strong>sse Simon ad Alec, con lo sguardo imbronciato e fisso davanti a sé. —<br />

Trovarti costretto a farmi da scorta, <strong>di</strong>co.<br />

Alec scrollò le spalle. — Ho <strong>di</strong>ciotto anni. Sono un adulto, quin<strong>di</strong> devo essere io il responsabile.<br />

Sono l'unico che può entrare e uscire dalla Guar<strong>di</strong>a mentre il Conclave è riunito. E poi, il Console<br />

mi conosce.<br />

— Che cos'è un Console?<br />

— È una specie <strong>di</strong> alto ufficiale del Conclave. È lui che conta i voti del Consiglio, che interpreta la<br />

Legge, che consiglia i membri del Conclave e l'Inquisitore. Se <strong>di</strong>rigi un Istituto e incappi in un<br />

problema e non sai come risolverlo, è il Console che chiami.<br />

— Consiglia l'Inquisitore? Ma l'Inquisitrice non è morta?<br />

Alec sbuffò. — È come <strong>di</strong>re: il presidente non è morto?<br />

Sì, l'Inquisitrice è morta, e adesso ce n'è uno nuovo. L'Inquisitore Aldertree.<br />

Simon si girò a guardare l'acqua scura dei canali ai pie<strong>di</strong> della collina. S'erano lasciati la città alle<br />

spalle e stavano percorrendo una stra<strong>di</strong>na stretta tra alberi fitti d'ombre. — Sai che ti <strong>di</strong>co? In<br />

passato, l'Inquisizione non ha funzionato molto bene, con la mia gente. — Alec lo guardò senza<br />

capire. — Non fa niente. È solo una battuta fra noi mondani.<br />

— Tu non sei un mondano — gli ricordò Alec. — È per questo che Aline e Sebastian erano così<br />

impazienti <strong>di</strong> vederti. Be', con Sebastian non si può mai <strong>di</strong>re: ha sempre l'aria <strong>di</strong> uno che ha già visto<br />

tutto.<br />

Simon parlò senza pensare. — Lui e Isabelle... C'è qualcosa tra <strong>di</strong> loro?<br />

Questo fece ridere Alec. — Isabelle e Sebastian? Difficile. Sebastian è un bravo ragazzo. A Isabelle<br />

piace uscire solo con ragazzi assolutamente inadeguati, che i nostri genitori non potrebbero mai<br />

sopportare: mondani, Nascosti, piccoli truffatori...<br />

— Grazie — <strong>di</strong>sse Simon. — Mi fa piacere essere classificato fra i criminali.<br />

— Credo che lo faccia per attirare l'attenzione — <strong>di</strong>sse Alec. — È l'unica ragazza della famiglia,<br />

quin<strong>di</strong> deve continuamente <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> essere una tipa tosta. O almeno, così crede.<br />

— O forse cerca solo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere l'attenzione da te — osservò Simon, quasi <strong>di</strong>strattamente. —<br />

Visto che i tuoi genitori non sanno che sei gay.<br />

Alec si fermò in mezzo alla strada così all'improvviso che Simon per poco non gli finì addosso. —<br />

No — <strong>di</strong>sse. — Ma evidentemente tutti gli altri lo sanno.<br />

— Tranne Jace — precisò Simon. — Lui non lo sa, vero?<br />

Alec fece un respiro profondo. Era pallido, pensò Simon, 0 forse era solo la luce della luna che<br />

lavava via i colori.


I suoi occhi erano neri nel buio. — Non vedo come la cosa ti possa riguardare. A meno che tu non<br />

stia cercando <strong>di</strong> minacciarmi.<br />

— Minacciarti? — Simon fu colto alla sprovvista. — Io non sto...<br />

— Allora perché? — l'interruppe Alec. Nella sua voce c'era una vulnerabilità evidente e improvvisa<br />

che stupì Simon. — Perché tiri fuori questa storia?<br />

— Perché — rispose Simon — sembra sempre che tu mi o<strong>di</strong>. Non ne faccio una questione<br />

personale, anche se ti ho salvato la vita. È che dai l'impressione <strong>di</strong> o<strong>di</strong>are tutto il mondo. Non<br />

abbiamo niente in comune, io e te, ma ti vedo, quando guar<strong>di</strong> Jace, e vedo me stesso quando guardo<br />

Clary. E penso che forse questa è una cosa che abbiamo in comune. E che potrebbe convincerti a<br />

detestarmi un po' <strong>di</strong> meno.<br />

— Allora, tu non vuoi <strong>di</strong>rlo a Jace? — <strong>di</strong>sse Alec. — Insomma, tu hai detto a Clary quello che<br />

sentivi e...<br />

— E non è stata una grande idea — concluse Simon. — Ora mi chiedo <strong>di</strong> continuo se si può tornare<br />

in<strong>di</strong>etro, dopo una cosa simile. Se potremo <strong>di</strong> nuovo essere amici o se quello che avevamo è andato<br />

in frantumi. Non per causa sua, ma mia. Forse, se trovassi qualcun altro...<br />

— Qualcun altro — ripetè Alec. Aveva ripreso a camminare, molto in fretta, con gli occhi fissi sulla<br />

strada davanti a sé.<br />

Simon accelerò il passo. — Sai cosa voglio <strong>di</strong>re. Per esempio, secondo me tu piaci molto a Magnus<br />

Bane. E Magnus è un bel tipo. O, quantomeno, dà delle feste gran<strong>di</strong>ose. Anche se quella volta mi<br />

sono ritrovato topo.<br />

— Grazie per il consiglio. — La voce <strong>di</strong> Alec era secca. — Ma non credo <strong>di</strong> piacergli tanto. Mi ha a<br />

malapena rivolto la parola, quando è venuto all'Istituto ad aprire il Portale.<br />

— Forse dovresti chiamarlo — gli suggerì Simon, cercando <strong>di</strong> non pensare troppo a quanto fosse<br />

strano ritrovarsi a dare consigli a un Cacciatore <strong>di</strong> demoni sulla possibilità <strong>di</strong> mettersi insieme a uno<br />

stregone.<br />

— Non posso — <strong>di</strong>sse Alec. — Niente telefoni, a Idris. E comunque, non importa. — Il tono era<br />

sbrigativo. — Siamo arrivati. Questa è la Guar<strong>di</strong>a.<br />

Davanti a loro si ergeva un alto muro nel quale si apriva un enorme portone a due battenti, incisi coi<br />

segni svolazzanti e spigolosi delle rune. Benché Simon non fosse in grado <strong>di</strong> leggerli, c'era qualcosa<br />

<strong>di</strong> folgorante nella loro complessità e nel senso <strong>di</strong> potere che emanavano. Il portone era sorvegliato<br />

su entrambi i lati da angeli <strong>di</strong> pietra dai volti feroci e bellissimi. Ciascuno bran<strong>di</strong>va una spada incisa<br />

<strong>di</strong> rune e aveva ai pie<strong>di</strong> una creatura che si contorceva negli spasimi della morte: un incrocio tra un<br />

topo, un pipistrello e una lucertola, con pericolosi denti aguzzi. Simon si soffermò a guardarli.<br />

Demoni, immaginò... ma avrebbero potuto tranquillamente essere vampiri.<br />

Alec spalancò i battenti e fece cenno a Simon <strong>di</strong> passare. Una volta entrato, Simon si guardò intorno<br />

confuso. Da quando era <strong>di</strong>ventato un vampiro, la sua capacità <strong>di</strong> vedere al buio aveva assunto una<br />

precisione da laser, ma le decine <strong>di</strong> torce lungo il percorso che conduceva alla Guar<strong>di</strong>a erano fatte <strong>di</strong><br />

stregaluce e il loro crudo bagliore bianco offuscava i dettagli <strong>di</strong> ogni cosa. Alec, intanto, lo guidava<br />

lungo lo stretto sentiero <strong>di</strong> ciottoli, splendente <strong>di</strong> luci riflesse, finché qualcuno, sul sentiero davanti a<br />

lui, non gli bloccò il passo con il braccio alzato.<br />

— Dunque è lui il vampiro? — La voce che aveva parlato era così profonda da essere quasi un<br />

ringhio animale. Simon alzò gli occhi: gli bruciavano per la troppa luce e avrebbero lacrimato, se<br />

fosse stato ancora capace <strong>di</strong> piangere. Stregaluce, pensò. Luce angelica, mi brucia. Immagino che<br />

non ci sia da stupirsi.<br />

L'uomo davanti a loro era molto alto, con la pelle giallastra tesa sugli zigomi pronunciati. Sotto una<br />

calotta <strong>di</strong> capelli neri tagliati corti la fronte era alta, il naso aquilino, romano. Guardava Simon con


l'espressione <strong>di</strong> un pendolare alla stazione della metropolitana, intento a osservare un ratto che corre<br />

sulle rotaie con la vaga speranza che passi un treno e lo spiaccichi.<br />

— Questo è Simon — <strong>di</strong>sse Alec con una lieve incertezza. — Simon, ti presento il Console Malachi<br />

Dieudonné. È pronto il Portale, signore?<br />

— Sì — rispose Malachi. La sua voce era dura e aveva un lieve accento straniero. — Ogni cosa è<br />

pronta. Vieni, Nascosto. — Fece cenno a Simon <strong>di</strong> seguirlo. — Prima chiu<strong>di</strong>amo questa faccenda e<br />

meglio è.<br />

Simon fece per seguire l'alto ufficiale, ma Alec lo fermò con la mano sul braccio. — Solo un<br />

momento — <strong>di</strong>sse rivolto al Console. — Verrà rimandato <strong>di</strong>rettamente a Manhattan? E là ci sarà<br />

qualcuno ad aspettarlo?<br />

— Certamente — confermò Malachi. — Lo stregone Magnus Bane. Poiché è stato lui a consentire<br />

al vampiro, poco saggiamente, <strong>di</strong> arrivare a Idris, ora si è assunto la responsabilità <strong>di</strong> aspettare il suo<br />

ritorno.<br />

— Se Magnus non l'avesse fatto passare attraverso il Portale, Simon sarebbe morto — precisò Alee<br />

un po' seccamente.<br />

— Forse — ribatté Malachi. — È quanto <strong>di</strong>cono anche i tuoi genitori, e il Conclave ha scelto <strong>di</strong><br />

credere alle loro parole. Contro il mio consiglio. In ogni caso, non si porta un Nascosto nella Città<br />

<strong>di</strong> Vetro così a cuor leggero.<br />

— Non è stato fatto a cuor leggero. — La rabbia si gonfiò nel petto <strong>di</strong> Simon. — Eravamo stati<br />

attaccati...<br />

Malachi rivolse lo sguardo a Simon. — Tu parlerai soltanto quando ti verrà rivolta la parola,<br />

Nascosto, non prima.<br />

La mano <strong>di</strong> Alee si strinse intorno al braccio <strong>di</strong> Simon. C'era una strana espressione sul suo viso: <strong>di</strong><br />

esitazione, <strong>di</strong> sospetto, come se si chiedesse se fosse stata una saggia idea, quella <strong>di</strong> portare Simon<br />

lassù.<br />

— Ma, Console, davvero! — La voce che giunse attraverso il cortile era acuta e sfiatata. Simon vide<br />

con una certa sorpresa che apparteneva a un ometto piccolo e tondo che si affrettava verso <strong>di</strong> loro.<br />

Indossava un'ampia cappa grigia sulla tenuta da Cacciatore e la sua pelata riluceva nella stregaluce.<br />

— Non c'è alcun bisogno <strong>di</strong> allarmare il nostro ospite.<br />

— Ospite?! — ripetè Malachi in<strong>di</strong>gnato.<br />

L'ometto si fermò davanti ad Alee e Simon e li guardò con un sorriso raggiante. — Siamo così<br />

contenti, anzi felici, veramente, che tu abbia deciso <strong>di</strong> collaborare, accettando <strong>di</strong> farti rimandare a<br />

New York. Ci rende tutto molto, molto più facile. — Fece l'occhiolino a Simon, che lo guardava<br />

confuso. Non avrebbe mai pensato <strong>di</strong> incontrare uno Shadowhunter che fosse felice <strong>di</strong> vederlo: non<br />

da mondano, e certo non adesso che era un vampiro. — Ah, <strong>di</strong>menticavo! — L'ometto si batté la<br />

mano sulla fronte. — Non mi sono neanche presentato. Io sono l'Inquisitore, il nuovo Inquisitore.<br />

Inquisitore Aldertree è il mio nome.<br />

Aldertree porse la mano a Simon che, nella confusione più totale, gliela strinse. — E tu, ti chiami<br />

Simon?<br />

— Sì — rispose lui, ritirando la mano appena possibile. La stretta <strong>di</strong> Aldertree era sgradevolmente<br />

umi<strong>di</strong>ccia e appiccicosa. — Non c'è bisogno <strong>di</strong> ringraziarmi per la collaborazione. Io voglio solo<br />

andare a casa.<br />

— Ne sono certo, ne sono certo! — Sebbene il tono <strong>di</strong> Aldertree fosse gioviale, qualcosa balenò sul<br />

suo viso mentre parlava, un'espressione che Simon non riuscì ad afferrare. Sparì in un attimo, poi<br />

Aldertree sorrise e gli in<strong>di</strong>cò un sentierino che girava intorno alla Guar<strong>di</strong>a. — Da questa parte,<br />

Simon, se non ti <strong>di</strong>spiace.


Simon si mosse e Alec fece per seguirlo. L'Inquisitore sollevò la mano. — Non abbiamo bisogno<br />

altro, da te, Alexander. Ti ringrazio per l'aiuto.<br />

— Ma, Simon... — iniziò Alec.<br />

— Simon starà benone — lo rassicurò l'Inquisitore. — Malachi, per favore accompagna fuori<br />

Alexander. E dagli una pietra runica <strong>di</strong> stregaluce per arrivare fino a casa, se non ne ha portata una<br />

con sé. Il sentiero può essere insi<strong>di</strong>oso, <strong>di</strong> notte.<br />

E con un altro sorriso beato si portò via Simon, lasciando Alec a guardarli andare.<br />

Il mondo si <strong>di</strong>latò intorno a Clary in una macchia in<strong>di</strong>stinta ma quasi tangibile, mentre Luke la<br />

portava oltre la soglia, in un lungo corridoio, e Amatis faceva loro strada con la stregaluce. In preda<br />

al delirio, Clary fissava lo sguardo sul corridoio che si stendeva davanti a lei sempre più lungo,<br />

sempre più lungo, come il corridoio <strong>di</strong> un incubo.<br />

Il mondo si rovesciò su un fianco. Clary si ritrovò <strong>di</strong>stesa su una superficie fredda. C'erano delle<br />

mani che lisciavano una coperta sopra <strong>di</strong> lei e un paio <strong>di</strong> occhi azzurri che la scrutavano dall'alto. —<br />

Sta molto male, Lucian! — <strong>di</strong>sse Amatis con una voce alterata e <strong>di</strong>storta come quella <strong>di</strong> un vecchia<br />

registrazione. — Cosa le è successo?<br />

— Ha bevuto metà del lago Lyn. — Il suono della voce <strong>di</strong> Luke si affievolì e per un momento la<br />

visione <strong>di</strong> Clary si schiarì: era <strong>di</strong>stesa sul pavimento <strong>di</strong> fredde piastrelle <strong>di</strong> una cucina e, da qualche<br />

parte, Luke stava frugando in un arma<strong>di</strong>etto. La cucina aveva pareti gialle e scrostate e una vecchia<br />

stufa <strong>di</strong> ghisa a una parete; le fiamme che danzavano <strong>di</strong>etro la grata della stufa le ferivano gli occhi.<br />

— Anice, belladonna, elleboro... — Luke si allontanò dall'arma<strong>di</strong>etto con le braccia piene <strong>di</strong><br />

barattoli <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>. — Puoi mettere a bollire queste erbe, Amatis? Voglio spostarla più vicino alla<br />

stufa. Sta tremando.<br />

Clary cercò <strong>di</strong> parlare, <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che non aveva bisogno <strong>di</strong> essere riscaldata, che stava bruciando, ma i<br />

suoni che le uscirono <strong>di</strong> bocca non erano quelli che aveva in mente. Si sentì mugolare, quando Luke<br />

la sollevò, poi avvertì il calore che le scongelava il fianco sinistro... Non si era nemmeno resa conto<br />

<strong>di</strong> avere freddo. I denti le battevano forte e sentì in bocca il sapore del sangue. Il mondo cominciò a<br />

tremare intorno a lei come acqua scossa in un bicchiere.<br />

— Il Lago dei Sogni? — La voce <strong>di</strong> Amatis era piena <strong>di</strong> incredulità. Clary non riusciva a vederla<br />

chiaramente, ma le sembrava che fosse vicino alla stufa, con un lungo cucchiaio <strong>di</strong> legno in mano.<br />

— Che cosa ci facevate là? Jocelyn sa dove...<br />

Il mondo non c'era più, o per lo meno il mondo reale, la cucina coi muri gialli e il fuoco confortante<br />

<strong>di</strong>etro la grata. Vedeva le acque del lago Lyn che riflettevano il fuoco come la superficie <strong>di</strong> un <strong>vetro</strong><br />

lucido. Su quel <strong>vetro</strong> camminavano angeli: angeli dalle ali bianche, spezzate e insanguinate. E tutti<br />

avevano il volto <strong>di</strong> Jace. E poi altri angeli, con ali <strong>di</strong> nera tenebra, che avvicinavano le mani al<br />

fuoco e ridevano...<br />

— Continua a chiamare suo fratello. — La voce <strong>di</strong> Amatis sembrava cava, come se filtrasse verso <strong>di</strong><br />

lei da profon<strong>di</strong>tà impossibili. — È con i Lightwood, vero? I Lightwood stanno dai Penhallow, in<br />

Princewater Street. Potrei...<br />

— No — ribatté Luke seccamente. — No. È meglio che Jace non sappia nulla <strong>di</strong> tutto questo.<br />

Stavo chiamando Jace! Perché lo facevo?, si chiese Clary. Ma il pensiero ebbe vita breve: tornò il<br />

buio e le allucinazioni s'impossessarono <strong>di</strong> nuovo della sua mente. Questa volta sognò Alee e<br />

Isabelle. Sembravano usciti da una battaglia feroce, avevano la faccia rigata <strong>di</strong> lacrime e <strong>di</strong> sporco.<br />

E poi non c'erano più. E Clary sognò un uomo senza volto, con delle ali nere che gli crescevano<br />

sulla schiena come ali <strong>di</strong> pipistrello. L'uomo sorrideva e dalla bocca gli colava sangue. Pregando<br />

che le visioni svanissero, Clary serrò gli occhi.<br />

Passò molto tempo prima che riemergesse verso la superficie, richiamata dalle voci sopra <strong>di</strong> lei. —<br />

Bevi questo — le stava <strong>di</strong>cendo Luke. — Clary, devi berlo. — E poi c'erano delle mani che le


sorreggevano la schiena e c'era un fluido che le colava nella bocca da un fazzoletto zuppo. Era<br />

amaro e <strong>di</strong>sgustoso, e Clary tossiva, aveva conati <strong>di</strong> vomito, ma le mani sulla sua schiena erano ben<br />

salde. Mandò giù, oltre il dolore della gola gonfia. — Fatto — <strong>di</strong>sse Luke. — Ora dovrebbe andare<br />

meglio.<br />

Clary aprì gli occhi lentamente. In ginocchio accanto a lei c'erano Luke e Amatis, e i loro occhi<br />

azzurri, quasi identici, erano colmi della medesima preoccupazione. Guardò alle loro spalle e non<br />

vide niente: né angeli, né demoni dalle ali <strong>di</strong> pipistrello. Solo pareti gialle e un bollitore rosa pallido<br />

in bilico sul davanzale <strong>di</strong> una finestra.<br />

— Morirò? — sussurrò.<br />

Luke fece un sorriso sfinito. — No. Ti ci vorrà un po' per rimetterti in sesto, ma te la caverai.<br />

— Okay. — Era troppo esausta per sentire qualsiasi cosa, anche il sollievo. Era come se le avessero<br />

tolto tutte le ossa, lasciandole solo un sacco <strong>di</strong> pelle vuoto. Guardando Luke tra le ciglia,<br />

insonnolita, quasi senza pensare, Clary <strong>di</strong>sse: — Hai gli occhi uguali.<br />

Luke batté le palpebre. — Uguali a cosa?<br />

— Uguali ai suoi — <strong>di</strong>sse Clary, spostando lo sguardo assonnato verso Amatis, che sembrava<br />

perplessa. — Lo stesso azzurro.<br />

L'ombra <strong>di</strong> un sorriso passò sul volto <strong>di</strong> Luke. — Be', non è poi così strano, tutto sommato — <strong>di</strong>sse.<br />

— Prima non ho avuto modo <strong>di</strong> fare le presentazioni. Clary, ti presento Amatis Herondale. Mia<br />

sorella.<br />

L'Inquisitore smise <strong>di</strong> parlare non appena Alec e l'alto ufficiale furono abbastanza lontani. Simon lo<br />

seguì lungo lo stretto sentiero illuminato, cercando <strong>di</strong> non guardare verso le torce <strong>di</strong> stregaluce.<br />

Sentiva la mole possente della Guar<strong>di</strong>a che si innalzava davanti a lui come la fiancata <strong>di</strong> una nave<br />

sull'oceano. Le finestre vivamente illuminate macchiavano il cielo <strong>di</strong> una luce argentea. C'erano<br />

anche finestrelle basse, al livello del suolo. Molte avevano delle inferriate, ed erano buie.<br />

Dopo un po' raggiunsero un passaggio ad arco chiuso da una porta <strong>di</strong> legno, su un lato dell'e<strong>di</strong>ficio.<br />

Quando Aldertree si avvicinò e aprì il lucchetto, lo stomaco <strong>di</strong> Simon si strinse. Le persone, lo<br />

notava da quando era un vampiro, avevano un odore che mutava con l'umore. L'Inquisitore puzzava<br />

<strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> forte e amaro, come il caffè, ma molto più sgradevole. Simon sentì nelle gengive il<br />

dolore pungente che precedeva sempre l'apparire dei canini e, passando dalla porta, cercò <strong>di</strong> stare<br />

lontano dall'Inquisitore.<br />

Il corridoio che si apriva oltre la porta era lungo e bianco, quasi un tunnel, e sembrava scavato nella<br />

roccia. L'Inquisitore camminava veloce e la sua stregaluce gettava riflessi vivaci contro i muri. Per<br />

avere delle gambe così corte, si muoveva con notevole rapi<strong>di</strong>tà, girando spesso la testa a destra e a<br />

sinistra e arricciando il naso come ad annusare l'aria, e Simon dovette affrettare il passo. Entrarono<br />

per un portone dai battenti spalancati come ali. Nella grande sala che si apriva dall'altra parte,<br />

Simon vide un anfiteatro con file e file <strong>di</strong> se<strong>di</strong>e, ciascuna occupata da uno Shadowhunter vestito <strong>di</strong><br />

nero. Le loro voci rimbalzavano contro le pareti, molte dai toni accesi dall'ira, e Simon colse<br />

brandelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione, voci sovrapposte e parole soffocate da altre.<br />

— Non abbiamo alcuna prova <strong>di</strong> ciò che vuole Valentine. Non ha comunicato i suoi desideri a<br />

nessuno.<br />

— Che cosa importa quello che vuole? È un rinnegato e un bugiardo. Cre<strong>di</strong> davvero che qualsiasi<br />

tentativo <strong>di</strong> rabbonirlo possa esserci d'aiuto?<br />

— Sapete che una pattuglia ha trovato il corpo <strong>di</strong> un giovane lupo mannaro nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong><br />

Brocelind? Dissanguato. Sembra che Valentine abbia completato il Rituale qui a Idris.<br />

— Con due degli Strumenti Mortali in suo possesso, è più potente <strong>di</strong> qualsiasi Nephilim. Potremmo<br />

non avere scelta.


— Mio cugino è morto, su quella nave a New York! Non possiamo fargliela passare liscia, dopo<br />

tutto quello che ha fatto! Deve pagarla!<br />

Simon rallentò, curioso <strong>di</strong> saperne <strong>di</strong> più, ma l'Inquisitore gli ronzava intorno come una grassa ape<br />

molesta. — An<strong>di</strong>amo, an<strong>di</strong>amo! — <strong>di</strong>ceva, agitando la stregaluce davanti a sé. — Non abbiamo<br />

tempo da perdere. Devo tornare all'assemblea prima che finisca.<br />

Con riluttanza, Simon si lasciò sospingere dall'Inquisitore lungo il corridoio, con quel "Deve<br />

pagarla!" che ancora gli risuonava nelle orecchie. Il ricordo <strong>di</strong> quella notte sulla nave era freddo e<br />

sgradevole. Raggiunsero una porta su cui era intagliata un'unica, semplice runa nera, e l'Inquisitore<br />

tirò fuori una chiave e l'aprì, facendo entrare Simon con un ampio gesto della mano.<br />

La stanza era decorata da un unico arazzo, raffigurante un angelo che emergeva dalle acque <strong>di</strong> un<br />

lago con una spada in una mano e una coppa nell'altra. Simon si <strong>di</strong>strasse un momento, pensando<br />

che aveva già visto sia la Coppa sia la Spada. Solo quando sentì lo scatto <strong>di</strong> una serratura si rese<br />

conto che l'Inquisitore aveva chiuso a chiave la stanza.<br />

Si guardò intorno. Non c'erano mobili, tranne una panca e un tavolino basso. Una campanella<br />

d'argento ornamentale era posata sul tavolino. — Il Portale... È qui dentro? — chiese con incertezza.<br />

— Simon, Simon — Albertree si sfregò e mani, come pregustando una festa <strong>di</strong> compleanno o<br />

qualche altro piacevole evento.<br />

— Hai davvero tanta fretta <strong>di</strong> andartene? Ci sarebbero un paio <strong>di</strong> domande che vorrei farti, prima...<br />

— Okay. — Simon scrollò le spalle, a <strong>di</strong>sagio. — Mi può chiedere ciò che vuole, immagino.<br />

— Come sei <strong>di</strong>sponibile! Che bellezza! — Albertree aveva un sorriso raggiante. — Allora, da<br />

quanto tempo, esattamente, sei un vampiro?<br />

— Circa due settimane.<br />

— E com'è successo? Sei stato aggre<strong>di</strong>to per strada? O nel tuo letto, <strong>di</strong> notte? Sai chi è stato, a<br />

trasformarti?<br />

— Be', non esattamente.<br />

— Ma, ragazzo mio — esclamò Aldertree — come fai a non sapere una cosa del genere? — Lo<br />

sguardo che l'Inquisitore posò su Simon era aperto e curioso. Sembrava così innocuo, pensò Simon.<br />

Come <strong>di</strong> un nonno o un vecchio zio un po' buffo. Quell'odore amaro, probabilmente se l'era<br />

immaginato.<br />

— Non è stato così semplice, in realtà — rispose Simon. E raccontò delle sue due visite al Dumort,<br />

una in forma <strong>di</strong> topo e l'altra perché spinto da un'urgenza irresistibile. Si era sentito come stretto fra<br />

le ganasce <strong>di</strong> una enorme tenaglia e sospinto esattamente nel punto in cui voleva farlo andare. — E<br />

così — concluse Simon — nel momento in cui ho varcato la soglia dell'hotel, sono stato attaccato...<br />

Non so chi è stato quello che mi ha trasformato. Forse sono stati un po' tutti, in un certo senso.<br />

L'Inquisitore schioccò la lingua con <strong>di</strong>sapprovazione. — Santo cielo, santo cielo. Questo non va per<br />

niente bene. È molto fasti<strong>di</strong>oso.<br />

— L'ho pensato anch'io — concordò Simon.<br />

— Il Conclave non ne sarà affatto contento.<br />

— Come? — Simon era sconcertato. — Che cosa può importare al Conclave <strong>di</strong> come sono<br />

<strong>di</strong>ventato un vampiro?<br />

— Be', un conto sarebbe se tu fossi stato aggre<strong>di</strong>to — spiegò Aldertree con <strong>di</strong>spiacere. — Ma tu ci<br />

sei andato con le tue gambe e... be', praticamente ti sei consegnato ai vampiri, capisci? Sembra<br />

quasi che tu volessi <strong>di</strong>ventare uno <strong>di</strong> loro.<br />

— Certo che no! Non è per questo che sono andato all'hotel!


— Ma certo, ma certo. — La voce <strong>di</strong> Aldertree era melliflua. — Passiamo a un altro argomento,<br />

vuoi? — Senza aspettare risposta, proseguì: — Come mai i vampiri ti hanno lasciato sopravvivere e<br />

rinascere, giovane Simon? Considerato che avevi violato il loro territorio, la normale procedura<br />

sarebbe stata quella <strong>di</strong> bere il tuo sangue fino a farti morire, poi bruciare il tuo corpo per impe<strong>di</strong>rti<br />

<strong>di</strong> rinascere.<br />

Simon aprì la bocca per raccontare all'Inquisitore che Raphael l'aveva riaccompagnato all'Istituto e<br />

che poi Clary, Jace e Isabelle l'avevano portato al cimitero ed erano rimasti ad aspettare che uscisse<br />

dalla sua fossa scavando con le mani. Ma esitò. Aveva solo una vaga idea <strong>di</strong> come funzionava la<br />

loro Legge, ma aveva il sospetto che assistere alla rinascita <strong>di</strong> un vampiro e procurargli il sangue<br />

per il suo primo pasto non rientrasse nella normale prassi. — Non lo so — <strong>di</strong>sse. — Non ho idea del<br />

perché mi abbiano trasformato, invece <strong>di</strong> uccidermi.<br />

— Ma uno <strong>di</strong> loro deve averti fatto bere il suo sangue, altrimenti non saresti... be', non saresti quello<br />

che sei oggi. Mi stai <strong>di</strong>cendo che non sai chi sia il vampiro tuo signore?<br />

Il vampiro mio signore? Simon non l'aveva mai pensata in questi termini... Il sangue <strong>di</strong> Raphael gli<br />

era entrato in bocca quasi per un caso. Ed era <strong>di</strong>fficile pensare al ragazzo vampiro come a un<br />

sovrano: Raphael sembrava persino più giovane <strong>di</strong> lui. — Temo <strong>di</strong> no.<br />

— Santo cielo! — sospirò l'Inquisitore. — Che sfortuna.<br />

— Che cosa è una sfortuna?<br />

— Be', il fatto che tu mi stia mentendo, ragazzo. — Aldertree scosse la testa. — E io che speravo<br />

tanto che tu collaborassi. È terribile. Terribile. Non vorresti ripensarci, provare a <strong>di</strong>rmi la verità?<br />

Come un favore personale?<br />

— Ma io gliela sto <strong>di</strong>cendo, la verità!<br />

L'Inquisitore si ammosciò come un fiore senz'acqua.<br />

— Che peccato. — Sospirò <strong>di</strong> nuovo. — Che peccato. — E con queste parole andò alla porta e<br />

<strong>di</strong>ede un colpo secco sul legno, ancora scuotendo la testa.<br />

— Che succede? — La voce <strong>di</strong> Simon era venata <strong>di</strong> allarme e confusione. — E il Portale?<br />

— Il Portale? — Aldertree ridacchiò. — Non avrai pensato davvero che ti avrei lasciato andare così,<br />

vero?<br />

Prima che Simon potesse replicare, la porta si spalancò e riversò nella stanza un manipolo <strong>di</strong><br />

Shadowhunters in tenuta nera. Mani forti si strinsero intorno alle braccia <strong>di</strong> Simon, bloccandolo.<br />

Simon lottò, ma gli calarono un cappuccio in testa. Scalciò alla cieca, un piede colse nel segno e<br />

sentì qualcuno imprecare.<br />

Venne spintonato in<strong>di</strong>etro, brutalmente. Una voce infuocata gli ringhiò all'orecchio: — Fallo <strong>di</strong><br />

nuovo, vampiro, e ti verso l'acqua santa giù per la gola e ti guardo morire sputando sangue.<br />

— Basta così! — La vocetta sottile e preoccupata dell'Inquisitore si levò come un palloncino. —<br />

Basta con le minacce! Voglio solo dare una piccola lezione al nostro ospite.<br />

— Doveva essersi avvicinato, perché Simon sentiva <strong>di</strong> nuovo quello strano odore amaro, filtrato dal<br />

cappuccio. — Simon, Simon — <strong>di</strong>sse Aldertree. — Mi ha fatto tanto piacere conoscerti. Spero<br />

proprio che una notte nelle celle della<br />

Guar<strong>di</strong>a sortisca l'effetto desiderato e che domani mattina tu sia un po' più propenso a collaborare.<br />

Vedo un futuro luminoso, per noi, una volta superato questo piccolo intoppo. — La sua mano si<br />

posò sulla sua spalla. — Portatelo <strong>di</strong> sotto, Nephilim.<br />

Simon urlò, ma il cappuccio soffocò le sue grida. Gli Shadowhunters lo trascinarono fuori e lo<br />

spinsero per una serie infinita <strong>di</strong> tortuosi e labirintici corridoi. Alla fine, arrivarono a una rampa <strong>di</strong><br />

scale e lo spintonarono giù a forza. I pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Simon scivolarono più volte sui gra<strong>di</strong>ni. Non aveva la


minima idea <strong>di</strong> dove si trovasse... Sentiva solo un odore scuro e malsano, come <strong>di</strong> pietra bagnata,<br />

mentre l'aria si faceva più umida e fredda man mano che scendevano.<br />

Alla fine si fermarono. Ci fu un suono raschiante, come <strong>di</strong> ferro trascinato sulla pietra. Simon fu<br />

spinto <strong>di</strong> nuovo e cadde sulle mani e le ginocchia su un duro pavimento. Ci fu un colpo forte e<br />

metallico, come <strong>di</strong> una porta che si chiudeva con violenza, e il suono <strong>di</strong> passi che si allontanavano,<br />

con l'eco sempre più fioco degli stivali sulla pietra. Simon si rimise in pie<strong>di</strong>. Si sfilò il cappuccio<br />

dalla testa e lo buttò a terra. La sensazione <strong>di</strong> soffocamento, <strong>di</strong> calore e <strong>di</strong> chiuso svanì. Resistette<br />

all'impulso <strong>di</strong> riempirsi i polmoni d'aria, perché non ne aveva alcun bisogno: era solo un riflesso<br />

con<strong>di</strong>zionato, ma il petto gli doleva come se avesse rischiato <strong>di</strong> morire asfissiato.<br />

Si trovava in una nuda stanzetta <strong>di</strong> pietra, con una finestrella inferriata in alto, sopra un angusto<br />

letto dall'aria scomoda. Dietro una porticina, c'era un minuscolo bagno con un lavan<strong>di</strong>no e un<br />

gabinetto. Una parete della stanza era interamente fatta <strong>di</strong> sbarre: grosse sbarre <strong>di</strong> ferro dal<br />

pavimento al soffitto, ben salde nella pietra, con una porta, anch'essa fatta <strong>di</strong> sbarre, con un pomolo<br />

d'ottone sul quale era incisa una grossa runa nera. A <strong>di</strong>re il vero, tutte le sbarre erano coperte <strong>di</strong><br />

rune, comprese quelle della finestrella.<br />

Pur sapendo che la porta della cella era certamente chiusa a chiave, Simon non riuscì a resistere alla<br />

tentazione: si avvicinò e afferrò il pomolo. Un dolore straziante gli bruciò la mano. Urlò e ritrasse il<br />

braccio con gli occhi sbarrati. Sottili spire <strong>di</strong> fumo si alzavano dal palmo ustionato: un intrico <strong>di</strong><br />

linee gli si era impresso a fuoco sulla pelle. Sembrava una piccola stella <strong>di</strong> Davide dentro un<br />

cerchio, con rune delicate in ciascuno degli spazi tra le linee.<br />

Era un dolore al calor bianco. Simon chiuse le <strong>di</strong>ta sul palmo e un singulto gli salì alle labbra. — E<br />

questo cos'è? — sussurrò, pensando che nessuno potesse sentirlo.<br />

— È il Sigillo <strong>di</strong> Salomone — rispose una voce. — Dicono che contenga uno dei Veri Nomi <strong>di</strong> Dio.<br />

Respinge i demoni, e anche quelli della tua razza.<br />

Simon si raddrizzò <strong>di</strong> scatto, quasi <strong>di</strong>menticando il dolore alla mano. — Chi sei? Chi ha parlato?<br />

Ci fu un silenzio. Poi: — Sono nella cella accanto alla tua, Diurno — <strong>di</strong>sse la voce. Era una voce<br />

maschile, adulta, lievemente roca. — Le guar<strong>di</strong>e sono rimaste qui sotto mezza giornata per pensare<br />

a come tenerti in gabbia. Quin<strong>di</strong>, se fossi in te, non perderei tempo a cercare <strong>di</strong> fuggire. Faresti<br />

meglio a conservare le forze, finché non avrai scoperto che cosa vuole da te il Conclave.<br />

— Non possono trattenermi qui — protestò Simon. — Io non appartengo a questo mondo. La mia<br />

famiglia si accorgerà che non ci sono... i miei insegnanti...<br />

— Se ne sono occupati loro. Ci sono degli incantesimi abbastanza semplici (li saprebbe fare anche<br />

uno stregone principiante) che possono dare ai tuoi genitori l'illusione che ci sia una ragione<br />

perfettamente legittima per la tua assenza. Una gita scolastica, una visita ai nonni... Si può fare. —<br />

Non c'era minaccia nella sua voce, né dolore: erano dati <strong>di</strong> fatto. — Pensi che non abbiano mai fatto<br />

sparire un Nascosto?<br />

— Tu chi sei? — La voce <strong>di</strong> Simon si spezzò. — Sei un Nascosto anche tu? È qui che ci tengono?<br />

Questa volta non ci fu risposta. Simon lo chiamò <strong>di</strong> nuovo, ma evidentemente il suo vicino <strong>di</strong> cella<br />

aveva deciso che non aveva altro da <strong>di</strong>re. Nulla rispose alle grida <strong>di</strong> Simon se non il silenzio.<br />

Il dolore alla mano si era smorzato. Guardandola, Simon vide che la pelle non era più ustionata, ma<br />

il marchio del sigillo era rimasto impresso sul palmo, come se fosse stato <strong>di</strong>segnato con l'inchiostro.<br />

Si voltò verso le sbarre della cella e si accorse che non tutti i segni erano rune: incise tra una runa e<br />

l'altra c'erano stelle <strong>di</strong> Davide e parole della Torah in ebraico. Le incisioni sembravano appena fatte.<br />

Le guar<strong>di</strong>e sono rimaste qui mezza giornata per pensare a come tenerti in ingabbia, aveva detto la<br />

voce.


Ma, per assurdo, non era solo perché Simon era un vampiro, ma anche perché era ebreo. Avevano<br />

passato mezza giornata a incidere il sigillo <strong>di</strong> Salomone sul pomolo della porta, così, se Simon<br />

l'avesse toccato, si sarebbe ustionato. C'era voluto del tempo per rivoltare contro <strong>di</strong> lui i car<strong>di</strong>ni<br />

della sua stessa fede.<br />

Per qualche ragione, questo ragionamento strappò via ciò che restava della sua forza d'animo. Si<br />

lasciò cadere sul letto e si prese la testa tra le mani.<br />

Princewater Street era buia quando Alec tornò dalla Guar<strong>di</strong>a: le finestre delle case erano chiuse da<br />

imposte o da tende.<br />

Solo qualche lampione sparso <strong>di</strong>segnava sull'acciottolato un cerchio <strong>di</strong> stregaluce bianca. La casa<br />

dei Penhallow era la più luminosa dell'isolato: alle finestre ardevano candele e la porta d'ingresso,<br />

appena socchiusa, lasciava filtrare una striscia <strong>di</strong> luce gialla che si stampava sul vialetto.<br />

Jace era seduto sul muretto <strong>di</strong> pietra che delimitava il giar<strong>di</strong>no dei Penhallow. I suoi capelli erano<br />

illuminati dalla luce <strong>di</strong> un vicino lampione. Alzò gli occhi, quando Alec si avvicinò, e rabbrividì un<br />

poco: indossava solo una giacca, osservò Alec, ma si era fatto freddo, da quando il sole era<br />

tramontato. Il profumo delle ultime rose aleggiava sottile nell'aria fresca.<br />

Alec si sedette pesantemente sul muretto accanto a Jace. — Sei rimasto qui ad aspettarmi per tutto<br />

questo tempo?<br />

— Chi l'ha detto che stavo aspettando te?<br />

— È andato tutto bene, se è questo che ti preoccupa. Ho lasciato Simon con l'Inquisitore.<br />

— L'hai lasciato con lui? Non sei rimasto per assicurarti che tutto filasse liscio?<br />

— È andato tutto bene — ripetè Alec. — L'Inquisitore ha detto che l'avrebbe portato dentro<br />

personalmente e che l'avrebbe rimandato...<br />

— L'Inquisitore ha detto, l'Inquisitore ha detto... — l'interrupe Jace. — Ti ricordo l'ultima volta che<br />

abbiamo avuto a che fare con uno <strong>di</strong> loro. L'Inquisitrice Herondale è andata ben oltre il suo ruolo e,<br />

se non fosse morta, il Conclave l'avrebbe sollevata dall'incarico, forse l'avrebbe persino maledetta.<br />

Chi mi <strong>di</strong>ce che questo Inquisitore non sia un altro pazzo da legare?<br />

— Mi sembrava uno a posto — si giustificò Alec. — Ad<strong>di</strong>rittura simpatico. Con Simon è stato<br />

molto cortese. Senti, Jace: è così che lavora il Conclave. Noi non possiamo avere il controllo su<br />

tutto ciò che succede. Dobbiamo fidarci <strong>di</strong> loro, altrimenti sarà il caos.<br />

— Ultimamente, però, hanno combinato un sacco <strong>di</strong> guai, questo lo devi ammettere.<br />

— Forse — rispose Alec. — Ma se cominci a pensare <strong>di</strong> saperne più del Conclave, e anche della<br />

Legge, <strong>di</strong>venti come l'Inquisitrice. O come Valentine.<br />

Jace trasalì. Era come se Alec gli avesse tirato un pugno.<br />

Alec si sentì sprofondare. — Scusa — gli <strong>di</strong>sse, tendendogli la mano. — Non volevo offenderti...<br />

Un raggio <strong>di</strong> intensa luce gialla tagliò il giar<strong>di</strong>no all'improvviso. Alec alzò gli occhi e vide Isabelle<br />

incorniciata nella porta aperta. Era solo una sagoma in controluce, ma dalle mani sui fianchi si<br />

capiva che era irritata. — Che <strong>di</strong>avolo ci fate, voi due, là fuori? — esclamò. — Qui ci stavamo tutti<br />

chiedendo dove eravate finiti.<br />

Alec tornò a rivolgersi al suo amico. — Jace...<br />

Ma Jace, alzandosi in pie<strong>di</strong>, ignorò la mano tesa <strong>di</strong> Alec. — Sarà meglio per te che le tue idee sul<br />

Conclave siano giuste — fu tutto quello che <strong>di</strong>sse.<br />

Alec rimase a guardare Jace che rientrava in casa a gran<strong>di</strong> passi. Non richiesta, la voce <strong>di</strong> Simon gli<br />

tornò alla mente. Ora mi chiedo <strong>di</strong> continuo se si può tornare in<strong>di</strong>etro, dopo una cosa simile. Se


potremo <strong>di</strong> nuovo essere amici o se quello che avevamo è andato in frantumi. Non per causa sua,<br />

ma mia.<br />

La porta si richiuse, lasciando Alec da solo nel giar<strong>di</strong>no semibuio. Chiuse gli occhi per un momento<br />

e gli apparve <strong>di</strong>etro le palpebre l'immagine <strong>di</strong> un volto. Non <strong>di</strong> Jace, per una volta. Gli occhi <strong>di</strong> quel<br />

viso erano ver<strong>di</strong>, con la pupilla a fessura. Occhi da gatto.<br />

Alec riaprì gli occhi, prese dalla borsa a tracolla una penna e strappò un foglio dal bloc notes a<br />

spirale che usava come <strong>di</strong>ario. Vi scrisse poche parole e poi tracciò con lo stilo la runa del fuoco. La<br />

fiamma avvolse il foglio con inaspettata rapi<strong>di</strong>tà. Alec aprì le <strong>di</strong>ta e il foglio in fiamme si librò a<br />

mezz'aria come una lucciola. Poco dopo, rimase soltanto un filo sottile <strong>di</strong> cenere, che si posò come<br />

polvere bianca sul roseto.


capitolo 5<br />

UN PROBLEMA DI MEMORIA<br />

La luce del pomeriggio svegliò Clary. Una pallida luminescenza le bagnava il viso, illuminandole le<br />

palpebre <strong>di</strong> un rosa intenso. Clary si agitò inquieta tra le lenzuola e con cautela aprì gli occhi.<br />

La febbre era sparita, come pure la sensazione delle ossa che le si scioglievano dentro. Si tirò su e si<br />

guardò intorno incuriosita. La camera in cui si trovava era probabilmente la stanza degli ospiti <strong>di</strong><br />

Amatis. Era piccola e <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> bianco. Sul letto c'era una coperta a quadri <strong>di</strong> lana dai colori vivaci.<br />

Ten<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pizzo velavano le finestre rotonde lasciando entrare cerchi <strong>di</strong> luce. Clary si mise a sedere<br />

lentamente, aspettandosi <strong>di</strong> essere presa dalle vertigini. Ma non successe nulla. Si sentiva in perfetta<br />

forma, persino riposata. Scese dal letto e si guardò. Qualcuno le aveva infilato un pigiama bianco<br />

troppo grande per lei: le maniche le penzolavano comicamente sotto le mani.<br />

Si avvicinò a una delle finestre tonde e sbirciò fuori. Lungo il fianco <strong>di</strong> una collina sorgevano molte<br />

case <strong>di</strong> pietra color oro antico, ammassate le une sulle altre, con tetti rivestiti da tegole che parevano<br />

<strong>di</strong> bronzo. Questo lato della casa <strong>di</strong> Amatis non dava sul canale, ma su un angusto giar<strong>di</strong>netto che,<br />

con l'autunno, si stava tingendo <strong>di</strong> bruno e oro. Un graticcio per rampicanti era appoggiato sul<br />

fianco della casa: un'unica rosa tar<strong>di</strong>va vi restava ancora appesa, coi petali vizzi e anneriti.<br />

La maniglia della porta si mosse e Clary si rimise a letto in tutta fretta. Entrò Amatis, con un<br />

vassoio in mano: inarcò le sopracciglia vedendola sveglia, ma non <strong>di</strong>sse nulla.<br />

— Dov'è Luke? — chiese subito Clary, stringendosi alpetto la coperta, come in cerca <strong>di</strong><br />

rassicurazione.<br />

Amatis appoggiò il vassoio sul tavolino accanto al letto. C'era una tazza con qualcosa <strong>di</strong> caldo e<br />

qualche fetta <strong>di</strong> pane imburrato. — Dovresti mangiare qualcosa — le <strong>di</strong>sse. — Ti sentirai meglio.<br />

— Sto già bene — <strong>di</strong>sse Clary. — Dov'è Luke?<br />

C'era una poltrona dallo schienale alto, accanto al tavolino. Amatis vi si sedette, incrociò le mani in<br />

grembo e osservò Clary con calma. Ora, alla luce del giorno, si vedevano meglio le linee che le<br />

segnavano il volto: sembrava più vecchia <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi anni rispetto alla madre <strong>di</strong> Clary, anche se non<br />

doveva esserci molta <strong>di</strong>fferenza d'età. I suoi capelli castani erano striati <strong>di</strong> grigio, gli occhi arrossati,<br />

come se avesse pianto. — Non è qui.<br />

— "Non è qui" nel senso che è uscito un attimo a prendere sei lattine <strong>di</strong> coca e dei biscotti o "non è<br />

qui" nel senso...<br />

— Se n'è andato stamattina all'alba dopo averti vegliato per tutta la notte. Sulla destinazione, non è<br />

stato molto preciso. — Il tono <strong>di</strong> Amatis era asciutto e, se Clary non si fosse sentita a pezzi, avrebbe<br />

potuto trovare <strong>di</strong>vertente il fatto che quel modo <strong>di</strong> parlare la faceva somigliare a Luke. — Quando<br />

viveva qui, prima <strong>di</strong> andarsene da Idris, prima <strong>di</strong> essere... trasformato, comandava un branco <strong>di</strong> lupi<br />

nella foresta <strong>di</strong> Brocelind. Mi ha detto che voleva tornare da loro, ma non mi ha voluto <strong>di</strong>re né<br />

perché né per quanto tempo. Penso che sarà <strong>di</strong> ritorno tra qualche giorno.<br />

— Quin<strong>di</strong> mi ha... mollato qui? E io dovrei restarmene qui seduta ad aspettare che torni?<br />

— Be', non poteva certo portarti con sé — replicò Amatis. — E non sarà facile per te tornare a casa.<br />

Hai infranto la Legge, venendo qui, e il Conclave non ci passerà sopra, né ti farà tornare a casa tanto<br />

facilmente.<br />

— Io non voglio tornare a casa. — Clary cercò <strong>di</strong> mantenere il controllo. — Sono venuta qui per...<br />

per incontrare una persona. Ho una cosa da fare.<br />

— Luke me l'ha detto — commentò Amatis. — Lascia che ti <strong>di</strong>a un consiglio: troverai Ragnor Fell


solo se lui vorrà essere trovato.<br />

— Ma...<br />

— Clarissa. — Amatis la osservò con occhio indagatore. — Ci atten<strong>di</strong>amo un attacco <strong>di</strong> Valentine<br />

da un momento all'altro. Quasi tutti gli Shadowhunters <strong>di</strong> Idris sono qui in città, protetti dalle <strong>di</strong>fese.<br />

Stare ad Alicante è la cosa più sicura per te.<br />

Clary rimase impietrita. Razionalmente, le parole <strong>di</strong> Amatis avevano un senso, ma non servivano a<br />

placare la voce che, dentro <strong>di</strong> lei, le gridava <strong>di</strong> non aspettare. Doveva trovare Ragnor Fell adesso.<br />

Doveva salvare sua madre adesso, doveva andare adesso. Ricacciò giù il panico e cercò <strong>di</strong> parlare<br />

come se nulla fosse. — Luke non mi ha mai detto che aveva una sorella.<br />

— No — commentò Amatis. — Non è una cosa che <strong>di</strong>rebbe. Non eravamo più molto... legati.<br />

— Luke ha detto che il tuo cognome è Herondale — osservò Clary. — È lo stesso dell'Inquisitrice,<br />

giusto?<br />

— Sì — confermò Amatis, e il suo viso si irrigidì, come se le parole la facessero soffrire. — Era<br />

mia suocera.<br />

Clary ripensò a quello che le aveva raccontato Luke, a proposito dell'Inquisitrice. Che aveva un<br />

figlio e che questo figlio aveva sposato una donna con "legami familiari indesiderabili". — Tu eri<br />

sposata con Stephen Herondale?<br />

Amatis si sorprese. — Conosci il suo nome?<br />

— Sì. Me ne ha parlato Luke. Ma credevo che sua moglie fosse morta. Credevo che fosse per<br />

questo che l'Inquisitrice era così... — orribile, avrebbe voluto <strong>di</strong>re, ma sembrava una cosa crudele.<br />

— Amareggiata — <strong>di</strong>sse infine.<br />

Amatis prese la tazza che aveva portato. La sua mano tremò leggermente nel sollevarla. — Sì, sua<br />

moglie è morta. Si è suicidata. Ma era Celine, la sua seconda moglie. Io ero la prima.<br />

— E avete <strong>di</strong>vorziato?<br />

— Qualcosa del genere. — Amatis allungò la tazza a Clary. — Senti, bevi questo. Devi mettere<br />

qualcosa nello stomaco.<br />

Distrattamente, Clary prese la tazza e mandò giù una bella sorsata. Il liquido aveva un sapore<br />

intenso e salato: non era tè, come aveva pensato, ma brodo. — Okay — <strong>di</strong>sse. — E poi, cos'è<br />

successo?<br />

Amatis guardava lontano. — Eravamo nel Circolo, io e Stephen, insieme a tutti gli altri. Quando<br />

Luke venne trasformato, Valentine ebbe bisogno <strong>di</strong> un nuovo comandante in seconda. E scelse<br />

Stephen. E quando lo scelse, decise che non era opportuno che la moglie del suo più stretto<br />

collaboratore avesse un fratello...<br />

— Lupo mannaro.<br />

— Lui usò un altro termine. — La voce <strong>di</strong> Amatis era piena <strong>di</strong> amarezza. — Convinse Stephen ad<br />

annullare il nostro matrimonio e a trovarsi un'altra moglie, una che Valentine aveva scelto per lui.<br />

Celine era molto giovane e totalmente obbe<strong>di</strong>ente.<br />

— È orribile.<br />

Amatis scosse la testa con una risatina. — È stato tanto tempo fa. Stephen fu gentile con me,<br />

tutto sommato. Mi lasciò questa casa e tornò a vivere nella tenuta degli Herondale, coi suoi genitori<br />

e con Celine. Non lo rivi<strong>di</strong> più. Lasciai il Circolo, naturalmente: non mi avrebbero più voluto.<br />

L'unica <strong>di</strong> loro che continuò a farmi visita fu Jocelyn. Mi tenne informata anche quando decise <strong>di</strong>


andare in cerca <strong>di</strong> Luke... — Amatis si sistemò i capelli grigi <strong>di</strong>etro le orecchie. — Seppi <strong>di</strong> quello<br />

che era successo a Stephen nella Rivolta, dopo che tutto era finito. E Celine... l'avevo o<strong>di</strong>ata, ma mi<br />

<strong>di</strong>spiacque per lei. Si tagliò le vene, <strong>di</strong>cono... sangue dappertutto... — Fece un respiro profondo. —<br />

Rivi<strong>di</strong> Imogen al funerale <strong>di</strong> Stephen, quando deposero il suo corpo nel mausoleo degli Herondale.<br />

Fece finta <strong>di</strong> non conoscermi. La nominarono Inquisitrice poco tempo dopo. Il Conclave riteneva<br />

che nessun altro avrebbe dato la caccia agli ex membri del Circolo più spietatamente <strong>di</strong> lei. E<br />

avevano ragione. Se avesse potuto lavare via il ricordo <strong>di</strong> Stephen col loro sangue, l'avrebbe fatto.<br />

Clary pensò agli occhi geli<strong>di</strong> dell'Inquisitrice, al suo sguardo duro e penetrante, e cercò <strong>di</strong> provare<br />

pietà per lei. — Secondo me, tutto questo l'ha fatta impazzire — commentò. — Impazzire sul serio.<br />

Con me è stata orribile, ma con Jace ha fatto anche peggio. Era come se lo volesse morto.<br />

— È comprensibile — <strong>di</strong>sse Amatis. — Tu somigli molto a tua madre, e tua madre ti ha cresciuto,<br />

ma tuo fratello... — Inclinò la testa. — Lui somiglia a Valentine quanto tu somigli a Jocelyn?<br />

— No — rispose Clary. — Jace non somiglia a nessuno. — Un brivido la percorse, al pensiero <strong>di</strong><br />

Jace. — È qui ad Alicante — <strong>di</strong>sse, pensando ad alta voce. — Se potessi vederlo...<br />

— No. — Amatis parlò con asprezza. — Non puoi uscire da questa casa. Non puoi vedere nessuno.<br />

E sicuramente non puoi vedere tuo fratello.<br />

— Non posso uscire da questa casa? — Clary inorridì. — Vuoi <strong>di</strong>re che sono bloccata qui come una<br />

carcerata?<br />

— Solo per un paio <strong>di</strong> giorni — la riprese Amatis. — E poi, non stai bene. Hai bisogno <strong>di</strong> cure.<br />

L'acqua del lago ti ha quasi uccisa.<br />

— Ma Jace...<br />

— È uno dei Lightwood. Non puoi andare da loro. Se ti vedessero, comunicherebbero subito al<br />

Conclave che ti trovi qui. In quel caso, non saresti l'unica a essere nei guai con la Legge. Lo sarebbe<br />

anche Luke.<br />

Ma i Lightwood non mi tra<strong>di</strong>rebbero davanti al Conclave. Non lo farebbero...<br />

Le parole le morirono sulle labbra. Non c'era modo <strong>di</strong> riuscire a convincere Amatis che i Lightwood<br />

che lei conosceva quin<strong>di</strong>ci anni prima non esistevano più, che Robert e Maryse non erano più due<br />

fanatici pronti a giurare cieca fedeltà al Conclave. Quella donna poteva anche essere la sorella <strong>di</strong><br />

Luke, ma per Clary restava una sconosciuta. Era quasi una sconosciuta anche per Luke. Erano<br />

se<strong>di</strong>ci anni che non si vedevano e, in tutto quel tempo, lui non l'aveva nominata una volta. Clary si<br />

appoggiò ai cuscini, fingendosi stanca. — Hai ragione — <strong>di</strong>sse. — Non mi sento ancora bene. Forse<br />

farei meglio a dormire un po'.<br />

— Buona idea. — Amatis si avvicinò e le prese <strong>di</strong> mano la tazza vuota. — Se vuoi farti la doccia, il<br />

bagno è qui <strong>di</strong> fronte. E ai pie<strong>di</strong> del letto c'è un baule coi miei vecchi vestiti. A occhio e croce,<br />

dovresti avere la stessa taglia che avevo io alla tua età, quin<strong>di</strong> potrebbero andarti bene. Non come il<br />

pigiama — aggiunse con un flebile sorriso che Clary non ricambiò. Era troppo impegnata a<br />

combattere l'impulso <strong>di</strong> picchiare i pugni sul letto per la frustrazione.<br />

Nel momento in cui la porta si chiuse alle spalle <strong>di</strong> Amatis, Clary sgattaiolò giù dal letto e andò in<br />

bagno, sperando che una bella doccia l'aiutasse a schiarirsi le idee. Con sollievo scoprì che, sebbene<br />

gli Shadowhunters fossero così antiquati, non <strong>di</strong>sdegnavano i moderni impianti idraulici con acqua<br />

corrente calda e fredda. C'era persino del sapone con un intenso profumo <strong>di</strong> agrumi, che Clary usò<br />

per togliersi dai capelli il persistente odore del lago Lyn. Quando emerse dal bagno, avvolta in due<br />

asciugamani, si sentiva molto meglio.


In camera, frugò nel baule <strong>di</strong> Amatis. I suoi vestiti erano riposti or<strong>di</strong>natamente fra strati <strong>di</strong> carta<br />

velina. Trovò delle <strong>di</strong>vise scolastiche: maglioni <strong>di</strong> lana merino che avevano sul taschino uno<br />

stemma formato da quattro C <strong>di</strong>sposte schiena contro schiena, gonne a pieghe, camicette con il<br />

colletto a bottoncini e i polsini stretti. C'era anche un vestito bianco avvolto in strati <strong>di</strong> carta<br />

leggera: un abito da sposa, pensò Clary, e lo mise da parte con molta cura. Sotto, c'era un altro<br />

vestito: era <strong>di</strong> raso argenteo, leggero come una garza, con sottili spalline ornate <strong>di</strong> lustrini. Clary<br />

non riusciva a immaginare Amatis con quel vestito, ma... Questo è il genere <strong>di</strong> cose che mia madre<br />

avrebbe messo per andare a ballare con Valentine. Non riuscì a trattenere quel pensiero e lasciò<br />

scivolare il vestito nel baule. Il tessuto era morbido e fresco tra le <strong>di</strong>ta.<br />

E poi, proprio sul fondo del baule, c'era la tenuta nera da Cacciatrice.<br />

Clary la tirò fuori e se l'appoggiò sulle ginocchia con curiosità. La prima volta che aveva visto Jace<br />

e i Lightwood, erano in tenuta da battaglia: giubba e pantaloni aderenti, <strong>di</strong> materiale scuro e<br />

resistente. Ora, da vicino, constatò che il materiale non era elastico: era un cuoio sottile, lavorato<br />

fino a renderlo flessibile. La giubba aveva la zip e i pantaloni avevano passanti complicati: le<br />

cinture degli Shadowhunters erano gran<strong>di</strong> e robuste, fatte per appenderci le armi.<br />

Avrebbe dovuto mettersi una camicetta e forse una gonna, pensò Clary. Era questo che<br />

probabilmente Amatis aveva in mente per lei. Ma la tenuta da battaglia l'attirava. Era sempre stata<br />

curiosa <strong>di</strong> sapere che effetto facesse...<br />

Qualche minuto dopo, gli asciugamani erano appesi ai pie<strong>di</strong> del letto e Clary si osservava allo<br />

specchio, sorpresa <strong>di</strong> sé e non poco <strong>di</strong>vertita. La tenuta da Cacciatrice le stava a pennello: era<br />

aderente ma non troppo e le abbracciava le curve delle gambe e del petto. Anzi, creava<br />

l'impressione che Clary avesse delle curve, il che era una sorta <strong>di</strong> novità. Non riusciva a farla<br />

sembrare una terribile guerriera (Clary dubitava fortemente che esistesse qualcosa in grado <strong>di</strong><br />

arrivare a tanto), ma se non altro la faceva sembrare più alta e i capelli, in contrasto col tessuto<br />

scuro, apparivano straor<strong>di</strong>nariamente luminosi. In effetti... somiglio a mia madre, pensò Clary con<br />

un tuffo al cuore.<br />

Ed era vero. Jocelyn aveva sempre avuto un filo <strong>di</strong> durezza d'acciaio sotto l'apparenza da<br />

bambolina. Clary si era spesso chiesta che cosa fosse successo nel passato <strong>di</strong> sua madre per renderla<br />

così: forte e inflessibile, tenace e impavida. Tuo fratello somiglia a Valentine quanto tu somigli a<br />

Jocelyn?, le aveva chiesto Amatis, e Clary avrebbe voluto rispondere che lei non somigliava affatto<br />

a sua madre, che sua madre era bellissima e lei invece no. Ma la Jocelyn che Amatis aveva<br />

conosciuto era la ragazza che aveva complottato per fermare Valentine, stipulando l'alleanza tra i<br />

Nephilim e i Nascosti che aveva spezzato il Circolo e salvato gli Accor<strong>di</strong>. Quella Jocelyn non<br />

avrebbe mai accettato <strong>di</strong> starsene buona buona in casa ad aspettare, mentre il resto del mondo<br />

cadeva in frantumi.<br />

Senza fermarsi a pensare, Clary andò alla porta e chiuse il chiavistello. Poi si avvicinò alla finestra e<br />

l'aprì. Il graticcio aggrappato al muro esterno era... come una scala, si <strong>di</strong>sse Clary. Proprio come<br />

una scala. ..e le scale sono perfettamente sicure.<br />

Fece un respiro profondo e scavalcò il davanzale.<br />

Le guar<strong>di</strong>e tornarono a prendere Simon il mattino seguente. Lo scrollarono per svegliarlo da un<br />

sonno inquieto e pieno <strong>di</strong> strani sogni. Questa volta non lo bendarono per salire ai piani superiori,<br />

così Simon potè lanciare una rapida occhiata oltre le sbarre della cella accanto alla sua. Ma se aveva<br />

sperato <strong>di</strong> poter vedere il proprietario della voce roca che aveva parlato con lui la sera prima, rimase<br />

deluso. L'unica cosa visibile oltre le sbarre era un mucchio <strong>di</strong> stracci buttati in un angolo.<br />

Le guar<strong>di</strong>e portarono Simon lungo una serie <strong>di</strong> grigi corridoi: marciavano a passo rapido ed erano<br />

pronte a dargli una scrollata se si soffermava a guardare qualcosa troppo a lungo. Alla fine,


arrivarono in una stanza riccamente rivestita <strong>di</strong> carta da parati. Alle pareti c'erano ritratti <strong>di</strong> uomini e<br />

donne in tenuta da battaglia entro cornici decorate da rune. Sotto uno dei ritratti più gran<strong>di</strong> c'era un<br />

<strong>di</strong>vano rosso, sul quale era seduto l'Inquisitore con una specie <strong>di</strong> coppa d'argento in mano. La offrì a<br />

Simon.<br />

— Sangue? — gli chiese. — Sarai affamato ormai. — Inclinò la coppa verso Simon. La vista del<br />

liquido rosso che conteneva lo colpì con forza, come pure l'odore. Ogni sua vena sembrò tendersi<br />

verso quel sangue come i fili <strong>di</strong> una marionetta mossi da un burattinaio. La sensazione fu<br />

sgradevole, quasi dolorosa. — È... umano?<br />

Aldertree ridacchiò. — Ragazzo mio! Non essere ri<strong>di</strong>colo. È sangue <strong>di</strong> cervo. Freschissimo.<br />

Simon non <strong>di</strong>sse niente. Il labbro inferiore gli pizzicava, dove i canini erano usciti dal loro alveo.<br />

Sentì in bocca il gusto del proprio sangue, che lo riempì <strong>di</strong> nausea.<br />

La faccia <strong>di</strong> Aldertree si arricciò come una prugna secca.<br />

— Santo cielo. — Si girò verso le guar<strong>di</strong>e. — Ora lasciateci soli — or<strong>di</strong>nò. Le guar<strong>di</strong>e si<br />

allontanarono. Solo il Console, fermo sulla soglia, lanciò a Simon un'occhiata <strong>di</strong> palese <strong>di</strong>sgusto.<br />

— No, grazie — <strong>di</strong>sse Simon, con la gola secca. — Non voglio il sangue.<br />

— I tuoi canini <strong>di</strong>cono una cosa <strong>di</strong>versa, giovane Simon — osservò Aldertree giovialmente. —<br />

Tieni. Bevilo. — Protese la coppa verso <strong>di</strong> lui e l'odore del sangue sembrò <strong>di</strong>ffondersi per tutta la<br />

stanza come il profumo delle rose inun giar<strong>di</strong>no.<br />

I canini <strong>di</strong> Simon si sguainarono come lame, in tutta la loro lunghezza, e affondarono nel labbro. Il<br />

dolore fu come uno schiaffo. Simon si mosse, quasi contro la sua volontà, prese con foga la coppa<br />

dalla mano dell'Inquisitore e la scolò in tre sorsi. Poi, rendendosi conto <strong>di</strong> ciò che aveva fatto, la<br />

appoggiò sul bracciolo del <strong>di</strong>vano. La mano gli tremava. Inquisitore uno, Simon zero, pensò.<br />

— Spero che la notte in cella non sia stata troppo sgradevole. Quelle celle non sono pensate come<br />

camere <strong>di</strong> tortura, ragazzo, ma piuttosto come spazi <strong>di</strong> riflessione forzata.La riflessione aiuta a<br />

centrare la mente, non ti pare? È essenziale, per schiarirsi le idee. Spero proprio che tu ti siafatto<br />

qualche bel ragionamento là dentro. Sembri un giovanotto riflessivo. Ho portato giù quella coperta<br />

personalmente, sai? — <strong>di</strong>sse l'Inquisitore con un cenno del capo.<br />

— Non vorrei mai che tu sentissi freddo.<br />

— Sono un vampiro — gli ricordò Simon. — Noi non sentiamo freddo.<br />

— Oh — fece l'Inquisitore con delusione.<br />

— Però ho apprezzato molto le stelle <strong>di</strong> Davide e il sigillo <strong>di</strong> Salomone — aggiunse secco Simon.<br />

— È sempre bello, quando qualcuno s'interessa alla mia religione.<br />

— Ah sì, ma certo, ma certo! — Aldertree s'illuminò.<br />

— Meravigliose, quelle incisioni, vero? Assolutamente affascinanti e, naturalmente, infallibili.<br />

Qualsiasi tentativo<strong>di</strong> toccare la porta della cella ti scioglierebbe la pelle delle mani! — Ridacchiò,<br />

chiaramente <strong>di</strong>vertito al pensiero. — Comunque, potresti fare un passo in<strong>di</strong>etro per me, giovanotto?<br />

Come favore, come semplice favore, capisci?<br />

Simon fece un passo in<strong>di</strong>etro.<br />

Non successe niente, ma gli occhi gonfi dell'Inquisitore si sgranarono, sulla pelle tesa e lucida della<br />

faccia. — Vedo, vedo — <strong>di</strong>sse con un filo <strong>di</strong> fiato.<br />

— Vede cosa?<br />

— Guarda dove sei, giovane Simon. Guardati intorno. Simon si guardò intorno. Non era cambiato


nulla nella stanza e gli ci volle un momento per capire che cosa intendesse Aldertree: Simon era in<br />

una chiazza <strong>di</strong> sole che entrava <strong>di</strong> sghembo da un'alta finestra.<br />

Aldertree non stava nella pelle per l'entusiasmo. — Sei sotto la luce <strong>di</strong>retta del sole e questo non ha<br />

alcuna conseguenza su <strong>di</strong> te. Non ci volevo credere... Voglio <strong>di</strong>re, mi era stato riferito, naturalmente,<br />

ma non avevo mai visto niente <strong>di</strong> simile prima d'ora.<br />

Simon non <strong>di</strong>sse niente. Non gli sembrava che ci fosse qualcosa da aggiungere.<br />

— La domanda che ti faccio — proseguì Aldertree — è: tu sai perché sei così?<br />

— Forse perché sono più simpatico degli altri vampiri. — Simon si pentì imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong> aver<br />

parlato. Gli occhi <strong>di</strong> Aldertree si socchiusero e una vena gli si gonfiò sulla tempia, come un grasso<br />

verme. Era chiaro che non gra<strong>di</strong>va le battute <strong>di</strong> spirito, a meno che non fossero le sue.<br />

— Molto <strong>di</strong>vertente, molto <strong>di</strong>vertente — <strong>di</strong>sse. — Allora ti chiedo: sei sempre stato un Diurno, sin<br />

dal momento in cui sei uscito dalla tomba?<br />

— No. — Simon parlò con cautela. — No. All'inizio il sole mi bruciava. Anche un unico raggio <strong>di</strong><br />

luce mi avrebbe scottato la pelle.<br />

— Appunto. — Aldertree annuì vigorosamente, come a significare che era quello il modo in cui le<br />

cose sarebbero dovute andare. — E quando, esattamente, ti sei accorto che potevi stare alla luce del<br />

giorno senza soffrire?<br />

— È stato la mattina dopo la grande battaglia sulla nave <strong>di</strong> Valentine...<br />

— Durante la quale sei stato catturato da Valentine, è giusto? Ti ha catturato e ti ha tenuto<br />

prigioniero sulla nave, con l'intenzione <strong>di</strong> usare il tuo sangue per completare il Rituale della<br />

Trasformazione Infernale.<br />

— Mi pare che lei sappia già tutto — <strong>di</strong>sse Simon. — Non le servo a granché.<br />

— Oh, no, niente affatto! — esclamò Aldertree alzandole mani al cielo. Aveva delle mani molto<br />

piccole, osservòSimon, così piccole che sembravano un po' fuori luogo, attaccate in fondo a quelle<br />

braccia grassocce. — Tu mi puoi essere molto utile, mio caro ragazzo! Per esempio, non posso<br />

evitare <strong>di</strong> chiedermi se, sulla nave, è successo qualcosache ti ha cambiato. Non ti viene in mente<br />

niente?<br />

Ho bevuto il sangue <strong>di</strong> Jace, pensò Simon, quasi propenso a riferirlo all'Inquisitore solo per dargli<br />

fasti<strong>di</strong>o. Ma poi, con un sussulto, si rese conto <strong>di</strong> quel che aveva fatto: Ho bevuto il sangue <strong>di</strong> Jace!<br />

Che fosse stato proprio quello, a cambiarlo? Era possibile? E, possibile o impossibile che fosse,<br />

Simon poteva rivelare all'Inquisitore quello che Jace aveva fatto? Proteggere Clary era una cosa,<br />

proteggere Jace un'altra. Simon non gli doveva niente.<br />

Ma non era del tutto vero: Jace gli aveva offerto il proprio sangue e con quello gli aveva salvato la<br />

vita. Un altro Shadowhunter l'avrebbe fatto, per un vampiro? E, supponendo che Jace l'avesse fatto<br />

solo per amore <strong>di</strong> Clary, faceva <strong>di</strong>fferenza? Ripensò alle proprie parole: Avrei potuto ucciderti. E<br />

Jace: Te l'avrei lasciato fare. Chissà in che guai si sarebbe cacciato Jace se il Conclave avesse<br />

saputo che aveva salvato la vita <strong>di</strong> Simon e in quale modo.<br />

— Non ricordo niente <strong>di</strong> quello che è successo sulla nave — <strong>di</strong>sse Simon. — Credo che Valentine<br />

mi abbia drogato.<br />

La faccia <strong>di</strong> Aldertree si ammosciò. — Questa è una notizia terribile. Terribile. Mi <strong>di</strong>spiace così<br />

tanto sentirtela <strong>di</strong>re.<br />

— Dispiace anche a me — <strong>di</strong>sse Simon, anche se non era per niente vero.


— Quin<strong>di</strong>, non c'è proprio niente che ricor<strong>di</strong>, nessun dettaglio pittoresco...<br />

— Ricordo solo che quando Valentine mi ha aggre<strong>di</strong>to sono svenuto. E quando finalmente mi sono<br />

risvegliato... ero sul pick-up <strong>di</strong> Luke, <strong>di</strong>retto a casa. Non ricordo nient'altro.<br />

— Santo cielo, santo cielo. — Aldertree raccolse le falde del mantello intorno a sé. — Vedo che i<br />

Lightwood ti vogliono piuttosto bene. Ma gli altri membri del Conclave non saranno così...<br />

comprensivi. Tu sei stato catturato da Valentine, sei uscito da quello scontro con un nuovo e<br />

particolarissimo potere che prima non avevi e adesso hai trovato il modo <strong>di</strong> arrivare nel cuore <strong>di</strong><br />

Idris. Lo capisci anche tu come le cose possono sembrare, viste dall'esterno?<br />

Se il cuore <strong>di</strong> Simon avesse potuto battere, ora avrebbe battuto all'impazzata. — Lei pensa che io sia<br />

una spia <strong>di</strong> Valentine!<br />

Aldertree lo guardò scandalizzato. — Ragazzo mio, ragazzo mio... Io mi fido <strong>di</strong> te, naturalmente.<br />

Mi fido <strong>di</strong> te implicitamente! Ma il Conclave... Oh, il Conclave... Temo che loro saranno molto<br />

sospettosi. Speravamo tanto che tu potessi aiutarci. Capisci? E poi... non dovrei <strong>di</strong>rtelo, ma sento<br />

che posso fidarmi <strong>di</strong> te, caro il mio ragazzo. Sai, il Conclave è in guai molto seri.<br />

— Il Conclave? — Simon era stor<strong>di</strong>to. — Ma cosa ha a che fare questo con...<br />

— Devi sapere — proseguì Aldertree — che il Conclave è spaccato in due: una guerra intestina,<br />

<strong>di</strong>ciamo, in tempo <strong>di</strong> guerra. Sono stati commessi degli errori, dalla precedente Inquisitrice e da<br />

altri. Ma non è il caso <strong>di</strong> soffermarsi su questo. Però, ve<strong>di</strong>, ora è la stessa autorità del Conclave, del<br />

Console e dell'Inquisitore che viene messa in dubbio. Valentine sembra sempre un passo avanti<br />

rispetto a noi, come se conoscesse in anticipo i nostri piani. Il Consiglio non vuole ascoltare i miei<br />

suggerimenti, né quelli <strong>di</strong> Malachi, non dopo quello che è successo a New York.<br />

— Credevo che fosse l'Inquisitrice a...<br />

— Fu Malachi a conferirle l'incarico. Naturalmente, non poteva prevedere che lei sarebbe impazzita<br />

fino a quel punto...<br />

— Però — osservò Simon un po' acido — il problema è sempre <strong>di</strong> come le cose sembrano, viste<br />

dall'esterno.<br />

La vena sulla fronte <strong>di</strong> Aldertree si gonfiò <strong>di</strong> nuovo. — Bravo — commentò. — Sei perspicace. Le<br />

apparenze sono molto importanti, specialmente in politica. Puoi con<strong>di</strong>zionare le masse a tuo<br />

piacere, a patto che tu abbia una buona storia. — Si protese in avanti con gli occhi inchiodati in<br />

quelli <strong>di</strong> Simon. — Ti voglio raccontare io una storia, che inizia così. Una volta i Lightwood erano<br />

nel Circolo. A un certo punto rinnegarono il Circolo, ma ottennero clemenza, a con<strong>di</strong>zione che<br />

rimanessero fuori dai confini <strong>di</strong> Idris, si trasferissero a New York e assumessero la <strong>di</strong>rezione<br />

dell'Istituto. Con il loro impeccabile comportamento cominciarono a riacquistare la fiducia del<br />

Conclave. Però sapevano che Valentine era ancora vivo: loro sono sempre rimasti suoi fedeli<br />

servitori. Hanno accolto suo figlio.<br />

— Ma non sapevano che...<br />

— Zitto — ringhiò l'Inquisitore, e Simon chiuse subito la bocca. — Loro l'hanno aiutato a trovare<br />

gli Strumenti Mortali e l'hanno assistito nel Rituale della Trasformazione Infernale. L'Inquisitrice<br />

aveva scoperto che cosa stavano complottando, e per questo hanno fatto in modo che restasse uccisa<br />

durante la battaglia sulla nave. E adesso i Lightwood sono qui, nel cuore del Conclave, per spiare i<br />

nostri piani e rivelarli a Valentine, in modo che lui possa sconfiggerci e piegare tutti i Nephilim alla<br />

sua volontà. Per giunta hanno portato anche te, un vampiro che sopporta la luce del sole. Per<br />

<strong>di</strong>strarci dai loro veri piani: riportare il Circolo alla sua gloria iniziale e <strong>di</strong>struggere la Legge. —<br />

L'Inquisitore si protese verso Simon coi suoi occhietti suini che brillavano. — Che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questa


storia, vampiro?<br />

— Dico che è pura follia — rispose Simon. — E ha più buchi <strong>di</strong> Kent Avenue a Brooklyn, che, per<br />

inciso, non viene riasfaltata da anni. Non capisco dove spera <strong>di</strong> arrivare con questa...<br />

— Sperare? — ripetè Aldertree. — Io non spero, Nascosto. Io so, per certo; nel profondo del cuore.<br />

So che è mio sacro dovere salvare il Conclave.<br />

— Con una menzogna? — chiese Simon.<br />

— Con una buona storia — lo corresse Aldertree. — Tutti i gran<strong>di</strong> politici intessono gran<strong>di</strong> storie<br />

per ispirare il loro popolo.<br />

— Non c'è niente che possa ispirare, nell'incolpare i Lightwood <strong>di</strong> tutto.<br />

— Qualcuno deve essere sacrificato — <strong>di</strong>chiarò Aldertree. La sua faccia era lucida <strong>di</strong> sudore<br />

appicicaticcio. — Se il Consiglio avrà un nemico comune, se avrà una ragione per tornare a fidarsi<br />

del Conclave, potrà ricompattarsi. Che cosa vale un'unica famiglia in confronto a tutto questo?<br />

Comunque, non credo che possa succedere granché, ai ragazzi Lightwood. Loro non verranno<br />

incolpati <strong>di</strong> niente. Be', forse il più grande, ma gli altri...<br />

— Lei non può fare questo! — esclamò Simon. — Nessuno crederà alla sua storia.<br />

— La gente crede a quello che vuole credere — commentò Aldertree. — E il Conclave vuole un<br />

capro espiatorio. Io glielo posso dare. Ma per farlo, mi servi tu.<br />

— Io? Cosa c'entro io?<br />

— Devi confessare! — La faccia dell'Inquisitore era scarlatta per l'eccitazione. — Devi confessare<br />

<strong>di</strong> essere al servizio dei Lightwood e <strong>di</strong> essere in combutta con Valentine. Confessa, e io sarò<br />

clemente con te. Ti rimanderò tra la tua gente. Te lo giuro. Ma ho bisogno della tua confessione,<br />

perché il Conclave possa credere alla mia versione.<br />

— Lei vuole che io confessi il falso — replicò Simon. Sapeva che stava solo ripetendo quello che<br />

l'Inquisitore aveva già detto, ma la sua mente turbinava <strong>di</strong> pensieri e non riusciva ad afferrarne<br />

nemmeno uno. Le facce dei Lightwood gli vorticavano nella testa: Alec, che trasaliva mentre<br />

salivano insieme alla Guar<strong>di</strong>a, gli occhi scuri <strong>di</strong> Isabelle sollevati verso i suoi; Max chino sul suo<br />

libro.<br />

E Jace. Jace era uno <strong>di</strong> loro, era come se avesse il loro sangue nelle vene. L'Inquisitore non aveva<br />

fatto il suo nome, ma Simon sapeva che anche Jace avrebbe pagato, con tutti gli altri. E se lui avesse<br />

sofferto, Clary avrebbe sofferto. Come gli era capitato, pensò Simon, <strong>di</strong> trovarsi così legato a queste<br />

persone? A queste persone che vedevano in lui solo un Nascosto, un mezzosangue nel migliore dei<br />

casi?<br />

Sollevò gli occhi verso quelli dell'Inquisitore. Erano <strong>di</strong> uno strano colore, neri come il carbone:<br />

guardarli era come guardare nelle tenebre. — No — <strong>di</strong>sse. — No, non lo farò mai.<br />

— Il sangue che ti ho offerto — <strong>di</strong>sse Aldertree — è tutto quello che avrai, finché non mi darai una<br />

risposta <strong>di</strong>versa.— Non c'era gentilezza nella sua voce, nemmeno falsa. —Ti sorprenderà quanto<br />

possa essere feroce la tua sete.<br />

Simon non <strong>di</strong>sse nulla.<br />

— Un'altra notte in cella, allora — concluse l'Inquisitore alzandosi in pie<strong>di</strong> e prendendo la<br />

campanella sul tavolino per chiamare le guar<strong>di</strong>e. — È un posto tranquillo, vero? Ritengo che<br />

un'atmosfera tranquilla possa essere <strong>di</strong> grande aiuto a chi ha problemi <strong>di</strong> memoria, non trovi?<br />

Clary era convinta <strong>di</strong> poter ricordare la strada fatta con Luke, la sera prima, ma non era così.


Puntare verso il centro della città le sembrò l'idea migliore per orientarsi ma, una volta ritrovato il<br />

cortile <strong>di</strong> pietra col pozzo, non sapeva più se andare a destra o a sinistra. Optò per la sinistra e finì in<br />

un dedalo <strong>di</strong> stra<strong>di</strong>ne serpeggianti, tutte uguali, perdendosi sempre <strong>di</strong> più a ogni svolta.<br />

Finalmente sbucò in una strada più grande, costeggiata <strong>di</strong> negozi. Passavano numerosi pedoni, ma<br />

nessuno la degnava <strong>di</strong> una seconda occhiata. Alcuni <strong>di</strong> loro erano in tenuta da battaglia, ma la<br />

maggior parte era in borghese. L'aria era fredda e quasi tutti indossavano cappotti lunghi e fuori<br />

moda. Il vento era pungente e Clary pensò con rimpiangito al suo bel cappotto <strong>di</strong> velluto verde,<br />

appeso nella stanza, degli ospiti <strong>di</strong> Amatis.<br />

Luke non aveva mentito, quando le aveva detto che gli Shadowhunters erano venuti dai quattro<br />

angoli del mondo per il summit. Clary incrociò una donna in<strong>di</strong>ana con un magnifico sari dorato e un<br />

paio <strong>di</strong> lame ricurve appese a una catena alla cintura. Un uomo alto, con la pelle scura e i tratti<br />

spigolosi degli Aztechi, guardava la vetrina <strong>di</strong> un'armeria; aveva i polsi coperti <strong>di</strong> braccialetti che<br />

erano fatti dello stesso materiale duro e luminoso delle torri antidemoni. Più in là, un uomo con una<br />

tunica bianca da nomade consultava una mappa della città. Fu questo a dare a Clary il coraggio <strong>di</strong><br />

avvicinarsi a una donna imbacuccata in un pesante cappotto <strong>di</strong> broccato per chiederle la strada per<br />

Princewater Street. Se c'era un momento in cui gli abitanti della città non si sarebbero insospettiti<br />

davanti a qualcuno che non sapeva dove andare, il momento era quello.<br />

Il suo istinto non sbagliava: senza la minima esitazione, la donna le <strong>di</strong>ede una rapida serie <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>cazioni. — E poi a destra, alla fine dell'Oldcastle Canal. Attraversi il ponte <strong>di</strong> pietra e arrivi a<br />

Princewater Street. — Le sorrise. — Cerchi qualcuno in particolare?<br />

— I Penhallow.<br />

— Oh, è la casa blu coi profili dorati. Il retro dà sul canale. È grande. Non puoi sbagliare.<br />

Un po' si sbagliò. La casa era grande, ma Clary la oltrepassò, prima <strong>di</strong> rendersi conto dell'errore e <strong>di</strong><br />

girarsi per guardarla meglio. Era color indaco, più che blu. Del resto, non tutti erano così attenti ai<br />

colori. La maggior parte della gente non sapeva <strong>di</strong>stinguere tra un giallo limone e un giallo<br />

zafferano. Come se si somigliassero anche solo vagamente! E poi, i profili della casa non erano<br />

dorati: erano color bronzo, un bel bronzo scuro, come se fosse lì da molti anni. Tutto, in quella città,<br />

era così antico...<br />

Basta!, si rimproverò Clary. Faceva sempre così, quando era nervosa: lasciava vagare la mente a<br />

casaccio. Si sfregò le mani sulle gambe dei pantaloni: aveva i palmi umi<strong>di</strong> e sudati. Al contatto, il<br />

tessuto era ruvido e secco, come pelle <strong>di</strong> serpente.<br />

Salì i gra<strong>di</strong>ni dell'ingresso e sollevò il pesante batacchio. Aveva la forma <strong>di</strong> un paio d'ali d'angelo.<br />

Quando lo lasciò cadere, il suono riecheggiò all'interno come quello <strong>di</strong> un'enorme campana. Un<br />

attimo dopo la porta si spalancò e si affacciò Isabelle Lightwood, con gli occhi sgranati per la<br />

sorpresa.<br />

— Clary!<br />

Clary sorrise debolmente. — Ciao, Isabelle.<br />

Isabelle si appoggiò allo stipite della porta, con la faccia desolata. — Oh, cavoli.<br />

Di nuovo nella cella, Simon crollò sul letto, ascoltando i passi delle guar<strong>di</strong>e che si allontanavano.<br />

Un'altra notte. Un'altra notte in prigione, in attesa che "ricordasse". Lo capisci anche tu come le<br />

cose sembrano, viste dall'esterno, si <strong>di</strong>sse. Nemmeno nelle sue peggiori paure, nei suoi incubi più<br />

spaventosi, gli era mai venuto in mente che qualcuno potesse ritenerlo complice <strong>di</strong> Valentine.<br />

Valentine o<strong>di</strong>ava i Nascosti, lo sapevano tutti. Valentine l'aveva accoltellato, gli aveva prosciugato il


sangue e l'aveva lasciato lì a morire. Ma questo, bisognava ammetterlo, l'Inquisitore non lo sapeva.<br />

Sentì un fruscio dall'altra parte del muro. — Mi stavo chiedendo se saresti tornato — <strong>di</strong>sse la stessa<br />

voce roca della notte precedente. — Suppongo che tu non abbia dato all'Inquisitore quello che vuole<br />

da te...<br />

— Credo <strong>di</strong> no — rispose Simon, avvicinandosi al muro. Passò le <strong>di</strong>ta sulla pietra, come in cerca <strong>di</strong><br />

una fessura, <strong>di</strong> un forellino da cui poter vedere, ma non c'era nulla. — Chi sei?<br />

— È un uomo ostinato, Aldertree — <strong>di</strong>sse la voce, come se Simon non avesse parlato. —<br />

Continuerà a provarci.<br />

Simon si appoggiò al muro umido. — Allora prevedo che starò qui per un po'.<br />

— Immagino che tu non voglia <strong>di</strong>rmi che cosa vuole Aldertree da te.<br />

— E perché lo vuoi sapere?<br />

La risatina che rispose a Simon suonava come metallo che grattasse la pietra. — Sono in questa<br />

cella da più tempo <strong>di</strong> te, Diurno, e come ve<strong>di</strong> non c'è molto con cui tenere la mente occupata.<br />

Qualsiasi <strong>di</strong>strazione può essermi d'aiuto.<br />

Simon s'intrecciò le <strong>di</strong>ta sullo stomaco. Il sangue <strong>di</strong> cervo gli aveva tolto il pungolo della fame, ma<br />

non l'aveva placata. — Continui a chiamarmi in quel modo — <strong>di</strong>sse.<br />

— Diurno.<br />

— Ho sentito le guar<strong>di</strong>e chiamarti così. Un vampiro che può stare alla luce del sole. Nessuno ha mai<br />

visto niente <strong>di</strong> simile.<br />

— Eppure avete già una parola. Comodo.<br />

— È una parola dei Nascosti, non del Conclave. Ci sono leggende che parlano <strong>di</strong> creature come te.<br />

Mi sorprende che tu non le conosca.<br />

— Non è da molto tempo che sono un Nascosto — <strong>di</strong>sse Simon. — E tu sembri sapere molte cose<br />

<strong>di</strong> me.<br />

— Alle guar<strong>di</strong>e piace chiacchierare — spiegò la voce.<br />

— E i Lightwood che appaiono da un Portale con un vampiro moribondo e sanguinante... be',<br />

questa è una chiacchiera succulenta. Anche se, devo <strong>di</strong>re, non mi aspettavo<strong>di</strong> vederti comparire<br />

qui... Non finché non hanno iniziato a prepararti la cella. Mi sorprende che i Lightwood l'abbiano<br />

permesso.<br />

— Perché non avrebbero dovuto? — <strong>di</strong>sse Simon amaramente. — Io non sono niente. Sono solo un<br />

Nascosto.<br />

— Forse per il Console — ragionò la voce. — Ma per i Lightwood...<br />

— Per i Lightwood, cosa?<br />

Ci fu una breve pausa. — Gli Shadowhunters che vivono fuori da Idris, soprattutto coloro che<br />

gestiscono gli Istituti, tendono a essere più tolleranti. Il Conclave, invece, è molto più...<br />

conservatore.<br />

— E tu? — chiese Simon. — Sei un Nascosto anche tu?<br />

— Un Nascosto? — Simon non ne era certo, ma gli parve <strong>di</strong> cogliere una punta <strong>di</strong> astio nella voce<br />

dello sconosciuto, come se la domanda l'avesse offeso. — Mi chiamo Samuel. Samuel Blackburn.<br />

Io sono un Nephilim. Anni fa ero nel Circolo, con Valentine. Io li ho massacrati, i Nascosti, nella<br />

Rivolta. Non sono uno <strong>di</strong> loro.


— Ah — Simon deglutì la saliva. La sua bocca sapeva <strong>di</strong> sale. Ricordò che i membri del Circolo <strong>di</strong><br />

Valentine erano stati catturati e puniti dal Conclave. Tutti, tranne quelli come i Lightwood, che<br />

erano riusciti a patteggiare o che avevano accettato l'esilio in cambio del perdono. — Sei qui dai<br />

tempi della Rivolta?<br />

— No. Dopo la Rivolta sono riuscito a scappare da Idris. Sono rimasto lontano per anni, e poi,<br />

stupidamente, pensando che mi avessero <strong>di</strong>menticato, sono tornato. Ovviamente, mi hanno catturato<br />

appena ho messo piede a Idris. Il Conclave ha i suoi mo<strong>di</strong> per rintracciare i nemici. Mi hanno<br />

trascinato davanti all'Inquisitrice e sono stato interrogato per giorni. Alla fine, mi hanno buttato qui<br />

dentro. — Samuel sospirò. — In francese, questo tipo <strong>di</strong> prigione si chiama oubliette. Significa<br />

"luogo dell'oblio", "<strong>di</strong>menticatoio". È qui che si butta l'immon<strong>di</strong>zia che non si vuole ricordare,<br />

perché marcisca senza <strong>di</strong>sturbare nessuno con il suo fetore.<br />

— Okay. Io sono un Nascosto, quin<strong>di</strong> sono immon<strong>di</strong>zia. Ma tu no. Tu sei un Nephilim.<br />

— Sono un Nephilim che era in combutta con Valentine. Per questo non sono migliore <strong>di</strong> te. Anzi,<br />

sono peggiore. Sono un tra<strong>di</strong>tore.<br />

— Ma ci sono un sacco <strong>di</strong> altri Shadowhunters che in passato erano membri del Circolo. I<br />

Lightwood, i Penhallow...<br />

— Si sono tutti pentiti e hanno voltato le spalle a Valentine. Io no.<br />

— Tu no? E perché?<br />

— Perché ho più paura <strong>di</strong> Valentine che del Conclave — rivelò Samuel. — E se tu fossi<br />

ragionevole, Diurno, anche tu avresti più paura <strong>di</strong> lui.<br />

— Ma tu dovresti essere a New York! — esclamò Isabelle. — Jace ci ha detto che avevi cambiato<br />

idea, che volevi restare con tua madre!<br />

— Jace ha mentito — <strong>di</strong>sse Clary con voce incolore. — Era lui che non mi voleva qui, quin<strong>di</strong> ha<br />

mentito a me sull'ora della partenza e ha mentito a voi <strong>di</strong>cendovi che avevo cambiato idea. Ti<br />

ricor<strong>di</strong> che una volta mi hai detto che Jace non mente mai? Be', non è vero.<br />

— Di solito non lo fa — <strong>di</strong>sse Isabelle, che era impalli<strong>di</strong>ta. — Senti, sei venuta qui per... voglio<br />

<strong>di</strong>re, tutto questo ha qualcosa a che fare con Simon?<br />

— Con Simon! No. Simon è al sicuro a New York, grazie a Dio. Anche se la prenderà malissimo,<br />

visto che non è nemmeno riuscito a salutarmi. — L'espressione vacua <strong>di</strong> Isabelle cominciava a darle<br />

fasti<strong>di</strong>o. — Dai, Isabelle, fammi entrare, devo vedere Jace.<br />

— Allora... sei venuta qui per conto tuo? Hai avuto il permesso dal Conclave? Ti prego, <strong>di</strong>mmi che<br />

hai avuto il permesso dal Conclave.<br />

— Non esattamente...<br />

— Hai infranto la Legge! — Il tono <strong>di</strong> voce <strong>di</strong> Isabelle si alzò, poi crollò. Proseguì, quasi in un<br />

sussurro: — Se Jace lo scopre, comincerà a dare i numeri. Clary, tu devi tornare a casa.<br />

— No. Io devo stare qui — replicò Clary senza sapere bene da dove le venisse tutta quella<br />

testardaggine. — E devo parlare con Jace.<br />

— Ora non è un buon momento. — Isabelle si guardava intorno ansiosa, come sperando <strong>di</strong> vedere<br />

qualcuno a cui chiedere aiuto per allontanare Clary da quella casa. — Per favore, tornatene a New<br />

York, per favore.<br />

— Credevo <strong>di</strong> esserti simpatica, Izzy. — Clary giocò la carta del senso <strong>di</strong> colpa.<br />

Isabelle si mor<strong>di</strong>cchiò un labbro. Indossava un abito bianco e aveva i capelli raccolti in alto.


Sembrava più giovane del solito. Dietro <strong>di</strong> lei, Clary vide un ingresso dal soffitto alto, decorato da<br />

<strong>di</strong>pinti a olio dall'aria antica. — Certo che mi sei simpatica. È solo che Jace... Od<strong>di</strong>o, ma che cosa ti<br />

sei messa addosso? Dove l'hai trovata, quella tenuta da battaglia?<br />

Clary si guardò. — È una storia lunga.<br />

— Non puoi entrare in casa vestita così. Se Jace ti vede...<br />

— Be', e anche se mi vedesse? Isabelle, io sono venuta qui per mia madre... per mia madre! Forse<br />

Jace non mi vuole qui, ma non può costringermi a restare a casa. Io devo stare qui. Mia madre si<br />

aspetta che faccia questo per lei. Anche tu lo faresti, per tua madre, no?<br />

— Certo che lo farei — rispose Isabelle. — Ma, Clary, Jace ha le sue ragioni...<br />

— Allora gra<strong>di</strong>rei molto conoscerle. — Clary passò sotto il braccio <strong>di</strong> Isabelle e sgattaiolò<br />

nell'ingresso della casa.<br />

— Clary! — gridò Isabelle lanciandosi all'inseguimento. Ma Clary era già a metà dell'ingresso.<br />

Notò, con la metà della mente che non era concentrata a schivare Isabelle, che la casa era simile a<br />

quella <strong>di</strong> Amatis, alta e stretta, ma decisamente più grande e più riccamente arredata. L'ingresso si<br />

apriva su una stanza con alte finestre affacciate su un ampio canale. Passavano sull'acqua bianche<br />

imbarcazioni, le vele come soffioni portati dal vento. Un ragazzo dai capelli neri era seduto su un<br />

<strong>di</strong>vano, vicino a una delle finestre, immerso nella lettura.<br />

— Sebastian! — chiamò Isabelle. — Non farla salire <strong>di</strong> sopra!<br />

Il ragazzo alzò gli occhi, sorpreso, e un attimo dopo era <strong>di</strong> fronte a Clary, a sbarrarle l'accesso alle<br />

scale. Clary si fermò <strong>di</strong> scatto. Non aveva mai visto nessuno muoversi così rapidamente, a parte<br />

Jace. Il ragazzo non era per niente trafelato. Anzi, le stava sorridendo.<br />

— Dunque, questa è la famosa Clary. — Il sorriso gli illuminò il volto e Clary si sentì mancare il<br />

respiro. Per anni aveva <strong>di</strong>segnato una sua personale graphic novel, in continuo sviluppo: era la<br />

storia del figlio <strong>di</strong> un re colpito da una male<strong>di</strong>zione che faceva morire tutti quelli che amava. In lui,<br />

principe misterioso, romantico e tenebroso, aveva riversato tutte le sue fantasie. E ora eccolo lì,<br />

davanti ai suoi occhi: la stessa carnagione pallida, gli stessi capelli arruffati, gli occhi così scuri che<br />

le pupille sembravano fondersi nell'iride; gli stessi zigomi alti, gli stessi occhi profon<strong>di</strong> dalle lunghe<br />

ciglia. Clary era sicura <strong>di</strong> non aver mai visto prima quel ragazzo, eppure...<br />

Anche lui, del resto, sembrava confuso. — Forse ci siamo... già incontrati? — Senza parole, Clary<br />

scosse la testa.<br />

— Sebastian! — Isabelle era furiosa. I capelli le erano sfuggiti dalle mollette e le ricadevano sulle<br />

spalle. — Non fare il carino con lei. Non dovrebbe essere qui. Clary, tornatene a casa.<br />

Con uno sforzo, Clary <strong>di</strong>stolse lo sguardo da Sebastian e lanciò un'occhiataccia a Isabelle. — A casa<br />

a New York? E come ci dovrei tornare?<br />

— Come ci sei venuta, qui? — le chiese Sebastian. — Intrufolarsi ad Alicante è una bella impresa.<br />

— Sono venuta attraverso un Portale — spiegò Clary.<br />

— Un Portale? — Isabelle era stupefatta. — Ma non ci sono più Portali, a New York. Valentine li ha<br />

<strong>di</strong>strutti tutti e due.<br />

— Non ti devo nessuna spiegazione — <strong>di</strong>sse Clary. — Non finché non ne avrò io da te. Tanto per<br />

cominciare, dov'è Jace?<br />

— Non c'è — rispose Isabelle, nello stesso momento in cui Sebastian <strong>di</strong>ceva: — È <strong>di</strong> sopra.


Isabelle lo aggredì. — Sebastian! Chiu<strong>di</strong> quella bocca!<br />

Sebastian era perplesso. — Ma è sua sorella. Non cre<strong>di</strong> che vorrebbe vederla?<br />

Isabelle aprì la bocca e poi la richiuse. Clary vedeva che stava valutando le opzioni: era meglio<br />

spiegare le complicate relazioni tra Clary e Jace a Sebastian, che era all'oscuro <strong>di</strong> tutto, o fare una<br />

brutta sorpresa a Jace? Alla fine alzò le braccia al cielo in un gesto sconsolato. — E va bene, Clary<br />

— <strong>di</strong>sse, con una rabbia nella voce del tutto insolita per lei. — Vai, fai quello che ti pare, senza<br />

badare a chi farai soffrire. Tanto tu fai sempre così, no?<br />

Ahi. Clary le lanciò un'occhiata contrariata, poi guardò Sebastian, che si fece silenziosamente da<br />

parte. Volò su per le scale, vagamente consapevole delle voci al piano <strong>di</strong> sotto: era Isabelle che se la<br />

prendeva con Sebastian. Isabelle era fatta così: se c'era un ragazzo nei <strong>di</strong>ntorni e una colpa da<br />

addossare a qualcuno, Isabelle l'avrebbe sicuramente addossata a lui.<br />

La scala portava a un pianerottolo con una finestra a bovindo che dava sulla città. Seduto nella<br />

strombatura della finestra, un ragazzino leggeva un libro. Alzò gli occhi su Clary e batté le palpebre,<br />

sorpreso. — Io ti conosco.<br />

— Ciao, Max, sono Clary... la sorella <strong>di</strong> Jace. Ti ricor<strong>di</strong>? — Max si illuminò. — Mi hai spiegato tu<br />

come si legge Naruto — esclamò mostrandole il giornalino. — Guarda, ne ho un altro. Questo si<br />

chiama...<br />

— Max, adesso non ho tempo. Ti prometto che più tar<strong>di</strong> guarderò il tuo giornalino. Ora, però, sai<br />

<strong>di</strong>rmi dov'è Jace?<br />

La faccia <strong>di</strong> Max si rattristò. — In quella stanza — <strong>di</strong>sse, in<strong>di</strong>cando l'ultima porta in fondo al<br />

corridoio. — Volevo andarci anch'io, con lui, ma mi ha detto che doveva fare delle cose da gran<strong>di</strong>.<br />

Non fanno che ripetermelo tutti, da quando siamo qui.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace — <strong>di</strong>sse Clary, ma la sua mente non era già più lì, stava correndo avanti. Che cosa<br />

avrebbe detto a Jace? E che cosa le avrebbe detto lui! Avvicinandosi alla porta, pensava: Sarà<br />

meglio tenere un tono conciliante:se comincio a urlare, lui si metterà subito sulla <strong>di</strong>fensiva. Deve<br />

capire che io qui sono al mio posto, esattamente come lui. Non ho bisogno <strong>di</strong> essere protetta come<br />

una tazza<strong>di</strong> porcellana. Anch'io sono forte...<br />

Spalancò la porta. La stanza sembrava una specie <strong>di</strong> biblioteca, con le pareti coperte <strong>di</strong> libri. Era<br />

molto luminosa: la luce entrava a fiotti da una grande finestra panoramica. Al centro della stanza<br />

c'era Jace. Ma non era solo. Tutt'altro. C'era una ragazza dai capelli scuri con lui, una ragazza che<br />

Clary non aveva mai visto prima. E i due erano avvinghiati in un abbraccio passionale.


capitolo 6<br />

SANGUE CATTIVO<br />

Clary ebbe un capogiro, come se tutta l'aria fosse stata risucchiata <strong>di</strong> colpo dalla stanza. Cercò <strong>di</strong><br />

arretrare, ma inciampò e urtò nella porta con la spalla. La porta si chiuse con un colpo secco e Jace<br />

e la ragazza si sciolsero dal loro abbraccio.<br />

Clary era impietrita. La stavano fissando entrambi. Notò che la ragazza aveva i capelli lisci e neri,<br />

lunghi fino alle spalle, e che era molto carina. I primi bottoni della camicetta erano aperti e<br />

s'intravedeva una spallina <strong>di</strong> pizzo. Le venne da vomitare.<br />

Le mani della ragazza corsero alla camicetta e i bottoni furono riallacciati rapidamente. Non<br />

sembrava contenta. — Scusa — <strong>di</strong>sse, aggrottando la fronte — ma tu chi sei?<br />

Clary non rispose. Stava guardando Jace, che stava guardando lei, allibito. La sua pelle aveva perso<br />

ogni traccia <strong>di</strong> colore e faceva risaltare i cerchi scuri intorno agli occhi. Guardava Clary come se le<br />

stesse puntando contro un fucile.<br />

— Aline. — La voce <strong>di</strong> Jace era priva <strong>di</strong> calore e <strong>di</strong> colore. — Lei è Clary, mia sorella.<br />

— Ah. Ah. — La faccia <strong>di</strong> Aline si rilassò in un sorriso lievemente imbarazzato. — Scusa! Che<br />

razza <strong>di</strong> modo <strong>di</strong> incontrarsi! Ciao, io sono Aline.<br />

Si avvicinò a Clary ancora sorridendo, la mano tesa. Non credo dì poterla toccare, pensò Clary con<br />

un profondo senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto. Guardò Jace, che sembrò leggerle negli occhi. Senza sorridere, prese<br />

Aline per le spalle e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Aline rimase sorpresa, scrollò le spalle e si<br />

<strong>di</strong>resse alla porta senza aggiungere altro.<br />

Clary restò sola con Jace. Sola con lui che continuava a guardarla come se fosse il suo incubo<br />

peggiore <strong>di</strong>ventato realtà.<br />

— Jace — gli <strong>di</strong>sse, facendo un passo verso <strong>di</strong> lui.<br />

Jace arretrò, come se Clary fosse ricoperta da qualche sostanza velenosa. — In nome dell'Angelo,<br />

Clary, cosa ci fai qui?<br />

Nonostante tutto, la durezza del suo tono la ferì. — Potresti almeno fingere <strong>di</strong> essere contento <strong>di</strong><br />

vedermi. Almeno un pochino.<br />

— Non sono contento <strong>di</strong> vederti — le rispose. Aveva ripreso un po' <strong>di</strong> colore, ma le ombre sotto gli<br />

occhi erano ancora scure e contrastavano con la pelle chiara. Clary aspettò che aggiungesse<br />

qualcos'altro, ma era come se a lui bastasse fissarla con palese orrore. Clary notò che le maniche<br />

della maglia nera che indossava erano larghe, come se avesse perso peso, e che le unghie erano<br />

rosicchiate fino alla carne viva. — Neanche un po'.<br />

— Questo non sei tu — <strong>di</strong>sse Clary. — O<strong>di</strong>o quando ti comporti così...<br />

— Ah sì, non ti piace? Bene, allora farò meglio a smetterla, okay? In fondo, anche tu mi ascolti<br />

sempre.<br />

— Non avevi alcun <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare quello che hai fatto! — sbottò lei, all'improvviso furiosa. —<br />

Mentirmi in quel modo. Non avevi alcun <strong>di</strong>ritto.<br />

— Io avevo tutti i <strong>di</strong>ritti! — gridò lui. Non aveva mai gridato con lei, prima, pensò Clary. — Avevo<br />

tutti i <strong>di</strong>ritti, stupida, stupida ragazzina. Io sono tuo fratello e...


— E cosa? Sono <strong>di</strong> tua proprietà? Io non sono <strong>di</strong> tua proprietà, che tu sia mio fratello o no!<br />

La porta <strong>di</strong>etro a Clary si spalancò. Era Alec, vestito con una giacca lunga, blu scuro, e i capelli neri<br />

scompigliati. Aveva gli stivali infangati e un'espressione incredula sulla faccia solitamente calma.<br />

— Ma cosa cavolo succede qui dentro? — esclamò, spostando lo sguardo da Jace a Clary, al colmo<br />

dello stupore. — Volete uccidervi?<br />

— Per niente — <strong>di</strong>sse Jace. Come per magia, osservò Clary, ogni sua emozione - la furia, il panico -<br />

era stata cancellata. Jace era tornato alla solita gelida calma. — Clary se ne sta andando.<br />

— Bene — <strong>di</strong>sse Alec. — Perché devo parlarti, Jace.<br />

— Nessuno in questa casa <strong>di</strong>ce mai: «Ciao, che bello vederti»? — chiese Clary a nessuno in<br />

particolare.<br />

Era molto più facile lavorare sul senso <strong>di</strong> colpa <strong>di</strong> Alec che su quello <strong>di</strong> Isabelle. — È bello vederti,<br />

Clary — le <strong>di</strong>sse Alec. — A parte il fatto, naturalmente, che non dovresti essere qui. Isabelle mi ha<br />

detto che sei venuta da sola in qualche modo, e ne sono molto colpito.<br />

— Potresti evitare <strong>di</strong> incoraggiarla? — intervenne Jace.<br />

— Okay, però adesso ho davvero bisogno <strong>di</strong> parlarti, Jace. Clary, puoi lasciarci qualche minuto?<br />

— Anch'io ho bisogno <strong>di</strong> parlare con lui — replicò Claryl — A proposito <strong>di</strong> nostra madre...<br />

— Non mi va <strong>di</strong> parlare — <strong>di</strong>sse Jace. — Con nessuno <strong>di</strong> voi, a <strong>di</strong>re la verità.<br />

— Invece sì — ribatté Alec. — Ti va eccome.<br />

— Ne dubito — <strong>di</strong>sse Jace. Era tornato a guardare Clary.<br />

— Non sei venuta qui da sola, vero? — le <strong>di</strong>sse lentamente, come rendendosi conto che la<br />

situazione era ancora peggiore <strong>di</strong> quel che pensava. — Chi è venuto con te?<br />

Non c'era motivo <strong>di</strong> mentire. — Luke — <strong>di</strong>sse Clary. — Luke è venuto con me.<br />

Jace sbiancò. — Ma Luke è un Nascosto. Tu sai che cosa fa il Conclave ai Nascosti che entrano<br />

nella Città <strong>di</strong> Vetro senza autorizzazione? Che attraversano le <strong>di</strong>fese senza permesso? Venire a Idris<br />

è una cosa, ma entrare ad Alicante... L'avete detto a qualcuno?<br />

— No — <strong>di</strong>sse Clary con un mezzo sussurro. — So cosa stai per <strong>di</strong>re...<br />

— Che se tu e Luke non tornate a New York imme<strong>di</strong>ata mente lo scoprirete da soli?<br />

Per un momento Jace rimase in silenzio, fissando Clary. La <strong>di</strong>sperazione nel suo sguardo la<br />

sconvolse. Era lui che minacciava lei, dopotutto, non il contrario.<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse Alec nel silenzio, con una sfumatura <strong>di</strong>panico nella voce. — Non ti sei chiesto<br />

dove sono stato tutto il giorno?<br />

— Hai una giacca nuova — osservò Jace senza guardarlo. — Sarai andato a fare shopping. Anche<br />

se mi sfugge perché sei così ansioso <strong>di</strong> infasti<strong>di</strong>rmi con una cosa del genere.<br />

— Non sono andato a fare shopping — ribatté Alec furioso. — Sono andato...<br />

La porta si aprì <strong>di</strong> nuovo. In uno svolazzo <strong>di</strong> bianco, Isabelle si precipitò nella biblioteca,<br />

sbattendosi la porta alle spalle.<br />

Guardò Clary e scosse la testa. — Te l'avevo detto che avrebbe dato i numeri — commentò.<br />

— Figurarsi! Ricominci subito con il solito «te l'avevo detto» — ironizzò Jace. — Che classe!


Clary lo guardò inorri<strong>di</strong>ta. — Come puoi scherzare? — sussurrò. — Hai appena minacciato Luke.<br />

Luke, che ti vuole bene e si fida <strong>di</strong> te. E solo perché è un Nascosto. Che cosa ti sta succedendo?<br />

Isabelle inorridì. — Luke è qui? Oh, Clary...<br />

— Non è qui — precisò Clary. — Se n'è andato, stamattina, e non so dove. Ma adesso so perché ha<br />

dovuto andarsene. — Quasi non riusciva a sopportare la vista <strong>di</strong> Jace. — Bene. Avete vinto voi.<br />

Non avremmo mai dovuto venire. Non avrei mai dovuto aprire quel Portale.<br />

— Aprire quel Portale? — Isabelle era stupefatta. — Clary, solo uno stregone può aprire un Portale.<br />

E non ce ne sono molti in giro. L'unico Portale, qui a Idris, è alla Guar<strong>di</strong>a.<br />

— Che è il motivo per cui devo parlarti — sibilò Alec a Jace, che sembrava stare ancora peggio <strong>di</strong><br />

prima, notò Clary con sorpresa: sembrava sul punto <strong>di</strong> svenire. — Riguardo all'incarico che ho<br />

eseguito ieri sera, la consegna che ho fatto alla Guar<strong>di</strong>a...<br />

— Alec, smettila. Smettila! — gridò Jace. La cruda <strong>di</strong>sperazione nella sua voce fece ammutolire<br />

Alec, che chiuse la bocca e rimase a fissarlo, con un labbro stretto tra i denti. Ma Jace non lo vedeva<br />

nemmeno: stava guardando Clary,con gli occhi duri come il <strong>vetro</strong>. Poi parlò. — Hai ragione — le<br />

<strong>di</strong>sse con voce strozzata, come se tirasse fuori a forzale parole. — Non saresti mai dovuta venire. Ti<br />

avevo detto che questo non era un posto sicuro per te, lo so, ma non era vero. La verità è che io non<br />

ti voglio qui, perché sei impulsiva e avventata e rovinerai tutto. È così che sei. Tu non stai mai<br />

attenta, Clary.<br />

— Rovinare... tutto? — Clary riuscì a trovare il fiato solo per un sussurro.<br />

— Oh, Jace — mormorò Isabelle con tristezza, come se quello ferito fosse stato lui. Jace non la<br />

guardò: i suoi occhi erano fissi su Clary.<br />

— Tu ti butti sempre nelle cose a testa bassa, senza pensare — aggiunse Jace. — E lo sai anche tu,<br />

Clary. Non saremmo mai finiti al Dumort, se non fosse stato per te.<br />

— E Simon sarebbe morto! Non conta niente, questo? Sarò anche stata impulsiva, ma...<br />

La voce <strong>di</strong> Jace si alzò. — Forse?<br />

— Non mi sembra che tutte le decisioni che ho preso fossero sbagliate! L'hai detto anche tu, dopo<br />

quello che ho fatto sulla nave, che ho salvato la vita a tutti.<br />

Quel poco <strong>di</strong> colore che restava sul volto <strong>di</strong> Jace sparì. Con un'improvvisa e incre<strong>di</strong>bile cattiveria,<br />

<strong>di</strong>sse: — Zitta, Clary, sta' ZITTA.<br />

— Sulla nave? — Lo sguardo <strong>di</strong> Alec danzava dall'uno all'altra, sconcertato. — Cos'è successo,<br />

sulla nave? Jace...<br />

— Te l'ho detto solo per farti smettere <strong>di</strong> frignare! — gridò Jace, ignorando Alec, ignorando tutto,<br />

tranne Clary. Lei sentì la forza del suo improvviso scatto d'ira come un'onda e rischiò <strong>di</strong> cadere. —<br />

Sei un <strong>di</strong>sastro per tutti noi, Clary! Sei una mondana e lo sarai sempre. Non sarai mai una<br />

Cacciatrice. Tu non sai pensare come noi, non sai pensare a ciò che è meglio per tutti. Tu pensi solo<br />

a te stessa! Ma ora c'è una guerra in corso, o ci sarà presto, e io non ho né il tempo né la voglia <strong>di</strong><br />

starti appresso per evitare che tu faccia ammazzare qualcuno <strong>di</strong> noi!<br />

Clary lo fissava. Non riusciva a pensare a niente da replicare. Jace non le aveva mai parlato così.<br />

Non aveva mai immaginato che lui potesse parlarle in quel modo. Per quanto lo avesse fatto<br />

arrabbiare, in passato, non le aveva mai parlato come se la o<strong>di</strong>asse.<br />

— Vattene a casa, Clary — concluse. Sembrava stanchissimo, come se lo sforzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle ciò che<br />

veramente pensava<strong>di</strong> lei l'avesse prosciugato. — Vattene a casa.


Tutti i piani <strong>di</strong> Clary si <strong>di</strong>ssolsero: le speranze abbozzate <strong>di</strong> cercare Fell, <strong>di</strong> salvare sua madre, <strong>di</strong><br />

ritrovare Luke... Non contavano più niente. Non le veniva nessuna parola da <strong>di</strong>re. Si avvicinò alla<br />

porta. Alec e Isabelle si scostarono per farla passare. Nessuno dei due la guardò: <strong>di</strong>stolsero lo<br />

sguardo, con un'espressione sconvolta e imbarazzata. Clary sapeva che avrebbe dovuto sentirsi<br />

umiliata, oltre che arrabbiata. Ma non era così. Si sentiva solo morta dentro.<br />

Sulla porta, si girò a guardare Jace. Lui la stava ancora fissando. La luce che entrava dalla finestra<br />

alle sue spalle gli lasciava in ombra il volto. Clary vedeva solo luminosi frammenti <strong>di</strong> sole che gli<br />

sfioravano i capelli chiari, come fossero schegge <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>.<br />

— La prima volta che mi hai detto che Valentine era tuo padre, non ci volevo credere — gli <strong>di</strong>sse.<br />

— Non solo perché non volevo che fosse vero, ma perché non gli assomigliavi per niente. Non ho<br />

mai pensato che tu potessi somigliargli. Invece gli somigli. Gli somigli molto.<br />

E uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.<br />

— Vogliono farmi morire <strong>di</strong> fame — <strong>di</strong>sse Simon.<br />

Era <strong>di</strong>steso sul pavimento della cella, con la schiena sulla fredda pietra. Da quell'angolazione,<br />

vedeva il cielo dalla finestrella. Nei primi giorni dopo la Trasformazione, quando pensava <strong>di</strong> non<br />

poter più rivedere la luce del giorno, si era ritrovato a pensare incessantemente al sole e al cielo, al<br />

modo in cui il colore del cielo cambia durante il giorno: il cielo pallido del mattino, l'azzurro<br />

intenso del mezzogiorno, l'oscurità blu cobalto del crepuscolo. Era rimasto sveglio nel buio, con un<br />

corteo <strong>di</strong> colori azzurri che gli marciava nella mente. Ora, <strong>di</strong>steso sulla schiena nella cella sotto la<br />

Guar<strong>di</strong>a, si chiese se i colori del cielo gli fossero stati restituiti solo per fargli passare quel poco che<br />

restava della sua vita in quel dannato posto, con solo un ritaglio <strong>di</strong> cielo visibile dall'inferriata<br />

dell'unica finestra della cella.<br />

— Hai sentito cosa ho detto? — Alzò la voce. — L'Inquisitore vuole farmi morire <strong>di</strong> fame. Niente<br />

più sangue.<br />

Ci fu un fruscio, un u<strong>di</strong>bile sospiro, poi Samuel parlò. — Ho sentito, ma non vedo cosa posso farci<br />

io. — E aggiunse:<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace per te, Diurno, se ti può servire.<br />

— No, non mi serve — ammise Simon. — L'Inquisitore vuole che io menta. Vuole che gli <strong>di</strong>ca che<br />

i Lightwood sono in combutta con Valentine. E poi mi manderà a casa. — Rotolò sullo stomaco e le<br />

pietre gli punsero la pelle.<br />

— Non so perché te lo sto <strong>di</strong>cendo. Probabilmente non hai neanche idea <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> cui sto<br />

parlando.<br />

Samuel fece un verso a metà tra una risata chioccia e un colpo <strong>di</strong> tosse. — Lo so benissimo.<br />

Conoscevo i Lightwood. Eravamo insieme nel Circolo. I Lightwood, i Wayland, i Pangborn, gli<br />

Herondale, i Penhallow. Tutte le migliori famiglie <strong>di</strong> Alicante.<br />

— E Hodge Starkweather — aggiunse Simon, ripensando al tutore dei Lightwood. — C'era anche<br />

lui, giusto?<br />

— Sì — <strong>di</strong>sse Samuel. — Ma la sua famiglia non era <strong>di</strong> quelle che godevano <strong>di</strong> buona fama. Hodge<br />

si era si era mostrato piuttosto promettente, una volta, ma temo che non sia mai stato all'altezza<br />

delle aspettative. — Tacque. — Aldertree ha sempre o<strong>di</strong>ato i Lightwood, naturalmente, sin da<br />

quando eravamo bambini. Lui non era ricco, né intelligente, né bello, e... be', loro non erano molto<br />

gentili con lui. Credo che non li abbia mai perdonati.


— Ricco? — <strong>di</strong>sse Simon. — Credevo che tutti i Cacciatori venissero pagati dal Conclave. Come,<br />

non so, come nel comunismo, o qualcosa del genere.<br />

— In teoria, tutti i Cacciatori vengono pagati in modo equo e giusto — spiegò Samuel. — Alcuni,<br />

come quelli che hanno un'alta posizione al Conclave o che hanno gran<strong>di</strong> responsabilità (come<br />

gestire un Istituto, ad esempio), ricevono un salario più alto. Poi ci sono quelli che vivono fuori da<br />

Idris e scelgono <strong>di</strong> fare sol<strong>di</strong> nel mondo dei mondani: non è proibito, a patto che ne versino una<br />

quota al Conclave. Ma... — Samuel esitò — ... tu hai visto la casa dei Penhallow, no? Che te ne<br />

pare?<br />

Simon vi tornò con la mente. — Molto stravagante.<br />

— È una delle più belle case <strong>di</strong> Alicante — <strong>di</strong>sse Samuel.— E ne hanno un'altra, una tenuta in<br />

campagna, come quasi tutte le famiglie ricche. Ve<strong>di</strong>, i Nephilim hanno anche unaltro modo <strong>di</strong> fare<br />

sol<strong>di</strong>. Il "bottino", lo chiamano. Quando un Cacciatore uccide un demone o un Nascosto, tuttele sue<br />

cose <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong> proprietà del Cacciatore. Quin<strong>di</strong>, se un ricco stregone infrange la Legge e viene<br />

ucciso da un Nephilim...<br />

Simon rabbrividì. — Quin<strong>di</strong>, uccidere i Nascosti è un buon affare?<br />

— Può esserlo — commentò Samuel amaramente. — Se non ti fai troppi scrupoli su chi vai ad<br />

ammazzare. Ora capisci perché c'è tanta opposizione verso gli Accor<strong>di</strong>: vanno a intaccare il<br />

portafogli degli Shadowhunters, che oradevono fare molta attenzione, prima <strong>di</strong> ammazzare un Na<br />

scosto. Forse è per questo che io mi unii al Circolo. La miafamiglia non era mai stata ricca. Ed<br />

essere guardato dall'alto in basso solo perché non volevo accettare denaro sporco <strong>di</strong> sangue... —<br />

S'interruppe.<br />

— Ma anche il Circolo uccideva i Nascosti — obiettò Simon.<br />

— Perché pensavano che fosse il loro dovere — spiegò Samuel. — Non per avi<strong>di</strong>tà. Anche se<br />

adesso non riesco a immaginare come ho fatto a dare tanto peso a questa <strong>di</strong>fferenza. — La sua voce<br />

sembrava esausta. — Era per Valentine. Aveva qualcosa <strong>di</strong> speciale. Riusciva a convincerti <strong>di</strong><br />

qualsiasi cosa. Ho un ricordo, in particolare: ero con Valentine e avevo le mani che grondavano<br />

sangue. Guardavo il corpo <strong>di</strong> una donna morta, e pensavo che ciò che avevo fatto era assolutamente<br />

giusto, perché l'aveva detto Valentine.<br />

— Una Nascosta morta?<br />

Samuel, dall'altra parte del muro, fece un respiro spezzato. Poi <strong>di</strong>sse: — Devi capire che avrei fatto<br />

qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Ciascuno <strong>di</strong> noi avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Anche i<br />

Lightwood. L'Inquisitore lo sa, ed è questo che sta cercando <strong>di</strong> sfruttare. Ma tieni presente questo:<br />

se ce<strong>di</strong> e accusi i Lightwood, c'è comunque la possibilità che Aldertree ti uccida, per chiuderti la<br />

bocca per sempre. Dipende solo da quanto l'idea <strong>di</strong> essere misericor<strong>di</strong>oso lo farà sentire potente al<br />

momento <strong>di</strong> decidere.<br />

— Non importa — <strong>di</strong>sse Simon. — Non lo voglio fare. Non voglio tra<strong>di</strong>re i Lightwood.<br />

— Davvero? — Samuel sembrava poco convinto. — C'è una ragione per cui non vuoi? Ci tieni così<br />

tanto, ai Lightwood?<br />

— Qualsiasi cosa <strong>di</strong>cessi su <strong>di</strong> loro, sarebbe una menzogna.<br />

— Ma è la menzogna che lui vuole sentire. Tu ci vuoi tornare, a casa, non è vero?<br />

Simon fissò il muro, come se in qualche modo potesse attraversarlo con lo sguardo e vedere l'uomo<br />

dall'altra parte. — Tu lo faresti? Mentiresti?<br />

Samuel tossì: una tosse rantolante, da malato. Del resto, nelle celle c'era umido e freddo: se per


Simon non faceva alcuna <strong>di</strong>fferenza, per un normale essere umano doveva essere un problema serio.<br />

— Se fossi in te, non cercherei un consiglio morale da me — <strong>di</strong>sse Samuel. — Sì, probabilmente io<br />

mentirei. Ho sempre messo al primo posto la mia pelle.<br />

— Sono sicuro che non è vero.<br />

— In realtà — ammise Samuel — è proprio vero. Una cosa che imparerai quando sarai più vecchio,<br />

Simon, è che quando la gente ti <strong>di</strong>ce qualcosa <strong>di</strong> molto sgradevole su <strong>di</strong> sé, generalmente è vero.<br />

Ma io non <strong>di</strong>venterò più vecchio, pensò Simon. Ad alta voce <strong>di</strong>sse: — È la prima volta che mi<br />

chiami Simon. Simon, non Diurno.<br />

— Credo <strong>di</strong> sì.<br />

— E per quanto riguarda i Lightwood... — riprese Simon. — Non è che mi stiano poi così<br />

simpatici. Cioè, Isabelle mi è simpatica e, in un certo modo, anche Alec e Jace. Ma c'è una ragazza<br />

<strong>di</strong> mezzo. E Jace è suo fratello.<br />

Quando Samuel rispose, la sua voce suonò per la prima volta sinceramente <strong>di</strong>vertita. — C'è sempre<br />

una ragazza <strong>di</strong> mezzo.<br />

Nel momento in cui la porta si chiuse alle spalle <strong>di</strong> Clary, Jace si accasciò contro la parete come se<br />

gli avessero tagliato via le gambe. Era grigio in faccia e la sua espressione era un misto <strong>di</strong> orrore,<br />

shock e persino sollievo, come per una catastrofe evitata per un pelo.<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse Alec avvicinandosi <strong>di</strong> un passo. — Pensi davvero...<br />

Jace lo interruppe, con un tono <strong>di</strong> voce molto basso. — Fuori <strong>di</strong> qui — <strong>di</strong>sse. — Uscite. Tutti e due.<br />

— Per lasciarti fare cosa? — intervenne Isabelle. — Rovinarti la vita ancora <strong>di</strong> più? Che cavolo è<br />

successo?<br />

Jace scosse la testa. — L'ho rimandata a casa. Era la cosa migliore per lei.<br />

— Hai fatto molto <strong>di</strong> più che rimandarla a casa sua. L'hai <strong>di</strong>strutta. L'hai vista, la sua faccia?<br />

— Ne valeva la pena — rispose Jace. — Tu non puoi capire.<br />

— Per lei, forse — replicò Isabelle. — Spero che ne sarà valsa la pena anche per te.<br />

Jace girò la faccia dall'altra parte. — Voglio restare solo, Isabelle. Ti prego.<br />

Isabelle rivolse un'occhiata sbigottita a suo fratello. Jace non chiedeva mai "per favore". Alec le<br />

mise una mano sulla spalla. — Non preoccuparti, Jace — <strong>di</strong>sse con tutta la gentilezza che aveva. —<br />

Sono sicuro che se la caverà bene.<br />

Jace sollevò la testa e guardò Alec senza veramente vederlo: sembrava piuttosto fissare il nulla. —<br />

No, non se la caverà bene — <strong>di</strong>sse. — A proposito, già che ci sei, <strong>di</strong>mmi quello che eri venuto a<br />

<strong>di</strong>rmi. Sembrava piuttosto importante.<br />

Alec sollevò la mano dalla spalla <strong>di</strong> Isabelle. — Non volevo parlartene davanti a Clary.<br />

Finalmente gli occhi <strong>di</strong> Jace misero a fuoco Alec. — Non volevi parlarmi <strong>di</strong> cosa, davanti a Clary?<br />

Alec esitò. Rare volte aveva visto Jace così sconvolto e poteva solo immaginare che effetto<br />

potessero avere su <strong>di</strong> lui altre brutte sorprese. Ma non c'era modo <strong>di</strong> nascondergli quella cosa. Jace<br />

doveva sapere. — Ieri — iniziò a <strong>di</strong>re, a bassa voce — quando ho portato Simon alla Guar<strong>di</strong>a,<br />

Malachi mi ha detto che Magnus Bane l'avrebbe aspettato dall'altra parte del Portale, a New York.


Così ho mandato a Magnus un messaggio col fuoco. Mi ha risposto stamattina: <strong>di</strong>ce che Simon non<br />

è arrivato a New York e che lui non aspettava nessuno. Anzi, secondo lui, dopo che è passata Clary,<br />

non ci sono state altre attività ai Portali <strong>di</strong> New York.<br />

— Forse Malachi si è sbagliato — suggerì Isabelle, dopouna rapida occhiata alla faccia color cenere<br />

<strong>di</strong> Jace. — Forsec'era qualcun altro ad aspettare Simon. E Magnus potrebbe sbagliarsi anche sulle<br />

attività dai Portali.<br />

Alec scosse la testa. — Sono salito alla Guar<strong>di</strong>a stamattina con la mamma, per chiederlo a Malachi<br />

<strong>di</strong> persona. Ma quando l'ho visto, non so perché, mi sono nascosto <strong>di</strong>etro un angolo. Non riuscivo<br />

ad affrontarlo. Poi l'ho sentito parlare con una delle guar<strong>di</strong>e. L'ho sentito or<strong>di</strong>nare <strong>di</strong> portare il<br />

vampiro <strong>di</strong> sopra, perché l'Inquisitore voleva parlargli <strong>di</strong> nuovo.<br />

— Sei sicuro che parlasse <strong>di</strong> Simon? — chiese Isabelle, ma non c'era molta convinzione nella sua<br />

voce. — Forse...<br />

— Dicevano quanto era stato stupido il Nascosto a credere che l'avrebbero semplicemente rispe<strong>di</strong>to<br />

a New York senza interrogarlo. Uno <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>ceva che gli sembrava impossibile che qualcuno<br />

avesse osato farlo entrare ad Alicante. E Malachi ha replicato: Be', che vi aspettavate dal figlio <strong>di</strong><br />

Valentine!<br />

— Omiod<strong>di</strong>o! — sussurrò Isabelle. — Jace... Jace aveva le mani strette a pugno, lungo i fianchi. Gli<br />

occhi erano infossati, come se volessero entrare nella scatola cranica. In altre circostanze, Alec gli<br />

avrebbe messo una mano sulla spalla, ma non stavolta: qualcosa in Jace lo trattenne. — Se non fossi<br />

stato io a portarlo qui — <strong>di</strong>sse Jace, con voce bassa e misurata, come se stesse recitando — forse<br />

l'avrebbero lasciato tornare a casa. Forse avrebbero pensato che...<br />

— No — l'interruppe Alec. — No, Jace, non è colpa tua. Tu gli hai salvato la vita.<br />

— L'ho salvato per farlo torturare dal Conclave — concluse Jace. — Bel favore. Quando Clary lo<br />

scoprirà... — scosse la testa, senza vedere più nulla — penserà che l'ho portato qui <strong>di</strong> proposito, che<br />

l'ho consegnato io al Conclave, ben sapendo che cosa gli avrebbero fatto.<br />

— Non lo penserà mai, non avresti alcun motivo per fare una cosa del genere.<br />

— Forse — replicò Jace, lentamente. — Ma dopo che l'ho trattata in questo modo...<br />

— Nessuno ti penserebbe mai capace <strong>di</strong> una cosa del genere, Jace — <strong>di</strong>sse Isabelle. — Nessuno che<br />

ti conosca. Nessuno che...<br />

Ma Jace non aspettò <strong>di</strong> scoprire chi altri non lo avrebbe mai pensato. Si girò e si avvicinò alla<br />

finestra panoramica che dava sul canale. Rimase lì un momento. La luce che entrava gli profilava<br />

d'oro i capelli. Poi agì, così rapido che Alec non ebbe il tempo <strong>di</strong> intervenire. Quando capì cosa<br />

stava per succedere scattò avanti per impe<strong>di</strong>rlo, ma era già troppo tar<strong>di</strong>.<br />

Ci fu un gran fragore <strong>di</strong> vetri infranti e uno spruzzo improvviso <strong>di</strong> schegge, come una pioggia <strong>di</strong><br />

stelle in frantumi. Jace si guardò con interesse clinico la mano sinistra e le nocche striate <strong>di</strong> rosso,<br />

mentre grosse gocce <strong>di</strong> sangue si formavano e cadevano sul pavimento ai suoi pie<strong>di</strong>.<br />

Isabelle fissò lui, poi lo squarcio nel <strong>vetro</strong>, con le crepe argentee che si irraggiavano dal centro<br />

vuoto come una ragnatela. — Oh, Jace — <strong>di</strong>sse, con una voce dolce che Alec non le aveva mai<br />

sentito. — E adesso come <strong>di</strong>avolo facciamo a spiegarlo ai Penhallow?<br />

In qualche modo Clary riuscì a trovare la via d'uscita. Come, non lo seppe mai. Dopo aver<br />

attraversato un groviglio <strong>di</strong> scale e corridoi, a un tratto si era ritrovata a correre verso la porta<br />

d'ingresso e a uscire, per fermarsi sui gra<strong>di</strong>ni davanti alla casa dei Penhallow, indecisa se vomitare o


meno nei loro cespugli <strong>di</strong> rose. Erano il posto ideale per vomitarci dentro e il suo stomaco era in<br />

penoso subbuglio. Ma poi le venne in mente <strong>di</strong> aver mangiato soltanto un po' <strong>di</strong> minestra: non c'era<br />

niente da vomitare, nel suo stomaco.<br />

Così scese i gra<strong>di</strong>ni e al cancello girò alla cieca: non riusciva a ricordare da dove fosse arrivata, né<br />

come tornare da Amatis, ma non sembrava molto importante: non moriva dalla voglia <strong>di</strong> tornare da<br />

Amatis, né <strong>di</strong> spiegare a Luke che se ne dovevano andare o Jace li avrebbe denunciati: al Conclave.<br />

Forse Jace aveva ragione. Forse lei era davvero impulsiva e avventata. Forse non pensava mai alle<br />

conseguenze che le sue azioni potevano avere sulle persone che amava. Il viso <strong>di</strong> Simon le balzò<br />

nella mente in un lampo, nitido come una fotografia, e poi quello <strong>di</strong> Luke...<br />

Si fermò e si appoggiò a un lampione. La sua forma squadrata, <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>, ricordava i vecchi lampioni<br />

a gas davant| alle facciate <strong>di</strong> arenaria rossa <strong>di</strong> Park Slope, a Brooklyn. In qualche modo era<br />

rassicurante.<br />

— Clary! — Era una voce giovane, maschile, preoccupata. Imme<strong>di</strong>atamente Clary pensò a Jace e si<br />

girò <strong>di</strong> scatto.<br />

Ma non era Jace. Davanti a lei, un po' ansimante come se l'avesse inseguita <strong>di</strong> corsa, c'era Sebastian,<br />

il ragazzo dai capelli neri che aveva visto nel salotto dei Penhallow.<br />

Clary sentì esplodere le stesse sensazioni che aveva avuto prima, vedendolo per la prima volta: una<br />

sorta <strong>di</strong> riconoscimento, mescolato a qualcosa che non riusciva a identificare. Non era simpatia o<br />

antipatia: era una specie <strong>di</strong> pulsione verso <strong>di</strong> lui, come se qualcosa l'attirasse verso quel ragazzo che<br />

non conosceva affatto. Forse era semplicemente il suo aspetto. Era bellissimo, bello come Jace, ma<br />

se Jace era tutto oro, quel ragazzo era tutto ombre e pallore. E adesso Clary notò che la somiglianza<br />

col suo principe immaginario non era precisa come le era parso in un primo momento. Anche il<br />

colorito era <strong>di</strong>verso. C'era solo qualcosa nei lineamenti del viso, nella postura, nella buia segretezza<br />

degli occhi...<br />

— Stai bene? — le chiese Sebastian. La sua voce era dolce. — Sei scappata via come... — La voce<br />

gli morì in gola, mentre la guardava: Clary era ancora aggrappata al lampione, come per non cadere.<br />

— Cos'è successo?<br />

— Ho litigato con Jace — rispose lei, cercando <strong>di</strong> mantenere ferma la voce. — Lo sai com'è.<br />

— Veramente no — <strong>di</strong>sse lui con un tono quasi <strong>di</strong> scusa. — Io non ho né fratelli né sorelle.<br />

— Beato te — commentò Clary, e si sorprese per l'amarezza della propria voce.<br />

— Non lo <strong>di</strong>ci sul serio. — Sebastian si avvicinò <strong>di</strong> un passo. In quel momento il lampione si<br />

accese con un tremolio, gettando un fascio <strong>di</strong> stregaluce bianca intorno a loro. Sebastian alzò gli<br />

occhi verso la luce e sorrise. — È un segno.<br />

— Un segno <strong>di</strong> che?<br />

— Un segno che dovresti permettermi <strong>di</strong> accompagnarti a casa.<br />

— Non ho idea <strong>di</strong> dove sia — ammise Clary, rendendosene conto in quel momento. — Sono<br />

scappata e sono arrivata qui. Non ricordo neanche da che parte sono venuta.<br />

— Be', da chi stai?<br />

Esitò, prima <strong>di</strong> rispondere.<br />

— Non lo <strong>di</strong>rò a nessuno — la rassicurò Sebastian. — Lo giuro sull'Angelo.<br />

Clary lo fissò. Era un giuramento pesante, per un Cacciatore. — Va bene — <strong>di</strong>sse prima <strong>di</strong>


ipensarci. — Sto da Amatis Herondale.<br />

— Ottimo, so dove abita. — Le offrì il braccio. — An<strong>di</strong>amo?<br />

Riuscì ad accennare un sorriso. — Sei un po' insistente, lo sai?<br />

Sebastian scrollò le spalle. — Ho una specie <strong>di</strong> fissazione per le damigelle in <strong>di</strong>fficoltà.<br />

— Non essere sessista.<br />

— Ti sbagli. I miei servigi sono a <strong>di</strong>sposizione anche dei gentiluomini. È una fissazione con pari<br />

opportunità — <strong>di</strong>sse. E con uno svolazzo le offrì <strong>di</strong> nuovo il braccio.<br />

Questa volta, Clary accettò l'offerta.<br />

Alec si chiuse alle spalle la porta della stanzetta nel sottotetto e si girò a guardare Jace. I suoi occhi<br />

erano normalmente del colore del lago Lyn, <strong>di</strong> un azzurro chiaro e tranquillo, ma tendevano a<br />

cambiare coi suoi stati d'animo. In quel momento il colore era quello dell'East River durante un<br />

temporale. Anche la sua espressione era tempestosa. — Sie<strong>di</strong>ti — or<strong>di</strong>nò a Jace, in<strong>di</strong>candogli una<br />

seggiola bassa vicino all'abbaino. — Vado a prendere le bende.<br />

Jace ubbidì. La stanza che con<strong>di</strong>videva con Alec all'ultimo piano della casa dei Penhallow era<br />

piccola, con due lettini stretti appoggiati a due pareti. I loro vestiti erano appesi a una fila <strong>di</strong> ganci<br />

sul muro. C'era un'unica finestra, che lasciava entrare una luce fioca: si stava facendo buio e, <strong>di</strong> là<br />

dal <strong>vetro</strong>, il cielo era blu indaco.<br />

Alec si inginocchiò, tirò fuori la sacca da sotto il suo letto e l'aprì. Vi frugò rumorosamente dentro,<br />

poi si rialzò con una scatola in mano. Jace la riconobbe: era la scatola del pronto soccorso che<br />

usavano quando le rune non erano utilizzabili. Conteneva antisettico, bende, forbici e garze.<br />

— Non vuoi usare una runa <strong>di</strong> guarigione? — chiese Jace, più per curiosità che per altro.<br />

— No. Puoi anche... — Alec s'interruppe e buttò la scatola sul letto con una muta imprecazione.<br />

Andò al piccolo lavan<strong>di</strong>no a muro e si lavò le mani con tale forza che l'acqua schizzò via in una<br />

nuvola <strong>di</strong> goccioline. Jace lo guardava con <strong>di</strong>staccata curiosità. La mano ora gli bruciava e il dolore<br />

era sordo e feroce.<br />

Alec recuperò la scatola, avvicinò una se<strong>di</strong>a a Jace e vi si lasciò cadere. — Dammi la mano.<br />

Jace tese la mano. Doveva ammettere che era messa piuttosto male: tutte e quattro le nocche erano<br />

spaccate a raggiera. Aveva sangue secco incollato alle <strong>di</strong>ta, come un guanto marrone che si<br />

squamava.<br />

Alec fece una smorfia. — Sei un i<strong>di</strong>ota.<br />

— Grazie — rispose Jace. Rimase pazientemente a guardare Alec che, chino sulla sua mano con un<br />

paio <strong>di</strong> pinzette, cercava <strong>di</strong> stanare un frammento <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> conficcato nella pelle. — Allora, perché<br />

no?<br />

— Perché no, cosa?<br />

— Perché non usi una runa <strong>di</strong> guarigione? Questa non è una ferita <strong>di</strong> demoni.<br />

— Perché... — Alec prese la bottiglia azzurra <strong>di</strong> antisettico. — Credo che possa farti bene sentire il<br />

dolore. Per una volta, puoi guarire da mondano: in modo lento e orribile. Magari impari qualcosa.<br />

— Versò il liquido pungente sui tagli. — Anche se ne dubito.<br />

— Potrei sempre farmela da solo, la runa <strong>di</strong> guarigione,lo sai.<br />

Alec iniziò a fasciargli la mano. — Solo se vuoi che riveli ai Penhallow che cos'è successo


veramente alla loro finestra, invece <strong>di</strong> fargli credere che è stato un banale incidente. — Fissò la<br />

fasciatura con un nodo stretto e Jace fece una smorfia <strong>di</strong> dolore. — Sai, se avessi immaginato che ti<br />

saresti fatto questo non ti avrei detto niente.<br />

— Me l'avresti detto comunque. — Tace inclinò la testa. — Non pensavo che il mio attacco alla<br />

finestra panoramica ti turbasse tanto.<br />

— È solo che... — Finito il bendaggio, Alec guardò la mano <strong>di</strong> Jace, quella che ancora teneva tra le<br />

sue. Era una zampa bianca <strong>di</strong> bende e macchiata <strong>di</strong> sangue dove le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Alec l'avevano toccata. —<br />

Perché ti fai tutto questo? Non solo la finestra, ma anche il modo in cui hai parlato a Clary. Per cosa<br />

ti stai punendo? Non riesci a sfuggire ai tuoi sentimenti.<br />

La voce <strong>di</strong> Jace era piatta. — E quali sarebbero i miei sentimenti?<br />

— Lo vedo, come la guar<strong>di</strong>. — Gli occhi <strong>di</strong> Alec erano <strong>di</strong>stanti, guardavano oltre Jace qualcosa che<br />

solo lui sembrava vedere. — E non puoi averla. Forse non avevi mai saputo com'è desiderare<br />

qualcosa che non si può avere.<br />

Jace lo fissò con lo sguardo fermo. — Che cosa c'è tra te e Magnus Bane?<br />

La testa <strong>di</strong> Alec si levò <strong>di</strong> scatto. — Io non... non c'è niente...<br />

— Non sono uno stupido. Dopo aver sentito Malachi, ti sei rivolto subito a Magnus, prima ancora <strong>di</strong><br />

parlare con me o con Isabelle o con chiunque altro.<br />

— Perché era l'unico che poteva rispondere alla mia domanda, ecco perché. Non c'è niente tra noi<br />

— <strong>di</strong>sse Alec. Poi, cogliendo l'espressione <strong>di</strong> Jace, precisò, con estrema riluttanza: — Non c'è più<br />

niente. Non c'è più niente tra noi, okay?<br />

— Spero che non sia per causa mia — <strong>di</strong>sse Jace.<br />

Alec sbiancò e si ritrasse, come per parare un colpo.<br />

— In che senso?<br />

— So quello che cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> provare per me — <strong>di</strong>sse Jace. — Tu invece non lo sai. Io ti piaccio, perché<br />

sono una sicurezza per te. Senza rischi. E tu non ti metterai mai in giocoin una vera relazione,<br />

perché puoi sempre usare me comeuna buona scusa. — Jace sapeva <strong>di</strong> essere crudele in quel<br />

momento, ma non gliene importava granché. Ferire le persone che amava era bello quasi come<br />

ferire se stesso, quando era <strong>di</strong> quell'umore.<br />

— Capisco — ribatté Alec secco. — Prima Clary, poi la mano, adesso me. Va' al <strong>di</strong>avolo, Jace.<br />

— Non mi cre<strong>di</strong>? — replicò Jace. — Bene. Forza. Baciami adesso.<br />

Alec lo guardò inorri<strong>di</strong>to.<br />

— Esattamente. Nonostante la mia sbalor<strong>di</strong>tiva bellezza, in realtà io non ti piaccio in quel senso. E<br />

se stai sganciando Magnus, non è per colpa mia. È perché hai troppa paura <strong>di</strong> <strong>di</strong>re a qualcuno, a<br />

chiunque, che lo ami per davvero. L'amore ci rende bugiar<strong>di</strong> — concluso Jace. — L'ha detto la<br />

Regina del Popolo Fatato. Quin<strong>di</strong> non giu<strong>di</strong>carmi, se mento sui miei sentimenti. Lo fai anche tu. —<br />

Si alzò.<br />

— E adesso, voglio che tu lo faccia <strong>di</strong> nuovo.<br />

Il volto <strong>di</strong> Alec, ferito, era <strong>di</strong> pietra. — In che senso?<br />

— Voglio che tu menta per me — incalzò Jace, prendendo la giacca dal chiodo sul muro e<br />

infilandosela. — È sera, ormai. Fra poco torneranno dalla Guar<strong>di</strong>a. Devi <strong>di</strong>re a tutti che non scendo<br />

perché non mi sento bene. Che mi sentodebole e stor<strong>di</strong>to e che è per questo che la finestra è andata


in frantumi.<br />

Alec piegò la testa e squadrò Jace. — D'accordo — <strong>di</strong>sse. — Ma solo se mi <strong>di</strong>ci dove vai.<br />

— Alla Guar<strong>di</strong>a — rispose Jace. — Vado a liberare Simon dalla prigione.<br />

La madre <strong>di</strong> Clary chiamava il periodo tra il crepuscolo e la notte "l'ora blu". Diceva che nell'ora blu<br />

la luce era più intensa e più particolare e che era il momento migliore per <strong>di</strong>pingere. Clary non<br />

aveva mai capito esattamente cosa intendesse, ma adesso, camminando per Alicante al crepuscolo,<br />

comprese. L'ora blu a New York non era realmente blu: era troppo slavata dalle luci delle strade e<br />

dalle insegne al neon. Sicuramente Jocelyn pensava a Idris. Lì la luce bagnava <strong>di</strong> chiazze violette i<br />

muri dorati della città e i lampioni <strong>di</strong> stregaluce creavano pozze <strong>di</strong> luce bianca così luminosa che<br />

Clary si aspettava <strong>di</strong> sentirne il calore quando le attraversava. Desiderò che sua madre fosse con lei.<br />

Jocelyn avrebbe potuto in<strong>di</strong>carle i luoghi <strong>di</strong> Alicante che conosceva meglio, che avevano un posto<br />

tra i suoi ricor<strong>di</strong>.<br />

Ma non ti parlerebbe mai <strong>di</strong> questi luoghi. Te li ha sempre tenuti nascosti <strong>di</strong> proposito. E ora<br />

potresti non conoscerli mai. Un dolore acuto, a metà tra la rabbia e il rimpianto, le prese il cuore.<br />

— Sei terribilmente silenziosa — osservò Sebastian. Stavano attraversando un canale su un ponte<br />

dai fianchi in pietra coperti <strong>di</strong> rune intagliate.<br />

— Stavo pensando che sarò nei guai, quando rientrerò. Sono dovuta scappare da una finestra per<br />

uscire, ormai Amatis si sarà accorta che sono sparita.<br />

Sebastian aggrottò la fronte. — Perché sei scappata <strong>di</strong> nascosto? Non ti avrebbero permesso <strong>di</strong><br />

vedere tuo fratello?<br />

— Io non dovrei essere ad Alicante — gli spiegò Clary. — Dovrei essere a casa mia, al sicuro, a<br />

guardare la partita dalle linee laterali.<br />

— Ah, questo spiega molte cose.<br />

— Ah sì? — Gli lanciò un'occhiata <strong>di</strong> traverso, incuriosita. Ombre blu s'impigliavano tra i suoi<br />

capelli scuri.<br />

— Tutti sbiancavano, ogni volta che venivi nominata. Immaginavo che ci fosse del sangue cattivo,<br />

tra te e tuo fratello.<br />

— Sangue cattivo? Be', si potrebbe <strong>di</strong>re anche così.<br />

— Jace non ti piace molto?<br />

— Se mi piace Jace? — Clary aveva riflettuto talmente tanto nelle ultime settimane, chiedendosi se<br />

amava Jace Wayland, e in che modo lo amava, che non si era mai soffermata a pensare se Jace le<br />

piacesse.<br />

— Scusa, in effetti fa parte della tua famiglia, non si tratta <strong>di</strong> piacersi o meno...<br />

— Certo che mi piace — <strong>di</strong>sse Clary sorprendendosi alle sue stesse parole. — Mi piace. È solo<br />

che... mi fa infuriare. Mi <strong>di</strong>ce cosa posso fare, cosa non posso fare...<br />

— Non sembra che funzioni molto — osservò Sebastian.<br />

— In che senso?<br />

— Mi sembra che tu faccia comunque quello che vuoi.<br />

— Credo <strong>di</strong> sì. — L'osservazione la sorprese, venendo da un quasi sconosciuto. — Ma a quanto<br />

pare si è arrabbiato molto più <strong>di</strong> quel che pensassi.<br />

— Gli passerà. — Dal tono <strong>di</strong> voce, Sebastian sembravanon dare troppo peso alla cosa.


Clary lo guardò con curiosità. — E a te Jace sta simpatico?<br />

— Sì. Ma credo <strong>di</strong> non stargli molto simpatico io. — Sebastian sembrava mesto. — Qualsiasi cosa<br />

io <strong>di</strong>ca sembra dargli fasti<strong>di</strong>o.<br />

Deviarono dalla strada principale in un'ampia piazza acciottolata, circondata da e<strong>di</strong>fici alti e stretti.<br />

Al centro c'era una statua <strong>di</strong> bronzo: era l'Angelo, quello che aveva dato il suo sangue per creare la<br />

stirpe degli Shadowhunters. Sul lato nord c'era un'imponente struttura <strong>di</strong> pietra bianca. Un'ampia<br />

gra<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> marmo portava a un loggiato fitto <strong>di</strong> colonne, <strong>di</strong>etro il quale si vedeva una grande porta<br />

a due battenti. Il colpo d'occhio, nella luce della sera, era stupefacente... e stranamente familiare.<br />

Clary si chiese se avesse già visto un'immagine <strong>di</strong> quel luogo. Forse sua madre l'aveva <strong>di</strong>pinto?<br />

— Questa è la piazza dell'Angelo — spiegò Sebastian. — E quella era la Sala dell'Angelo. Gli<br />

Accor<strong>di</strong> furono firmati là dentro, poiché ai Nascosti non è consentito accedere alla Guar<strong>di</strong>a. Ora è<br />

chiamata Sala degli Accor<strong>di</strong>. È un luogo d'incontro per tutti: è qui che si fanno le celebrazioni uffi<br />

ciali, i matrimoni, i balli, cose del genere. È il centro della città. Si <strong>di</strong>ce che tutte le strade portano<br />

alla Sala.<br />

— Somiglia un po' a una chiesa... Ma qui non avete chiese, vero?<br />

— Non ce n'è bisogno — spiegò Sebastian. — Ci proteggono le torri antidemoni. Non ci serve<br />

altro. È per questo che mi piace venire qui. Mi dà un senso <strong>di</strong>... pace.<br />

Clary lo guardò, sorpresa. — Quin<strong>di</strong> tu non vivi qui?<br />

— No. Vivo a Parigi. Sono venuto a trovare Aline, mia cugina. Mia madre e suo padre, zio Patrick,<br />

erano fratelli.<br />

— I genitori <strong>di</strong> Aline hanno <strong>di</strong>retto l'Istituto <strong>di</strong> Pechino per anni. Sono tornati ad Alicante circa <strong>di</strong>eci<br />

anni fa.<br />

— Erano... I Penhallow non facevano parte del Circolo, vero?<br />

La sorpresa balenò sul volto <strong>di</strong> Sebastian. Rimase in silenzio mentre svoltavano e si lasciavano la<br />

piazza alle spalle, addentrandosi in un dedalo <strong>di</strong> stra<strong>di</strong>ne scure. — Perché lo chie<strong>di</strong>? — <strong>di</strong>sse alla<br />

fine.<br />

— Be'... perché invece i Lightwood erano nel Circolo.<br />

Passarono sotto un lampione e Clary gli lanciò un'occhiata <strong>di</strong> striscio. Nel cono <strong>di</strong> luce bianca, con<br />

quel lungo cappotto scuro e la camicia bianca, Sebastian sembrava lo schizzo in bianco e nero <strong>di</strong> un<br />

gentiluomo vittoriano. Il modo in cui i capelli neri gli si arricciavano sulla fronte le faceva prudere<br />

le mani dalla voglia <strong>di</strong> ritrarlo a china. — Devi capire — le <strong>di</strong>sse Sebastian — che una buona metà<br />

dei giovani <strong>di</strong> Idris faceva parte del Circolo, insieme a molti altri che non vivevano a Idris. Mio zio<br />

Patrick era nel Circolo, all'inizio, ma ne uscì quando iniziò a capire che Valentine faceva troppo sul<br />

serio. I genitori <strong>di</strong> Aline non presero parte alla Rivolta: mio zio partì per Pechino per allontanarsi da<br />

Valentine. Fu là, all'Istituto, che incontrò la madre <strong>di</strong> Aline. Quando i Lightwood e gli altri membri<br />

del Circolo vennero processati per alto tra<strong>di</strong>mento, i Penhallow votarono per la clemenza. Li fecero<br />

punire con l'esilio, invece che con la male<strong>di</strong>zione. Per questo i Lightwood gli sono sempre stati<br />

riconoscenti.<br />

— E i tuoi genitori? — chiese Clary. — Erano nel Circolo?<br />

— Non proprio. Mia madre era più giovane <strong>di</strong> Patrick. Quando lui andò a Pechino, la inviò a Parigi.<br />

E a Parigi incontrò mio padre.<br />

— Tua madre è più giovane <strong>di</strong> Patrick?


— È morta — rivelò Sebastian. — E anche mio padre. Mi ha cresciuto mia zia Elo<strong>di</strong>e.<br />

— Oh — mormorò Clary, sentendosi molto stupida. — Mi <strong>di</strong>spiace.<br />

— Non me li ricordo neppure — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Non proprio. Quando ero piccolo, desideravo<br />

tanto avere un fratello o una sorella più grande, qualcuno che potesse <strong>di</strong>rmi com'erano i nostri<br />

genitori. — La guardò, pensieroso. —Posso chiederti una cosa, Clary? Perché sei venuta a Idris se<br />

sapevi che tuo fratello l'avrebbe presa così male?<br />

Prima che Clary potesse dare una risposta, dalla stra<strong>di</strong>na stretta che stavano percorrendo sbucarono<br />

in una piazzetta mal illuminata, con un pozzo in <strong>di</strong>suso al centro bagnato dalla luce della luna. —<br />

La piazza del Pozzo — annunciò Sebastian con un'inequivocabile nota <strong>di</strong> <strong>di</strong>sappunto nella voce. —<br />

Siamo arrivati più in fretta <strong>di</strong> quel che pensavo.<br />

Clary guardò oltre il ponte in muratura che scavalcava il vicino canale: si vedeva in lontananza la<br />

casa <strong>di</strong> Amatis, con tutte le finestre illuminate. Sospirò. — Da qui posso andare da sola, grazie.<br />

— Non vuoi che ti accompagni fino a...<br />

— No, a meno che non vuoi passare dei guai anche tu.<br />

— Passerei dei guai? Per essere stato così gentile da accompagnarti fino a casa?<br />

— Nessuno dovrebbe sapere della mia presenza ad Alicante — <strong>di</strong>sse Clary. — Dovrebbe essere un<br />

segreto. E tu, senza offesa, sei uno sconosciuto.<br />

— Vorrei non esserlo — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Mi piacerebbe conoscerti meglio. — La stava<br />

guardando con un misto <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento e <strong>di</strong> timidezza, come se non fosse sicuro <strong>di</strong> come sarebbero<br />

state accolte le sue parole.<br />

— Sebastian — <strong>di</strong>sse Clary, travolta da un'improvvisa stanchezza. — Sono contenta che tu voglia<br />

conoscermi meglio. Ma ora non ho proprio le forze per farlo. Mi <strong>di</strong>spiace.<br />

— Non intendevo...<br />

Ma Clary si stava già allontanando da lui, verso il ponte. A metà strada, si voltò in<strong>di</strong>etro e lo guardò:<br />

sotto la luce della luna, coi capelli neri che gli ricadevano sul viso, aveva un'aria stranamente<br />

desolata.<br />

— Ragnor Fell — gli <strong>di</strong>sse.<br />

Lui la fissò. — Cosa?<br />

Mi hai chiesto perché sono venuta qui, anche se non dovevo — spiegò Clary. — Mia madre sta<br />

male. Molto male. Forse sta morendo. L'unica cosa che può aiutarla, l'unica persona che può<br />

aiutarla, è uno stregone chiamato Ragnor Fell. Solo che non ho idea <strong>di</strong> dove trovarlo.<br />

— Clary...<br />

Lei gli voltò le spalle. — Buonanotte, Sebastian.<br />

Salire dal graticcio fu più <strong>di</strong>fficile che scendere. Clary scivolò innumerevoli volte sulla sua<br />

superficie umida e sospirò <strong>di</strong> sollievo quando finalmente si issò sul davanzale della finestra e rientrò<br />

nella camera da letto con un mezzo salto e un mezzo capitombolo.<br />

La sua euforia ebbe vita breve. Non appena gli stivali toccarono il pavimento, una silenziosa<br />

esplosione <strong>di</strong> luce illuminò a giorno la stanza.<br />

Amatis era seduta sul bordo del letto, con la schiena dritta e una pietra <strong>di</strong> stregaluce in mano. La


pietra ardeva <strong>di</strong> luce violenta, che non aiutava certo ad ammorbi<strong>di</strong>re i tratti duri del suo volto o le<br />

pieghe agli angoli della bocca. Fissò Clary in silenzio per <strong>di</strong>versi lunghissimi momenti. Finalmente<br />

<strong>di</strong>sse: — Vestita così, sei uguale a Jocelyn.<br />

Clary si rialzò goffamente. — Mi... mi <strong>di</strong>spiace — <strong>di</strong>sse — <strong>di</strong> essere scappata così. — Amatis<br />

chiuse la mano intorno alla stregaluce, spegnendola, e Clary batté le palpebre nella tenebra<br />

improvvisa.<br />

— Togliti la tenuta da battaglia — le <strong>di</strong>sse Amatis. — Poi scen<strong>di</strong> in cucina. E non pensare nemmeno<br />

<strong>di</strong> scappare <strong>di</strong> nuovo dalla finestra — aggiunse. — O la prossima volta che tornerai in questa casa<br />

troverai tutte le porte sbarrate.<br />

Clary annuì, mandando giù un groppo in gola.<br />

Amatis si alzò e se ne andò senza aggiungere altro. Clary si sfilò rapidamente la tenuta e si rimise i<br />

suoi vestiti, che erano appesi alla spalliera del letto, asciutti. I jeans erano un po' duri, ma fu<br />

piacevole rimetterseli con la solita maglietta. Clary scosse i capelli aggrovigliati e scese al piano <strong>di</strong><br />

sotto.<br />

L'ultima volta che aveva visto il pianterreno della casa <strong>di</strong> Amatis era in preda al delirio e alle<br />

allucinazioni. Ricordava lunghi corridoi che si protendevano all'infinito e un enorme orologio a<br />

pendolo i cui ticchettii risuonavano come il battito <strong>di</strong> un cuore morente. Ora si ritrovò in un salotto<br />

piccolo e senza pretese, arredato con semplici mobili in legno e un tappeto patchwork sul<br />

pavimento. Le <strong>di</strong>mensioni ridotte e i colori vivaci le ricordarono un po' il salotto <strong>di</strong> casa sua, a<br />

Brooklyn. Dal salotto entrò in cucina, dove un fuoco ardeva nel caminetto. La stanza era piena <strong>di</strong><br />

luce calda e gialla. Trovò Amatis seduta a tavola, con I uno scialle azzurro sulle spalle che faceva<br />

sembrare i suoi capelli più grigi.<br />

— Ciao. — Clary si fermò sulla porta. Non riusciva a capire se Amatis fosse arrabbiata o no.<br />

— Immagino che non ci sia neppure bisogno <strong>di</strong> chiederti dove sei stata — iniziò Amatis, senza<br />

alzare gli occhi dalla tavola. — Sei andata da Jonathan, vero? Dovevo aspettarmelo. Forse, se avessi<br />

dei figli miei, avrei saputo riconoscere una bugia. Ma speravo, almeno per questa volta, <strong>di</strong> non<br />

deludere mio fratello così completamente.<br />

— Deludere Luke?<br />

— Sai che cosa accadde, quando mio fratello fu morso? — Amatis guardava fisso davanti a sé. —<br />

Quando fu morso da un lupo mannaro (cosa inevitabile, perché Valentinesi metteva sempre in<br />

situazioni stupidamente rischiose, per sé e per i suoi seguaci, quin<strong>di</strong> era solo una questione <strong>di</strong><br />

tempo), venne da me e mi raccontò cosa gli era accaduto equanto era terrorizzato all'idea <strong>di</strong> aver<br />

contratto la licantropia. E io gli <strong>di</strong>ssi... gli <strong>di</strong>ssi...<br />

— Amatis, non devi...<br />

— Gli <strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> sparire dalla mia casa e <strong>di</strong> non tornare finché non fosse stato certo <strong>di</strong> non aver preso<br />

la malattia. Arretrai <strong>di</strong> un passo, per stargli lontano: non riuscii a evitarlo. — Le tremava la voce. —<br />

Lui vide tutto il mio <strong>di</strong>sgusto, perché ce l'avevo <strong>di</strong>pinto in faccia. Mi <strong>di</strong>sse che, se avesse preso la<br />

malattia, se fosse <strong>di</strong>ventato un lupo mannaro, il suo timore era che Valentine gli avrebbe chiesto <strong>di</strong><br />

suicidarsi, e io gli <strong>di</strong>ssi che... che forse sarebbe stata la cosa migliore!<br />

Clary trasalì. Non potè evitarlo.<br />

Amatis alzò rapidamente gli occhi su <strong>di</strong> lei. Le si leggeva in volto il profondo <strong>di</strong>sprezzo che aveva<br />

<strong>di</strong> sé. — Lucian era sempre stato così buono, nonostante tutto quello che Valentine cercava <strong>di</strong> fargli<br />

fare. Ogni tanto pensavo che lui e Jocelyn fossero le uniche persone veramente buone che


conoscevo. E non riuscivo a sopportare l'idea che <strong>di</strong>ventasse un mostro.<br />

— Ma lui non è così. Non è un mostro.<br />

— Io non lo sapevo! Dopo la Trasformazione, dopo la sua fuga, Jocelyn lavorò molto, e a lungo, per<br />

convincermi che Lucian, dentro, era ancora la stessa persona, che era ancora mio fratello. Se non<br />

fosse stato per lei, non avrei mai accettato <strong>di</strong> rivederlo ancora. Così gli permisi <strong>di</strong> restare qui,prima<br />

della Rivolta, e <strong>di</strong> nascondersi in cantina. Ma sapevo che lui non poteva fidarsi pienamente <strong>di</strong> me,<br />

non dopoche gli avevo voltato le spalle in quel modo. E credo che tuttora non si fi<strong>di</strong> <strong>di</strong> me.<br />

— Si è fidato abbastanza da venire da te quando stavo male — osservò Clary. — Si è fidato<br />

abbastanza da lasciarmi qui con te...<br />

— Non aveva nessun altro posto dove andare — replicò Amatis. — E guarda come mi sono<br />

comportata con te. Non sono nemmeno riuscita a tenerti in casa per un giorno.<br />

Clary trasalì. Era peggio che essere rimproverata. — Non è colpa tua. Sono stata io a mentirti e a<br />

scappare <strong>di</strong> nascosto. Non potevi farci niente.<br />

— Oh, Clary — sospirò Amatis. — Non capisci? C'è sempre qualcosa che si può fare. Sono quelli<br />

come me che si convincono che non è così. Io mi sono convinta che nonc'era niente che potessi fare<br />

per Lucian. Mi sono convinta che non c'era niente che potessi fare quando Stephen mi abbandonò.<br />

E mi rifiuto <strong>di</strong> presenziare alle assemblee del Conclave, perché sono convinta che non c'è niente che<br />

io possa fare per influenzare le loro decisioni, anche quando detesto ciò che fanno. Ma poi, quando<br />

scelgo <strong>di</strong> fare qualcosa... be', nemmeno allora riesco a fare la cosa giusta. — Isuoi occhi brillavano<br />

duri e lucenti nella luce del fuoco. —Va' a letto, Clary — concluse. — D'ora in poi, puoi andare e<br />

venire come ti pare. Non farò niente per fermarti. Dopotutto, come hai detto tu, non c'è niente che io<br />

possa fare.<br />

— Amatis...<br />

— No. — Amatis scosse la testa. — Va' a letto. Ti prego. — La sua voce aveva una nota definitiva.<br />

Si girò dall'altra parte, come se Clary se ne fosse già andata, e rimase con gli occhi fissi a guardare<br />

il muro.<br />

Clary girò sui tacchi e corse <strong>di</strong> sopra. Chiuse la porta della sua stanza con un calcio e si buttò sul<br />

letto. Voleva piangere, ma le lacrime non venivano, face mi o<strong>di</strong>a, pensò. Amatis mi o<strong>di</strong>a. Non ho<br />

nemmeno salutato Simon. Mia madre sta morendo. E Luke mi ha abbandonata. Sono sola. Non<br />

sono mai stata tanto sola. Ed è tutta colpa mia. Forse era per questo che non riusciva a piangere,<br />

pensò, fissando il soffitto ad occhi asciutti. Che senso aveva piangere, se non c'era nessuno a<br />

confortarti? E quel che era peggio, se non potevi nemmeno confortare te stessa?


capitolo 7<br />

DOVE NON OSANO GLI ANGELI<br />

Da un sogno <strong>di</strong> sangue e sole, Simon si svegliò all'improvviso al suono <strong>di</strong> una voce che chiamava il<br />

suo nome.<br />

— Simon. — La voce era un sussurro sibilante. — Simon, alzati.<br />

Simon era già in pie<strong>di</strong> (qualche volta si sorprendeva ancora per la rapi<strong>di</strong>tà con cui riusciva a<br />

muoversi). Girò su se stesso nel buio della cella. — Samuel? — sussurrò, fissando nell'ombra. —<br />

Samuel, sei tu?<br />

— Girati, Simon. — Ora la voce, vagamente familiare,aveva una nota d'irritazione. — Vieni alla<br />

finestra. — Simon la riconobbe imme<strong>di</strong>atamente. Guardò tra le inferriate e vide Jace inginocchiato<br />

sull'erba, con una pietra <strong>di</strong> stregaluce in mano. Era accigliato. — Be'? Credevi che fosse un incubo?<br />

— Forse lo credo ancora. — C'era un ronzio nelle sue orecchie. Se avesse avuto un cuore che<br />

batteva, avrebbe pensato che fosse il sangue che gli scorreva nelle vene, ma era qualcos'altro,<br />

qualcosa <strong>di</strong> più incorporeo e più intimo del sangue.<br />

La stregaluce <strong>di</strong>segnava un motivo irregolare <strong>di</strong> luci e ombre sulla faccia pallida <strong>di</strong> Jace. — Quin<strong>di</strong>,<br />

è qui che ti hanno messo. Non credevo che le usassero ancora, queste celle. — Lanciò un'occhiata<br />

<strong>di</strong> lato. — All'inizio ho beccato la finestra sbagliata. Ho fatto prendere un colpo al tuo amico nella<br />

cella accanto. Affascinante, con quella barba e quegli stracci. Mi ricorda un po' i barboni <strong>di</strong> casa<br />

nostra.<br />

Simon capì che cos'era il ronzio nelle orecchie: rabbia. In un angolo remoto della mente era<br />

consapevole <strong>di</strong> avere i denti <strong>di</strong>grignati, le punte dei canini che gli graffiavano il labbro inferiore. —<br />

Mi fa piacere che trovi tutto questo <strong>di</strong>vertente.<br />

— Ma come? Non sei felice <strong>di</strong> vedermi? — gli <strong>di</strong>sse Jace. — Devo <strong>di</strong>re che la cosa mi sorprende.<br />

Mi hanno sempre detto che la mia presenza illumina ogni stanza. Pensavo che valesse il doppio, per<br />

un'umida cella sotterranea.<br />

— Tu sapevi che cosa sarebbe successo, vero? Ti rispe<strong>di</strong>ranno a New York, mi hai detto. No<br />

problem. Qui invece non ne hanno mai avuto la minima intenzione.<br />

— Non lo sapevo. — Jace incrociò il suo sguardo tra le sbarre: i suoi occhi erano limpi<strong>di</strong> e fermi.<br />

— So che non mi cre<strong>di</strong>, ma ne ero convinto.<br />

— O sei un bugiardo o sei uno stupido...<br />

— Allora sono uno stupido.<br />

—... o entrambe le cose — concluse Simon. — Io propendo per entrambi.<br />

— Non ho nessuna ragione per mentirti. Non ora. — Lo sguardo <strong>di</strong> Jace rimase fermo. — E smetti<br />

<strong>di</strong> mostrarmi le zanne. Mi rende nervoso.<br />

— Be' — <strong>di</strong>sse Simon — se vuoi saperlo, è perché sai <strong>di</strong> sangue.<br />

— È la mia nuova colonia. Eau de Ferite. — Jace sollevò la mano sinistra. Era un guanto <strong>di</strong> bende<br />

bianche, macchiato sulle nocche, dove era filtrato il sangue.<br />

Simon aggrottò la fronte. — Pensavo che quelli della tua razza non avessero ferite. O meglio, che<br />

non avessero ferite che durano nel tempo.


— Ho spaccato una finestra — spiegò Jace. — E Alec vuole farmi guarire come un mondano, per<br />

darmi una lezione. Ecco, questa è la verità. Sei colpito?<br />

— No — rispose Simon. — Ho problemi più grossi dei tuoi. L'Inquisitore continua a farmi<br />

domande alle quali non posso rispondere. Continua ad accusarmi <strong>di</strong> aver ricevuto i poteri <strong>di</strong> Diurno<br />

da Valentine. Di essere una spia ai suoi or<strong>di</strong>ni.<br />

L'allarme balenò negli occhi <strong>di</strong> Jace. — L'ha detto Aldertree?<br />

— Aldertree mi ha lasciato capire che tutto il Conclave lo pensa.<br />

— Brutta storia. Se decidono che sei una spia, se riescono a convincersi che hai infranto la Legge,<br />

allora gli Accor<strong>di</strong> non verranno applicati. — Jace si guardò rapidamente intorno, poi tornò a<br />

concentrarsi su Simon. — Sarà meglio che ti tiriamo fuori <strong>di</strong> qui.<br />

— E poi? — Simon quasi non credeva alle sue stesse parole. Voleva uscire <strong>di</strong> lì con tanta intensità<br />

che quasi ne sentiva il sapore in bocca, ma non riuscì a fermare le parole che gli rotolavano fuori dai<br />

denti. — Dove vorresti nascondermi?<br />

— C'è un Portale, qui alla Guar<strong>di</strong>a. Se riusciamo a trovarlo, ti posso rimandare in<strong>di</strong>etro.<br />

— E tutti sapranno che sei stato tu ad aiutarmi, Jace. Il Conclave non vuole solo me. Anzi, dubito<br />

che gli importimolto <strong>di</strong> un Nascosto. Loro vogliono delle prove contro la tua famiglia, contro i<br />

Lightwood. Vogliono <strong>di</strong>mostrare che i Lightwood sono ancora legati a Valentine, che non hanno mai<br />

veramente lasciato il Circolo.<br />

Anche nel buio era possibile vedere il rossore infiammare le guance <strong>di</strong> Jace. — Ma è assurdo! Loro<br />

hanno combattuto contro Valentine, sulla nave. E Robert ha rischiato <strong>di</strong> morire.<br />

— L'Inquisitore vuole far credere che i Lightwood hanno sacrificato gli altri Nephilim sulla nave<br />

per salvare le apparenze e <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> essere contro Valentine. Poi, però, hanno perso la Spada<br />

Mortale. Ed è questo che conta per l'Inquisitore. Senti, voi avete cercato <strong>di</strong> mettere in guar<strong>di</strong>a il<br />

Conclave e loro se ne sono fregati. Adesso l'Inquisitoresta cercando qualcuno a cui addossare la<br />

colpa <strong>di</strong> tutto. Se riesce a marchiare voi Lightwood come tra<strong>di</strong>tori, nessuno riterrà più il Conclave<br />

responsabile <strong>di</strong> ciò che è successo. E Aldertree potrà attuare tutte le politiche che vorrà, senza<br />

incontrare opposizione.<br />

Jace appoggiò la faccia sulle mani, con le lunghe <strong>di</strong>ta che giocherellavano <strong>di</strong>strattamente con i<br />

capelli. — Ma io non posso lasciarti qui. Se Clary lo scopre...<br />

— Avrei dovuto capirlo che era questo che ti preoccupava. — Simon rise con durezza. — E tu non<br />

<strong>di</strong>rglielo. Tanto lei è a New York, grazie a... — S'interruppe, incapace <strong>di</strong>pronunciare quella parola.<br />

— Avevi ragione tu — <strong>di</strong>sse invece. — Sono contento che non sia qui.<br />

Jace sollevò la faccia dalle mani. — Come?<br />

— Il Conclave è folle. Chissà che cosa le farebbero, se sapessero cos'è in grado <strong>di</strong> fare. Avevi<br />

ragione — ripetè Simon. E quando Jace non replicò nulla, aggiunse: — Potresti anche apprezzare il<br />

fatto che te l'abbia detto. Non credo che lo <strong>di</strong>rò un'altra volta.<br />

Jace lo fissava senza espressione e Simon, sussultando, rivide l'immagine <strong>di</strong> Jace sulla nave,<br />

insanguinato e morente, sul pavimento <strong>di</strong> metallo. Alla fine, Jace parlò. — Quin<strong>di</strong> mi stai <strong>di</strong>cendo<br />

che hai intenzione <strong>di</strong> restare qui? In prigione? Fino a quando?<br />

— Fino a quando non ci verrà un'idea migliore — <strong>di</strong>sseSimon. — Ma c'è una cosa.<br />

Jace inarcò le sopracciglia. — Cosa?


— Sangue — <strong>di</strong>sse Simon. — L'Inquisitore sta cercando<strong>di</strong> affamarmi per costringermi a parlare. Mi<br />

sento già molto debole. E domani sarò... be', non so come sarò. Ma non voglio cedere. E non voglio<br />

bere <strong>di</strong> nuovo il tuo sangue, né quello <strong>di</strong> chiunque altro — aggiunse rapidamente, prima che Jace<br />

potesse proporglielo. — Il sangue animale andrà benissimo.<br />

— Il sangue te lo posso procurare — <strong>di</strong>sse Jace. Esitò. —Hai detto... hai detto all'Inquisitore che ti<br />

ho fatto bere ilmio sangue? Che ti ho salvato?<br />

Simon scosse la testa.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Jace brillarono <strong>di</strong> luce riflessa. — Perché no?<br />

— Forse perché non volevo cacciarti in altri guai.<br />

— Senti, vampiro — <strong>di</strong>sse Jace. — Proteggi i Lightwood, se puoi, ma non proteggere me.<br />

Simon sollevò la testa. — Perché no?<br />

Per un momento, con Jace che lo guardava tra le sbarre, Simon potè quasi immaginare <strong>di</strong> esser lui<br />

quello libero e Jace il prigioniero. — Forse perché non me lo merito.<br />

Clary fu svegliata da un rumore che sembrava gran<strong>di</strong>ne su un tetto <strong>di</strong> lamiera. Si mise a sedere sul<br />

letto e si guardò intorno, intontita. Lo sentì <strong>di</strong> nuovo: era un crepitio e veniva dalla finestra.<br />

Allontanando le coperte con riluttanza, Clary andò a investigare.<br />

Quando spalancò la finestra, entrò una folata d'aria fredda che le penetrò nel pigiama come un<br />

coltello. Rabbrividì e si affacciò al davanzale.<br />

C'era qualcuno in giar<strong>di</strong>no. Per un momento, con un tuffo al cuore, Clary vide solo una figura alta e<br />

snella coi capelli arruffati. Ma quando la figura alzò lo sguardo, Clary vide che i capelli erano neri,<br />

e non bion<strong>di</strong>, e per la seconda volta si rese conto <strong>di</strong> aver sperato che fosse Jace e <strong>di</strong> essersi ritrovata<br />

con Sebastian.<br />

Sebastian aveva una manciata <strong>di</strong> sassolini in mano. Le sorrise, quando vide la sua testa sbucare, e a<br />

gesti le in<strong>di</strong>cò se stesso e il graticcio delle rose. Scen<strong>di</strong>!<br />

Lei scosse la testa e gli in<strong>di</strong>cò la porta principale. Aspettami alla porta d'ingresso. Chiuse la finestra<br />

e corse <strong>di</strong> sotto. Era mattina tar<strong>di</strong>: la luce che si riversava dalle finestre era intensa e dorata, ma la<br />

casa aveva le luci spente ed era immersa nel silenzio. Forse Amatis dorme ancora, pensò Clary.<br />

Andò alla porta, aprì il chiavistello e la spalancò. Sebastian era lì, sul gra<strong>di</strong>no, e <strong>di</strong> nuovo Clary<br />

ebbe quella strana sensazione <strong>di</strong> riconoscimento, anche se questa volta fu più lieve. Gli sorrise<br />

debolmente. — Hai tirato i sassi contro la finestra — <strong>di</strong>sse. — Credevo che lo facessero solo nei<br />

film.<br />

Lui sorrise. — Bel pigiama. Ti ho svegliato?<br />

— Forse.—<br />

— Scusa — le <strong>di</strong>sse, pur non sembrando <strong>di</strong>spiaciuto. — Però forse ti potrebbe tornare utile fare un<br />

salto <strong>di</strong> sopra e vestirti: passeremo la giornata insieme.<br />

— Wow. Sei un tipo piuttosto sicuro <strong>di</strong> sé — osservò Clary. Del resto, i ragazzi belli come<br />

Sebastian probabilmente non avevano motivo <strong>di</strong> non essere sicuri <strong>di</strong> sé. Scosse la testa. — Mi<br />

spiace, ma non posso. Non posso uscire <strong>di</strong> casa. Non oggi.<br />

Una linea <strong>di</strong> interesse si <strong>di</strong>segnò tra gli occhi <strong>di</strong> Sebastian. — Ieri però sei uscita.


— Lo so, ma è stato prima che... — Prima che Amatis mi facesse sentire piccola come un microbo.<br />

— Oggi non posso. Per favore, non cercare <strong>di</strong> convincermi, okay?<br />

— Okay — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Non cercherò <strong>di</strong> convincerti. Ma almeno lasciami <strong>di</strong>re quello che<br />

ero venuto a <strong>di</strong>rti. Poi, se ancora vorrai che me ne vada, ti prometto che me ne andrò.<br />

— Dimmi. — Sebastian alzò il viso, e Clary si chiese com'era possibile che degli occhi così scuri<br />

brillassero come se fossero dorati. — So dove puoi trovare Ragnor Fell.<br />

Le ci vollero meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci minuti per correre <strong>di</strong> sopra, vestirsi al volo, scrivere un biglietto veloce<br />

ad Amatis e tornare da Sebastian, che l'aspettava sul ciglio del canale. Lui sorrise quando la vide<br />

che gli correva incontro, con il cappotto verde buttato su un braccio. — Sono qui — <strong>di</strong>sse Clary<br />

fermandosi. — An<strong>di</strong>amo?<br />

Sebastian insistette per aiutarla a infilarsi il cappotto. — Credo che nessuno mi abbia mai aiutato a<br />

mettere il cappotto, prima d'ora — osservò Clary, liberando i capelli che erano rimasti sotto il<br />

colletto. — Be', forse i camerieri. Hai mai fatto il cameriere?<br />

— No, ma sono stato cresciuto da una tata francese — le ricordò Sebastian. — Il che comporta un<br />

percorso formativo ancor più severo.<br />

Clary sorrise, nonostante la tensione. Sebastian era bravo a farla sorridere, notò con un lieve senso<br />

<strong>di</strong> sorpresa. Quasi troppo bravo. — Dove an<strong>di</strong>amo? — gli chiese bruscamente. — La casa <strong>di</strong> Fell è<br />

qui vicino?<br />

— Non proprio, vive fuori città — rispose Sebastian, avviandosi verso il ponte. Clary gli si<br />

affiancò.<br />

— Ci vorrà molto, a pie<strong>di</strong>?<br />

— È troppo lontano per andarci a pie<strong>di</strong>. Dovremo farci dare un passaggio.<br />

— Un passaggio? E da chi? — Clary si bloccò su due pie<strong>di</strong>. — Sebastian, dobbiamo stare attenti.<br />

Non possiamo <strong>di</strong>re al primo che capita dove an<strong>di</strong>amo e cosa ci faccio qui... Deve restare un segreto.<br />

Sebastian la osservò con i suoi occhi scuri e riflessivi. — Giuro sull'Angelo che l'amico che ci darà<br />

il passaggio non farà parola con nessuno sulla nostra destinazione.<br />

— Sei sicuro?<br />

— Sicurissimo.<br />

Ragnor Fell, pensava Clary mentre si addentravano nelle strade affollate. Sto andando da Ragnor<br />

Fell. Un incontrollabile entusiasmo si mescolava alla trepidazione. Madeleine l'aveva <strong>di</strong>pinto come<br />

un uomo potente e temibile. E se non avesse avuto pazienza con lei? E se non aveva tempo? E se lei<br />

non fosse riuscita a convincerlo <strong>di</strong> essere chi <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> essere? E se lui si fosse <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> sua<br />

madre?<br />

Non l'aiutava certo ad allentare la tensione l'impressione <strong>di</strong> riconoscere Jace o Isabelle in ogni<br />

ragazzo biondo o in ogni ragazza coi capelli lunghi e neri che vedeva passare. Ma Isabelle l'avrebbe<br />

probabilmente ignorata, pensò mestamente, e <strong>di</strong> sicuro Jace era dai Penhallow a baciarsi con la sua<br />

nuova ragazza.<br />

— Hai paura <strong>di</strong> essere pe<strong>di</strong>nata? — le chiese Sebastian, mentre svoltavano in una strada laterale che<br />

si allontanava dal centro della città, notando che Clary continuava a lanciare occhiate intorno a sé.<br />

— Continuo a vedere gente che mi pare <strong>di</strong> conoscere — ammise Clary. — Jace o i Lightwood.


— Da quando i Lightwood sono arrivati, credo che Jace non si sia mai allontanato dalla casa dei<br />

Penhallow. Il più delle volte si chiude in camera sua. In più, ieri s'è fatto male a una mano.<br />

— S'è fatto male? Come? — Clary, <strong>di</strong>menticando <strong>di</strong> guardare dove stava andando, inciampò in un<br />

sasso. La strada che stavano percorrendo, che prima era acciottolata, ora era semplicemente sassosa,<br />

e Clary neppure si accorse del cambiamento. — Ahi!<br />

— Forza, siamo arrivati — annunciò Sebastian fermandosi davanti a un'alta palizzata <strong>di</strong> legno. Non<br />

c'erano più case intorno: si erano lasciati alle spalle il centro abitato in modo piuttosto repentino e<br />

ora c'era solo questa recinzione e, sul lato opposto, un pen<strong>di</strong>o pietroso che portava verso la foresta.<br />

C'era un cancello, ma era chiuso da un lucchetto. Sebastian estrasse dalla tasca una pesante chiave<br />

<strong>di</strong> ferro e lo aprì. — Torno fra un attimo con chi ci darà un passaggio. — Si chiuse il cancello alle<br />

spalle. Clary spiò tra le fessure delle assi e vide una specie <strong>di</strong> baracca bassa <strong>di</strong> legno rosso. Ma<br />

sembrava che non ci fossero né porte né finestre.<br />

Il cancello si aprì e Sebastian ricomparve con un sorriso da un orecchio all'altro. Aveva in mano<br />

delle briglie ed era docilmente seguito da un grande cavallo bianco e grigio con una macchia a<br />

forma <strong>di</strong> stella sulla fronte.<br />

— Un cavallo? Tu possie<strong>di</strong> un cavallo? — Clary era stupefatta. — Chi mai possiede un cavallo?<br />

Sebastian carezzò la groppa dell'animale con affetto. — Molte famiglie <strong>di</strong> Shadowhunters tengono<br />

un cavallo nelle stalle <strong>di</strong> Alicante. Se hai notato, non ci sono automobili a Idris: non funzionano<br />

bene, con tutte queste <strong>di</strong>fese in giro. — Diede un buffetto al cuoio chiaro della sella, decorata da<br />

uno stemma raffigurante un serpente d'acqua che usciva da un lago attorcigliandosi su se stesso. Il<br />

nome Verlac era inciso in caratteri delicati sotto lo stemma. — Su, sali.<br />

Clary arretrò <strong>di</strong> un passo. — Non sono mai salita su un cavallo. — Sarò io a condurre Wayfarer —<br />

la rassicurò Sebastian.<br />

— Tu dovrai solo stare seduta davanti a me.<br />

Il cavallo sbuffò. Aveva dei denti enormi, notò Clary con un certo <strong>di</strong>sagio. Immaginò quei denti<br />

affondarle nella gamba e pensò a tutte le sue compagne <strong>di</strong> scuola che volevano avere un cavallo. Si<br />

chiese se fossero pazze.<br />

Sii coraggiosa, si <strong>di</strong>sse. È quello che farebbe tua mamma.<br />

Fece un bel respiro fondo. — Okay. An<strong>di</strong>amo.<br />

La decisione <strong>di</strong> Clary <strong>di</strong> essere coraggiosa durò solo fino a quando Sebastian, dopo averla aiutata a<br />

salire, saltò elegantemente in sella <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei e affondò i tacchi nei fianchi del cavallo. Wayfarer<br />

partì come un proiettile. La forza con cui batteva gli zoccoli sulla strada sassosa si ripercuoteva in<br />

scosse sussultorie su tutta la schiena <strong>di</strong> Clary. Si aggrappò al pezzetto <strong>di</strong> sella che spuntava davanti<br />

a lei, affondandovi le unghie fino a lasciare le impronte nel cuoio.<br />

Man mano che si allontanavano dalla città, la strada <strong>di</strong>ventava più stretta. Ora era fiancheggiata da<br />

filari <strong>di</strong> alberi su entrambi i lati che formavano muri <strong>di</strong> verde impenetrabili alla vista. Sebastian tirò<br />

le re<strong>di</strong>ni e il cavallo interruppe il suo galoppo sfrenato. Il cuore <strong>di</strong> Clary rallentò con il suo passo.<br />

Mentre il panico svaniva, Clary <strong>di</strong>ventò lentamente consapevole della presenza <strong>di</strong> Sebastian, che,<br />

tenendo le re<strong>di</strong>ni, formava con le braccia una specie <strong>di</strong> gabbia intorno a lei, evitandole la sensazione<br />

<strong>di</strong> scivolare giù. D'improvviso fu persino troppo consapevole della presenza <strong>di</strong> lui: non solo della<br />

forza vigorosa delle braccia che la sostenevano, ma anche del fatto che lei gli si appoggiava al petto,<br />

che, per qualche ragione, sapeva <strong>di</strong> pepe nero. Non era un odore sgradevole, ma speziato e buono,


molto <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> Jace, che sapeva <strong>di</strong> sapone e <strong>di</strong> sole. Non che il sole avesse un odore, in<br />

realtà, ma se l'avesse avuto...<br />

Strinse i denti. Era lì con Sebastian, era in procinto <strong>di</strong> incontrare un potente stregone, e stava<br />

mentalmente farneticando sull'odore <strong>di</strong> Jace. Si costrinse a guardarsi intorno. Le ver<strong>di</strong> pareti <strong>di</strong><br />

alberi si stavano <strong>di</strong>radando e ora si vedevano gran<strong>di</strong> estensioni <strong>di</strong> campagna marezzata su entrambi i<br />

lati. Era bello, in un modo sobrio ed essenziale: un tappeto verde, interrotto qua e là dalla cicatrice<br />

<strong>di</strong> una strada <strong>di</strong> pietra grigia o da uno sperone <strong>di</strong> roccia nera che si levava dall'erba. Ciuffi <strong>di</strong> delicati<br />

fiori bianchi, gli stessi che Clary aveva visto con Luke nella necropoli, costellavano le colline come<br />

casuali spruzzate <strong>di</strong> neve.<br />

— Come hai fatto a scoprire dov'è Ragnor Fell? — chiese Clary, mentre Sebastian portava<br />

abilmente il cavallo ad aggirare una buca sulla strada.<br />

— Mia zia Elo<strong>di</strong>e. Ha una buona rete <strong>di</strong> informatori. Sa tutto quello che succede a Idris, pur non<br />

venendo mai qui <strong>di</strong> persona. Non le piace lasciare l'Istituto.<br />

— E tu? Vieni spesso a Idris?<br />

— Non proprio. L'ultima volta avevo cinque anni. Da allora non avevo più visto i miei zii, perciò<br />

sono contento <strong>di</strong> essere qui, adesso. È un'occasione per rimettersi in pari con tutto quello che è<br />

successo. E poi, ho nostalgia <strong>di</strong> Idris quando non sono qui. Nessun luogo è come Idris. È qualcosa<br />

nella terra. Te ne accorgerai anche tu, e anche tu ne avrai nostalgia, quando non sarai qui.<br />

— So che anche Jace ha nostalgia — <strong>di</strong>sse Clary. — Ma pensavo che fosse perché ha vissuto qui<br />

tanti anni. Lui è cresciuto qui.<br />

— Nella tenuta dei Wayland — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Non lontano da dove stiamo andando.<br />

— A quanto pare, tu sai proprio tutto.<br />

— Non tutto — precisò Sebastian con una risata che Clary sentì dalla schiena. — Già, Idris esercita<br />

la sua magia su tutti: anche su chi, come Jace, ha ogni ragione per o<strong>di</strong>are questo posto.<br />

— Perché <strong>di</strong>ci questo?<br />

— Be', è stato cresciuto con Valentine, no? E dev'essere stata una cosa abbastanza tremenda.<br />

— Non saprei. — Clary era esitante. — La verità è che Jace ha dei sentimenti contrad<strong>di</strong>ttori. Io<br />

credo che Valentine sia stato un padre orribile, per certi versi, ma le briciole <strong>di</strong> amore e gentilezza<br />

che gli ha <strong>di</strong>mostrato erano tutto l'amore e la gentilezza che Jace conosceva. — Sentì un'onda <strong>di</strong><br />

tristezza, mentre parlava. — Credo che per molto tempo Jace abbia ricordato Valentine con grande<br />

affetto.<br />

— Non riesco a credere che Valentine gli abbia <strong>di</strong>mostrato amore o gentilezza. Valentine è un<br />

mostro.<br />

— Be', sì, ma Jace è suo figlio. Ed era solo un bambino. Io credo che Valentine gli volesse bene, a<br />

modo suo.<br />

— No. — La voce <strong>di</strong> Sebastian era tagliente. — Temo che questo sia impossibile.<br />

Clary batté le palpebre e fece per girarsi a guardarlo in faccia, ma ci ripensò. Tutti gli<br />

Shadowhunters <strong>di</strong>ventavano un po' fanatici, quando c'era <strong>di</strong> mezzo Valentine (ripensò<br />

all'Inquisitrice con un brivido) e forse non si poteva fargliene una colpa. — Probabilmente hai<br />

ragione.<br />

— Siamo arrivati — annunciò Sebastian bruscamentescendendo da cavallo: così bruscamente che<br />

Clary si chiese se in qualche modo l'avesse offeso. Ma quando Sebastianalzò gli occhi verso <strong>di</strong> lei,


stava sorridendo. — Abbiamo fatto presto — commentò, legando le re<strong>di</strong>ni al ramo più basso <strong>di</strong> un<br />

albero. — Più <strong>di</strong> quel che pensavo.<br />

Le fece cenno <strong>di</strong> scendere e, dopo un attimo <strong>di</strong> esitazione, Clary scivolò giù dalla groppa del cavallo<br />

e finì tra le sue braccia. Con le gambe molli per la lunga cavalcata, gli si aggrappò e lui la sostenne:<br />

— Scusa — mormorò imbarazzata. — Non volevo saltarti addosso.<br />

— Io non mi scuserei. — Il fiato <strong>di</strong> Sebastian era caldo sul collo <strong>di</strong> Clary, che rabbrividì. Le mani <strong>di</strong><br />

lui si soffermarono un momento <strong>di</strong> troppo sulla sua schiena, prima <strong>di</strong>lasciarla andare.<br />

Niente <strong>di</strong> tutto questo aiutava Clary a sentirsi più salda sulle gambe. — Grazie — <strong>di</strong>sse,<br />

consapevole del proprio rossore. Quanto avrebbe voluto che la sua pelle chiara non ne rivelasse così<br />

prontamente il colorito. — È questo il posto? — Si guardò intorno. Si trovavano in una piccola<br />

valle tra dolci colline. C'erano vari alberi nodosi <strong>di</strong>sposti intorno a una radura. I loro rami contorti<br />

avevano una bellezza scultorea, contro il cielo d'un azzurro metallico. Ma, a parte quello... — Non<br />

c'è niente, qui — osservò Clary aggrottando la fronte.<br />

— Clary. Concentrati.<br />

— Vuoi <strong>di</strong>re che c'è un incantesimo? Di solito non ho bisogno <strong>di</strong>...<br />

— Gli incantesimi a Idris sono più forti che in altri luoghi. È possibile che ti debba sforzare più del<br />

solito. — Le mise le mani sulle spalle e la fece girare delicatamente. — Guarda la radura.<br />

Clary applicò in silenzio il trucchetto mentale che le permetteva <strong>di</strong> grattare via l'illusione ottica da<br />

ciò che celava. Immaginò <strong>di</strong> sfregare della trementina su una tela per cancellare strati <strong>di</strong> colore e<br />

svelare l'immagine sottostante. Ed eccola! Era una casetta in pietra con il tetto spiovente. Dal<br />

camino saliva un filo <strong>di</strong> fumo in graziosi ghirigori. Un sentiero serpeggiante bordato <strong>di</strong> pietre<br />

conduceva all'ingresso. Mentre Clary guardava, il fumo che usciva dal camino smise <strong>di</strong> salire<br />

volteggiando verso l'alto e cominciò a prendere la forma <strong>di</strong> un tremolante punto <strong>di</strong> domanda.<br />

Sebastian rise. — Credo che significhi: "Chi è là?" Clary si strinse nel cappotto. Il vento che<br />

soffiava sull'erba bassa non era freddo, ma si sentiva lo stesso le ossa gelate. — Tutto questo sembra<br />

uscito da una favola.<br />

— Hai freddo? — Sebastian le passò una mano intornoalle spalle. Imme<strong>di</strong>atamente le volute <strong>di</strong><br />

fumo smisero <strong>di</strong> formare punti <strong>di</strong> domanda e si gonfiarono in un grosso cuore sbilenco. Clary<br />

sgusciò via dall'abbraccio <strong>di</strong> Sebastian, sentendosi imbarazzata e anche un po' in colpa, come se<br />

avesse fatto qualcosa <strong>di</strong> sbagliato. Si affrettò a raggiungere il vialetto, seguita da Sebastian. Erano a<br />

metà strada, quando la porta si spalancò.<br />

Benché Clary fosse stata ossessionata dal pensiero <strong>di</strong> Ragnor Fell sin da quando Madeleine gliene<br />

aveva parlato, non si era mai soffermata a pensare a che aspetto potesse avere. Ma se ci avesse<br />

pensato, forse avrebbe immaginato un uomo grosso, con la barba e le spalle larghe, una specie <strong>di</strong><br />

vichingo.<br />

La persona che si presentò sulla soglia era invece alta e sottile, con una cresta <strong>di</strong> capelli scuri e<br />

appuntiti. Indossava un gilet dorato e un paio <strong>di</strong> pantaloni <strong>di</strong> seta tipo pigiama. Osservò Clary con<br />

modesto interesse, tirando pigre boccate a una pipa incre<strong>di</strong>bilmente grande. Non assomigliava<br />

neanche vagamente a un vichingo, ma Clary lo riconobbe all'istante e senza ombra <strong>di</strong> dubbio.<br />

Magnus Bane.<br />

— Ma... — Clary, a occhi sgranati, si girò verso Sebastian, che sembrava stupito tanto quanto lei.<br />

Fissava Magnus con la bocca socchiusa e l'espressione vuota. Alla finebalbettò: — Sei tu... Ragnor<br />

Fell, lo stregone?


Magnus si levò la pipa <strong>di</strong> bocca. — Be', <strong>di</strong> certo non sono Ragnor Fell il danzatore esotico.<br />

— Io... — Sebastian sembrava a corto <strong>di</strong> parole. Clary non sapeva cosa avrebbe trovato, ma<br />

Magnus era un bel colpo da assorbire. — Speravamo che ci potessi aiutare. Io sono Sebastian Verlac<br />

e lei è Clarissa Morgenstern. Sua madreè Jocelyn Fairchild...<br />

— Non m'importa niente <strong>di</strong> chi è sua madre — sbottò Magnus. — Non potete venire da me senza<br />

appuntamento. Tornate più tar<strong>di</strong>. Marzo potrebbe andare bene.<br />

— Marzo? — Sebastian inorridì.<br />

— Hai ragione — confermò Magnus. — Troppo piovoso. Che ne <strong>di</strong>te <strong>di</strong> giugno?<br />

Sebastian si drizzò sulla schiena. — Forse non capisci l'importanza <strong>di</strong>...<br />

— Sebastian, lascia stare — <strong>di</strong>sse Clary con <strong>di</strong>sgusto. —Sta solo giocando coi tuoi pensieri. E<br />

comunque, lui non ci può aiutare.<br />

Sebastian era ancora più confuso. — Ma... non vedo perché non possa...<br />

— Va bene, basta così! — esclamò Magnus schioccando le <strong>di</strong>ta.<br />

Sebastian si paralizzò, la bocca ancora aperta, la mano mezza tesa.<br />

— Sebastian! — Clary lo toccò, ma era immobile come una statua. Solo il lieve movimento del<br />

petto rivelava che era ancora vivo. — Sebastian? — Clary lo chiamò <strong>di</strong> nuovo, ma invano. Capiva,<br />

in qualche modo, che lui non poteva vederla né sentirla. Si girò verso Magnus. — Non posso<br />

credere che tu abbia fatto una cosa del genere. Che <strong>di</strong>avolo ti succede? Quello che stai fumando in<br />

quella pipa ti ha sciolto il cervello? Sebastian è dalla nostra parte.<br />

— Io non sto da nessuna parte, carissima Clary — precisò Magnus con uno svolazzo della pipa. —<br />

E, per la precisione, è colpa tua se l'ho dovuto congelare per un po'. Stavi giusto per rivelargli che<br />

non sono Ragnor Fell.<br />

— È perché tu non sei Ragnor Fell.<br />

Magnus soffiò una nuvola <strong>di</strong> fumo dalla bocca e osservò pensosamente Clary attraverso il fumo. —<br />

Vieni — le <strong>di</strong>sse. — Voglio farti vedere una cosa.<br />

Le tenne aperta la porta della casetta, invitandola a entrare. Con un ultimo, incredulo sguardo a<br />

Sebastian, Clary lo seguì.<br />

L'interno della casetta non era illuminato, ma la debole luce del sole che filtrava dalle finestre bastò<br />

a mostrare a Clary un'ampia stanza fitta <strong>di</strong> ombre. C'era uno strano odore nell'aria, come <strong>di</strong> scarti <strong>di</strong><br />

verdura bruciati. Le scappò un piccolo suono strozzato, quando Magnus sollevò la mano e schioccò<br />

<strong>di</strong> nuovo le <strong>di</strong>ta. Una brillante luce azzurra gli esplose dai polpastrelli.<br />

Clary restò a bocca aperta. La stanza era un <strong>di</strong>sastro: mobili fatti a pezzi, cassetti aperti e svuotati<br />

sul pavimento.<br />

Pagine strappate da libri svolazzanti come brandelli <strong>di</strong> cenere. Anche i vetri delle finestre erano in<br />

frantumi.<br />

— Ho ricevuto un messaggio da Fell, ieri sera — spiegò Magnus. — Mi chiedeva <strong>di</strong> vederci, qui da<br />

lui. Quando sono arrivato... ho trovato questo. Tutto <strong>di</strong>strutto, e puzzo <strong>di</strong> demoni ovunque.<br />

— Demoni? Ma i demoni non possono entrare a Idris.<br />

Non ho mai detto questo. Ti sto solo raccontando i fatti. — Magnus parlava senza alcun tono


particolare. — La casa puzzava <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> origine demoniaca. Il corpo <strong>di</strong>, Ragnor era a terra.<br />

Non era ancora morto, quando loro se ne sono andati, ma era morto quando sono arrivato io. — Si<br />

voltò verso Clary. — Chi sapeva che lo stavi cercando?<br />

— Madeleine — sussurrò Clary — ma è morta. Sebastian, Jace, Simon. I Lightwood...<br />

— Ah — <strong>di</strong>sse Magnus. — Se lo sanno i Lightwood, è probabile che lo sappia anche il Conclave. E<br />

Valentine ha delle spie, al Conclave.<br />

— Oh no, dovevo tenerlo segreto, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo a tutti! — esclamò Clary inorri<strong>di</strong>ta. — È colpa<br />

mia. Dovevo avvisarlo...<br />

— Vorrei ricordarti — l'interruppe Magnus — che tu non riuscivi a trovarlo. È per questo che hai<br />

chiesto in giro. Senti, per Madeleine e per te Fell era semplicemente uno che poteva aiutare tua<br />

madre, non uno che poteva attirare l'interesse <strong>di</strong> Valentine. Ma c'è dell'altro. Valentine non sa come<br />

risvegliare tua madre, però sa che quello che ha fatto Jocelyn per entrare in quello stato è collegato<br />

a un oggetto che lui vuole avere a tutti i costi. Un particolare libro <strong>di</strong> incantesimi.<br />

— E tu come fai a saperlo? — gli chiese Clary.<br />

— Perché me l'ha detto Ragnor.<br />

— Ma...<br />

Magnus la zittì con un gesto. — Gli stregoni hanno i loro mo<strong>di</strong> per comunicare tra loro. Hanno i<br />

loro linguaggi. — Alzò la mano che sprigionava la fiamma azzurra. — Logos.<br />

Apparvero sui muri lettere <strong>di</strong> fuoco alte una spanna, che sembravano incise in oro liquido nella<br />

pietra. Le lettere correvano intorno ai muri, formando parole che Clary non riusciva a leggere. Si<br />

girò verso Magnus. — Che cosa c'è scritto?<br />

— L'ha scritto Ragnor quando ha capito che stava morendo, per farlo sapere allo stregone che<br />

sarebbe venuto acercarlo. — Quando Magnus si girò, il bagliore delle lettere ardenti illuminò d'oro i<br />

suoi occhi <strong>di</strong> gatto. — È stato aggre<strong>di</strong>to da servi <strong>di</strong> Valentine. Volevano da lui il Libro Bianco. Il<br />

Libro Bianco è, con il Libro Grigio, una delle opere più famose sulle attività soprannaturali che<br />

siano mai state scritti. La ricetta della pozione che ha bevuto Jocelyn e quella dell'antidoto sono<br />

contenute in quel libro.<br />

Clary restò a bocca aperta. — E il libro era qui?<br />

— No. Apparteneva a tua madre. Ragnor, a suo tempo, le aveva solo consigliato dove nasconderlo.<br />

— Quin<strong>di</strong> è...<br />

— È nella tenuta dei Wayland. I Wayland abitavano poco lontano dalla casa <strong>di</strong> Jocelyn e Valentine:<br />

erano i loro vicini più stretti. Ragnor suggerì a tua madre <strong>di</strong> nascondere il libro a casa loro, dove<br />

Valentine non l'avrebbe mai cercato. Nella biblioteca.<br />

Ma poi Valentine ha vissuto per anni nella tenuta dei Wayland — osservò Clary. — Non cre<strong>di</strong> che<br />

l'avrebbe scoperto?<br />

— Era nascosto in un altro libro. Un libro che Valentine <strong>di</strong>fficilmente avrebbe aperto. — Magnus<br />

fece un sorriso sghembo. — Ricette semplici per le casalinghe. Non si può <strong>di</strong>re che tua madre non<br />

abbia il senso dell'umorismo.<br />

— E tu sei andato alla tenuta dei Wayland a cercare il libro?<br />

Magnus scosse la testa. — Clary, ci sono delle <strong>di</strong>fese intorno alla tenuta che tengono lontano non<br />

solo il Conclave, ma chiunque, soprattutto i Nascosti. Forse, se avessi tempo per lavorarci, potrei


violarle, ma...<br />

— Quin<strong>di</strong>, nessuno può entrare nella tenuta? — La <strong>di</strong>sperazione le artigliava il petto. — È<br />

impossibile?<br />

— Non ho detto "nessuno" — precisò Magnus. — C'è almeno una persona che quasi certamente<br />

potrebbe entrare.<br />

— Vuoi <strong>di</strong>re Valentine?<br />

— Voglio <strong>di</strong>re — precisò Magnus — il figlio <strong>di</strong> Valentine.<br />

Clary scosse la testa. — Jace non mi aiuterà, Magnus. Non mi vuole qui. Anzi, dubito che mi voglia<br />

rivolgere ancora la parola.<br />

Magnus la guardò me<strong>di</strong>tabondo. — Io penso — <strong>di</strong>sse — che non ci sia molto che Jace non sarebbe<br />

<strong>di</strong>sposto a fare per te, se glielo chie<strong>di</strong>.<br />

Clary aprì la bocca, poi la chiuse. Pensò che Magnus aveva sempre saputo ciò che provava Alec per<br />

Jace, ciò che Simon sentiva per lei. E ciò che lei provava per Jace, probabilmente, le si leggeva in<br />

faccia anche adesso. E Magnus era uno che sapeva leggere molto bene. Clary <strong>di</strong>stolse lo sguardo.<br />

— Mettiamo che io riesca a convincere Jace a venire con me alla tenuta dei Wayland per recuperare<br />

il libro — <strong>di</strong>sse. — Poi cosa succede? Io non so fare incantesimi, né preparare antidoti.<br />

Magnus sbuffò. — Tu cre<strong>di</strong> che ti stia dando tutti questi consigli gratis? Quando avrai messo le<br />

mani sul Libro Bianco, voglio che lo consegni <strong>di</strong>rettamente a me.<br />

— Il libro? Lo vuoi tu?<br />

— È uno dei più potenti libri <strong>di</strong> incantesimi al mondo. Certo che lo voglio. E poi, quel libro<br />

appartiene <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto ai Figli <strong>di</strong> Lilith, non ai Figli <strong>di</strong> Raziel. È un libro da stregoni e dovrebbe stare<br />

nelle mani <strong>di</strong> uno stregone.<br />

— Ma a me serve! Per guarire mia madre...<br />

Te ne serve una pagina sola e puoi anche tenertela. Il resto è mio. In cambio, quando mi porterai il<br />

libro, io preparerò l'antidoto e lo somministrerò a Jocelyn. Non puoi <strong>di</strong>re che non sia un patto equo.<br />

— Le tese la mano. — Sigilliamo il patto con una stretta <strong>di</strong> mano?<br />

Dopo un attimo <strong>di</strong> esitazione, Clary gli strinse la mano. — Spero <strong>di</strong> non dovermene pentire.<br />

— Io spero proprio <strong>di</strong> no — <strong>di</strong>sse Magnus, voltandosi allegramente verso la porta. Sui muri, le<br />

lettere <strong>di</strong> fuocostavano già svanendo. — Il pentimento è un sentimento inutile, non ti pare?<br />

Fuori, il sole sembrava particolarmente luminoso, dopo l'oscurità nella casetta. Clary si fermò sulla<br />

soglia, battendo le palpebre per mettere a fuoco il panorama: le montagne in lontananza, Wayfarer<br />

che brucava l'erba sod<strong>di</strong>sfatto, e Sebastian immobile come una statua da giar<strong>di</strong>no, con la mano<br />

ancora tesa. Clary si rivolse a Magnus. — Ora potresti scongelarlo, per favore?<br />

Magnus sembrava <strong>di</strong>vertito. — Mi sono sorpreso, stamattina, quando ho ricevuto il messaggio <strong>di</strong><br />

Sebastian — <strong>di</strong>sse. — Diceva che stava facendo un favore a te, nientemeno. Come l'hai incontrato?<br />

— È un cugino <strong>di</strong> certi amici dei Lightwood, o qualcosa del genere. E uno a posto, te l'assicuro.<br />

— A posto?... Be', io <strong>di</strong>rei che è meraviglioso. — Magnus lo contemplò con aria sognante. —<br />

Dovresti lasciarmelo qui. Potrei appenderci sopra i cappelli, i vestiti.<br />

— No, non puoi tenerlo.<br />

— Perché no? Piace anche a te? — Gli occhi <strong>di</strong> Magnus brillarono. — Tu sembri piacergli. L'ho


visto, prima: cercava la tua mano come uno scoiattolo che arraffa una nocciolina.<br />

— Perché non parliamo invece della tua vita sentimentale? — ribatté Clary. — Che mi <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> te e<br />

Alec?<br />

— Alec si rifiuta <strong>di</strong> riconoscere che c'è qualcosa fra noi. Quin<strong>di</strong> io mi rifiuto <strong>di</strong> riconoscere la sua<br />

esistenza. Mi ha mandato un messaggio col fuoco, l'altro giorno, chiedendomi un favore. Era<br />

in<strong>di</strong>rizzato "allo stregone Bane", come se fossi un perfetto sconosciuto. È ancora fissato con Jace,<br />

penso, anche se quella cosa non lo porterà da nessuna parte. Problema <strong>di</strong> cui, immagino, tu non sai<br />

nulla.<br />

— Oh, smettila! — Clary lo guardò con antipatia. — Senti, se non scongeli Sebastian, non riuscirò<br />

ad andarmene <strong>di</strong> qui e tu non avrai il tuo Libro Bianco.<br />

— Oh, va bene, va bene. Ma se posso fare una richiesta, non <strong>di</strong>rgli nulla <strong>di</strong> quello che ti ho appena<br />

detto, anche se è amico dei Lightwood. — Magnus schioccò le <strong>di</strong>ta con petulanza.<br />

Il viso <strong>di</strong> Sebastian si rianimò, come un video che riparte dopo essere stato messo in pausa. — ...<br />

aiutarci — <strong>di</strong>sse. — È una questione <strong>di</strong> vita o <strong>di</strong> morte.<br />

— Voi Nephilim credete che tutti i vostri problemi siano questione <strong>di</strong> vita o <strong>di</strong> morte — commentò<br />

Magnus. — Adesso andatevene. Cominciate ad annoiarmi.<br />

— Ma...<br />

— Andatevene — ripetè Magnus con tono minaccioso. Dai polpastrelli delle lunghe <strong>di</strong>ta si<br />

sprigionarono scintille azzurre e all'improvviso l'aria si riempì <strong>di</strong> un odore acre, come <strong>di</strong> bruciato.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> gatto <strong>di</strong> Magnus ardevano.<br />

Pur sapendo che era solo una messa in scena, Clary non riuscì a trattenersi e in<strong>di</strong>etreggiò.<br />

— Credo che dovremmo andare, Sebastian — <strong>di</strong>sse. Gli occhi <strong>di</strong> Sebastian erano due fessure. —<br />

Ma, Clary...<br />

— An<strong>di</strong>amo! — ripetè lei. Lo prese per un braccio e lotrascinò verso Wayfarer. Lui la seguì con<br />

riluttanza, borbottando a mezza voce. Con un sospiro <strong>di</strong> sollievo, Clary si lanciò un'occhiata alle<br />

spalle. Magnus era in pie<strong>di</strong> sulla porta, con le braccia conserte. Quando incontrò il suo sguardo, le<br />

sorrise e le strizzò l'occhio, brillante <strong>di</strong> glitter.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace, Clary. — Sebastian le teneva una mano sulla spalla e un'altra sulla vita, cercando <strong>di</strong><br />

aiutarla a salire sull'ampia groppa <strong>di</strong> Wayfarer. Clary soppresse la vocina interiore che la pregava <strong>di</strong><br />

non risalire su quel cavallo (né su qualsiasi altro cavallo) e si lasciò issare. Buttò una gamba<br />

dall'altra parte e si sistemò sulla sella, cercando <strong>di</strong> convincersi che si stava accomodando su un<br />

grosso <strong>di</strong>vano semovente e non su una creatura viva che in qualsiasi momento avrebbe potuto<br />

girarsi e darle un morso.<br />

— Ti <strong>di</strong>spiace per cosa? — gli chiese, mentre anche lui montava in sella <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei. Era quasi<br />

fasti<strong>di</strong>osa la facilità con cui riusciva a farlo, come fosse un passo <strong>di</strong> danza, ma anche rassicurante.<br />

Chiaramente, Sebastian sapeva bene quel che faceva, pensò Clary, mentre lui prendeva le re<strong>di</strong>ni,<br />

con le braccia intorno a lei. Era una buona cosa, pensò, che almeno uno dei due lo sapesse.<br />

— Quel Ragnor Fell. Non mi aspettavo che fosse così poco <strong>di</strong>sponibile ad aiutarci. Ma si sa che gli<br />

stregoni sono lunatici. Tu ne hai già conosciuto uno, vero?<br />

— Ho conosciuto Magnus Bane. — Si girò un attimo a guardare, alle spalle <strong>di</strong> Sebastian, la casetta<br />

che svaniva in lontananza. Il fumo sbuffava dal camino <strong>di</strong>segnando piccole figure danzanti, come<br />

dei Magnus ballerini. — È il Sommo Stregone <strong>di</strong> Brooklyn.


— Somiglia a Fell?<br />

— Sono straor<strong>di</strong>nariamente simili. Quanto a Fell, sapevo che c'era la possibilità che si rifiutasse <strong>di</strong><br />

aiutarci.<br />

— Ma io ti avevo promesso il mio aiuto. — La voce <strong>di</strong> Sebastian era sinceramente addolorata. —<br />

Be', però c'è un'altra cosa che ti posso mostrare, così la giornata non andrà del tutto sprecata.<br />

— Cosa? — Clary si girò <strong>di</strong> nuovo per guardarlo. Il sole era alto nel cielo alle loro spalle e donava<br />

un profilo d'oro ai fili scuri dei suoi capelli.<br />

Sebastian sorrise. — Vedrai.<br />

Wayfarer correva in <strong>di</strong>rezione opposta alla città <strong>di</strong> Alicante, tra muri ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronde che<br />

sfrecciavano da entrambi i lati, aprendosi <strong>di</strong> tanto in tanto su panorami incre<strong>di</strong>bilmente belli: laghi<br />

cristallini, ver<strong>di</strong> vallate, montagne grigie, argentei frammenti <strong>di</strong> fiumi e ruscelli orlati da rive fiorite.<br />

Clary si chiese come fosse vivere in un posto come quello. Si sentiva nervosa, come troppo esposta,<br />

senza il conforto dei palazzi <strong>di</strong> New York a chiudere l'orizzonte.<br />

Non che mancassero totalmente gli e<strong>di</strong>fici: ogni tanto spuntava sopra gli alberi il tetto <strong>di</strong> qualche<br />

grande casa <strong>di</strong> pietra. Erano le tenute <strong>di</strong> campagna <strong>di</strong> facoltose famiglie <strong>di</strong> Shadowhunters, le spiegò<br />

Sebastian, gridandole nell'orecchio. Ricordarono a Clary i vecchi palazzi che sorgevano sulle rive<br />

del fiume Hudson, a nord <strong>di</strong> Manhattan, dove i ricchi newyorchesi passavano le estati centinaia <strong>di</strong><br />

anni prima.<br />

La strada <strong>di</strong> sassi era <strong>di</strong>ventata un sentiero <strong>di</strong> terra battuta. Clary venne riscossa dalle sue<br />

fantasticherie quando arrivarono in cima a una collina e Sebastian fece fermare bruscamente<br />

Wayfarer. — Ci siamo — annunciò.<br />

Clary vide un ammasso <strong>di</strong> pietre annerite dal fuoco che un tempo erano state una casa, ora<br />

riconoscibile solo da pochi profili. C'era una canna fumaria sventrata che ancora puntava verso il<br />

cielo, un pezzo <strong>di</strong> muro con lo squarcio vuoto <strong>di</strong> una finestra senza vetri. Le erbacce crescevano tra<br />

le rovine, macchie ver<strong>di</strong> nel nero. — Non capisco — <strong>di</strong>sse Clary. — Perché siamo qui?<br />

— Non hai capito? — chiese Sebastian. — È qui che vivevano tua madre e tuo padre. È qui che è<br />

nato tuo fratello. Questa è la tenuta dei Fairchild.<br />

Ancora una volta, Clary risentì nella testa la voce <strong>di</strong> Hodge. Valentine appiccò un grande incen<strong>di</strong>o e<br />

morì tra le fiamme con la sua famiglia, sua moglie e suo figlio. La terra intorno annerì e si seccò.<br />

Nessuno vuole più costruire in quel luogo. Dicono che sia maledetto.<br />

Senza <strong>di</strong>re parola, Clary scivolò giù dalla groppa del cavallo. Sentì la voce <strong>di</strong> Sebastian che la<br />

chiamava, ma lei già scendeva lungo la collina, correndo e sdrucciolando. Dove un tempo sorgeva<br />

la casa, il terreno <strong>di</strong>ventava pianeggiante: ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Clary c'erano le pietre annerite e spaccate <strong>di</strong><br />

quello che era stato il vialetto. Tra le erbacce, vide delle scale che si interrompevano dopo pochi<br />

gra<strong>di</strong>ni.<br />

— Clary... — Sebastian la raggiunse camminando tra le erbacce, ma lei era quasi inconsapevole<br />

della sua presenza. Girò su se stessa, lentamente, osservando ogni cosa: gli alberi bruciati e mezzo<br />

morti e quello che un tempo era un prato ombroso sul pen<strong>di</strong>o della collina. In lontananza, vedeva il<br />

tetto <strong>di</strong> un'altra tenuta, appena sopra il profilo degli alberi. Qui il sole luccicava sui frammenti <strong>di</strong><br />

<strong>vetro</strong> delle finestre dell'unica parete rimasta in pie<strong>di</strong>. Clary si addentrò tra le rovine, su un tappeto <strong>di</strong><br />

pietre annerite. Vide il tracciato delle stanze, delle porte... persino un arma<strong>di</strong>etto bruciacchiato ma<br />

quasi intatto, rovesciato su un fianco, dal quale si erano riversati frantumi <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> porcellana,


mescolati alla terra nera.<br />

Una volta quella era stata una casa vera, abitata da persone vive e vegete. Sua madre era vissuta lì,<br />

si era sposata lì, aveva avuto un bambino. Poi Valentine aveva trasformato tutto in cenere e polvere,<br />

aveva fatto credere a Jocelyn che suo figlio era morto e l'aveva costretta a nascondere a sua figlia la<br />

verità. Un senso <strong>di</strong> penetrante tristezza invase Clary: più <strong>di</strong> una vita era stata <strong>di</strong>strutta, in quel luogo.<br />

Si portò una mano al volto e fu quasi sorpresa nel sentirlo umido: stava piangendo, senza nemmeno<br />

rendersene conto.<br />

— Clary, mi <strong>di</strong>spiace. Pensavo che avresti voluto vederlo. — Sebastian le si avvicinò calpestando i<br />

detriti e sollevando sbuffi <strong>di</strong> cenere con gli stivali. Sembrava preoccupato.<br />

Lei lo guardò. — Sì, volevo vederlo. Voglio vederlo. Grazie.<br />

Si era alzato il vento e soffiava ciuffi <strong>di</strong> capelli neri davanti al volto <strong>di</strong> Sebastian, che ora le<br />

sorrideva mestamente. — Deve essere duro pensare a tutto quel che è successo in questo posto, a<br />

Valentine, a tua madre... Tua madre ha avuto un coraggio incre<strong>di</strong>bile.<br />

— Lo so — <strong>di</strong>sse Clary. — Era coraggiosa. È coraggiosa. Lui le sfiorò il viso. — Anche tu.<br />

— Sebastian, tu non sai niente <strong>di</strong> me.<br />

— Non è vero. — Si avvicinò a Clary, prendendole il volto tra le mani. Il suo tocco era gentile,<br />

quasi esitante. — Ho sentito un sacco <strong>di</strong> cose sul tuo conto, Clary. Di come hai affrontato tuo padre<br />

per la Coppa Mortale, <strong>di</strong> come sei entrata in quell'hotel infestato dai vampiri per cercare il tuo<br />

amico. Isabelle mi ha raccontato molte storie e poi ho sentito anche molte chiacchiere. E dalla prima<br />

volta che ho sentito il tuo nome, ho sempre voluto conoscerti. Sapevo che dovevi essere<br />

straor<strong>di</strong>naria.<br />

Lei rise, turbata. — Spero <strong>di</strong> non averti deluso troppo.<br />

— No — sussurrò Sebastian, facendole scivolare le <strong>di</strong>ta sotto il mento. — Per niente. — Le sollevò<br />

il volto verso il suo. Clary era troppo sorpresa per reagire, anche quando Sebastian si avvicinò e lei<br />

si rese conto, un po' in ritardo, <strong>di</strong> cosa lui stava per fare. Istintivamente chiuse gli occhi, quando le<br />

labbra <strong>di</strong> Sebastian sfiorarono delicatamente le sue, mandandole brivi<strong>di</strong> in tutto il corpo. Crebbe<br />

dentro <strong>di</strong> lei un desiderio potente e improvviso <strong>di</strong> farsi abbracciare, <strong>di</strong> farsi baciare, così da poter<br />

<strong>di</strong>menticare tutto quanto. Sollevò le braccia e le allacciò <strong>di</strong>etro il collo <strong>di</strong> Sebastian, un po' per<br />

tenersi in pie<strong>di</strong>, un po' per attirarlo a sé.<br />

I capelli <strong>di</strong> lui le solleticarono le punte delle <strong>di</strong>ta. Non erano <strong>di</strong> seta come quelli <strong>di</strong> Jace, ma erano<br />

sottili e soffici, e non avrebbe dovuto pensare a Jace proprio adesso. Ricacciò in<strong>di</strong>etro i pensieri,<br />

mentre le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Sebastian seguivano i contorni del suo viso, del suo mento. Il suo tocco era<br />

delicato, nonostante le callosità delle mani. Certo, anche Jace aveva le stesse callosità, per le<br />

battaglie combattute. Probabilmente, tutti gli Shadowhunters le avevano.<br />

Clary represse il pensiero <strong>di</strong> Jace, o tentò <strong>di</strong> farlo, ma invano. Lo vedeva anche con gli occhi chiusi:<br />

vedeva gli spigoli e i tratti <strong>di</strong> quel viso che non era mai riuscita a <strong>di</strong>segnare bene, per quanto<br />

l'immagine fosse impressa a fuoco nella sua mente; vedeva la delicata ossatura delle sue mani, la<br />

pelle delle sue spalle segnata dalle cicatrici...<br />

L'intenso desiderio che tanto repentinamente era cresciuto dentro <strong>di</strong> lei si attenuò <strong>di</strong> colpo, come un<br />

elastico teso rilasciato all'improvviso. Non sentiva più niente, mentre Sebastian premeva le labbra<br />

sulle sue e le faceva scivolare le mani <strong>di</strong>etro la nuca. Non sentiva più niente, tranne una gelida e<br />

violenta sensazione che ci fosse qualcosa <strong>di</strong> sbagliato. Di terribilmente sbagliato. Era più che il<br />

<strong>di</strong>sperato desiderio <strong>di</strong> qualcuno che non avrebbe mai potuto avere. Era qualcos'altro: un'improvvisa


scossa <strong>di</strong> orrore, come se, dopo aver fatto un fiducioso passo avanti, si fosse all'improvviso ritrovata<br />

a precipitare nel vuoto più nero.<br />

Con un sussulto si staccò da Sebastian, con una forza tale da farle perdere l'equilibrio. Se non ci<br />

fosse stato lui a sostenerla, sarebbe caduta.<br />

— Clary. — Sebastian aveva lo sguardo trasognato, le guance arrossate e accese. — Clary, che<br />

succede?<br />

— Niente. — La sua voce risuonò flebile alle sue stesse orecchie. — Niente... è solo che... non avrei<br />

dovuto... non sono ancora pronta...<br />

— Siamo stati troppo impulsivi? Possiamo andare più piano... — Sebastian le si avvicinò <strong>di</strong> nuovo,<br />

ma Clary, senza riuscire a controllarsi, si sottrasse. Lui sembrò ferito. — Non voglio farti del male,<br />

Clary.<br />

— Lo so.<br />

— È successo qualcosa? — La sua mano si avvicinò, le spinse in<strong>di</strong>etro i capelli. Clary ricacciò<br />

l'istinto <strong>di</strong> allontanarlo. — Jace ha...<br />

Jace? — Come faceva Sebastian a sapere che stava pensando a Jace? Da cosa l'aveva capito?<br />

Eppure... — Jace è mio fratello. Perché lo nomini adesso? Cosa vorresti <strong>di</strong>re?<br />

— Pensavo solo... — Sebastian scosse la testa. Il dolore e la confusione si inseguivano sul suo viso.<br />

— ... che forse qualcun altro ti avesse ferito.<br />

La sua mano era ancora sulla guancia <strong>di</strong> Clary. Lei gliela prese e l'allontanò, in modo delicato ma<br />

fermo. — No. Niente del genere. È solo che... — Esitò. — Mi sembrava una cosa sbagliata.<br />

— Sbagliata! — L'espressione ferita <strong>di</strong> Sebastian scomparve, sostituita dall'incredulità. — Clary,<br />

noi due abbiamo un legame, lo sai anche tu. Dal primo momento che ti ho vista...<br />

— Sebastian, non...<br />

—... ho sentito subito che eri la persona che aspettavo da sempre. E ho visto che anche tu hai<br />

provato la stessa cosa. Non <strong>di</strong>rmi che non è vero.<br />

Ma non era questo che Clary aveva sentito. Per lei era stato come girare l'angolo in una città<br />

sconosciuta e trovarsi all'improvviso davanti alla facciata rossa <strong>di</strong> casa sua. Un riconoscimento<br />

sorprendente e non del tutto piacevole. Quasi un: "E questo, come può essere qui?"<br />

— Non è vero — <strong>di</strong>sse.<br />

La rabbia che salì agli occhi <strong>di</strong> Sebastian, una rabbia improvvisa, cupa, incontrollata, colse Clary <strong>di</strong><br />

sorpresa. La prese per i polsi, stringendoli fino a farle male. — Tu menti.<br />

Clary cercò <strong>di</strong> liberarsi. — Sebastian...<br />

— Tu menti! — Il nero dei suoi occhi sembrava aver ingoiato le pupille. La sua faccia era come una<br />

maschera bianca, dura e rigida.<br />

— Sebastian — ripetè Clary, con tutta la calma che riuscì a trovare. — Mi stai facendo male.<br />

La lasciò andare. Il suo petto saliva e scendeva rapidamente. — Scusa — <strong>di</strong>sse. — Scusa, pensavo...<br />

— Be', pensavi male, avrebbe voluto <strong>di</strong>rgli Clary, ma si morse la lingua. Non voleva rivedere<br />

ancora quell'espressione sul suo viso. — Dovremmo tornare in<strong>di</strong>etro — <strong>di</strong>sse invece. — Fra poco<br />

farà buio.


Sebastian annuì, stor<strong>di</strong>to, scioccato dalla propria esplosione <strong>di</strong> rabbia almeno quanto Clary. Si avviò<br />

verso Wayfarer, che brucava l'erba all'ombra lunga <strong>di</strong> un albero. Clary esitò un momento, poi lo<br />

seguì. Non c'era altro che potesse fare. Si guardò i polsi furtivamente, mentre seguiva i suoi passi:<br />

erano segnati <strong>di</strong> rosso dove le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Sebastian l'avevano stretta. Ma, cosa ancora più strana, i<br />

polpastrelli erano sporchi <strong>di</strong> nero, come se fossero macchiati <strong>di</strong> inchiostro.<br />

Sebastian rimase in silenzio, aiutandola a salire in groppa a Wayfarer. — Scusa se<br />

involontariamente ho fatto qualche insinuazione su Jace — le <strong>di</strong>sse alla fine, mentre lei si sistemava<br />

sulla sella. — So che non ti farebbe mai del male. So che è per te che è andato alla Guar<strong>di</strong>a, a<br />

cercare il vampiro in prigione.<br />

Fu come se il mondo intero si inceppasse e si fermasse all'improvviso. Clary sentiva il proprio<br />

respiro fischiarle nelle orecchie, vedeva le sue mani, gelide come quelle <strong>di</strong> una statua, immobili<br />

contro il pomo della sella. — Il vampiro in prigione? — sussurrò.<br />

Sebastian la guardò, sorpreso. — Sì — <strong>di</strong>sse. — Simon, il vampiro che hanno portato con sé da<br />

New York. Credevo... sì, insomma, ero sicuro che lo sapessi anche tu. Jace non ti ha detto niente?


capitolo 8<br />

ANCORA TRA I VIVI<br />

Simon si svegliò con la luce del sole che brillava su un oggetto che era stato gettato nella cella<br />

attraverso l'inferriata della finestrella. Si alzò in pie<strong>di</strong>, con i crampi per la fame, e vide che era una<br />

fiaschetta <strong>di</strong> metallo. C'era un foglio arrotolato, legato al collo della fiaschetta. Lo staccò, lo aprì e<br />

lesse:<br />

Simon, questo è sangue <strong>di</strong> mucca, fresco <strong>di</strong> macelleria. Spero che vada bene. Jace mi ha detto tutto<br />

e voglio che tu sappia ciò che penso: è una scelta coraggiosa, la tua. Resisti! Noi intanto pensiamo<br />

a un modo per tirarti fuori.<br />

X0X0X0X0X0X0X0X Isabelle<br />

Simon sorrise per la sfilza <strong>di</strong> X e O scritti in fondo alla pagina. Tanti baci e abbracci. Era bello<br />

sapere che l'affetto <strong>di</strong> Isabelle non aveva subito contraccolpi, nelle attuali circostanze. Svitò il tappo<br />

e cominciò a bere a gran<strong>di</strong> sorsate. Ma una sensazione acuta e pungente tra le scapole lo fece girare.<br />

Al centro della stanza, calmo e tranquillo, c'era Raphael, le mani <strong>di</strong>etro la schiena e le esili spalle<br />

bene aperte. Aveva una camicia bianca perfettamente stirata e una giacca scura. Una catenina d'oro<br />

gli luccicava intorno al collo.<br />

Simon per poco non si soffocò col sangue che stava bevendo. Mandò giù il sorso, fissando Raphael.<br />

— Tu... tu non puoi essere qui.<br />

Il sorriso <strong>di</strong> Raphael dava l'impressione che i canini fossero fuori, anche se non era così. — Niente<br />

panico, Diurno.<br />

— Non ho nessun panico. — Non era vero. Era come se avesse ingoiato qualcosa <strong>di</strong> tagliente. Non<br />

vedeva Raphael dalla notte in cui era uscito scavando con le mani, pesto e insanguinato, da una<br />

tomba frettolosamente preparata a Queens. Ricordava Raphael che gli gettava sacchetti <strong>di</strong> sangue<br />

animale e lui che li strappava con i denti, come una bestia. Non era un ricordo piacevole. Avrebbe<br />

preferito non rivedere mai più il ragazzo vampiro. — Il sole è ancora alto. Come fai a essere qui?<br />

— Non sono qui. — La voce <strong>di</strong> Raphael era morbida come il burro. — Sono una proiezione. —<br />

Agitò la mano, facendola passare attraverso il muro <strong>di</strong> pietra accanto a lui. — Sono come fumo.<br />

Non posso farti male. E naturalmente, nemmeno tu puoi far del male a me.<br />

— Io non voglio farti un bel niente. — Simon posò la fiaschetta sulla branda. — Ma voglio sapere<br />

che ci fai qui.<br />

— Sei sparito da New York <strong>di</strong> punto in bianco, Diurno. Dovresti sapere che è tuo dovere informare<br />

il Signore dei vampiri della tua zona, prima <strong>di</strong> lasciare la città.<br />

— Il Signore dei vampiri? E saresti tu? Credevo che fosse qualcun altro.<br />

— Camille non è ancora tornata — annunciò Raphael senza alcuna apparente emozione. — Ho io il<br />

comando, in sua assenza. Lo sapresti, se ti fossi preso la briga <strong>di</strong> conoscere le leggi della tua razza.<br />

— La mia partenza da New York non è stata, per così <strong>di</strong>re, programmata. E, senza offesa: non<br />

riesco a pensare a te come uno della mia razza.


— Dios! — Raphael abbassò gli occhi, come a nascondere il <strong>di</strong>vertimento. — Sei proprio testardo.<br />

— Come fai a <strong>di</strong>rlo?<br />

— Mi pare ovvio, no?<br />

— Voglio <strong>di</strong>re... — La gola <strong>di</strong> Simon si serrò. — Quella parola. Tu riesci a <strong>di</strong>rla. Io invece, non<br />

posso pronunciare il nome <strong>di</strong>... — Dio.<br />

Raphael alzò gli occhi <strong>di</strong> scatto: era proprio <strong>di</strong>vertito. — L'età — spiegò. — La pratica. E la fede. O<br />

la per<strong>di</strong>ta della fede. Per certi versi sono la stessa cosa. Lo imparerai anche tu, col tempo, uccellino.<br />

— Non chiamarmi così.<br />

— Ma è quello che sei. Sei un Figlio della Notte. Non è per questo che Valentine ti ha catturato e ha<br />

preso il tuo sangue?<br />

— A quanto pare sei piuttosto ben informato — commentò Simon. — Forse potresti <strong>di</strong>rmelo tu.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Raphael si socchiusero. — Ho anche sentito <strong>di</strong>re che hai bevuto il sangue <strong>di</strong> un<br />

Cacciatore, e che questo è ciò che ti ha dato il tuo dono: la facoltà <strong>di</strong> stare alla luce del sole. È vero?<br />

Simon sentì un formicolio sottopelle. — È assurdo. Se il sangue <strong>di</strong> un Cacciatore potesse dare ai<br />

vampiri la capacità <strong>di</strong> stare alla luce del sole, lo saprebbero tutti, ormai. Il sangue <strong>di</strong> Nephilim<br />

sarebbe ricercatissimo, una vera rarità, e non ci sarebbe mai pace tra vampiri e Cacciatori, se fosse<br />

vero. È un bene che non sia così.<br />

Un lieve sorriso inarcò gli angoli della bocca <strong>di</strong> Raphael.<br />

— Giusto. A proposito <strong>di</strong> rarità: ti ren<strong>di</strong> conto, Diurno, <strong>di</strong>essere <strong>di</strong>ventato un oggetto prezioso e<br />

molto ricercato, vero? Non c'è Nascosto su questa terra che non voglia metter e le mani su <strong>di</strong> te.<br />

— Te compreso?<br />

— Certo.<br />

— E cosa faresti, se potessi mettere le mani su <strong>di</strong> me?<br />

Raphael scrollò le esili spalle. — Forse sono il solo a pensare che la facoltà <strong>di</strong> stare alla luce del<br />

sole non sia poi quella gran cosa che gli altri vampiri credono. Noi siamo Figli |della Notte per una<br />

ragione. Forse io ti considero solo un abominio, proprio come gli uomini considerano me.<br />

— Davvero?<br />

— È possibile. — L'espressione <strong>di</strong> Raphael era neutra.<br />

— Io credo che tu sia un pericolo per tutti noi. Un pericolo per la razza dei vampiri. Ma non resterai<br />

in questa cella per sempre, Diurno. Alla fine dovrai uscire e affrontare <strong>di</strong> nuovo il mondo.<br />

Affrontare <strong>di</strong> nuovo il sottoscritto. Ma ti <strong>di</strong>co una cosa: io ti giuro che non ti farò alcun male e non<br />

cercherò <strong>di</strong> rintracciarti, se tu in cambio mi giuri che ti nasconderai, dopo che Aldertree ti avrà<br />

liberato; se mi giuri che andrai così lontano che nessuno ti potrà mai ritrovare, che non contatterai<br />

mai più nessuno <strong>di</strong> coloro che hai conosciuto nella tua vita mortale. Non posso essere più leale <strong>di</strong><br />

così.<br />

Ma Simon già scuoteva la testa. — Non posso abbandonare la mia famiglia. Né Clary.<br />

Raphael s'irritò. — Loro non fanno più parte <strong>di</strong> ciò che sei. Tu, adesso, sei un vampiro.<br />

— Ma non voglio esserlo — ribadì Simon.<br />

— Ma guardati! — esclamò Raphael. — Non ti ammalerai mai, non morirai mai, sarai giovane e<br />

forte per sempre. Non invecchierai mai. Di cosa ti lamenti?


Giovane per sempre, pensò Simon. Sembrava una bella cosa, ma chi voleva veramente avere se<strong>di</strong>ci<br />

anni per sempre? Sarebbe stato <strong>di</strong>verso essere congelati per sempre all'età <strong>di</strong> venticinque anni... ma<br />

se<strong>di</strong>ci?! Restare sempre così <strong>di</strong>noccolato, non raggiungere mai una forma finita, nella faccia e nel<br />

corpo? Per non parlare poi del fatto che, con quell'aspetto da ragazzino, non sarebbe mai riuscito a<br />

entrare in un bar e a or<strong>di</strong>nare da bere. Mai. Per tutta l'eternità.<br />

— E poi — aggiunse Raphael — non devi nemmeno rinunciare al sole.<br />

Simon non aveva alcun desiderio <strong>di</strong> tornare sull'argomento. — Ho sentito gli altri che parlavano <strong>di</strong><br />

te, al Dumort — <strong>di</strong>sse. — So che ogni domenica ti metti una croce al collo e vai a trovare la tua<br />

famiglia. Scommetto che non sanno nemmeno che sei <strong>di</strong>ventato un vampiro. Quin<strong>di</strong>, non venire a<br />

<strong>di</strong>re a me <strong>di</strong> lasciarmi alle spalle tutte le persone che fanno parte della mia vita. Non lo farò mai e<br />

non ti voglio mentire <strong>di</strong>cendoti che lo farò.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Raphael luccicarono. — Quello che crede la mia famiglia non ha importanza. È quello<br />

che credo io. Quello che so io. Un vero vampiro sa <strong>di</strong> essere morto. E accetta la propria morte. Ma<br />

tu, tu pensi <strong>di</strong> essere ancora tra i vivi. E questo che ti rende così pericoloso. Non riesci ad ammettere<br />

che non sei più vivo.<br />

Era il crepuscolo, quando Clary si chiuse alle spalle la porta della casa <strong>di</strong> Amatis e l'assicurò con il<br />

catenaccio. Si appoggiò alla porta per un lungo momento, nell'ingresso in penombra, con gli occhi<br />

semichiusi. Era esausta: sentiva il peso della stanchezza in tutto il corpo, e poi le facevano male le<br />

gambe.<br />

— Clary? — La voce insistente <strong>di</strong> Amatis penetrò nel silenzio. — Sei tu?<br />

Clary rimase dov'era, lasciandosi andare alla deriva nel buio <strong>di</strong>etro le palpebre chiuse. Quanto<br />

desiderava essere a casa sua! Le pareva quasi <strong>di</strong> sentire il sapore metallico dell'aria nelle strade <strong>di</strong><br />

Brooklyn, <strong>di</strong> vedere sua madre seduta alla finestra, con la luce pallida e polverosa che entrava dai<br />

vetri aperti illuminando la tela che stava <strong>di</strong>pingendo. La nostalgia le si avvinghiò dolorosamente<br />

alle viscere.<br />

— Clary. — Adesso la voce era molto più vicina. Clary aprì gli occhi <strong>di</strong> scatto. Amatis era davanti a<br />

lei, i capelli grigi raccolti severamente <strong>di</strong>etro la nuca, le mani sui fianchi. — C'è qui tuo fratello. Ti<br />

sta aspettando in cucina.<br />

— Jace è qui? — Clary lottò per non far trapelare la rabbia e lo stupore. Non aveva senso mostrare<br />

alla sorella <strong>di</strong> Luke quanto fosse arrabbiata.<br />

Amatis la stava osservando con curiosità. — Non avrei dovuto farlo entrare? Pensavo che volessi<br />

vederlo.<br />

— Sì, va bene così — <strong>di</strong>sse Clary, mantenendo un tono neutro con una certa <strong>di</strong>fficoltà. — Sono solo<br />

stanca.<br />

— Ah. — Amatis non sembrava convinta. — Be', io sono <strong>di</strong> sopra, se hai bisogno <strong>di</strong> me. Vado a<br />

stendermi.<br />

Clary non riusciva a immaginare per quale motivo avrebbe potuto aver bisogno <strong>di</strong> Amatis, ma annuì<br />

e si avviò barcollando verso la cucina, che era inondata <strong>di</strong> luce brillante. C'era un cestino <strong>di</strong> frutta<br />

sul tavolo, pieno <strong>di</strong> arance, mele e pere, e una forma <strong>di</strong> pane rustico con burro e formaggio, e un<br />

piatto <strong>di</strong>... biscotti? Amatis aveva veramente fatto i biscotti?<br />

Seduto al tavolo della cucina, c'era Jace. Era proteso in avanti, appoggiato ai gomiti, i capelli dorati<br />

arruffati, la camicia un po' aperta sul collo. Clary notò la striscia <strong>di</strong> marchi neri che gli segnava la


clavicola. Aveva un biscotto nella mano bendata. Allora Sebastian aveva ragione: si era fatto male<br />

davvero. Non che le importasse molto. — Bene — <strong>di</strong>sse Jace. — Sei tornata. Cominciavo a pensare<br />

che fossi caduta in un canale.<br />

Clary rimase a fissarlo, senza parole. Si chiese se Jace riuscisse a leggere la rabbia che c'era nei suoi<br />

occhi. Lui si appoggiò sulla se<strong>di</strong>a, buttando un braccio <strong>di</strong>etro lo schienale, con <strong>di</strong>sinvoltura. Se non<br />

fosse stato per il rapido pulsare della gola, Clary avrebbe potuto credere vera la sua finta<br />

noncuranza.<br />

— Sembri esausta — aggiunse Jace. — Dove sei stata tutto il giorno?<br />

— Fuori con Sebastian.<br />

— Sebastian! — L'espressione <strong>di</strong> assoluto stupore fu per lei momentaneamente gratificante.<br />

— Ieri sera mi ha accompagnato a casa — proseguì Clary, mentre nella mente le risuonavano le<br />

parole <strong>di</strong> Jace come il battito <strong>di</strong> un cuore malato: D'ora in poi per te sarò solo un fratello, solo un<br />

fratello. — Finora, è stata l'unica persona <strong>di</strong> tutta la città a mostrarsi gentile con me. Quin<strong>di</strong>, sì,<br />

sono stata fuori con Sebastian.<br />

— Capisco. — Jace posò il biscotto sul piatto. Il suo volto era senza espressione. — Clary, sono<br />

venuto qui per scusarmi. Non avrei dovuto <strong>di</strong>re le cose che ho detto.<br />

— No — <strong>di</strong>sse Clary. — Non avresti dovuto.<br />

— Sono venuto anche per chiederti se vuoi riconsiderare l'ipotesi <strong>di</strong> tornare a New York.<br />

— Dio! — esclamò Clary. — Di nuovo...<br />

— Qui non sei al sicuro.<br />

— E <strong>di</strong> cosa ti preoccupi? — chiese Clary, senza colorenella voce. — Che mi buttino in prigione<br />

come hanno fatto con Simon?<br />

L'espressione <strong>di</strong> Jace non cambiò, ma si sollevò sulle gambe posteriori sulla se<strong>di</strong>a, come se Clary<br />

gli avesse dato uno spintone. — Simon...?<br />

— Sebastian mi ha detto cosa gli è successo — proseguì Clary con lo stesso tono piatto. — Che<br />

cosa hai fatto? L'hai portato qui e poi hai lasciato che lo buttassero in carcere. Stai cercando un<br />

modo per farti o<strong>di</strong>are da me?<br />

— E tu cre<strong>di</strong> a Sebastian? — ribatté Jace. — Lo conosci a malapena, Clary.<br />

Lo fissò. — Perché, non è vero?<br />

Jace incrociò il suo sguardo, ma la sua faccia era immobile, come quella <strong>di</strong> Sebastian quando lei<br />

l'aveva respinto. — È vero.<br />

Clary prese un piatto e glielo tirò. Jace si abbassò, facendo girare la se<strong>di</strong>a, e il piatto colpì il muro<br />

sopra il lavello e si ruppe in un'esplosione <strong>di</strong> frammenti. Jace si alzò <strong>di</strong> scatto dalla se<strong>di</strong>a quando<br />

Clary prese un altro piatto e lo scagliò, tirando a caso: rimbalzò contro il frigorifero, cadde a terra ai<br />

pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Jace e si spaccò in due parti uguali. — Come hai potuto? Simon si fidava <strong>di</strong> te. Dov'è<br />

adesso? Che cosa gli vogliono fare?<br />

— Niente — rispose Jace. — Sta bene. L'ho visto ieri sera.<br />

— Prima o dopo il nostro incontro? Prima o dopo aver fatto finta che fosse tutto a posto e che stavi<br />

benissimo così?<br />

— Tu sei andata via pensando che "stavo benissimo così"? — Jace soffocò per qualcosa che


somigliava vagamente a una risata. — Devo essere un attore più bravo <strong>di</strong> quello che pensavo —<br />

concluse con un sorriso contorto. Fu come un fiammifero, per la polvere da sparo che era la rabbia<br />

<strong>di</strong> Clary: come osava ridere <strong>di</strong> lei? Clary fece per prendere il cestino della frutta, ma <strong>di</strong> colpo non le<br />

sembrò abbastanza. Scostò la se<strong>di</strong>a con un calcio e si scagliò contro <strong>di</strong> lui.<br />

L'impeto dell'assalto lo colse alla sprovvista. Clary gli piombò addosso con tutto il suo peso: Jace<br />

barcollò, arretrando, e andò a sbattere contro il piano da lavoro. Lo sentì sussultare, alzò un pugno<br />

alla cieca, senza nemmeno sapere bene cosa voleva fare.<br />

Ma aveva <strong>di</strong>menticato quanto Jace fosse veloce. Il pugno non piombò sulla sua faccia, ma sulla sua<br />

mano aperta. Jace chiuse le <strong>di</strong>ta intorno alle sue, costringendola ad abbassare il braccio. Di colpo<br />

Clary si rese conto <strong>di</strong> quanto fossero vicini: lei gli era appoggiata con tutto il corpo e lo premeva<br />

contro il piano <strong>di</strong> lavoro. — Mollami la mano.<br />

— Se lo faccio, tu mi picchi <strong>di</strong> nuovo? — La sua voce era roca e bassa, gli occhi ardenti.<br />

— Non cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> meritartelo?<br />

Sentì il petto <strong>di</strong> Jace alzarsi e abbassarsi contro <strong>di</strong> lei, in una risata senza <strong>di</strong>vertimento. — Tu cre<strong>di</strong><br />

che abbia pianificato tutto questo? Pensi davvero che farei una cosa del genere?<br />

— Be', Simon non ti sta simpatico, no? Forse non ti è mai stato simpatico.<br />

Jace si lasciò sfuggire un verso roco, incredulo, e le liberò la mano. Quando Clary fece un passo<br />

in<strong>di</strong>etro, allungò il braccio destro, a palmo in su. Le ci volle un momento per capire che cosa le<br />

stava mostrando: una cicatrice frastagliata sul polso. — Qui — le <strong>di</strong>sse, con la voce tesa come una<br />

corda <strong>di</strong> violino — è dove mi sono tagliato il polso per far bere il mio sangue al tuo amico vampiro.<br />

Ho rischiato <strong>di</strong> morire. Come puoi pensare che adesso io l'abbia abbandonato senza pensarci due<br />

volte?<br />

Clary fissò la cicatrice sul polso <strong>di</strong> Jace: una delle tante, <strong>di</strong> ogni forma e <strong>di</strong>mensione, sparse su tutto<br />

il suo corpo. — Sebastian mi ha detto che tu hai portato qui Simon e poi Alec l'ha accompagnato<br />

alla Guar<strong>di</strong>a. L'ha consegnato al Conclave, non potevi non saperlo.<br />

— L'ho portato qui per caso. Gli avevo chiesto <strong>di</strong> venire all'Istituto per parlargli. Di te, tra l'altro.<br />

Pensavo che lui potesse convincerti ad abbandonare l'idea <strong>di</strong> venire a Idris. Se ti può consolare, non<br />

l'ha nemmeno preso in considerazione. E mentre era lì, siamo stati attaccati dai Dimenticati. Ho<br />

dovuto trascinarlo via con me, attraverso il Portale. Altrimenti l'avrei abbandonato a una morte<br />

certa.<br />

— Ma perché consegnarlo al Conclave? Dovevi per forza sapere...<br />

— La ragione per cui l'abbiamo mandato là è perché l'unico Portale <strong>di</strong> Idris è alla Guar<strong>di</strong>a. Ci<br />

avevano detto che volevano rispe<strong>di</strong>rlo a New York.<br />

— E voi ci avete creduto? Dopo quello che è successo con l'Inquisitrice?<br />

— Clary, l'Inquisitrice era un'anomalia. Per te è stata la prima esperienza del Conclave, ma non per<br />

me. Il Conclave siamo noi. I Nephilim. Il Conclave rispetta la Legge.<br />

— Peccato che stavolta non l'abbiano fatto.<br />

— No — <strong>di</strong>sse Jace. — Non l'hanno fatto. — La sua voce era molto stanca. — E la cosa peggiore <strong>di</strong><br />

tutto questo — aggiunse — è ripensare a Valentine che farnetica sul Conclave, su quanto sia<br />

corrotto, su quanto abbia bisogno <strong>di</strong> un bel repulisti. E, per l'Angelo, su questo sono d'accordo con<br />

lui!<br />

Clary era in silenzio, primo perché non le veniva in mente niente da <strong>di</strong>re e poi per lo stupore, perché<br />

Jace, quasi soprappensiero, si protese e l'attrasse a sé. E lei, contro ogni logica, glielo lasciò fare.


Dal tessuto bianco della camicia, Clary vedeva i segni dei marchi, neri e curvilinei, che gli<br />

lambivano la pelle come lingue <strong>di</strong> fuoco. Desiderava appoggiare la testa al suo petto, desiderava<br />

sentire le sue braccia intorno a sé, con la stessa intensità con cui aveva cercato l'aria mentre<br />

rischiava <strong>di</strong> annegare nel lago Lyn.<br />

— Forse ha ragione sul fatto che molte cose dovrebbero essere sistemate — <strong>di</strong>sse Clary alla fine. —<br />

Ma non ha ragione sul modo in cui dovrebbero essere sistemate. Questo lo capisci, vero?<br />

Jace socchiuse gli occhi. Erano segnati da profonde mezzelune grigie, notò Clary. Tracce <strong>di</strong> notti<br />

insonni. — Non sono più sicuro <strong>di</strong> capire niente. Hai tutte le ragioni per essere arrabbiata, Clary.<br />

Non avrei dovuto fidarmi del Conclave. Volevo credere che l'Inquisitrice fosse un'anomalia e che<br />

avesse agito ignorando la loro autorità. Volevo credere che ci fosse ancora qualcosa <strong>di</strong> buono,<br />

nell'essere Cacciatori.<br />

— Jace — sussurrò Clary.<br />

Jace aprì gli occhi e la guardò. Erano così vicini che ogni punto dei loro corpi era in contatto: anche<br />

le ginocchia si toccavano e Clary sentiva battere il cuore <strong>di</strong> Jace. Allontanati da lui, or<strong>di</strong>nò a se<br />

stessa, ma le gambe si rifiutarono <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re.<br />

— Che c'è? — chiese lui, con voce dolce.<br />

— Io voglio vedere Simon — <strong>di</strong>sse Clary. — Puoi portarmi da lui?<br />

Così all'improvviso come l'aveva presa tra le braccia, Jace la lasciò andare. — No. Tu non dovresti<br />

nemmeno essere a Idris. Non puoi andartene in giro per la Guar<strong>di</strong>a a passo <strong>di</strong> valzer.<br />

— Ma penserà che tutti l'abbiano abbandonato. Penserà...<br />

— Ci sono andato io, da lui — <strong>di</strong>sse Jace. — Volevo liberarlo. Volevo strappare l'inferriata della<br />

finestra con le mani. — Il suo tono era molto concreto. — Ma lui non ha voluto.<br />

— Non ha voluto? Ha preferito restare in prigione?<br />

— Mi ha spiegato che l'Inquisitore sta indagando sulla mia famiglia, su <strong>di</strong> me. Aldertree vuole<br />

addossare a noi la colpa <strong>di</strong> tutto ciò che è successo a New York. Non può arrestare uno <strong>di</strong> noi ed<br />

estorcere una confessione con la tortura, perché il Conclave non lo vedrebbe <strong>di</strong> buon occhio, ma sta<br />

cercando <strong>di</strong> far <strong>di</strong>chiarare a Simon che tutti noi siamo in combutta con Valentine. E Simon <strong>di</strong>ce che,<br />

se lo faccio evadere, l'Inquisitore capirà che sono stato io, e le cose si metteranno ancora peggio, per<br />

i Lightwood.<br />

— È molto nobile da parte sua, non c'è che <strong>di</strong>re. Ma qual èil piano a lungo termine? Restare in<br />

carcere per sempre?<br />

Jace scrollò le spalle. — A questo non abbiamo ancora pensato.<br />

Clary sbuffò per l'esasperazione. — Maschi — sbottò. — E va bene. Senti, quello che ti serve è un<br />

alibi. Facciamo in modo che tu sia in un posto dove tutti ti vedano e dove ci siano anche i<br />

Lightwood, poi ci facciamo aiutare da Magnus a tirar fuori Simon dalla prigione e a riportarlo a<br />

New York.<br />

— O<strong>di</strong>o <strong>di</strong>rti questo, Clary, ma non c'è speranza che Magnus faccia una cosa del genere. Non<br />

importa quanto trovi carino Alec: non si metterà mai contro il Conclave perfare un piacere a noi.<br />

— Potrebbe — <strong>di</strong>sse Clary. — In cambio del Libro Bianco.<br />

Jace batté le palpebre. — Il cosa?<br />

Rapidamente, Clary gli raccontò della morte <strong>di</strong> Ragnor Fell, <strong>di</strong> Magnus che si era presentato al


posto suo, e del libro degli incantesimi. Jace ascoltò con stupita attenzione, finché Clary non ebbe<br />

finito <strong>di</strong> parlare.<br />

— Demoni? — <strong>di</strong>sse. — Magnus ha detto che Fell è stato ucciso dai demoni?<br />

Clary ripensò alle sue parole. — No, ha detto che il posto puzzava <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> origine<br />

demoniaca. E che Fell è stato ucciso dai servi <strong>di</strong> Valentine. È così che ha detto.<br />

— Certa magia nera lascia un'aura che ha il puzzo dei demoni — osservò Jace. — Se Magnus non è<br />

stato più preciso, forse è perché non è affatto contento che ci sia <strong>di</strong> mezzo un qualche stregone che,<br />

praticando la magia nera, ha infranto la Legge. Non è certo la prima volta che Valentine convince<br />

uno dei Figli <strong>di</strong> Lilith a obbe<strong>di</strong>re ai suoi or<strong>di</strong>ni. Ricor<strong>di</strong> il giovane stregone che uccise a New York?<br />

— Valentine usò il suo sangue per il Rituale. Mi ricordo bene. — Clary rabbrividì. — Jace,<br />

Valentine vuole il Libro per le mie stesse ragioni? Per risvegliare mia madre?<br />

— Potrebbe essere. Oppure, potrebbe volerlo semplicemente per il potere che contiene. Sia come<br />

sia, è meglio che lo troviamo prima noi.<br />

— Secondo te, è possibile che sia nella tenuta dei Wayland?<br />

— Ne sono sicuro — <strong>di</strong>sse Jace, sorprendendola. — Il libro <strong>di</strong> Ricette per casalinghe o come si<br />

chiama... l'ho già visto. Era l'unico libro <strong>di</strong> cucina <strong>di</strong> tutta la biblioteca.<br />

Clary era stor<strong>di</strong>ta. Quasi non voleva credere che fosse vero. — Jace... se mi porti alla tenuta e<br />

troviamo il libro, ti prometto che tornerò a casa con Simon. Fa' questo per me e io ti prometto che<br />

andrò a New York e non tornerò più in<strong>di</strong>etro.<br />

— Magnus aveva ragione: ci sono delle <strong>di</strong>fese depistanti sulla tenuta — <strong>di</strong>sse Jace lentamente. —<br />

Io ti ci posso portare, ma non è vicino. A pie<strong>di</strong>, ci vorranno cinque ore.<br />

Clary gli sfilò lo stilo dalla cintura e lo tenne sollevato tra <strong>di</strong> loro. Riluceva <strong>di</strong> una pallida luce<br />

bianca, non <strong>di</strong>versa da quella emanata dalle torri <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>. — E chi ha detto che ci andremo a pie<strong>di</strong>?<br />

— Ricevi delle strane visite, Diurno — osservò Samuel. —Prima Jonathan Morgenstern e adesso il<br />

Signore dei vampiri <strong>di</strong> New York City. Sono molto colpito.<br />

Jonathan Morgenstern? Ci volle un attimo prima che Simon capisse che stava parlando <strong>di</strong> Jace. Era<br />

seduto per terra, al centro della cella, e rigirava pigramente tra le mani la fiaschetta vuota. —<br />

Evidentemente sono più importante <strong>di</strong> quel che pensavo.<br />

— E poi Isabelle Lightwood che ti porta del sangue — continuò Samuel. — Niente male, come<br />

servizio a domicilio.<br />

La testa <strong>di</strong> Simon si alzò <strong>di</strong> scatto. — Come fai a sapere che è stata Isabelle a portarmelo? Io non ho<br />

detto niente.<br />

— L'ho vista dalla finestra. È uguale a sua madre — rispose Samuel. — O meglio, è uguale a<br />

com'era sua madre parecchi anni fa. — Ci fu un silenzio impacciato. — Tu lo sai, che il sangue è<br />

solo una soluzione temporanea, vero? — aggiunse. — Molto presto l'Inquisitore comincerà a chie<br />

dersi se non sei ancora morto <strong>di</strong> fame. Se ti trova in buona salute, capirà che c'è qualche imbroglio e<br />

ti ammazzerà comunque.<br />

Simon alzò gli occhi al soffitto. Le rune incise nella pietra si sovrapponevano le une sulle altre,<br />

come i sassi <strong>di</strong> una spiaggia ghiaiosa. — Immagino che non mi resti altro da fare che fidarmi <strong>di</strong><br />

Jace, quando <strong>di</strong>ce che troveranno un modo per tirarmi fuori <strong>di</strong> qui — <strong>di</strong>sse. Quando Samuel non<br />

rispose nulla, aggiunse: — Gli chiederò <strong>di</strong> tirare fuori anche te, te lo prometto. Non ti lascerò qui


dentro.<br />

Samuel fece un verso soffocato, come una risata rimasta impigliata nella gola. — Oh, non credo<br />

proprio che Jace Morgenstern voglia salvare proprio me — commentò. — E poi, morire <strong>di</strong> fame qui<br />

dentro è il minore dei tuoi problemi, Diurno. Molto presto Valentine attaccherà la città, e allora sarà<br />

più facile che veniamo uccisi tutti quanti.<br />

Simon batté le palpebre. — Come fai ad esserne così sicuro?<br />

— Ero vicino a Valentine, in una certa fase della mia vita. Conoscevo i suoi piani. I suoi obiettivi.<br />

Valentine vuole <strong>di</strong>struggere le <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> Alicante e colpire il Conclave nel cuore del suo potere.<br />

— Ma io credevo che i demoni non potessero superare le <strong>di</strong>fese. Credevo che fossero impenetrabili.<br />

— Così si <strong>di</strong>ce. Ci vuole del sangue <strong>di</strong> demone per neutralizzare le <strong>di</strong>fese, capisci? E le <strong>di</strong>fese si<br />

possono neutralizzare soltanto dall'interno <strong>di</strong> Alicante. Però, siccome nessun demone può passare<br />

attraverso le <strong>di</strong>fese... Be', è un perfetto paradosso, o così dovrebbe essere. Ma Valentine era<br />

convinto che avrebbe trovato il modo <strong>di</strong> aggirare questo ostacolo e che sarebbe riuscito ad entrare<br />

ad Alicante. E io gli credo. Valentine troverà il modo per abbattere le <strong>di</strong>fese ed entrerà nella città col<br />

suo esercito <strong>di</strong> demoni. E ci ucciderà tutti quanti.<br />

La pacata certezza nella voce <strong>di</strong> Samuel fece correre un brivido freddo lungo la schiena <strong>di</strong> Simon.<br />

— Sembri terribilmente rassegnato. Non dovresti fare qualcosa? Mettere in guar<strong>di</strong>a il Conclave?<br />

— Li ho già messi in guar<strong>di</strong>a, quando mi hanno interrogato. Gli ho ripetuto mille volte che<br />

Valentine ha intenzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere le <strong>di</strong>fese, ma non mi hanno voluto credere. Il Conclave è<br />

convinto che le <strong>di</strong>fese resisteranno per sempre, perché hanno resistito mille anni. Ma è stato così<br />

anche per Roma, finché non sono calati i barbari. Tutto ha una fine, prima o poi. — Ridacchiò: una<br />

risata amara, rabbiosa. — Considerala una gara a chi ti ammazza per primo, Diurno: se Valentine, o<br />

gli altri Nascosti, o il Conclave.<br />

A un certo punto, la mano <strong>di</strong> Clary fu strappata via da quella <strong>di</strong> Jace. Quando il tornado la sputò<br />

fuori, cadde con violenza e rotolò senza fiato fino a fermarsi.<br />

Si mise lentamente a sedere e si guardò intorno. Era al centro <strong>di</strong> un tappeto persiano steso sul<br />

pavimento <strong>di</strong> una grande stanza dalle pareti <strong>di</strong> pietra. I mobili della stanza erano coperti da lenzuola<br />

bianche che li trasformavano in goffi e sghembi fantasmi. Pesanti tende <strong>di</strong> velluto coprivano enormi<br />

finestre: il velluto era bianco <strong>di</strong> polvere e il pulviscolo danzava alla luce della luna.<br />

— Clary? — Jace emerse da <strong>di</strong>etro una grossa sagoma rivestita <strong>di</strong> bianco, forse un pianoforte a<br />

coda. — Stai bene?<br />

— Sì — rispose Clary con una piccola smorfia <strong>di</strong> dolore. Le faceva male un gomito. — A parte il<br />

fatto che probabilmente Amatis mi ucciderà, quando torneremo in<strong>di</strong>etro. Visto e considerato che le<br />

ho rotto i piatti e ho pure aperto un Portale nella sua cucina.<br />

Jace le allungò una mano. — Per quel che vale — le <strong>di</strong>sse aiutandola a rialzarsi in pie<strong>di</strong> — la cosa<br />

mi ha molto impressionato.<br />

— Grazie. — Clary si guardò in giro. — Quin<strong>di</strong> è qui che sei cresciuto? Sembra un posto uscito da<br />

una favola.<br />

— Io <strong>di</strong>rei da un film dell'orrore — commentò Jace. — Dio, sono passati anni dall'ultima volta che<br />

ho visto questo posto. Una volta non era così...<br />

— Così freddo? — Clary rabbrividì. Si abbottonò il cappotto, ma il freddo era più <strong>di</strong> un freddo<br />

meteorologico: era un freddo interno, come se quella casa non avesse mai conosciuto calore, luce o


isate.<br />

— No — rispose Jace. — È sempre stata fredda. E polverosa. — Prese dalla tasca una pietra <strong>di</strong><br />

stregaluce e l'accese tra le <strong>di</strong>ta. La luce bianca illuminò il suo viso dal basso, mettendo in rilievo le<br />

ombre sotto gli zigomi e le cavità delle tempie. — Questo è lo stu<strong>di</strong>o. A noi serve la biblioteca.<br />

Vieni.<br />

Jace condusse Clary in un lungo corridoio sul quale si allineavano decine <strong>di</strong> specchi che riflettevano<br />

le loro figure. Clary non si era resa conto in quale stato fosse: il cappotto impolverato, i capelli<br />

scarmigliati dal vento. Cercò <strong>di</strong> lisciarseli con <strong>di</strong>screzione, ma colse il sorriso <strong>di</strong> Jace nello specchio<br />

successivo. Per qualche ragione, probabilmente una qualche misteriosa magia da Cacciatore che lei<br />

non era in grado <strong>di</strong> comprendere, i capelli <strong>di</strong> Jace erano perfetti.<br />

Il corridoio era costellato <strong>di</strong> porte, alcune delle quali aperte: <strong>di</strong>etro le porte, Clary intravide altre<br />

stanze, anch'esse impolverate e in <strong>di</strong>suso come lo stu<strong>di</strong>o. Michael Wayland non aveva parenti, aveva<br />

detto Valentine, quin<strong>di</strong> nessuno aveva ere<strong>di</strong>tato la tenuta dopo la sua morte. Clary credeva che<br />

Valentine avesse continuato a vivere lì, ma evidentemente non era così. Tutto, là dentro, parlava <strong>di</strong><br />

dolore e abbandono. A Renwick, Valentine aveva chiamato quel posto "casa" e l'aveva mostrato a<br />

Jace nello specchio-Portale: un ricordo dorato <strong>di</strong> campi ver<strong>di</strong> e pietre piene <strong>di</strong> calore. Ma anche<br />

quella, pensò Clary, era una menzogna. Senza dubbio Valentine non viveva lì da anni: forse l'aveva<br />

lasciata lì a marcire, o era venuto solo occasionalmente, passando per i corridoi come un fantasma.<br />

Raggiunsero una porta in fondo al corridoio e Jace l'aprì con una spallata, poi fece un passo in<strong>di</strong>etro<br />

per far entrare Clary per prima. Si era immaginata una biblioteca come quella dell'Istituto, e questa<br />

stanza non era tanto <strong>di</strong>versa: le stesse pareti piene <strong>di</strong> file e file <strong>di</strong> libri, le stesse scalette su rotelle<br />

per raggiungere gli scaffali più alti. Il soffitto, però, era piatto, non a cono, con le travi a vista, e non<br />

c'era alcuna scrivania. Tende <strong>di</strong> velluto verde imbiancate <strong>di</strong> polvere coprivano le finestre, in cui si<br />

alternavano rombi <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> ver<strong>di</strong> e azzurri. Alla luce della luna, luccicavano come brina colorata.<br />

Oltre i vetri, tutto era nero.<br />

— È la biblioteca? — chiese Clary con un sussurro, nonsapendo bene perché parlasse a bassa voce.<br />

C'era qualcosa<strong>di</strong> profondamente immobile, in quella grande casa vuota.<br />

Jace guardava oltre, gli occhi incupiti dai ricor<strong>di</strong>. — Mi sedevo sempre a quella finestra, a leggere il<br />

libro che mio padre mi aveva assegnato: lingue <strong>di</strong>verse per giorni <strong>di</strong>versi - francese il sabato,<br />

inglese la domenica - ma non ricordo più quale fosse il giorno del latino, se il lunedì o il martedì.<br />

Clary vide in un flash l'immagine <strong>di</strong> Jace bambino, seduto nella strombatura della finestra con un<br />

libro bilanciato sulle ginocchia, a guardare fuori, verso... verso cosa? C'erano dei giar<strong>di</strong>ni? Un<br />

panorama? Un alto muro <strong>di</strong> spine come quello che circondava il castello della Bella Addormentata?<br />

Lo vide che leggeva, con la luce che entrava dalla finestra <strong>di</strong>segnando rombi ver<strong>di</strong> e azzurri sui suoi<br />

capelli chiari e su un faccino più serio <strong>di</strong> quanto dovesse essere quello <strong>di</strong> un bambino <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni.<br />

— Non me lo ricordo più — ripetè Jace con lo sguardoperso nel buio.<br />

Clary gli toccò la spalla. — Non importa, Jace.<br />

— Immagino <strong>di</strong> no. — Jace si riscosse, come risvegliandosi da un sogno, e attraversò la stanza,<br />

illuminando il percorso con la stregaluce. Si chinò a esaminare una fila <strong>di</strong> librie si raddrizzò con un<br />

volume in mano. — Ricette semplici per le casalinghe — <strong>di</strong>sse. — Eccolo qui.<br />

Clary lo raggiunse <strong>di</strong> corsa e lo prese dalle sue mani. Era un volume senza pretese, con la copertina<br />

blu, ed era impolverato come tutto il resto, in quella casa. Quando lo aprì, una nuvola <strong>di</strong> polvere si<br />

levò dalle pagine come uno sciame <strong>di</strong> farfalle notturne.<br />

Al centro del ricettario, era stato ritagliato un grosso buco quadrato. E nel buco, come una pietra


preziosa incastonata in un gioiello, c'era un volume più piccolo, rilegato in cuoio bianco e col titolo<br />

in latino impresso in caratteri dorati. Clary riconobbe le parole per "libro" e per "bianco", ma<br />

quando lo prese e lo aprì, vide con sorpresa che le pagine erano coperte da una sottile grafia in una<br />

lingua che non conosceva.<br />

— Greco — <strong>di</strong>sse Jace, guardando da <strong>di</strong>etro le spalle <strong>di</strong> Clary. — Greco antico.<br />

— Lo sai leggere?<br />

— Non con facilità — ammise Jace. — Sono passati anni. Ma Magnus sarà capace, immagino. —<br />

Jace chiuse il libretto e lo infilò nella tasca del cappotto verde <strong>di</strong> Clary, poi tornò alla libreria,<br />

passando le <strong>di</strong>ta sulle file <strong>di</strong> libri e carezzandone il dorso.<br />

— Ci sono dei libri che vuoi portare con te? — gli chiese Clary dolcemente. — Se vuoi...<br />

Jace rise e lasciò cadere la mano. — Avevo il permesso <strong>di</strong> leggere solo quello che mi veniva<br />

assegnato — raccontò. — Alcuni degli scaffali contengono volumi che non potevo nemmeno<br />

toccare. — Le in<strong>di</strong>cò una fila <strong>di</strong> libri, più in alto, rilegati in cuoio bruno. — Una volta, quando<br />

avevo circa sei anni, ne lessi uno, solo per capire che cosa ci fosse <strong>di</strong> tanto proibito. Scoprii che era<br />

un <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> mio padre. Appunti su Mio figlio, Jonathan Christopher. Mi frustò con la cintura dei<br />

pantaloni quando scoprì che l'avevo letto. Tra l'altro, fu in quell'occasione che scoprii <strong>di</strong> avere un<br />

secondo nome.<br />

Un senso improvviso <strong>di</strong> rancore verso suo padre colpì dolorosamente Clary. — Be', Valentine<br />

adesso non è qui.<br />

— Clary... — iniziò Jace, con una nota allarmata nella voce, ma Clary aveva già tirato giù uno dei<br />

libri dello scaffale proibito e l'aveva buttato per terra. Cadde con un bel tonfo sod<strong>di</strong>sfacente. —<br />

Clary!<br />

— E dai! — Lo fece <strong>di</strong> nuovo, buttandone per terra un altro, e poi un terzo. La polvere sbuffava<br />

dalle pagine quando i volumi finivano sul pavimento. — Prova tu.<br />

Jace la guardò per un momento, poi un mezzo sorriso gli stuzzicò l'angolo della bocca. Alzò il<br />

braccio e spazzò via tutti gli altri libri dello scaffale, facendoli crollare rumorosamente. Rise. Ma<br />

poi s'interruppe, e sollevò la testa come un gatto che drizza le orecchie per un suono in lontananza.<br />

— Hai sentito?<br />

Sentito cosa? Clary stava per fare questa domanda, ma si trattenne. C'era davvero un suono, ora più<br />

forte. Un ronzio acuto, un cigolio come <strong>di</strong> ingranaggi che si rimettevano in moto. Il suono sembrava<br />

venire da dentro il muro. Clary fece d'istinto un passo in<strong>di</strong>etro. In quel momento, le pietre del muro<br />

davanti a loro arretrarono con un gemito rugginoso. Dietro le pietre si aprì un vano. Era una specie<br />

<strong>di</strong> porta grossolanamente scavata nel muro.<br />

E <strong>di</strong>etro la porta c'erano delle scale, che scendevano nel buio.


capitolo 9<br />

QUESTO SANGUE COLPEVOLE<br />

Non ricordavo nemmeno che esistesse, una cantina — commentò Jace, fissando da sopra le spalle <strong>di</strong><br />

Clary il varco che si apriva nel muro. Sollevò la stregaluce e il suo bagliore colpì le pareti del<br />

passaggio che scendeva giù. Erano nere e scivolose, <strong>di</strong> una pietra scura e liscia che Clary non<br />

riconobbe. I gra<strong>di</strong>ni luccicavano come fossero bagnati. Uno strano odore saliva dal fondo: umido e<br />

stantio, con una strana sfumatura metallica che la fece rabbrivi<strong>di</strong>re.<br />

— Secondo te, che cosa c'è laggiù?<br />

— Non lo so. — Jace si avvicinò alle scale; mise un piede sul primo gra<strong>di</strong>no, saggiandone la tenuta,<br />

poi scrollò le spalle, come se avesse già preso la sua decisione. Cominciò a scendere con cautela. A<br />

metà strada, si girò a guardare Clary. — Tu vieni? Se vuoi, aspettami lì.<br />

Lei si guardò intorno nella biblioteca vuota, rabbrividì e si affrettò a raggiungerlo.<br />

Le scale scendevano in spire sempre più strette. Era come se Jace e Clary stessero penetrando<br />

dentro un'enorme conchiglia. L'odore si fece più forte quando raggiunsero la base della scala, che<br />

dava su una grande stanza quadrata dalle pareti <strong>di</strong> pietra striate dall'umi<strong>di</strong>tà e da altre macchie, più<br />

scure. Il pavimento era scarabocchiato <strong>di</strong> segni: pentacoli e rune, e pietre bianche qua e là.<br />

Jace fece un passo avanti e qualcosa si sbriciolò sotto i suoi pie<strong>di</strong>. Lui e Clary abbassarono gli occhi<br />

simultaneamente. — Ossa — sussurrò Clary. Non pietre bianche, ma ossa, <strong>di</strong> ogni forma e<br />

<strong>di</strong>mensione, sparse su tutto il pavimento. — Ma che cosa ci faceva, Valentine, qui sotto?<br />

La stregaluce ardeva nella mano <strong>di</strong> Jace, gettando intorno il suo strano bagliore. — Esperimenti —<br />

<strong>di</strong>sse Jace in tono secco, teso. — La Regina della Corte Seelie ha detto...<br />

— Che tipo <strong>di</strong> ossa sono, queste? — La voce <strong>di</strong> Clary era stridula. — Sono ossa animali?<br />

— No. — Jace <strong>di</strong>ede un calcio a un mucchio <strong>di</strong> ossa, sparpagliandole. — Non tutte.<br />

A Clary si strinse il petto. — Forse dovremmo tornare in<strong>di</strong>etro.<br />

Jace, invece, levò più alta la stregaluce, che <strong>di</strong>vampò più intensamente, illuminando l'aria <strong>di</strong> un<br />

aspro e bianco fulgore. Tutti gli angoli della stanza <strong>di</strong>vennero visibili. Tre erano vuoti, ma nel<br />

quarto c'era un telo, con qualcosa sotto, una figura accasciata...<br />

— Jace — sussurrò Clary. — Cos'è quello?<br />

Lui non rispose. Ora, all'improvviso, c'era una spada angelica nella sua mano libera. Clary non<br />

sapeva quando l'avesse sguainata, ma brillava sotto la stregaluce come una lama <strong>di</strong> ghiaccio.<br />

— Jace, non farlo — gli intimò Clary. Ma Jace avanzò, sollevò il telo con la punta della spada e lo<br />

strappò via. Il lenzuolo cadde, facendo alzare una nuvola <strong>di</strong> polvere.<br />

Jace arretrò barcollando e la stregaluce gli cadde <strong>di</strong> mano. Mentre la vivida luce cadeva, Clary<br />

intravide per un attimo il suo viso: una livida maschera <strong>di</strong> orrore. Clary prese al volo la stregaluce<br />

prima che si spegnesse e la levò in alto, ansiosa <strong>di</strong> vedere cosa avesse tanto sconvolto Jace. Jace,<br />

che non si lasciava sconvolgere da nulla.<br />

All'inizio in<strong>di</strong>viduò solo la sagoma <strong>di</strong> un uomo, avvolto in stracci bianchi e sporchi, accovacciato


per terra. I polsi e le caviglie erano stretti da catene fissate a grossi ganci <strong>di</strong> metallo infissi nel<br />

pavimento <strong>di</strong> pietra. Come può essere vivo?, pensò Clary inorri<strong>di</strong>ta, con la gola che le si riempì <strong>di</strong><br />

bile. La pietra runica le tremò nella mano e la luce danzò come impazzita sul prigioniero. Clary vide<br />

le braccia e le gambe emaciate, segnate ovunque dai segni <strong>di</strong> innumerevoli torture. Il volto, ormai<br />

quasi un teschio, si girò verso <strong>di</strong> lei: c'erano vuote cavità nere al posto degli occhi. Poi ci fu un<br />

fruscio secco, e Clary vide che quelle che aveva scambiato per stracci erano in realtà ali: ali<br />

bianche, che si sollevarono <strong>di</strong>etro la schiena del prigioniero in due semilune can<strong>di</strong>de e pure. L'unica<br />

cosa pura in quella stanza immonda.<br />

Clary sussultò, con la gola secca. — Jace... hai visto...<br />

— Ho visto. — La voce <strong>di</strong> Jace, accanto a lei, era spezzata come <strong>vetro</strong> in frantumi.<br />

— Avevi detto che gli angeli non c'erano... che nessuno li aveva mai visti...<br />

Jace stava sussurrando a mezza voce una sequela <strong>di</strong> spaventate imprecazioni. Avanzò incerto verso<br />

la creatura accovacciata sul pavimento, ma poi arretrò <strong>di</strong> scatto, come se fosse rimbalzato contro un<br />

muro invisibile. Clary abbassò lo sguardo e vide che l'angelo era seduto entro un pentacolo fatto <strong>di</strong><br />

rune intrecciate tra loro, profondamente incise nella pietra. Le rune emanavano una pallida luce<br />

fosforescente. — Le rune — sussurrò. — Non possiamo oltrepassarle.<br />

— Ma ci deve pur essere qualcosa... — <strong>di</strong>sse Jace con una voce quasi <strong>di</strong> pianto. — Qualcosa che<br />

possiamo fare.<br />

L'angelo sollevò la testa. Clary notò con un senso <strong>di</strong> pietà, terrore e turbamento, che aveva dei<br />

riccioli dorati come quelli <strong>di</strong> Jace, che risplendevano nella luce. I ricci erano appiccicati al cranio,<br />

gli occhi cavi, il viso sfregiato da cicatrici. Era come un magnifico <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong>strutto dai vandali.<br />

L'angelo aprì la bocca e un suono si riversò dalla sua gola: non parole, ma una penetrante musica<br />

dorata, un'unica nota <strong>di</strong> canto, trattenuta a lungo, a lungo, a lungo, così alta e dolce che il suo suono<br />

era come un dolore...<br />

Una fiumana <strong>di</strong> immagini salì agli occhi <strong>di</strong> Clary. Aveva ancora in mano la pietra runica, ma la luce<br />

non c'era più. E anche lei non era più lì, ma in un altro luogo, dove le immagini del passato le<br />

scorrevano davanti in un sogno a occhi aperti: frammenti, colori, suoni.<br />

Si trovava in una cantina spoglia e pulita, e c'era una singola runa, gigantesca, tracciata sul<br />

pavimento <strong>di</strong> pietra. C'era un uomo accanto ad essa: aveva un libro aperto in una mano e una torcia<br />

fiammeggiante nell'altra. Quando l'uomo alzò la testa, Clary riconobbe Valentine: molto più<br />

giovane, il viso bello e senza rughe, gli occhi scuri, limpi<strong>di</strong> e vivaci. Recitava una cantilena e, alle<br />

sue parole, la runa <strong>di</strong>vampò in alte fiamme. Quando le fiamme si spensero, rimase una figura<br />

accasciata tra la cenere: un angelo, con le ali spalancate e insanguinate, come un uccello colpito da<br />

un fucile e caduto dal cielo.<br />

La scena cambiò. Valentine era in pie<strong>di</strong> davanti a una finestra, al suo fianco c'era una giovane donna<br />

dai vivaci capelli rossi. Un anello d'argento, che Clary riconobbe, brillò al <strong>di</strong>to <strong>di</strong> Valentine, mentre<br />

cingeva la donna in un abbraccio. Con una fitta <strong>di</strong> dolore, Clary riconobbe sua madre. Ma era<br />

giovane e i tratti del suo viso erano dolci e vulnerabili. Indossava una camicia da notte bianca e<br />

aspettava un bambino.<br />

— Gli Accor<strong>di</strong> — le stava <strong>di</strong>cendo Valentine con rabbia — sono l'idea peggiore che il Conclave<br />

abbia mai avuto. E sono anche quanto <strong>di</strong> peggio potesse capitare ai Nephilim. Che noi dovessimo<br />

essere legati ai Nascosti, legati a quelle creature...<br />

— Valentine — lo interrompeva Jocelyn con un sorriso — ora basta con la politica, per favore. —<br />

Poi intrecciava le braccia intorno al collo <strong>di</strong> Valentine con uno sguardo pieno d'amore. E anche lo


sguardo <strong>di</strong> Valentine era pieno d'amore, ma non solo: dentro vi era anche qualcos'altro, che fece<br />

rabbrivi<strong>di</strong>re Clary.<br />

Valentine era in ginocchio al centro <strong>di</strong> un circolo <strong>di</strong> alberi. Una luna splendente illuminava il<br />

pentacolo nero che lui aveva abbozzato sulla terra della radura. I rami degli alberi s'intrecciavano in<br />

una fitta rete sopra <strong>di</strong> lui, e dove si protendevano oltre i bor<strong>di</strong> del pentacolo le foglie si arricciavano<br />

e annerivano. Al centro della stella a cinque punte sedeva una donna dai lunghi capelli luminosi; la<br />

sua figura era snella e aggraziata, il viso nascosto nell'ombra, le braccia nude e bianche. La mano<br />

sinistra era tesa in avanti e, quando aprì le <strong>di</strong>ta, Clary vide che aveva un lungo taglio sul palmo, da<br />

cui un lento rivolo <strong>di</strong> sangue gocciolava in una coppa d'argento posata sul pentacolo. Il sangue<br />

sembrava nero, sotto la luce della luna. O forse era davvero nero.<br />

— Il bimbo che nascerà con questo sangue dentro <strong>di</strong> sé — <strong>di</strong>ceva la donna, e la sua voce era dolce e<br />

bella — avrà un potere più grande dei Demoni Superiori che popolano gli abissi tra i mon<strong>di</strong>. Sarà<br />

più potente dell'Asmodei, più forte dello shedu delle tempeste. Se verrà opportunamente addestrato,<br />

non ci sarà nulla che non sarà in grado <strong>di</strong> fare. Ma ti avverto — aggiungeva. — Questo sangue<br />

brucerà la sua umanità, come il veleno brucia la vita nel sangue.<br />

— Io ti ringrazio, Signora <strong>di</strong> Edom — <strong>di</strong>ceva Valentine. Mentre si protendeva per prendere la coppa<br />

<strong>di</strong> sangue, la donna levava il viso. E Clary vide che, pur essendo bellissima, i suoi occhi erano nere<br />

cavità dalle quali fuoruscivano tentacoli neri e sinuosi, come antenne che tastassero l'aria. Clary<br />

soffocò un grido.<br />

La notte e la foresta svanirono. Ecco Jocelyn, in pie<strong>di</strong> davanti a qualcuno che Clary non poteva<br />

vedere. Non era più incinta e i suoi capelli luminosi erano scarmigliati intorno al viso <strong>di</strong>sperato e<br />

sofferente. — Non posso più restare con lui, Ragnor — <strong>di</strong>ceva. — Nemmeno un giorno in più. Ho<br />

letto il suo <strong>di</strong>ario. Sai che cosa ha fatto a Jonathan? Credevo che nemmeno Valentine potesse<br />

arrivare a tanto. — Le sue spalle tremavano. — Ha usato sangue <strong>di</strong> demone! Jonathan non è più un<br />

bambino! Non è più nemmeno umano! È un mostro...<br />

Jocelyn svanì. Valentine camminava inquieto intorno al cerchio <strong>di</strong> rune, brandendo una lucente<br />

spada angelica. — Perché non parli? —borbottava. — Perché non vuoi darmi ciò che voglio? —<br />

Calò la spada e l'angelo si contorse per il dolore, mentre un fluido dorato colava dalla ferita come<br />

liquida luce del sole. — Se non vuoi darmi delle risposte — sibilava Valentine — puoi darmi il tuo<br />

sangue. Sarà più utile a me e ai miei <strong>di</strong> quanto lo sarà a te.<br />

Ora erano nella biblioteca dei Wayland. La luce del sole brillava dai rombi <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> delle finestre,<br />

inondando la stanza <strong>di</strong> azzurro e <strong>di</strong> verde. Da un'altra stanza giungevano delle voci: suoni <strong>di</strong> risate e<br />

<strong>di</strong> chiacchiere, c'era una festa. Jocelyn era in ginocchio vicino a uno scaffale e si guardava<br />

furtivamente intorno. Tirava fuori un grosso libro dalla tasca e lo infilava nello scaffale.<br />

Ed era già sparita. La scena successiva si svolgeva in una cantina, la stessa dove Clary si trovava in<br />

quel momento. Lo stesso pentacolo grossolanamente inciso sul pavimento e, al centro della stella,<br />

l'angelo. Valentine era lì accanto, <strong>di</strong> nuovo con un'ardente spada angelica in pugno. Era molto più<br />

anziano, adesso. — Ithuriel — <strong>di</strong>ceva. — Ormai siamo vecchi amici, no? Avrei potuto lasciati<br />

sepolto vivo in quelle rovine, invece no, ti ho portato qui con me. Per tutti questi anni ti ho tenuto<br />

sempre con me, sperando che un giorno mi avresti detto ciò che volevo, che dovevo, sapere. — Si<br />

avvicinava, e il fulgore della lama faceva vibrare <strong>di</strong> luce la barriera runica. — Quando ti ho evocato,<br />

sognavo che mi avresti spiegato il perché. Perché Raziel ha creato noi, la sua stirpe <strong>di</strong> Cacciatori,<br />

ma non ci ha dato i poteri che hanno i Nascosti: la velocità dei lupi, l'immortalità del Popolo Fatato,<br />

la magia degli stregoni, nemmeno la resistenza dei vampiri. Ci ha lasciati nu<strong>di</strong> davanti agli eserciti<br />

infernali con solo questi segni <strong>di</strong>pinti sulla pelle. Perché i loro poteri devono essere più gran<strong>di</strong> dei<br />

nostri? Perché non possiamo avere anche noi ciò che loro possiedono? Come può, tutto ciò, essere


giusto?<br />

Nella stella che lo teneva prigioniero l'angelo sedeva muto come una statua <strong>di</strong> marmo, immobile, le<br />

ali ripiegate. I suoi occhi non esprimevano nulla, se non un terribile e silenzioso dolore. La bocca <strong>di</strong><br />

Valentine si <strong>di</strong>storse in una smorfia.<br />

— Molto bene. Resta pure nel tuo silenzio. Io avrò comunque la mia occasione. — Valentine<br />

sollevava la spada. — Possiedo la Coppa Mortale, Ithuriel, e presto avrò la Spada. Ma senza lo<br />

Specchio non posso iniziare l'evocazione. Lo Specchio è tutto ciò che mi serve. Dimmi dov'è.<br />

Dimmi dov'è, Ithuriel, e io ti lascerò morire.<br />

La scena si frantumava e, mentre la visione svaniva, Clary colse frammenti <strong>di</strong> immagini a lei<br />

familiari perché ricorrenti nei suoi incubi: angeli dalle ali bianche e angeli dalle ali nere, <strong>di</strong>stese <strong>di</strong><br />

acqua specchiante, oro e sangue... e Jace, che le voltava le spalle, che le voltava sempre le spalle.<br />

Clary tendeva le mani verso <strong>di</strong> lui. E, per la prima volta, la voce dell'angelo parlò nella sua testa,<br />

con parole che Clary riusciva a comprendere.<br />

Questi non sono i primi sogni che ti mando. L'immagine <strong>di</strong> una runa esplose <strong>di</strong>etro gli occhi <strong>di</strong><br />

Clary come un fuoco d'artificio: non era una delle rune che aveva già visto. Era una runa, forte e<br />

semplice come un nodo. Poi sparì in un soffio e, mentre svaniva, il canto dell'angelo cessò. Clary<br />

era <strong>di</strong> nuovo nel suo corpo, barcollante sulle gambe, nella stanza lercia e fetida. L'angelo era in<br />

silenzio, immobile, le ali ripiegate, un'effigie della sofferenza.<br />

Il respiro le uscì con un singhiozzo. — Ithuriel. — Protese le mani verso l'angelo con il cuore<br />

infranto, ben sapendo <strong>di</strong> non poter oltrepassare le rune. Per anni e anni l'angelo era stato lì sotto,<br />

muto e solo nel buio, incatenato, affamato, ma incapace <strong>di</strong> morire.<br />

Jace era accanto a lei. Clary capì dalla sua espressione dolente che anche lui aveva visto ciò che<br />

aveva visto lei. Jace abbassò lo sguardo sulla spada angelica che teneva in mano, poi lo spostò<br />

sull'angelo. Il volto cieco era rivolto verso <strong>di</strong> loro, in una muta supplica.<br />

Jace fece un passo avanti, poi un altro. I suoi occhi erano fissi sull'angelo, ed era come se ci fosse<br />

una sorta <strong>di</strong> muta comunicazione tra loro, pensò Clary, un <strong>di</strong>alogo che lei non poteva sentire. Gli<br />

occhi <strong>di</strong> Jace splendevano come <strong>di</strong>schi d'oro, pieni <strong>di</strong> luce riflessa.<br />

— Ithuriel — sussurrò.<br />

La lama della spada s'infiammò come una torcia. La sua luce era accecante. L'angelo sollevò il viso,<br />

come se quella luce fosse visibile ai suoi occhi ciechi. Protese le mani, facendo risuonare <strong>di</strong> un<br />

rumore aspro le catene che gli legavano i polsi.<br />

Jace si voltò verso Clary. — Clary — <strong>di</strong>sse. — Le rune.<br />

Le rune. Per un momento lei lo fissò, confusa, ma gli occhi <strong>di</strong> Jace la spronarono all'azione. Clary<br />

gli passò la stregaluce, prese lo stilo dalla tasca, s'inginocchiò accanto alle rune tracciate per terra.<br />

Sembravano scavate nella pietra con un oggetto appuntito.<br />

Clary alzò gli occhi verso Jace. La sua espressione la sorprese, il fuoco nei suoi occhi... Erano pieni<br />

<strong>di</strong> fede in lei, <strong>di</strong> fiducia nelle sue capacità. Con la punta dello stilo Clary tracciò molte linee sul<br />

pavimento, trasformando le rune vincolanti in rune <strong>di</strong> liberazione, le rune <strong>di</strong> prigionia in rune <strong>di</strong><br />

apertura. Le rune prendevano fuoco man mano che Clary le tracciava. Era come se ogni volta che le<br />

sfiorava ci passasse sopra la capocchia <strong>di</strong> un fiammifero.<br />

Quand'ebbe finito, si alzò in pie<strong>di</strong>. Le rune brillavano davanti a lei. All'improvviso Jace le fu<br />

accanto. La pietra <strong>di</strong> stregaluce non c'era più: l'unica fonte <strong>di</strong> luce, oltre alle rune, era la spada<br />

angelica che Jace aveva nominato per l'angelo e che gli ardeva in mano. Tese la mano armata, che<br />

questa volta attraversò la barriera <strong>di</strong> rune, come se non esistesse più.


L'angelo allungò le braccia e prese la spada da Jace. Chiuse gli occhi ciechi e Clary credette per un<br />

momento che sorridesse. Girò la spada tra le mani, fino a puntare la punta acuminata appena sotto<br />

lo sterno. Clary trasalì e fece un passo avanti, ma Jace le prese un braccio in una stretta d'acciaio e<br />

la tirò in<strong>di</strong>etro. In quell'attimo l'angelo affondò la lama.<br />

La testa gli si rovesciò in<strong>di</strong>etro, le mani abbandonarono l'elsa, lasciandola dove doveva esserci il<br />

cuore. Sempre che gli angeli lo avessero, un cuore: Clary questo non lo sapeva. Dalla ferita si<br />

sprigionarono fiamme che avvolsero la spada. Il corpo dell'angelo sfavillava nelle fiamme bianche,<br />

le catene ai polsi erano incandescenti e scarlatte, come ferro lasciato troppo a lungo nel fuoco. Clary<br />

ripensò ai <strong>di</strong>pinti me<strong>di</strong>evali dei santi consunti nella vampa dell'estasi <strong>di</strong>vina. Poi le ali dell'angelo si<br />

spalancarono, gran<strong>di</strong> e bianche, prima <strong>di</strong> prendere fuoco anch'esse e consumarsi tra le fiamme.<br />

Clary non poteva più guardare. Si voltò e nascose il viso nel petto <strong>di</strong> Jace, che le passò un braccio<br />

intorno alle spalle, stringendola forte. — Va tutto bene — le <strong>di</strong>sse tra i capelli. — Va tutto bene. —<br />

Ma l'aria era piena <strong>di</strong> fumo e la terra sembrava tremare sotto i loro pie<strong>di</strong>. Fu solo quando anche Jace<br />

barcollò, che Clary capì che non era un effetto dello shock: la terra si stava muovendo davvero! Si<br />

staccò da Jace. Barcollò. Sotto i suoi pie<strong>di</strong>, le pietre si sfregavano le une con le altre, mentre una<br />

pioggia <strong>di</strong> polvere sottile cadeva dal soffitto. L'angelo era una colonna <strong>di</strong> fumo; le rune intorno a lui<br />

guizzavano luminose. Clary le fissò, deco<strong>di</strong>ficando il loro significato. Poi guardò Jace, terrorizzata:<br />

— La casa... Era legata a Ithuriel. Con la morte dell'angelo, la casa...<br />

Non riuscì a finire la frase. Jace l'aveva già presa per mano e stava correndo verso le scale,<br />

trascinandola con sé. Le scale vibravano e ondeggiavano, Clary cadde, picchiò dolorosamente un<br />

ginocchio su un gra<strong>di</strong>no, ma la presa <strong>di</strong> Jace non si allentò. Continuò a correre, ignorando il dolore<br />

alla gamba, coi polmoni pieni <strong>di</strong> polvere soffocante.<br />

Raggiunsero l'ultimo gra<strong>di</strong>no e piombarono nella biblioteca. Alle loro spalle, Clary sentì il boato<br />

delle scale che crollavano. Nella libreria, la situazione non era migliore: la stanza era scossa<br />

violentemente, i libri cadevano dagli scaffali. Una statua si rovesciò a terra e andò in frammenti.<br />

Jace lasciò la mano <strong>di</strong> Clary, prese una se<strong>di</strong>a e, prima che lei potesse chiedergli cosa avesse<br />

intenzione <strong>di</strong> fare, la scaraventò contro i vetri colorati della finestra.<br />

La se<strong>di</strong>a volò fuori in una cascata <strong>di</strong> vetri rotti. Jace si girò e tese la mano a Clary. Alle sue spalle,<br />

dall'intelaiatura frastagliata che rimaneva in pie<strong>di</strong>, Clary vedeva una striscia d'erba bagnata dalla<br />

luce lunare e una fila <strong>di</strong> alberi in lontananza, che sembravano molto più in basso. Non posso fare un<br />

salto così, pensò. Fece per scuotere la testa quando vide gli occhi <strong>di</strong> Jace spalancarsi, la sua bocca<br />

aprirsi a formulare un avvertimento. Uno dei pesanti busti <strong>di</strong> marmo allineati sugli scaffali più alti<br />

stava cadendole addosso. Clary si spostò <strong>di</strong> scatto e il busto piombò a terra dove un attimo prima<br />

c'era lei, lasciando un'infossatura nel pavimento.<br />

Un attimo dopo, le braccia <strong>di</strong> Jace la stringevano e la sollevavano <strong>di</strong> peso. Clary era troppo sorpresa<br />

per <strong>di</strong>battersi. Jace la portò alla finestra sventrata e la mollò <strong>di</strong> sotto senza tante cerimonie.<br />

La ragazza piombò sul prato sottostante rotolando giù da una ripida china e acquistando velocità,<br />

finché non andò a sbattere contro un dosso con tanta forza da restare senza fiato. Si mise a sedere,<br />

scuotendosi via fili d'erba dai capelli. Un attimo dopo, rotolò giù anche Jace e si fermò accanto a lei.<br />

Diversamente da lei, però, saltò su come una molla e si accovacciò, guardando la tenuta in cima alla<br />

collina.<br />

Anche Clary si girò a guardare nella stessa <strong>di</strong>rezione, ma Jace la prese e la spinse giù,<br />

nell'avvallamento <strong>di</strong>etro il dosso. In seguito Clary avrebbe scoperto dei livi<strong>di</strong> scuri sulle sue braccia,<br />

dove Jace l'aveva stretta. Restò senza fiato per la sorpresa, quando la sbatté per terra e rotolò sopra<br />

<strong>di</strong> lei, facendole scudo col suo corpo. Esplose un boato enorme. Come un vulcano in eruzione.<br />

Come se la terra si spaccasse. Una vampa <strong>di</strong> polvere bianca salì verso il cielo.


Clary sentì un picchiettio secco tutto intorno. Per un momento, <strong>di</strong>sorientata, pensò che avesse<br />

iniziato a piovere. Poi capì che erano detriti, terra, vetri rotti: i frantumi della tenuta <strong>di</strong>strutta,<br />

scagliati tutto intorno come una gran<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> morte.<br />

Jace la schiacciò più forte contro il terreno, appiattendo il corpo sopra il suo. Il battito del suo cuore<br />

giungeva alle orecchie <strong>di</strong> Clary come il rumore del crollo dopo l'esplosione.<br />

Il fragore del crollo svanì lentamente, come il fumo si <strong>di</strong>ssolve nell'aria. Fu rimpiazzato dal<br />

chiacchiericcio degli uccelli stupiti. Clary li vedeva, <strong>di</strong>etro le spalle <strong>di</strong> Jace, volare curiosi in ampi<br />

cerchi contro il cielo nero.<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse Clary a bassa voce. — Temo <strong>di</strong> aver perduto lo stilo da qualche parte.<br />

Lui si sollevò un po', puntellandosi sui gomiti, e la guardò. Anche al buio Clary vedeva la propria<br />

immagine riflessa nei suoi occhi. Jace aveva il viso rigato <strong>di</strong> sporco e <strong>di</strong> terra, il colletto della<br />

camicia strappato. — Pazienza. L'importante è che tu non ti sia fatta niente.<br />

— Sto bene. — Senza pensarci, gli passò una mano tra i capelli, leggera. Lo sentì irrigi<strong>di</strong>rsi, vide i<br />

suoi occhi incupirsi.<br />

— Avevi dell'erba tra i capelli — gli <strong>di</strong>sse. Aveva la gola secca, l'adrenalina le scorreva nelle vene.<br />

Tutto quello che era appena successo - l'angelo, la rovina della tenuta - sembrava meno reale <strong>di</strong> ciò<br />

che leggeva negli occhi <strong>di</strong> Jace.<br />

— Non dovresti toccarmi — la ammonì.<br />

La mano <strong>di</strong> Clary si bloccò dov'era, con il palmo sulla sua guancia. — Perché?<br />

— Lo sai, il perché — replicò Jace. Si scostò, rotolandosulla schiena. — Hai visto anche tu quello<br />

che ho visto io, vero? Il passato, l'angelo, i nostri genitori.<br />

Era la prima volta, pensò Clary, che Jace li chiamava così: i nostri genitori. Si voltò su un fianco,<br />

con l'impulso <strong>di</strong> avvicinarsi a lui, ma non era sicura <strong>di</strong> poterlo fare. Lui aveva lo sguardo fisso al<br />

cielo, cieco. — L'ho visto anch'io.<br />

— Dunque sai ciò che sono. — Le parole gli uscirono inun sussurro angosciato. — Sono in parte<br />

demone, Clary. In parte demone. Questo l'hai capito, vero? — I suoi occhi affondarono in quelli <strong>di</strong><br />

Clary come sonde. — Hai visto cosa cercava <strong>di</strong> fare Valentine. Ha usato sangue <strong>di</strong> demone: l'ha<br />

usato su <strong>di</strong> me, prima ancora che nascessi. Sono in parte un mostro. Sono in parte tutto ciò che ho<br />

cercato con tutte le mie forze <strong>di</strong> combattere, <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere.<br />

Clary allontanò il ricordo della voce <strong>di</strong> Valentine che <strong>di</strong>ceva: Mi ha lasciato perché ho trasformato<br />

il suo primogenito in un mostro. — Ma anche gli stregoni sono in parte demoni. Come Magnus. E<br />

non per questo sono malvagi.<br />

— Però non sono Demoni Superiori. Hai sentito che cosa <strong>di</strong>ceva quella donna demone. Brucerà la<br />

sua umanità, come il veleno brucia la vita nel sangue.<br />

La voce <strong>di</strong> Clary tremò. — Non è vero. Non può essere vero. Non ha senso.<br />

— Sì, invece. — C'era una furia <strong>di</strong>sperata sul volto <strong>di</strong> Jace. Clary vedeva il bagliore della catenella<br />

d'argento intorno alla sua gola nuda, sbiancata dalla luce della luna. — Questo spiega tutto.<br />

— Vuoi <strong>di</strong>re che spiega perché sei un Cacciatore così straor<strong>di</strong>nario? Perché sei leale e impavido e<br />

onesto e tutto quello che i demoni non sono!


— Spiega — precisò Jace con voce incolore — quello che provo nei tuoi confronti.<br />

— In che senso?<br />

Jace rimase in silenzio per un lungo momento, fissandola nel minuscolo spazio che li separava.<br />

Clary riusciva a sentirne il contatto, anche se non la stava toccando: era come se fosse ancora<br />

<strong>di</strong>steso sopra <strong>di</strong> lei. — Tu sei mia sorella — <strong>di</strong>sse Jace alla fine. — Mia sorella, il mio sangue, la<br />

mia famiglia. Dovrei sentire il desiderio <strong>di</strong> proteggerti. — Rise in silenzio e senza umorismo. —<br />

Proteggerti da tutti i ragazzi che vorrebbero fare con te esattamente quello che vorrei fare io.<br />

Clary restò senza fiato. — Avevi detto che d'ora in poi volevi solo essere un fratello per me.<br />

— Ho mentito — ammise Jace. — I demoni mentono, Clary. Sai, ci sono certe ferite che un<br />

Cacciatore può ricevere, ferite interne causate dal veleno <strong>di</strong> un demone: non ti ren<strong>di</strong> nemmeno<br />

conto cosa c'è che non va, in te, ma dentro stai lentamente sanguinando a morte. Ecco, essere solo<br />

un fratello, per te, mi dà la stessa sensazione.<br />

— Ma Aline...<br />

— Dovevo tentare. E ho tentato. — La sua voce era senza vita. — Ma Dio sa che non voglio<br />

nessuna, tranne te. Non voglio nemmeno cercare <strong>di</strong> volere un'altra, oltre a te.<br />

— Allungò la mano, fece scorrere lievemente le <strong>di</strong>ta fra isuoi capelli, le sfiorò la guancia. —<br />

Adesso, almeno, so il perché.<br />

La voce <strong>di</strong> Clary era scesa a un sussurro. — Anch'io non voglio nessuno tranne te.<br />

Un trasalimento nel respiro <strong>di</strong> Jace la confortò un poco. Lentamente, Jace si tirò su sui gomiti. Ora<br />

la guardava dall'alto e la sua espressione era cambiata: c'era qualcosa che Clary non aveva mai visto<br />

prima, una luce spenta, quasi mortale, nei suoi occhi. Jace fece scorrere le <strong>di</strong>ta dalla guancia alle<br />

labbra <strong>di</strong> Clary e ne tracciò il profilo con la punta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>to. — Forse — le <strong>di</strong>sse — ora dovresti<br />

<strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> non fare così.<br />

Ma lei non <strong>di</strong>sse niente. Non voleva <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> smettere. Era stanca <strong>di</strong> <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no a Jace, <strong>di</strong> non<br />

permettersi mai <strong>di</strong> sentire ciò che tutto il suo cuore voleva che sentisse. A qualsiasi costo.<br />

Lui si chinò, posò le labbra sulla sua guancia, la sfiorò leggermente. E quel tocco, seppur leggero, le<br />

<strong>di</strong>ede una scossa a tutte le terminazioni nervose; una scossa che la fece tremare in tutto il corpo. —<br />

Se vuoi che mi fermi, <strong>di</strong>mmelo adesso — sussurrò Jace. Ma Clary lei continuò a non <strong>di</strong>re nulla. Lui<br />

le sfiorò con le labbra la tempia. — O adesso. — Seguì la linea dello zigomo. — O adesso. — Ora<br />

le suelabbra erano su quelle <strong>di</strong> Clary. — O...<br />

Ma lei l'aveva preso e l'aveva attratto a sé, e le sue parole si persero sulle sue labbra. Jace la baciò<br />

con delicatezza, con attenzione, anche se non era la delicatezza che Clary voleva, non ora, non dopo<br />

tutto questo tempo. Strinse i pugni sulla sua camicia tirandolo forte verso <strong>di</strong> sé. Jace gemette piano,<br />

in fondo alla gola, poi le sue braccia la avvolsero, la strinsero, e rotolarono insieme sull'erba,<br />

avvinghiati l'uno all'altra, protraendo ancora quel bacio. C'erano delle pietre che pungevano la<br />

schiena <strong>di</strong> Clary e la spalla le doleva dove aveva battuto cadendo dalla finestra, ma non le<br />

importava niente. Esisteva solo Jace: tutto ciò che Clary sentiva, sperava, respirava, voleva e<br />

vedeva, era Jace. Nuli'altro contava.<br />

Nonostante il cappotto, Clary sentiva il calore <strong>di</strong> Jace bruciare attraverso i vestiti. Gli strappò la<br />

giacca, e poi in qualche modo anche la camicia sparì. Le sue <strong>di</strong>ta esploravano il suo corpo come le<br />

labbra <strong>di</strong> Jace esploravano le sue: pelle morbida su muscoli asciutti, cicatrici come fili sottili. Clary<br />

gli toccò la cicatrice a forma <strong>di</strong> stella: era liscia e piatta, come se fosse parte della sua pelle, non<br />

rilevata come le altre. Clary immaginava che dovessero apparire come imperfezioni, tutte quelle


cicatrici, ma non era così che le vedeva lei: erano una storia, incisa sul corpo <strong>di</strong> Jace, la mappa <strong>di</strong><br />

una vita <strong>di</strong> guerra senza fine.<br />

Jace armeggiava con i bottoni del cappotto, le mani tremanti. Clary non le aveva mai viste così<br />

malferme. — Faccio io — gli <strong>di</strong>sse slacciandosi da sola l'ultimo bottone. Mentre si sollevava,<br />

qualcosa <strong>di</strong> freddo e metallico le toccò la clavicola, facendola trasalire per la sorpresa.<br />

— Cosa succede? — Jace si immobilizzò. — Ti ho fatto male?<br />

No, è stato questo. — Clary toccò la catenina d'argento al collo <strong>di</strong> Jace. Vi era appeso un cerchietto<br />

<strong>di</strong> metallo argenteo. Era stato quello a rimbalzare su <strong>di</strong> lei, quando si era sollevata. Ora lo fissò.<br />

Quell'anello, quel cerchietto <strong>di</strong> metallo segnato dal tempo, con un motivo a stelle... Lei conosceva.<br />

Era l'anello dei Morgenstern. Era lo stesso anello che brillava al <strong>di</strong>to <strong>di</strong> Valentine nel sogno che<br />

l'angelo aveva mostrato loro. Era appartenuto a lui e lui lo aveva dato a Jace, passandolo, secondo la<br />

tra<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> padre in figlio.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace — si scusò Jace. Le carezzò la linea della guancia con un <strong>di</strong>to, con un'intensità<br />

sognante nellosguardo. — Avevo <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> avere al collo quella cosa dannata.<br />

Un gelo improvviso invase le vene <strong>di</strong> Clary. — Jace — <strong>di</strong>sse a bassa voce. — Jace, non farlo.<br />

— Non farlo cosa? Non portare l'anello?<br />

— No, non... non toccarmi. Fermati un secondo.<br />

La sua faccia <strong>di</strong>venne immobile. Mille domande avevano spazzato via la sognante confusione dai<br />

suoi occhi, ma non <strong>di</strong>sse niente. Si limitò a ritirare la mano.<br />

— Jace — riprese Clary. — Perché? Perché proprio adesso?<br />

Le sue labbra si <strong>di</strong>schiusero per la sorpresa. Clary vide una linea scura dove si era morso il labbro, o<br />

forse dove l'aveva morso lei. — Cosa significa «perché proprio adesso»?<br />

— Tu avevi detto che non c'era niente tra noi. Che se noi... se noi ci fossimo lasciati andare ai<br />

sentimenti, avremmo fatto del male a tutte le persone alle quali vogliamo bene.<br />

— Te l'ho detto. Ho mentito. — Gli occhi <strong>di</strong> Jace si addolcirono. — Tu cre<strong>di</strong> che io non voglia...?<br />

— No — <strong>di</strong>sse Clary. — No, non sono una stupida. So che lo vuoi. Ma quando hai detto che adesso<br />

finalmente capisci perché provi questi sentimenti per me, che cosa intendevi <strong>di</strong>re?<br />

Non che Clary non lo sapesse già, ma doveva chiederglielo, doveva sentirglielo <strong>di</strong>re.<br />

Jace le afferrò i polsi e avvicinò le sue mani al proprio viso, intrecciando le <strong>di</strong>ta con le sue. —<br />

Ricor<strong>di</strong> quello che ti ho detto dai Penhallow? — le chiese. — Che non pensi mai a quello che fai<br />

prima <strong>di</strong> farlo e che è per questo che rovini tutto quello che tocchi?<br />

— No, me l'ero <strong>di</strong>menticato. Grazie per avermelo ricordato.<br />

Jace sembrò non cogliere il sarcasmo nella sua voce. — Non stavo parlando <strong>di</strong> te, Clary. Stavo<br />

parlando <strong>di</strong> me. Sono io, quello che si comporta così. — Spostò appena la testa, e le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Clary<br />

scivolarono sulla sua guancia. — Almeno adesso so perché. So che cosa c'è <strong>di</strong> sbagliato in me. E<br />

forse... forse è per questo che ho tanto bisogno <strong>di</strong> te. Perché se Valentine ha fatto <strong>di</strong> me un mostro,<br />

allora immagino che abbia fatto <strong>di</strong> te una specie <strong>di</strong> angelo. E Lucifero amava Dio, no? Così almeno<br />

<strong>di</strong>ce Milton nel Para<strong>di</strong>so perduto.<br />

Clary trattenne il fiato. — Io non sono un angelo. E tu non puoi sapere se Valentine abbia usato il<br />

sangue <strong>di</strong> Ithuriel con me. Forse lo voleva solo per sé...


— Ha detto che il sangue era «per me e i miei» — <strong>di</strong>sse Jace a bassa voce. — E questo spiega<br />

perché tu sai fare quello che fai, Clary. La Regina della Corte Seelie ha detto che eravamo entrambi<br />

degli esperimenti. Non solo io.<br />

— Io non sono un angelo, Jace — ripetè Clary. — Non restituisco i libri in biblioteca. Scarico<br />

illegalmente musica da internet. Racconto balle a mia madre. Sono assolutamente normale.<br />

— Non per me. — Jace la guardò. Il suo viso era sospeso contro un fondale <strong>di</strong> stelle. Non c'era<br />

nulla, nella sua espressione, della sua solita arroganza: Clary non l'avevamai visto così in<strong>di</strong>feso, ma<br />

anche questo suo essere in<strong>di</strong>feso era intriso <strong>di</strong> un o<strong>di</strong>o verso se stesso profondo come una ferita. —<br />

Clary, io...<br />

— Allontanati — gli intimò Clary.<br />

— Cosa? — Il desiderio nei suoi occhi si sbriciolò in mille pezzi come le schegge dello specchio-<br />

Portale a Renwick. Per un momento la sua espressione rimase vuota e attonita. Era quasi<br />

impossibile per Clary guardarlo e continuare a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no. Anche se non fosse stata innamorata <strong>di</strong><br />

lui, quella parte <strong>di</strong> lei che era figlia <strong>di</strong> sua madre, che amava ogni cosa bella in quanto tale, quella<br />

parte <strong>di</strong> lei l'avrebbe comunque desiderato.<br />

Però, era proprio perché era figlia <strong>di</strong> sua madre che questo le era impossibile.<br />

— Mi hai sentito — gli <strong>di</strong>sse. — E lasciami le mani. —Le ritrasse con forza, stringendole a pugno<br />

perché non tremassero.<br />

Jace non si mosse. Le sue labbra si arricciarono e per un momento Clary vide <strong>di</strong> nuovo quella luce<br />

da predatore nei suoi occhi, ora mescolata alla rabbia. — Immagino che non vorrai <strong>di</strong>rmi perché.<br />

— Tu pensi <strong>di</strong> desiderarmi solo perché sei demoniaco e non umano. Vuoi solo qualcos'altro per<br />

poterti o<strong>di</strong>are. Ma io non ti permetterò <strong>di</strong> usarmi per <strong>di</strong>mostrare a te stesso quanto poco vali.<br />

— Non ho mai detto che ti sto usando.<br />

— Bene — <strong>di</strong>sse Clary. — Allora <strong>di</strong>mmi che non sei un mostro. Dimmi che non c'è niente che non<br />

va in te. E <strong>di</strong>mmi che mi vorresti anche se non avessi dentro <strong>di</strong> te sangue <strong>di</strong> demone. — Perché io<br />

non ho dentro <strong>di</strong> me sangue <strong>di</strong> demone. Eppure ti voglio.<br />

I loro sguar<strong>di</strong> si agganciarono: quello <strong>di</strong> Jace, animato da una furia cieca. Per un momento nessuno<br />

dei due respirò, poi lui si staccò da lei, imprecando, e si rialzò in pie<strong>di</strong>. Raccolse la camicia<br />

dall'erba, se la infilò, ancora furioso, e si girò a cercare la giacca.<br />

Anche Clary si alzò, barcollando un po'. Il vento pungente le fece venire la pelle d'oca sulle braccia.<br />

Le pareva <strong>di</strong> avere le gambe <strong>di</strong> cera sciolta. Si abbottonò il cappotto con le <strong>di</strong>ta intorpi<strong>di</strong>te,<br />

reprimendo la voglia <strong>di</strong> scoppiare in lacrime. Piangere non sarebbe servito a niente, adesso.<br />

L'aria era ancora densa <strong>di</strong> polvere e <strong>di</strong> cenere, che danzavano sospese; l'erba intorno a loro era<br />

cosparsa <strong>di</strong> detriti: frammenti <strong>di</strong> mobili, pagine <strong>di</strong> libri lugubremente portate dal vento, schegge <strong>di</strong><br />

legno dorato, una mezza rampa <strong>di</strong> scale, misteriosamente intatta. Clary si girò a guardare Jace: stava<br />

tirando calci ai detriti con selvaggia sod<strong>di</strong>sfazione. — Bene — <strong>di</strong>sse. — Siamo fregati.<br />

Non era quello che si era aspettata. Batté le palpebre. — Come?<br />

— Ricor<strong>di</strong>? Hai perso il mio stilo. Non puoi più aprire un Portale, adesso. — Pronunciò quelle<br />

parole con un amaro piacere, come se tutto questo gli desse sod<strong>di</strong>sfazione. — Non abbiamo nessun<br />

altro mezzo per tornare in<strong>di</strong>etro. Dobbiamo farcela a pie<strong>di</strong>.<br />

Non sarebbe stata una piacevole camminata nemmeno in circostanza normali. Abituata alle luci<br />

della città, Clary non si capacitava <strong>di</strong> quanto potesse essere buia Idris <strong>di</strong> notte. Le dense ombre nere


che circondavano la strada sembravano brulicare <strong>di</strong> cose invisibili e, anche con la stregaluce <strong>di</strong> Jace,<br />

Clary non riusciva a vedere a più <strong>di</strong> un passo davanti a sé. Le mancavano le luci della città, il<br />

bagliore <strong>di</strong>ffuso dei lampioni, i rumori del traffico. Ora sentiva solo il ritmico scricchiolio della<br />

ghiaia sotto i loro pie<strong>di</strong> e, <strong>di</strong> tanto in tanto, il trasalire del proprio respiro, quando inciampava su un<br />

sasso.<br />

Dopo un paio d'ore, cominciarono a farle male i pie<strong>di</strong>. Aveva la bocca secca come una pergamena.<br />

L'aria si era fatta molto fredda e Clary rabbrivi<strong>di</strong>va, zoppicando con le mani affondate nelle tasche.<br />

Ma persino tutto questo avrebbe potuto essere sopportabile, se solo Jace le avesse rivolto la parola.<br />

Non aveva aperto bocca da quando si erano allontanati dalla tenuta, se non per darle secche<br />

in<strong>di</strong>cazioni sulla strada da seguire a un bivio o per in<strong>di</strong>carle <strong>di</strong> schivare una buca. Ma anche se ci<br />

fosse caduta dentro, Clary dubitava che gliene sarebbe importato molto, se non per il fatto che<br />

avrebbe rallentato il loro cammino.<br />

Alla fine, il cielo a oriente cominciò a rischiarare. Clary, mezza addormentata, sollevò lo sguardo<br />

sorpresa. — È presto per fare giorno.<br />

Jace la guardò con un filo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo. — Quella è Alicante. Il sole non si alzerà per almeno tre<br />

ore. Sono le luci della città.<br />

Troppo sollevata all'idea <strong>di</strong> essere quasi a casa per notare l'atteggiamento <strong>di</strong> Jace, Clary accelerò il<br />

passo. Dietro una curva, si ritrovarono a camminare su un ampio sentiero in terra battuta che<br />

tagliava il fianco <strong>di</strong> una collina. Si snodava seguendo le curve del pen<strong>di</strong>o e spariva <strong>di</strong>etro una curva,<br />

in lontananza. Anche se le case della città non erano ancora in vista, l'aria si era fatta più luminosa e<br />

il cielo era rischiarato da un bagliore rossastro.<br />

— Dobbiamo essere vicini, ormai — <strong>di</strong>sse Clary. — C'è una scorciatoia per scendere dalla collina?<br />

Jace era accigliato. — C'è qualcosa che non va — <strong>di</strong>sse d'un tratto. E partì quasi <strong>di</strong> corsa sollevando<br />

sul sentiero nuvole <strong>di</strong> polvere che rilucevano d'ocra in quella strana luce. Clary si mise a correre per<br />

raggiungerlo, ignorando le proteste dei suoi pie<strong>di</strong> pieni <strong>di</strong> vesciche. Quando svoltarono alla curva<br />

del sentiero, Jace si fermò <strong>di</strong> botto e Clary gli finì addosso. In altre circostanze avrebbe potuto<br />

essere comico. Non questa volta.<br />

La luce rossastra era più forte, adesso, e gettava bagliori scarlatti nel cielo notturno, illuminando a<br />

giorno la collina. Nuvole <strong>di</strong> fumo salivano dalla valle come le piume della coda a ruota <strong>di</strong> un nero<br />

pavone. Dai neri vapori si ergevano le torri antidemoni <strong>di</strong> Alicante coi loro involucri cristallini.<br />

Attraverso il fumo denso, Clary vide rosseggiare fiamme danzanti sparse per la città come una<br />

manciata <strong>di</strong> luccicanti pietre preziose su una tela nera.<br />

Sembrava impossibile, ma era proprio così: Clary e Jace, sul pen<strong>di</strong>o della collina, stavano sopra<br />

Alicante. Ai loro pie<strong>di</strong>, la città era in fiamme.


parte seconda<br />

LE STELLE RIFULGONO SINISTRE<br />

Antonio:<br />

Non volete fermarvi ancora un poco?<br />

Né volete ch'io possa accompagnarvi?<br />

Sebastiano:<br />

No, con vostra pazienza: su <strong>di</strong> me le mie stelle rifulgono sinistre, e l'influsso della mia mala sorte<br />

potrebbe forse influenzar la vostra. Perciò debbo pregarvi <strong>di</strong> lasciarmi a soffrire da solo i miei<br />

affanni; sarebbe una cattiva ricompensa al vostro affetto, se alcuno <strong>di</strong> essi dovesse ricadere su <strong>di</strong><br />

voi.<br />

(William Shakespeare, La do<strong>di</strong>cesima notte, atto II, scena I)


capitolo 10<br />

FUOCO E SPADA<br />

— È tar<strong>di</strong> — <strong>di</strong>sse Isabelle, chiudendo nervosamente la tenda <strong>di</strong> pizzo che copriva l'alta finestra del<br />

salotto. — Dovrebbe essere già <strong>di</strong> ritorno, ormai.<br />

—Sii ragionevole, Isabelle — intervenne Alec. Il suo tono <strong>di</strong> superiorità da fratello maggiore<br />

sembrava sottintendere sia che Isabelle aveva una certa tendenza all'isteria, sia che lui era<br />

perfettamente calmo. Anche la postura (era comodamente sdraiato su una delle morbide poltrone in<br />

torno al caminetto come se non avesse alcun pensiero almondo) sembrava stu<strong>di</strong>ata per <strong>di</strong>mostrare a<br />

tutti quantofosse assolutamente tranquillo. — Jace fa così quando è arrabbiato: se ne va in giro per<br />

la città. Ha detto che andava a fare una passeggiata. Tornerà.<br />

Isabelle sospirò. Avrebbe quasi voluto che fossero presenti anche i suoi genitori, ma erano ancora<br />

alla Guar<strong>di</strong>a. Qualunque cosa si stesse <strong>di</strong>scutendo alla Guar<strong>di</strong>a, l'assemblea del Consiglio si stava<br />

trascinando fino a ore impossibili. — Ma lui conosce New York. Non conosce Alicante...<br />

— Probabilmente la conosce meglio <strong>di</strong> te. — Aline era seduta sul <strong>di</strong>vano e leggeva un volume<br />

rilegato in cuoio rosso scuro. I capelli neri erano raccolti sulla nuca in una treccia alla francese, gli<br />

occhi fissi sul libro aperto sulle ginocchia. Isabelle, che non era mai stata una gran lettrice,<br />

invi<strong>di</strong>ava sempre agli altri la capacità <strong>di</strong> perdersi in un libro. C'erano molte cose per cui, un tempo,<br />

avrebbe invi<strong>di</strong>ato Aline: la statura piccola e la bellezza delicata, tanto per cominciare, così <strong>di</strong>versa<br />

da quella da amazzone <strong>di</strong> Isabelle, che con i tacchi <strong>di</strong>ventava più alta <strong>di</strong> quasi tutti i ragazzi che<br />

incontrava. Solo da poco, tuttavia, aveva capito che le altre ragazze non erano fatte solo per essere<br />

invi<strong>di</strong>ate, evitate o detestate. — Ha vissuto qui fino a <strong>di</strong>eci anni. Voi, invece, ci siete venuti solo un<br />

paio <strong>di</strong> volte.<br />

Isabelle si portò la mano alla gola, aggrottando la fronte. Il ciondolo appeso alla sua catenina aveva<br />

avuto una pulsazione improvvisa... In genere questo accadeva solo in presenza <strong>di</strong> demoni, ma lì, ad<br />

Alicante, era impossibile che ce ne fossero. Forse il ciondolo non funzionava più bene. — Io non<br />

credo che sia in giro per la città, però. Credo che sia piuttosto ovvio dove è andato — replicò<br />

Isabelle.<br />

Alec sollevò gli occhi. — Cre<strong>di</strong> che sia andato da Clary?<br />

— È ancora qui? Pensavo che dovesse tornare a NewYork. — Aline chiuse il libro. — Dove<br />

alloggia, la sorella <strong>di</strong> Jace, a proposito?<br />

Isabelle scrollò le spalle. — Chie<strong>di</strong>lo a lui — <strong>di</strong>sse rivolgendo lo sguardo su Sebastian.<br />

Sebastian era buttato sul <strong>di</strong>vano <strong>di</strong> fronte ad Aline. Anche lui aveva un libro in mano e la sua bella<br />

testa scura era china sulle pagine. Sollevò gli occhi come se avesse sentito lo sguardo <strong>di</strong> Isabelle su<br />

<strong>di</strong> sé.<br />

— Parlavate <strong>di</strong> me? — chiese con la solita calma. Tutto in Sebastian, era calmo, pensò Isabelle con<br />

un guizzo <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o. All'inizio era stata molto colpita dal suo aspetto – gli zigomi scolpiti, gli occhi<br />

neri e profon<strong>di</strong> - ma la sua personalità affabile e benevola adesso la irritava. Non le piacevano i<br />

ragazzi che sembravano non perdere mai le staffe per nessun motivo. Nel mondo <strong>di</strong> Isabelle, rabbia<br />

e passione erano <strong>di</strong>vertimento.<br />

— Che cosa stai leggendo? — gli chiese, con più durezza <strong>di</strong> quello che avrebbe voluto. — È uno<br />

dei giornalini <strong>di</strong> Max?


— Già. — Sebastian, bilanciato sul bracciolo del <strong>di</strong>vano, riabbassò lo sguardo sul Rifugio<br />

dell'Angelo. — Mi piace la grafica.<br />

Isabelle esalò un sospiro esasperato. Alec le lanciò un'occhiataccia e chiese: — Sebastian, Jace sa<br />

dove sei stato oggi?<br />

— Vuoi <strong>di</strong>re se sa che ero fuori con Clary? — Sebastian sembrava <strong>di</strong>vertito. — Senti, non è mica un<br />

segreto. Gliel'àvrei detto, se l'avessi visto.<br />

— Non vedo perché dovrebbe importargliene. — Aline mise da parte il libro, con una punta <strong>di</strong><br />

tensione nella voce. — Sebastian non ha fatto niente <strong>di</strong> male. Che problema c'è se ha voluto<br />

mostrare a Clarissa qualcosa <strong>di</strong> Idris, prima che se ne tornasse a casa? Jace dovrebbe essere<br />

contento, se sua sorella non resta a casa tutto il tempo ad annoiarsi.<br />

— Sa essere molto... protettivo — spiegò Alec dopo una lieve esitazione.<br />

Aline aggrottò la fronte. — Dovrebbe farsi un po' da parte. A Clary non fa sicuramente bene essere<br />

troppo protetta. La faccia che aveva quando ci ha trovati in biblioteca... Era come se non avesse mai<br />

visto nessuno che si baciava in vita sua.<br />

— Ne ha visti, ne ha visti — la rassicurò Isabelle, pensando a come Jace aveva baciato Clary alla<br />

Corte <strong>di</strong> Seelie.<br />

Non era un episo<strong>di</strong>o che ricordava volentieri: lei non amava crogiolarsi nei propri <strong>di</strong>spiaceri,<br />

figurarsi in quelli degli altri. — Ma non è per quello.<br />

— Allora per cosa? — Sebastian si raddrizzò, scostando dagli occhi un ricciolo <strong>di</strong> capelli neri.<br />

Isabelle intravide qualcosa, una linea rossa sul palmo, come una cicatrice. — Solo perché ce l'ha<br />

con me? Io non so proprio che cosa posso aver...<br />

— Quello è mio! — Una vocetta sottile lo interruppe. Era Max, sulla porta del salotto. Indossava un<br />

pigiama grigio e i capelli castani erano tutti arruffati, come se si fosse appena svegliato. Fissava il<br />

manga posato sul <strong>di</strong>vano accanto a Sebastian.<br />

— Cosa, questo? — Sebastian gli allungò la copia del Rifugio dell'Angelo. — Ecco, piccolo, tieni<br />

pure.<br />

Max si avvicinò a gran<strong>di</strong> passi e si riprese il suo manga, guardando torvo Sebastian. — E non<br />

chiamarmi piccolo.<br />

Sebastian rise e si alzò. — Vado a prendere del caffè — <strong>di</strong>sse avviandosi verso la cucina. Si fermò<br />

sulla soglia e si girò. — Voi volete qualcosa?<br />

Ci fu un coro <strong>di</strong> no. Con una scrollata <strong>di</strong> spalle, Sebastian scomparve in cucina, lasciando che la<br />

porta si chiudesse alle sue spalle.<br />

— Max — <strong>di</strong>sse Isabelle con severità. — Non essere maleducato.<br />

— Non mi piace quando mi prendono le mie cose. — Max si strinse al petto il volume a fumetti.<br />

— Cresci, Max. L'aveva solo preso in prestito. — Isabelle gli parlò con più irritazione nella voce <strong>di</strong><br />

quello che avrebbe voluto: era ancora in pensiero per Jace, lo sapeva, e stava scaricando la tensione<br />

sul fratellino. — E comunque, dovresti essere a letto. E tar<strong>di</strong>.<br />

— C'erano dei rumori sulla collina. Mi hanno svegliato. — Max batté le palpebre. Senza occhiali,<br />

tutto perlui <strong>di</strong>ventava una macchia piuttosto in<strong>di</strong>stinta. — Isabelle...?<br />

Il tono interrogativo nella sua voce richiamò l'attenzione <strong>di</strong> Isabelle, che si allontanò dalla finestra.<br />

— Che c'è?<br />

— La gente non si arrampica sulle torri antidemoni, vero? Per un motivo qualsiasi?


Aline lo guardò. — Arrampicarsi sulle torri? — Rise. — No, nessuno fa mai una cosa del genere.<br />

Primo, perché è assolutamente illegale, e poi, per quale motivo uno ci dovrebbe salire sopra?<br />

Aline, pensò Isabelle, non aveva molta immaginazione. Lei, per esempio, riusciva a pensare a un<br />

sacco <strong>di</strong> motivi per arrampicarsi sulle torri, se non altro per sputare il chewing-gum in testa ai<br />

passanti.<br />

Max aveva la fronte aggrottata. — Ma qualcuno l'ha fatto. Io ho visto...<br />

— Qualunque cosa cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> aver visto, probabilmente te la sei sognata — tagliò corto Isabelle.<br />

La faccia <strong>di</strong> Max s'increspò. Intuendo un potenziale pianto, Alec si alzò e gli tese la mano. — Vieni,<br />

Max — <strong>di</strong>sse non senza affetto. — Torniamo a nanna.<br />

— Dovremmo tutti andare a nanna — commentò Aline alzandosi in pie<strong>di</strong>. Si avvicinò alla finestra<br />

accanto aIsabelle e chiuse bene le tende. — È già quasi mezzanotte. Chissà quando torneranno dal<br />

Consiglio. Non ha senso restare...<br />

Il ciondolo al collo <strong>di</strong> Isabelle pulsò <strong>di</strong> nuovo, forte, e un attimo dopo la finestra davanti alla quale<br />

c'era Aline esplose verso l'interno in mille pezzi. Aline strillò. Mani si protesero dallo squarcio...<br />

Non erano mani, in realtà, notò Isabelle con la luci<strong>di</strong>tà dello shock: erano grossi artigli ricoperti <strong>di</strong><br />

squame, grondanti sangue e un fluido nerastro. Afferrarono Aline e la trascinarono fuori dalla<br />

finestra in frantumi, prima che riuscisse a gridare <strong>di</strong> nuovo.<br />

La frusta <strong>di</strong> Isabelle era sul tavolo accanto al caminetto. Si precipitò a prenderla, schivando<br />

Sebastian che arrivava <strong>di</strong> corsa dalla cucina. — Servono armi! — gli <strong>di</strong>sse bruscamente, mentre lui<br />

si guardava intorno, attonito. — Vai! — strillò correndo alla finestra.<br />

Vicino al caminetto, Alec teneva stretto Max. Il bambino strillava e si <strong>di</strong>vincolava, cercando <strong>di</strong><br />

liberarsi dalla presa<strong>di</strong> suo fratello. Alec lo trascinò verso la porta. Bene, pensòIsabelle. Portalo via<br />

<strong>di</strong> qui'<br />

L'aria fredda entrava dalla finestra squarciata. Isabelle si tirò su la gonna e con agili calci buttò fuori<br />

alcuni pericolanti frammenti <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>, ringraziando il cielo per le suole :ì spesse dei suoi scarponi.<br />

Eliminate le schegge, abbassò la testa e saltò nel varco aperto atterrando con un tonfo secco sul<br />

marciapiede <strong>di</strong> pietra.<br />

A un primo sguardo, il marciapiede le sembrò deserto. Non c'erano lampioni lungo il canale: lì<br />

l'illuminazione principale veniva dalle finestre delle case vicine. Isabel-1 le avanzò con cautela, la<br />

frusta <strong>di</strong> elettro avvolta intorno al polso. La possedeva da così tanto tempo, quella frusta (gliel'aveva<br />

regalata suo padre per il suo do<strong>di</strong>cesimo compleanno), che ormai era parte <strong>di</strong> lei, come fosse<br />

un'estensione fluida del suo braccio destro.<br />

Le ombre si facevano più fitte man mano che la ragazza si allontanava dalla casa dei Penhallow,<br />

verso Oldcastle Bridge, un ponte che attraversava il canale Princewater con; una strana angolazione<br />

rispetto al marciapiede. Le ombre; alla base del ponte erano dense come uno sciame <strong>di</strong> mosche nere.<br />

Ma poi Isabelle vide qualcosa muoversi nell'ombra, qualcosa <strong>di</strong> bianco e veloce.<br />

Scattò, travolgendo una bassa siepe ai margini <strong>di</strong> un giar<strong>di</strong>no, e saltò sul viottolo che passava sotto<br />

il ponte, lungo la sponda del canale. La frusta aveva cominciato a brillare <strong>di</strong> cruda luce argentea.<br />

Nel pallido chiarore vide Aline esanime, riversa sulla riva. Un enorme demone coperto <strong>di</strong> squame le<br />

era sopra e la schiacciava a terra col peso del suo corpo da lucertola, il muso affondato nel suo<br />

collo...<br />

Ma non poteva essere un demone! Non c'erano mai stati demoni ad Alicante. Mai. Sotto il suo<br />

sguardo attonito, il mostro sollevò la testa e annusò l'aria, come percependo la sua presenza. Era<br />

cieco, notò Isabelle: sulla fronte, al posto degli occhi, correva una serie <strong>di</strong> denti fitti e seghettati


come una cerniera. Aveva un'altra bocca, sulla metà inferiore del muso, provvista <strong>di</strong> zanne da<br />

cinghiale, sbavanti. E aveva una coda sottile, che muoveva come una frusta. I lati della coda<br />

luccicavano e, avvicinandosi, Isabelle vide che era bordata da file <strong>di</strong> ossa affilate come lame <strong>di</strong><br />

rasoio.<br />

Aline trasalì ed emise un gemito, una specie <strong>di</strong> mugolio sommesso. Isabelle fu travolta dal sollievo:<br />

aveva temuto che fosse già morta. Ma il sollievo durò poco. Quando Aline si mosse, Isabelle vide<br />

che aveva la camicetta strappata davanti e il petto ferito dagli artigli del demone. Il mostro aveva<br />

una zampa agganciata alla cintura dei suoi jeans.<br />

Un'ondata <strong>di</strong> nausea sommerse Isabelle: il demone non stava cercando <strong>di</strong> uccidere Aline... non<br />

ancora. La frusta le si animò in pugno come la spada fiammeggiante <strong>di</strong> un angelo ven<strong>di</strong>catore. Si<br />

slanciò in avanti, tirando frustate sulla schiena del mostro.<br />

Il demone strillò e rotolò via dal corpo <strong>di</strong> Aline. Avanzò verso Isabelle, con le due bocche<br />

spalancate e gli artigli protesi verso il suo viso. Isabelle arretrò agilmente e gli tirò un'altra frustata,<br />

colpendolo in pieno: il muso, il petto, le zampe. Una miriade <strong>di</strong> lesioni ricoprì la pelle squamata<br />

della fiera, facendo colare sangue e pus. Una lunga lingua biforcuta scattò dalla bocca superiore,<br />

puntando al viso <strong>di</strong> Isabelle. C'era qualcosa sulla punta, una specie <strong>di</strong> pungiglione, che le ricordava<br />

quello <strong>di</strong> uno scorpione. Isabelle fece scattare la frusta, che si arrotolò intorno alla lingua del<br />

demone legandola tra spire <strong>di</strong> elettro. Il demone si mise a urlare, mentre Isabelle stringeva il nodo e<br />

tirava. La lingua del demone cadde con un tonfo molle e <strong>di</strong>sgustoso sui mattoni del sentiero.<br />

Isabelle liberò la frusta. Il mostro si voltò e scappò con movimenti rapi<strong>di</strong> e guizzanti, da serpente.<br />

Lei scattò all'inseguimento. Il demone era a metà del sentiero che risaliva dal viottolo lungo il<br />

canale, quando un'ombra scura gli si parò <strong>di</strong> fronte. Qualcosa brillò nel buio e il demone cadde a<br />

terra fremendo.<br />

Isabelle si fermò <strong>di</strong> scatto. C'era Aline, in pie<strong>di</strong> sopra il demone, con un sottile pugnale in mano.<br />

Probabilmente portava l'arma alla cintura. Le rune sulla lama brillavano come lampi accecanti, e la<br />

ragazza calò il pugnale, lo affondò cento volte nel corpo fremente del mostro, finché quest'ultimo<br />

non cessò <strong>di</strong> muoversi e si <strong>di</strong>ssolse.<br />

Poi guardò Isabelle. Il suo viso era privo <strong>di</strong> espressione. Non cercava nemmeno <strong>di</strong> chiudersi la<br />

camicetta, nonostante i bottoni strappati. Le colava sangue dai graffi profon<strong>di</strong> sul petto.<br />

Isabelle fece un fischio sommesso. — Aline... tutto okay?<br />

Aline lasciò cadere il pugnale. Senza <strong>di</strong>re una parola, si voltò e corse via, sparendo nel buio sotto il<br />

ponte.<br />

Colta alla sprovvista, Isabelle imprecò e si lanciò all'inseguimento. Quanto avrebbe voluto avere<br />

indosso qualcosa <strong>di</strong> più comodo <strong>di</strong> quell'abito <strong>di</strong> velluto! Per fortuna aveva gli scarponi. Non<br />

sarebbe mai riuscita a raggiungere Aline, con i tacchi alti.<br />

C'era una scaletta <strong>di</strong> metallo in fondo al viottolo, all'altezza <strong>di</strong> Princewater Street. Aline era una<br />

macchia in<strong>di</strong>stinta in cima alla scala. Isabelle raccolse l'orlo pesante del vestito e la seguì, pestando<br />

fragorosamente sui gra<strong>di</strong>ni. Quando arrivò in cima, guardò a destra e a sinistra.<br />

E rimase a bocca aperta. Si trovava all'inizio della grande strada sulla quale si affacciava la casa dei<br />

Penhallow. Aline non era più in vista: era scomparsa nella massa brulicante <strong>di</strong> gente che affollava la<br />

strada. Ma non c'erano solo tante persone: c'erano altre cose nella strada. Demoni, decine <strong>di</strong> demoni,<br />

forse <strong>di</strong> più, come il lucertolone dai lunghi artigli che Aline aveva fatto fuori sotto il ponte. C'erano<br />

già due o tre corpi a terra. Uno era a pochi passi da Isabelle: un uomo con la cassa toracica<br />

sventrata. Dai capelli grigi, Isabelle capì che era un anziano. Ovvio!, pensò tra sé col cervello che<br />

girava a fatica, i pensieri rallentati e intorpi<strong>di</strong>ti dal panico. Tutti gli adulti sono alla Guar<strong>di</strong>a. Qui in


città ci sono solo i bambini, gli anziani, i malati...<br />

L'aria tinta <strong>di</strong> rosso era greve dell'odore <strong>di</strong> bruciato, la notte era squarciata da urla e grida. Le porte<br />

delle case erano spalancate: la gente scappava fuori, poi si fermava <strong>di</strong> scatto, vedendo la strada<br />

piena <strong>di</strong> mostri.<br />

Era impossibile, inimmaginabile. Mai, nella storia, un demone aveva osato attraversare le <strong>di</strong>fese<br />

erette dalle torri antidemoni. E ora ce n'erano a decine. Centinaia. Forse <strong>di</strong> più. E si riversavano<br />

sulle strade come una venefica marea. Isabelle si sentiva come intrappolata <strong>di</strong>etro a un muro <strong>di</strong><br />

<strong>vetro</strong>: vedeva tutto, ma non riusciva a muovere un muscolo. Vide, impietrita, un demone che<br />

afferrava un bambino in fuga, lo sollevava <strong>di</strong> peso da terra e gli affondava i denti seghettati nella<br />

schiena.<br />

Il piccolo gridò, ma le sue grida si persero nel clamore che squarciava la notte. Il frastuono cresceva<br />

sempre <strong>di</strong> più: gli ululati dei demoni, la gente che chiamava aiuto, il rumore <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> in fuga, <strong>di</strong> vetri<br />

rotti. Qualcuno, più in là, gridava parole che Isabelle faticava a comprendere. Qualcosa a proposito<br />

delle torri antidemoni. Isabelle alzò lo sguardo. Le alte guglie vegliavano sulla città come sempre,<br />

ma, invece <strong>di</strong> riflettere la luce argentea delle stelle o la luce rossa della città in fiamme, erano livide<br />

e spente come la pelle <strong>di</strong> un cadavere. La loro luminescenza era sparita. Isabelle rabbrividì. Per<br />

forza le strade erano piene <strong>di</strong> mostri: in qualche modo, pur essendo pressoché impossibile, le torri<br />

antidemoni avevano perso la loro magia. Le <strong>di</strong>fese che avevano protetto Alicante per mille anni<br />

erano cadute.<br />

Samuel aveva smesso <strong>di</strong> parlare da ore, ma Simon era ancora sveglio, gli occhi insonni fissi nel<br />

buio. A un tratto sentì gridare.<br />

Alzò la testa <strong>di</strong> scatto. Silenzio. Si guardò intorno, inquieto. L'aveva sognato, quel grido? Tese le<br />

orecchie, ma, anche con il suo nuovo u<strong>di</strong>to più sensibile, non sentì più nulla. Stava per tornare a<br />

sdraiarsi, quand'ecco <strong>di</strong> nuovo le grida. Gli forarono le orecchie come spilli. Sembravano provenire<br />

dall'esterno della Guar<strong>di</strong>a.<br />

Si alzò, si mise in pie<strong>di</strong> sulla branda e guardò fuori dalla finestrella. Vide il prato verde sottostante,<br />

vide sullo sfondo le luci della città e un bagliore in lontananza. Socchiuse gli occhi: c'era qualcosa<br />

<strong>di</strong> strano, in quelle luci, qualcosa <strong>di</strong>... spento. Erano più pallide <strong>di</strong> come se le ricordava, e c'erano<br />

dei punti in movimento qua e là, nel buio, come aghi <strong>di</strong> fuoco, lungo le strade. Una pallida nuvola si<br />

alzava sopra le torri e l'aria era piena della puzza <strong>di</strong> fumo.<br />

— Samuel. — Simon sentì il tono allarmato della propria voce. — C'è qualcosa che non va.<br />

Sentiva porte che sbattevano, passi <strong>di</strong> corsa, voci roche che gridavano. Premette la faccia contro<br />

l'inferriata della finestra: vedeva gambe calzate da stivali che correvano, sentiva i Cacciatori che si<br />

chiamavano tra loro, mentre scappavano dalla Guar<strong>di</strong>a e correvano giù, verso la città.<br />

— Le <strong>di</strong>fese sono cadute! Le <strong>di</strong>fese sono cadute!<br />

— Non possiamo abbandonare la Guar<strong>di</strong>a!<br />

— La Guar<strong>di</strong>a non è importante! Ci sono i nostri figli laggiù!<br />

— E già le loro voci si affievolivano in lontananza. Simon si staccò dalla finestra, senza fiato. —<br />

Samuel! Le <strong>di</strong>fese...<br />

— Lo so. Ho sentito. — La voce <strong>di</strong> Samuel era forte, oltre il muro. Non sembrava spaventato, ma<br />

rassegnato, forse anche sod<strong>di</strong>sfatto, per aver avuto ragione. — Valentine ha attaccato mentre il<br />

Conclave era riunito in assemblea. Astuto.


— Ma la Guar<strong>di</strong>a è fortificata. Perché non restano qui?<br />

— Li hai sentiti: perché tutti i bambini sono rimasti in città. I bambini, i genitori anziani: non<br />

possono abbandonarli.<br />

I Lightwood. Simon pensò a Jace e poi, con terribile nitidezza, al volto <strong>di</strong> Isabelle, pallido sotto la<br />

chioma <strong>di</strong> capelli scuri, alla sua determinazione in battaglia, alla sfilza un po' fanciullesca <strong>di</strong> X e <strong>di</strong><br />

O sul biglietto che gli aveva scritto.<br />

— Ma tu l'avevi detto... tu l'avevi detto al Conclave, che cosa sarebbe successo! Perché non ti hanno<br />

creduto?<br />

— Perché per loro le <strong>di</strong>fese sono come una religione. Non credere al potere delle <strong>di</strong>fese è come non<br />

credere che gli Shadowhunters siano speciali, prescelti, protetti dall'Angelo.Sarebbe come credere<br />

che siano dei mondani qualunque.<br />

Simon tornò a guardare fuori della finestrella: il fumo si era infittito, riempiendo l'aria <strong>di</strong> un pallore<br />

grigiastro. Non sentiva più nessuna voce, solo flebili grida in lontananza.<br />

— Credo che la città stia bruciando.<br />

— No. — La voce <strong>di</strong> Samuel era molto bassa. — Io credo che la Guar<strong>di</strong>a stia bruciando.<br />

Probabilmente fuoco demoniaco. Valentine attaccherebbe la Guar<strong>di</strong>a, se potesse.<br />

— Ma... ma adesso... — le parole <strong>di</strong> Simon incespicavano l'una sull'altra. — Adesso verrà qualcuno<br />

a tirarci fuori <strong>di</strong> qui, vero? Il Console, oppure.... Aldertree. Non possono lasciarci qui a morire.<br />

— Tu sei un Nascosto — ragionò Samuel. — E io sono un tra<strong>di</strong>tore. Cos'altro dovrebbero fare,<br />

secondo te?<br />

— Isabelle! Isabelle! — Alec la teneva per le spalle e la scuoteva. Isabelle alzò la testa lentamente:<br />

il pallido viso <strong>di</strong> suo fratello ondeggiò contro le tenebre; una sagoma <strong>di</strong> legno ricurvo gli spuntava<br />

da <strong>di</strong>etro la spalla destra: era il suo arco, assicurato alla schiena da una cinghia. Lo stesso arco che<br />

Simon aveva usato per uccidere il Demone Superiore Abbadon. Isabelle non ricordava <strong>di</strong> averlo<br />

visto arrivare: era come se le si fosse materializzato davanti all'improvviso, come un fantasma.<br />

— Alec. — La voce le uscì lenta, incerta. — Alec, smettila. Sto bene.<br />

Si staccò da lui.<br />

— Non mi sembrava che stessi molto bene. — Alec guardò la strada e imprecò a mezza voce. —<br />

Dobbiamo toglierci da qui. Dov'è Aline?<br />

Isabelle batté le palpebre. Non c'erano più demoni in vista. Una donna, seduta sui gra<strong>di</strong>ni della casa<br />

<strong>di</strong> fronte, che singhiozzava e proferiva lamenti acutissimi. Il corpo del vecchio era ancora sulla<br />

strada. L'odore dei demoni era dappertutto. — Aline... Uno dei demoni ha cercato <strong>di</strong>... <strong>di</strong>... —<br />

Trattenne il respiro, si fermò. Lei era Isabelle Lightwood. Lei non <strong>di</strong>ventava isterica, mai. —<br />

L'abbiamo ucciso, ma poi Aline è scappata. Ho cercato <strong>di</strong> inseguirla, ma era troppo veloce. —<br />

Isabelle guardò in faccia suo fratello. — Demoni in città. — <strong>di</strong>sse. — Com'è possibile?<br />

— Non lo so. — Alec scosse la testa. — Le <strong>di</strong>fese sonocadute, non c'è altra spiegazione. C'erano<br />

quattro o cinquedemoni Oni qui sulla strada, quando sono uscito. Uno l'ho preso, acquattato tra i<br />

cespugli, e gli altri sono scappati, mapotrebbero tornare. Vieni, an<strong>di</strong>amo a casa.<br />

La donna sui gra<strong>di</strong>ni continuava a singhiozzare. Il suo pianto li seguì, mentre correvano verso la<br />

casa dei Penhallow. La loro strada non era ancora stata raggiunta dai demoni, ma si sentivano<br />

esplosioni, grida, passi <strong>di</strong> corsa risuonare dall'ombra <strong>di</strong> altre strade buie. Mentre salivano i gra<strong>di</strong>ni


d'ingresso, Isabelle si voltò in<strong>di</strong>etro, giusto in tempo per vedere un lungo tentacolo serpeggiante<br />

sgusciare dal buio tra due abitazioni e strappare via la donna in lacrime dalla soglia <strong>di</strong> casa sua. I<br />

singhiozzi si tramutarono in grida. Isabelle fece per tornare in<strong>di</strong>etro, ma Alec la trattenne e la spinse<br />

dentro, poi la seguì, chiudendo a chiave la porta. La casa era immersa nell'oscurità. — Ho spento le<br />

luci perché non volevo attirarne degli altri — spiegò Alec, sospingendo Isabelle nel salotto.<br />

Max era seduto per terra vicino alle scale, le braccia strette intorno alle ginocchia. Sebastian stava<br />

inchiodando alla finestra rotta assi <strong>di</strong> legno che aveva preso dal caminetto. — Fatto — <strong>di</strong>sse<br />

facendo un passo in<strong>di</strong>etro e posando il martello sulla libreria. — Dovrebbe tenere, per un po'.<br />

Isabelle si mise a sedere accanto a Max e gli carezzò i capelli. — Tutto bene?<br />

— No. — Il bambino aveva gli occhi spalancati, spaventati. — Volevo guardare fuori dalla finestra,<br />

ma Sebastian mi ha detto <strong>di</strong> stare giù.<br />

— Sebastian aveva ragione — intervenne Alec. — C'erano dei demoni per la strada.<br />

— E ci sono ancora?<br />

— No, ma ce ne sono altri in giro per la città. Dobbiamo pensare a cosa fare adesso.<br />

Sebastian aggrottò la fronte. — Aline dov'è?<br />

— È scappata — gli spiegò Isabelle. — È stata colpa mia. Avrei dovuto...<br />

— Non è stata colpa tua. Se non ci fossi stata tu sarebbe morta. — Alec parlò con voce secca. —<br />

Senti, non abbiamo tempo per i sensi <strong>di</strong> colpa, adesso. Io vado a cercare Aline. Voglio che voi tre<br />

restiate qui. Isabelle, tu bada a Max. Sebastian, tu finisci <strong>di</strong> mettere la casa in sicurezza.<br />

Isabelle scattò, in<strong>di</strong>gnata: — Non voglio che tu vada là fuori da solo! Portami con te.<br />

— Sono io l'adulto, qui. Si fa come <strong>di</strong>co io. — Il tono <strong>di</strong>Alec era pacato. — È più che probabile che<br />

i nostri genitoritornino dalla Guar<strong>di</strong>a da un momento all'altro. Più siamo,qui in casa, meglio è. È fin<br />

troppo facile perdersi, là fuori.<br />

— Non voglio rischiare, Isabelle. — Spostò lo sguardo su Sebastian. — Lo capite?<br />

Sebastian aveva già tirato fuori lo stilo. — Io comincio a proteggere la casa con i marchi.<br />

— Grazie. — Alec si era già avviato verso la porta. Si girò e guardò Isabelle. Lei incrociò il suo<br />

sguardo per una frazione <strong>di</strong> secondo. Poi Alec uscì.<br />

— Isabelle. — Era Max, con voce minuta, sussurrata. — Ti sanguina il polso.<br />

Isabelle guardò. Non ricordava <strong>di</strong> essersi ferita al polso, ma Max aveva ragione: il sangue aveva già<br />

macchiato la manica della giacca bianca. Si alzò. — Vado a prendere lo stilo. Torno subito,<br />

Sebastian, e ti aiuto con le rune.<br />

Lui annuì. — Mi farebbe comodo avere un aiuto. Queste rune non sono la mia specialità.<br />

Isabelle salì <strong>di</strong> sopra, senza chiedergli quale fosse la sua specialità. Si sentiva stanca fin dentro le<br />

ossa, con un estremo bisogno <strong>di</strong> una runa energizzante. Avrebbe potuto farsela da sola, se<br />

necessario, ma Alec e Jace erano sempre stati più bravi <strong>di</strong> lei con quel tipo <strong>di</strong> rune.<br />

In camera sua, frugò tra le sue cose in cerca dello stilo e <strong>di</strong> qualche arma in più. Mentre si infilava<br />

delle spade angeliche nel bordo degli scarponi, il suo pensiero era rivolto ad Alec, allo sguardo che<br />

si erano scambiati quando era uscito. Non era la prima volta che lo guardava partire sapendo che<br />

poteva essere l'ultima volta che lo vedeva. Era una cosa che accettava, che aveva sempre accettato<br />

come parte della sua vita. Solo quando aveva conosciuto Clary e Simon si era resa conto che per la<br />

maggior parte della gente, non era affatto così. Gli altri non vivevano con la morte come compagna,<br />

come un freddo respiro sul collo anche nella più comune delle giornate. Lei, come tutti gli


Shadowhunters, aveva sempre <strong>di</strong>sprezzato i mondani, ed era convinta che fossero deboli, stupi<strong>di</strong>,<br />

volgari nel loro autocompiacimento. Ora si chiedeva se tutto quel rancore non avesse origine<br />

dall'invi<strong>di</strong>a che provava per loro. Doveva essere bello, quando un familiare usciva <strong>di</strong> casa, non<br />

avere costantemente il timore che non tornasse più in<strong>di</strong>etro.<br />

Isabelle era già a metà della scala, con lo stilo in mano, quando percepì qualcosa <strong>di</strong> strano. Il salotto<br />

era vuoto. Max e Sebastian non si vedevano da nessuna parte. C'era un marchio <strong>di</strong> protezione<br />

lasciato a metà, su una delle assi <strong>di</strong> legno che Sebastian aveva inchiodato sulla finestra rotta. Il<br />

martello che aveva usato era sparito.<br />

Le si strinse lo stomaco. — Max! — gridò, girando in cerchio. — Sebastian! Dove siete?<br />

Le rispose la voce <strong>di</strong> Sebastian, dalla cucina. — Isabelle. Siamo qui!<br />

Il sollievo la travolse, lasciandola stor<strong>di</strong>ta. — Sebastian, non è per niente <strong>di</strong>vertente! — esclamò,<br />

marciando verso J la cucina. — Credevo che...<br />

La porta della cucina si chiuse alle sue spalle. C'era buio, lì dentro, più ancora che in salotto.<br />

Socchiuse gli occhi per cercare Sebastian e Max, ma non vide altro che ombre.<br />

— Sebastian? — Un filo <strong>di</strong> incertezza s'insinuò nella sua voce. — Sebastian, che ci fate qui? Dov'è<br />

Max?<br />

— Isabelle. — Le parve <strong>di</strong> vedere qualcosa che si muoveva, un'ombra scura contro ombre più<br />

chiare. La voce era morbida, gentile, quasi leggiadra. Non si era mai accorta <strong>di</strong> quanto fosse bella la<br />

sua voce. — Isabelle, mi <strong>di</strong>spiace.<br />

— Sebastian, ti comporti in modo strano. Smettila.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace che tocchi proprio a te — aggiunse lui. — Sai, tra tutti, eri quella che mi piaceva <strong>di</strong><br />

più.<br />

— Sebastian...<br />

— Tra tutti — aggiunse, con lo stesso tono basso — pensavo che tu fossi la più simile a me.<br />

E in quel momento Sebastian calò il pugno, stretto intorno al martello.<br />

Alec correva per le strade buie, in fiamme, chiamando Aline senza sosta. Quando lasciò il quartiere<br />

<strong>di</strong> Princewater e si addentrò nel cuore della città, il suo cuore accelerò. Le strade erano come un<br />

<strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Bosch <strong>di</strong>venuto realtà: piene <strong>di</strong> creature macabre e grottesche, <strong>di</strong> scene <strong>di</strong> improvvisa e<br />

spaventosa violenza. Sconosciuti in preda al panico lo spintonavano, senza nemmeno vederlo, e<br />

scappavano urlando, senza alcuna meta apparente. L'aria puzzava <strong>di</strong> fumo e <strong>di</strong> demoni. Alcune delle<br />

case erano in fiamme, altre avevano le finestre squarciate. I ciottoli della strada luccicavano <strong>di</strong> vetri<br />

rotti. Avvicinandosi a un e<strong>di</strong>ficio, Alec vide che quella che aveva scambiato per una macchia <strong>di</strong><br />

pittura sbia<strong>di</strong>ta era in realtà una sventagliata <strong>di</strong> sangue fresco sull'intonaco. Girò su se stesso,<br />

guardando in ogni <strong>di</strong>rezione, senza vedere nulla che la potesse giustificare. Poi si allontanò il più<br />

velocemente possibile.<br />

Alec aveva dei ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Alicante. Aveva solo due o tre anni, quando la sua famiglia se n'era andata,<br />

ma aveva conservato il ricordo delle torri scintillanti, delle strade piene <strong>di</strong> neve, in inverno, dei<br />

festoni <strong>di</strong> stregaluce che addobbavano i negozi e le case, dell'acqua che saliva sonora nella fontana<br />

della sirena, nella Sala degli Accor<strong>di</strong>. Aveva sempre provato una strana fitta al cuore al pensiero <strong>di</strong><br />

Alicante: la speranza dolente che, un giorno, la sua famiglia avrebbe potuto ritornare al luogo cui<br />

apparteneva. Ora, vedere la città in quello stato era come la morte <strong>di</strong> ogni gioia. Svoltando in una<br />

strada più ampia, una <strong>di</strong> quelle che portavano alla Sala degli Accor<strong>di</strong>, Alec vide un branco <strong>di</strong>


demoni Belial passare chini sotto un arco, sibilando e ululando. Trascinavano qualcosa, che<br />

guizzava e si contorceva sull'acciottolato. Si lanciò all'inseguimento, ma i demoni erano già<br />

scomparsi. Accartocciata alla base <strong>di</strong> un pilastro c'era una sagoma senza vita, ai cui pie<strong>di</strong> scorreva<br />

un rivolo <strong>di</strong> sangue. I vetri rotti scricchiolarono sotto gli scarponi, quando Alec si inginocchiò e girò<br />

il corpo. Gli bastò un'occhiata al volto contorto e violaceo. Si ritrasse con un brivido, grato che non<br />

fosse nessuno <strong>di</strong> quelli che conosceva.<br />

Un rumore. Alec si rialzò in fretta. Sentì l'odore, prima ancora <strong>di</strong> vedere l'ombra della creatura<br />

ingobbita ed enorme che strisciava verso <strong>di</strong> lui dal fondo della strada. Un Demone Superiore? Alec<br />

non si fermò a verificare. Scappò verso una delle case più alte, dall'altra parte della strada, e saltò<br />

sul davanzale <strong>di</strong> una finestra sfondata. Qualche minuto dopo si stava issando sul tetto, graffiandosi<br />

mani e ginocchia. Si mise in pie<strong>di</strong>, pulendosi le mani, e osservò Alicante dall'alto.<br />

Le torri antidemoni emanavo una luce fioca e morente sulle vie brulicanti della città: c'erano cose<br />

che correvano a gran<strong>di</strong> falcate o strisciavano o si annidavano nell'ombra più fitta tra le case, come<br />

scarafaggi in un appartamento buio. L'aria gli portava i pianti e strilli e urla, e nomi chiamati a gran<br />

voce. Ma c'erano anche gli urli dei demoni, ululati <strong>di</strong> caos e delizia che ferivano dolorosamente gli<br />

orecchi umani. Il fumo si alzava sopra le case <strong>di</strong> pietra color miele, avviluppando le guglie della<br />

Sala degli Accor<strong>di</strong>. Alec alzò gli occhi verso la Guar<strong>di</strong>a e vide un'onda <strong>di</strong> Shadowhunters correre<br />

giù dalla collina, illuminati dalle stregaluci che tenevano in mano. Il Conclave stava cominciando a<br />

combattere.<br />

Alec si spostò verso il bordo del tetto. Lì gli e<strong>di</strong>fici erano addossati gli uni agli altri e le grondaie<br />

quasi si toccavano. Fu facile saltare al tetto successivo, e poi a quello accanto. Alec si ritrovò a<br />

correre agilmente tra i tetti, saltando oltre il breve spazio vuoto tra le case. Era bello sentire in faccia<br />

il vento fresco, che predominava sul puzzo dei demoni.<br />

Stava correndo da qualche minuto, quando si rese conto <strong>di</strong> due cose. La prima, che stava puntando<br />

verso le bianche guglie della Sala degli Accor<strong>di</strong>. E la seconda, che c'era qualcosa più avanti, in una<br />

piazza tra due vicoli, che somigliava a una pioggia <strong>di</strong> scintille verso l'alto; scintille azzurre, un po'<br />

più scure delle fiammelle del gas. Alec aveva già visto scintille come quelle. Si fermò non più <strong>di</strong> un<br />

attimo, poi cominciò a correre.<br />

Il tetto più vicino alla piazza era molto spiovente. Alec vi approdò slittando sulle tegole fissate<br />

malamente. In equilibrio precario, guardò giù.<br />

Ai suoi pie<strong>di</strong> si apriva la piazza del Pozzo. La visuale <strong>di</strong> Alec era parzialmente ostruita da un palo <strong>di</strong><br />

ferro che si protendeva dalla facciata dell'e<strong>di</strong>ficio, sorreggendo un'insegna <strong>di</strong> legno che dondolava<br />

nella brezza. La piazza era gremita <strong>di</strong> demoni Iblis: avevano forma umana, ma erano fatti <strong>di</strong> una<br />

sostanza simile a spire <strong>di</strong> fumo nero; i loro occhi erano gialli e ardenti. Erano schierati e avanzavano<br />

lentamente verso la figura solitaria <strong>di</strong> un giovane con un ampio cappotto grigio, costringendolo ad<br />

arretrare verso un muro. Alec lo guardò sgranando gli occhi. Tutto, in quel ragazzo, gli era<br />

familiare: la linea dritta della schiena, il groviglio <strong>di</strong> capelli neri, le scintille azzurre che sprizzavano<br />

dalle sue <strong>di</strong>ta come sfreccianti lucciole cianotiche.<br />

Magnus. Lo stregone scagliava dar<strong>di</strong> <strong>di</strong> fuoco azzurro contro i demoni Iblis che avanzavano contro<br />

<strong>di</strong> lui. Un dardo ne colpì uno al petto: col rumore <strong>di</strong> una secchiata d'acqua gettata sulle fiamme, il<br />

demone sfrigolò e svanì in un'esplosione <strong>di</strong> lapilli. Gli altri si spostarono a chiudere lo spazio<br />

rimasto vuoto (i demoni Iblis non brillavano per intelligenza) e Magnus scagliò un'altra raffica <strong>di</strong><br />

dar<strong>di</strong> infuocati. Diversi Iblis caddero, ma ora un altro demone, più astuto degli altri, era fluttuato<br />

intorno a Magnus e si stava condensando alle sue spalle, pronto a colpire.<br />

Alec non si fermò a pensare. Saltò dal margine del tetto verso il palo <strong>di</strong> metallo, lo afferrò al volo e


vi girò intorno come un acrobata, per rallentare la caduta. Mollò la presa e atterrò agilmente nella<br />

piazzetta. Il demone, sorpreso, si voltò: gli occhi gialli erano come lampeggianti pietre preziose.<br />

Alec ebbe solo il tempo <strong>di</strong> pensare che Jace, al suo posto, avrebbe sicuramente trovato qualcosa <strong>di</strong><br />

intelligente da <strong>di</strong>re, poi estrasse la spada angelica dalla cintura e infilzò il demone. Con un urlo, il<br />

mostro svanì. La violenza della sua uscita <strong>di</strong> scena da quella <strong>di</strong>mensione investì Alec <strong>di</strong> una pioggia<br />

sottile <strong>di</strong> cenere.<br />

— Alec! — Magnus lo guardava incredulo. Aveva liquidato i demoni Iblis che ancora restavano e la<br />

piazza adesso era vuota, fatta eccezione per loro due. — Mi hai... mi hai appena salvato la vita?<br />

Alec sapeva che avrebbe dovuto <strong>di</strong>re qualcosa del tipo: "Ma certo, perché io sono un Cacciatore, ed<br />

è quello che facciamo noi Cacciatori". Oppure: "È il mio mestiere." Jace avrebbe detto qualcosa del<br />

genere. Jace sapeva sempre qual era la cosa giusta da <strong>di</strong>re. Ma le parole che uscirono dalla bocca <strong>di</strong><br />

Alec furono molto <strong>di</strong>verse e suonarono petulanti alle sue stesse orecchie. — Non mi hai mai<br />

richiamato — <strong>di</strong>sse. — Io ti ho chiamato un sacco <strong>di</strong> volte e tu non mi hai mai richiamato.<br />

Magnus guardò Alec come se fosse impazzito. — La tua città è sotto asse<strong>di</strong>o — <strong>di</strong>sse. — Le <strong>di</strong>fese<br />

sono state abbattute e le strade pullulano <strong>di</strong> demoni. E tu vuoi sapere perché non ti ho chiamato?<br />

Alec strinse le labbra in una linea ostinata. — Io voglio sapere perché tu non mi hai richiamato.<br />

Magnus alzò le braccia al cielo, in un gesto <strong>di</strong> palese esasperazione. Alec notò con interesse che<br />

quando lo fece gli sfuggirono dalle <strong>di</strong>ta alcune scintille, come lucciole che scappassero da un<br />

barattolo <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>. — Sei un i<strong>di</strong>ota.<br />

— È per questo che non mi hai richiamato? Perché sono un i<strong>di</strong>ota?<br />

— No. — Magnus gli si avvicinò. — Non ti ho chiamato perché sono stanco che tu mi cerchi solo<br />

quando hai bisogno <strong>di</strong> qualcosa. Sono stanco <strong>di</strong> vederti innamorato <strong>di</strong> qualcun altro. Di uno che, tra<br />

parentesi, non ricambierà mai il tuo amore. Non come me.<br />

— Tu mi ami?<br />

— Stupido Nephilim — ribatté Magnus paziente. — Perché mai sarei qui? Perché mai avrei passato<br />

queste ultime settimane a rimettere in sesto i tuoi stupi<strong>di</strong> amici ogni volta che si fanno male? E a<br />

tirare fuori te da ogni situazione assurda in cui ti cacciavi? Per non parlare dell'aiuto che vi ho dato<br />

per vincere la battaglia contro Valentine. E tutto completamente gratis!<br />

— Non l'avevo mai vista in questo modo — ammise Alec.<br />

— Certo che no. Tu non la ve<strong>di</strong> mai in nessun modo. — Gli occhi felini <strong>di</strong> Magnus brillavano <strong>di</strong><br />

rabbia. — Io ho settecento anni, Alexander. So quando qualcosa non funziona. E tu invece non vuoi<br />

nemmeno ammettere coi tuoi genitori che io esisto.<br />

Alec lo fissò. — Tu hai settecento anni?<br />

— Be' — si corresse Magnus — sarebbero ottocento, ma non li <strong>di</strong>mostro. Comunque, non è questo<br />

il punto. Il punto è che...<br />

Alec non potè scoprire quale fosse il punto, perché in quel momento un'altra decina <strong>di</strong> demoni Iblis<br />

invasero la piazza. Restò a bocca aperta. — Dannazione.<br />

Magnus seguì il suo sguardo. I demoni si stavano aprendo a ventaglio formando un semicerchio<br />

intorno a loro, gli occhi gialli ardenti. — Bel modo <strong>di</strong> cambiare <strong>di</strong>scorso, Lightwood.<br />

— Sai che ti <strong>di</strong>co? — Alec sguainò un'altra spada angelica. — Se usciamo vivi <strong>di</strong> qui, giuro che ti<br />

presento a tutta la famiglia.<br />

Magnus sollevò le mani. Le <strong>di</strong>ta sfavillanti <strong>di</strong> fiammelle azzurre illuminarono il suo sorriso <strong>di</strong><br />

ardente luce azzurrata. — Ci sto.


capitolo 11<br />

TUTTE LE SCHIERE INFERNALI<br />

— Valentine — sussurrò Jace. Fissava la città dall'alto della collina, bianco in volto. Tra gli strati <strong>di</strong><br />

fumo, a Clary sembrava quasi <strong>di</strong> vedere il dedalo <strong>di</strong> stra<strong>di</strong>ne, gremite <strong>di</strong> figure in fuga, minuscole<br />

formiche che correvano <strong>di</strong>speratamente in ogni <strong>di</strong>rezione... Ma, guardando meglio, non vide niente<br />

oltre alle nubi dense <strong>di</strong> vapore nero e c'era un gran puzzo <strong>di</strong> fuoco e <strong>di</strong> fumo.<br />

— Cre<strong>di</strong> che sia stato Valentine? — Il fumo era acre nella gola <strong>di</strong> Clary. — Sembra un incen<strong>di</strong>o.<br />

Magari è scoppiato per caso.<br />

— La Porta Settentrionale è aperta. — Jace le in<strong>di</strong>cò qualcosa che Clary riuscì a malapena a<br />

<strong>di</strong>stinguere, per la <strong>di</strong>stanza e per il fumo che <strong>di</strong>storceva le immagini. — Non viene mai lasciata<br />

aperta. E le torri antidemoni hanno perso la loro luce. Le <strong>di</strong>fese sono state abbattute, non c'è altra<br />

spiegazione. — Sguainò una spada angelica dalla cintura, stringendola così forte che le nocche gli<br />

<strong>di</strong>ventarono color avorio. — Devo raggiungerli.<br />

Un nodo <strong>di</strong> paura serrò la gola a Clary. — Simon...<br />

— Avranno sicuramente evacuato la Guar<strong>di</strong>a. Non ti preoccupare, Clary. Probabilmente se la passa<br />

meglio <strong>di</strong> tutti gli altri. È <strong>di</strong>fficile che i demoni se la prendano con lui. Di solito lasciano in pace i<br />

Nascosti.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace — sussurrò Clary. — I Lightwood... Alec... Isabelle...<br />

— Jahoel — pronunciò Jace. La spada angelica sfavillò, brillante come la luce del giorno, nella sua<br />

mano sinistra! — Clary, voglio che tu resti qui. Tornerò a prenderti. — La rabbia che allignava<br />

nella sua voce da quando avevano lasciato la tenuta dei Wayland era svaporata. Ora Jace era al<br />

cento per cento soldato. Clary scosse la testa. — No. Voglio venire con te.<br />

— Clary... — Jace s'interruppe, irrigidendosi. Un attimo dopo, anche Clary sentì: era un battere<br />

ritmico, pesante, accompagnato da un altro suono, come il crepitare <strong>di</strong> un enorme falò. Le ci volle<br />

un po' per decostruire il suono nella propria mente, per scomporlo come un brano musicale nelle sue<br />

singole note. — Sono...<br />

— Lupi mannari — Jace teneva lo sguardo fisso in un punto oltre le spalle <strong>di</strong> Clary. Seguendone la<br />

<strong>di</strong>rezione, anche Clary li vide: come un torrente che valicava la collina più vicina, come un'ombra<br />

che si allargasse, illuminata qua e là da feroci occhi ardenti. Un branco <strong>di</strong> lupi. Più <strong>di</strong> un branco: dovevano<br />

essere centinaia, forse migliaia. Gli ululati e i latrati erano il suono che lei aveva scambiato per un<br />

fuoco crepitante, e il suono cresceva nella notte, aspro e secco.<br />

A Clary si rivoltò lo stomaco. Lei li conosceva, i lupi mannari. Aveva combattuto accanto a loro.<br />

Ma quelli non erano i lupi <strong>di</strong> Luke, non erano lupi che avevano ricevuto 1'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> proteggerla e <strong>di</strong><br />

non farle alcun male. Ripensò al terribile potenziale <strong>di</strong> morte del branco <strong>di</strong> Luke, quando era<br />

scatenato, e d'improvviso ebbe paura. Accanto a lei, Jace impreco ferocemnte. Non c’era tempo<br />

nemmeno per prendere altre armi. Si strinse Clary al fianco, cingendola col braccio libero, e con<br />

l’altra mano levò alta Jahoel. La luce della lama era accecante. Clary strinse i denti.<br />

E i lupi furono su <strong>di</strong> loro. Fu come un’onda che si schiantava, un’esplosione assordante, una folata<br />

<strong>di</strong> vento, quando i primi lupi del branco piombarono verso <strong>di</strong> loro e balzarono. Occhi<br />

fiammeggianti, fauci spalancate… Jace affondò le <strong>di</strong>ta nel fianco <strong>di</strong> Clary.<br />

Ma i lupi passarono oltre, <strong>di</strong> fianco a Jace e Clary, lasciando un buon mezzo metro <strong>di</strong> spazio intorno<br />

a loro. Clary giro <strong>di</strong> scatto la testa, incredula, quando due lupi – uno chiaro striato, l’altro enorme,<br />

color grigio acciaio – atterrarono agilmente alle loro spalle e subito ripresero la corsa, senza


nemmeno degnarli <strong>di</strong> uno sguardo. C’erano lupi tutt’intorno, eppure non uno li toccò. Sfrecciavano<br />

via, un’onda <strong>di</strong> ombre, con il manto che rifletteva la luce lunare in bagliori d’argento: sembravano<br />

un unico fiume in piena, che piombava su Jace e Clary e poi si apriva intorno a loro come l’acqua<br />

intorno a una roccia.<br />

I due ragazzi avrebbero potuto essere due statue, visto l’interesse che suscitavano nei licantropi, i<br />

quali sfrecciavano via con le fauci spalancate e gli occhi fissi sulla strada da fare.<br />

Passarono tutti. Jace si girò a guardare gli ultimi che correvano a raggiungere i compagni.<br />

Tornò il silenzio. Restavano solo, in lontananza, i rumori fiochi della città.<br />

Jace lascio Clary e abbassò Jahoel — Stai bene?<br />

— Cos’è successo? — sussurrò Clary. — Quei lupi mannari… ci sono passati accanto…<br />

— Stanno correndo verso la città. Verso Alicante. — Jace prese un'altra spada angelica dalla cintura<br />

e la porse a Clary.— Ti servirà.<br />

— Allora non mi lasci più qui?<br />

— Non ha senso. Non saresti al sicuro da nessuna parte. Ma... — esitò — starai attenta?<br />

— Starò attenta — promise Clary. — Che si fa, adesso?<br />

Jace guardò Alicante che bruciava ai loro pie<strong>di</strong>. — Adesso si corre.<br />

Non era mai facile tenere il passo <strong>di</strong> Jace e, ora che correva così veloce, era quasi impossibile. Ma<br />

Clary sentiva che in realtà face si stava trattenendo, che non correva a tutta velocità per permetterle<br />

<strong>di</strong> stargli <strong>di</strong>etro, e che questo gli costava molto.<br />

La strada si appianava ai pie<strong>di</strong> della collina ed entrava in un boschetto <strong>di</strong> alti alberi frondosi che<br />

creavano un effetto tunnel. Quando Clary sbucò dall'altra parte, si ritrovò davanti alla Porta<br />

Settentrionale. Oltre l'arco, vide una gran confusione <strong>di</strong> fumo e fiamme guizzanti. Jace era lì ad<br />

aspettarla. Bran<strong>di</strong>va Jahoel in una mano e un'altra spada angelica nell'altra, ma la doppia luce delle<br />

lame si perdeva nel fulgore della città in fiamme alle sue spalle.<br />

— Le guar<strong>di</strong>e - ansimò Clary raggiungendolo. — Perche non sono qui?<br />

— Almeno una è tra quegli alberi — Jace le in<strong>di</strong>cò con il mento la <strong>di</strong>rezione da cui erano venuti. —<br />

Fatta a pezzi. No, non guardare. — Jace la osservò. — Non si tiene così la spada angelica. Fa' così.<br />

— Le mostrò come fare. — E devi darle un nome. Cassiel mi pare un buon nome.<br />

— Cassiel — ripetè Clary, e la luce della lama sfavillò.<br />

Jace la guardò con grande serietà. — Vorrei avere avuto il tempo <strong>di</strong> insegnarti a usarla. Ovvio che, a<br />

rigor <strong>di</strong> logica, nessuno con un addestramento scarso come il tuo sarebbe in grado <strong>di</strong> usare una<br />

spada angelica. Prima la cosa mi sorprendeva, ma adesso che sappiamo che cosa ha fatto<br />

Valentine...<br />

Clary non voleva, assolutamente parlai <strong>di</strong> questo. — O forse temevi che, con un buon<br />

addestramento, alla fine sarei <strong>di</strong>ventata più brava <strong>di</strong> te — scherzò.<br />

L'ombra <strong>di</strong> un sorriso sfiorò l'angolo delle labbra <strong>di</strong> Jace. — Qualsiasi cosa succeda, Clary — le<br />

<strong>di</strong>sse, guardandola attraverso la luce <strong>di</strong> Jahoel — resta con me. Hai capito? — La fissò a lungo,<br />

pretendendo con lo sguardo una promessa.<br />

Per qualche ragione, alla mente <strong>di</strong> Clary affiorò il ricordo dei loro baci sull'erba, alla tenuta dei<br />

Wayland. Sembrava successo un milione <strong>di</strong> anni prima. Una cosa capitata a qualcun altro.<br />

— Resterò con te.<br />

— Bene. — Jace la liberò dal vincolo del suo sguardo.— An<strong>di</strong>amo.


Passarono sotto la porta della città, fianco a fianco. Non appena furono entrati, <strong>di</strong> colpo Clary fu<br />

consapevole del clamore della battaglia: un muro <strong>di</strong> suoni fatto <strong>di</strong> grida umane e ululati <strong>di</strong>sumani,<br />

fragore <strong>di</strong> vetri infranti e crepitio <strong>di</strong> fuoco. Sentì il sangue pulsare nelle orecchie.<br />

Il cortile <strong>di</strong>etro la Porta Settentrionale era deserto. C'erano sagome rannicchiate qua e là<br />

sull'acciottolato, ma Clary cercò <strong>di</strong> non guardarle. Si chiese come riuscisse sempre a capire se una<br />

persona era morta, anche da lontano, senza bisogno <strong>di</strong> avvicinarsi. Il corpo <strong>di</strong> un morto non era<br />

come quello <strong>di</strong> un uomo svenuto: in qualche modo poteva percepire che qualcosa si era staccato da<br />

lui, che quella scintilla essenziale non c'era più.<br />

Jace attraversò il cortile in fretta, tirandosi <strong>di</strong>etro Clary, e questo le fece pensare che lui non amava<br />

troppo gli spazi aperti, privi <strong>di</strong> protezione. Si infilarono in una delle strade che si <strong>di</strong>partivano dal<br />

cortile. Altre macerie, vetrine fracassate, mercanzie razziate sparse per la strada. C'era un odore<br />

nell'aria, un odore greve <strong>di</strong> rifiuti marci. Clary lo conosce, va bene: significava demoni.<br />

— Da questa parte — sibilò Jace. Si infilarono in una strada più stretta. Il piano superiore <strong>di</strong> una<br />

casa sulla strada era in fiamme, ma il fuoco non sembrava essersi propagato alle case a<strong>di</strong>acenti.<br />

Clary ripensò alle foto dei bombardamenti su Londra nel 1940, quando la <strong>di</strong>struzione era piovuta<br />

dal cielo a casaccio.<br />

Alzò lo sguardo: la fortezza sopra la città era avvolta in un cono <strong>di</strong> fumo nero. — La Guar<strong>di</strong>a.<br />

— Te l'ho detto, l'avranno evacuata... — Jace s'interruppe quando dalla stra<strong>di</strong>na sbucarono in una<br />

via più ampia. C'erano corpi per terra, molti corpi. Alcuni erano <strong>di</strong> bambini. Jace corse avanti,<br />

seguito da Clary, con passo più esitante. Quando furono più vicini, Clary vide che i bambini erano<br />

tre, ma nessuno, pensò con colpevole sollievo, aveva l'età <strong>di</strong> Max. Accanto a loro, c'era il cadavere<br />

<strong>di</strong> un uomo anziano, con le braccia spalancate, come se avesse cercato <strong>di</strong> proteggerli facendo scudo<br />

col proprio corpo.<br />

Il viso <strong>di</strong> Jace era duro. — Clary, girati. Lentamente.<br />

Clary ubbidì. Alle sue spalle, vide la vetrina infranta <strong>di</strong> un negozio che esponeva torte, torri <strong>di</strong> torte<br />

coperte <strong>di</strong> glassa. Ora le torte erano sparse per terra, tra i vetri rotti, e i sangue sull'acciottolato,<br />

mescolato alla glassa, colava in lunghi rivoli rosati. Ma non era quello che aveva messo una nota <strong>di</strong><br />

allarme nella voce <strong>di</strong> Jace: qualcosa stava strisciando fuori dalla vetrina, qualcosa <strong>di</strong> grosso,<br />

informe e viscido, dotato <strong>di</strong> una doppia fila <strong>di</strong> denti che correvano su tutta la lunghezza del corpo<br />

oblungo, impiastricciato <strong>di</strong> glassa e impolverato <strong>di</strong> schegge <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> come cristalli <strong>di</strong> zucchero.<br />

Il demone piombò sulla strada strisciando verso <strong>di</strong> loro. Qualcosa, nel suo modo <strong>di</strong> avanzare molle e<br />

grondante, riempì <strong>di</strong> bile la gola <strong>di</strong> Clary, che arretrò andando quasi a sbattere addosso a Jace.<br />

— È un demone Behemoth - sentenziò Jace fissando la cosa che si avvicinava strisciando. -<br />

Mangiano qualsiasi cosa.<br />

— Mangiano anche...<br />

— La gente? Sì — <strong>di</strong>sse Jace. — Stai <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me.<br />

Clary arretrò <strong>di</strong> qualche passo per farsi scudo con lui, con gli occhi fissi sul Behemoth. C'era<br />

qualcosa in quell'essere, più ancora che negli altri demoni, che le provocava una profonda<br />

repulsione. Somigliava a una lumaca cieca, con i denti e senza guscio. E poi, il modo in cui<br />

strisciava: era come se colasse lentamente. Ma almeno non era veloce. Jace non avrebbe avuto<br />

problemi a ucciderlo.<br />

Come spronato dai pensieri <strong>di</strong> Clary, Jace balzò avanti e affondò la fiammeggiante spada angelica<br />

nella schiena del Behemoth, con un rumore <strong>di</strong> frutta troppo matura spappolata sotto una scarpa. Il<br />

demone ebbe un guizzo. Sembro fremere e <strong>di</strong>ssolversi, ma si ricompose all'improvviso, a <strong>di</strong>versi<br />

passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.<br />

Jace ritirò Jahoel. — Come temevo — È semi-corporeo. Difficile da uccidere.


— Allora non farlo. — Clary lo tiro per la manica — Tanto non è veloce. An<strong>di</strong>amocene <strong>di</strong> qui.<br />

Jace si lasciò tirare con riluttanza. Si voltarono per tornare da dov'erano venuti.<br />

E il demone era lì, davanti a loro, a bloccare la strada.<br />

Sembrava <strong>di</strong>ventato più grande e produceva un suono basso, una specie <strong>di</strong> brusio <strong>di</strong> insetti.<br />

— Mi sa che non vuole lasciarci passare - osservò Jace<br />

— Jace...<br />

Ma lui stava già correndo all'attacco. Tracciò con Jahoel<br />

un grande arco nell'aria, con l'intento <strong>di</strong> decapitare il mostro, ma il demone fremette e si riformò <strong>di</strong><br />

nuovo, questa volta alle sue spalle. Il demone s'impennò, mostrando il ventre ondulato da<br />

scarafaggio. Jace ruotò su se stesso e calò <strong>di</strong> nuovo Jahoel, piantandola al centro della creatura. Un<br />

fluido verde, denso come muco, schizzò intorno alla spada.<br />

Jace arretrò <strong>di</strong> un passo, il viso trasformato in una smorfia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto. Il Behemoth continuava a<br />

produrre quello strano brusio. Anche il fluido non la smetteva più <strong>di</strong> sgorgare dal suo corpo, ma non<br />

sembrava fargli male. Ora avanzava deciso verso <strong>di</strong> loro.<br />

— Jace ! — gridò Clary. — La spada...<br />

Jace guardò Jahoel. Il muco del Behemoth aveva coperto la lama, soffocandone la fiamma. Sotto i<br />

suoi occhi la spada angelica sfrigolò e si spense come un fuoco smorzato dalla sabbia. Jace lasciò<br />

cadere l'arma con un'imprecazione prima che il muco del demone potesse contagiarlo.<br />

Il Behemoth s'impennò <strong>di</strong> nuovo, pronto a colpire. Jace arretrò. Quello fu il momento <strong>di</strong> Clary: si<br />

frappose tra lui e il demone, con la spada angelica in pugno. Colpì la creatura sotto la lunga fila <strong>di</strong><br />

denti e la lama affondò nella massa corporea con un suono umi<strong>di</strong>ccio e <strong>di</strong>sgustoso.<br />

Clary fece un balzo in<strong>di</strong>etro, sussultando, quando il demone fu scosso da un altro spasmo.<br />

Sembrava che consumasse una certa quantità <strong>di</strong> energia, per riformarsi dopo che veniva ferito. Se<br />

fossero riusciti a ferirlo molte volte...<br />

Qualcosa si mosse ai margini del campo visivo <strong>di</strong> Clary. Un guizzo <strong>di</strong> grigio e bruno, veloce. Non<br />

erano più soli nelli strada. Jace si voltò, sgranando gli occhi — Clary! — gridò. — Dietro <strong>di</strong> te!<br />

Clary ruotò su se stessa, con Cassiel ben salda e fiammeggiante tra le mani, e in quel momento il<br />

lupo si lanciò contro <strong>di</strong> lei, i denti scoperti in un ringhio feroce, le fauci spalancate.<br />

Jace gridò qualcosa, Clary non capì, ma si buttò <strong>di</strong> lato, fuori dalla traiettoria del lupo, che le volò<br />

accanto, gli artigli sguainati, il corpo inarcato... e centrò il suo bersaglio, il Behemoth. Lo<br />

scaraventò a terra e cominciò a <strong>di</strong>laniarlo con i denti.<br />

Il demone gridò, o meglio produsse il suono per lui più vicino a un urlo: un sibilo altissimo, come <strong>di</strong><br />

aria compressa che sfuggisse da un palloncino forato. Il lupo non gli dava tregua, lo bloccava a<br />

terra, affondava il muso nella sua pelle viscida. Il Behemoth fremeva e si <strong>di</strong>batteva, nello sforzo<br />

<strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> riformarsi guarendo dalle ferite, ma il lupo era implacabile. Con gli artigli affondati<br />

nella sua pelle, via a morsi la carne gelatinosa, ignorando gli spruzzi <strong>di</strong> fluido verde che gli<br />

zampillavano intorno. Il Behemoth cominciò un'ultima <strong>di</strong>sperata serie <strong>di</strong> spasmi convulsivi,<br />

<strong>di</strong>vincolandosi e battendo i denti seghettati. Alla fine poi scomparve, lasciando sull'acciottolato<br />

soltanto una pozzanghera fumante <strong>di</strong> fluido verde.<br />

Il lupo emise una specie <strong>di</strong> grugnito sod<strong>di</strong>sfatto, poi si girò a guardare Jace e Clary con gli occhi<br />

argentei sotto la luce della luna. Jace estrasse un'altra spada angelica dalla cintura e la tenne<br />

sollevata, <strong>di</strong>segnando una linea <strong>di</strong> fuoco tra loro due e il lupo.<br />

Il lupo ringhiò e gli si rizzarono i peli sulla schiena.<br />

Clary fermò il braccio <strong>di</strong> Jace. — No... non farlo!


— È un lupo mannaro, Clary...<br />

— Ha ucciso il demone per noi! Sta dalla nostra parte! — Clary si allontanò da Jace prima che lui<br />

riuscisse a fermarla e si avvicinò al lupo lentamente, protendendo le mani a palmo in su. Gli parlò a<br />

voce bassa, con calma: — Mi <strong>di</strong>spiace. Ci <strong>di</strong>spiace. Sappiamo che non vuoi farci del male — Sì<br />

fermò, con le mani ancora tese, mentre il lupo la guardava con occhi inespressivi. — Chi... chi sei?<br />

— gli chiese. Si girò verso Jace e lo guardò in cagnesco. — Puoi mettere via quella cosa?<br />

Jace sembrava su punto <strong>di</strong> gridarle che non metteva via una spada angelica in presenza <strong>di</strong> un<br />

pericolo. Ma, prima che aprisse bocca, il lupo fece un altro ringhio basso e si sollevò sulle zampe<br />

posteriori. Le zampe si allungarono, la spina dorsale si raddrizzò, le mascelle si ritirarono. Pochi<br />

secon<strong>di</strong> dopo, <strong>di</strong> fronte a loro c'era una ragazza, con una tunica bianca macchiata, i capelli legati m<br />

una miriade <strong>di</strong> treccine, una cicatrice sulla gola. — Chi sei?! — La ragazza le fece il verso, con<br />

evidente <strong>di</strong>sgusto. — Possibile che non mi hai riconosciuto? Non è che tutti i lupi siano esattamente<br />

uguali. Ah, umani!<br />

Clary tirò un gran sospiro <strong>di</strong> sollievo. — Maia!<br />

— Esatto io. Pronta a salvarti il fondoschiena, come al solito. — Fece un gran sorriso. Era sporca <strong>di</strong><br />

sangue e <strong>di</strong> pus. Sulla pelliccia da lupo non si notava molto, ma ora le striature nere e rosse erano<br />

ben visibili sulla pelle scura. La ragazza si mise una mano sullo stomaco. — Uno schifo, comunque.<br />

Mi sembra impossibile <strong>di</strong> essere riuscita a masticare quel demone. Speriamo <strong>di</strong> non essere allergica.<br />

— Ma che ci fai qui? — le chiese Clary — Cioè non che non siamo contenti <strong>di</strong> vederti, ma...<br />

— Non lo sapete? — Maia spostò lo sguardo da Jace a Clary, perplessa. — Ci ha portato Luke.<br />

— Luke ? - Clary sgranò gli occhi — Luke è... qui?<br />

Maia annuì. - Si è messo in contatto con il suo branco, con vari altri branchi, con tutti quelli che gli<br />

sono venuti in mente: ci ha detto che dovevamo venire tutti a Idris. Siamo arrivati da un Portale ai<br />

confini <strong>di</strong> Idris e siamo venuti da lì. Altri branchi hanno aperto un Portale nella foresta e ci hanno<br />

aspettato là. Luke ci ha detto che i Nephilim avrebbero avuto bisogno <strong>di</strong> aiuto. — La sua voce si<br />

spense. — Voi non ne sapevate nulla?<br />

— No — rispose Jace. — E dubito che il Conclave lo sapesse. Non sono molto entusiasti all'idea <strong>di</strong><br />

farsi aiutare dai Nascosti.<br />

Maia si raddrizzò sulla schiena, gli occhi sfavillanti <strong>di</strong> rabbia. — Se non fosse stato per noi, vi<br />

avrebbero massacrati tutti. Non c'era nessuno a proteggere la città quando siamo arrivati.<br />

— Smettila — intimò Clary a Jace, fulminandolo con un'occhiata. — Ti sono davvero grata,<br />

davvero, per averci salvato la vita, Maia. E anche Jace, anche se è così testardo che s'infilerebbe una<br />

spada angelica in un occhio, piuttosto che ammetterlo. E non <strong>di</strong>re che lo speri — aggiunse in fretta,<br />

vedendo l'espressione della ragazza — perché non ci sarebbe molto d'aiuto. Ora noi dobbiamo<br />

assolutamente andare a casa dei Lightwood; poi, io devo trovare Luke...<br />

— Lightwood? Credo che siano nella Sala degli Accor<strong>di</strong>. Stiamo portando tutti lì. Ho visto Alec —<br />

<strong>di</strong>sse Maia — e anche lo stregone, quello con i capelli a spunzoni. Magnus.<br />

— Se c'è Alec, ci devono essere anche gli altri. — Il sollievo sul volto <strong>di</strong> Jace fece venir voglia a<br />

Clary <strong>di</strong> mettergli una mano sulla spalla. Ma non lo fece. — Buona idea, portare tutti alla Sala degli<br />

Accor<strong>di</strong>: è protetta. — Jace infilò la spada angelica nella cintura. — Forza, an<strong>di</strong>amo!<br />

Clary riconobbe l'interno della Sala degli Accor<strong>di</strong> nel momento stesso in cui vi mise piede: era il<br />

posto che aveva sognato, il posto dove aveva danzato con Simon e poi con Jace. È qui che volevo<br />

arrivare attraverso il Portale, pensò osservando le pareti bianche e il soffitto con l'enorme<br />

lucernario <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> da cui si vedeva il cielo notturno. La sala, pur essendo molto ampia, sembrava<br />

più piccola e più spenta rispetto al sogno. La fontana con la sirena e era ancora, al centro della sala:<br />

zampillava, ma era come corrosa, e i gra<strong>di</strong>ni che salivano alla vasca erano affollati <strong>di</strong> persone, molte


delle quali vistosamente bendate. C'erano Shadowhunters dappertutto, gente che camminava in<br />

fretta, fermandosi ogni tanto a stu<strong>di</strong>are il viso <strong>di</strong> altre persone nella speranza <strong>di</strong> ritrovare un amico o<br />

un parente. Il pavimento era lercio, sporco <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> fango.<br />

Ma ciò che colpì Clary più <strong>di</strong> ogni altra cosa fu il silenzio. Fosse stato il momento successivo a un<br />

<strong>di</strong>sastro nella società dei mondani ci sarebbe stata gente che gridava, che strillava, che chiamava<br />

altra gente. Ma la sala era quasi completamente priva <strong>di</strong> suoni. Le persone stavano sedute in<br />

silenzio, chi con la testa fra le mani, chi con lo sguardo fisso nel vuoto. I bambini si stringevano ai<br />

genitori, ma nessuno piangeva.<br />

Clary notò anche qualcos'altro, entrando nella sala con Jace e Maia: un gruppo <strong>di</strong> persone piuttosto<br />

trasandate, in<br />

pie<strong>di</strong> vicino alla fontana, riunite in cerchio. Erano in qualche modo separate dal resto della folla e<br />

quando Maia li vide e sorrise, Clary capì perché — Il mio branco! — esclamò Maia. Corse da loro,<br />

fermandosi solo un attimo per girarsi verso Clary — Sono sicura che Luke è qui, da qualche parte<br />

— le <strong>di</strong>sse, poi svanì dentro il gruppo, che si richiuse intorno a lei. Clary si chiese, per il momento,<br />

che cosa sarebbe successo se avesse seguito Maia nel gruppo. L'avrebbero accolta con piacere,<br />

perché era amica <strong>di</strong> Luke, o l'avrebbero guardata con sospetto, era una Cacciatrice?<br />

— Non farlo — la mise in guar<strong>di</strong>a Jace, come leggendole nel pensiero. — Non è una buona...<br />

Ma in quel momento sentirono gridare — Jace! — Alec si stava facendo largo a gomitate tra la<br />

folla, col fiato corto. I capelli scuri erano arruffati e c'era del sangue sui suoi vestiti, ma i suoi occhi<br />

erano accesi da un misto <strong>di</strong> sollievo e rabbia. Prese Jace per il bavero della giacca. — Si può sapere<br />

che <strong>di</strong>avolo ti è successo?<br />

Jace sembrò offeso. — Come sarebbe, cosa mi è successo?<br />

Alec lo scrollò, poco delicatamente. — Hai detto che andavi a fare una passeggiata! Che razza <strong>di</strong><br />

passeggiata dura sei ore?<br />

— Una passeggiata lunga? — suggerì Jace.<br />

— Potrei ucciderti — <strong>di</strong>sse Alec mollando la presa. — E ci sto pensando seriamente.<br />

— Sarebbe un po' un controsenso, no? — <strong>di</strong>sse Jace. Si guardò intorno. — Ma dove sono tutti?<br />

Isabelle, e...<br />

—Isabelle e Max sono dai Penhallow, con Sebastian—lo aggiornò Alec. — Mamma e papà stanno<br />

andando a prenderli. E Aline è qui, con i suoi genitori, ma non vuole parlare. Se l'è vista brutta con<br />

un demone Rezkor, vicino a un canale. Ma Izzy l'ha salvata.<br />

— E Simon? — chiese Clary con ansia. — Hai visto Simon? Dovrebbe essere sceso dalla Guar<strong>di</strong>a<br />

con gli altri.<br />

Alec scosse la testa — No, non l'ho visto. Ma non ho visto nemmeno l'Inquisitore, e neanche il<br />

Console. Probabilmente sarà con uno <strong>di</strong> loro. Forse si sono fermati da qualche parte o... — Alec non<br />

finì la frase. Un mormorio spazzò la sala. Clary vide il gruppo <strong>di</strong> licantropi alzare la testa, subito<br />

allertati, come un branco <strong>di</strong> cani da caccia che fiutasserò la selvaggina. Si giro.<br />

E vide Luke, sfinito e sporco <strong>di</strong> sangue, entrare dalle porte della Sala degli Accor<strong>di</strong>.<br />

Clary corse da lui, <strong>di</strong>menticando quanto si era arrabbiata quando Luke l'aveva abbandonata a casa<br />

<strong>di</strong> Amatis, <strong>di</strong>menticando quanto fosse furioso con lei perché l'aveva trascinato fin lì, <strong>di</strong>menticando<br />

tutto, tranne la gioia <strong>di</strong> rivederlo. Luke si sorprese vedendosela piombare addosso, poi sorrise,<br />

spalancò le braccia e la sollevò stringendola forte, come faceva quando era piccola. Sapeva <strong>di</strong><br />

sangue, <strong>di</strong> flanella e <strong>di</strong> fumo. Per un momento Clary chiuse gli occhi, ripensando a come Alec aveva<br />

aggre<strong>di</strong>to Jace quando l'aveva visto entrare nella sala. Perché era così che facevi con la tua famiglia,<br />

quando eri stato in pensiero per qualcuno: lo prendevi <strong>di</strong> petto, gli stavi addosso, gli <strong>di</strong>cevi quanto ti<br />

aveva fatto imbestialire, ed era giusto così, perché, per quanto ti potessi arrabbiare, lui era pur


sempre parte <strong>di</strong> te. E quello che Clary aveva detto a Valentine era vero. Luke era la sua famiglia.<br />

Luke la rimise a terra con una piccola smorfia <strong>di</strong> dolore — Piano — le <strong>di</strong>sse — Un demone mi ha<br />

beccato alla spalla, giù al Marryweather Bridge. — Le mise le mani sulle spalle, stu<strong>di</strong>andole il<br />

volto. — Ma tu stai bene, vero?<br />

— Be', questa si che è una scena toccante! — commentò una voce gelida.<br />

Clary si girò, con la mano <strong>di</strong> Luke ancora sulla spalla. Un uomo alto, avvolto in un mantello blu che<br />

gli volteggiava intorno ai pie<strong>di</strong>, si stava avvicinando a loro. La faccia, sotto il cappuccio del<br />

mantello, era quella <strong>di</strong> una statua scolpita: zigomi alti, tratti aquilini, palpebre pesanti. — Lucian —<br />

<strong>di</strong>sse l'uomo senza guardare Clary. — Dovevo aspettarmelo che ci fossi tu <strong>di</strong>etro questa... questa<br />

invasione<br />

— Invasione? — ripetè Luke. E, <strong>di</strong> colpo, tutto a branco <strong>di</strong> licantropi fece corpo alle sue spalle.<br />

L'avevano raggiunto così rapidamente e così silenziosamente, che era come se si fossero<br />

materializzati dal nulla. — Non siamo noi quelli che hanno invaso la tua città, Console. È stato<br />

Valentine. Noi stiamo cercando <strong>di</strong> aiutarvi.<br />

— Il Conclave non ha bisogno <strong>di</strong> aiuto — replicò il Console — Non da quelli come voi. State<br />

infrangendo la Legge con la vostra sola presenza nella Città <strong>di</strong> Vetro, <strong>di</strong>fese o non <strong>di</strong>fese. Sono<br />

sicuro che ne siete consapevoli.<br />

— Mi pare chiaro, invece, che il Conclave ha bisogno <strong>di</strong> aiuto. Se non fossimo arrivati noi, molti<br />

altri dei vostri sarebbero morti. — Luke si guardò intorno: <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> Shadowhunters si erano<br />

avvicinati, curiosi <strong>di</strong> vedere cosa stesse succedendo. Alcuni <strong>di</strong> loro incrociarono lo sguardo <strong>di</strong> Luke<br />

con franchezza, altri abbassarono gli occhi, come vergognandosi. Ma nessuno, pensò Clary con un<br />

improvviso impeto <strong>di</strong> sorpresa, sembrava arrabbiato. — L'ho fatto per <strong>di</strong>mostrare una cosa,<br />

Malachi.<br />

La voce <strong>di</strong> Malachi era gelida. — E che cosa volevi <strong>di</strong>mostrare?<br />

— Che voi avete bisogno <strong>di</strong> noi — rispose Luke. — Per sconfiggere Valentine, avete bisogno del<br />

nostro aiuto. Non solo dei licantropi, ma <strong>di</strong> tutti i Nascosti.<br />

— E che cosa mai potrebbero fare i Nascosti, sentiamo, contro Valentine? — chiese Malachi<br />

sprezzante. — Lucian, lo sai bene anche tu. Eri uno <strong>di</strong> noi, una volta. Abbiamo sempre affrontato<br />

tutti i pericoli da soli e da soli abbiamo il mondo dal male. E ora affronteremo Valentine con le<br />

nostre forze. I Nascosti farebbero meglio a starsene fuori dai pie<strong>di</strong>. Noi siamo Nephilim. Noi<br />

combattiamo da soli le nostre battaglie.<br />

— Questo no è del tutto vero. — obiettò una voce vellutata, Era Magnus Bane, con un lungo<br />

cappotti scintillante, una varietà <strong>di</strong> anelli alle orecchie e un'espressione furba. Chissà da dove era<br />

sbucato, pensò Clary. — Voi Nephilim vi siete serviti dell'aiuto degli stregoni in più <strong>di</strong> un<br />

occasione, in passato, e avete pagato profumatamente il servizio.<br />

Malachi si accigliò. — Non ricordo che il Conclave ti abbia invitato nella Città <strong>di</strong> Vetro, Magnus<br />

Bane.<br />

—Nessuno mi ha invitato, infatti — confermò Magnus. — Le vostre <strong>di</strong>fese sono cadute.<br />

— Ma davvero? — La voce del Console grondava sarcasmo. — Non me n'ero accorto.<br />

Magnus finse preoccupazione. — Ma è terribile! Qualcuno avrebbe dovuto <strong>di</strong>rtelo! — Guardò<br />

Luke. — Luke, <strong>di</strong>gli che le <strong>di</strong>fese sono cadute.<br />

Luke era esasperato. — Malachi, per l'amor del cielo, i Nascosti sono forti. Sono tanti. Te lo ripeto:<br />

vi possiamo aiutare.<br />

La voce del Console si alzò. — E io te lo ripeto: non ci serve il vostro aiuto!<br />

— Magnus — Clary gli si avvicinò e gli parlò in un sussurro. Si era radunata una piccola folla per


assistere allo scontro tra Luke e il Console: Clary era sicura che nessuno badasse a lei. — Devo<br />

parlarti, adesso, mentre gli altri sono troppo impegnati a bisticciare.<br />

Magnus le lanciò un'occhiata interrogativa, poi annuì e la trascinò con sé, tagliando la folla come un<br />

apriscatole. Nessuno dei presenti, Cacciatori o lupi mannari che fossero, sembrava voler intralciare<br />

il passo a uno stregone <strong>di</strong> un metro e ottanta <strong>di</strong> altezza, con gli occhi da gatto e un sorriso da folle.<br />

Magnus la spinse in un angolo più tranquillo. — Che c'è?<br />

— Ho il libro. — Clary si sfilò il libro dalla tasca del capotto malconcio, lasciando delle <strong>di</strong>tate<br />

sporche sulla copertina color avorio — Sono stata alla tenuta dei Wayland. Era nella biblioteca,<br />

come avevi detto tu. E... — Le mancò la voce, pensando all'angelo prigioniero. — Non importa. —<br />

Gli offrì il Libro Bianco. — Tieni. Pren<strong>di</strong>lo.<br />

Magnus prelevò il libro dalle sue mani con le lunghe <strong>di</strong>ta. Sfogliò le pagine, sgranando gli occhi. —<br />

È meglio <strong>di</strong> quello che avevo sentito <strong>di</strong>re — annunciò gongolando. — Non vedo l'ora <strong>di</strong> mettermi a<br />

provare questi incantesimi<br />

— Magnus! — La voce tagliente <strong>di</strong> Clary lo riportò sulla terra. — Prima mia mamma. Me l'hai<br />

promesso.<br />

— E io mantengo le mie promesse. — Lo stregone annuì gravemente, ma c'era qualcosa, nei suoi<br />

occhi, <strong>di</strong> cui Clary non si fidava completamente.<br />

— C'è dell'altro — aggiunse Clary pensando a Simon. — Prima che tu vada...<br />

— Clary! — Alle sue spalle risuonò una voce forte, ansimante. Clary si girò, sorpresa, e si ritrovò<br />

Sebastian al suo fianco. Era in tenuta da battaglia e gli stava molto bene, pensò Clary, come se fosse<br />

nato per indossarla. Se tutti gli altri erano insanguinati e malconci, lui non aveva nemmeno un<br />

livido, tranne due graffi sulla guancia sinistra, come <strong>di</strong> artigli. — Ero preoccupato per te. Sono<br />

andato a casa <strong>di</strong> Amatis venendo qui, ma non c'eri. E lei mi ha detto che non ti vedeva da...<br />

— Be', sto bene. — Clary spostò lo sguardo da Sebastian a Magnus, che teneva il Libro Bianco<br />

stretto al petto. Le sopracciglia ben <strong>di</strong>segnate <strong>di</strong> Sebastian si inarcarono. — E tu? — gli chiese. —<br />

La guancia... — Clary gli toccò le ferite. I graffi stillavano ancora un po' <strong>di</strong> sangue.<br />

Sebastian alzò le spalle, allontanandole gentilmente la mano. — Una demonessa mi ha aggre<strong>di</strong>to,<br />

vicino alla casa dei Penhallow. Ma sto bene. Qui che succede?<br />

— Niente. Stavo parlando con Ma... Ragnor... — Clary si corresse in fretta, rendendosi conto con<br />

orrore che Sebastian non aveva idea <strong>di</strong> chi fosse Magnus.<br />

— Maragnor? — Sebastian inarcò le sopracciglia. — Ah, okay. — Guardò con curiosità il Libro<br />

Bianco. Clary avrebbe preferito che Magnus lo mettesse via. Così come lo teneva, il titolo dorato<br />

era perfettamente visibile. — Quello cos'è?<br />

Magnus lo stu<strong>di</strong>ò per un momento, valutandolo coi suoi occhi da gatto.— Un libro <strong>di</strong> incantesimi<br />

— <strong>di</strong>sse alla fine. — Niente che possa interessare a un Cacciatore.<br />

—A <strong>di</strong>re la verità, mia zia colleziona libri <strong>di</strong> incantesimi. Posso vedere? — Sebastian allungò la<br />

mano ma, prima che Magnus potesse rifiutare, Clary si sentì chiamare <strong>di</strong> nuovo, e un attimo dopo<br />

Jace e Alec calarono su <strong>di</strong> loro, palesemente poco entusiasti <strong>di</strong> vedere Sebastian.<br />

— Mi pareva <strong>di</strong> averti detto <strong>di</strong> restare con Max e Isabelle! — lo aggredì Alec. — Li hai lasciati da<br />

soli?<br />

Lentamente, gli occhi <strong>di</strong> Sebastian si spostarono da Magnus ad Alec. — I tuoi genitori sono tornati,<br />

esattamente come avevi previsto. — La sua voce era gelida. — Mi hanno mandato avanti per farvi<br />

sapere che stanno tutti bene, compresi Izzy e Max. Sono per strada.<br />

— Bene — ribattè Jace, in tono carico <strong>di</strong> sarcasmo. — Grazie mille per averci comunicato la notizia<br />

nell'attimo stesso in cui sei arrivato.


— Non ho visto nessuno <strong>di</strong> voi due, nell'attimo in cui sono arrivato — replicò Sebastian. — Ho<br />

visto Clary. — Perché stavi cercando lei.<br />

— Perché avevo bisogno <strong>di</strong> parlare con lei. Da solo. — Sebastian incrociò lo sguardo <strong>di</strong> Clary con<br />

un'intensità che la fece esitare. Avrebbe voluto <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> non guardarla così, in presenza <strong>di</strong> Jace, ma<br />

sarebbe stata un'osservazione irragionevole. E poi, forse Sebastian aveva davvero qualcosa <strong>di</strong><br />

importante da <strong>di</strong>rle. — Clary?<br />

Lei annuì. — Va bene. Un secondo solo — gli <strong>di</strong>sse. Vide un mutamento repentino nell'espressione<br />

<strong>di</strong> Jace: non si accigliò, ma il suo viso <strong>di</strong>ventò perfettamente immobile. — Torno subito —<br />

aggiunse, ma Jace non guardava lei. Stava guardando Sebastian.<br />

Sebastian la prese per un polso e la trascinò via dagli altri, portandola dove la folla era più fitta. Lei<br />

si voltò in<strong>di</strong>etro: i ragazzi la stavano seguendo con lo sguardo, persino Magnus. Clary lo vide<br />

scuotere la testa una volta, in modo appena percettibile.<br />

Clary piantò i pie<strong>di</strong>. — Sebastian. Fermati. Cosa c'è? Che cos'hai da <strong>di</strong>rmi?<br />

Lui si girò verso <strong>di</strong> lei, senza lasciarle il polso. — Pensavo che potevamo andare fuori — le <strong>di</strong>sse.<br />

— Per parlare in privato.<br />

— No. Io voglio restare qui - replicò Clary, e senti la propria voce tremare appena, come se non ne<br />

fosse sicura. Invece era sicura. Si liberò il polso con uno strattone. — Ma che ti prende?<br />

— Quel libro — le <strong>di</strong>sse Sebastian. — Quello che Fell aveva in mano, il Libro Bianco. Tu sai dove<br />

l'ha trovato?<br />

— Era <strong>di</strong> questo che volevi parlarmi?<br />

— È un libro <strong>di</strong> incantesimi straor<strong>di</strong>nariamente potenti — le spiegò. — Un libro che... be', in molti<br />

lo stanno cercando da tanto tempo.<br />

Clary sbuffò, esasperata. — E va bene, Sebastian. A questo punto te lo devo proprio <strong>di</strong>re — sbottò.<br />

— Quello non è Ragnor Fell. È Magnus Bane.<br />

— Quello è Magnus Bane? - Sebastian si girò <strong>di</strong> scatto a guardarlo, poi tornò a fissare Clary con<br />

uno sguardo accusatorio. — E tu l'hai sempre saputo, vero? Tu conoscevi già Magnus Bane.<br />

— Si. Mi <strong>di</strong>spiace. Mi ha chiesto lui <strong>di</strong> non <strong>di</strong>rtelo. Ed è l'unico che può aiutarmi a salvare mia<br />

madre. Per questo gli ho dato il Libro Bianco. C'è un incantesimo, la dentro, che la potrebbe aiutare.<br />

Qualcosa brillò in fondo agli occhi <strong>di</strong> Sebastian e Clary ebbe la stessa sensazione che aveva provato<br />

dopo che lui l'aveva baciata: un'improvvisa e dolorosa consapevolezza che ci fosse qualcosa <strong>di</strong><br />

profondamente sbagliato, come se avesse fatto un passo avanti aspettandosi <strong>di</strong> trovare la terraferma<br />

sotto i pie<strong>di</strong> e invece fosse precipitata nel vuoto. La mano <strong>di</strong> Sebastian scattò e le afferrò il polso. —<br />

Tu hai dato il libro, il Libro Bianco, a uno stregone? A un immondo Nascosto?<br />

Clary si immobilizzò. — Non posso credere che tu abbia detto una cosa del genere. — Abbassò lo<br />

sguardo sulla mano <strong>di</strong> Sebastian stretta intorno al suo polso. — Magnus è mio amico.<br />

Sebastian allentò appena la stretta. — Mi <strong>di</strong>spiace — si scusò. — Non avrei dovuto <strong>di</strong>rlo. È solo<br />

che... Quanto lo conosci, Magnus Bane?<br />

— Più <strong>di</strong> quanto conosco te — rispose Clary con freddezza. Lanciò un'occhiata verso l'angolo in cui<br />

aveva lascito Magnus con Jace e Alec e trasalì per la sorpresa: Magnus non c'era più. Jace e Alec<br />

erano da soli, con gli occhi puntati su lei e Sebastian. Clary percepiva la <strong>di</strong>sapprovazione <strong>di</strong> Jace,<br />

come il calore che viene da un forno aperto.<br />

Sebastian seguì il suo sguardo e i suoi occhi s'incupirono. — Lo conosci abbastanza da sapere dov'è<br />

andato adesso con il tuo libro?<br />

— Non è mio. L'ho dato a lui — ribatté Clary. Aveva una sensazione <strong>di</strong> freddo allo stomaco, al


pensiero <strong>di</strong> quell'ombra negli occhi <strong>di</strong> Magnus. — E non vedo come la cosa ti possa riguardare, tra<br />

l'altro. Senti, apprezzo molto che tu mi abbia aiutato a trovare Ragnor Fell, ieri, ma adesso mi stai<br />

facendo paura. Voglio tornare dai miei amici.<br />

Clary fece per girarsi, ma Sebastian la bloccò.—Ti chiedo scusa. Non avrei dovuto <strong>di</strong>re quello che<br />

ho detto. È solo che... ci sono cose che tu non sai.<br />

— Allora <strong>di</strong>mmele.<br />

— Vieni fuori con me. Ti <strong>di</strong>rò tutto. — Il suo tono era ansioso, preoccupato. — Clary, per favore.<br />

Lei scosse la testa. — Io devo restare qui. Devo aspettare Simon. — In parte era vero e in parte era<br />

una scusa. — Alec mi ha detto che porteranno qui anche i prigionieri.<br />

Sebastian stava scuotendo la testa. — Clary, nessuno te l'ha detto? I prigionieri sono stati<br />

abbandonati alla Guar<strong>di</strong>a. L'ho sentito <strong>di</strong>re a Malachi. Quando la città è stata attaccata hanno<br />

evacuato la Guar<strong>di</strong>a, ma non hanno portato fuori i prigionieri. Malachi ha detto che, tanto, erano<br />

entrambi in combutta con Valentine e che era troppo rischioso farli uscire.<br />

La testa <strong>di</strong> Clary sembrava piena <strong>di</strong> nebbia: si sentiva stor<strong>di</strong>ta, con un filo <strong>di</strong> nausea. — Non può<br />

essere vero.<br />

— È vero — ripeté Sebastian — Te lo giuro. — La sua mano si strinse <strong>di</strong> nuovo intorno al suo<br />

polso. Clary vacilLò. — Ti ci porto io, alla Guar<strong>di</strong>a. Ti posso aiutare a tirarlo fuori. Ma devi<br />

promettermi che... — Lei non deve prometterti proprio niente — intervenne Jace. — Lasciala<br />

andare, Sebastian.<br />

Il ragazzo, colto alla sprovvista, allentò la presa. Clary ritrasse la mano e si girò versò Jace e Alee,<br />

che la guardavano con aria seria. La mano <strong>di</strong> Jace era appoggiata sull'elsa della spada angelica che<br />

aveva alla cintura. — Clary può fare quello che vuole — precisò Sebastian. Non sembrava<br />

arrabbiato, ma aveva una strana fissità sul volto, che in qualche modo era peggio. — E in questo<br />

momento, Clary vuole venire con me a salvare il suo amico. L'amico che voi avete fatto mettere in<br />

prigione.<br />

Alec sbiancò a quelle parole, ma Jace si limitò a scuotere la testa. — Tu non mi piaci per niente —<br />

concluse, pensoso. — So che piaci a tutti quanti, Sebastian, ma a me no. Forse è perché ti sforzi così<br />

tanto <strong>di</strong> piacere a tutti. Forse sono solo un bastian contrario. Ma tu non mi piaci, e non mi piace<br />

come tenevi mia sorella. Se Clary vuole andare alla Guar<strong>di</strong>a a cercare Simon, bene. Ci andrà con<br />

noi. Non con te.<br />

La fissità sul volto <strong>di</strong> Sebastian non cambiò. — Io credo che debba essere una scelta sua — incalzò.<br />

— Non ti pare?<br />

Entrambi guardarono Clary. Lei guardò alle loro spalle, verso Luke che ancora <strong>di</strong>scuteva con<br />

Malachi. — Voglio andare con mio fratello — <strong>di</strong>sse. Qualcosa guizzò in fondo agli occhi <strong>di</strong><br />

Sebastian, un lampo che sparì troppo in fretta perché Clary potesse riconoscerlo. Ma sentì un<br />

brivido sulla nuca, come se l'avesse toccata una mano gelata. — Ovvio — <strong>di</strong>sse Sebastian,<br />

facendosi da parte.<br />

Fu Alec a muoversi per primo, incitando Jace a fare lo stesso. Non erano ancora arrivati alle porte<br />

della sala, quando Clary si accorse che il polso le faceva male, le bruciava come per una scottatura.<br />

Lo guardò, aspettandosi <strong>di</strong> vedere un segno rosso dove Sebastian l'aveva stretta, ma non c'era<br />

niente. Solo una traccia <strong>di</strong> sangue sulla manica, dove aveva toccato i graffi sulla guancia <strong>di</strong><br />

Sebastian. Clary aggrottò la fronte, tirò giù la manica sul polso che bruciava, e si affrettò a<br />

raggiungere gli altri.


capitolo 12<br />

DE PROFUNDIS<br />

Le mani <strong>di</strong> Simon erano nere <strong>di</strong> sangue. Aveva cercato <strong>di</strong> svellere le sbarre della finestrella e della<br />

cella, ma il contatto prolungato gli incideva marchi a fuoco sul palmo delle mani. Alla fine era<br />

crollato a terra, esausto e stor<strong>di</strong>to, ed era rimasto a guardarsi le ferite sulle mani che guarivano<br />

rapidamente, le lesioni che si chiudevano, e la pelle annerita che si sfogliava, come in un video in<br />

avanzamento veloce.<br />

Dall'altra parte del muro, Samuel stava pregando. — Se ci piomberà addosso una sciagura, una<br />

spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo a te in questo tempio, poiché il tuo<br />

nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai.<br />

Simon non poteva pregare. Aveva già provato, in passato, ma il nome <strong>di</strong> Dio gli bruciava la bocca e<br />

gli soffocava la gola. Si chiese perché riusciva a pensare alle parole, ma non a pronunciarle. E<br />

perché poteva stare in pieno sole senza morire, ma non <strong>di</strong>re le sue ultime preghiere.<br />

Il fumo aveva iniziato ad aleggiare nel corridoio come un fantasma deciso a raggiungerli. Sentiva<br />

l'odore <strong>di</strong> bruciato e il crepitio del fuoco che si espandeva, ma era stranamente <strong>di</strong>staccato, lontano<br />

da tutto. Era strano essere <strong>di</strong>ventato un vampiro, ricevendo in dono quella che si sarebbe potuta<br />

definire una vita eterna, per poi morire comunque a se<strong>di</strong>ci anni.<br />

— Simon! — La voce era fioca, ma il suo u<strong>di</strong>to la colse sopra il crepitio delle fiamme <strong>di</strong>voratrici. Il<br />

fumo nel corridoio aveva preannunciato l'arrivo del calore, e adesso il calore era arrivato e premeva<br />

contro <strong>di</strong> lui come un muro. — Simon!<br />

Era la voce <strong>di</strong> Clary. L'avrebbe riconosciuta ovunque. Si chiese se fosse la sua mente a evocarla,<br />

una memoria sensoriale <strong>di</strong> ciò che aveva amato <strong>di</strong> più in vita, per aiutarlo ad affrontare l'agonia<br />

prima della morte.<br />

— Simon, pezzo <strong>di</strong> cretino! Sono qui! Alla finestra!<br />

Simon balzò in pie<strong>di</strong>. Difficile che la sua mente evocasse una cosa del genere! Nel fumo sempre più<br />

fitto, vide qualcosa <strong>di</strong> bianco muoversi contro l'inferriata della finestra. Si avvicinò e le macchie<br />

bianche <strong>di</strong>ventarono mani aggrappate all'inferriata. Saltò sulla branda, urlando sopra il rumore del<br />

fuoco. — Clary?<br />

— Oh, grazie al cielo. — Una delle mani si allungò verso l'interno e gli strinse una spalla. — Ora ti<br />

tiriamo fuori <strong>di</strong> qui.<br />

— E come? — chiese Simon. Sentì uno scalpiccio. Le mani <strong>di</strong> Clary svanirono, rimpiazzate da altre<br />

mani: più gran<strong>di</strong>, indubbiamente maschili, dalle nocche scorticate e dalle <strong>di</strong>ta sottili da pianista.<br />

— Aspetta. — La voce <strong>di</strong> Jace era calma, sicura, come se stesse chiacchierando a una festa invece<br />

che dalle sbarre <strong>di</strong> una prigione che stava andando a fuoco. — Forse è meglio se stai in<strong>di</strong>etro.<br />

Reso obbe<strong>di</strong>ente dalla sorpresa, Simon si spostò. Le mani <strong>di</strong> Jace si strinsero sull'inferriata e le<br />

nocche <strong>di</strong>ventarono bianche in modo preoccupante. Ci fu un gemito, uno schianto, e il riquadro <strong>di</strong><br />

sbarre si <strong>di</strong>velse <strong>di</strong> colpo dalla pietra e piombò fragorosamente sul pavimento della cella, accanto<br />

alla branda. Una nuvola <strong>di</strong> soffocante polvere bianca si riversò nella cella.<br />

Il viso <strong>di</strong> Jace comparve nel riquadro vuoto della finestrella. — Simon. Vieni fuori. — Gli tese le<br />

mani.<br />

Simon si allungò e le afferrò. Si sentì tirar su <strong>di</strong> peso, poi si aggrappò ai bor<strong>di</strong> della finestrella, si<br />

issò e sgusciò fuori dall'angusto riquadro come un serpente che uscisse dalla tana. Un attimo dopo<br />

era riverso sull'erba umida, con un cerchio <strong>di</strong> facce preoccupate sopra <strong>di</strong> sé. Jace, Clary, Alec. Tutti<br />

chini su <strong>di</strong> lui.


— Sei messo proprio male, vampiro — commentò Jace. — Che cosa ti è successo alle mani?<br />

Simon si mise a sedere. Le ferite erano guarite, ma la pelle era ancora nera dove aveva stretto le<br />

sbarre. Però non riuscì a rispondere, perché Clary lo strinse in un abbraccio improvviso e feroce.<br />

— Simon — sussurrò. — Non ci posso credere. Non sapevo nemmeno che tu fossi qui. Fino a ieri<br />

sera credevo che fossi a New York.<br />

— Be' — rispose Simon — se è per questo nemmeno io sapevo che tu fossi qui. — Lanciò<br />

un'occhiataccia a Jace, alle spalle <strong>di</strong> Clary. — Anzi, mi pareva che mi avessero chiaramente detto il<br />

contrario.<br />

— Io non ho mai detto il contrario — precisò Jace. — È solo che non ti ho corretto quando sei,<br />

<strong>di</strong>ciamo, caduto in errore. In ogni caso, ti ho appena salvato da una morte sul rogo, quin<strong>di</strong><br />

immagino che tu non abbia alcun <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prendertela con me. - Una morte sul rogo. Simon si<br />

staccò da Clary e si guardò intorno. Erano in un giar<strong>di</strong>no quadrato, circondato su due dalle mura<br />

della fortezza e sugli altri due lati da un bosco fitto. Alcuni degli alberi erano stati tagliati per creare<br />

il sentiero sassoso che scendeva dalla collina fino in città: era costeggiato da torce <strong>di</strong> stregaluce, ma<br />

solo alcune erano accese e mandavano una luce fioca e <strong>di</strong>scontinua. Simon alzò lo sguardo verso la<br />

Guar<strong>di</strong>a. Vista da quell'angolatura, era <strong>di</strong>fficile credere che ci fosse un incen<strong>di</strong>o: il fumo nero<br />

macchiava il cielo sopra <strong>di</strong> loro e le luci <strong>di</strong> alcune finestre erano innaturalmente splendenti, ma i<br />

muri <strong>di</strong> pietra nascondevano bene il proprio segreto.<br />

— Samuel!— esclamò. — Dobbiamo tirar fuori anche Samuel.<br />

Clary lo guardò, sconcertata. — Chi?<br />

— Non ero l'unico, là dentro. C'era anche Samuel. Era nella cella accanto alla mia.<br />

— Il mucchio <strong>di</strong> stracci che ho visto dalla finestrella? — ricordò Jace.<br />

— Sì. È un po' strano, ma è una brava persona. Non possiamo abbandonarlo. — Simon si rialzò in<br />

pie<strong>di</strong>. — Samuel? Samuel!<br />

Non ci fu risposta. Simon corse all'inferriata della finestrella bassa accanto a quella dalla quale era<br />

appena sgusciato. Dalle sbarre si vedevano solo volute <strong>di</strong> fumo. — Samuel! Ci sei?<br />

Qualcosa si mosse nel fumo, qualcosa <strong>di</strong> scuro e ingobbito. La voce <strong>di</strong> Samuel, arrochita dal fumo,<br />

si levò aspra. — Lasciatemi stare! Andate via!<br />

— Samuel! Morirai, lì dentro! — Simon strattonò l'inferriata. Non successe nulla.<br />

— No. Lasciatemi stare! Voglio restare qui!<br />

Simon si guardò intorno <strong>di</strong>sperato. Un attimo dopo Jace era accanto a lui. — Spostati — gli intimò.<br />

Quando Simon si fece da parte, Jace sferrò un calcio potente. L'inferriata fu <strong>di</strong>velta con violenza e<br />

precipitò nella cella. Samuel lanciò un grido roco.<br />

— Samuel! Stai bene? — Davanti agli occhi <strong>di</strong> Simon prese forma l'immagine del vecchio con la<br />

testa ferita dall'inferriata.<br />

La voce <strong>di</strong> Samuel <strong>di</strong>ventò un grido acuto. — ANDATE VIA!<br />

Simon guardò Jace. — Credo che <strong>di</strong>ca sul serio.<br />

Jace scosse la testa bionda, esasperato. — Dovevi proprio fare amicizia con un carcerato demente,<br />

eh? Non ti bastava contare le pietre o addestrare un topo, come fanno tutti i prigionieri? — Senza<br />

aspettare risposta, Jace si abbassò e si calò dalla finestrella.<br />

— Jace! — esclamò Clary, accorrendo con Alee. Ma Jace si era già lasciato cadere all'interno della<br />

cella. Clary lanciò a Simon un'occhiata furente. — Perché gliel'hai permesso?<br />

— Be', mica poteva lasciarlo lì a morire — commentò Alec inaspettatamente, pur con una certa<br />

ansia nella voce. — È <strong>di</strong> Jace che stiamo parlando, dopotutto.


S'interruppe, vedendo apparire due mani nel fumo. Alec ne prese una, Simon l'altra, e insieme<br />

issarono Samuel come un sacco <strong>di</strong> patate e lo depositarono sul prato. Un attimo dopo, Simon e<br />

Clary presero le mani <strong>di</strong> Jace e tirarono fuori anche lui, che però non era un peso morto e imprecò<br />

quando gli fecero sbattere la testa contro la cornice della finestrella. Jace si liberò e si arrangiò da<br />

solo a strisciare sull'erba, dove crollò sulla schiena. — Ahi — <strong>di</strong>sse, guardando il cielo. — Credo <strong>di</strong><br />

essermi stirato qualcosa. — Si mise a sedere e guardò Samuel. — Lui sta bene?<br />

Samuel era seduto sull'erba, ingobbito, con le mani sulla faccia. Dondolava avanti e in<strong>di</strong>etro, muto.<br />

— Non molto, credo — <strong>di</strong>sse Alec. Si avvicinò a toccare la spalla del vecchio, che si scostò <strong>di</strong><br />

scatto, quasi rovesciandosi sull'erba. — Lasciami stare — <strong>di</strong>sse con voce spezzata. — Ti prego,<br />

Alec. Lasciami stare.<br />

Alee si immobilizzò. — Cos'hai detto?<br />

— Ha detto <strong>di</strong> lasciarlo stare — <strong>di</strong>sse Simon, ma Alec non stava guardando lui, sembrava<br />

ad<strong>di</strong>rittura che non l'avesse nemmeno sentito. Stava guardando Jace che, improvvisamente molto<br />

pallido, si stava rialzando in pie<strong>di</strong>.<br />

— Samuel — <strong>di</strong>sse Alec. Il suo tono era stranamente duro. — Togliti le mani dalla faccia.<br />

— No. — Samuel abbassò il mento. Le spalle erano scosse da un tremito. — No. Ti prego. No.<br />

— Alec! — protestò Simon. — Ma non ve<strong>di</strong> che non sta bene?<br />

Clary gli tirò la manica. — Simon, qui c'è qualcosa che non quadra.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Clary erano fissi su Jace (il che succedeva spesso) quando lui si avvicinò alla figura<br />

accovacciata a terra. Le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Jace sanguinavano, perché si erano scorticate contro il bordo della<br />

finestrella, e quando le avvicinò ai capelli dell'uomo per scostarglieli dagli occhi, lasciarono una<br />

traccia <strong>di</strong> sangue sulla sua guancia. L'uomo sembrò non accorgersene nemmeno. Jace aveva gli<br />

occhi sbarrati e la bocca era una linea secca, furiosa. — Shadowhunter — <strong>di</strong>sse in tono tagliente. —<br />

Mostraci il tuo volto.<br />

Samuel esitò, poi lasciò cadere le mani. Simon non lo aveva mai visto in faccia e non aveva mai<br />

pensato a quanto potesse essere vecchio e scarno. Il volto era coperto da un fitto cespuglio <strong>di</strong> barba<br />

grigia, gli occhi acquosi erano infossati nelle orbite scure, le guance solcate da rughe. Ma,<br />

nonostante tutto, gli era stranamente famigliare.<br />

Le labbra <strong>di</strong> Alec si mossero, ma non ne uscì alcun suono. Fu Jace a parlare.<br />

— Hodge — <strong>di</strong>sse.<br />

— Hodge? — ripetè Simon, confuso. — Ma non può essere. Hodge era... e Samuel... non può...<br />

— Be', evidentemente è nello stile <strong>di</strong> Hodge — commentò Alec amaramente. — Farti credere <strong>di</strong><br />

essere ciò che non è.<br />

— Ma <strong>di</strong>ceva... — cominciò Simon. Clary gli strinse un braccio e Simon lasciò morire le parole<br />

sulle labbra. Bastava l'espressione <strong>di</strong> Hodge: non era senso <strong>di</strong> colpa, in realtà, e nemmeno l'orrore <strong>di</strong><br />

essere stato smascherato, ma un dolore terribile, più profondo.<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse Hodge a voce bassissima. — Alec... Mi <strong>di</strong>spiace tanto.<br />

Jace allora si mosse come in combattimento, come la luce del sole sull'acqua. In un lampo fu<br />

davanti a Hodge con un coltello in mano, la punta affilata alla sua gola. Il bagliore dell'incen<strong>di</strong>o<br />

guizzò sulla lama. — Io non voglio le tue scuse. Voglio un motivo per non ucciderti qui, all'istante.<br />

— Jace! — Alec si allarmò. — Jace, aspetta.<br />

Ci fu un boato improvviso e parte del tetto della Guar<strong>di</strong>a, esplose in alte lingue <strong>di</strong> fuoco rossastre. Il<br />

calore vibrava nell'aria e illuminava la notte. Clary vide ogni filo d'erba del prato, ogni segno sul<br />

viso sporco e affilato <strong>di</strong> Hodge.


— No — <strong>di</strong>sse Jace. Il vuoto della sua espressione era come una maschera e ne evocò un'altra nella<br />

mente <strong>di</strong> Clary: Valentine. — Tu sapevi cosa mi aveva fatto mio padre, vero? Tu conoscevi tutti i<br />

suoi sporchi segreti.<br />

Alee spostava lo sguardo dall'uno all'altro, senza capire.<br />

— Ma <strong>di</strong> cosa stai parlando? Che sta succedendo?<br />

La faccia <strong>di</strong> Hodge si increspò. — Jonathan...<br />

— Tu l'hai sempre saputo e non hai mai detto niente. Tutti quegli anni all'Istituto, e non hai mai<br />

detto niente.<br />

La bocca <strong>di</strong> Hodge si piegò. — Non... non ne ero sicuro<br />

— sussurrò. — Quando non ve<strong>di</strong> più un bambino da quando era in fasce... Non ero sicuro <strong>di</strong> chi<br />

fossi, men che meno <strong>di</strong> che cosa fossi.<br />

— Jace? — Alec spostava lo sguardo dal suo migliore amico al suo tutore, gli occhi azzurri<br />

sgomenti, ma nessuno dei due prestava attenzione a nient'altro. Hodge sembrava un uomo<br />

intrappolato in una morsa che gli si stringeva intorno, le mani si torcevano, come per un dolore, gli<br />

occhi guizzavano. Clary ripensò all'uomo elegantemente vestito nella biblioteca foderata <strong>di</strong> libri che<br />

le aveva offerto del tè e dato consigli amichevoli. Sembravano passati mille anni.<br />

— Non ti credo — ribatté Jace. — Tu sapevi che Valentine non era morto. Sicuramente lui te<br />

l'aveva detto.<br />

— Lui non mi ha mai detto niente — <strong>di</strong>sse Hodge, senza fiato. — Quando i Lightwood mi<br />

informarono che avrebbero accolto nella loro casa il figlio <strong>di</strong> Michael Wayland, non avevo notizie<br />

<strong>di</strong> Valentine dai tempi della Rivolta. Credevo che mi avesse <strong>di</strong>menticato. Avevo persino pregato che<br />

fosse morto. Poi, la notte prima del tuo arrivo, Hugo mi portò un messaggio <strong>di</strong> Valentine. «Il<br />

ragazzo è mio figlio». Solo questo <strong>di</strong>ceva. — Hodge prese fiato. — Non sapevo se credergli o<br />

meno. Pensavo che avrei capito. Credevo che l'avrei capito solo guardandoti. Ma non c'era<br />

nulla, nulla, a darmi la certezza. E pensai che fosse un espe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> Valentine. Ma che tipo <strong>di</strong><br />

espe<strong>di</strong>ente? Per ottenere cosa? Tu eri all'oscuro <strong>di</strong> tutto, questo era chiaro. Gli scopi <strong>di</strong> Valentine...<br />

— Tu avresti dovuto <strong>di</strong>rmi che cos'ero — <strong>di</strong>sse Jace d'un fiato, come se un pugno gli avesse tirato<br />

fuori le parole. — Avrei potuto fare qualcosa. Magari uccidermi.<br />

Hodge sollevò la testa e guardò Jace <strong>di</strong>etro la cortina dei capelli sporchi e incollati. — Non ne ero<br />

sicuro — ripetè, quasi parlando a se stesso. — E ai tempi in cui mi interrogavo, pensavo che forse<br />

l'educazione che avresti ricevuto potesse contare più del sangue, pensavo che ti si potesse insegnare<br />

a...<br />

— A fare cosa? A non essere un mostro? — La voce <strong>di</strong> Jace tremava, ma il coltello nella sua mano<br />

era ben saldo. — Tu dovresti saperlo. Lui ha fatto <strong>di</strong> te un codardo, un verme, non è vero? E tu non<br />

eri un bambino inerme, quando l'ha fatto. Avresti potuto combattere, ribellarti.<br />

Hodge abbassò gli occhi. — Ho cercato <strong>di</strong> fare del mio meglio, con te. — <strong>di</strong>sse. Ma anche alle<br />

orecchie <strong>di</strong> Clary quelle parole suonarono deboli.<br />

— Finché Valentine non è tornato — concluse Jace. — E allora hai fatto tutto quello che ti ha<br />

chiesto: mi hai consegnato a lui, come se io fossi un cane <strong>di</strong> sua proprietà che ti aveva affidato per<br />

qualche anno.<br />

— E poi te ne sei andato — intervenne Alec. — Ci hai abbandonato tutti. Ma davvero credevi <strong>di</strong><br />

poterti nascondere qui, ad Alicante?<br />

— Non sono venuto qui per nascondermi — <strong>di</strong>sse Hodge. La sua voce era priva <strong>di</strong> vita. — Sono<br />

venuto qui per fermare Valentine.


— Non ti aspetterai che ti cre<strong>di</strong>amo! — La voce <strong>di</strong> Alee adesso era rabbiosa. — Tu sei sempre stato<br />

dalla parte <strong>di</strong> Valentine. Avresti potuto scegliere <strong>di</strong> voltargli le spalle.<br />

— Non avrei mai potuto farlo! — sbottò Hodge, alzando la voce. — Ai tuoi genitori fu data la<br />

possibilità <strong>di</strong> ricostruirsi una nuova vita. A me no! Sono rimasto intrappolato nell'Istituto per<br />

quin<strong>di</strong>ci anni...<br />

— L'Istituto era casa nostra! — replicò Alec. — Era davvero così terribile vivere con noi, far parte<br />

della nostra famiglia?<br />

— Non era per voi. — La voce <strong>di</strong> Hodge era stremata. — Io volevo bene a voi bambini. Ma eravate<br />

dei bambini. E non esiste posto da cui sia vietato uscire che possa essere considerato una casa. Mi<br />

capitava <strong>di</strong> passare intere settimane senza parlare con un adulto. Nessuno Shadowhunter si fidava <strong>di</strong><br />

me. Nemmeno i vostri genitori mi accettavano fino in fondo: mi tolleravano perché non avevano<br />

altra scelta. Non ho mai potuto sposarmi. Non ho mai potuto avere figli. Una vita mia. E sapevo<br />

che, alla fine, voi bambini sareste cresciuti e ve ne sareste andati, e a quel punto non avrei più avuto<br />

nemmeno voi. Vivevo nel terrore, che quello possa essere considerato vivere.<br />

— Non puoi pretendere che siamo <strong>di</strong>spiaciuti per te — osservò Jace. — Non dopo quello che hai<br />

fatto. E <strong>di</strong> che <strong>di</strong>avolo avevi paura, se passavi tutta la vita in biblioteca? Degli acari della polvere?<br />

Eravamo noi, quelli che uscivano a combattere contro i demoni!<br />

— Aveva paura <strong>di</strong> Valentine — <strong>di</strong>sse Simon. — Non capisci?<br />

Jace gli lanciò un'occhiata velenosa. — Zitto tu, vampiro. Questa faccenda non ti riguarda.<br />

— Non proprio <strong>di</strong> Valentine — precisò Hodge, guardando Simon forse per la prima volta da quando<br />

era stato trascinato fuori dalla cella. C'era qualcosa, in quello sguardo, che sorprese Clary: quasi una<br />

sfumatura <strong>di</strong> affetto, perso in una profonda stanchezza. — Piuttosto, della mia debolezza verso<br />

Valentine. Sapevo che un giorno sarebbe tornato. Sapevo che avrebbe tentato <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> arrivare al<br />

potere, <strong>di</strong> controllare il Conclave. E sapevo che cosa poteva offrirmi. La libertà dalla mia<br />

male<strong>di</strong>zione. Una vita. Un posto nel mondo. Avrei potuto essere <strong>di</strong> nuovo un Cacciatore, nel suo<br />

mondo. Non avrei mai più potuto esserlo, in questo. — C'era un nudo desiderio, nella sua voce, che<br />

era doloroso da sentire. — E sapevo che sarei stato troppo debole per rifiutare, se me l'avesse<br />

offerto.<br />

— E guarda che vita hai fatto — sibilò Jace. — Marcire nelle celle della Guar<strong>di</strong>a. Ne è valsa la<br />

pena, <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>rci?<br />

— Sai già la risposta. — Hodge sembrava esausto. — Valentine mi ha liberato dalla male<strong>di</strong>zione.<br />

Aveva giurato che l'avrebbe fatto e l'ha fatto. Pensavo che mi avrebbe riportato nel Circolo, o in<br />

quel che ne restava. Ma non l'ha fatto. Nemmeno lui mi voleva. Ho capito che non ci sarebbe stato<br />

un posto per me in questo suo nuovo mondo. E ho capito che avevo venduto tutto ciò che avevo per<br />

una bugia. — Si guardò le mani sporche, chiuse a pugno. — Mi restava solo una cosa: un'unica<br />

possibilità per non fare della mia vita un assoluto spreco. Quando ho saputo che Valentine aveva<br />

ucciso i Fratelli Silenti e che aveva la Spada Mortale, ho capito che si sarebbe messo alla ricerca<br />

dello Specchio Mortale. Sapevo che gli servivano tutti e tre gli Strumenti. E sapevo che lo Specchio<br />

Mortale è qui a Idris.<br />

— Un momento! — Alec lo interruppe con un gesto della mano. — Lo Specchio Mortale? Vuoi <strong>di</strong>re<br />

che tu sai dove si trova? E chi ce l'ha?<br />

— Non ce l'ha nessuno — <strong>di</strong>sse Hodge. — Nessuno può possedere lo Specchio Mortale. Nessun<br />

Nephilim, nessun Nascosto.<br />

— Sei davvero impazzito, in quella cella — commentò Jace, in<strong>di</strong>cando con il mento le finestre<br />

bruciate delle prigioni. — È così?


— Jace. — Clary guardava ansiosamente verso la Guar<strong>di</strong>a, il tetto coronato da un intrico spinoso <strong>di</strong><br />

fiamme rosse e oro. — L'incen<strong>di</strong>o si sta estendendo. Dobbiamo andarcene <strong>di</strong> qui. Possiamo<br />

continuare a parlare in città.<br />

— Sono rimasto rinchiuso nell'Istituto per quin<strong>di</strong>ci anni<br />

— proseguì Hodge, come se Clary non avesse aperto bocca.<br />

— Non ho mai potuto mettere piede fuori <strong>di</strong> là. Ho passato la vita in biblioteca, cercando un modo<br />

per cancellare la male<strong>di</strong>zione che il Conclave aveva scagliato su <strong>di</strong> me. Ho scoperto che solo uno<br />

Strumento Mortale avrebbe potuto annullarla. Ho letto libri su libri che raccontavano la mitologia<br />

dell'Angelo: come fosse emerso dalle acque del lago portando con sé gli Strumenti Mortali, come li<br />

avesse consegnati a Jonathan Shadowhunter, il primo Nephilim, e come gli Strumenti Mortali<br />

fossero tre: la Coppa, la Spada, lo Specchio.<br />

— La sappiamo già, questa storia — l'interruppe Jace esasperato. — Ce l'hai insegnata tu.<br />

— Tu cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> sapere tutto, ma non è così. Stu<strong>di</strong>ando e ristu<strong>di</strong>ando le <strong>di</strong>verse versioni degli antichi<br />

miti, continuavo a incontrare la stessa illustrazione, la stessa immagine, quella che conosciamo tutti:<br />

l'Angelo che sorge dalle acque del lago con la Spada in una mano e la Coppa nell'altra. E non<br />

riuscivo a capire perché lo Specchio non venisse mai raffigurato. Poi, finalmente, ho capito. Lo<br />

Specchio è il lago. Il lago è lo Specchio. Sono la stessa cosa.<br />

Lentamente Jace abbassò il coltello. — Il lago Lyn?<br />

Clary ripensò al lago come uno specchio che le veniva incontro, all'acqua che si frantumava<br />

all'impatto. — Io sono caduta nel lago, quando sono arrivata qui. In effetti c'è qualcosa <strong>di</strong> strano.<br />

Luke <strong>di</strong>ce che ha strani poteri e che il Popolo Fatato lo chiama lo Specchio dei Sogni.<br />

— Appunto — confermò Hodge animandosi. — E ho capito che il Conclave non ne era a<br />

conoscenza, che questa informazione si era persa nel tempo. Nemmeno Valentine lo sapeva.<br />

Venne interrotto da un boato fragoroso: una delle torri della Guar<strong>di</strong>a stava crollando. Un fuoco<br />

d'artificio <strong>di</strong> scintille rosse e luccicanti esplose nel cielo.<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse Alec, sollevando la testa, allarmato. — Jace, dobbiamo andarcene <strong>di</strong> qui. — Poi si<br />

rivolse a Hodge e lo tirò su per un braccio. — Alzati. Puoi <strong>di</strong>re al Conclave quello che hai detto a<br />

noi.<br />

Hodge si rialzò in pie<strong>di</strong> tremando. Chissà come doveva essere, pensò Clary con una fitta <strong>di</strong><br />

involontaria pietà, vivere tutta la vita nella vergogna, non solo per quello che hai fatto, ma anche per<br />

quello che stai facendo e per quello che sai che saresti pronto a rifare. Hodge aveva rinunciato<br />

molto tempo prima a cercare <strong>di</strong> vivere una vita migliore o una vita <strong>di</strong>versa: desiderava solo poter<br />

smettere <strong>di</strong> avere paura e, per questo, era sempre vissuto nella paura.<br />

— Vieni. — Alec, stringendo il braccio <strong>di</strong> Hodge, lo sospinse avanti. Ma Jace si parò davanti a loro,<br />

bloccandoli.<br />

— Se Valentine arriva allo Specchio Mortale — <strong>di</strong>sse — che cosa succederà?<br />

— Jace — intervenne Alec, senza lasciare Hodge. — Non ora.<br />

— Se Hodge lo <strong>di</strong>rà al Conclave, noi non lo sapremo — <strong>di</strong>sse Jace. — Ci considerano ancora<br />

bambini. Ma Hodge deve farcelo sapere. — Si rivolse al suo vecchio tutore. — Hai detto che hai<br />

capito <strong>di</strong> dover fermare Valentine. Per impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> fare cosa? Che potere gli può dare lo Specchio?<br />

Hodge scosse la testa. — Non posso...<br />

— Niente bugie. — Il coltello brillava nella mano <strong>di</strong> Jace, stretta sull'impugnatura. — Perché per<br />

ogni bugia che <strong>di</strong>rai, potrei tagliarti un <strong>di</strong>to. O forse due.


Hodge si ritrasse, gli occhi colmi <strong>di</strong> vera paura. Alec sembrava impressionato. — Jace. No. È quello<br />

che farebbe tuo padre. Non è da te.<br />

— Alec — replicò Jace. Non lo guardava, ma il suo tono era come il tocco <strong>di</strong> una mano gelida. —<br />

Tu non puoi saperlo, come sono e cosa è da me.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Alec incrociarono quelli <strong>di</strong> Clary. Alec non capisce perché Jace si comporta così, pensò<br />

la ragazza. Lui non sa. E fece un passo avanti. — Jace, Alee ha ragione: portiamo Hodge alla Sala<br />

degli Accor<strong>di</strong>, dove potrà <strong>di</strong>chiarare davanti al Conclave ciò che ha appena detto a noi.<br />

— Se avesse voluto <strong>di</strong>rlo al Conclave l'avrebbe già fatto — replicò Jace seccamente, senza<br />

guardarla. — Se non l'ha ancora fatto, significa che è un bugiardo.<br />

— Non ci si può fidare del Conclave! — protestò Hodge <strong>di</strong>speratamente. — Ci sono spie, uomini <strong>di</strong><br />

Valentine, nel Conclave. Non potevo rivelare a lorodov'era lo Specchio. Se Valentine trovasse lo<br />

Specchio, sarebbe...<br />

Hodge non finì mai la frase. Un punto argenteo scintillò nella luce della luna, un piccolo bagliore<br />

nel buio. Alec gridò. Hodge sgranò gli occhi e barcollò, portandosi le mani al petto. Quando cadde<br />

riverso, Clary vide perché: dal torace spuntava l'impugnatura <strong>di</strong> un pugnale, come una freccia<br />

vibrante al centro del bersaglio.<br />

Alec fece un balzo avanti, sorresse il vecchio mentre cadeva e lo adagiò delicatamente sul prato.<br />

Alec alzò gli occhi, con un senso <strong>di</strong> impotenza, il volto schizzato del sangue <strong>di</strong> Hodge. — Jace,<br />

perché...<br />

— Non sono stato io... — Jace era sbiancato, e Clary vide che aveva ancora in mano il suo pugnale<br />

e lo stringeva con forza. — Io...<br />

Simon si girò <strong>di</strong> scatto e Clary con lui, scrutando nel buio. L'incen<strong>di</strong>o illuminava l'erba <strong>di</strong> un<br />

infernale riflesso rossastro, ma c'era buio pesto tra gli alberi sulla collina. Poi qualcosa emerse dalle<br />

tenebre, una figura avvolta nell'ombra, con una capigliatura scura e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata che tutti<br />

riconobbero. Si avvicinò al gruppo, mentre la luce dell'incen<strong>di</strong>o gli illuminava il viso e si rifletteva<br />

negli occhi scuri e ardenti.<br />

— Sebastian? — esclamò Clary.<br />

Jace spostò lo sguardo allucinato da Hodge a Sebastian, che si era fermato ai margini del prato,<br />

incerto. Jace era stupefatto. — Tu? — <strong>di</strong>sse. — Sei stato tu?<br />

— Ho dovuto farlo — rispose Sebastian. — Vi avrebbe uccisi.<br />

— E con cosa? — La voce <strong>di</strong> Jace si spezzò. Ora gridava. — Non aveva nessuna arma...<br />

— Jace — intervenne Alee, interrompendolo. — Vieni qui. Aiutami con Hodge.<br />

— Vi avrebbe uccisi — ripetè Sebastian. — Lui... lui vi avrebbe...<br />

Ma Jace si era inginocchiato accanto ad Alec, rinfoderando il coltello. Alec teneva Hodge tra le<br />

braccia e aveva la camicia insanguinata. — Pren<strong>di</strong>mi lo stilo dalla tasca — <strong>di</strong>sse a Jace. —<br />

Proviamo con un iratze...<br />

Clary, immobilizzata dall'orrore, sentì Simon muoversi. Si girò verso <strong>di</strong> lui e rimase sconvolta: era<br />

bianco come uno straccio. Solo sugli zigomi aveva un rossore febbrile.<br />

Gli vide le vene sotto la pelle, come rami delicati <strong>di</strong> corallo. — Il sangue — sussurrò Simon, senza<br />

guardarla. — Devo allontanarmi dal sangue.<br />

Clary tentò <strong>di</strong> prenderlo per una manica, ma Simon si allontanò <strong>di</strong> scatto, strappando il braccio dalla<br />

presa.<br />

— No, Clary, per favore. Lasciami andare. Me la caverò. E tornerò. Devo solo... — Clary fece per<br />

riprenderlo, ma Simon fu troppo veloce e svanì nel buio tra gli alberi.


— Hodge... — La voce <strong>di</strong> Alec era piena <strong>di</strong> panico. — Hodge, sta' fermo...<br />

Ma Hodge lottava debolmente, cercando <strong>di</strong> allontanarsi da Alee e dallo stilo nella mano <strong>di</strong> Jace. —<br />

No. — Il suo volto aveva il colore del gesso, ormai. I suoi occhi si spostarono rapi<strong>di</strong> da Jace a<br />

Sebastian, che era ancora fermo nell'ombra. — Jonathan...<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse il ragazzo con un sussurro. — Chiamami Jace.<br />

Lo sguardo <strong>di</strong> Hodge si posò su <strong>di</strong> lui. Clary non riuscì a decifrarne l'espressione. Era implorante, sì,<br />

ma c'era <strong>di</strong> più, era colma <strong>di</strong> paura, o <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> simile, e <strong>di</strong> urgenza. Sollevò una mano, per <strong>di</strong>re<br />

qualcosa a Jace. — Non tu — sussurrò. Dalla bocca, con le parole, uscì sangue.<br />

Un'espressione ferita attraversò il volto <strong>di</strong> Jace. — Alec, fallo tu l'iratze. Credo che non voglia che<br />

io lo tocchi.<br />

La mano <strong>di</strong> Hodge si tese come un artiglio, si strinse sulla manica <strong>di</strong> Jace. Il suo respiro era ormai<br />

un rantolo. — Tu non sei... mai...<br />

E morì. Clary vide il momento esatto in cui la vita lo abbandonò. Non fu una cosa istantanea e<br />

muta, come nei film: la sua voce soffocò in un gorgoglio, i suoi occhi si rovesciarono in<strong>di</strong>etro e il<br />

suo corpo si fece molle e pesante, con un braccio piegato in modo innaturale.<br />

Alec gli chiuse gli occhi con la punta delle <strong>di</strong>ta. — Vale, Hodge Starkweather.<br />

— Non se lo merita. — La voce <strong>di</strong> Sebastian era tagliente. — Non era uno Shadowhunter. Era un<br />

tra<strong>di</strong>tore. Non si merita le parole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>o.<br />

La testa <strong>di</strong> Alec si alzò <strong>di</strong> scatto. Depose Hodge sul prato e si alzò in pie<strong>di</strong>, gli occhi azzurri fred<strong>di</strong><br />

come il ghiaccio. Il sangue gli macchiava i vestiti. — Tu non sai niente <strong>di</strong> lui. Tu hai ucciso un<br />

uomo <strong>di</strong>sarmato, un Nephilim. Tu sei un assassino.<br />

Le labbra <strong>di</strong> Sebastian si arricciarono. — Cre<strong>di</strong> che non sappia chi era? — In<strong>di</strong>cò Hodge. —<br />

Starkweather era nel Circolo. Ha tra<strong>di</strong>to il Conclave e per questo è stato maledetto. Doveva morire<br />

per quello che ha fatto, ma il Conclave è stato clemente. E a cosa è servito? Ci ha tra<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> nuovo,<br />

vendendo la Coppa Mortale a Valentine per essere liberato dalla sua male<strong>di</strong>zione. Una male<strong>di</strong>zione<br />

che meritava. — Si fermò, col fiato grosso. — Io non avrei dovuto farlo, ma voi non potete <strong>di</strong>re che<br />

non se lo meritava.<br />

— Come fai a sapere tante cose <strong>di</strong> Hodge? — gli chiese Clary. — E che cosa ci fai qui? Avevi detto<br />

che saresti rimasto nella Sala degli Accor<strong>di</strong>.<br />

Sebastian esitò. — Ci stavate mettendo troppo tempo — <strong>di</strong>sse alla fine. — Ero preoccupato. Ho<br />

pensato che forse avevate bisogno del mio aiuto.<br />

— E così hai deciso <strong>di</strong> aiutarci uccidendo la persona con cui stavamo parlando? — sbottò Clary. —<br />

Solo perché pensavi che avesse un passato poco limpido... Chi... Chi farebbe mai una cosa del<br />

genere? Non ha nessun senso.<br />

— Non ha senso perché sta mentendo — intervenne Jace. Scrutava Sebastian con uno sguardo<br />

freddo e critico.<br />

— E anche piuttosto male. Credevo che sapessi cavartela meglio, Verlac.<br />

Sebastian sostenne il suo sguardo. — Non capisco che cosa vuoi <strong>di</strong>re, Morgenstern.<br />

— Vuole <strong>di</strong>re — intervenne Alec, facendo un passo avanti — che se davvero ritieni che quello che<br />

hai fatto sia giustificato, non avrai problemi a venire con noi alla Sala degli Accor<strong>di</strong> per spiegare le<br />

tue ragioni davanti al Consiglio. Giusto?<br />

Ci fu un attimo <strong>di</strong> esitazione, poi Sebastian fece un sorriso. Quello stesso sorriso che aveva tanto<br />

affascinato Clary: ma ora c'era qualcosa <strong>di</strong> vagamente stonato, come un quadro appeso un po' storto.<br />

— Certo. — Sebastian si avvicinò lentamente, quasi passeggiando, come se non avesse alcuna


preoccupazione al mondo. Come se non avesse appena commesso un omici<strong>di</strong>o. — Certo — ripetè.<br />

— È strano che vi turbi tanto il fatto che io ho ucciso un uomo, quando Jace aveva intenzione <strong>di</strong><br />

tagliargli le <strong>di</strong>ta a una a una.<br />

Alee strinse le labbra. — Non l'avrebbe mai fatto.<br />

— Tu... — Jace guardò Sebastian con <strong>di</strong>sgusto. — Tu non hai idea <strong>di</strong> quello che stai <strong>di</strong>cendo.<br />

— O forse — aggiunse Sebastian — forse in realtà sei solo arrabbiato perché ho baciato tua sorella.<br />

Perché lei mi desiderava.<br />

— Non è vero! — esclamò Clary, ma nessuno dei due la stava guardando. — Non è vero che ti<br />

desideravo.<br />

— Ha questo vezzo, lo sai, no? Questo suo modo <strong>di</strong> trasalire quando la baci, come se fosse sorpresa.<br />

— Sebastian era fermo davanti a Jace e sorrideva come un angelo. — È una cosa molto tenera,<br />

l'avrai notato anche tu.<br />

Jace sembrava sul punto <strong>di</strong> vomitare. — Mia sorella...<br />

— Tua sorella — ripetè Sebastian. — È tua sorella? Ah, sì, perché voi due non vi comportate affatto<br />

da fratelli. Credete che gli altri non si accorgano <strong>di</strong> come vi guardate? Credete <strong>di</strong> riuscire a<br />

nascondere i vostri sentimenti? Credete che gli altri non la giu<strong>di</strong>chino una cosa <strong>di</strong>sgustosa e<br />

innaturale? Perché invece è proprio così.<br />

— Adesso basta. — Jace aveva uno sguardo assassino.<br />

— Perché fai così? — intervenne Clary. — Sebastian, perché <strong>di</strong>ci queste cose?<br />

— Perché finalmente posso <strong>di</strong>rle — rispose Sebastian. — Tu non hai idea <strong>di</strong> come sia stato, restare<br />

con voi in questi giorni, fingere <strong>di</strong> non trovarvi insopportabili, che la sola vista <strong>di</strong> voi due non mi<br />

desse il voltastomaco. Tu — <strong>di</strong>sse rivolto a Jace — ogni secondo che non passi a sbavare <strong>di</strong>etro a<br />

tua sorella, non fai che lamentarti perché tuo padre non ti voleva bene. Be', come dargli torto? E tu,<br />

stupida cagna — <strong>di</strong>sse a Clary — hai regalato un libro dal valore incalcolabile a uno stregone<br />

bastardo. Ce l'hai almeno un neurone in quella testa? E tu... — L'ultimo attacco <strong>di</strong> Sebastian era per<br />

Alec. — Credo che tutti sappiamo qual è il tuo problema. Non dovrebbero far entrare nel Conclave<br />

quelli come te. Mi fai schifo.<br />

Alec impallidì, ma sembrava più allibito che altro. Clary non poteva dargli torto: era <strong>di</strong>fficile<br />

guardare Sebastian, il suo sorriso angelico, e immaginare che potesse <strong>di</strong>re cose del genere.<br />

— Fingere <strong>di</strong> sopportarci? — ripetè Clary. — Perché avresti dovuto? A meno che tu... A meno che<br />

tu non ci stessi spiando! — concluse, scoprendo la verità nel momento stesso in cui la pronunciava.<br />

— A meno che tu non fossi una spia <strong>di</strong> Valentine.<br />

Il bel viso <strong>di</strong> Sebastian si <strong>di</strong>storse, le labbra carnose si strinsero, gli occhi dal taglio allungato ed<br />

elegante <strong>di</strong>ventarono due fessure. — Finalmente ci siamo arrivati! — esclamò. — Sul serio, ci sono<br />

nell'universo <strong>di</strong>mensioni demoniache immerse nel buio più assoluto che sono meno ottuse <strong>di</strong> voi.<br />

— Forse non saremo così brillanti — osservò Jace — ma almeno siamo vivi.<br />

Sebastian lo guardò con <strong>di</strong>sgusto. — Io sono vivo — precisò.<br />

— Non per molto — replicò Jace. La luce della luna luccicò sulla lama del suo coltello e Jace si<br />

avventò su Sebastian con una rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> movimento impossibile da seguire a occhio nudo,<br />

inarrivabile per qualunque essere umano.<br />

Fino a quel momento.<br />

Sebastian scartò <strong>di</strong> lato, evitò il colpo e bloccò la mano <strong>di</strong> Jace. Il coltello cadde a terra. Sebastian<br />

prese Jace per la giacca, da <strong>di</strong>etro, lo sollevò <strong>di</strong> peso e lo scaraventò contro il muro della Guar<strong>di</strong>a.<br />

Jace volò, si schiantò contro il muro con una violenza da spaccare le ossa e crollò a terra.


— Jace! — gridò Clary. La vista le si annebbiò. Si scagliò contro Sebastian per strozzarlo con le sue<br />

mani. Lui si spostò <strong>di</strong> lato e fece un gesto noncurante con la mano, come se fosse un insetto da<br />

scacciare. La centrò in pieno, sulla tempia, e la fece volare a terra. Clary rotolò sull'erba, con una<br />

rossa foschia <strong>di</strong> dolore negli occhi.<br />

Alee aveva impugnato l'arco: era teso, la freccia incoccata. Le sue mani non tremarono quando la<br />

puntò su Sebastian. — Fermo dove sei — gli intimò. — E metti le mani <strong>di</strong>etro la schiena.<br />

Sebastian rise. — Tu non mi colpiresti mai — commentò. Si avvicinò ad Alec con passo tranquillo e<br />

spensierato, come se stesse salendo le scale <strong>di</strong> casa.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Alec si socchiusero. Le mani si mossero con grazia. Tese l'arco e scoccò la freccia, che<br />

volò verso Sebastian...<br />

E mancò il bersaglio. In qualche modo, Sebastian si era chinato o spostato, Clary non avrebbe<br />

saputo <strong>di</strong>re, e la freccia gli era passata sopra, andando a conficcarsi nel tronco <strong>di</strong> un albero. Alee<br />

ebbe solo il tempo <strong>di</strong> sorprendersi e Sebastian gli fu subito addosso. Gli strappò l'arco e lo spezzò. Il<br />

rumore del legno che si spaccava fece rabbrivi<strong>di</strong>re Clary, come se fosse rumore <strong>di</strong> ossa rotte. Clary<br />

cercò <strong>di</strong> mettersi a sedere, ignorando il dolore lancinante alla testa. Jace era a pochi passi da lei,<br />

assolutamente immobile. Clary cercò <strong>di</strong> alzarsi, ma le gambe non sembravano funzionare nel modo<br />

giusto.<br />

Sebastian gettò a terra le due metà dell'arco e puntò su Alec, che già bran<strong>di</strong>va una sfavillante spada<br />

angelica. La spazzò via come se niente fosse e prese Alec per la gola, quasi sollevandolo da terra.<br />

Stringeva senza pietà, con cattiveria, sorridendo alla vista del ragazzo che soffocava e si <strong>di</strong>batteva.<br />

— Lightwood — sibilò. — Oggi ho già sistemato uno dei tuoi. Non mi aspettavo <strong>di</strong> essere così<br />

fortunato da avere una seconda occasione.<br />

Di colpo Sebastian fu trascinato all'in<strong>di</strong>etro, come sollevato da un burattinaio. Liberato dalla sua<br />

presa, Alec si accasciò a terra, tenendosi la gola con le mani. Clary sentiva i suoi rantoli <strong>di</strong>sperati,<br />

ma i suoi occhi erano fissi su Sebastian. Un'ombra scura gli si era avvinghiata alla schiena e gli<br />

stava aggrappata come una sanguisuga. Sebastian si portò le mani alla gola, soffocando e<br />

rantolando. Girò su se stesso, cercando <strong>di</strong> colpire la cosa che gli stringeva il collo. Girandosi, la luce<br />

della luna lo illuminò e Clary capì <strong>di</strong> cosa si trattava.<br />

Era Simon: le braccia avvinghiate intorno al collo <strong>di</strong> Se-bastian, gli incisivi bianchi e luci<strong>di</strong> come<br />

aculei d'osso. Era la prima volta che Clary lo vedeva nelle sue sembianze <strong>di</strong> vampiro, dalla notte in<br />

cui era uscito dalla tomba ed era rinato. Ora lo fissava stupefatta e inorri<strong>di</strong>ta, ma incapace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stogliere lo sguardo. I denti <strong>di</strong> Simon erano <strong>di</strong>grignati, i canini completamente estrusi, affilati<br />

come pugnali. Li affondò nel braccio <strong>di</strong> Sebastian, aprendogli un lungo strappo rosso nella pelle.<br />

Sebastian gridò e si buttò a terra <strong>di</strong> schiena. Rotolò, con Simon avvinghiato a lui. I due graffiavano,<br />

strappavano e ringhiavano come cani da combattimento. Sanguinando da varie ferite, Sebastian<br />

finalmente riuscì a rialzarsi in pie<strong>di</strong> e assestò due calci potenti in petto a Simon, che si piegò su se<br />

stesso, stringendosi lo stomaco. — Piccola zecca immonda — ringhiò Sebastian caricando il piede<br />

per un altro calcio.<br />

— Se fossi in te, io non lo farei — <strong>di</strong>sse una voce bassa.<br />

La testa <strong>di</strong> Clary si alzò <strong>di</strong> scatto e un'altra esplosione<br />

<strong>di</strong> dolore le annebbiò la vista. Accanto a Sebastian c'era Jace. Aveva la faccia insanguinata, un<br />

occhio gonfio e quasi chiuso, ma bran<strong>di</strong>va una sfavillante spada angelica e la mano con cui la<br />

teneva era fermissima. — Non ho mai ucciso un essere umano con una <strong>di</strong> queste — <strong>di</strong>sse Jace. —<br />

Ma sono pronto a provare.<br />

La faccia <strong>di</strong> Sebastian si contorse. Lanciò un'ultima occhiata a Simon, poi alzò la testa e sputò. Le<br />

parole che pronunciò erano in una lingua che Clary non riconobbe. Poi, con la stessa terrificante<br />

rapi<strong>di</strong>tà con cui si era mosso per attaccare Jace, svanì nel buio.


— No! — gridò Clary. Cercò <strong>di</strong> rialzarsi in pie<strong>di</strong>, ma il dolore era come una lama che le spaccava il<br />

cervello. Si accasciò sull'erba umida, e Jace fu subito da lei, pallido e ansioso. Lei lo guardò, con la<br />

vista appannata: doveva per forza avere la vista appannata, pensò, o non avrebbe visto quel biancore<br />

intorno a Jace, quasi una sorta <strong>di</strong> luce...<br />

Sentì la voce <strong>di</strong> Simon, poi quella <strong>di</strong> Alec. Passarono qualcosa a Jace: era uno stilo. Avvertì un<br />

bruciore sul braccio e un attimo dopo il dolore cominciò ad attenuarsi e le si schiarirono i pensieri.<br />

Cercò <strong>di</strong> mettere a fuoco le tre facce chine su <strong>di</strong> lei. — La testa...<br />

— Hai una commozione cerebrale — le <strong>di</strong>sse Jace. — L'iratze dovrebbe servire a qualcosa, ma è<br />

meglio se ti portiamo da un me<strong>di</strong>co del Conclave. Le ferite alla testa possono essere insi<strong>di</strong>ose. —<br />

Jace restituì lo stilo ad Alec. — Pensi <strong>di</strong> riuscire a stare in pie<strong>di</strong>?<br />

Clary annuì, ma si sbagliava. Una scossa <strong>di</strong> dolore le attraversò il corpo e un paio <strong>di</strong> mani<br />

l'aiutarono a rimettersi in pie<strong>di</strong>: Simon. Clary gli si appoggiò con gratitu<strong>di</strong>ne, aspettando <strong>di</strong><br />

riprendere l'equilibrio. Si sentiva ancora incerta, sempre sul punto <strong>di</strong> cadere.<br />

Jace era accigliato. — Non avresti dovuto attaccare Sebastian in quel modo. Non eri nemmeno<br />

armata. Che cosa pensavi?<br />

— Quello che stavamo pensando tutti noi. — Alec, inaspettatamente, parlò in <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Clary. —<br />

Che ti aveva appena lanciato in aria come una palla <strong>di</strong> gomma, Jace. Non ho mai visto nessuno<br />

avere la meglio su <strong>di</strong> te in quel modo.<br />

— È che... mi ha colto <strong>di</strong> sorpresa — ammise Jace con una certa riluttanza. — Deve aver fatto un<br />

addestramento speciale. Non me l'aspettavo.<br />

— Sì, be'... — Simon si toccò la gabbia toracica con una smorfia <strong>di</strong> dolore. — A me deve aver<br />

sfondato un paio <strong>di</strong> costole. Ma non c'è problema — aggiunse subito, rispondendo allo sguardo<br />

preoccupato <strong>di</strong> Clary. — Stanno già guarendo. Però Sebastian è decisamente forte. Fortissimo. —<br />

Guardò Jace. — Secondo te, da quanto tempo era nascosto nell'ombra?<br />

Jace era cupo. Guardò verso gli alberi, nella <strong>di</strong>rezione in cui Sebastian era fuggito. — Be', il<br />

Conclave lo prenderà. E probabilmente lo punirà con una male<strong>di</strong>zione. Sarebbe bello che fosse la<br />

stessa male<strong>di</strong>zione che è toccata a Hodge. Sarebbe una forma <strong>di</strong> giustizia poetica.<br />

Simon si voltò e sputò nei cespugli. Si pulì la bocca con il dorso della mano, con una smorfia <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sgusto. — Il suo sangue fa schifo: sembra veleno.<br />

— Immagino che possiamo aggiungere anche questo, alla lista delle sue attrattive — commentò<br />

Jace. — Chissà cos'altro aveva in mente <strong>di</strong> fare stanotte.<br />

— Dobbiamo tornare alla Sala degli Accor<strong>di</strong>. — Il volto <strong>di</strong> Alee era teso. Clary ricordò che<br />

Sebastian gli aveva detto qualcosa a proposito degli altri Lightwood.<br />

— Clary, riesci a camminare?<br />

Clary si staccò da Simon. — Sì, ce la faccio. E Hodge? Non possiamo abbandonarlo qui.<br />

— Dobbiamo farlo — <strong>di</strong>sse Alec. — Ci sarà tempo per tornare a riprenderlo, se sopravviviamo a<br />

questa notte.<br />

S'incamminarono verso la città. Jace si trattenne un attimo, si tolse la giacca e la <strong>di</strong>stese sul volto<br />

immobile <strong>di</strong> Hodge, rivolto verso l'alto. Clary avrebbe voluto andare da lui, magari mettergli una<br />

mano sulla spalla, ma qualcosa nei suoi mo<strong>di</strong> le <strong>di</strong>sse che era meglio lasciar perdere. Nemmeno<br />

Alee gli si avvicinò, né gli propose una runa <strong>di</strong> guarigione, benché Jace zoppicasse, mentre<br />

scendevano dalla collina per un sentiero tortuoso con le armi sguainate, pronti alla battaglia.<br />

Il cielo era illuminato <strong>di</strong> rosso dalla Guar<strong>di</strong>a, che alle loro spalle continuava a bruciare. Ma non<br />

videro demoni. La testa <strong>di</strong> Clary, in quella calma assoluta, in quella luce inquietante, pulsava forte:<br />

le pareva <strong>di</strong> essere dentro un sogno. Un'estrema stanchezza la stringeva come una morsa. Portare un


piede davanti all'altro era come sollevare un blocco <strong>di</strong> cemento e sbatterlo giù e poi ricominciare.<br />

Sentiva Jace e Alec che parlavano, più avanti sul sentiero, e le loro voci risuonavano deboli e<br />

in<strong>di</strong>stinte, sebbene fossero vicini.<br />

Alec parlava con dolcezza, con un tono quasi implorante: — Jace, quello che hai detto prima, a<br />

Hodge... non puoi pensarlo davvero. Essere il figlio <strong>di</strong> Valentine non fa <strong>di</strong> te un mostro. Qualsiasi<br />

cosa Valentine ti abbia fatto quando eri piccolo, qualsiasi cosa ti abbia insegnato, devi capire che<br />

non è stata colpa tua.<br />

— Non voglio parlarne, Alee, né ora né mai. Non chiedermelo più. — Il tono <strong>di</strong> Jace era selvaggio e<br />

Alec ammutolì. Clary poteva percepire il suo dolore, quasi fisicamente. Che notte, pensò. Una notte<br />

così piena <strong>di</strong> sofferenza per tutti!<br />

Cercò <strong>di</strong> non pensare a Hodge, all'espressione pietosa e implorante che aveva poco prima <strong>di</strong> morire.<br />

Non le era mai piaciuto, ma non meritava quello che Sebastian gli aveva fatto. Nessuno se lo<br />

sarebbe meritato. Pensò a Sebastian, al modo in cui si era mosso, veloce come un lampo. Non aveva<br />

mai visto nessuno, tranne Jace, muoversi così rapidamente. Voleva capire: che cos'era successo a<br />

Sebastian? Com'era riuscito, un cugino dei Penhallow, a prendere una strada così sbagliata? E come<br />

mai nessuno se n'era mai accorto? Aveva pensato che Sebastian volesse aiutarla a salvare sua madre,<br />

invece voleva solo mettere le mani sul Libro Bianco per consegnarlo a Valentine. Magnus si era<br />

sbagliato: non era stato per colpa dei Lightwood, se Valentine aveva saputo <strong>di</strong> Ragnor Fell, ma<br />

perché lei ne aveva parlato con Sebastian. Come aveva potuto essere così stupida?<br />

Inorri<strong>di</strong>ta da quei pensieri, notò appena che il sentiero sfociava in un viale e che il viale conduceva<br />

nel cuore della città. Le strade erano deserte, le case immerse nel buio, molti dei lampioni <strong>di</strong><br />

stregaluce erano infranti, i vetri sparsi sull'acciottolato. Voci riecheggiavano in lontananza e bagliori<br />

<strong>di</strong> torce apparivano qua e là fra le ombre delle case, ma...<br />

— C'è un silenzio terribile — osservò Alec, guardandosi intorno sorpreso. — E...<br />

— Non c'è più la puzza dei demoni. — Jace aggrottò la fronte. — Strano. Forza. An<strong>di</strong>amo alla Sala<br />

degli Accor<strong>di</strong>.<br />

Clary si aspettava un altro attacco, ma non videro un solo demone per le strade. Nessun demone<br />

vivo, per lo meno. In un vicolo stretto, videro però un gruppo <strong>di</strong> tre o quattro Cacciatori che<br />

facevano cerchio intorno a qualcosa che pulsava e guizzava. A turno, infilzavano la cosa con lunghi<br />

pali appuntiti. Con un brivido, Clary <strong>di</strong>stolse lo sguardo.<br />

La Sala degli Accor<strong>di</strong> era illuminata come un falò: la stregaluce si riversava all'esterno dalle porte e<br />

dalle finestre. Salirono in fretta la scalinata. Ogni tanto Clary inciampava e doveva fermarsi per<br />

riprendere l'equilibrio. Il senso <strong>di</strong> stor<strong>di</strong>mento era sempre più forte. Tutto il mondo sembrava<br />

ondeggiare intorno a lei, come se fosse sopra un enorme mappamondo rotante. Sopra <strong>di</strong> lei, le stelle<br />

erano macchioline bianche nel cielo. — Dovresti sdraiarti — le <strong>di</strong>sse Simon. Poi, quando Clary non<br />

rispose, la chiamò: — Clary?<br />

Con uno sforzo enorme, Clary si costrinse a sorridergli. — Va tutto bene.<br />

Jace, fermo davanti all'ingresso, si girò a guardarla, in silenzio. Nel bagliore vivido della stregaluce,<br />

il sangue sul suo viso e l'occhio gonfio erano orribili segni neri.<br />

Un rumore sordo proveniva dalla Sala degli Accor<strong>di</strong>, il basso mormorio <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> voci. A Clary<br />

sembrava il battito <strong>di</strong> un enorme cuore. La luce delle torce nelle staffe, unita al bagliore delle pietre<br />

<strong>di</strong> stregaluce portate ovunque, le bruciavano gli occhi e le confondevano la vista: vedeva solo<br />

ombre vaghe, adesso, ombre e macchie <strong>di</strong> colore. Bianco, oro, poi il cielo notturno sopra <strong>di</strong> loro,<br />

che <strong>di</strong>ventava <strong>di</strong> un blu più chiaro. Ma che ora era?<br />

— Non li vedo. — Alec scrutava la sala cercando i suoi famigliari. Parlò come se fosse stato<br />

lontano mille miglia, o sott'acqua. — Dovrebbero essere qui, ormai.


La sua voce si perse. Lo stor<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Clary peggiorava. Si appoggiò con la mano a una colonna<br />

per non cadere. Una mano le sfiorò la schiena: Simon. Stava <strong>di</strong>cendo qualcosa a Jace e sembrava in<br />

ansia. La sua voce si smarrì in un intrico <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> altre voci, che crescevano e calavano intorno a<br />

Clary come le onde che s'infrangono sulla riva.<br />

— Mai visto niente <strong>di</strong> simile. A un certo punto, i demoni se ne sono andati: hanno girato i tacchi e<br />

sono svaniti.<br />

— L'alba, probabilmente. Hanno paura dell'alba, e ormai non è lontana.<br />

— No, c'era dell'altro.<br />

— È solo che non vuoi credere che torneranno anche domani notte, o dopodomani.<br />

— Non <strong>di</strong>rlo: non c'è ragione. Le <strong>di</strong>fese verranno riattivate.<br />

— E Valentine le abbatterà <strong>di</strong> nuovo.<br />

— Forse è quello che ci meritiamo. Forse Valentine aveva ragione. Forse, alleandoci con i Nascosti<br />

abbiamo perso la protezione dell'Angelo.<br />

— Taci, e porta un po' <strong>di</strong> rispetto: stanno contando i morti proprio nella piazza dell'Angelo.<br />

— Eccoli là! — esclamò Alec. — In fondo, vicino al po<strong>di</strong>o. Sembra che... — Gli si spense la voce<br />

in gola e un attimo dopo era già sparito, facendosi largo tra la folla. Clary socchiuse gli occhi per<br />

mettere a fuoco, ma vedeva solo macchie in<strong>di</strong>stinte.<br />

Sentì Jace trasalire e poi, senza una parola, anche lui si mise a spintonare tra la folla, seguendo Alee.<br />

Clary si staccò dalla colonna per seguirli, ma inciampò. Simon la afferrò al volo.<br />

— Devi sdraiarti, Clary — le <strong>di</strong>sse.<br />

— No — sussurrò lei. — Voglio vedere cos'è successo.<br />

S'interruppe. Simon guardava in fondo alla sala, oltre<br />

Clary, oltre Jace, e sembrava profondamente turbato. Puntellandosi alla colonna, Clary si sollevò in<br />

punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>, sforzandosi <strong>di</strong> vedere qualcosa al <strong>di</strong> là della folla.<br />

Eccoli, i Lightwood: Maryse, con le braccia intorno a Isabelle che singhiozzava, e Robert<br />

Lightwood, seduto per terra, con qualcosa... no, qualcuno, tra le braccia. Clary pensò alla prima<br />

volta che aveva visto Max, all'Istituto, addormentato su un <strong>di</strong>vano, gli occhiali <strong>di</strong> traverso e una<br />

mano penzoloni. "Riesce a dormire dappertutto", aveva commentato Jace. Anche adesso sembrava<br />

quasi che dormisse in braccio a suo padre, ma Clary seppe che non stava dormendo.<br />

Alee era in ginocchio e teneva una mano <strong>di</strong> Max. Jace invece era rimasto dov'era, immobile. Aveva<br />

un'aria terribilmente smarrita, come se non avesse idea <strong>di</strong> dove fosse, né <strong>di</strong> cosa ci facesse lì. Tutto<br />

quello che Clary avrebbe voluto fare era correre da lui e abbracciarlo, ma l'espressione <strong>di</strong> Simon le<br />

<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> no, come pure le <strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> no il ricordo della tenuta <strong>di</strong> campagna e delle braccia <strong>di</strong> Jace<br />

intorno a lei. Clary era l'ultima persona sulla faccia della terra che in quel momento avrebbe potuto<br />

dargli un po' <strong>di</strong> consolazione.<br />

— Clary — <strong>di</strong>sse Simon, ma lei lo spinse via, nonostante lo stor<strong>di</strong>mento e il dolore alla testa. Corse<br />

verso le porte della sala e le spalancò, si precipitò fuori sulla scalinata e si fermò lì, respirando<br />

ampie boccate d'aria fredda. In lontananza, l'orizzonte era striato <strong>di</strong> rosso e le stelle si stavano<br />

spegnendo nel cielo che si schiariva. La notte era passata. Era giunta l'alba.


capitolo 13<br />

DOVE C'È DOLORE<br />

Con le gambe avvoltolate fra le lenzuola, Clary si svegliò <strong>di</strong> soprassalto da un incubo pieno <strong>di</strong><br />

angeli sanguinanti. C'era un buio pesto e claustrofobico, nella camera degli ospiti <strong>di</strong> Amatis. Era<br />

come essere chiusi in una bara. Allungò un braccio e tirò le tende. La luce del giorno si riversò nella<br />

stanza. Aggrottò la fronte e le richiuse subito.<br />

Gli Shadowhunters bruciavano i loro morti. Dalla notte dell'attacco dei demoni, il cielo a ovest della<br />

città era costantemente macchiato da enormi volute <strong>di</strong> fumo. Vederlo dalla finestra <strong>di</strong>ede a Clary un<br />

senso <strong>di</strong> nausea, così preferì tenere tirate le tende. Nel buio della stanza chiuse gli occhi, cercando<br />

<strong>di</strong> ricostruire il sogno. C'erano degli angeli, e l'immagine della runa che Ithuriel le aveva mostrato<br />

continuava a brillare <strong>di</strong>etro le sue palpebre come un semaforo lampeggiante. Era una runa semplice<br />

come un nodo, ma, per quando si concentrasse, Clary non riusciva a leggerla, né a capirne il<br />

significato. Sapeva solo che in qualche modo era incompleta, come se chi l'aveva creata non<br />

l'avesse finita.<br />

Questi non sono i primi sogni che ti mando, le aveva detto Ithuriel. Clary pensò agli altri sogni:<br />

Simon con le mani marchiate a fuoco col simbolo della croce; Jace con le ali; laghi <strong>di</strong> ghiaccio che<br />

s'infrangevano, brillanti come specchi. Era stato l'angelo a mandarle anche quelli?<br />

Con un sospiro, si mise a sedere. I suoi sogni erano brutti, ma le immagini che le passavano per la<br />

mente ora che era sveglia non erano molto meglio. Isabelle, che piangeva sommessamente, seduta<br />

per terra nella Sala degli Accor<strong>di</strong>, che si tirava i capelli corvini intrecciati tra le <strong>di</strong>ta con tanta forza<br />

da far temere a Clary che se li strappasse via. Maryse che se la prendeva con Jia Penhallow<br />

gridandole che era stato il ragazzo che avevano accolto nella loro casa, il loro cugino, a fare tutto<br />

questo, e se il ragazzo era un alleato così stretto <strong>di</strong> Valentine, cosa avevano da <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> sé, i<br />

Penhallow? Alec che cercava <strong>di</strong> calmare sua madre e chiedeva a Jace <strong>di</strong> aiutarlo,- e lui che invece<br />

restava immobile, mentre il sole sorgeva su Alicante e faceva entrare la sua luce dal soffitto dalla<br />

Sala. — È l'alba — aveva detto Luke, stanco come Clary non l'aveva mai visto. — È ora <strong>di</strong> portare<br />

dentro i morti. — E aveva mandato in giro delle pattuglie a raccogliere i cadaveri dei Cacciatori e<br />

dei licantropi che giacevano per le strade, dando or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> portarli nella piazza davanti alla Sala<br />

degli Accor<strong>di</strong>; la stessa che Clary aveva attraversato insieme a Sebastian, notando che l'e<strong>di</strong>ficio<br />

somigliava a una chiesa. Le era sembrato un bel posto, allora, con le fioriere e i negozi dai colori<br />

vivaci. Ora, invece, era piena <strong>di</strong> cadaveri.<br />

Compreso quello <strong>di</strong> Max. Pensare al bambino che con tanta serietà aveva parlato con lei dei manga<br />

le fece stringere il cuore. Gli aveva promesso che l'avrebbe portato al Pianeta Proibito, la sua<br />

fumetteria preferita, ma ora non avrebbe più potuto farlo. Gli avrei comprato dei<br />

fumetti, pensò. Tutti i fumetti che voleva. Non che facesse <strong>di</strong>fferenza.<br />

Non pensarci. Clary scalciò via le lenzuola e si alzò. Dopo una rapida doccia s'infilò i jeans e la<br />

maglia che aveva su il giorno in cui era arrivata da New York. Vi premette il viso, prima <strong>di</strong><br />

infilarsela, nella speranza <strong>di</strong> cogliere un sentore <strong>di</strong> Brooklyn o l'odore <strong>di</strong> bucato; qualcosa che le<br />

ricordasse casa sua. Ma era stata lavata e ora sapeva <strong>di</strong> sapone al limone. Con un altro sospiro,<br />

Clary scese le scale.<br />

La casa era vuota, fatta eccezione per Simon, seduto sul <strong>di</strong>vano nel salotto. Le finestre aperte alle<br />

sue spalle lasciavano entrare molta luce. Simon era <strong>di</strong>ventato come un gatto, pensò Clary: sempre<br />

alla ricerca <strong>di</strong> una macchia <strong>di</strong> sole dove acciambellarsi. Ma per quanto sole prendesse, la sua pelle<br />

restava sempre bianca come l'avorio.<br />

Clary prese una mela dal cestino sul tavolo e sprofondò sul <strong>di</strong>vano accanto a lui, raccogliendo le<br />

gambe sotto <strong>di</strong> sé. — Hai dormito?


— Un po'. — La guardò. — Dovrei essere io a chiederlo a te. Sei tu quella con le occhiaie. Altri<br />

incubi?<br />

Clary scrollò le spalle. — Il solito. Morte, <strong>di</strong>struzione, angeli cattivi.<br />

— Come nella vita reale, allora.<br />

— Già, ma almeno quando mi sveglio è tutto finito. — Diede un morso alla mela. — Fammi<br />

indovinare. Luke e Amatis sono alla Sala degli Accor<strong>di</strong> per un'altra assemblea.<br />

— Esatto. Credo sia l'assemblea in cui si riuniscono per decidere quali altre assemblee organizzare.<br />

— Simon giocherellava pigramente con la frangia del cuscino. — Notizie da Magnus?<br />

— No. — Clary stava cercando <strong>di</strong> non pensare che erano passati già tre giorni dall'ultima volta che<br />

aveva visto Magnus. E da allora non si era più fatto vivo. Né al fatto che niente poteva impe<strong>di</strong>re allo<br />

stregone <strong>di</strong> prendere il Libro Bianco e sparire nel nulla senza farsi più vedere. Si chiese come aveva<br />

potuto pensare <strong>di</strong> fidarsi <strong>di</strong> uno che usava tutto quell'eyeliner.<br />

Sfiorò il polso <strong>di</strong> Simon. — E tu, che intenzioni hai? Vuoi restare ancora qui? — Clary avrebbe<br />

preferito che Simon tornasse a casa, dopo la battaglia: a casa, al sicuro. Lui, invece, si era<br />

stranamente opposto. Quale che fosse la ragione, voleva restare. Clary sperava che non fosse perché<br />

si sentiva in dovere <strong>di</strong> prendersi cura <strong>di</strong> lei. Avrebbe voluto <strong>di</strong>rglielo chiaro e tondo, che non aveva<br />

bisogno della sua protezione, ma non l'aveva fatto, perché una parte <strong>di</strong> lei non sopportava l'idea <strong>di</strong><br />

vederlo andare via. Così Simon era rimasto e Clary ne era segretamente, colpevolmente contenta.<br />

— Ti fanno avere... ehm... quello che ti serve?<br />

— Vuoi <strong>di</strong>re il sangue? Sì. Maia me ne porta tutti i giorni, in bottiglia. Ma non chiedermi dove se lo<br />

procura. — La prima mattina che Simon si era svegliato a casa <strong>di</strong> Amatis, un sorridente licantropo<br />

si era presentato alla porta <strong>di</strong> casa con un gatto vivo per lui. — Sangue! — aveva annunciato. — Per<br />

te. Freschissimo! — Simon l'aveva ringraziato, aveva aspettato che si allontanasse, poi aveva<br />

liberato il gatto.<br />

— Be', da una parte o dall'altra dovrai pur procurarti del sangue — aveva detto Luke con aria<br />

<strong>di</strong>vertita.<br />

— A casa ho un gatto — aveva risposto Simon. — Non se ne parla nemmeno.<br />

— Lo <strong>di</strong>rò a Maia — aveva promesso Luke. E da quella volta, il sangue arrivava con <strong>di</strong>screzione<br />

dentro bottiglie da latte. Clary non aveva idea <strong>di</strong> come Maia avesse organizzato la cosa e, come<br />

Simon, preferiva non saperlo. Non vedeva Maia dalla notte della battaglia. I licantropi si erano<br />

accampati da qualche parte nella vicina foresta e solo Luke era rimasto in città.<br />

— Che c'è? — Simon appoggiò in<strong>di</strong>etro la testa, guardando Clary dalle ciglia socchiuse. — Hai la<br />

faccia <strong>di</strong> una che vuole chiedere qualcosa.<br />

C'erano parecchie cose che Clary avrebbe voluto chiedergli, ma decise <strong>di</strong> optare per una delle più<br />

semplici. — Hodge — <strong>di</strong>sse, esitando. — Quando eri nella cella... davvero non l'avevi<br />

riconosciuto?<br />

— Non lo vedevo. Potevo solo sentire la sua voce, e c'era un muro in mezzo. Abbiamo parlato...<br />

tanto.<br />

— E ti piaceva? Cioè, ti era simpatico?<br />

— Simpatico? Non saprei. Tormentato, triste, intelligente, per brevi momenti anche<br />

compassionevole. Sì, mi piaceva. Secondo me, gli ricordavo se stesso da giovane, in un certo<br />

senso...<br />

— Non <strong>di</strong>rlo nemmeno! — Clary si raddrizzò sulla schiena e per poco non le cadde la mela. — Tu<br />

non assomigli nemmeno lontanamente a Hodge.<br />

— Non ritieni che io sia tormentato e intelligente?


— Hodge stava con i cattivi. Tu no. — Clary parlava con decisione. — E non c'è altro da <strong>di</strong>re.<br />

Simon sospirò. — La gente non nasce buona o cattiva. Forse nasce con delle inclinazioni verso<br />

l'una o l'altra parte, ma è il modo in cui ciascuno vive la propria vita che conta. E le persone che si<br />

incontrano. Valentine era amico <strong>di</strong> Hodge, e non credo che Hodge abbia incontrato nella vita<br />

persone che l'abbiano spronato a <strong>di</strong>ventare una persona migliore. Se io avessi avuto una vita come<br />

la sua, non so come sarei <strong>di</strong>ventato. Ma per me è stato <strong>di</strong>verso. Io ho la mia famiglia. E ho te.<br />

Clary gli sorrise, ma le parole <strong>di</strong> Simon ebbero un'eco dolorosa dentro <strong>di</strong> lei. La gente non nasce<br />

buona o cattiva. Anche lei aveva sempre pensato che fosse così, ma, nelle immagini che l'angelo le<br />

aveva mostrato, aveva visto sua madre definire il proprio figlio un bambino malvagio, un mostro.<br />

Avrebbe voluto <strong>di</strong>rlo a Simon, raccontargli quello che l'angelo le aveva mostrato, ma non poteva,<br />

senza rivelargli anche cosa avevano scoperto <strong>di</strong> Jace. Ma quello era il segreto <strong>di</strong> Jace e doveva<br />

essere lui a rivelarlo. Simon le aveva chiesto cosa intendesse <strong>di</strong>re Jace, quando aveva parlato con<br />

Hodge, perché si era definito un mostro, ma lei aveva risposto che era <strong>di</strong>fficile capire Jace anche nei<br />

momenti migliori. Non era sicura che Simon le avesse creduto, ma non ne aveva più riparlato.<br />

In quel momento qualcuno aveva bussato alla porta, evitandole così <strong>di</strong> dover dare una una risposta.<br />

Aggrottando la fronte, Clary posò il torsolo della mela sul tavolo. — Vado io.<br />

La porta aperta lasciò entrare una folata d'aria fresca e frizzante. Sulla soglia c'era Aline Penhallow,<br />

con una giacca <strong>di</strong> seta rosa scuro che ben si abbinava al colore degli occhi arrossati. — Devo<br />

parlarti — annunciò senza tanti preamboli.<br />

Sorpresa, Clary riuscì solo ad annuire e tenne la porta aperta. — Okay. Entra pure.<br />

— Grazie. — Aline le passò accanto bruscamente ed entrò in salotto. Si bloccò, non appena vide<br />

Simon seduto sul <strong>di</strong>vano, e schiuse le labbra, attonita. — Ma lui non è...?<br />

— Il vampiro? — Simon fece un gran sorriso. La forma lievemente affilata ma decisamente non<br />

umana degli incisivi si intravedeva contro il labbro inferiore, quando sorrideva così. Clary avrebbe<br />

preferito che non lo facesse.<br />

Aline si girò verso Clary. — Posso parlarti da sola?<br />

— No — <strong>di</strong>sse Clary, sedendosi sul <strong>di</strong>vano accanto a Simon. — Qualunque cosa tu abbia da <strong>di</strong>re,<br />

puoi <strong>di</strong>rla a tutti e due.<br />

Aline si mor<strong>di</strong>cchiò il labbro. — E va bene. Senti, c'è una cosa che voglio <strong>di</strong>re ad Alec, Jace e<br />

Isabelle, ma non ho idea <strong>di</strong> dove trovarli.<br />

Clary sospirò. — Si sono dati da fare e si sono sistemati in una casa vuota. La famiglia che ci<br />

abitava si è trasferita in campagna.<br />

Aline annuì. Molte persone avevano abbandonato Alicante dopo l'attacco. Molti, più <strong>di</strong> quanti Clary<br />

avrebbe immaginato, erano rimasti, ma parecchi avevano fatto le valigie ed erano partiti,<br />

abbandonando la loro casa.<br />

— Stanno bene, se è questo che vuoi sapere. Senti, non li ho più visti nemmeno io, dopo la<br />

battaglia. Potrei fargli avere un messaggio tramite Luke, se vuoi.<br />

— Non saprei. — Aline si mor<strong>di</strong>cchiava il labbro. — I miei genitori hanno dovuto <strong>di</strong>re alla zia <strong>di</strong><br />

Sebastian, a Parigi, che cosa ha fatto suo nipote. Era sconvolta.<br />

— Come è normale che sia, scoprendo che il proprio nipote è un criminale malvagio — commentò<br />

Simon.<br />

Aline gli scoccò un'occhiataccia. — La zia continuava a ripetere che non era affatto da lui, che<br />

doveva per forza esserci un errore. E così mi ha mandato delle foto. — Aline tirò fuori dalla tasca<br />

<strong>di</strong>verse fotografie un po' spiegazzate e le passò a Clary. — Guarda.


Clary guardò. Gli scatti mostravano un ragazzo allegro dai capelli scuri, a modo suo bello, anche se<br />

<strong>di</strong> una bellezza non convenzionale, con un sorriso un po' sghembo e il naso un po' troppo grande.<br />

Era il tipo <strong>di</strong> ragazzo con cui doveva essere <strong>di</strong>vertente passare del tempo. Ma non somigliava affatto<br />

a Sebastian. — Questo è tuo cugino?<br />

— Questo è Sebastian Verlac. Il che significa...<br />

— Che il ragazzo che si faceva chiamare Sebastian è qualcun altro? — Clary riguardò le foto con<br />

crescente agitazione.<br />

— Pensavo... — Aline si stava <strong>di</strong> nuovo mor<strong>di</strong>cchiando il labbro. — Pensavo che se i Lightwood<br />

sapessero che Sebastian, o chiunque fosse quel ragazzo, non è veramente mio cugino, forse<br />

potrebbero perdonarmi. Perdonarci.<br />

— Sono sicura che lo faranno. — Clary cercò <strong>di</strong> mettere nella voce tutta la gentilezza che aveva. —<br />

Ma c'è qualcosa <strong>di</strong> più grosso in ballo. Il Conclave deve sapere che Sebastian non è solo un<br />

ragazzino finito sulla cattiva strada, ma che è stato Valentine a spe<strong>di</strong>rlo qui, per farci spiare.<br />

— Era così convincente! — <strong>di</strong>sse Aline. — Sapeva cose che solo la mia famiglia conosceva. Sapeva<br />

cose della nostra infanzia...<br />

— A questo punto dobbiamo chiederci — intervenne Simon<br />

— che cosa può essere capitato al vero Sebastian. A tuo cugino. A quanto pare, è partito da Parigi<br />

<strong>di</strong>retto a Idris, ma qui non è mai arrivato. Cosa gli sarà successo lungo la strada?<br />

Fu Clary a rispondere. — Valentine. Deve aver pianificato tutto: sapeva dov'era Sebastian e come<br />

intercettarlo. E se l'ha fatto con Sebastian...<br />

— Potrebbe averlo fatto anche con altri — concluse Aline.<br />

— Dovresti <strong>di</strong>rlo al Conclave. Dillo a Lucian Graymark. — Colse l'espressione sorpresa <strong>di</strong> Clary.<br />

— La gente lo ascolta. L'hanno detto i miei genitori.<br />

— Forse dovresti venire con noi alla Sala degli Accor<strong>di</strong> — propose Simon — e <strong>di</strong>rglielo tu stessa.<br />

Aline scosse la testa. — Non posso affrontare i Lightwood. Soprattutto Isabelle. Lei mi ha salvato la<br />

vita e io... io sono scappata. Non riuscivo a fermarmi. Correvo e basta.<br />

— Eri sotto shock. Non è colpa tua.<br />

Aline non sembrava convinta. — E adesso suo fratello...<br />

— S'interruppe, mordendosi ancora il labbro. — Comunque, senti, c'è anche un'altra cosa che<br />

volevo <strong>di</strong>rti da tempo, Clary.<br />

— A me? — Clary era perplessa.<br />

— Sì. — Aline fece un profondo respiro. — Senti, quando sei entrata in biblioteca e hai visto me e<br />

Jace, be', non era niente <strong>di</strong> importante. Sono stata io a baciarlo. È stato... un esperimento. E non ha<br />

funzionato granché.<br />

Clary si sentì avvampare. Perché mi sta <strong>di</strong>cendo questo?<br />

— Senti, non c'è problema. Sono affari <strong>di</strong> Jace, non miei.<br />

— Be', sembravi piuttosto sconvolta, quel giorno. — Un accenno <strong>di</strong> sorriso aleggiò agli angoli della<br />

bocca <strong>di</strong> Aline.<br />

— E io credo <strong>di</strong> sapere il perché.<br />

Clary mandò giù il gusto acido che le era salito in bocca. — Ah sì?


— Tuo fratello è un dongiovanni. Lo sanno tutti. È uscito con un sacco <strong>di</strong> ragazze. E tu temevi che,<br />

se avesse fatto il cretino con me, sarebbe finito nei guai. Dopotutto, le nostre famiglie sono,<br />

o erano, amiche. Ma non preoccuparti. Non è il mio tipo.<br />

— Credo <strong>di</strong> non aver mai sentito nessuna ragazza <strong>di</strong>re una cosa simile — commentò Simon. —<br />

Credevo che Jace fosse il tipo <strong>di</strong> ragazzo che è... il tipo <strong>di</strong> tutte.<br />

— Anch'io lo pensavo — <strong>di</strong>sse Aline lentamente. — Ed è per questo che l'ho baciato. Sto cercando<br />

<strong>di</strong> capire se esiste un ragazzo che sia il mio tipo.<br />

È stata lei a baciare Jace, pensava intanto Clary. Non lui a baciare lei. È stata lei a baciare<br />

lui. Incrociò lo sguardo <strong>di</strong> Simon alle spalle <strong>di</strong> Aline. Sembrava <strong>di</strong>vertito. — Be'? E alla fine che<br />

cos'hai deciso?<br />

Aline scrollò le spalle. — Non ne sono ancora sicura. Però, dai, almeno adesso non devi più<br />

preoccuparti per Jace!<br />

Magari. — Io mi preoccupo sempre per Jace.<br />

Lo spazio nella Sala degli Accor<strong>di</strong> era stato rapidamente riorganizzato, dopo la notte della battaglia.<br />

Con la Guar<strong>di</strong>a fuori uso, ora la sala fungeva da Camera del Consiglio, da centro <strong>di</strong> raccolta per chi<br />

cercava familiari che mancavano all'appello e da ufficio informazioni. La fontana centrale era<br />

asciutta. File <strong>di</strong> panche erano state <strong>di</strong>sposte rivolte verso il po<strong>di</strong>o sul fondo. Alcuni Nephilim erano<br />

seduti sulle panche in quella che aveva tutta l'aria <strong>di</strong> essere un'assemblea del Consiglio. Nei corridoi<br />

tra una panca e l'altro e sotto le arcate ai lati della grande Sala, si aggiravano ansiosamente decine <strong>di</strong><br />

altri Shadowhunters. La Sala degli Accor<strong>di</strong> non sembrava più un posto dove poter danzare. C'era<br />

una strana atmosfera nell'aria, un misto <strong>di</strong> tensione e <strong>di</strong> attesa.<br />

Sebbene l'assemblea fosse in corso al centro, ovunque si sentivano mormorii <strong>di</strong> altre conversazioni.<br />

Attraversando la Sala con Simon, Clary ne colse qualche frammento: le torri antidemoni erano <strong>di</strong><br />

nuovo in funzione; le <strong>di</strong>fese erano attive, ma più deboli <strong>di</strong> prima; le <strong>di</strong>fese erano attive, più forti <strong>di</strong><br />

prima; erano stati avvistati alcuni demoni sulle colline a sud della città; le case <strong>di</strong> campagna<br />

venivano abbandonate; molte famiglie avevano lasciato la città; alcuni avevano lasciato anche il<br />

Conclave.<br />

Sul po<strong>di</strong>o rialzato, davanti alle mappe <strong>di</strong> Idris appese al muro, c'era il Console, truce come una<br />

guar<strong>di</strong>a del corpo, accanto a un ometto grassoccio vestito <strong>di</strong> grigio. L'ometto parlava e gesticolava<br />

con foga, ma nessuno sembrava prestargli attenzione.<br />

— Oh, cavoli, quello è l'Inquisitore — mormorò Simon all'orecchio <strong>di</strong> Clary, in<strong>di</strong>candoglielo. —<br />

Aldertree.<br />

— E là c'è Luke — <strong>di</strong>sse Clary, in<strong>di</strong>viduandolo nella folla. Luke era vicino alla fontana asciutta e<br />

parlava con un uomo dall'aspetto malconcio, con una benda che gli copriva metà faccia. Clary si<br />

guardò intorno in cerca <strong>di</strong> Amatis e finalmente la vide, seduta in silenzio sull'orlo <strong>di</strong> una panca, il<br />

più lontano possibile dagli altri Shadowhunters. Quando Amatis la vide, sembrò sorpresa e fece per<br />

alzarsi.<br />

Anche Luke vide Clary. Aggrottò la fronte, <strong>di</strong>sse qualcosa all'uomo bendato, congedandosi, e poi,<br />

sempre più accigliato, si avvicinò a Clary e Simon, fermi vicino a una delle colonne. — Che cosa ci<br />

fate qui? Sapete che il Conclave non permette ai ragazzini <strong>di</strong> partecipare alle assemblee. Quanto a te<br />

— aggiunse, squadrando Simon — non è una grande idea mostrare la tua bella faccia all'Inquisitore,<br />

anche se in realtà non c'è niente che lui possa fare. — Un sorriso gli increspò l'angolo della bocca.<br />

— Non senza mettere a rischio qualsivoglia alleanza che il Conclave possa stipulare con i Nascosti<br />

in futuro.<br />

— Esatto. — Simon mandò un saluto all'Inquisitore agitando le <strong>di</strong>ta della mano, ma Aldertree lo<br />

ignorò.


— Simon, smettila. Siamo qui per un motivo preciso. — Clary mise in mano a Luke le foto <strong>di</strong><br />

Sebastian. — Questo è Sebastian Verlac. Il vero Sebastian Verlac.<br />

Luke si rabbuiò. Sfogliò le foto senza <strong>di</strong>re una parola, mentre Clary gli riferiva la storia che aveva<br />

raccontato Aline. Nel frattempo Simon, un po' a <strong>di</strong>sagio, mandava occhiate <strong>di</strong> fuoco in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Aldertree, che cercava <strong>di</strong> ignorarlo.<br />

— Ma il vero Sebastian assomiglia in qualche modo alla sua versione contraffatta? — chiese Luke<br />

alla fine.<br />

— Non proprio — spiegò Clary. — Il falso Sebastian era più alto. E probabilmente era biondo,<br />

perché <strong>di</strong> sicuro si tingeva i capelli. Nessuno ha dei capelli così neri. — E il colore mi è rimasto<br />

sulle <strong>di</strong>ta, quando li ho toccati, pensò, ma tenne per sé questo pensiero. — Comunque, Aline vuole<br />

mostrare queste foto a te e ai Lightwood. Pensa che, se sapessero che lui non è davvero parente dei<br />

Penhallow, allora...<br />

— Aline non ha parlato <strong>di</strong> queste ai suoi genitori, vero? — chiese Luke in<strong>di</strong>cando le foto.<br />

— Non ancora, credo — rispose Clary. — Penso che sia venuta <strong>di</strong>rettamente da me. Mi ha chiesto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo a te. Dice che la gente ti ascolta.<br />

— Alcuni forse. — Luke si girò a guardare l'uomo con la faccia bendata. — Stavo giusto parlando<br />

con Patrick Penhallow. Valentine era un suo buon amico, ai tempi, ed è possibile che lui abbia<br />

tenuto d'occhio la famiglia Penhallow, in tutti questi anni. — Restituì le foto a Clary. —<br />

Sfortunatamente, oggi i Lightwood non parteciperanno al Consiglio. Questa mattina c'è stato il<br />

funerale <strong>di</strong> Max. Con ogni probabilità sono ancora al cimitero. — Vedendo la faccia <strong>di</strong> Clary,<br />

aggiunse: — È stata una cerimonia privata, Clary. Solo per la famiglia.<br />

Ma io sono famiglia, per Jace, protestò una vocina dentro la sua testa. Un'altra voce, però, una voce<br />

più forte, la sorprese con la sua amarezza. Lui ti ha detto che averti tra i pie<strong>di</strong> è come morire <strong>di</strong><br />

morte lenta per <strong>di</strong>ssanguamento. Cre<strong>di</strong> davvero che abbia bisogno anche <strong>di</strong> questo, al funerale <strong>di</strong><br />

Max!<br />

— Allora glielo potrai <strong>di</strong>re stasera — <strong>di</strong>sse Clary. — Insomma, mi pare che sia una bella notizia.<br />

Chiunque fosse Sebastian, non è un parente dei loro amici.<br />

— Sarebbe una notizia ancora più bella se sapessimo chi è — borbottò Luke. — O quali altre spie<br />

ha Valentine nel Conclave. Diverse persone devono essere coinvolte nell'abbattimento delle <strong>di</strong>fese.<br />

È un'operazione che si può fare solo dall'interno della città.<br />

— Hodge <strong>di</strong>ceva che Valentine aveva trovato un sistema<br />

— <strong>di</strong>sse Simon. — Diceva che serviva sangue <strong>di</strong> demone per abbattere le <strong>di</strong>fese, ma che non c'era<br />

modo <strong>di</strong> portare del sangue <strong>di</strong> demone dentro la città. E Valentine ha trovato il sistema per farlo.<br />

— Qualcuno ha <strong>di</strong>pinto una runa con sangue <strong>di</strong> demone sulla cima <strong>di</strong> una delle torri — <strong>di</strong>sse Luke<br />

con un sospiro.<br />

— Quin<strong>di</strong>, è evidente che Hodge aveva ragione. Il Conclave, sfortunatamente, ha sempre avuto<br />

troppa fiducia nelle <strong>di</strong>fese, ma anche per il rompicapo più complesso c'è una soluzione. -—<br />

— A me sembra quel tipo <strong>di</strong> complessità che nei giochi da tavolo ti lascia con un pugno <strong>di</strong> mosche<br />

— osservò Simon. — Proprio quando proteggi la tua fortezza con un Incantesimo <strong>di</strong> Invincibilità<br />

Totale, ecco che arriva qualcuno e trova il modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere tutto.<br />

— Simon! — esclamò Clary. — Sta' zitto!<br />

— Non è molto lontano dalla verità — puntualizzò Luke. — L'unica cosa che non sappiamo è come<br />

hanno fatto a portare sangue <strong>di</strong> demone in città senza far scattare le <strong>di</strong>fese. — Scrollò le spalle. —<br />

Ma è il minore dei nostri problemi, in questo momento. Le <strong>di</strong>fese sono state riattivate, anche se<br />

sappiamo che non sono infallibili. Valentine potrebbe tornare in qualsiasi momento, con un esercito


ancora più grande. E dubito che riusciremmo a respingerlo. Non ci sono abbastanza Nephilim, e<br />

quei pochi sono decisamente demoralizzati.<br />

— Ma... e i Nascosti? — chiese Clary. — Tu hai detto al Console che il Conclave deve combattere<br />

insieme ai Nascosti.<br />

— Io posso <strong>di</strong>rlo a Malachi e ad Aldertree fino allo sfinimento, ma non significa che loro mi<br />

vogliano ascoltare — rispose Luke stancamente. — L'unico motivo per cui mi lasciano restare qui è<br />

perché il Conclave mi ha eletto consigliere. E l'ha fatto solo perché parecchi <strong>di</strong> loro sono stati<br />

salvati dal mio branco. Il che non significa che vogliano altri Nascosti a Idris.<br />

Qualcuno lanciò un grido stridulo.<br />

Amatis era in pie<strong>di</strong>, con una mano sulla bocca e gli occhi fissi sull'ingresso della Sala degli Accor<strong>di</strong>.<br />

C'era un uomo sulla porta, incorniciato dalla luce del sole. Era solo una sagoma in controluce. Poi<br />

fece un passo avanti ed entrò nella sala, e Clary potè vederlo in faccia.<br />

Valentine.<br />

Chissà perché, la prima cosa che Clary notò fu che era perfettamente sbarbato. E questo lo faceva<br />

sembrare più giovane, più simile al ragazzo dei ricor<strong>di</strong> che Ithuriel le aveva mostrato.<br />

Invece della tenuta da battaglia, indossava un elegante gessato e la cravatta. Era <strong>di</strong>sarmato. Avrebbe<br />

potuto essere un uomo qualsiasi in una strada <strong>di</strong> Manhattan. Avrebbe potuto essere il padre <strong>di</strong><br />

chiunque.<br />

Valentine non guardò verso Clary, non <strong>di</strong>ede nemmeno segno <strong>di</strong> averla vista. Teneva gli occhi fissi<br />

su Luke, mentre percorreva lo stretto corridoio tra le file <strong>di</strong> panche.<br />

Come può pensare <strong>di</strong> entrare qui dentro <strong>di</strong>sarmato? si chiese Clary. Ma la sua domanda trovò<br />

subito una risposta: in quel momento l'Inquisitore Aldertree fece un verso da orso ferito, si<br />

<strong>di</strong>vincolò da Malachi che stava cercando <strong>di</strong> trattenerlo, scese barcollando i gra<strong>di</strong>ni del po<strong>di</strong>o e si<br />

scagliò contro Valentine.<br />

Passò attraverso il suo corpo come un coltello attraverso un foglio <strong>di</strong> carta. Valentine si girò a<br />

osservare Aldertree con un'occhiata <strong>di</strong> blando interesse: l'Inquisitore perse l'equilibrio, sbatté contro<br />

una colonna e crollò scompostamente a terra. Il Console lo raggiunse, si chinò e l'aiutò a rimettersi<br />

in pie<strong>di</strong>, con un'espressione <strong>di</strong> malcelato <strong>di</strong>sgusto. Clary si chiese se fosse per Valentine o per<br />

Aldertree, che aveva fatto una figura così grottesca.<br />

Un altro lieve mormorio aleggiò nella sala. L'Inquisitore squittiva e si agitava come un topo in<br />

trappola, mentre Malachi lo teneva saldamente per le braccia. Valentine riprese ad avanzare senza<br />

degnarli più <strong>di</strong> uno sguardo. I capannelli <strong>di</strong> Cacciatori intorno alle panche arretrarono come le onde<br />

del Mar Rosso davanti a Mosè, creando un passaggio libero al centro della Sala. Clary rabbrividì,<br />

quando Valentine si avvicinò a loro. È solo una proiezione,si <strong>di</strong>sse. Non è qui per davvero. Non può<br />

farti male.<br />

Accanto a lei, Simon rabbrividì e Clary gli prese la mano. In quel momento Valentine si fermò alla<br />

base del po<strong>di</strong>o e si girò verso <strong>di</strong> lei. I suoi occhi la squadrarono da capo a pie<strong>di</strong>, quasi senza parere,<br />

come prendendole le misure, poi scavalcarono Simon e si fermarono su Luke.<br />

— Lucian — <strong>di</strong>sse.<br />

Luke ricambiò il suo sguardo con occhi fermi e franchi, senza <strong>di</strong>re nulla. Era la prima volta che si<br />

ritrovavano nella stessa stanza dopo Renwick, pensò Clary, e in quell'occasione Luke era coperto <strong>di</strong><br />

sangue e mezzo morto per le ferite. Era più facile, adesso, cogliere le <strong>di</strong>fferenze e le somiglianze tra<br />

i due uomini: Luke, con la sua stazzonata camicia <strong>di</strong> flanella e i jeans, e Valentine, col suo<br />

bellissimo completo dall'aria costosa; Luke, con la barba <strong>di</strong> un giorno e del grigio tra i capelli, e<br />

Valentine, che sembrava ancora un venticinquenne, solo più freddo, più duro, come se il passare<br />

degli anni lo stesse lentamente trasformando in pietra.


— Ho sentito che il Conclave ti ha accolto nel Consiglio — esordì Valentine. — Solo un Conclave<br />

indebolito dalla corruzione e dalla ruffianeria può lasciarsi infiltrare da bastar<strong>di</strong> e degenerati. — La<br />

sua voce era placida, quasi allegra, tanto che era <strong>di</strong>fficile percepire il veleno delle sue parole,<br />

0 credere che le pensasse davvero. Lo sguardo <strong>di</strong> Valentine si spostò su Clary. — Clarissa — <strong>di</strong>sse.<br />

— Sei venuta con il vampiro, vedo. Quando le cose si saranno un po' sistemate, sarà il caso <strong>di</strong><br />

ri<strong>di</strong>scutere le tue scelte in fatto <strong>di</strong> animali domestici.<br />

Dalla gola <strong>di</strong> Simon salì un ringhio basso. Clary gli strinse la mano con forza, così forte che un<br />

tempo gli avrebbe fatto male. Ora, invece, Simon non sembrava sentire niente. — No — gli<br />

sussurrò. — Non reagire.<br />

Valentine aveva già <strong>di</strong>stolto l'attenzione da loro. Salì sul po<strong>di</strong>o e si voltò per guardare la folla. —<br />

Quante facce familiari — osservò. — Patrick. Malachi. Amatis.<br />

Amatis era ancora in pie<strong>di</strong>, immobile, con gli occhi sfavillanti <strong>di</strong> rancore.<br />

L'Inquisitore si stava ancora <strong>di</strong>battendo nella stretta <strong>di</strong> Malachi. Lo sguardo <strong>di</strong> Valentine guizzò su<br />

<strong>di</strong> lui, non senza un certo <strong>di</strong>vertimento. — Anche tu, Aldertree. Mi <strong>di</strong>cono che sei stato<br />

in<strong>di</strong>rettamente responsabile della morte del mio vecchio amico Hodge Starkweather. Un vero<br />

peccato.<br />

Luke ritrovò la voce. — Quin<strong>di</strong> lo ammetti — <strong>di</strong>sse. — Sei stato tu ad abbattere le <strong>di</strong>fese. Sei stato<br />

tu a mandare i demoni.<br />

— Li ho mandati io — confermò Valentine. — E posso mandarne molti altri. Di sicuro il Conclave<br />

se l'aspettava, per quanto stupi<strong>di</strong> possano essere i suoi membri. Tu te l'aspettavi, non è vero, Lucian?<br />

Gli occhi azzurri <strong>di</strong> Luke erano molto seri. — Sì, me l'aspettavo, ti conosco bene, Valentine. Ma<br />

<strong>di</strong>mmi: sei venuto a contrattare o a vantarti?<br />

— Né l'una né l'altra cosa. — Valentine osservò la folla muta. — Non ho nessun bisogno <strong>di</strong><br />

contrattare — <strong>di</strong>sse. Nonostante il tono calmo, la sua voce sembrava amplificata. — E nessun<br />

bisogno <strong>di</strong> vantarmi. Non mi dà alcun piacere causare la morte <strong>di</strong> altri Shadowhunters: siamo già<br />

abbastanza pochi, in un mondo che ha un <strong>di</strong>sperato bisogno <strong>di</strong> noi. Ma è così che piace al Conclave,<br />

no? È solo una delle vostre tante regole senza senso, quelle che usate per gettare nella polvere i<br />

vostri Cacciatori. Ho fatto ciò che ho fatto perché ho dovuto. Perché era l'unico modo per farmi<br />

ascoltare dal Conclave. Quegli Shadowhunters non sono morti per causa mia: sono morti perché il<br />

Conclave non mi ha mai dato ascolto. — Incrociò gli occhi <strong>di</strong> Aldertree in mezzo alla folla: la<br />

faccia dell'Inquisitore era bianca e contratta. — Molti <strong>di</strong> voi, un tempo, erano nel mio Circolo —<br />

<strong>di</strong>sse Valentine lentamente. — È a voi che ora mi rivolgo, e a coloro che sapevano del Circolo ma<br />

ne rimasero fuori. Vi ricordate ciò che pre<strong>di</strong>ssi quin<strong>di</strong>ci anni fa? Che, se non avessimo agito contro<br />

gli Accor<strong>di</strong>, la città <strong>di</strong> Alicante, la nostra preziosa capitale, sarebbe stata invasa da orde sbavanti <strong>di</strong><br />

bastar<strong>di</strong> mezzosangue, <strong>di</strong> razze degenerate che avrebbero calpestato tutto ciò che a noi era più caro?<br />

E, come avevo predetto, tutto ciò si è avverato. La Guar<strong>di</strong>a è bruciata fino alle fondamenta, il<br />

Portale è stato <strong>di</strong>strutto, le nostre strade sono state invase da mostri. Feccia semiumana, che<br />

pretende <strong>di</strong> governarci. Quin<strong>di</strong>, amici miei, nemici miei, fratelli miei nell'Angelo, io vi chiedo: mi<br />

credete, ora? — La sua voce si alzò e <strong>di</strong>ventò un grido. — MI CREDETE, ORA?<br />

Il suo sguardo percorse tutta la sala, come se si aspettasse una risposta. Ma non ci fu alcuna<br />

risposta: solo un mare <strong>di</strong> volti fissi su <strong>di</strong> lui.<br />

— Valentine. — La voce <strong>di</strong> Luke, per quanto bassa, ruppe il silenzio. — Non ve<strong>di</strong> ciò che hai fatto?<br />

Gli Accor<strong>di</strong> che tu temevi tanto non hanno reso i Nascosti uguali ai Nephilim. Non hanno assicurato<br />

ai mezzi-umani un posto nel Consiglio. Tutto l'antico rancore è rimasto. Avresti dovuto contare su<br />

questo, ma non l'hai fatto, non hai voluto. E ora tu stesso ci hai fornito l'unico motivo che potrebbe<br />

unirci tutti. — I suoi occhi penetrarono in quelli <strong>di</strong> Valentine. — Un nemico comune.


Un rossore animò il pallido viso <strong>di</strong> Valentine. — Io non sono un nemico. Non dei Nephilim. Tu sei<br />

un nemico. Tu sei quello che cerca <strong>di</strong> attirarli in una guerra senza speranza. Cre<strong>di</strong> che i demoni che<br />

avete visto siano gli unici che possiedo? Sono solo una piccola parte <strong>di</strong> quelli che posso radunare.<br />

— Anche noi siamo molti <strong>di</strong> più — replicò Luke. — Molti più Nephilim e molti più Nascosti.<br />

— Nascosti — ripetè Valentine con <strong>di</strong>sprezzo. — Scapperanno al primo segnale <strong>di</strong> vero pericolo. I<br />

Nephilim sono nati per essere guerrieri, per proteggere questo mondo, ma il mondo o<strong>di</strong>a tutti quelli<br />

della vostra specie. C'è una ragione, se l'argento puro vi brucia e se la luce del giorno brucia i Figli<br />

della Notte.<br />

— Non brucia me — intervenne Simon, con voce forte e chiara, nonostante la stretta della mano <strong>di</strong><br />

Clary. — Guardami, sono qui, in piena luce...<br />

Ma Valentine rise. — Ti ho visto soffocare nel pronunciare il nome <strong>di</strong> Dio, vampiro — <strong>di</strong>sse. — Se<br />

riesci a stare alla luce del sole — sorrise — è solo perché sei un'anomalia. Uno scherzo della natura.<br />

Ma pur sempre un mostro.<br />

Un mostro. Clary ripensò a Valentine sulla nave, a quello che le aveva detto allora: Tua madre mi ha<br />

detto che avevo trasformato il suo primo figlio in un mostro. Mi ha lasciato prima che potessi fare<br />

lo stesso anche con il secondo.<br />

Jace. Il pensiero <strong>di</strong> Jace le provocò un forte dolore. Proprio lui parla <strong>di</strong> mostri, dopo quello che ha<br />

fatto...<br />

— L'unico mostro, qui — intervenne Clary contro se stessa e contro la sua decisione <strong>di</strong> restare in<br />

silenzio — sei tu. Ho visto Ithuriel — continuò, quando Valentine si girò a guardarla, sorpreso. —<br />

So tutto...<br />

— Ne dubito — replicò Valentine. — Se sapessi tutto, terresti la bocca chiusa. Per il bene <strong>di</strong> tuo<br />

fratello, se non per il tuo.<br />

Non permetterti nemmeno <strong>di</strong> nominare Jace in mia presenza/, avrebbe voluto gridare, ma un'altra<br />

voce si levò a interromperla: una voce femminile, fredda, impavida, amara, del tutto inaspettata.<br />

— E che mi <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> mio fratello? — Amatis si fermò ai pie<strong>di</strong> del po<strong>di</strong>o, guardando Valentine. Luke<br />

trasalì, sorpreso, e la guardò scuotendo la testa, ma lei lo ignorò.<br />

Valentine aggrottò la fronte. — Che cosa c'entra Lucian? — Clary intuì che la domanda <strong>di</strong> Amatis<br />

lo aveva turbato, o forse era solo la presenza <strong>di</strong> Amatis, che chiedeva <strong>di</strong> sapere, che lo affrontava.<br />

Lui l'aveva cancellata anni prima, giu<strong>di</strong>candola una donna debole che non l'avrebbe mai sfidato. A<br />

Valentine non piacevano le sorprese.<br />

— Tu mi hai convinto che lui non fosse più mio fratello — <strong>di</strong>sse Amatis. — Tu mi hai portato via<br />

Stephen. Tu hai <strong>di</strong>strutto la mia famiglia. Dici <strong>di</strong> non essere un nemico dei Nephilim, ma ci hai<br />

messi tutti gli uni contro gli altri, famiglia contro famiglia, <strong>di</strong>struggendo le nostre vite senza nessun<br />

rimorso. Tu <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> o<strong>di</strong>are il Conclave, ma sei tu che lo hai reso ciò che è adesso: meschino e<br />

paranoico. Una volta ci fidavamo gli uni degli altri, noi Nephilim. Sei stato tu a cambiare le cose. E<br />

io non ti perdonerò mai per questo. — Le tremò la voce. — Né per avermi indotto a trattare Lucian<br />

come se non fosse più mio fratello. Nemmeno per questo ti perdonerò mai. Né perdonerò me stessa<br />

per averti dato ascolto.<br />

— Amatis... — Luke avanzò <strong>di</strong> un passo, ma sua sorella alzò una mano per fermarlo. Aveva gli<br />

occhi luci<strong>di</strong> <strong>di</strong> lacrime, ma la schiena era dritta, la voce ferma e risoluta.<br />

— C'è stato un tempo in cui tutti noi eravamo pronti ad ascoltarti, Valentine — proseguì. — E tutti<br />

noi ci portiamo quel peso sulla coscienza. Ora non più. Non più. Quel tempo è passato. C'è<br />

qualcuno qui che non è d'accordo con me?<br />

Clary alzò <strong>di</strong> scatto la testa e guardò l'assemblea <strong>di</strong> Shadowhunters: le apparivano come lo schizzo<br />

<strong>di</strong> una folla, macchie in<strong>di</strong>stinte al posto dei volti. Vide Patrick Penhallow con la mascella serrata e


l'Inquisitore che tremava come un fragile arboscello nel vento. E Malachi, la cui faccia scura e<br />

scolpita era impenetrabile.<br />

Nessuno parlò.<br />

Se Clary si era aspettata che Valentine si arrabbiasse davanti alla mancata reazione dei Nephilim che<br />

voleva governare, fu delusa. A parte il guizzo <strong>di</strong> un muscolo della mascella, Valentine rimase privo<br />

<strong>di</strong> qualsiasi espressione. Come se si fosse atteso esattamente questo. Come se l'avesse previsto nel<br />

suo piano.<br />

— Molto bene — <strong>di</strong>sse. — Se non volete ascoltare la ragione, dovrete ascoltare la forza. Vi ho già<br />

<strong>di</strong>mostrato che posso abbattere le <strong>di</strong>fese intorno alla città. Vedo che le avete ripristinate, ma non<br />

servirà a nulla. Posso rifarlo quando voglio. O acconsentirete alle mie richieste, o affronterete tutti i<br />

demoni che la Spada Mortale potrà radunare. Or<strong>di</strong>nerò loro <strong>di</strong> non risparmiare nessuno <strong>di</strong> voi,<br />

uomini, donne, bambini. La scelta è vostra.<br />

Un mormorio spazzò la sala. Luke fissava Valentine. — Tu <strong>di</strong>struggeresti deliberatamente la tua<br />

stessa gente?<br />

— Talvolta le piante malate devono essere eliminate, per salvare il giar<strong>di</strong>no — replicò lui. — E<br />

se tutte le piante sono malate... — Si rivolse alla folla inorri<strong>di</strong>ta. — Io possiedo la Coppa Mortale.<br />

Se sarò costretto a farlo, darò inizio a un nuovo mondo <strong>di</strong> Shadowhunters, creati ed educati da me.<br />

Ma posso darvi questa scelta. Se il Conclave trasferirà a me tutti i poteri del Consiglio e accetterà la<br />

mia sovranità assoluta e il mio governo, io fermerò la mia mano. Tutti gli Shadowhunters dovranno<br />

giurare obbe<strong>di</strong>enza e accettare una runa permanente <strong>di</strong> fedeltà che li legherà a me. Queste sono le<br />

mie con<strong>di</strong>zioni.<br />

Ci fu silenzio. Amatis si era portata le mani alla bocca. Tutta la sala sembrava ondeggiare sotto gli<br />

occhi <strong>di</strong> Clary, come una massa in<strong>di</strong>stinta e turbinante. Non possono arrendersi a lui, si <strong>di</strong>sse. Non<br />

possono. Ma che scelta avevano? Che scelta poteva avere, ciascuno <strong>di</strong> loro? Sono stati intrappolati<br />

da Valentine, pensò in una specie <strong>di</strong> torpore. Così come io e Jace siamo intrappolati da ciò che lui<br />

ci ha fatto. Siamo incatenati a lui dal nostro stesso sangue.<br />

Fu solo un momento, anche se a Clary parve un'ora. Poi una vocetta sottile tagliò il silenzio: la voce<br />

alta e squittente dell'Inquisitore. — Sovranità e governo? — strillò. — Il tuo governo?<br />

— Aldertree... — Il Console cercò <strong>di</strong> trattenerlo, ma l'Inquisitore fu più veloce. Si <strong>di</strong>vincolò e corse<br />

sul po<strong>di</strong>o. Ripeteva qualcosa, sempre le stesse parole, come un guaito, come se avesse perso<br />

completamente la ragione, e aveva gli occhi strabuzzati come un invasato. Spinse via Amatis, salì<br />

barcollando i gra<strong>di</strong>ni e affrontò Valentine. — Io sono l'Inquisitore, capisci? L'Inquisitore! — gridò.<br />

— Io sono parte del Conclave! Del Consiglio! Io faccio la Legge, non tu! Io governo, non tu! Io non<br />

ti permetterò <strong>di</strong> farlo! Arrampicatore, feccia, amante dei demoni...<br />

Con un'espressione molto vicina alla noia, Valentine allungò una mano, quasi come per toccare<br />

l'Inquisitore sulla spalla. Ma Valentine non poteva toccare niente: era solo una proiezione. Eppure la<br />

mano <strong>di</strong> Valentine entrò nella pelle, nelle ossa, nelle carni dell'Inquisitore, e svanì nel suo torace. Ci<br />

fu un attimo, solo un attimo, in cui tutta la Sala degli Accor<strong>di</strong> sembrò fissare a bocca aperta il<br />

braccio sinistro <strong>di</strong> Valentine affondato fino al polso, contro ogni logica e ragionevolezza, nel petto<br />

<strong>di</strong> Aldertree. Poi Valentine torse il polso con forza, <strong>di</strong> scatto, verso sinistra, come se volesse girare il<br />

pomolo arrugginito <strong>di</strong> una porta.<br />

L'Inquisitore lanciò un unico grido e cadde come una pietra.<br />

Valentine ritirò la mano. Era bagnata <strong>di</strong> sangue, che come un guanto scarlatto colava verso il<br />

gomito, macchiando il tessuto prezioso della sua giacca. Valentine abbassò la mano e scrutò la folla<br />

inorri<strong>di</strong>ta. Alla fine i suoi occhi si posarono su Luke. Parlò lentamente. — Vi darò tempo fino a<br />

domani a mezzanotte per valutare le mie con<strong>di</strong>zioni. A mezzanotte porterò il mio esercito, tutte le<br />

forze del mio esercito, alla pianura <strong>di</strong> Brocelind. Se non avrò ancora ricevuto un messaggio <strong>di</strong> resa


dal Conclave, marcerò col mio esercito su Alicante, e questa volta nulla resterà in vita. Avete<br />

abbastanza tempo per esaminare la mia offerta. Usatelo saggiamente.<br />

E con questo, svanì.


capitolo 14<br />

NELLA FORESTA BUIA<br />

— Be', questa poi! — <strong>di</strong>sse Jace senza guardare Clary. Non l'aveva mai guardata, da quando lei e<br />

Simon erano arrivati sui gra<strong>di</strong>ni della casa che ora era occupata dai Lightwood. Era appoggiato a<br />

una delle alte finestre del salotto e guardava fuori, verso il cielo che stava rapidamente scurendo. —<br />

Uno va al funerale del fratellino <strong>di</strong> nove anni e si perde tutto il <strong>di</strong>vertimento!<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse Alec con voce stanca. — Smettila.<br />

Alec era buttato su una delle poltrone imbottite del salotto, l'unico posto dove ci si poteva sedere.<br />

La casa aveva quell'atmosfera strana e aliena che hanno le case degli sconosciuti: era arredata con<br />

tessuti floreali, leziosi, in colori tenui, e tutto era leggermente liso o rovinato dall'uso. C'era una<br />

boccia <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> piena <strong>di</strong> cioccolatini sul tavolino vicino ad Alec. Clary, che moriva <strong>di</strong> fame, ne<br />

aveva mangiati un paio, scoprendo che erano secchi e friabili.Chissà che tipo <strong>di</strong> persone vivevano<br />

qui, pensò. Il tipo <strong>di</strong> persone che scappano quando le cose si fanno <strong>di</strong>fficili, si rispose da sola,<br />

acida. Si meritavano che la loro casa venisse occupata.<br />

— Smettila cosai — chiese Jace. C'era abbastanza buio fuori, ormai, e Clary vedeva il suo viso<br />

riflesso nel <strong>vetro</strong>. I suoi occhi sembravano neri. Indossava gli abiti da lutto degli Shadowhunters:<br />

loro non si vestivano <strong>di</strong> nero ai funerali, perché il nero era il colore delle tenute da battaglia. Il<br />

colore della morte era il bianco. La giacca bianca che Jace indossava aveva delle rune scarlatte<br />

ricamate su colletto e polsi. Diversamente dalle rune <strong>di</strong> guerra, che parlavano <strong>di</strong> aggressione e <strong>di</strong><br />

protezione, quelle parlavano un linguaggio più delicato, <strong>di</strong> guarigione e dolore. Jace aveva anche<br />

braccialetti <strong>di</strong> ferro battuto ai polsi su cui erano incise altre rune simili. Alec era vestito nello stesso<br />

modo, tutto in bianco, con le stesse rune d'oro brunito tracciate sul tessuto. A contrasto, i suoi<br />

capelli sembravano ancora più neri.<br />

Tutto in bianco, Jace sembrava un angelo, pensò Clary. Anche se della schiera dei ven<strong>di</strong>catori.<br />

— Tu non ce l'hai con Clary né con Simon — <strong>di</strong>sse Alec.<br />

— Almeno — aggiunse aggrottando leggermente la fronte<br />

— non con Simon.<br />

Clary si aspettava una risposta cattiva, ma Jace <strong>di</strong>sse solo: — Clary lo sa, che non ce l'ho con lei.<br />

Con i gomiti appoggiati allo schienale del <strong>di</strong>vano, Simon alzò gli occhi al cielo, ma si limitò a <strong>di</strong>re:<br />

— Quello che non riesco a capire è come abbia fatto Valentine a uccidere l'Inquisitore. Ero convinto<br />

che le proiezioni non avessero alcun potere sulle cose materiali.<br />

— Non dovrebbero — <strong>di</strong>sse Alec. — Sono solo illusioni. Aria colorata, per così <strong>di</strong>re.<br />

— Be', non in questo caso. Valentine ha infilato una mano dentro l'Inquisitore, poi l'ha girata... —<br />

Clary rabbrividì. — C'era un sacco <strong>di</strong> sangue.<br />

— Un premio speciale per te, no? — <strong>di</strong>sse Jace a Simon.<br />

Simon lo ignorò. — C'è mai stato un Inquisitore che non abbia fatto una morte orribile? — si chiese<br />

a voce alta. — Sembrano i batteristi degli Spinai Tap.<br />

Alec si passò una mano sulla faccia. — I miei genitori non ne sanno ancora niente — <strong>di</strong>sse. — E<br />

francamente io non ho nessuna voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rglielo.<br />

— Sono <strong>di</strong> sopra? — chiese Clary.<br />

Alec scosse la testa. — Sono ancora alla necropoli. Alla tomba <strong>di</strong> Max. Ci hanno mandati qui<br />

perché volevano restare là da soli per un po'.<br />

— E Isabelle? — chiese Simon. — Lei dov'è?


L'umorismo, per così <strong>di</strong>re, abbandonò Jace. — Non vuole uscire dalla sua stanza — <strong>di</strong>sse. — E<br />

convinta che quello che è successo a Max sia colpa sua. Non è nemmeno venuta al funerale.<br />

— Avete provato a parlarle? — chiese Simon.<br />

— No — <strong>di</strong>sse Jace. — L'abbiamo presa a pugni in faccia, ma forse non funziona, tu che <strong>di</strong>ci?<br />

— Sempre meglio chiedere. — Il tono <strong>di</strong> Simon era mite.<br />

— Le <strong>di</strong>remo <strong>di</strong> questa storia, che Sebastian non è veramente Sebastian — <strong>di</strong>sse Alec. — Magari la<br />

farà sentire un po' meglio. È convinta che avrebbe dovuto capire che c'era qualcosa <strong>di</strong> strano, in<br />

Sebastian, ma se era una spia... — Alec scrollò le spalle. — Nessuno <strong>di</strong> noi aveva notato niente <strong>di</strong><br />

strano in lui. Nemmeno i Penhallow.<br />

— Io, veramente, avevo notato che era una persona detestabile — precisò Jace.<br />

— Sì, ma solo perché... — Alec sprofondò nella poltrona. Era esausto. La sua pelle aveva un<br />

colorito grigiastro, contro il bianco immacolato dei vestiti. — Va be', non importa. Quando Isabelle<br />

scoprirà che cosa minaccia <strong>di</strong> fare Valentine, nulla potrà tirarla su <strong>di</strong> morale.<br />

— Secondo voi lo farebbe davvero? — chiese Clary. —<br />

Manderebbe davvero un esercito <strong>di</strong> demoni contro i Nephilim? Insomma, è pur sempre uno<br />

Shadowhunter, no? Non può <strong>di</strong>struggere tutta la sua gente.<br />

— Non ha avuto scrupoli nemmeno per i suoi figli — ribatté Jace incrociando lo sguardo <strong>di</strong> Clary.<br />

Rimasero con gli occhi negli occhi. — Che cosa ti fa pensare che potrebbe farsene per la sua gente?<br />

Alec guardò l'uno e l'altra. Dalla sua espressione, Clary capì che Jace non gli aveva detto ancora<br />

niente <strong>di</strong> Ithuriel. Sembrava perplesso e molto triste. — Jace...<br />

— Questo spiega una cosa — proseguì Jace senza guardare Alee. — Magnus ha usato una runa <strong>di</strong><br />

localizzazione su qualcosa che Sebastian ha lasciato in camera sua, per cercare <strong>di</strong> rintracciarlo, ma<br />

non è riuscito a leggere niente. Zero assoluto.<br />

— Che cosa significa?<br />

— Che erano cose <strong>di</strong> Sebastian Verlac. Probabilmente il finto Sebastian gliele ha rubate. E se<br />

Magnus non trova nessuna informazione in queste cose, significa che il vero Sebastian...<br />

— Probabilmente è morto — finì Alec. — E il Sebastian che conosciamo noi è troppo furbo per<br />

lasciare in giro qualcosa che possa servire a rintracciarlo. Voglio <strong>di</strong>re, per trovare una persona non<br />

basta un oggetto qualsiasi. Ci vuole un oggetto strettamente legato a quella persona, come un<br />

cimelio <strong>di</strong> famiglia, uno stilo, una spazzola con qualche capello, cose del genere.<br />

— Il che è una bella sfortuna — commentò Jace. — Se potessimo seguirlo, probabilmente ci<br />

condurrebbe dritti da Valentine. Sono sicuro che è corso dal suo padrone con un rapporto completo.<br />

Gli avrà anche riferito la stramba teoria <strong>di</strong> Hodge, quella del lago-Specchio.<br />

— Forse non è così stramba — commentò Alec. — Il Conclave ha messo sentinelle a presi<strong>di</strong>are tutti<br />

i sentieri che conducono al lago e ha attivato delle <strong>di</strong>fese che avvertiranno se qualcuno usa un<br />

Portale per arrivare al lago.<br />

— Fantastico. Sono sicuro che adesso possiamo stare tutti più tranquilli. — Jace si appoggiò con la<br />

schiena al muro.<br />

— Quello che non capisco — <strong>di</strong>sse Simon — è perché Sebastian sia rimasto qui. Dopo quello che<br />

ha fatto a Izzy e a Max, non poteva più continuare la messinscena. Se anche era convinto <strong>di</strong> aver<br />

ucciso Izzy, invece <strong>di</strong> averla solo tramortita, come poteva pensare <strong>di</strong> farla franca, con loro due morti<br />

e lui che stava benissimo? Impossibile. E quin<strong>di</strong>, perché restare qui dopo la battaglia? Perché venire<br />

alla Guar<strong>di</strong>a a prendere me 7 . Non credo che gli importasse molto se ne uscivo vivo o morto.<br />

— Ora sei troppo duro con lui — commentò Jace. — Sono sicuro che ti avrebbe preferito morto.


— A <strong>di</strong>re la verità — intervenne Clary — io credo che sia rimasto per me.<br />

Lo sguardo <strong>di</strong> Jace si alzò <strong>di</strong> scatto sul suo, con un bagliore dorato. — Per te? Forse sperava in un<br />

altro incontro passionale?<br />

Clary si sentì arrossire. — No. E il nostro incontro non è stato passionale. Comunque, non è questo<br />

il punto. Quando è entrato nella Sala degli Accor<strong>di</strong> ha cercato <strong>di</strong> portarmi fuori, per parlare a<br />

quattr'occhi. Voleva qualcosa da me, ma non so che cosa.<br />

— O forse, più semplicemente, voleva te — commentò Jace. Vedendo la faccia <strong>di</strong> Clary, aggiunse:<br />

— Non in quel senso. Voglio <strong>di</strong>re che forse voleva portarti da Valentine.<br />

— A Valentine non importa niente <strong>di</strong> me — <strong>di</strong>sse Clary. — Gli è sempre importato solo <strong>di</strong> te.<br />

Qualcosa guizzò in fondo agli occhi <strong>di</strong> Jace. — Gli importava <strong>di</strong> me...? Alla faccia... — La sua<br />

espressione era spaventosamente fosca. — Dopo quello che è successo sulla nave, è a te che è<br />

interessato. Il che significa che devi stare attenta. Molto attenta. Anzi, non ti farebbe male restare in<br />

casa, nei prossimi giorni. Potresti chiuderti nella tua stanza, come Isabelle.<br />

— Non ci penso nemmeno.<br />

— Certo che no — commentò Jace. — Perché tu vivi per tormentarmi, vero?<br />

— Non tutto quello che succede, Jace, riguarda te personalmente — replicò Clary furiosa.<br />

— Forse non tutto — <strong>di</strong>sse Jace. — Ma, devi ammetterlo, la maggior parte sì.<br />

Clary represse l'istinto <strong>di</strong> urlare.<br />

Simon si schiarì la voce. — A proposito <strong>di</strong> Isabelle, che non era proprio l'argomento della nostra<br />

<strong>di</strong>scussione. Forse però sarebbe meglio <strong>di</strong>scuterne subito, prima che si scateni una lite. Penso che<br />

dovrei parlare con lei.<br />

— Tu? — esclamò Alec. E poi, lievemente imbarazzato dal proprio sconcerto, aggiunse<br />

rapidamente: — È solo che... non vuole uscire dalla sua stanza nemmeno per la sua famiglia. Perché<br />

dovrebbe uscire per te?<br />

— Forse perché io non sono la sua famiglia — replicò Simon. Era in pie<strong>di</strong>, con le mani nelle tasche,<br />

le spalle ben aperte. Prima, quando era seduta accanto a lui, Clary aveva notato che c'era ancora una<br />

sottile linea bianca intorno alla sua gola, dove Valentine l'aveva tagliato, e c'erano cicatrici anche sui<br />

polsi, sempre in corrispondenza dei tagli. L'incontro col mondo degli Shadowhunters l'aveva<br />

cambiato, non solo in superficie o nel sangue: il cambiamento era più profondo. Simon aveva la<br />

schiena dritta, la testa alta; si prendeva tutto quello che Jace e Alec gli buttavano addosso e non<br />

sembrava curarsene. Il Simon che una volta avrebbe avuto paura <strong>di</strong> loro, o che si sarebbe sentito a<br />

<strong>di</strong>sagio, non c'era più.<br />

Clary sentì un'improvvisa fitta al cuore e trasalì, quando capì cosa provava: aveva nostalgia <strong>di</strong><br />

Simon, del Simon <strong>di</strong> una volta.<br />

— Voglio fare un tentativo, per capire se Isabelle vuole parlare con me — annunciò Simon. — Non<br />

farà male a nessuno.<br />

— Ma è quasi buio — obiettò Clary. — Abbiamo promesso a Luke e ad Amatis <strong>di</strong> tornare prima del<br />

tramonto.<br />

— Ti accompagno io — si offrì Jace. — Simon può cavarsela da solo a trovare la strada <strong>di</strong> casa al<br />

buio. Non è vero, Simon?<br />

— Certo che se la può cavare! — esclamò Alec, come ansioso <strong>di</strong> riparare al precedente insulto. — È<br />

un vampiro, e poi... — aggiunse. — Ah, era una battuta, come non detto.<br />

Simon sorrise. Clary aprì la bocca per protestare, ma subito e la chiuse. In parte perché sarebbe stato<br />

irragionevole, e lo sapeva, in parte perché c'era un'espressione negli occhi <strong>di</strong> Jace, mentre guardava


Simon, che la fece ammutolire per la sorpresa: era <strong>di</strong>vertimento, pensò Clary, mescolato a un po' <strong>di</strong><br />

gratitu<strong>di</strong>ne e forse persino, incre<strong>di</strong>bilmente, a un po' <strong>di</strong> rispetto.<br />

Non ci voleva molto per arrivare a pie<strong>di</strong> dalla nuova casa dei Lightwood a quella <strong>di</strong> Amatis. Clary<br />

avrebbe voluto che fosse più lontana. Non riusciva a scrollarsi <strong>di</strong> dosso il pensiero che ogni<br />

momento trascorso con Jace fosse in qualche modo prezioso e limitato, che si stessero avvicinando<br />

a qualche invisibile ultimatum che li avrebbe separati per sempre.<br />

Lo guardò <strong>di</strong> sottecchi. Teneva lo sguardo fisso avanti, come se Clary non ci fosse nemmeno. Il suo<br />

profilo si stagliava nitido contro la stregaluce che illuminava le strade. I capelli gli si arricciavano<br />

sulle guance, senza riuscire a nascondere la cicatrice bianca sulla tempia, dove c'era stato un<br />

marchio. La catenina, a cui era appeso l'anello dei Morgenstern, gli luccicava intorno alla gola. La<br />

mano sinistra non era più fasciata, ma le nocche erano ancora scorticate. Quin<strong>di</strong> stava davvero<br />

guarendo come un mondano, come aveva preteso Alec.<br />

Clary rabbrividì. Jace la guardò. — Hai freddo?<br />

— Stavo pensando — rispose lei. — Mi sorprende che Valentine abbia ucciso l'Inquisitore e non<br />

Luke. L'Inquisitore è uno Shadowhunter, mentre Luke è... Luke è un Nascosto. In più, Valentine lo<br />

o<strong>di</strong>a.<br />

— Ma in un certo senso lo rispetta, anche se è un Nascosto — osservò Jace. Clary ricordò lo<br />

sguardo che Jace aveva rivolto a Simon poco prima e cercò <strong>di</strong> non pensarci. O<strong>di</strong>ava pensare che<br />

Jace e Valentine fossero in qualche modo simili, anche in una cosa così futile come uno sguardo. —<br />

Luke sta cercando <strong>di</strong> far cambiare il Conclave, <strong>di</strong> introdurre un modo nuovo <strong>di</strong> pensare. È<br />

esattamente quello che ha fatto Valentine a suo tempo, anche se i suoi scopi erano... be', non erano<br />

gli stessi. Luke è un iconoclasta. Vuole il cambiamento. Per Valentine, l'Inquisitore rappresenta il<br />

Conclave vecchio e retrogrado che lui detesta.<br />

— E una volta erano amici — aggiunse Clary. — Luke e Valentine.<br />

— Il marchio <strong>di</strong> ciò che un tempo è stato 1 — <strong>di</strong>sse Jace.<br />

E Clary capì, dal tono vagamente ironico, che stava citando il verso <strong>di</strong> una poesia. — Purtroppo, <strong>di</strong><br />

solito o<strong>di</strong> più profondamente proprio le persone che un tempo hai amato. Immagino che Valentine<br />

abbia in mente qualcosa <strong>di</strong> speciale per Luke, alla fine <strong>di</strong> tutto. Una volta che prenderà il potere.<br />

— Ma lui non prenderà il potere! — replicò Clary. Quando Jace non <strong>di</strong>sse nulla, alzò il tono della<br />

voce. — Lui non vincerà! Non può vincere. Non vuole veramente la guerra, non contro i Cacciatori<br />

e i Nascosti insieme...<br />

— Che cosa ti fa pensare che i Cacciatori combatteranno insieme ai Nascosti? — le chiese Jace,<br />

sempre senza guardarla in faccia. Stavano camminando sulla strada lungo il canale e Jace fissava<br />

l'acqua, con la mascella serrata. — Solo perché lo <strong>di</strong>ce Luke? Luke è un idealista.<br />

— E questa sarebbe una brutta cosa?<br />

— Non è una brutta cosa. È solo che io non sono affatto un idealista — ribatté Jace. Clary provò<br />

una fitta gelida al cuore, sentendo il vuoto nella sua voce. Disperazione, rabbia, o<strong>di</strong>o. Queste sono<br />

qualità dei demoni. Jace sta recitando il ruolo che pensa <strong>di</strong> dover interpretare.<br />

Erano arrivati davanti alla casa <strong>di</strong> Amatis. Clary si fermò sui gra<strong>di</strong>ni e si voltò verso <strong>di</strong> lui. — Forse<br />

— gli <strong>di</strong>sse.<br />

— Ma non sei nemmeno come lui.<br />

Jace trasalì appena, per quelle parole, o forse fu solo per la fermezza nel tono <strong>di</strong> Clary. Si girò e la<br />

guardò, per la prima volta da quando erano usciti dalla casa dei Lightwood.<br />

— Clary... — iniziò Jace, ma s'interruppe, trattenendo il respiro. — Hai del sangue sulla manica. Sei<br />

ferita? 1 S.T. Coleridge, Christabel.


Le si avvicinò, prendendole il polso. Clary abbassò lo sguardo e vide con sorpresa che aveva<br />

ragione: c'era una macchia irregolare, color rosso scarlatto, sulla manica destra del cappotto. La<br />

cosa strana era che il rosso era ancora vivido. Il sangue secco <strong>di</strong>ventava più scuro, no? Clary<br />

aggrottò la fronte. — Non è mio, questo sangue.<br />

Jace si rilassò un po' e allentò la presa. — È dell'Inquisitore?<br />

Clary scosse la testa. — Credo che sia <strong>di</strong> Sebastian.<br />

— Il sangue <strong>di</strong> Sebastian?<br />

— Sì... quando è arrivato nella Sala degli Accor<strong>di</strong>, l'altra sera, se ti ricor<strong>di</strong> aveva il viso sporco <strong>di</strong><br />

sangue. Credo che sia stata Isabelle a graffiarlo. Comunque, gli ho toccato la faccia e mi sono<br />

macchiata. — Guardò la macchia più da vicino. — Credevo che Amatis mi avesse lavato il<br />

cappotto, ma evidentemente non l'ha fatto.<br />

Si aspettava che Jace le lasciasse il polso, invece lui la trattenne ancora un po', esaminando il<br />

sangue, poi le restituì il braccio, apparentemente sod<strong>di</strong>sfatto. — Grazie.<br />

Clary lo guardò per un lungo momento, poi scosse la testa. — Non hai nessuna intenzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi<br />

cos'hai in mente, vero?<br />

— Nessunissima.<br />

Clary buttò in alto le braccia, esasperata. — Io vado. Ci ve<strong>di</strong>amo.<br />

Si girò e salì i gra<strong>di</strong>ni della porta d'ingresso. Non seppe mai che, nel momento stesso in cui gli voltò<br />

le spalle, il sorriso svanì dalla faccia <strong>di</strong> Jace, il quale rimase a lungo nell'oscurità a guardare la porta<br />

che si era chiusa alle spalle <strong>di</strong> Clary, rigirando un filo tra le <strong>di</strong>ta.<br />

— Isabelle — chiamò Simon. Gli ci erano voluti un paio <strong>di</strong> tentativi per trovare la sua stanza, ma i<br />

continui «Vai via!» provenienti da <strong>di</strong>etro la porta l'avevano convinto che aveva in<strong>di</strong>viduato quella<br />

giusta. — Isabelle, fammi entrare.<br />

Ci fu un tonfo soffocato e la porta vibrò leggermente, come se Isabelle vi avesse scagliato qualcosa<br />

contro, forse una scarpa. — Non voglio parlare né con te né con Clary. Non voglio parlare con<br />

nessuno. Lasciami in pace, Simon.<br />

— Clary non c'è — <strong>di</strong>sse Simon. — E io non me ne vado finché non mi parli.<br />

— Alec! — strillò Isabelle. — Jace! Fatelo andare via!<br />

Simon aspettò. Dal piano <strong>di</strong> sotto non arrivò alcun rumore. O Alec si era allontanato, oppure stava<br />

facendo finta <strong>di</strong> niente. — Non ci sono nemmeno loro, Isabelle. Ci sono solo io.<br />

Silenzio. Finalmente Isabelle parlò <strong>di</strong> nuovo. Questa volta la sua voce arrivò da molto più vicino,<br />

come se fosse proprio <strong>di</strong>etro la porta. — Sei da solo?<br />

— Sono da solo — confermò Simon.<br />

La porta si socchiuse. Isabelle era lì, in sottoveste nera, i capelli sciolti e aggrovigliati sulle spalle.<br />

Simon non l'aveva mai vista così: a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>, coi capelli in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, senza trucco. — Puoi<br />

entrare.<br />

Simon entrò passandole accanto. Dalla luce che filtrava dalla porta vide, come avrebbe detto sua<br />

madre, che in quella stanza era passato un tornado. C'erano vestiti sparsi per terra a mucchi, una<br />

sacca da viaggio aperta sul pavimento, come se fosse esplosa. La lucente frusta <strong>di</strong> Isabelle era<br />

appesa a un angolo del letto, un reggiseno <strong>di</strong> pizzo bianco a un altro. Simon <strong>di</strong>stolse lo sguardo. Le<br />

tende erano chiuse, le lampade spente.<br />

Isabelle si lasciò cadere sul bordo del letto e lo guardò con amaro <strong>di</strong>vertimento. — Un vampiro che<br />

arrossisce. Chi l'avrebbe mai detto... — Alzò il mento. — Allora? Io ti ho fatto entrare. Dimmi che<br />

cosa vuoi.


Nonostante lo sguardo rabbioso, Simon pensò che Isabelle sembrava più giovane del solito, con<br />

quegli occhioni gran<strong>di</strong> e neri che spiccavano nella faccia pallida e tirata. Vide le sottili cicatrici<br />

bianche che percorrevano la pelle chiara, sulle braccia nude, la schiena, le clavicole, persino le<br />

gambe. Se Clary resterà una Cacciatrice, pensò Simon, un giorno sarà anche lei così, tutta<br />

cicatrici. Il pensiero non lo turbò come forse sarebbe successo in passato. C'era qualcosa <strong>di</strong><br />

speciale, nel modo in cui Isabelle esibiva le proprie cicatrici, quasi ne andasse.<br />

Aveva qualcosa tra le mani, qualcosa che rigirava tra le <strong>di</strong>ta, un piccolo oggetto che nella penombra<br />

emanava qualche pallido bagliore. Simon pensò per un momento che fosse un gioiello.<br />

— Quello che è successo a Max — le <strong>di</strong>sse — non è stato colpa tua.<br />

Lei non lo guardò. Continuò a fissare l'oggetto che aveva in mano. — Sai cos'è questo? — gli<br />

chiese, mostrandoglielo. Era un soldatino intagliato nel legno. Uno Shadowhunter giocattolo, con<br />

tanto <strong>di</strong> tenuta da battaglia <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> nero. Il bagliore d'argento che Simon aveva notato era il colore<br />

della piccola spada, ma era molto consunto. — Era <strong>di</strong> Jace<br />

— spiegò Isabelle senza aspettare la risposta. — Era l'unico giocattolo che aveva quando arrivò da<br />

Idris. Forse una volta faceva parte <strong>di</strong> un esercito. Secondo me se l'era fatto lui, ma non ne parlava<br />

mai. Lo portava sempre con sé, ce l'aveva sempre in tasca, quand'era piccolo. Poi un giorno ho visto<br />

Max con il soldatino in mano. Jace doveva avere più o meno tre<strong>di</strong>ci anni, allora. Era <strong>di</strong>ventato<br />

troppo grande, per giocarci, e così l'aveva regalato a Max. Comunque, Max lo teneva in mano,<br />

quando l'hanno trovato. Era come se ci si fosse aggrappato, quando Sebastian... quando Sebastian...<br />

— S'interruppe. Lo sforzo che stava facendo per non piangere era visibile: la bocca era una smorfia,<br />

sghemba e come fuori asse. — Avrei dovuto essere là a proteggerlo, perché si potesse aggrappare a<br />

me, non a uno stupido giocattolo <strong>di</strong> legno. — Lo scagliò sul letto, con gli occhi luci<strong>di</strong>.<br />

— Avevi perso i sensi — protestò Simon. — Hai rischiato <strong>di</strong> morire, Izzy. Non c'era niente che tu<br />

potessi fare.<br />

Isabelle scosse la testa e i capelli aggrovigliati le danzarono sulle spalle. Era feroce e selvaggia. —<br />

E tu che ne sai? — gli chiese. — Tu sai che Max era venuto da noi, la notte in cui è morto, per <strong>di</strong>rci<br />

che aveva visto qualcuno arrampicarsi sulle torri antidemoni? E io gli avevo detto che era stato un<br />

sogno e l'avevo mandato via. E invece aveva ragione. Scommetto che era quel bastardo <strong>di</strong><br />

Sebastian, che si stava arrampicando sulle torri per neutralizzare le <strong>di</strong>fese. E Sebastian l'ha ucciso<br />

perché non <strong>di</strong>cesse a nessuno che cosa aveva visto. Se solo l'avessi ascoltato... Se solo mi fossi<br />

presa un secondo per ascoltarlo, non sarebbe mai successo.<br />

— Non potevi saperlo — replicò Simon. — E per quel che riguarda Sebastian... non era il cugino<br />

dei Penhallow. Ha preso in giro tutti.<br />

Isabelle non sembrò sorpresa. — Lo so — <strong>di</strong>sse. — Ho sentito quando lo raccontavi ad Alec e a<br />

Jace. Stavo ascoltando dalle scale.<br />

— Stavi origliando?<br />

Isabelle scrollò le spalle. — Fino alla parte in cui <strong>di</strong>cevi che volevi parlare con me. Allora sono<br />

tornata qui. Non mi andava <strong>di</strong> vederti. — Lo guardò <strong>di</strong> traverso. — Devo rendertene atto, però, tu<br />

non molli mai.<br />

— Senti, Isabelle. — Simon fece un passo avanti. Diventò stranamente, improvvisamente<br />

consapevole <strong>di</strong> quanto fosse poco vestita, per cui evitò <strong>di</strong> metterle una mano sulla spalla o <strong>di</strong> fare<br />

qualsiasi altro gesto tranquillizzante. — Quando mio padre morì, sapevo che non era colpa mia, ma<br />

continuavo a pensare a tutte le cose che avrei dovuto fare o <strong>di</strong>re prima che morisse.<br />

— Sì, be', ma questa è colpa mia — replicò Isabelle. — E quello che io avrei dovuto fare era<br />

ascoltare. E quello che ancora posso fare è ritrovare quel bastardo che ha fatto questo e ucciderlo.<br />

— Non sono sicuro che servirebbe...


— Come fai a <strong>di</strong>rlo? — gli chiese Isabelle. — Hai trovato il responsabile della morte <strong>di</strong> tuo padre e<br />

l'hai ucciso?<br />

— Mio padre ha avuto un attacco <strong>di</strong> cuore — spiegò Simon. — Quin<strong>di</strong>, no.<br />

— Quin<strong>di</strong> non sai <strong>di</strong> cosa stai parlando, giusto? — Isabelle sollevò il mento e lo guardò dritto in<br />

faccia. — Vieni qui.<br />

— Cosa?<br />

Gli fece cenno <strong>di</strong> avvicinarsi con l'in<strong>di</strong>ce, imperiosamente. — Vieni qui, Simon.<br />

Con riluttanza, Simon le si avvicinò. Quando fu abbastanza vicino, Isabelle lo prese per la camicia e<br />

lo tirò giù verso <strong>di</strong> sé. I loro volti erano a pochi centimetri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza: Simon notò che la pelle sotto<br />

gli occhi <strong>di</strong> Isabelle era ancora umida e lucida per le lacrime recenti. — Sai <strong>di</strong> cosa ho veramente<br />

bisogno in questo preciso momento? — gli <strong>di</strong>sse, scandendo bene le parole.<br />

— Uhm — fece Simon. — No...<br />

— Di <strong>di</strong>strazione — rispose Isabelle. E con un mezzo giro del busto lo tirò <strong>di</strong> peso accanto a sé.<br />

Simon cadde sul letto <strong>di</strong> sulla schiena, in mezzo a un mucchio <strong>di</strong> vestiti messi alla rinfusa. —<br />

Isabelle — protestò debolmente. — Pensi davvero che questo possa farti sentire meglio?<br />

— Fidati — ribatté lei, mettendogli una mano sul petto, sul suo cuore immobile. — Mi sento già<br />

meglio.<br />

Clary era <strong>di</strong>stesa nel letto, sveglia, con gli occhi fissi su un raggio <strong>di</strong> luna che <strong>di</strong>segnava il suo<br />

percorso sul soffitto. Aveva i nervi ancora troppo tesi per gli eventi della giornata e non riusciva a<br />

dormire. Non l'aiutava il fatto che Simon non fosse rientrato per la cena, né dopo cena. Alla fine<br />

aveva espresso le sue preoccupazioni a Luke, che si era infilato il cappotto e aveva fatto un salto dai<br />

Lightwood. Era tornato visibilmente <strong>di</strong>vertito. — Simon sta bene, Clary — le aveva detto. — Va'<br />

pure a letto. — E poi era uscito <strong>di</strong> nuovo, con Amatis, per un'altra delle loro interminabili riunioni<br />

nella Sala degli Accor<strong>di</strong>. Chissà, si chiese Clary, se qualcuno aveva lavato via il sangue<br />

dell'Inquisitore.<br />

Non avendo nient'altro da fare, Clary era andata a letto, ma il sonno continuava ostinatamente a<br />

sfuggirle. Non faceva che rivedere Valentine che strappava il cuore ad Aldertree. E il modo in cui si<br />

era rivolto a lei e le aveva detto: Se sapessi tutto, terresti la bocca chiusa. Per il bene <strong>di</strong> tuo fratello,<br />

se non per il tuo. Come se non bastasse, i segreti che aveva appreso da Ithuriel le pesavano sul petto<br />

come un macigno. E sotto tutte quelle ansie c'era la paura, costante come il battito del cuore, che<br />

sua madre morisse. Dov'era Magnus?<br />

Ci fu un fruscio vicino alle tende e un'improvvisa ondata <strong>di</strong> luce lunare si riversò nella stanza. Clary<br />

balzò a sedere sul letto, cercando subito la spada angelica che teneva sul como<strong>di</strong>no.<br />

— Va tutto bene. — Una mano si posò sulle sue; una mano sottile, segnata da cicatrici, familiare. —<br />

Sono io.<br />

Clary trasalì e lui ritrasse la mano! — Jace — esclamò. — Che ci fai, qui? Cos'è successo?<br />

Per un momento Jace non rispose e Clary si girò per guardarlo, raccogliendo le lenzuola intorno a<br />

sé. Si sentì arrossire, per il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> indossare solo i pantaloni del pigiama e una canottiera leggera.<br />

Ma poi vide la sua espressione e l'imbarazzo svanì.<br />

— Jace? — sussurrò. Era accanto al letto, e indossava ancora gli abiti da lutto. E non c'era niente <strong>di</strong><br />

leggero, sarcastico o <strong>di</strong>staccato nel modo in cui la stava guardando. Era palli<strong>di</strong>ssimo e i suoi occhi<br />

sembravano spiritati, quasi neri per la tensione. — Stai bene?<br />

— Non lo so — rispose con il tono confuso <strong>di</strong> chi si è appena risvegliato da un sogno. — Non<br />

volevo venire qui. Ho girato per tutta la notte, non riuscivo a dormire... e continuavo a ritrovarmi<br />

qui. Da te.


Clary si raddrizzò sul letto e lasciò cadere le lenzuola intorno ai fianchi. — Perché non riuscivi a<br />

dormire? È successo qualcosa? — gli chiese, sentendosi subito molto stupida. Che cosa non<br />

era successo?<br />

Jace, tuttavia, sembrò a malapena aver sentito la domanda. — Dovevo vederti — <strong>di</strong>sse, più a se<br />

stesso che a lei. — So che non è giusto. Ma dovevo farlo.<br />

— Be', sie<strong>di</strong>ti, allora — lo invitò Clary, spostando le gambe per fagli posto sul bordo del letto. —<br />

Perché così mi fai paura. Sei sicuro che non sia successo niente?<br />

— Non ho detto questo. — Jace si sedette, rivolto verso <strong>di</strong> lei. Era così vicino che Clary avrebbe<br />

potuto piegarsi in avanti e dargli un bacio.<br />

Le si strinse il petto. — Ci sono brutte novità? È tutto... stanno tutti...<br />

— Non brutte — <strong>di</strong>sse Jace. — E neanche novità. Anzi, il contrario <strong>di</strong> novità. È una cosa che ho<br />

sempre saputo e... probabilmente la sai anche tu. Dio sa se non ho nascosto tutto per bene. — I suoi<br />

occhi scrutavano il volto <strong>di</strong> Clary, come se volesse mandarlo a memoria. — Quello che è successo<br />

— le <strong>di</strong>sse, esitando — è che ho capito una cosa.<br />

— Jace — sussurrò Clary. Per nessuna ragione apparente, aveva paura <strong>di</strong> quello che lui stava per<br />

<strong>di</strong>re. — Jace, non devi...<br />

— Volevo andare... in un posto — proseguì lui — ma continuavo a sentirmi trascinato qui. Non<br />

riuscivo a smettere <strong>di</strong> camminare, non riuscivo a smettere <strong>di</strong> pensare. Alla prima volta che ti ho<br />

visto e a come, da quella volta, non sono più riuscito a <strong>di</strong>menticarti. Ho cercato, ma non ci sono<br />

riuscito. Ho fatto in modo che Hodge mi mandasse a prenderti per portarti all'Istituto. E anche<br />

allora, in quello stupido caffè, quando ti ho visto sul <strong>di</strong>vanetto con Simon, sentivo che c'era<br />

qualcosa <strong>di</strong> sbagliato: dovevo esserci io con te, su quel <strong>di</strong>vanetto. Dovevo essere io quello che ti<br />

faceva ridere così. Non riuscivo a liberarmi da quella sensazione. Che dovevo essere io. E più ti<br />

conoscevo, più lo sentivo. Non mi era mai successo prima. Prima succedeva che desideravo una<br />

ragazza e poi la conoscevo e poi non la desideravo più. Ma con te la sensazione era sempre più<br />

forte, fino alla notte in cui sei arrivata a Renwick e ho capito.<br />

«E poi scoprire il motivo per cui mi sentivo così, come se tu fossi una parte <strong>di</strong> me che avevo<br />

perduto e <strong>di</strong> cui non sapevo nemmeno <strong>di</strong> sentire la mancanza, finché non ti ho rivisto. Scoprire che<br />

era perché tu eri mia sorella mi parve davvero una specie <strong>di</strong> scherzo cosmico. Come se Dio mi<br />

stesse sputando in testa. Non so nemmeno io per cosa, forse per aver pensato che potevo averti, e<br />

meritare una cosa bella come te, ed essere felice. Non riuscivo a immaginare cosa potevo aver fatto<br />

per essere punito in questo modo.<br />

— Se tu sei stato punito — <strong>di</strong>sse Clary — sono stata punita anch'io. Perché tutte le cose che tu<br />

sentivi le sentivo anch'io. Ma non possiamo... Dobbiamo smettere <strong>di</strong> sentirci così, perché è la nostra<br />

unica possibilità.<br />

Le mani <strong>di</strong> Jace erano strette ai suoi fianchi. — La nostra unica possibilità per cosa?<br />

— Per poter continuare a vederci. Perché altrimenti non potremo più stare vicini, nemmeno nella<br />

stessa stanza. E io non potrei sopportarlo. Preferisco averti nella mia vita anche solo come un<br />

fratello, piuttosto che non averti affatto.<br />

— E io dovrei starmene seduto a guardare mentre tu esci con altri ragazzi e t'innamori <strong>di</strong> qualcun<br />

altro e ti sposi...? — Gli si indurì la voce. — E nel frattempo, guardando te, morirei un po' ogni<br />

giorno.<br />

— No. Per allora non te ne importerà più nulla — replicò Clary. Ma si chiese, mentre parlava,<br />

se lei avrebbe potuto sopportare l'idea <strong>di</strong> un Jace a cui non importava. Non aveva mai pensato così<br />

in là nel tempo. Quando cercò <strong>di</strong> immaginare se stessa che guardava Jace che si innamorava <strong>di</strong><br />

un'altra e la sposava, non riuscì nemmeno a figurarselo, non vide niente se non un tunnel nero e<br />

vuoto, davanti a lei, che si allungava all'infinito. — Ti prego. Se non <strong>di</strong>ciamo niente... se fingiamo...


— E impossibile fingere — <strong>di</strong>sse Jace con assoluta chiarezza. — Io ti amo e ti amerò fino alla<br />

morte e, se c'è una vita dopo la morte, ti amerò anche allora.<br />

Clary trattenne il respiro. Le aveva dette. Le parole da cui non si tornava in<strong>di</strong>etro. Cercò<br />

<strong>di</strong>speratamente qualcosa da <strong>di</strong>re, ma non le venne niente.<br />

— E so che pensi che io voglia stare con te solo per... per <strong>di</strong>mostrare a me stesso che razza <strong>di</strong><br />

mostro sono — aggiunse Jace. — E forse sono davvero un mostro. Non so rispondere. Ma quello<br />

che so è che, se c'è sangue <strong>di</strong> demone in me, c'è anche sangue umano. E non potrei amarti come ti<br />

amo, se non fossi almeno un po' umano. Perché i demoni vogliono. Ma non amano. Io invece...<br />

Jace si alzò, mosso da una sorta <strong>di</strong> furia improvvisa, e si avvicinò alla finestra. Sembrava smarrito<br />

smarrito come lo era stato nella Sala degli Accor<strong>di</strong>, davanti al corpo <strong>di</strong> Max.<br />

— Jace? — Quando lui non rispose Clary, allarmata, si alzò, lo raggiunse e gli posò una mano sulla<br />

spalla. Jace continuò a guardare fuori dalla finestra. I loro riflessi nel <strong>vetro</strong> erano quasi trasparenti, i<br />

fantasmi <strong>di</strong> un ragazzo alto e <strong>di</strong> una ragazza più piccola, con la mano stretta ansiosamente sulla<br />

manica <strong>di</strong> lui. — Che cosa succede?<br />

— Non avrei dovuto parlarti così — ribatté Jace senza guardarla. — Mi <strong>di</strong>spiace. Probabilmente è<br />

troppo da assorbire tutto insieme. Sembravi... sconvolta. — La tensione che si percepiva nella sua<br />

voce era come elettricità.<br />

— Lo ero — confermò Clary. — Ho passato questi ultimi giorni a chiedermi se mi o<strong>di</strong>avi. E quando<br />

ti ho visto stasera ero quasi sicuro <strong>di</strong> sì.<br />

— O<strong>di</strong>arti? — le fece eco Jace, stupefatto. Le sfiorò il viso con delicatezza, solo con la punta delle<br />

<strong>di</strong>ta. — Ti ho detto che non riuscivo a dormire. Domani a mezzanotte, o saremo in guerra o saremo<br />

servi <strong>di</strong> Valentine. Questa potrebbe essere l'ultima notte della nostra vita, sicuramente l'ultima notte<br />

normale, anche se solo vagamente. L'ultima notte in cui andremo a dormire e ci sveglieremo come<br />

sempre. E tutto quello che riesco a pensare, è che voglio passarla con te.<br />

Il cuore <strong>di</strong> Clary fece una capriola. — Jace...<br />

— Non in quel senso — precisò subito lui. — Non ti toccherò nemmeno con un <strong>di</strong>to, se non vuoi.<br />

So che è sbagliato... Dio, è tutto così sbagliato... Ma voglio solo sdraiarmi con te e svegliarmi con<br />

te, una volta sola, una volta sola nella vita. — C'era <strong>di</strong>sperazione nella sua voce. — È solo questa<br />

notte. Nel grande schema della vita, quanto può contare una notte?<br />

Pensa a come ci sentiremo domattina. Pensa a quanto sarà più <strong>di</strong>fficile fingere che non c'importa<br />

niente l'uno dell'altra davanti a tutti, dopo che avremo passato la notte insieme, anche se sarà solo<br />

per dormire. Sarà come assaggiare una droga: ci farà solo desiderare <strong>di</strong> averne ancora.<br />

Ma era per questo che Jace le aveva detto tutto ciò, capì Clary. Perché non era così, non per lui: non<br />

c'era niente che potesse peggiorare ancora le cose, come non c'era niente che potesse migliorarle.<br />

Quello che sentiva Jace era definitivo come una condanna all'ergastolo. E lei? Poteva forse <strong>di</strong>re che<br />

era molto <strong>di</strong>verso, per lei? E anche se sperava che potesse essere <strong>di</strong>verso, anche se sperava <strong>di</strong><br />

potersi un giorno convincere, con il tempo o con la ragione, o per progressivo logoramento, <strong>di</strong> non<br />

provare più quei sentimenti, non importava. Non c'era niente che avesse mai desiderato nella vita<br />

più <strong>di</strong> quella notte insieme a Jace.<br />

— Allora chiu<strong>di</strong> le tende, prima <strong>di</strong> venire a letto — gli <strong>di</strong>sse. — Non riesco a dormire con tutta<br />

questa luce nella stanza.<br />

L'espressione che pervase il viso <strong>di</strong> Jace era <strong>di</strong> pura incredulità. Non si era aspettato <strong>di</strong> ricevere un<br />

sì, si rese conto Clary con sorpresa. Un attimo dopo Jace la prese e la strinse in un abbraccio,<br />

affondando il volto nei suoi capelli ancora arruffati dal sonno. — Clary...<br />

— Vieni a letto — gli <strong>di</strong>sse dolcemente. — È tar<strong>di</strong>. — Si staccò da lui e tornò verso il letto, vi<br />

sgattaiolò dentro e tirò su le lenzuola fino alla vita. Viste così le cose, Clary riusciva quasi a


immaginare che fossero <strong>di</strong>verse, che fossero già passati molti anni, che loro due fossero insieme da<br />

tanto tempo e avessero ripetuto mille volte gesti come quelli, che ogni notte appartenesse a loro.<br />

Appoggiò il mento alle mani e lo guardò: Jace chiuse le tende, poi si tolse la giacca bianca e<br />

l'appese allo schienale della se<strong>di</strong>a. Sotto aveva una maglietta grigio chiaro e i marchi scuri che<br />

s'intrecciavano sulle braccia nude brillarono, mentre si sganciava la cintura e l'appoggiava a terra<br />

con tutte le armi. Si slacciò gli stivali e se li sfilò avvicinandosi al letto. Si <strong>di</strong>stese con cautela vicino<br />

a Clary. Sdraiato sulla schiena, girò la testa verso <strong>di</strong> lei. Dai bor<strong>di</strong> delle tende filtrava nella stanza<br />

un filo <strong>di</strong> luce, appena sufficiente a Clary per <strong>di</strong>stinguere il profilo del suo viso e il bagliore dei suoi<br />

occhi.<br />

— Buona notte, Clary — le <strong>di</strong>sse.<br />

Jace teneva le braccia lungo i fianchi, le mani aperte. Sembrava quasi che non respirasse. Del resto,<br />

anche Clary non era sicura <strong>di</strong> respirare. Fece scivolare una mano sulle lenzuola fino a sfiorare le sue<br />

<strong>di</strong>ta, così leggermente che, se accanto a lei ci fosse stato un altro, forse non se ne sarebbe neanche<br />

accorta. Ma ora le terminazioni nervose delle <strong>di</strong>ta fremettero dolcemente, come se la sua mano<br />

fosse sopra una fiamma. Sentì Jace entrare in tensione, poi rilassarsi. Aveva chiuso gli occhi e le<br />

ciglia proiettavano delle belle ombre sulla linea degli zigomi. La bocca si curvò in un sorriso, come<br />

se percepisse lo sguardo <strong>di</strong> Clary. Clary immaginò come sarebbe stato Jace la mattina dopo, al<br />

risveglio, coi capelli arruffati e gli occhi pieni <strong>di</strong> sonno. Nonostante tutto, il pensiero le <strong>di</strong>ede una<br />

scossa <strong>di</strong> felicità.<br />

Intrecciò le <strong>di</strong>ta alle sue. — Buonanotte — gli sussurrò. Tenendolo per mano, come i bambini delle<br />

favole, Clary si addormentò al suo fianco, nel buio.


capitolo 15<br />

TUTTO CROLLA<br />

Luke aveva passato gran parte della notte a guardare la luna, che attraversava il tetto trasparente<br />

della Sala degli Accor<strong>di</strong> come una moneta d'argento che rotolasse sulla superficie <strong>di</strong> un tavolo <strong>di</strong><br />

cristallo. Quando era quasi piena, come quella notte, anche se era in forma umana Luke sentiva<br />

acuirsi il senso della vista e dell'olfatto. In quel momento, per esempio, percepiva nella stanza il<br />

sudore del dubbio e, sotto, quello più pungente della paura. Percepiva l'inquieta preoccupazione del<br />

suo branco, nella foresta <strong>di</strong> Brocelind: i lupi aspettavano notizie da lui, camminando<br />

incessantemente nel buio tra gli alberi.<br />

— Lucian! — La voce <strong>di</strong> Amatis al suo orecchio era bassa ma penetrante. — Lucian!<br />

Strappato dai suoi sogni a occhi aperti, Luke si sforzò <strong>di</strong> mettere a fuoco la scena davanti a sé con<br />

gli occhi esausti. Era un gruppetto <strong>di</strong>somogeneo, quello che aveva almeno accettato <strong>di</strong> ascoltare il<br />

suo piano, formato da meno persone <strong>di</strong> quelle che aveva sperato. Molti li conosceva dalla sua<br />

vecchia vita a Idris - i Penhallow, i Lightwood, i Ravenscar - e altrettanti li aveva conosciuti da<br />

poco, come i Monteverde, che gestivano l'Istituto <strong>di</strong> Lisbona e parlavano un misto <strong>di</strong> portoghese e<br />

inglese, o Nasreen Chaudhury, severa <strong>di</strong>rettrice dell'Istituto <strong>di</strong> Mumbai. Il suo sari verde scuro era<br />

decorato da un complesso motivo <strong>di</strong> rune d'argento così luminose che, d'istinto, Luke si ritrasse<br />

passandole accanto.<br />

— Insomma, Lucian! — stava <strong>di</strong>cendo Maryse Lightwood. Il volto piccolo e bianco era segnato<br />

dallo sfinimento e dal dolore. Luke non si aspettava che lei e suo marito venissero, invece avevano<br />

accettato non appena lui glielo aveva proposto. Immaginava <strong>di</strong> dover essere grato per la loro<br />

presenza, anche se il dolore portava Maryse a essere più aspra del solito. — Sei tu che ci hai voluti<br />

tutti qui. Il meno che puoi fare, è prestarci attenzione.<br />

— Lo sta facendo. — Amatis era seduta con le gambe raccolte sotto <strong>di</strong> sé, come una ragazzina, ma<br />

la sua espressione era ferma. — Non è colpa <strong>di</strong> Lucian se continuiamo a girare intorno alle stesse<br />

cose da un'ora.<br />

— E continueremo a girarci intorno finché non avremo trovato una soluzione — <strong>di</strong>sse Patrick<br />

Penhallow, con un punta <strong>di</strong> tensione nella voce.<br />

— Con tutto il rispetto, Patrick — intervenne Nasreen con il suo accento smozzicato — ma<br />

potrebbe non esserci una soluzione. La cosa migliore in cui possiamo sperare è un piano.<br />

— Un piano che non comporti né la schiavitù <strong>di</strong> massa né... — cominciò Jia, la moglie <strong>di</strong> Patrick,<br />

ma si interruppe, mordendosi il labbro. Era una bella donna, snella, molto somigliante a sua figlia<br />

Aline. Luke ricordava quando Patrick era scappato all'Istituto <strong>di</strong> Pechino e l'aveva sposata. Era stato<br />

una specie <strong>di</strong> scandalo, perché Patrick avrebbe dovuto sposare una ragazza che i suoi genitori<br />

avevano scelto per lui, a Idris. Ma a lui non era mai piaciuto fare quello che gli or<strong>di</strong>navano gli altri,<br />

qualità <strong>di</strong> cui ora Luke gli era grato.<br />

— Né un'alleanza con i Nascosti? — concluse Luke per lei. — Temo che non ci sia modo <strong>di</strong><br />

evitarlo.<br />

— Non è questo il problema e lo sai — intervenne Maryse. — È la questione dei seggi al Consiglio.<br />

Il Conclave non accetterà mai. Ben quattro seggi...<br />

— Non quattro — la corresse Luke. — Uno per il Popolo Fatato, uno per i Figli della Luna e uno<br />

per i Figli <strong>di</strong> Lilith.<br />

— Le fate, i licantropi, gli stregoni — <strong>di</strong>sse a voce bassa il senhor Monteverde, inarcando le<br />

sopracciglia. — E i vampiri?


— Non mi hanno ancora promesso niente — ammise Luke. — E anch'io non ho promesso niente a<br />

loro. Non muoiono dalla voglia <strong>di</strong> entrare a far parte del Consiglio: non sono molto amanti della<br />

mia razza, né delle assemblee e delle regole. Ma la porta è aperta anche per loro, se dovessero<br />

cambiare idea.<br />

— Malachi e i suoi non accetteranno mai. E senza il loro appoggio, non avremo abbastanza voti in<br />

Consiglio — mormorò Patrick. — E poi, senza i vampiri che possibilità abbiamo?<br />

— Delle buone possibilità — ribatté secca Amatis, che sembrava credere nel piano <strong>di</strong> Luke più <strong>di</strong><br />

lui. — Ci sono molti Nascosti pronti a combattere con noi e sono molto potenti. Basta pensare agli<br />

stregoni.<br />

Scuotendo la testa, la senhora Monteverde si rivolse al marito. — Questo piano è una follia. Non<br />

funzionerà mai. I Nascosti non sono affidabili.<br />

— Ha funzionato, durante la Rivolta — osservò Luke.<br />

La portoghese arricciò le labbra. — Solo perché Valen-tine aveva degli i<strong>di</strong>oti nel suo esercito —<br />

<strong>di</strong>sse. — E come facciamo a sapere che i vecchi membri del Circolo non si rimetteranno con lui,<br />

quando li chiamerà a combattere al suo fianco?<br />

— Attenta a quello che <strong>di</strong>ci, senhora — esclamò Robert Lightwood. Era la prima volta che apriva<br />

bocca, da più <strong>di</strong> un'ora. Era rimasto fermo quasi tutta la sera, immobilizzato dal dolore. Il suo volto<br />

era solcato da rughe profonde che tre giorni prima non c'erano, Luke era pronto a giurarci. Il suo<br />

tormento era evidente nelle spalle contratte e nei pugni chiusi. Luke non poteva certo criticarlo per<br />

questo. Robert non gli era mai piaciuto molto, ma c'era qualcosa <strong>di</strong> profondamente toccante nel<br />

vedere un uomo così grande e grosso annientato dal dolore. — Se cre<strong>di</strong> che potrei unirmi a<br />

Valentine dopo la morte <strong>di</strong> Max... È stato lui a far assassinare il mio bambino...<br />

— Robert — mormorò Maryse posandogli una mano sul braccio.<br />

— Se non ci uniamo a lui — replicò il senhor Monteverde — tutti i nostri figli potrebbero morire.<br />

— Se lo pensi davvero, perché sei qui? — Amatis si alzò in pie<strong>di</strong>. — Mi pareva che fossimo<br />

d'accordo.<br />

Anche a me. Luke aveva mal <strong>di</strong> testa. Era sempre così, con loro, pensò: due passi avanti e uno<br />

in<strong>di</strong>etro. Erano tremen<strong>di</strong> come le guerre tra i Nascosti. Se solo si fossero visti! Forse sarebbe stato<br />

meglio per tutti risolvere i problemi con un corpo a corpo, come faceva il suo branco.<br />

Un movimento fulmineo alle porte della Sala degli Accor<strong>di</strong> attirò la sua attenzione. Fu un attimo e,<br />

se non fosse stato per la luce della luna piena, forse non l'avrebbe colto e non avrebbe riconosciuto<br />

la figura che stava passando rapidamente davanti alle porte. Si chiese per un momento se fosse<br />

frutto della sua immaginazione. Qualche volta, quando era molto stanco, gli pareva <strong>di</strong> vedere<br />

Jocelyn, nel guizzo <strong>di</strong> un'ombra, <strong>di</strong> un gioco <strong>di</strong> luce su un muro.<br />

Ma questa volta non era Jocelyn. Luke si alzò in pie<strong>di</strong>. — Mi prendo cinque minuti. Ho bisogno <strong>di</strong><br />

un po' d'aria fresca. Torno subito. — Sentì i loro sguar<strong>di</strong> che lo seguivano mentre si avvicinava alle<br />

porte: <strong>di</strong> tutti, anche <strong>di</strong> Amatis. Il senhor Monteverde sussurrò qualcosa a sua moglie in portoghese.<br />

Luke colse lobo, "lupo", nel flusso <strong>di</strong> parole. Penseranno che vado fuori per correre in cerchio e<br />

ululare alla luna.<br />

Fuori, l'aria era fresca e pulita, il cielo era grigio ardesia. L'alba arrossava il cielo a est e dava un<br />

riflesso rosa pallido ai gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> marmo bianco che scendevano dalla porta della Sala degli Accor<strong>di</strong>.<br />

Jace lo stava aspettando, a metà scalinata. Gli abiti bianchi da lutto che indossava colpirono Luke<br />

come uno schiaffo in pieno viso: il ricordo <strong>di</strong> tutte le per<strong>di</strong>te che avevano subito e <strong>di</strong> quelle che<br />

avrebbero dovuto subire.<br />

Luke si fermò <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong>ni più in su. — Che ci fai qui, Jonathan?


Jace non <strong>di</strong>sse niente e Luke si rimproverò mentalmente per la sua sbadataggine: a Jace non piaceva<br />

essere chiamato Jonathan e <strong>di</strong> solito reagiva con una risposta piccata. Questa volta, però, non<br />

sembrò curarsene. Il volto che levò verso Luke era cupo come quello <strong>di</strong> tutti gli adulti riuniti nella<br />

sala. Anche se gli mancava ancora un anno per <strong>di</strong>ventare adulto secondo la Legge del Conclave,<br />

nella sua breve vita Jace aveva già visto cose peggiori <strong>di</strong> quelle che la maggior parte degli adulti<br />

avrebbe potuto solo immaginare.<br />

— Cercavi i tuoi genitori?<br />

— Vuoi <strong>di</strong>re i Lightwood? — Jace scosse la testa. — No. Non voglio parlare con loro. Stavo<br />

cercando te.<br />

— È per Clary? — Luke scese la scalinata e si fermò un gra<strong>di</strong>no sopra quello <strong>di</strong> Jace. — Sta bene?<br />

— Sta bene. — Nominare Clary mise in tensione Jace e questo creò tensione anche in Luke. Ma<br />

Jace non avrebbe mai detto che Clary stava bene, se non fosse stato vero.<br />

— Allora cosa c'è?<br />

Jace guardò verso le porte della sala. — Come sta andando, là dentro? Progressi?<br />

— Non esattamente — ammise Luke. — Anche se non vogliono arrendersi a Valentine, l'idea <strong>di</strong><br />

avere dei Nascosti in Consiglio piace ancora meno. E senza la promessa <strong>di</strong> un seggio, la mia gente<br />

non combatterà.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Jace brillarono. — Per il Conclave sarà una proposta inaccettabile.<br />

— Non devono esserne felici. Devono solo preferirla all'idea <strong>di</strong> un suici<strong>di</strong>o in massa.<br />

— Non riusciranno mai a mettersi d'accordo — osservò Jace. — Se fossi in te, gli darei una<br />

scadenza. Il Conclave lavora meglio, se ha delle scadenze da rispettare.<br />

Luke non potè trattenere un sorriso. — Tutti i Nascosti che riuscirò a radunare si raccoglieranno alla<br />

Porta Settentrionale all'imbrunire. Se il Conclave avrà accettato <strong>di</strong> combattere con loro, entreranno<br />

in città. Altrimenti se ne andranno. Non ho potuto dare più tempo <strong>di</strong> così. Dopo, ci resterà solo il<br />

tempo <strong>di</strong> arrivare a Brocelind per mezzanotte.<br />

Jace fischiò. — Molto teatrale. Speri che la vista <strong>di</strong> tutti quei Nascosti ispiri il Conclave, o che li<br />

spaventi?<br />

— Forse un po' tutte e due le cose. Molti membri del Conclave sono associati agli Istituti, come voi:<br />

sono già abituati alla vista dei Nascosti. Sono i nativi <strong>di</strong> Idris che mi preoccupano. La vista dei<br />

Nascosti alle porte della loro città potrebbe gettarli nel panico. D'altro canto, non sarà un male che<br />

ricor<strong>di</strong>no quanto sono vulnerabili.<br />

Lo sguardo <strong>di</strong> Jace corse alle rovine della Guar<strong>di</strong>a, una nera cicatrice sulla collina sopra la città. —<br />

Non credo che ci sia bisogno <strong>di</strong> altri promemoria. — Tornò a guardare Luke, con gli occhi limpi<strong>di</strong><br />

molto seri. — Voglio <strong>di</strong>rti una cosa e voglio che sia confidenziale.<br />

Luke non potè nascondere la sorpresa. — Perché a me? Perché non ai Lightwood?<br />

— Perché sei tu il capo qui, adesso. E lo sai.<br />

Luke esitò. Qualcosa nel volto bianco e stanco <strong>di</strong> Jace suscitava la sua solidarietà, pur nell'infinita<br />

stanchezza: solidarietà e desiderio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare a quel ragazzo, che per tutta la vita era stato tra<strong>di</strong>to<br />

e maltrattato dagli adulti, che non tutti gli adulti erano uguali, che ce n'erano alcuni <strong>di</strong> cui si poteva<br />

fidare. — Va bene.<br />

— E anche perché — aggiunse Jace — sono sicuro che saprai come spiegarlo a Clary.<br />

— Spiegarle cosa?


— Perché ho dovuto farlo. — Gli occhi <strong>di</strong> Jace erano gran<strong>di</strong>, nella luce del sole nascente: lo<br />

facevano sembrare molto più giovane. — Vado a cercare Sebastian, Luke. So come trovarlo e<br />

voglio seguirlo finché non mi porterà da Valentine.<br />

Luke espirò <strong>di</strong> colpo, sorpreso. — Tu sai come trovarlo!<br />

— Magnus mi ha insegnato a usare un incantesimo <strong>di</strong> localizzazione, quando ero da lui a Brooklyn.<br />

Usammo l'anello <strong>di</strong> mio padre, per rintracciarlo, ma quella volta non funzionò. Però...<br />

— Tu non sei uno stregone, non sei in grado <strong>di</strong> fare gli incantesimi <strong>di</strong> localizzazione.<br />

— Ci sono delle rune, come quelle che ha usato l'Inquisitrice per scoprire che ero andato da<br />

Valentine sulla nave. Ma, per farle funzionare, mi serviva qualcosa che appartiene a Sebastian.<br />

— Ne avevamo giù <strong>di</strong>scusso coi Penhallow. Sebastian non ha lasciato niente. La sua stanza è stata<br />

svuotata <strong>di</strong> tutto, probabilmente proprio per questa ragione.<br />

— Io ho trovato qualcosa — rivelò Jace. — Un filo intriso del suo sangue. Non è molto, ma è<br />

abbastanza. Ho provato e ha funzionato.<br />

— Non puoi correre <strong>di</strong>etro a Valentine da solo, Jace. Non te lo posso permettere.<br />

— Non puoi impe<strong>di</strong>rmelo. A meno che tu non voglia combattere con me qui, su questi gra<strong>di</strong>ni. Ma<br />

non vincerai. E lo sai quanto me. — C'era una strana nota nella voce <strong>di</strong> Jace, un misto <strong>di</strong> certezza e<br />

<strong>di</strong>sprezzo <strong>di</strong> sé.<br />

— Senti, per quanto tu possa essere determinato a fare la parte dell'eroe solitario...<br />

— Io non sono un eroe — ribatté Jace. La sua voce era chiara e uniforme, come se stesse ribadendo<br />

la più semplice delle verità.<br />

— Pensa alle conseguenze che avrebbe sui Lightwood, anche se non ti succedesse niente. Pensa a<br />

Clary...<br />

— Cre<strong>di</strong> che non ci abbia pensato, a Clary? Cre<strong>di</strong> che non abbia pensato alla mia famiglia? Perché<br />

cre<strong>di</strong> che stia facendo tutto questo?<br />

— Pensi che abbia <strong>di</strong>menticato com'è, avere <strong>di</strong>ciassette anni? — replicò Luke. — Pensare <strong>di</strong> avere<br />

il potere <strong>di</strong> salvare il mondo... e non solo il potere, ma anche la responsabilità...<br />

— Guardami — <strong>di</strong>sse Jace. — Guardami e <strong>di</strong>mmi che sono un <strong>di</strong>ciassettenne qualunque.<br />

Luke sospirò. — Non c'è niente <strong>di</strong> qualunque in te.<br />

— E adesso <strong>di</strong>mmi che è impossibile. Dimmi che quello che sto proponendo non è fattibile. —<br />

Luke non <strong>di</strong>sse nulla e Jace proseguì. — Senti, il tuo è un buon piano, pur con tutti i suoi limiti.<br />

Portare qui i Nascosti e combattere contro Valentine fino alle porte <strong>di</strong> Alicante. È sempre meglio<br />

che restare fermi e permettergli <strong>di</strong> calpestarci. Ma Valentine se lo aspetterà. Non lo coglierete <strong>di</strong><br />

sorpresa. Io... io invece potrei coglierlo <strong>di</strong> sorpresa. Potrebbe non sospettare che Sebastian è<br />

pe<strong>di</strong>nato. Se non altro, è una possibilità in più. E noi dobbiamo sfruttare tutte le possibilità che<br />

abbiamo.<br />

— Potrebbe essere vero — ammise Luke. — Ma è volere troppo da una persona sola. Anche da uno<br />

come te.<br />

— Ma non capisci? Solo io posso — esclamò Jace con un filo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione nella voce. — Anche<br />

se Valentine capisse che lo sto seguendo, potrebbe farmi avvicinare abbastanza per...<br />

— Abbastanza per cosa?<br />

— Per ucciderlo — rispose Jace. — Che altro?


Luke guardò il ragazzo in pie<strong>di</strong> sulle scale, un gra<strong>di</strong>no più in basso del suo. Avrebbe voluto essergli<br />

più vicino, vedere in lui Jocelyn come la vedeva in Clary. Ma Jace era sempre e solo se stesso:<br />

chiuso, isolato, separato. — Lo faresti? — gli chiese. — Avresti la forza <strong>di</strong> uccidere tuo padre?<br />

— Sì — rispose Jace, con una voce lontana come un'eco. — E adesso viene la parte in cui mi <strong>di</strong>ci<br />

che non posso ucciderlo perché, dopotutto, è pur sempre mio padre, e il parrici<strong>di</strong>o è un crimine<br />

imperdonabile?<br />

— No. Adesso viene la parte in cui ti <strong>di</strong>co che devi essere molto sicuro <strong>di</strong> esserne capace — <strong>di</strong>sse<br />

Luke, e con sorpresa si rese conto che una parte <strong>di</strong> lui aveva già accettato l'idea che Jace facesse ciò<br />

che aveva detto <strong>di</strong> voler fare. E Luke lo avrebbe lasciato fare. — Perché non puoi fare tutto questo,<br />

tagliare tutti i legami che hai qui e andare a caccia <strong>di</strong> Valentine da solo, per poi fermarti all'ultimo<br />

ostacolo.<br />

— Lo so — <strong>di</strong>sse Jace. — E ne sono capace. — Distolse lo sguardo da Luke e lo spostò sulla piazza<br />

che la mattina precedente era una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> corpi. — E stato mio padre a fare <strong>di</strong> me ciò che sono. E<br />

io lo o<strong>di</strong>o per questo. Io posso ucciderlo. È stato lui a fare in modo che fosse così.<br />

Luke scosse la testa. — Nonostante il modo in cui sei stato cresciuto, Jace, tu ti sei ribellato.<br />

Valentine non ti ha corrotto.<br />

— No — ribatté Jace. — Non ce n'è stato bisogno. — Alzò gli occhi al cielo, striato <strong>di</strong> grigio e <strong>di</strong><br />

azzurro: gli uccelli avevano iniziato il loro canto mattutino tra gli alberi che coronavano la piazza.<br />

— È meglio che vada.<br />

— C'è qualcosa che vuoi che <strong>di</strong>ca ai Lightwood?<br />

— No, non <strong>di</strong>rgli niente. Se la prenderebbero con te, se scoprissero che sei al corrente delle mie<br />

intenzioni e che mi hai lasciato andare. Ho scritto dei biglietti — aggiunse. — Capiranno.<br />

— Allora perché...<br />

— Perché ti ho detto tutto questo? Perché voglio che tu lo sappia. Voglio che te ne ricor<strong>di</strong>, mentre<br />

fai i tuoi piani <strong>di</strong> battaglia. Ci sono anch'io, là fuori, a cercare Valentine. se lo troverò, ti manderò un<br />

messaggio. — Fece un rapido sorriso. — Considerami un piano <strong>di</strong> riserva.<br />

Luke prese la mano del ragazzo. — Se tuo padre non fosse ciò che è — gli <strong>di</strong>sse — sarebbe<br />

orgoglioso <strong>di</strong> te.<br />

Jace sembrò sorpreso, arrossì repentinamente e ritrasse la mano. — Se tu sapessi... — iniziò. Si<br />

morse il labbro. — Non importa. Buona fortuna a te, Lucian Graymark. Ave atque vale.<br />

— Speriamo che non sia un vero ad<strong>di</strong>o — mormorò Luke.<br />

Il sole ora saliva velocemente nel cielo e, quando Jace sollevò la testa, aggrottando la fronte per<br />

l'improvvisa intensità della luce, qualcosa nella sua espressione colpì Luke: qualcosa, in quel misto<br />

<strong>di</strong> vulnerabilità e caparbio orgoglio. — Mi ricor<strong>di</strong> una persona — gli <strong>di</strong>sse senza pensare. — Una<br />

persona che conoscevo anni fa.<br />

— Lo so — <strong>di</strong>sse Jace con una smorfia amara sulle labbra. — Ti ricordo Valentine.<br />

— No — replicò Luke con voce assorta. Ma quando Jace si voltò, la somiglianza svanì, scacciando<br />

i fantasmi del ricordo. — No... non stavo pensando a Valentine.<br />

Nel momento stesso in cui Clary si svegliò, prima ancora <strong>di</strong> aprire gli occhi, capì subito che Jace<br />

non c'era più. La sua mano, ancora tesa sul letto, era vuota: non c'erano più altre <strong>di</strong>ta che<br />

ricambiavano la pressione delle sue. Si mise lentamente a sedere, con una stretta al petto.<br />

Jace doveva aver chiuso le tende prima <strong>di</strong> andarsene, perché le finestre erano aperte e brillanti fasci<br />

<strong>di</strong> luce filtravano tra le fessure del tessuto e rigavano il letto. Clary si chiese perché la luce non<br />

l'avesse svegliata. Dalla posizione del sole, doveva essere già pomeriggio. Si sentiva la testa


pesante, intontita, gli occhi appannati. Forse era perché quella notte non aveva avuto incubi, per la<br />

prima volta da tanto tempo, e il corpo stava recuperando il sonno perso.<br />

Solo quando si alzò notò sul como<strong>di</strong>no un foglietto ripiegato. Lo prese con un sorriso che le<br />

aleggiava sulle labbra: Jace le aveva lasciato un biglietto! Quando qualcosa <strong>di</strong> pesante scivolò da<br />

sotto la carta e cadde a terra, fu così sorpresa che fece un salto in<strong>di</strong>etro, pensando che fosse<br />

qualcosa <strong>di</strong> vivo.<br />

Vide sul pavimento una spira <strong>di</strong> metallo luminoso. Capì cos'era prima ancora <strong>di</strong> chinarsi a<br />

raccoglierlo: la catenina con l'anello d'argento che Jace portava al collo. L'anello della sua famiglia.<br />

Rare volte lo aveva visto senza. E un'improvvisa sensazione <strong>di</strong> paura la travolse.<br />

Aprì il biglietto e lesse attentamente le prime righe: Nonostante tutto, non sopporto il pensiero che<br />

questo anello vada perso per sempre, come non sopporto il pensiero <strong>di</strong> lasciare te per sempre. E se<br />

per una cosa non ho scelta, almeno per l'altra posso scegliere.<br />

Il resto della lettera sembrò sciogliersi in un'accozzaglia <strong>di</strong> parole prive <strong>di</strong> senso. Clary dovette<br />

rileggerla molte volte, per capirci qualcosa. Quando finalmente comprese, rimase immobile, lo<br />

sguardo fisso sul foglio che fremeva al tremore della sua mano. Ora capiva perché Jace le aveva<br />

detto quelle cose e perché non importava se era una sola notte. Potevi <strong>di</strong>re qualsiasi cosa, a<br />

qualcuno che pensavi <strong>di</strong> non rivedere mai più.<br />

Non le rimase alcun ricordo, in seguito, <strong>di</strong> come o quando avesse deciso cosa fare, né <strong>di</strong> aver<br />

cercato qualcosa da indossare. In un modo o nell'altro si trovò a correre giù per le scale, con la<br />

tenuta da Cacciatrice, la lettera in mano e la catenina con l'anello frettolosamente infilata al collo.<br />

Il salotto era deserto, il fuoco nel caminetto spento e restava solo cenere grigia, ma dalla cucina<br />

venivano luce e rumore: un chiacchiericcio <strong>di</strong> voci e il profumo <strong>di</strong> qualcosa che cuoceva sul<br />

fuoco. Pancakes per colazione?, pensò Clary sorpresa. Non avrebbe mai pensato che Amatis fosse<br />

capace <strong>di</strong> farli.<br />

E aveva ragione. Quando entrò in cucina, Clary sgranò gli occhi: c'era Isabelle ai fornelli, i luci<strong>di</strong><br />

capelli scuri raccolti in un nodo sulla nuca, un grembiule legato alla cintura e un cucchiaio in mano.<br />

Simon era seduto sul tavolo alle sue spalle, i pie<strong>di</strong> appoggiati a una se<strong>di</strong>a. E Amatis, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli<br />

<strong>di</strong> togliere i pie<strong>di</strong> dai suoi mobili, era appoggiata al ripiano della cucina con un'aria sommamente<br />

<strong>di</strong>vertita.<br />

Isabelle agitò il cucchiaio in segno <strong>di</strong> saluto. — Buongiorno — <strong>di</strong>sse a Clary. — Vuoi fare<br />

colazione? Anche se credo che sia più l'ora <strong>di</strong> pranzo.<br />

Senza parole, Clary guardò Amatis, che strinse le spalle.<br />

— Sono capitati qui e hanno voluto preparare la colazione<br />

— <strong>di</strong>sse. — Tanto io non sono una brava cuoca.<br />

Clary ripensò all'orrenda zuppa <strong>di</strong> Isabelle all'Istituto e represse un brivido. — Dov'è Luke?<br />

— Nella foresta <strong>di</strong> Brocelind con il branco — <strong>di</strong>sse Amatis. — Va tutto bene, Clary? Sembri un<br />

po'...<br />

— Spiritata — concluse Simon per lei. — Va tutto bene?<br />

Per un momento, Clary non riuscì a pensare a una risposta. "Sono capitati qui", aveva detto Amatis.<br />

Il che significava che Simon aveva passato la notte con Isabelle. Lo fissò. Non sembrava <strong>di</strong>verso dal<br />

solito.<br />

— Sto bene — <strong>di</strong>sse. Quello non era certo il momento <strong>di</strong> preoccuparsi per la vita sentimentale <strong>di</strong><br />

Simon. — Devo parlare con Isabelle.<br />

— Parla — lo incoraggiò Isabelle, muovendo un oggetto informe sul fondo della padella che,<br />

temeva Clary, sarebbe dovuto essere un pancake. — Ti ascolto.


— Da sole — precisò Clary.<br />

Isabelle si accigliò. — Non puoi aspettare? Ho quasi finito.<br />

— No — rispose Clary, e qualcosa nel suo tono <strong>di</strong> voce mise subito in allerta Simon. — Non posso<br />

aspettare.<br />

Simon scivolò giù dalla tavola. — Bene. Allora vi lasciamo un po' <strong>di</strong> privacy — annunciò. Poi,<br />

rivolto ad Amatis, <strong>di</strong>sse: — Forse potresti mostrarmi quelle foto <strong>di</strong> Luke da piccolo.<br />

Amatis lanciò un'occhiata preoccupata a Clary, ma seguì Simon nell'altra stanza. — Immagino <strong>di</strong><br />

sì...<br />

Isabelle scosse la testa, quando la porta si chiuse alle loro spalle. Qualcosa le luccicava sulla nuca:<br />

un coltello sottile, elegante, infilzato come fermacapelli. Nonostante il quadretto domestico, Isabelle<br />

restava pur sempre una Cacciatrice. — Senti — <strong>di</strong>sse a Clary. — Se è per Simon...<br />

— Non è per Simon. È per Jace. — Le mise in mano il biglietto. — Leggi questo.<br />

Con un sospiro, Isabelle spense il fuoco, prese il biglietto e si sedette a leggerlo. Clary scelse una<br />

mela dal cestino sul tavolo e si sedette, mentre Isabelle, <strong>di</strong> fronte a lei, leggeva in silenzio. Clary<br />

mor<strong>di</strong>cchiava la buccia della mela: non riusciva a pensare all'idea <strong>di</strong> mangiare, né la mela, né altro,<br />

mai più.<br />

Isabelle alzò gli occhi dal biglietto, con le sopracciglia inarcate. — Sembra un po'... personale. Sei<br />

sicura che dovrei leggerlo?<br />

Probabilmente no. Clary riusciva a malapena a ricordare le parole della lettera; in qualsiasi altra<br />

situazione, non l'avrebbe mai mostrata a Isabelle, ma il panico per Jace superava ogni altro timore.<br />

— Tu leggila.<br />

Isabelle tornò a concentrarsi sul biglietto. Quand'ebbe finito, lo posò sul tavolo. — Temevo che<br />

potesse fare una cosa del genere.<br />

— Capisci? Ma non può essere partito da molto e non può essere lontano. — Le parole <strong>di</strong> Clary<br />

inciampavano le une sulle altre. — Dobbiamo inseguirlo e... — S'interruppe, perché la sua mente<br />

aveva finalmente elaborato quello che Isabelle aveva appena detto. — Temevi che potesse fare una<br />

cosa del genere? In che senso?<br />

— Esattamente in quel senso. — Isabelle si spinse <strong>di</strong>etro l'orecchio una ciocca <strong>di</strong> capelli. — Da<br />

quando Sebastian è sparito, tutti <strong>di</strong>scutono su come trovarlo. Ho messo a soqquadro la sua stanza,<br />

dai Penhallow, cercando una qualsiasi cosa utile per rintracciarlo... ma non c'era niente. Avrei<br />

dovuto sapere che, se Jace avesse trovato qualcosa <strong>di</strong> utile per rintracciare Sebastian, sarebbe partito<br />

come una freccia. — Si mor<strong>di</strong>cchiò il labbro. — Avrei preferito che portasse Alec con sé. Alee non<br />

ne sarà contento.<br />

— Quin<strong>di</strong> pensi che Alec vorrà andarlo a cercare? — chiese Clary, con rinnovata speranza.<br />

— Clary. — Isabelle sembrava un filo esasperata. — Come facciamo ad andarlo a cercare? Come<br />

facciamo a farci anche solo una vaga idea <strong>di</strong> dove possa essere andato?<br />

— Ma ci deve pur essere un modo...<br />

— Potremmo provare a localizzarlo, ma Jace avrà sicuramente trovato un modo per bloccare la<br />

localizzazione, proprio come Sebastian.<br />

Una gelida rabbia ribollì nel petto <strong>di</strong> Clary. — Ma tu vuoi trovarlo oppure no? T'importa qualcosa,<br />

che sia partito per quella che è praticamente una missione suicida? Non può affrontare Valentine da<br />

solo!<br />

— Probabilmente no — riconobbe Isabelle. — Ma sono sicura che Jace ha le sue ragioni per...<br />

— Per cosa? Per voler morire?


— Clary. — Gli occhi <strong>di</strong> Isabelle si accesero <strong>di</strong> un'improvvisa fiamma <strong>di</strong> rabbia. — Tu pensi che<br />

noi qui siamo al sicuro? Siamo tutti in attesa della nostra fine: o morti o schiavi. Ce lo ve<strong>di</strong>, Jace, a<br />

fare una cosa del genere? A restare qui seduto ad aspettare che succeda qualcosa <strong>di</strong> terribile? Ce lo<br />

ve<strong>di</strong>...?<br />

— Quello che vedo è che Jace è tuo fratello tanto quanto Max — replicò Clary. — E <strong>di</strong> quello che è<br />

capitato a lui, t'importava.<br />

Se ne pentì nel momento stesso in cui lo <strong>di</strong>sse: la faccia <strong>di</strong> Isabelle sbiancò, come se le parole <strong>di</strong><br />

Clary avessero prosciugato tutto il colore dalla sua pelle. — Max — rispose Isabelle, con furia<br />

controllata — era un bambino, non un guerriero. Aveva nove anni. Jace è un Cacciatore, un soldato.<br />

Se combattiamo contro Valentine, cre<strong>di</strong> che Alec non sarà nella battaglia? Cre<strong>di</strong> che noi tutti non<br />

siamo pronti, in qualsiasi momento, a morire, se dobbiamo farlo, se la causa è abbastanza<br />

importante? Valentine è il padre <strong>di</strong> Jace,- Jace probabilmente ha più possibilità <strong>di</strong> tutti noi <strong>di</strong><br />

avvicinarsi a lui, <strong>di</strong> fare ciò che deve fare.<br />

— Valentine ucciderà Jace, se dovrà — <strong>di</strong>sse Clary. — Non lo risparmierà.<br />

— Lo so.<br />

— Ma se anche dovesse morire, conta solo che Jace esca <strong>di</strong> scena dopo essersi coperto <strong>di</strong> gloria.<br />

Non ne sentirai la mancanza?<br />

— Sentirò la sua mancanza ogni singolo giorno — replicò Isabelle. — Per il resto della mia vita,<br />

che, ammettiamolo, se Jace fallisce, durerà più o meno un'altra settimana. — Scosse la testa. — Tu<br />

non capisci, Clary. Tu non capisci com'è vivere sempre in guerra, crescere fra battaglie e sacrifici <strong>di</strong><br />

ogni genere. Immagino che non sia colpa tua, ma <strong>di</strong> come sei stata cresciuta.<br />

Clary alzò le mani. — Capisco eccome. So che non ti sto simpatica, Isabelle, perché ai tuoi occhi<br />

sono solo una mondana.<br />

— Tu cre<strong>di</strong> che sia per questo che... — Isabelle s'interruppe. I suoi occhi brillavano non solo <strong>di</strong><br />

rabbia, ma anche, vide Clary con sorpresa, <strong>di</strong> lacrime. — Dio, non capisci pro prio niente, vero? Tu<br />

conosci Jace, da quanto? Da un mese? Io lo conosco da sette anni. E da quando lo conosco non l'ho<br />

mai visto innamorarsi, non l'ho mai visto nemmeno trovare una persona che gli piacesse. Usciva<br />

con le ragazze, certo. Le ragazze si innamoravano sempre <strong>di</strong> lui, ma a lui non importava mai niente.<br />

Credo che fosse per questo che Alec pensava... — Isabelle si fermò un momento, perfettamente<br />

immobile. Sta cercando <strong>di</strong> non piangere, pensò Clary meravigliata. Isabelle, che non piangeva<br />

mai... — Anche mia madre... Insomma, qual è l'adolescente che non si prende mai una cotta per<br />

nessuno? Era sempre come se fosse un po' assente, quando c'erano <strong>di</strong> mezzo altre persone. Io<br />

pensavo che la storia con suo padre avesse provocato danni permanenti in lui, che non riuscisse più<br />

ad amare nessuno. Se solo avessi saputo che cosa era veramente successo... Ma anche così,<br />

probabilmente avrei pensato la stessa cosa, no? Insomma, chi non avrebbe subito danni da una cosa<br />

del genere?<br />

«E poi abbiamo incontrato te, ed è stato come se Jace si risvegliasse. Tu non te ne accorgevi, perché<br />

non l'avevi mai visto <strong>di</strong>verso da così. Ma io lo vedevo. Hodge lo vedeva. Alec lo vedeva. Perché<br />

cre<strong>di</strong> che Alec ti o<strong>di</strong>asse tanto? Jace era cambiato dal momento in cui ti aveva incontrato. Tu<br />

pensavi che fosse sorprendente il fatto <strong>di</strong> poterci vedere, e lo era, ma quello che era davvero<br />

sorprendente per me era che Jace vedesse te. Non faceva altro che parlare <strong>di</strong> te, tornando<br />

all'Istituto,- poi ha convinto Hodge a mandarlo a cercarti; e quando ti ha riportato qui, non voleva<br />

più che te ne andassi. Ogni volta che entravi nella stanza, lui ti guardava. Ed era anche geloso <strong>di</strong><br />

Simon. Non sono sicura che se ne rendesse conto, ma era così. Io lo capivo. Geloso <strong>di</strong> un mondano.<br />

E poi, dopo quello che è successo a Simon alla festa, è stato pronto ad andare con te all'Hotel<br />

Dumort, a infrangere la Legge del Conclave. E tutto per salvare un mondano che non gli stava<br />

nemmeno simpatico. L'ha fatto per te. Perché, se fosse successo qualcosa a Simon, tuavresti


sofferto. Tu sei stata la prima persona estranea alla sua famiglia della cui felicità si sia mai<br />

preoccupato. Perché ti amava.»<br />

A Clary sfuggì un singhiozzo soffocato. — Ma tutto questo è stato prima che...<br />

— Prima che scoprisse che eri sua sorella. Lo so. E non ti biasimo, per questo. Tu non potevi<br />

saperlo. E immagino che non potessi evitare nemmeno <strong>di</strong> partire in quarta e metterti subito con<br />

Simon come se non te ne fosse mai importato niente <strong>di</strong> lui. Pensavo che Jace, dopo aver scoperto<br />

che eri sua sorella, avrebbe lasciato perdere, avrebbe superato la cosa. Ma non è successo, non c'è<br />

riuscito. Non so che cosa gli abbia fatto Valentine, quando era bambino. Non so se sia per questo<br />

che è <strong>di</strong>ventato così, o se semplicemente è fatto così, ma non gli passerà mai, Clary. Non ce la fa. E<br />

io ho cominciato a detestare la tua presenza. E a detestare che Jace si trovasse in tua presenza. E'<br />

come una ferita da veleno <strong>di</strong> demone: devi lasciarla stare e aspettare che guarisca. Ogni volta che<br />

togli la benda, non fai altro che riaprire la ferita. Ogni volta che Jace ti vede, è come strappare la<br />

benda dalla stessa ferita.<br />

— Lo so — sussurrò Clary. — Come cre<strong>di</strong> che sia per me?<br />

— Non lo so. Io non riesco a leggere i tuoi sentimenti. Tu non sei mia sorella. Io non ti o<strong>di</strong>o, Clary.<br />

Anzi, ad<strong>di</strong>rittura mi piaci. Se fosse possibile, non vorrei nessun'altra, per Jace. Ma spero che tu mi<br />

possa capire quando <strong>di</strong>co che, se per miracolo usciremo vivi da questa storia, spero tanto che la mia<br />

famiglia si trasferisca in un posto molto lontano da qui, in modo da non doverti rivedere mai più.<br />

Le lacrime bruciavano negli occhi <strong>di</strong> Clary. Era strano: lei e Isabelle sedute a quel tavolo, a piangere<br />

per Jace, per ragioni che erano al contempo molto <strong>di</strong>verse ma anche stranamente simili. — Perché<br />

mi <strong>di</strong>ci tutto questo?<br />

— Perché mi stai accusando <strong>di</strong> non voler proteggere Jace. Invece io voglio proteggerlo. Perché,<br />

secondo te, mi sono arrabbiata tanto, quando ti sei presentata dai Penhallow? Tu ti comporti come<br />

se non fossi parte <strong>di</strong> tutto questo, del nostro mondo. Resti sempre ai margini. Invece ne sei parte,<br />

eccome. Anzi, ne sei al centro. Non puoi fingere per sempre <strong>di</strong> essere solo una comparsa, Clary, non<br />

se sei la figlia <strong>di</strong> Valentine. Non se Jace sta facendo quello che sta facendo anche per colpa tua.<br />

— Anche per colpa mia ?<br />

— Perché cre<strong>di</strong> che sia così smanioso <strong>di</strong> rischiare la vita? Perché cre<strong>di</strong> che non gli importi niente <strong>di</strong><br />

morire?<br />

Le parole <strong>di</strong> Isabelle penetrarono nelle orecchie <strong>di</strong> Clary come aghi affilati. Lo so io, il<br />

perché, pensò. È perché crede <strong>di</strong> essere un demone, crede <strong>di</strong> non essere veramente umano. Ecco<br />

perché... Ma non posso <strong>di</strong>rtelo, non posso <strong>di</strong>rti l'unica cosa che potrebbe farti capire.<br />

— Ha sempre pensato che ci fosse qualcosa <strong>di</strong> strano in lui — continuò Isabelle. — E adesso, per<br />

colpa tua, crede <strong>di</strong> essere dannato per sempre. Ho sentito che lo <strong>di</strong>ceva ad Alec. Perché uno non<br />

dovrebbe rischiare la vita, se non vuole più vivere? Perché non dovrebbe rischiare la vita, se non<br />

sarà mai felice, per quanti sforzi possa fare?<br />

— Isabelle, basta così. — La porta si era aperta, quasi senza rumore, e sulla soglia c'era Simon.<br />

Clary aveva quasi <strong>di</strong>menticato quanto si fosse potenziato il suo senso dell'u<strong>di</strong>to. — Non è colpa <strong>di</strong><br />

Clary.<br />

Un rossore si accese sul volto <strong>di</strong> Isabelle. — Resta fuori da questa storia, Simon. Tu non sai che<br />

cosa sta succedendo.<br />

Simon entrò in cucina, chiudendosi la porta alle spalle. — Ho sentito quasi tutto quello che avete<br />

detto — annunciò senza tanti giri <strong>di</strong> parole. — Nonostante il muro. Tu hai detto che non sai che<br />

cosa prova Clary perché non la conosci da abbastanza tempo. Be', io sì. Se cre<strong>di</strong> che Jace sia l'unico<br />

a soffrire, ti sbagli.


Silenzio. La ferocia dell'espressione <strong>di</strong> Isabelle si stava attenuando. Come in lontananza, a Clary<br />

sembrò <strong>di</strong> sentir bussare alla porta: Luke, probabilmente,- o Maia, con altro sangue per Simon.<br />

— Non se n'è andato per colpa mia — <strong>di</strong>sse Clary e il suo cuore cominciò a battere forte. Posso<br />

rivelare il segreto <strong>di</strong> Jace, ora che se n'è andato? Posso rivelare la vera ragione per cui se n'è<br />

andato? La vera ragione per cui non gli importa niente <strong>di</strong> morire? Le parole cominciarono a<br />

sgorgarle da dentro, quasi contro la sua volontà. — Quando io e Jace siamo stati alla tenuta <strong>di</strong><br />

campagna <strong>di</strong> Wayland, quando siamo andati a cercare il Libro Bianco...<br />

Ma s'interruppe, perché la porta della cucina si spalancò. C'era Amatis sulla porta, con la più strana<br />

delle espressioni sulla faccia. Per un momento Clary pensò che fosse spaventata e il cuore le balzò<br />

in petto. Ma non era paura, quella sul volto <strong>di</strong> Amatis, non esattamente. Aveva la stessa espressione<br />

<strong>di</strong> quando Clary e Luke si erano presentati alla sua porta. Era come se avesse visto un fantasma. —<br />

Clary — <strong>di</strong>sse lentamente. — C'è qualcuno, qui, che vuole vederti...<br />

Prima che finisse, quel qualcuno la spinse da parte ed entrò in cucina. Amatis si spostò e Clary vide<br />

l'intrusa: una donna snella, vestita <strong>di</strong> nero. La prima cosa che notò fu la tenuta da Cacciatrice, e in<br />

un primo momento non la riconobbe. Poi i suoi occhi si posarono sul volto della donna e Clary si<br />

sentì cadere lo stomaco, com'era successo quando con Jace era volata giù dal tetto del Dumort sulla<br />

moto demoniaca: una caduta <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci piani.<br />

La Cacciatrice era sua madre.


parte terza<br />

LA STRADA PER IL PARADISO<br />

Oh sì, lo so: fu facile la strada per il para<strong>di</strong>so. Trovammo il piccolo regno della nostra<br />

passione, Aperto a tutti coloro che calcano la strada degli amanti. In selvaggia e segreta<br />

felicità cademmo; E strepitavano nei nostri sensi demoni e dei.<br />

(SIEGFRIED SASSOON, L'amante imperfetto)


capitolo 16<br />

ARTICOLI DI FEDE<br />

Dalla sera in cui era tornata a casa e aveva scoperto che sua madre era sparita, Clary si era<br />

immaginata talmente tante volte <strong>di</strong> rivederla sana e salva, che i suoi sogni avevano assunto l'aspetto<br />

<strong>di</strong> una foto sgualcita a furia <strong>di</strong> essere presa in mano e guardata. Ora, tutte quelle immagini le<br />

salirono agli occhi, occhi increduli e sgranati: immagini in cui sua madre, guarita e felice,<br />

l'abbracciava e le <strong>di</strong>ceva quanto aveva sentito la sua mancanza, promettendole che da quel momento<br />

in poi sarebbe andato tutto bene.<br />

La madre della sua immaginazione somigliava ben poco alla donna che aveva <strong>di</strong> fronte. Clary<br />

ricordava una Jocelyn delicata e artistica, un po' bohemienne, con quelle tute macchiate <strong>di</strong> colore, i<br />

capelli rossi raccolti in due co<strong>di</strong>ni o avvolti in uno scomposto chignon e fermati da una matita.<br />

Questa Jocelyn era lustra e affilata come un coltello, i capelli severamente raccolti sulla nuca, non<br />

un ricciolo fuori posto; il nero rigoroso della tenuta da battaglia la faceva sembrare più pallida e più<br />

dura. E anche la sua espressione non era quella che Clary aveva immaginato: invece del puro<br />

piacere, c'era qualcosa <strong>di</strong> più simile all'orrore, nel modo in cui guardava Clary con gli occhi ver<strong>di</strong><br />

sgranati. — Clary — <strong>di</strong>sse con un filo <strong>di</strong> voce. — I tuoi vestiti.<br />

Clary si guardò. Aveva indosso la tenuta nera <strong>di</strong> Amatis, esattamente quello da cui sua madre, per<br />

tutta la vita, aveva cercato <strong>di</strong> tenerla lontana. Clary mandò giù il nodo che le bloccava la gola e si<br />

alzò, aggrappandosi al bordo del tavolo con entrambe le mani. Vedeva le nocche sbiancate, ma le<br />

mani sembravano in qualche modo staccate dal resto del corpo, come se appartenessero a qualcun<br />

altro.<br />

Jocelyn fece un passo verso <strong>di</strong> lei, tendendo le braccia.<br />

— Clary...<br />

E Clary si ritrovò ad arretrare così rapidamente che sbatté l'osso sacro contro il ripiano della cucina.<br />

Ma quasi non si accorse della fitta <strong>di</strong> dolore. Aveva gli occhi fissi su sua madre. Anche Simon, che<br />

era letteralmente rimasto a bocca aperta. E anche Amatis, sbalor<strong>di</strong>ta.<br />

Isabelle si alzò, mettendosi tra Clary e sua madre. La mano scivolò sotto il grembiule e Clary ebbe<br />

la sensazione che stesse per estrarre la sottile frusta <strong>di</strong> elettro. — Che succede qui? — chiese<br />

Isabelle. — Tu chi sei?<br />

La voce forte <strong>di</strong> Isabelle vacillò appena, quando colse l'espressione sul volto <strong>di</strong> Jocelyn: la donna la<br />

stava fissando con una mano sul cuore.<br />

— Maryse! — La sua voce era appena un sussurro.<br />

Isabelle si stupì. — Come fai a conoscere il nome <strong>di</strong> mia madre?<br />

Un rossore salì repentino sul viso <strong>di</strong> Jocelyn. — Ma certo. Tu sei la figlia <strong>di</strong> Maryse. È solo che... le<br />

somigli così tanto! — Abbassò lentamente la mano. — Io sono Jocelyn Fr... Fairchild. Sono la<br />

madre <strong>di</strong> Clary.<br />

Isabelle tirò fuori la mano da sotto il grembiule e si girò verso Clary con gli occhi pieni <strong>di</strong><br />

confusione. — Ma eri all'ospedale... a New York...<br />

— Ero — confermò Jocelyn con voce più ferma. — Ma grazie a mia figlia, adesso sto bene. E<br />

vorrei stare un momento da sola con lei.<br />

— Non sono sicura — intervenne Amatis — che lei voglia stare un momento da sola con te. — Le<br />

mise una mano sulla spalla. — Deve essere stato uno shock, per Clary.<br />

Jocelyn scrollò via la mano <strong>di</strong> Amatis e si avvicinò a sua figlia, tendendole le braccia. — Clary...


Finalmente Clary ritrovò la voce. Era una voce fredda, <strong>di</strong> ghiaccio, così arrabbiata che sorprese<br />

anche lei. — Come ci sei arrivata fin qui, Jocelyn?<br />

Sua madre si fermò <strong>di</strong> botto, con un'espressione incerta sul viso. — Attraverso un Portale. Sono<br />

arrivata appena fuori città, con Magnus Bane. Ieri è venuto da me in ospedale. Mi ha portato<br />

l'antidoto. Mi ha raccontato tutto quello che hai fatto per me. E da quando mi sono svegliata, ho<br />

desiderato solo rivederti. — Le si spense la voce. — Clary, c'è qualcosa che non va?<br />

— Perché non mi hai mai detto che avevo un fratello? — sbottò Clary. Non era questo che avrebbe<br />

dovuto <strong>di</strong>re, non era nemmeno quello che aveva in mente <strong>di</strong> <strong>di</strong>re. Ma ormai era fatta.<br />

Jocelyn abbassò le mani. — Credevo che fosse morto. Credevo che saperlo ti avrebbe solo fatto del<br />

male.<br />

— Lascia che ti <strong>di</strong>ca una cosa, mamma — <strong>di</strong>sse Clary. — Sapere è meglio <strong>di</strong> non sapere. Sempre.<br />

— Mi <strong>di</strong>spiace... — iniziò Jocelyn.<br />

— Ti <strong>di</strong>spiace? — La voce <strong>di</strong> Clary si alzò. Era come se qualcosa dentro <strong>di</strong> lei si fosse strappato e<br />

ora tutto sgorgasse fuori, tutta l'amarezza, tutta la rabbia repressa. — Potresti spiegarmi perché non<br />

mi hai mai detto che ero una Shadowhunter? O che mio padre era ancora vivo? Oh, e che mi <strong>di</strong>ci<br />

del piccolo particolare <strong>di</strong> aver pagato Magnus per rubarmi i ricor<strong>di</strong>?<br />

— Stavo solo cercando <strong>di</strong> proteggerti...<br />

— Be', hai fatto un pessimo lavoro! — Clary stava gridando. — Che cosa ti aspettavi che mi<br />

succedesse, quando tu sei sparita? Se non fosse stato per Jace e gli altri, ora sarei morta. Non mi hai<br />

mai insegnato come proteggermi. Non mi hai mai detto quanto fossero pericolose le cose, nella<br />

realtà. Che cosa pensavi? Che se io non vedevo le brutte cose, loro non avrebbero visto me? — Le<br />

bruciavano gli occhi. — Tu sapevi che Valentine non era morto. L'hai detto a Luke.<br />

— Per questo ho dovuto nasconderti — spiegò Jocelyn. — Non potevo rischiare che scoprisse<br />

dov'eri. Non potevo permettergli <strong>di</strong> toccarti perché...<br />

— Perché ha trasformato il tuo primo figlio in un mostro — <strong>di</strong>sse Clary — e non volevi che facesse<br />

lo stesso con me?<br />

Sconvolta e ammutolita, Jocelyn riuscì solo a fissare sua figlia. — Sì — <strong>di</strong>sse alla fine. — Sì, ma<br />

non è solo questo, Clary...<br />

— Tu mi hai rubato tutti i ricor<strong>di</strong> — ribadì Clary. — Me li hai portati via. Mi hai portato via ciò che<br />

sono.<br />

— Non era ciò che sei! — gridò Jocelyn. — Non volevo che quello fosse ciò che sei...<br />

— Non importa quello che volevi tu! — gridò Clary. — È quello che sono io! Tu mi hai portato via<br />

tutto. E non era roba tua!<br />

Jocelyn era grigia come la cenere. Gli occhi <strong>di</strong> Clary si riempirono <strong>di</strong> lacrime. Non sopportava <strong>di</strong><br />

vedere sua madre così, ferita, eppure era proprio lei che la stava ferendo. E sapeva che, se avesse<br />

aperto <strong>di</strong> nuovo la bocca, altre terribili parole ne sarebbero uscite, ancor più crudeli, ancor più<br />

feroci. Si chiuse la bocca con le mani e scappò via, respingendo sua madre, e la mano tesa <strong>di</strong><br />

Simon. Voleva solo andare via. Alla cieca, spalancò la porta d'ingresso e piombò in strada. Alle sue<br />

spalle qualcuno chiamò il suo nome, ma lei non si girò. Stava già correndo.<br />

Jace si sorprese, scoprendo che Sebastian aveva lasciato il cavallo dei Verlac nelle stalle, invece <strong>di</strong><br />

usarlo per la fuga, la notte in cui era sparito. Forse aveva temuto che Wayfa-rer potesse in qualche<br />

modo essere localizzato.<br />

Provò sod<strong>di</strong>sfazione nel sellare lo stallone e nel salirci in groppa e condurlo fuori dalla città. Se<br />

Sebastian avesse voluto Wayfarer, non l'avrebbe certo lasciato lì. E poi, il cavallo non era veramente


suo. Comunque, Jace adorava i cavalli. Aveva <strong>di</strong>eci anni l'ultima volta che ne aveva cavalcato uno,<br />

ma il ricordo, notò con piacere, riaffiorò rapidamente.<br />

C'erano volute sei ore <strong>di</strong> cammino dalla tenuta <strong>di</strong> campagna dei Wayland fino ad Alicante. Ma ne<br />

bastarono appena due ore per tornare in<strong>di</strong>etro al galoppo. Quando si fermarono, su un'altura che si<br />

affacciava sulla casa e sui giar<strong>di</strong>ni, sia Jace sia il cavallo erano coperti da un velo <strong>di</strong> sudore.<br />

Le <strong>di</strong>fese depistanti che nascondevano la tenuta erano state <strong>di</strong>strutte insieme alle fondamenta della<br />

casa. Ormai dell'e<strong>di</strong>ficio, un tempo così elegante, restava soltanto un mucchio <strong>di</strong> pietre fumanti. I<br />

giar<strong>di</strong>ni bruciacchiati conservavano ancora i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> quando Jace bambino aveva vissuto lì.<br />

C'erano i roseti, ora spogliati dei boccioli e invasi dalle erbacce; le panchine <strong>di</strong> pietra vicino agli<br />

stagni svuotati; e la cavità nel terreno dove Jace aveva abbracciato Clary, la notte in cui la tenuta era<br />

crollata. Tra gli alberi si vedeva il bagliore azzurro del lago.<br />

Un'onda <strong>di</strong> amarezza travolse Jace, che infilò una mano in tasca e tirò fuori uno stilo: l'aveva preso<br />

in prestito dalla stanza <strong>di</strong> Alec prima <strong>di</strong> partire, in sostituzione <strong>di</strong> quello che Clary aveva perso. Alee<br />

non avrebbe avuto <strong>di</strong>fficoltà a procurarsene un altro. Poi prese il filo che aveva strappato dalla<br />

manica del cappotto <strong>di</strong> Clary, macchiato <strong>di</strong> sangue a un capo. Lo tenne sul palmo e chiuse forte il<br />

pugno, tanto da far sbiancare le nocche. Con lo stilo tracciò una runa sul dorso della mano. Il<br />

pizzicore era più familiare che doloroso. Guardò la runa penetrare nella pelle, come una pietra<br />

nell'acqua, e chiuse gli occhi.<br />

Invece dell'interno delle palpebre, Jace vide una valle. Era su un'altura e la vedeva dall'alto. Sapeva<br />

esattamente dove si trovava, come se stesse osservando una mappa che in<strong>di</strong>cava la sua posizione.<br />

Anche l'Inquisitrice aveva saputo localizzare esattamente la nave <strong>di</strong> Valentine sull'East River,<br />

ricordò Jace. Ecco come faceva a saperlo, pensò. Ogni dettaglio era nitido, ogni filo d'erba, la<br />

spruzzata <strong>di</strong> foglie secche ai suoi pie<strong>di</strong>... ma non c'era alcun suono. Il silenzio che dominava la<br />

scena era inquietante.<br />

La valle era a ferro <strong>di</strong> cavallo, con un'estremità più stretta dell'altra. L'argenteo nastro d'acqua <strong>di</strong> un<br />

torrente la percorreva al centro e spariva tra le rocce, all'estremità più stretta. Accanto al ruscello<br />

c'era una casa <strong>di</strong> pietra grigia con un filo <strong>di</strong> fumo bianco che usciva sbuffando dal comignolo<br />

squadrato. Era una scena stranamente pastorale, serena, sotto l'azzurro sguardo del cielo. Mentre<br />

Jace osservava, una figura snella entrò in scena. Sebastian. Ora che non doveva più preoccuparsi <strong>di</strong><br />

fingere, la sua arroganza era palese nella camminata, nella postura delle spalle, nel lieve ghigno sul<br />

viso. Sebastian si inginocchiò sulla riva del ruscello e vi immerse le mani, gettandosi dell'acqua sul<br />

viso e sui capelli.<br />

}ace aprì gli occhi. Sotto <strong>di</strong> lui, Wayfarer brucava l'erba sod<strong>di</strong>sfatto. Il ragazzo rimise in tasca lo<br />

stelo e il filo e, con un'ultima occhiata alle rovine della casa in cui era cresciuto, prese le re<strong>di</strong>ni e<br />

affondò i talloni nei fianchi del cavallo.<br />

Clary era <strong>di</strong>stesa sull'erba in cima alla collina della Guar<strong>di</strong>a e guardava imbronciata la città <strong>di</strong><br />

Alicante. La vista da lassù era spettacolare, doveva ammetterlo. Si vedevano i tetti della città, con le<br />

eleganti incisioni e i galletti segnavento decorati da rune, e la vista si estendeva oltre le guglie della<br />

Sala degli Accor<strong>di</strong>, verso qualcosa che luccicava in lontananza, come il bordo <strong>di</strong> una moneta<br />

d'argento. Il lago Lyn? Le rovine nere della Guar<strong>di</strong>a incombevano alle sue spalle e le torri<br />

antidemoni brillavano come cristalli. Clary ebbe persino la sensazione <strong>di</strong> poter vedere le <strong>di</strong>fese,<br />

vibranti <strong>di</strong> luce come una rete invisibile intessuta intorno ai confini della città.<br />

Si guardò le mani. Aveva strappato <strong>di</strong>verse manciate d'erba negli ultimi impeti <strong>di</strong> rabbia e le sue <strong>di</strong>ta<br />

erano impiastricciate <strong>di</strong> terra e <strong>di</strong> sangue, dove un'unghia si era rotta. Sbollita la rabbia, le restava<br />

ora un profondo senso <strong>di</strong> vuoto. Non si era mai resa conto <strong>di</strong> quanto rancore provasse nei confronti<br />

<strong>di</strong> sua madre. Solo quando Jocelyn aveva varcato la soglia della cucina e Clary aveva potuto<br />

accantonare tutta l'angoscia che aveva provato quando la sua vita era in pericolo, solo allora aveva<br />

capito che cosa covava sotto. Ora che era più calma, si chiese se una parte <strong>di</strong> sé avesse voluto<br />

punire Jocelyn per quello che era successo a Jace. Se non gli fossero state raccontate tante bugie - se


a entrambi non avessero raccontato tante bugie - forse il trauma <strong>di</strong> scoprire cosa gli aveva fatto<br />

Valentine prima ancora che lui nascesse non avrebbe indotto Jace a compiere un gesto che Clary<br />

non poteva evitare <strong>di</strong> sentire come un suici<strong>di</strong>o.<br />

— Ti <strong>di</strong>spiace se mi siedo con te?<br />

Clary sobbalzò per la sorpresa, rotolò su un fianco e guardò su. C'era Simon in pie<strong>di</strong> accanto a lei,<br />

con le mani in tasca. Qualcuno, forse Isabelle, gli aveva dato una giacca scura del materiale nero e<br />

resistente che gli Shadowhunters usavano per le loro tenute da battaglia. Un vampiro in tenuta da<br />

Cacciatore, pensò Clary, chissà se era una specie <strong>di</strong> primato. — Non ti ho sentito arrivare —<br />

ammise Clary. — Evidentemente non sono un granché, come Cacciatrice.<br />

Simon scrollò le spalle. — Be', in tua <strong>di</strong>fesa potrei <strong>di</strong>re che mi muovo con la grazia silenziosa <strong>di</strong><br />

una pantera.<br />

Nonostante tutto, Clary sorrise. Si mise a sedere, pulendosi le mani dalla terra. — Dai, vieni. Il<br />

tristezza-party è aperto a tutti.<br />

Sedendosi accanto a lei, Simon guardò il panorama della città e fischiò. — Bella vista.<br />

— Vero. — Clary lo guardò <strong>di</strong> sottecchi. — Come hai fatto a trovarmi?<br />

— Be', mi ci sono volute un paio d'ore. — Sorrise, con un sorriso un po' sghembo. — Poi mi sono<br />

ricordato che quando noi due litigavamo, in prima elementare, tu salivi sempre sul tetto <strong>di</strong> casa mia<br />

a sbollire la rabbia e mia madre doveva venirti a prendere.<br />

— E allora?<br />

— Ti conosco — <strong>di</strong>sse Simon. — Quando ti arrabbi, cerchi un posto in alto.<br />

Le porse un fagotto: era il suo cappotto verde, ben ripiegato. Clary lo prese e se lo infilò. Il povero<br />

cappotto già mostrava chiari segni <strong>di</strong> usura. C'era persino un buchetto nel gomito, abbastanza<br />

grande da infilarci un <strong>di</strong>to.<br />

— Grazie, Simon. — Si strinse le ginocchia al petto e fissò lo sguardo sulla città. Il sole era basso<br />

nel cielo e le torri avevano cominciato a brillare <strong>di</strong> un pallido colore rosato. — Ti ha mandato lei?<br />

Simon scosse la testa. — È stato Luke, a <strong>di</strong>r la verità. E mi ha detto solo <strong>di</strong> chiederti se pensi <strong>di</strong><br />

tornare prima del tramonto. Stanno succedendo cose importanti.<br />

— Che tipo <strong>di</strong> cose?<br />

— Luke ha dato tempo al Conclave fino al tramonto per decidere se attribuire ai Nascosti dei seggi<br />

nel Consiglio. Tutti i Nascosti si riuniranno alla Porta Settentrionale al tramonto. Se il Conclave<br />

accetta, potranno entrare ad Alicante. Altrimenti...<br />

— Verranno mandati via — concluse Clary. — E il Conclave si consegnerà nelle mani <strong>di</strong> Valentine.<br />

— Esatto.<br />

— Accetteranno — <strong>di</strong>sse Clary. — Devono accettare. — Si strinse le ginocchia. — Non<br />

sceglierebbero mai Valentine. Nessuno lo farebbe.<br />

— Sono contento che il tuo idealismo non sia stato scalfito — commentò Simon. Sebbene il tono<br />

fosse lieve, Clary sentì nella voce <strong>di</strong> Simon un'altra voce, quella <strong>di</strong> Jace, quando <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> non<br />

essere un idealista. Rabbrividì, nonostante il cappotto.<br />

— Simon? — <strong>di</strong>sse. — Ho una domanda stupida.<br />

— E sarebbe?<br />

— Hai dormito con Isabelle?<br />

Simon fece un verso come se soffocasse. Clary si girò lentamente per guardarlo.


— Tutto bene? — gli chiese.<br />

— Credo <strong>di</strong> sì — rispose Simon, recuperando con uno sforzo evidente un po' <strong>di</strong> contegno. — Parli<br />

seriamente?<br />

— Be', sei stato fuori tutta la notte...<br />

Simon rimase in silenzio per un lungo momento. Alla fine <strong>di</strong>sse: — Non sono sicuro che siano<br />

affari tuoi. In ogni caso, no.<br />

— Bene — <strong>di</strong>sse Clary, dopo una pausa assennata. — Immagino che non avresti approfittato <strong>di</strong> lei,<br />

in un momento così doloroso.<br />

Simon ridacchiò. — Se mai incontrerai l'uomo che riesce ad approfittare <strong>di</strong> Isabelle, fammelo<br />

sapere, perché vorrei stringergli la mano. O scappare a gambe levate, non so bene quale delle due.<br />

— Quin<strong>di</strong> non stai uscendo con Isabelle.<br />

— Clary — <strong>di</strong>sse Simon. — Perché mi chie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Isabelle? Non vuoi parlare <strong>di</strong> tua madre? O <strong>di</strong><br />

Jace? Izzy mi ha detto che se n'è andato. So come devi sentirti.<br />

— No — mormorò Clary. — Non credo che tu lo sappia.<br />

— Non sei l'unica persona al mondo che si sia sentita abbandonata. — C'era una punta <strong>di</strong><br />

impazienza nella sua voce. — Probabilmente... insomma, non ti ho mai visto così arrabbiata. E con<br />

tua madre, poi! Credevo che ti mancasse.<br />

— Certo che mi mancava! — esclamò Clary, rendendosi conto mentre parlava dell'effetto che la<br />

scena in cucina doveva aver avuto sugli altri. Soprattutto su sua madre. Scacciò via il pensiero. — È<br />

che ero così concentrata su come fare a salvarla da Valentine e poi guarirla, che non mi sono mai<br />

fermata a pensare a quanto fossi arrabbiata per le bugie che mi aveva raccontato in tutti questi anni:<br />

per avermi tenuto nascosto tutto questo, per avermi nascosto la verità. Per non avermi mai detto chi<br />

ero veramente.<br />

— Ma non è questo che hai detto, quando è entrata in cucina — osservò Simon a bassa voce. — Le<br />

hai chiesto: «Perché non mi hai mai detto che avevo un fratello?»<br />

— Lo so. — Clary strappò un filo d'erba dalla terra, stropicciandolo tra le <strong>di</strong>ta. — Probabilmente<br />

pensavo che, se avessi saputo la verità, avrei conosciuto Jace in un altro modo. Non mi sarei<br />

innamorata <strong>di</strong> lui.<br />

Simon rimase per un momento in silenzio. — Credo <strong>di</strong> non avertelo mai sentito <strong>di</strong>re prima d'ora.<br />

— Che lo amo? — Clary rise, ma la risata suonò triste alle sue stesse orecchie. — È inutile fingere<br />

il contrario, a questo punto. Forse non è importante. Probabilmente non lo rivedrò più comunque.<br />

— Tornerà.<br />

— Forse.<br />

— Tornerà — ripetè Simon. — Per te.<br />

— Non lo so. — Clary scosse la testa. Si stava facendo freddo, ora che il sole era sceso a toccare la<br />

linea dell'orizzonte. Clary socchiuse gli occhi e si protese in avanti, guardando lontano. — Simon,<br />

guarda!<br />

Simon seguì il suo sguardo. Oltre le <strong>di</strong>fese, alla Porta Settentrionale della città, centinaia <strong>di</strong> figure<br />

scure si stavano radunando, alcune in gruppi, altre più isolate: erano i Nascosti che Luke aveva<br />

chiamato in aiuto della città, in paziente attesa <strong>di</strong> un messaggio dal Conclave per entrare ad<br />

Alicante. Un brivido percorse la schiena <strong>di</strong> Clary. Si trovava in bilico, non solo sulla cima della<br />

collina, a guardare la città da uno strapiombo, ma era anche sull'orlo <strong>di</strong> una crisi, <strong>di</strong> un evento che<br />

avrebbe cambiato l'andamento <strong>di</strong> tutto il mondo degli Shadowhunters.


— Sono venuti — <strong>di</strong>sse Simon quasi a se stesso. — Chissà se questo significa che il Conclave ha<br />

deciso.<br />

— Lo spero. — Il filo d'erba che Clary stava tormentando era un ormai un grumo verde informe;<br />

Clary lo buttò e ne strappò un altro. — Non so che cosa farò, se decideranno <strong>di</strong> arrendersi a<br />

Valentine. Forse potrei creare un Portale e trasportare tutti in un posto dove Valentine non possa mai<br />

trovarci. Un'isola deserta, o qualcosa del genere.<br />

— Okay, anch'io adesso ho una domanda stupida — <strong>di</strong>sse Simon. — Tu sai creare nuove rune,<br />

giusto? Perché non crei una runa che <strong>di</strong>strugga tutti i demoni del mondo? O che uccida Valentine?<br />

— Non è così che funziona — spiegò Clary. — Io posso creare solo le rune che visualizzo.<br />

L'immagine mi entra in testa, come un <strong>di</strong>pinto. Se cerco <strong>di</strong> visualizzare "ucci<strong>di</strong> Valentine" o<br />

"governa il mondo", o cose del genere, non vedo niente. Solo rumore bianco.<br />

— Ma secondo te, da dove ti vengono le immagini delle rune?<br />

— Non lo so — ammise Clary. — Tutte le rune che gli Shadowhunters conoscono vengono dal<br />

Libro Grigio. È per questo che possono essere usate solo sui Nephilim: sono state create a questo<br />

scopo. Ma ci sono anche altre rune, più antiche. Me l'ha detto Magnus. Come il Marchio <strong>di</strong> Caino: è<br />

un marchio <strong>di</strong> protezione, ma non viene dal Libro Grigio. Quin<strong>di</strong>, quando penso a queste rune,<br />

come la runa dell'impavi<strong>di</strong>tà, non so se è qualcosa che sto inventando io o qualcosa che<br />

sto ricordando: rune più antiche degli Shadowhunters, rune antiche quanto gli angeli. — Clary<br />

ripensò alla runa che Ithuriel le aveva mostrato, semplice come un nodo. Era arrivata dalla sua<br />

mente o da quella dell'angelo? O era qualcosa che esisteva da sempre, come il mare o il cielo? Quel<br />

pensiero la fece rabbrivi<strong>di</strong>re.<br />

— Hai freddo? — le chiese Simon.<br />

— Sì... tu no?<br />

— Non ho più freddo, io. — Le mise un braccio intorno alle spalle, sfregandole la schiena in piccoli<br />

movimenti circolari. Ridacchiò con tristezza. — Non serve a molto, immagino, visto che non ho più<br />

il calore del sangue.<br />

— No — <strong>di</strong>sse Clary. — Cioè, sì, serve. Resta così. — Lo guardò. Simon fissava la Porta<br />

Settentrionale, intornò alla quale si affollavano lentamente le nere figure dei Nascosti, quasi<br />

immobili. La luce rossa delle torri antidemoni si rifletteva nei suoi occhi: sembrava una foto in<br />

primo piano scattata con il flash. Clary vedeva le sottili venature azzurre sotto la sua pelle, là dove<br />

era più sottile: sulle tempie, alla base della clavicola. Ne sapeva abbastanza <strong>di</strong> vampiri da capire che<br />

era passato un po' <strong>di</strong> tempo, dall'ultima volta che si era nutrito. — Hai fame?<br />

Stavolta fu lui a guardare verso <strong>di</strong> lei. — Paura che ti morda?<br />

— Sai che sei il benvenuto e che puoi bere il mio sangue ogni volta che vuoi.<br />

Un brivido, non <strong>di</strong> freddo, percorse Simon, che la strinse più forte a sé. — Non lo farei mai —<br />

<strong>di</strong>sse. Poi, con più leggerezza, aggiunse: — E poi, ho già bevuto il sangue <strong>di</strong> Jace... Ho già<br />

succhiato abbastanza dai miei amici.<br />

Clary pensò alla cicatrice argentea sulla gola del fratello. Lentamente, con la mente ancora piena <strong>di</strong><br />

quell'immagine, chiese: — Cre<strong>di</strong> che sia per quello che...?<br />

— Cosa?<br />

— Che il sole non ti fa male. Voglio <strong>di</strong>re, prima il sole ti scottava, vero? Prima della notte sulla<br />

nave.<br />

Lui annuì, riluttante.<br />

— E cos'altro è cambiato? O è solo che hai bevuto il suo sangue?


— Vuoi <strong>di</strong>re, perché lui è un Nephilim? No, è qualcos'altro. Tu e Jace... non siete proprio normali,<br />

giusto? Intendo <strong>di</strong>re, normali Shadowhunters. C'è qualcosa <strong>di</strong> speciale, in voi due. Come ha detto la<br />

Regina del Popolo Fatato, eravate degli esperimenti. — Simon sorrise allo sguardo stupefatto <strong>di</strong><br />

Clary. — Non sono stupido. Riesco a mettere insieme queste cose. Tu con il tuo potere <strong>di</strong> creare le<br />

rune, e Jace, be'... nessuno riuscirebbe a essere così insopportabile senza qualche tipo <strong>di</strong> aiuto<br />

sovrannaturale.<br />

— Lo detesti davvero così tanto?<br />

— Io non detesto Jace — protestò Simon. — Cioè, l'ho o<strong>di</strong>ato all'inizio, questo sì. Sembrava così<br />

arrogante, così sicuro <strong>di</strong> sé... E tu pendevi dalle sue labbra...<br />

— Non è vero.<br />

— Lasciami finire, Clary. — C'era una sfumatura <strong>di</strong> affanno nella voce <strong>di</strong> Simon (ammesso che uno<br />

che non respirava mai potesse essere affannato). Era come se stesse correndo verso un obiettivo. —<br />

Vedevo benissimo quanto ti piaceva e pensavo che lui ti stesse usando, che per lui fossi solo una<br />

stupida ragazzina mondana da impressionare coi suoi giochetti <strong>di</strong> prestigio. All'inizio mi <strong>di</strong>cevo che<br />

tu non ci saresti mai cascata e poi mi <strong>di</strong>cevo che, se anche ci fossi cascata, Jace prima o poi si<br />

sarebbe stancato <strong>di</strong> te e tu saresti tornata da me. Non sono orgoglioso <strong>di</strong> questo, ma quando sei<br />

<strong>di</strong>sperato sei pronto a credere a qualsiasi cosa, immagino. E poi, quando è venuto fuori che era tuo<br />

fratello, mi è sembrata una grazia dal cielo... e ne sono stato contento. Ero contento anche <strong>di</strong> vedere<br />

quanto soffrisse Jace. Questo fino alla notte alla Corte Seelie, quando l'hai baciato. Allora ho visto...<br />

— Visto cosa? — chiese Clary, incapace <strong>di</strong> sopportare la sua pausa.<br />

— Il modo in cui ti guardava. Allora ho capito. Lui non ti aveva mai usato. Lui ti amava e questo<br />

amore lo stava uccidendo.<br />

— È per questo che sei andato al Dumort? — sussurrò Clary. Era una cosa che avrebbe sempre<br />

voluto sapere, ma che non era mai riuscita a chiedergli.<br />

— Per via <strong>di</strong> te e <strong>di</strong> Jace? No, davvero. Da quella prima notte all'hotel, ho sempre avuto il desiderio<br />

<strong>di</strong> tornare. Me lo sognavo. E mi svegliavo che ero fuori dal letto e mi stavo vestendo, oppure ero già<br />

per strada e sapevo che volevo tornare là. Era <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> notte e <strong>di</strong>ventava più <strong>di</strong>fficile quanto più<br />

mi avvicinavo all'hotel. Non mi è mai venuto in mente che fosse qualcosa <strong>di</strong> soprannaturale:<br />

credevo che fosse una specie <strong>di</strong> stress post-traumatico. Quella notte, ero esausto e affamato, ed<br />

eravamo vicini all'hotel, ed era tar<strong>di</strong>... Quasi non ricordo che cosa è successo. Ricordo solo <strong>di</strong><br />

essermi allontanato dal parco e poi... più nulla.<br />

— Ma se tu non fossi stato arrabbiato con me... se non ti avessimo fatto arrabbiare...<br />

— Non è che tu avessi molta scelta — osservò Simon. — E non è che io non lo sapessi. Puoi<br />

sommergere la verità per un po', ma poi risale <strong>di</strong> nuovo in superficie. L'errore che ho fatto è stato<br />

quello <strong>di</strong> non <strong>di</strong>rti che cosa mi stava succedendo, <strong>di</strong> non metterti a parte dei miei sogni. Però non mi<br />

pento <strong>di</strong> essere uscito con te. Sono contento che ci abbiamo provato. E ti voglio bene per averci<br />

voluto provare, anche se non poteva funzionare.<br />

— Volevo tanto che funzionasse! — <strong>di</strong>sse Clary a bassa voce. — Non avrei mai voluto farti del<br />

male.<br />

— Io non cambierei niente <strong>di</strong> quello che è successo — <strong>di</strong>sse Simon. — Non potrei mai smettere <strong>di</strong><br />

volerti bene. Per nessun motivo al mondo. Sai che cosa mi ha detto Raphael? Che non ero capace <strong>di</strong><br />

essere un buon vampiro, che i vampiri accettano <strong>di</strong> essere morti. Ma finché ricorderò com'era<br />

amarti, avrò sempre la sensazione <strong>di</strong> essere vivo.<br />

— Simon...<br />

— Guarda! — L'interruppe con un gesto, sgranando gli occhi scuri. — Laggiù.


Il sole era un lumicino rosso all'orizzonte: sotto il loro sguardo, guizzò un'ultima volta e scomparve,<br />

sprofondando <strong>di</strong>etro l'orlo scuro del mondo. Le torri antidemoni <strong>di</strong> Alicante sfavillarono,<br />

improvvisamente vive e incandescenti. Alla luce delle torri, si vedeva la massa scura dei Nascosti<br />

brulicare inquieta intorno alla Porta Settentrionale. — Che sta succedendo? — sussurrò Clary. — Il<br />

sole è tramontato: perché la porta non si apre?<br />

Simon era immobile. — Il Conclave — <strong>di</strong>sse. — Devono aver rifiutato la proposta <strong>di</strong> Luke.<br />

— Ma non è possibile! — La voce <strong>di</strong> Clary si alzò, tagliente. — Questo significa...<br />

— Che si arrenderanno a Valentine.<br />

— Ma non possono farlo! — esclamò <strong>di</strong> nuovo Clary. Sotto i suoi occhi, le figure <strong>di</strong> uno dei gruppi<br />

che aspettavano vicino alle <strong>di</strong>fese si voltarono e si avviarono in <strong>di</strong>rezione opposta alla città, sfilando<br />

come formiche in fuga da un formicaio <strong>di</strong>strutto.<br />

La faccia <strong>di</strong> Simon era cerea nella luce morente. — Immagino — <strong>di</strong>sse — che ci o<strong>di</strong>no davvero<br />

tanto. Al punto da preferire Valentine.<br />

— Non è o<strong>di</strong>o — rifletté Clary. — È paura. Anche Valentine aveva paura. — Lo <strong>di</strong>sse senza<br />

pensarci e si rese conto solo <strong>di</strong>cendolo che era proprio vero. — Aveva paura ed era invi<strong>di</strong>oso.<br />

Simon le lanciò un'occhiata, sorpreso. — Invi<strong>di</strong>oso?<br />

Ma Clary era tornata al sogno che Ithuriel le aveva mostrato e la voce <strong>di</strong> Valentine le echeggiava<br />

nelle orecchie. Avrei voluto chiedergli perché. Perché Raziel ha creato noi, la sua stirpe <strong>di</strong><br />

Cacciatori, ma non ci ha dato i poteri che hanno i Nascosti: la velocità dei lupi, l'immortalità del<br />

Popolo Fatato, la magia degli stregoni, nemmeno la resistenza dei vampiri. Ci ha lasciati nu<strong>di</strong><br />

davanti agli eserciti infernali con solo questi segni <strong>di</strong>pinti sulla pelle. Perché i loro poteri devono<br />

essere più gran<strong>di</strong> dei nostri? Perché non possiamo avere anche noi ciò che loro possiedono?<br />

Clary socchiuse le labbra, fissando, senza vedere nulla, la città ai suoi pie<strong>di</strong>. Era vagamente<br />

consapevole che Simon la stava chiamando, ma la sua mente stava girando a mille. L'angelo<br />

avrebbe potuto mostrarle qualsiasi cosa, pensò, ma se aveva scelto <strong>di</strong> mostrarle quelle scene, quei<br />

ricor<strong>di</strong>, una ragione doveva esserci. Ripensò a Valentine che gridava: Che noi dovessimo essere<br />

legati ai Nascosti, legati a quelle creature!<br />

E la runa. La runa che aveva sognato. Quella semplice come un nodo.<br />

Perché non possiamo avere anche noi ciò che essi possiedono?<br />

— È vincolante — esclamò ad alta voce. — È una runa vincolante! Unisce il simile al <strong>di</strong>verso.<br />

— Cosa? — Simon la guardò, confuso.<br />

Clary si rialzò in pie<strong>di</strong>, spazzolandosi via la terra. — Devo andare da loro. Dove sono?<br />

— Dove sono chi? Clary...<br />

— Il Conclave. Dove sono riuniti? Dov'è Luke?<br />

Simon si alzò in pie<strong>di</strong>. — Nella Sala degli Accor<strong>di</strong>.<br />

Clary...<br />

Ma Clary stava già correndo verso il sentiero serpeggiante che portava in città. Imprecando<br />

sottovoce, Simon la seguì.<br />

Dicono che tutte le strade portano alla Sala degli Accor<strong>di</strong>. Le parole <strong>di</strong> Sebastian risuonavano nella<br />

testa <strong>di</strong> Clary, mentre sfrecciava a tutta velocità per le strade strette <strong>di</strong> Alicante. Sperava che fosse<br />

vero, perché altrimenti si sarebbe sicuramente persa. Le vie prendevano pieghe inaspettate, non<br />

erano come le care strade <strong>di</strong> Manhattan, dritte e a reticolo. A Manhattan sapevi sempre dove ti<br />

trovavi. Ogni cosa era chiaramente numerata e or<strong>di</strong>nata. Quello, invece, era un labirinto.


Attraversò un minuscolo cortile e imboccò uno degli stretti sentieri che costeggiavano i canali,<br />

sapendo che, se avesse seguito l'acqua, alla fine sarebbe arrivata alla piazza dell'Angelo. Con sua<br />

sorpresa, il sentiero la portò alla casa <strong>di</strong> Amatis e, da lì, Clary seguì ansimando e correndo una<br />

strada più ampia e più familiare che portava alla piazza. Ed ecco ergersi davanti a lei, ampia e<br />

bianca, la Sala degli Accor<strong>di</strong>, con la statua dell'Angelo al centro della piazza. E accanto alla statua<br />

c'era Simon, con le braccia conserte. Era nero.<br />

— Avresti potuto aspettarmi — la apostrofò.<br />

Clary si piegò in due, con le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato. — Non... non puoi <strong>di</strong>re<br />

così... visto che sei arrivato... prima <strong>di</strong> me.<br />

— Velocità da vampiro — annunciò Simon con una certa sod<strong>di</strong>sfazione. — Quando torneremo a<br />

casa, mi darò alle gare <strong>di</strong> atletica.<br />

— Non sarebbe... leale. — Con un ultimo respiro profondo, Clary si raddrizzò e si scostò dagli<br />

occhi i capelli sudati. — Vieni. Entriamo.<br />

La sala era piena <strong>di</strong> Shadowhunters: erano più <strong>di</strong> quanti Clary ne avesse mai visti riuniti in uno<br />

stesso posto, più ancora della notte dell'attacco <strong>di</strong> Valentine. Le loro voci erano un boato come <strong>di</strong><br />

valanga. La maggior parte delle persone era <strong>di</strong>visa in gruppetti litigiosi che vociavano senza trovare<br />

un accordo,- il po<strong>di</strong>o era deserto e le mappe <strong>di</strong> Idris pendevano tristi e solitarie sul muro <strong>di</strong>etro <strong>di</strong><br />

esso.<br />

Clary si guardò intorno, cercando Luke. Le ci volle un momento per trovarlo: era appoggiato a una<br />

colonna con gli occhi semichiusi. Aveva un aspetto orribile: mezzo morto, le spalle accasciate.<br />

Dietro <strong>di</strong> lui c'era Amatis, che gli batteva una mano sulla spalla con aria preoccupata. Clary si<br />

guardò intorno, ma non vide Jocelyn da nessuna parte.<br />

Ebbe un attimo <strong>di</strong> esitazione. Poi pensò a Jace, che era andato a caccia <strong>di</strong> Valentine, e ci era andato<br />

da solo pur sapendo che rischiava <strong>di</strong> farsi ammazzare. Jace sapeva <strong>di</strong> essere parte <strong>di</strong> tutto questo, e<br />

anche lei ne era parte: da sempre, anche quando non ne sapeva niente. L'adrenalina le correva<br />

ancora nelle vene, acuiva la sua percezione, rendeva tutto niti<strong>di</strong>ssimo. Quasi troppo. Strinse la mano<br />

<strong>di</strong> Simon. — Augurami buona fortuna — gli <strong>di</strong>sse. Poi i pie<strong>di</strong> la portarono verso i gra<strong>di</strong>ni del po<strong>di</strong>o,<br />

quasi senza una sua precisa volontà, e dopo, eccola sul po<strong>di</strong>o, rivolta verso la folla.<br />

Non sapeva bene che cosa aspettarsi. Esclamazioni <strong>di</strong> sorpresa? Un mare <strong>di</strong> facce ammutolite e in<br />

attesa? Quasi nessuno la notò. Solo Luke alzò gli occhi, come se ne avesse percepito la presenza, e<br />

raggelò, con uno sguardo <strong>di</strong> assoluto stupore sul volto. E c'era qualcuno che si faceva largo tra la<br />

folla, un uomo alto e spigoloso, proteso verso <strong>di</strong> lei come la prua <strong>di</strong> un veliero. Il Console Malachi.<br />

Le stava facendo gran<strong>di</strong> cenni perché scendesse dal po<strong>di</strong>o, scrollava la testa e gridava parole che<br />

Clary non poteva sentire. Altri Shadowhunters adesso si stavano girando verso <strong>di</strong> lei, mentre<br />

Malachi fendeva la folla.<br />

Ora Clary aveva ciò che voleva: tutti gli occhi erano inchiodati su <strong>di</strong> lei. Sentiva dei sussurri tra la<br />

folla: È lei. È la figlia <strong>di</strong> Valentine.<br />

— Avete ragione — esclamò, spingendo la voce più lontano e più forte che poteva. — Io sono la<br />

figlia <strong>di</strong> Valentine. Fino a un paio <strong>di</strong> settimane fa non avevo idea che lui fosse mio padre. Non<br />

sapevo nemmeno che esistesse, fino a un paio <strong>di</strong> settimane fa. So che molti <strong>di</strong> voi non ci<br />

crederanno, ma non importa. Pensate pure a ciò che volete. Mi basta che sappiate che io so cose <strong>di</strong><br />

Valentine che voi non conoscete, cose che potrebbero aiutarvi a vincere questa battaglia contro <strong>di</strong><br />

lui. Se mi lascerete <strong>di</strong>re <strong>di</strong> che cosa si tratta.<br />

— Ri<strong>di</strong>colo. — Malachi era ai pie<strong>di</strong> del po<strong>di</strong>o. — Tutto questo è ri<strong>di</strong>colo. Sei solo una ragazzina...<br />

— È la figlia <strong>di</strong> Jocelyn Fairchild. — Era stato Patrick Penhallow, a parlare. Si era fatto largo tra la<br />

folla e ora aveva una mano alzata. — Malachi, lascia parlare la ragazza.


La folla mormorava. — Lei — <strong>di</strong>sse Clary al Console. — Lei e l'Inquisitore avete buttato in<br />

prigione il mio amico Simon.<br />

Malachi fece un ghigno <strong>di</strong> derisione. — Il tuo amico vampiro?<br />

— Mi ha detto che gli avete chiesto che cosa era successo sulla nave <strong>di</strong> Valentine, quella notte<br />

sull'East River. Pensavate che Valentine avesse fatto qualcosa, qualche sorta <strong>di</strong> magia nera. Be', non<br />

è così. Se volete sapere che cosa ha <strong>di</strong>strutto quella nave, la riposta è: sono stata io. Io l'ho <strong>di</strong>strutta!<br />

La risata incredula <strong>di</strong> Malachi trovò eco in varie altre persone nella folla. Luke la stava guardando,<br />

scuotendo la testa, ma Clary continuò, imperterrita.<br />

— Ho usato una runa — proseguì. — Una runa così potente che ha fatto cadere in pezzi tutta la<br />

nave. Io posso creare nuove rune. Non solo quelle del Libro Grigio, ma altre rune, che nessuno ha<br />

mai visto prima... rune potentissime...<br />

— Adesso basta — ruggì Malachi. — Tutto questo è ri<strong>di</strong>colo. Nessuno può creare nuove rune. È<br />

assolutamente impossibile. — Si rivolse alla folla. — Come suo padre, la ragazza non è altro che<br />

una bugiarda.<br />

— Non sta mentendo. — La voce veniva dal fondo della sala. Era limpida, forte e determinata. La<br />

folla si girò e Clary vide chi aveva parlato: Alec. Con Isabelle da un lato e Magnus dall'altro.<br />

Insieme a loro c'erano anche Simon e Maryse Lightwood. Formavano un piccolo nucleo molto<br />

determinato, vicino alle porte d'ingresso. — Io l'ho vista creare una runa. L'ha usata su <strong>di</strong> me. E ha<br />

funzionato.<br />

— Tu menti — esclamò il Console, ma il dubbio si era insinuato nei suoi occhi. — Per proteggere<br />

la tua amica.<br />

— È vero, Malachi — intervenne Maryse, secca. — Perché mio figlio dovrebbe mentire su una cosa<br />

del genere, quando la verità si può scoprire così facilmente? Date alla ragazza uno stilo e chiedetele<br />

<strong>di</strong> creare una runa.<br />

Un mormorio <strong>di</strong> consenso attraversò la sala. Patrick Penhallow fece un passo avanti e porse il suo<br />

stilo a Clary. Lei lo prese con gratitu<strong>di</strong>ne e si girò <strong>di</strong> nuovo verso la folla.<br />

D'improvviso aveva la gola secca. L'adrenalina era ancora alta, ma non bastava a tenere a bada il<br />

panico da palcoscenico. Che cosa avrebbe dovuto fare, adesso? Che tipo <strong>di</strong> runa poteva creare, per<br />

convincere tutta quella gente che stava <strong>di</strong>cendo la verità? Che cosa avrebbe potuto mostrare loro la<br />

verità?<br />

Passò lo sguardo sulla folla e vide Simon che la guardava, attraverso lo spazio vuoto che li<br />

separava. La guardava nello stesso modo in cui Jace l'aveva guardata alla tenuta dei Wayland. Era<br />

questo, pensò, l'unico filo che univa quei due ragazzi che amava tanto, l'unico punto che avevano in<br />

comune: entrambi credevano in lei, perfino quando lei non credeva in se stessa.<br />

Guardando Simon e pensando a Jace, Clary abbassò lo stilo e mosse la punta bruciante all'interno<br />

del polso, dove passavano le vene. Non abbassò gli occhi, <strong>di</strong>segnò alla cieca, confidando in se<br />

stessa e nello stilo: insieme avrebbero creato la runa che le serviva. La <strong>di</strong>segnò con tratto leggero -<br />

le sarebbe servita solo per un momento - ma senza la minima esitazione. E quando ebbe finito, alzò<br />

la testa e aprì gli occhi.<br />

La prima cosa che vide fu Malachi. Era sbiancato e stava arretrando con un'espressione <strong>di</strong> orrore sul<br />

volto. Disse qualcosa, una parola in una lingua che lei non conosceva. Poi, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui, Clary vide<br />

Luke, che la fissava a bocca aperta. — Jocelyn? — sussurrò.<br />

Clary scosse la testa, appena un cenno, e guardò la folla. Era un'onda in<strong>di</strong>stinta <strong>di</strong> facce, alcune<br />

nitide, altre sfocate. Alcune sorridevano, altre si guardavano intorno sorprese, alcune si giravano<br />

verso la persona che avevano a fianco. Alcune avevano un'espressone <strong>di</strong> orrore o <strong>di</strong> stupore, le mani<br />

sulla bocca. Clary vide Alec lanciare un'occhiata a Magnus e poi a lei, incredulo, vide Simon che la


guardava confuso, infine vide Amatis che correva verso <strong>di</strong> lei, spingendo da parte la mole <strong>di</strong> Patrick<br />

Penhallow, e si fermava sotto il po<strong>di</strong>o. — Stephen! — sussurrò, guardando Clary con una sorta <strong>di</strong><br />

attonito stupore. — Stephen!<br />

— Oh — esclamò Clary. — Oh, Amatis, no... — E poi sentì la magia della runa scivolare via da lei<br />

come una veste leggera e invisibile. La luce che animava il viso <strong>di</strong> Amatis si spense e la donna<br />

arretrò dal po<strong>di</strong>o, con un'espressione a metà tra l'avvilimento e lo stupore.<br />

Clary guardò tra la folla. Erano tutti in assoluto silenzio e tutte le facce erano rivolte verso <strong>di</strong> lei. —<br />

So che cosa avete appena visto — <strong>di</strong>sse. — E che sapete che questo tipo <strong>di</strong> magia va ben oltre<br />

l'illusione o l'incantesimo. E l'ho fatta con una runa, una sola runa, una runa che ho creato io. Ci<br />

sono dei motivi per cui ho questa abilità, e so che potrebbero non piacervi o che potreste non<br />

crederci, ma non importa. Ciò che importa è che io posso aiutarvi a vincere questa battaglia contro<br />

Valentine. Se me lo permetterete.<br />

— Non ci sarà nessuna battaglia contro Valentine — intervenne Malachi. Non la guardava negli<br />

occhi. — Il Conclave ha deciso. Accetteremo le con<strong>di</strong>zioni poste da Valentine e domani mattina<br />

deporremo le armi.<br />

— Ma non potete farlo! — esclamò Clary, con una sfumatura <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione nella voce. — Pensate<br />

davvero che andrà tutto bene solo perché vi sarete arresi? Pensate che Valentine vi lascerà vivere<br />

come avete fatto finora? Pensate che si limiterà a uccidere i demoni e i Nascosti? — Percorse la sala<br />

con lo sguardo. — La maggior parte <strong>di</strong> voi non vede Valentine da quin<strong>di</strong>ci anni. Forse avete<br />

<strong>di</strong>menticato chi è veramente. Ma io lo so. L'ho sentito parlare dei suoi piani. Voi credete <strong>di</strong> poter<br />

continuare a vivere la vostra solita vita sotto il dominio <strong>di</strong> Valentine, ma non sarà così. Lui vi<br />

controllerà completamente, perché potrà sempre minacciare <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggervi con gli Strumenti<br />

Mortali. Comincerà con i Nascosti, naturalmente. Ma poi passerà al Conclave. Ucciderà loro per<br />

primi, perché li considera deboli e corrotti. Poi passerà a tutti coloro che hanno un Nascosto in<br />

famiglia: magari un fratello lupo mannaro — e i suoi occhi si posarono su Amatis — o una figlia<br />

adolescente e un po' ribelle che ogni tanto si vede con un cavaliere del Popolo Fatato — e i suoi<br />

occhi si soffermarono sui Lightwood. — O chiunque abbia semplicemente fatto amicizia con un<br />

Nascosto. E poi andrà in cerca <strong>di</strong> chiunque abbia chiesto i servigi <strong>di</strong> uno stregone. Quanti <strong>di</strong> voi<br />

sarebbero?<br />

— È assurdo — ribatté seccamente Malachi. — Valentine non ha alcun interesse a uccidere i<br />

Nephilim.<br />

— Però pensa che chi ha dei legami con i Nascosti non sia degno <strong>di</strong> essere chiamato Nephilim —<br />

replicò Clary. — Sentite, la vostra guerra non è contro Valentine. È contro i demoni. Tenere lontani i<br />

demoni da questo mondo: è questo il vostro mandato, un mandato che avete ricevuto dal cielo. E un<br />

mandato dal cielo non è una cosa che si possa ignorare. Anche i Nascosti o<strong>di</strong>ano i demoni. Anche<br />

loro li <strong>di</strong>struggono. Se Valentine potrà fare a modo suo, impiegherà tanto tempo a cercare <strong>di</strong><br />

assassinare tutti i Nascosti e tutti i Cacciatori che si siano mai associati ai Nascosti che <strong>di</strong>menticherà<br />

i demoni. E anche voi li <strong>di</strong>menticherete, perché sarete troppo presi dalla paura per Valentine. E i<br />

demoni invaderanno il mondo. E questa sarà la fine.<br />

— Capisco dove vuoi arrivare — <strong>di</strong>sse Malachi a denti stretti. — Ma noi non combatteremo a<br />

fianco dei Nascosti per una battaglia che non potremo mai vincere.<br />

— Invece potete vincere! — esclamò Clary. — Potete vincere. — Aveva la gola secca, la testa le<br />

doleva, le facce della gente sembravano fondersi in un ammasso informe, punteggiato qua e là da<br />

bianche esplosioni <strong>di</strong> luce. Non puoi fermarti adesso. Devi andare avanti. Ci devi provare. — Mio<br />

padre o<strong>di</strong>a i Nascosti perché è invi<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> loro! — Le parole ora si accavallavano le une sulle altre.<br />

— Invi<strong>di</strong>oso e timoroso <strong>di</strong> tutte le cose che i Nascosti sono in grado <strong>di</strong> fare e lui no. Non sopporta<br />

che, per certi versi, i Nascosti siano più potenti dei Nephilim, e scommetto che non è il solo qui<br />

dentro. È facile avere paura <strong>di</strong> ciò che non è possibile con<strong>di</strong>videre. — Riprese fiato. — Ma se... se<br />

invece fosse possibile con<strong>di</strong>viderlo? Se io fossi in grado <strong>di</strong> creare una runa in grado <strong>di</strong> legare


ciascuno <strong>di</strong> voi, ciascun Cacciatore, a un Nascosto che combatte al vostro fianco? Se voi<br />

poteste con<strong>di</strong>videre i vostri poteri!Allora potreste guarire in fretta come un vampiro, potreste essere<br />

forti come un lupo mannaro o veloci come un cavaliere del Popolo Fatato. Ed essi, in cambio,<br />

potrebbero con<strong>di</strong>videre il vostro addestramento, le vostre abilità nel combattimento. Potreste<br />

<strong>di</strong>ventare un esercito invincibile... Se vi lascerete marchiare da me e se combatterete a fianco dei<br />

Nascosti. Perché, se non combatterete al loro fianco, le rune non funzioneranno. — Tacque. Poi<br />

riprese. — Vi prego — concluse, ma la parola le uscì dalla gola riarsa quasi inu<strong>di</strong>bile. — Vi prego,<br />

lasciatevi fare il marchio.<br />

Le sue parole caddero in un risonante silenzio. Il mondo era come una macchia in<strong>di</strong>stinta. Clary si<br />

rese conto <strong>di</strong> aver pronunciato l'ultima metà del suo <strong>di</strong>scorso con gli occhi fissi al soffitto della sala,<br />

e che le piccole esplosioni <strong>di</strong> luce che aveva visto erano le stelle che spuntavano nel cielo notturno,<br />

una dopo l'altra. Il silenzio persisteva. Le mani <strong>di</strong> Clary, lungo i fianchi, si strinsero lentamente a<br />

pugno. E poi, lentamente, molto lentamente, Clary abbassò gli occhi e incrociò gli sguar<strong>di</strong> della<br />

folla che la fissava.


capitolo 17<br />

IL RACCONTO DELLA CACCIATRICE<br />

Ora Clary era sul gra<strong>di</strong>no più alto della Sala degli Accor<strong>di</strong> e guardava la piazza dell'Angelo. La luna<br />

era già sorta e spuntava <strong>di</strong>etro i tetti delle case e le torri antidemoni ne riflettevano la luce argentea.<br />

Il buio nascondeva bene le ferite e le cicatrici della città, che sembrava pacifica e tranquilla, sotto il<br />

cielo notturno... finché non si volgeva lo sguardo alla collina della Guar<strong>di</strong>a e alle rovine della<br />

fortezza. Le guar<strong>di</strong>e pattugliavano la piazza, comparendo nei cerchi luminosi dei lampioni <strong>di</strong><br />

stregaluce e scomparendo nel buio. Si sforzavano <strong>di</strong> ignorare le presenza <strong>di</strong> Clary.<br />

Qualche gra<strong>di</strong>no più in basso, Simon camminava avanti e in<strong>di</strong>etro, con passi perfettamente<br />

silenziosi e le mani in tasca. Quando, alla fine della scala, si voltava per tornare in<strong>di</strong>etro verso<br />

Clary, la luce della luna si riverberava sulla pelle chiara, come da una superficie riflettente.<br />

— Smettila <strong>di</strong> andare avanti e in<strong>di</strong>etro — protestò Clary. — Mi ren<strong>di</strong> più nervosa.<br />

— Scusa.<br />

— Mi sembra <strong>di</strong> essere qui fuori da sempre. — Clary, pur tendendo le orecchie, non riusciva a<br />

sentire niente, tranne il sordo mormorio <strong>di</strong> molte voci che filtrava dalle porte chiuse della Sala degli<br />

Accor<strong>di</strong>. — Tu riesci a sentire quello che <strong>di</strong>cono?<br />

Simon socchiuse gli occhi e parve concentrarsi. — Qualcosa — <strong>di</strong>sse dopo un breve silenzio.<br />

— Quanto vorrei essere là dentro! — esclamò Clary, picchiando con rabbia i tacchi sui gra<strong>di</strong>ni.<br />

Luke le aveva chiesto <strong>di</strong> aspettare fuori, mentre il Conclave deliberava. Avrebbe voluto mandare<br />

Amatis con lei, ma Simon aveva insistito per andarci lui, sostenendo che era meglio se Amatis fosse<br />

restata dentro a <strong>di</strong>fendere Clary. — Vorrei partecipare all'assemblea.<br />

— No — replicò Simon. — Non è vero.<br />

Clary sapeva perché Luke le aveva chiesto <strong>di</strong> aspettare fuori. Non era <strong>di</strong>fficile immaginare che cosa<br />

stessero <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> lei là dentro. Una bugiarda. Una fanatica. Un povera sciocca. Una pazza. Una<br />

stupida. Un mostro. La figlia <strong>di</strong> Valentine. Forse era molto meglio stare fuori, ma la tensione<br />

dell'attesa era quasi un dolore fisico.<br />

— Magari potrei arrampicarmi su una <strong>di</strong> quelle — buttò lì Simon, in<strong>di</strong>candole con lo sguardo le<br />

massicce colonne bianche che sostenevano il tetto spiovente della sala. Erano decorate da intrecci <strong>di</strong><br />

rune incise nella pietra, ma per il resto non avevano punti d'appiglio visibili. — Per scaricare un po'<br />

<strong>di</strong> tensione.<br />

— Ma dai! — esclamò Clary. — Sei un vampiro, mica Spiderman.<br />

Per tutta risposta, Simon salì agilmente i gra<strong>di</strong>ni e si avvicinò alla colonna. La osservò pensoso per<br />

un momento, poi vi appoggiò le mani e cominciò ad arrampicarsi. Clary lo guardò a bocca aperta,<br />

mentre con i pie<strong>di</strong> e la punta delle <strong>di</strong>ta trovava appigli impossibili sulla pietra leggermente incisa.<br />

— Tusei Spiderman! — esclamò Clary.<br />

Simon, appollaiato a metà della colonna, guardò giù. — E allora, tu sei Mary Jane. Anche lei ha i<br />

capelli rossi — replicò. Poi guardò la città, aggrottando la fronte. — Speravo <strong>di</strong> vedere la Porta<br />

Settentrionale da qui, ma non sono abbastanza in alto.<br />

Clary sapeva perché Simon voleva vedere la Porta. Erano stati mandati dei messaggeri a chiedere<br />

ai Nascosti <strong>di</strong> aspettare ancora, mentre il Conclave deliberava. E Clary poteva solo sperare che<br />

avessero accettato. E se avevano accettato, cosa stava succedendo, là fuori? Clary s'immaginò la<br />

folla che aspettava, che gironzolava, che s'interrogava...


Le doppie porte della Sala degli Accor<strong>di</strong> si socchiusero. Una figura snella ne scivolò fuori, le<br />

richiuse e si girò verso Clary. Era nell'ombra, e solo quando fece un passo avanti, avvicinandosi<br />

alla stregaluce che illuminava i gra<strong>di</strong>ni, Clary vide la vampa <strong>di</strong> capelli rossi e riconobbe sua madre.<br />

Jocelyn guardò in su, <strong>di</strong>vertita. — Be', ciao, Simon. Mi fa piacere vedere che ti stai... adattando.<br />

Simon lasciò la presa sulla colonna e si lasciò cadere, atterrando con grazia. Sembrava lievemente<br />

imbarazzato. — Salve, signora Fray.<br />

— Non so quanto abbia senso chiamarmi così, adesso — obiettò la madre <strong>di</strong> Clary. — Forse<br />

dovresti semplicemente chiamarmi Jocelyn. — Esitò. — Sai, per quanto strana sia questa...<br />

situazione, è bello vederti qui con Clary. Non riesco nemmeno a ricordare un momento in cui non<br />

siate stati insieme.<br />

Ora Simon era decisamente imbarazzato. — Anche per me è bello rivederla.<br />

— Grazie, Simon. — Jocelyn guardò sua figlia. — Clary, ti andrebbe <strong>di</strong> parlare un po' con me? Noi<br />

due sole?<br />

Clary rimase immobile per un lungo momento, fissando sua madre. Era <strong>di</strong>fficile non vederla come<br />

un'estranea. Aveva la gola stretta, quasi troppo stretta per parlare. Guardò Simon, che era<br />

chiaramente in attesa <strong>di</strong> un suo segnale per andarsene o restare. Sospirò. — Okay.<br />

Simon alzò i pollici in segno <strong>di</strong> incoraggiamento, poi svanì oltre le porte della Sala. Clary si girò e<br />

si mise a fissare la piazza, osservando le guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> pattuglia. Jocelyn andò a sedersi vicino a lei.<br />

Una parte <strong>di</strong> Clary avrebbe desiderato appoggiarsi a lei, appoggiarle la testa sulla spalla, magari<br />

chiudere gli occhi e fingere che andasse tutto bene. L'altra parte sapeva che non avrebbe fatto<br />

nessuna <strong>di</strong>fferenza: non poteva tenere gli occhi chiusi per sempre.<br />

— Clary — <strong>di</strong>sse Jocelyn alla fine, molto piano. — Mi <strong>di</strong>spiace tanto.<br />

Clary si guardava le mani. Si rese conto <strong>di</strong> stringere ancora in una mano lo stilo <strong>di</strong> Patrick<br />

Penhallow. Sperò che non pensasse che glielo aveva rubato.<br />

— Non avrei mai pensato <strong>di</strong> rivedere questo posto — aggiunse Jocelyn. Clary le lanciò un'occhiata<br />

furtiva: sua madre stava guardando la città e le torri antidemoni che gettavano la loro pallida luce<br />

biancastra sui tetti. — Qualche volta sognavo Alicante. Ho anche pensato <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingerla, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pingere i miei ricor<strong>di</strong>, ma non potevo. Se tu avessi visto quei quadri avresti potuto fare delle<br />

domande, avresti potuto chiederti come avevano fatto quelle immagini a entrarmi nella mente. Ero<br />

così spaventata all'idea che tu potessi scoprire da dove venivo veramente. Chi ero veramente.<br />

— E ora l'ho scoperto.<br />

— E ora l'hai scoperto. — La voce <strong>di</strong> Jocelyn era piena <strong>di</strong> nostalgia. — E hai tutte le ragioni per<br />

o<strong>di</strong>armi.<br />

— Io non ti o<strong>di</strong>o, mamma — ribatté Clary. — E solo che...<br />

— Non ti fi<strong>di</strong> <strong>di</strong> me — concluse per lei Jocelyn. — Non posso darti torto. Avrei dovuto <strong>di</strong>rti la<br />

verità. — Sfiorò Clary sulla spalla, e sembrò prendere coraggio, quando lei non si ritrasse. — Posso<br />

solo <strong>di</strong>rti che l'ho fatto per proteggerti, ma so come possano sembrare queste parole alle tue<br />

orecchie. Poco fa c'ero anch'io, nella Sala degli Accor<strong>di</strong>. Ti ho sentita.<br />

— C'eri anche tu? — Clary era stupita. — Non ti ho visto.<br />

— Ero nascosta in fondo alla sala. Luke mi aveva chiesto <strong>di</strong> non venire all'assemblea, mi aveva<br />

detto che la mia presenza avrebbe sconvolto i presenti e avrebbe rischiato <strong>di</strong> rovinare tutto.<br />

Probabilmente aveva ragione, ma io volevo assolutamente esserci. Così sono sgattaiolata dentro<br />

quando l'assemblea era già iniziata e mi sono nascosta nell'ombra. Ma c'ero. E volevo <strong>di</strong>rti che...<br />

— Che ho fatto una figura da stupida? — chiese Clary amaramente. — Lo so già.


— No. Volevo <strong>di</strong>rti che sono orgogliosa <strong>di</strong> te.<br />

Clary si girò con tutto il corpo per guardare sua madre. — Davvero?<br />

Jocelyn annuì. — Certo. Il modo in cui hai affrontato tutto il Conclave. Il modo in cui hai mostrato<br />

loro che cosa eri in grado <strong>di</strong> fare. Quando ti hanno guardato, hanno visto la persona che amavano<br />

<strong>di</strong> più al mondo, vero?<br />

— Sì — confermò Clary. — Come hai fatto a capirlo?<br />

— Perché li ho sentiti pronunciare tanti nomi <strong>di</strong>versi — <strong>di</strong>sse piano Jocelyn. — Ma io continuavo a<br />

vedere te.<br />

— Oh. — Clary si guardò i pie<strong>di</strong>. — Be', non sono sicura che mi abbiano creduto, sulle rune. Cioè,<br />

lo spero, ma...<br />

— Posso vederla? — chiese Jocelyn.<br />

— Vedere cosa?<br />

— La runa. Quella che hai creato per unire i Cacciatori e i Nascosti. — Esitò. — Ma se non me la<br />

puoi mostrare...<br />

— No, non c'è problema. — Con lo stilo, Clary tracciò sul marmo del gra<strong>di</strong>no le linee della runa<br />

che l'angelo le aveva mostrato e, mentre le <strong>di</strong>segnava, le linee si accendevano <strong>di</strong> calda luce dorata.<br />

Era una runa potente, una mappa <strong>di</strong> linee ricurve sovrapposte a una matrice <strong>di</strong> linee rette.<br />

Semplice e complessa allo stesso tempo. Ora Clary sapeva perché le era sembrata incompleta,<br />

quando l'aveva visualizzata in passato: per essere efficace, aveva bisogno <strong>di</strong> un'altra runa abbinata.<br />

Una gemella. Una compagna. — Alleanza — <strong>di</strong>sse Clary, sollevando lo stilo. — È così che la voglio<br />

chiamare.<br />

Jocelyn guardò in silenzio la runa che ardeva e poi si spegneva, lasciando sulla pietra sottili linee<br />

nere. — Quando ero più giovane — <strong>di</strong>sse — ho lottato con tutte le mie forze per unire i Nascosti e i<br />

Cacciatori, per proteggere gli Accor<strong>di</strong>. Credevo <strong>di</strong> inseguire un sogno, qualcosa che gran parte dei<br />

Cacciatori non poteva nemmeno immaginare. E tu, adesso, l'hai reso concreto e letterale, e reale. —<br />

Batté le palpebre con forza. — Ho capito una cosa, vedendoti nella Sala degli Accor<strong>di</strong>. Sai, in tutti<br />

questi anni ho cercato <strong>di</strong> proteggerti nascondendoti. Per questo non mi piaceva che tu andassi al<br />

Pandemonium. Sapevo che era un posto dove i Nascosti e i mondani si mescolavano. E questo<br />

implicava che ci fossero anche dei Cacciatori. Pensavo che ad attirarti là fosse qualcosa che avevi<br />

nel sangue, qualcosa che riconosceva il mondo delle ombre. Pensavo che saresti stata al sicuro solo<br />

se ti avessi tenuto nascosto quel mondo. Non ho mai pensato che avrei potuto proteggerti<br />

aiutandoti a essere forte e a combattere. — La sua voce era piena <strong>di</strong> tristezza. — Ma tu sei<br />

<strong>di</strong>ventata forte comunque. Abbastanza forte perché io adesso possa <strong>di</strong>rti la verità, se vuoi ancora<br />

sentirla.<br />

— Non lo so. — Clary pensò alle immagini che l'angelo le aveva mostrato, a quanto fossero<br />

terribili. — Ero arrabbiata con te perché mi hai mentito, è vero, ma ora non sono sicura <strong>di</strong> voler<br />

scoprire altre cose orribili.<br />

— Ne ho parlato con Luke. Lui pensa che dovresti sentire ciò che ho da <strong>di</strong>rti. Tutta la storia. Tutta,<br />

fino in fondo. Cose che non ho mai detto a nessuno, nemmeno a lui. Non posso garantirti che tutta<br />

la verità sarà gradevole. Ma sarà la verità.<br />

Dura lex, sed lex. Scoprire la verità: lo doveva a Jace come lo doveva a se stessa. Clary strinse più<br />

forte lo stilo, fino a far sbiancare le nocche. — Voglio sapere tutto.<br />

— Tutto... — Jocelyn fece un respiro fondo. — Non so nemmeno da dove iniziare.<br />

— Che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> cominciare spiegandomi come hai fatto a sposare Valentine? Come hai potuto<br />

sposare un uomo come quello, fare <strong>di</strong> lui mio padre... È un mostro.


— No. È un uomo. Non è un uomo buono. Ma se vuoi sapere perché l'ho sposato, è perché lo<br />

amavo.<br />

— Non è possibile — <strong>di</strong>sse Clary. — Nessuno potrebbe amarlo.<br />

— Avevo la tua età quando m'innamorai <strong>di</strong> lui — raccontò Jocelyn. — Pensavo che fosse perfetto:<br />

brillante, intelligente, meraviglioso, <strong>di</strong>vertente, affascinante... Lo so, mi guar<strong>di</strong> come se avessi<br />

perso la ragione. Tu conosci Valentine solo com'è adesso. Non puoi immaginare com'era allora.<br />

Quando eravamo a scuola insieme, tutte erano innamorate <strong>di</strong> lui. Sembrava brillare <strong>di</strong> luce propria,<br />

in un certo senso. Era come se ci fosse una parte dell'universo, un parte speciale e illuminata <strong>di</strong><br />

luce viva, alla quale solo lui aveva accesso. E, se eravamo fortunate, forse poteva con<strong>di</strong>viderla con<br />

noi, anche solo un poco. Tutte le ragazze lo adoravano e io credevo <strong>di</strong> non avere la minima<br />

possibilità. Non c'era niente <strong>di</strong> speciale, in me. Non ero neanche molto conosciuta in giro. Luke era<br />

uno dei miei amici più cari e passavo gran parte del mio tempo con lui. Eppure, in qualche modo,<br />

Valentine scelse me.<br />

Che schifo, avrebbe voluto <strong>di</strong>re Clary, ma si trattenne: forse per la nostalgia mista al rammarico che<br />

sentiva nella voce <strong>di</strong> sua madre. O forse per quello che sua madre aveva detto <strong>di</strong> Valentine, che era<br />

come se emanasse luce propria: Clary aveva pensato la stessa cosa <strong>di</strong> Jace, sentendosi poi molto<br />

stupida. Ma forse tutti gli innamorati si sentivano così.<br />

— Okay — <strong>di</strong>sse. — Ho capito. Ma avevi se<strong>di</strong>ci anni. Non significa che dovevi per forza sposarlo.<br />

— Ne avevo <strong>di</strong>ciotto quando ci sposammo. E lui <strong>di</strong>ciannove — annunciò Jocelyn in tono molto<br />

pratico.<br />

— Oh mio Dio! — esclamò Clary, inorri<strong>di</strong>ta. — Tu mi uccideresti se decidessi <strong>di</strong> sposarmi a <strong>di</strong>ciotto<br />

anni.<br />

— Vero — <strong>di</strong>sse Jocelyn. — Ma gli Shadowhunters tendono a sposarsi prima dei mondani. La<br />

loro... la nostra vita è più breve: molti <strong>di</strong> noi muoiono <strong>di</strong> morte violenta. Per questo ten<strong>di</strong>amo ad<br />

anticipare le cose, rispetto ai mondani. Comunque, ero giovane per sposarmi. Ma la mia famiglia<br />

era felice per me, anche Luke lo era. Tutti pensavano che Valentine fosse un ragazzo meraviglioso.<br />

Ed era solo un ragazzo, capisci? L'unica persona che mi <strong>di</strong>sse che non avrei dovuto sposarlo fu<br />

Madeleine. Eravamo amiche, a scuola, ma quando le annunciai che mi ero fidanzata, mi <strong>di</strong>sse che<br />

Valentine era egoista e o<strong>di</strong>oso, che il suo fascino mascherava una terribile amoralità. Io pensai che<br />

fosse gelosa.<br />

— E lo era?<br />

— No — rispose Jocelyn. — Diceva la verità, solo che io non volevo sentirla. — Si guardò le mani.<br />

— Ma ti sei pentita — <strong>di</strong>sse Clary. — Dopo averlo sposato, ti sei pentita <strong>di</strong> averlo fatto, vero?<br />

— Clary — sospirò Jocelyn. Sembrava stanca. — Noi eravamo felici. Almeno per i primi anni.<br />

Vivevamo nella tenuta <strong>di</strong> campagna dei miei genitori, dov'ero cresciuta io. Valentine non voleva<br />

stare in città e voleva che anche il resto del Circolo evitasse Alicante e gli occhi curiosi del<br />

Conclave. I Wayland vivevano in una tenuta a un paio <strong>di</strong> miglia dalla nostra e ce n'erano anche<br />

altri, poco lontano: i Lightwood, i Penhallow. Era come essere al centro del mondo, con tutto quel<br />

movimento che ci girava intorno, tutta quella passione. E in tutto questo, io ero sempre al fianco <strong>di</strong><br />

Valentine. Non mi faceva mai sentire <strong>di</strong> troppo o irrilevante. No, ero un anello fondamentale del<br />

Circolo. Ci teneva, alla mia opinione, ed ero una dei pochi. Mi <strong>di</strong>ceva sempre che, senza <strong>di</strong> me, non<br />

avrebbe potuto fare niente <strong>di</strong> tutto quello che stava facendo. Senza <strong>di</strong> me, lui non sarebbe stato<br />

niente.<br />

— Davvero? — Clary non riusciva a immaginare un Valentine che <strong>di</strong>ceva cose simili, cose che lo<br />

facessero sembrare... vulnerabile.


— Certo, ma non era vero. Valentine non sarebbe mai stato un niente. Era nato per essere un<br />

leader, per essere il centro <strong>di</strong> una rivoluzione. Continuavano ad arrivare nuovi adepti: attratti dalla<br />

sua passione, dalla genialità delle sue idee. Di rado parlava dei Nascosti, in quei primi giorni.<br />

Tutto girava intorno all'idea <strong>di</strong> riformare il Conclave, <strong>di</strong> cambiare leggi che erano antiche, rigide e<br />

sbagliate. Valentine <strong>di</strong>ceva che dovevano esserci più Cacciatori, per combattere contro i demoni, e<br />

più Istituti; <strong>di</strong>ceva che ci dovevamo preoccupare meno <strong>di</strong> nasconderci e più <strong>di</strong> proteggere il<br />

mondo dalle stirpi demoniache. Che dovevamo camminare nel mondo con orgoglio. Era<br />

seducente, la sua visione: un mondo pieno <strong>di</strong> Shadowhunters in cui i demoni scappavano<br />

spaventati, in cui i mondani, invece <strong>di</strong> non credere neppure alla nostra esistenza, ci ringraziavano<br />

per ciò che facevamo per loro. Eravamo giovani: pensavamo che i ringraziamenti fossero<br />

importanti. Non sapevamo. — Jocelyn fece un respiro profondo, come se fosse sul punto <strong>di</strong> tuffarsi<br />

sott'acqua. — Poi scoprii <strong>di</strong> essere incinta.<br />

Clary sentì un pizzicore freddo sulla nuca e all'improvviso - non avrebbe saputo <strong>di</strong>re il perché -<br />

non era più sicura <strong>di</strong> volere tutta la verità da sua madre, non era più sicura <strong>di</strong> voler sentire, <strong>di</strong><br />

nuovo, come Valentine aveva trasformato Jace in un mostro. — Mamma...<br />

Jocelyn scosse la testa, senza vedere nulla. — Mi hai chiesto perché non ti ho mai detto che avevi<br />

un fratello. Ora te lo spiegherò. — Prese fiato, a fatica. — Ero così felice, quando lo scoprii. E<br />

Valentine... aveva sempre voluto essere padre. Addestrare suo figlio a essere un guerriero, come<br />

suo padre aveva addestrato lui. «O nostra figlia», aggiungevo io. E lui sorrideva e <strong>di</strong>ceva che una<br />

figlia poteva essere un bravo guerriero tanto quanto un maschio, e che lui sarebbe stato felice in<br />

ogni caso. Mi pareva che fosse tutto perfetto.<br />

«Poi Luke venne morso da un lupo mannaro. Dicono che ci sia una possibilità su due che il morso<br />

trasmetta la licantropia. Secondo me, siamo più nell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tre possibilità su quattro. Raramente<br />

ho visto qualcuno scampare il contagio, e Luke non fece eccezione. Alla prima luna piena, si<br />

trasformò. E la mattina dopo era sulla porta <strong>di</strong> casa nostra, coperto <strong>di</strong> sangue, i vestiti ridotti a<br />

brandelli. Io avrei voluto consolarlo, ma Valentine mi spinse via. Jocelyn!, esclamò. Il bambino!<br />

Come se Luke avesse potuto aggre<strong>di</strong>rmi e strapparmi via il bambino dalla pancia. Era Luke! Ma<br />

Valentine mi spinse via e trascinò Luke nel bosco. Quando tornò in<strong>di</strong>etro, dopo parecchio tempo,<br />

era solo. Gli corsi incontro, ma mi <strong>di</strong>sse che Luke si era ucciso per la <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong> essere<br />

<strong>di</strong>ventato un licantropo. Che era... morto.<br />

Il dolore nella voce <strong>di</strong> Jocelyn era una ferita aperta. Ancora adesso, pensò Clary, pur sapendo che<br />

Luke non era morto. Ma anche Clary ricordava intensamente la propria <strong>di</strong>sperazione quando, sui<br />

gra<strong>di</strong>ni dell'Istituto, aveva stretto tra le braccia Simon morente. C'erano dei sentimenti che non si<br />

potevano scordare.<br />

— Invece Valentine aveva dato un coltello a Luke — intervenne Clary con un filo <strong>di</strong> voce. — Gli<br />

aveva detto <strong>di</strong> uccidersi. E poi aveva convinto il marito <strong>di</strong> Amatis a <strong>di</strong>vorziare da lei, solo perché il<br />

fratello <strong>di</strong> Amatis era <strong>di</strong>ventato un lupo mannaro.<br />

— Questo non lo sapevo — mormorò Jocelyn. — Dopo la presunta morte <strong>di</strong> Luke, per me fu come<br />

cadere in un pozzo nero. Passai mesi interi chiusa in camera mia, a dormire tutto il giorno, a<br />

mangiare solo per il bambino. I mondani la chiamerebbero depressione, ma gli Shadowhunters<br />

non hanno parole <strong>di</strong> questo tipo. Valentine era convinto che fosse una gravidanza <strong>di</strong>fficile. Diceva<br />

a tutti che ero malata. E, in effetti, lo ero. Avevo perso il sonno. Continuavo a pensare <strong>di</strong> sentire<br />

strani rumori, grida nella notte. Valentine mi faceva bere dei decotti per dormire, ma mi davano gli<br />

incubi. Sogni terribili, in cui Valentine mi schiacciava a terra e mi piantava un coltello nel cuore, o<br />

in cui bevevo veleno e soffocavo. La mattina dopo ero esausta e dormivo tutto il giorno. Non<br />

avevo idea <strong>di</strong> che cosa stesse succedendo fuori, non sapevo che mio marito aveva costretto Stephen<br />

a <strong>di</strong>vorziare da Amatis e a sposare Céline. Ero come stor<strong>di</strong>ta. E poi... — Jocelyn si strinse le mani in<br />

grembo. Tremavano. — E poi nacque il bambino.


Ci fu un silenzio così lungo che Clary si chiese se sua madre avrebbe ripreso il racconto. I suoi<br />

occhi fissavano le torri antidemoni senza vederle, le sue <strong>di</strong>ta picchiettavano nervosamente contro<br />

un ginocchio, come a <strong>di</strong>segnare un tatuaggio. Alla fine, riprese: — Mia madre era con me, quando<br />

nacque il bambino. Tu non l'hai mai conosciuta. Tua nonna. Era una donna molto dolce. Ti sarebbe<br />

piaciuta, credo. Mi mise in braccio mio figlio, e la prima sensazione che provai era che stava<br />

perfettamente nel mio abbraccio, che la coperta che lo avvolgeva era morbida, che era piccolo e<br />

delicato, con un ciuffetto <strong>di</strong> capelli chiari in cima alla testa. Ma dopo... il bambino aprì gli occhi.<br />

La voce <strong>di</strong> Jocelyn era piatta, quasi senza tono, e tuttavia Clary si scoprì a tremare, a temere quello<br />

che sua madre stava per <strong>di</strong>re. Non <strong>di</strong>re più niente,avrebbe voluto <strong>di</strong>rle. Non <strong>di</strong>rmelo. Ma Jocelyn<br />

proseguì, e le parole le sgorgavano dalle labbra come gelido veleno.<br />

— Fui pervasa dall'orrore. Era come se mi avessero immersa nell'acido. La pelle sembrava bruciare<br />

e staccarsi dalle ossa. Fui brava a non mollare per terra il bambino e a non mettermi a urlare.<br />

Dicono che una madre riconosca il proprio figlio per istinto. Immagino che sia vero anche il<br />

contrario. Ogni nervo del mio corpo gridava che quello non era il mio bambino, che era un essere<br />

orribile e innaturale, <strong>di</strong>sumano come un parassita. Come faceva, mia madre, a non accorgersene?<br />

Ma lei mi sorrideva, come se fosse tutto a posto.<br />

«"Si chiama Jonathan", <strong>di</strong>sse una voce dalla porta. Alzai gli occhi e vi<strong>di</strong> Valentine che contemplava<br />

compiaciuto la scena. Il bambino aprì <strong>di</strong> nuovo gli occhi, come riconoscendo il suono del suo<br />

nome. Erano neri, neri come la notte, buchi cupi e senza fondo scavati nel cranio. Non c'era niente<br />

<strong>di</strong> umano, in quegli occhi.<br />

Ci fu un lungo silenzio. Clary era impietrita, fissava sua madre a bocca aperta, piena <strong>di</strong> orrore. È <strong>di</strong><br />

Jace che sta parlando, pensava. Di Jace appena nato. Come è possibile avere simili sentimenti per un<br />

bambino appena nato!<br />

— Mamma — sussurrò. — Forse... forse eri in stato <strong>di</strong> shock, o qualcosa del genere. O forse eri<br />

malata...<br />

— È quello che mi <strong>di</strong>sse anche Valentine — rispose Jocelyn senza mostrare emozioni. — Che ero<br />

malata. Valentine adorava Jonathan. Non riusciva a capire che cosa non andasse in me. E io sapevo<br />

che aveva ragione. Ero un mostro, una madre che non poteva sopportare la vista del proprio figlio.<br />

Pensai ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> uccidermi. E forse l'avrei fatto... Ma poi ricevetti un messaggio, un messaggio<br />

col fuoco, da Ragnor Fell. Era uno stregone che era sempre stato vicino alla mia famiglia: era lui<br />

che chiamavamo, quando ci serviva un incantesimo <strong>di</strong> guarigione, o cose del genere. Ragnor Fell<br />

aveva scoperto che Luke era <strong>di</strong>ventato il capo <strong>di</strong> un branco <strong>di</strong> lupi mannari nella foresta <strong>di</strong><br />

Brocelind, vicino al confine orientale. Bruciai il biglietto non appena l'ebbi letto. Sapevo che<br />

Valentine non avrebbe mai dovuto saperlo. Ma solo quando andai dove il branco si era inse<strong>di</strong>ato<br />

e vi<strong>di</strong> Luke seppi per certo che Valentine mi aveva mentito, a proposito del suo suici<strong>di</strong>o. Allora<br />

cominciai a o<strong>di</strong>arlo veramente.<br />

— Ma Luke mi ha detto che, ancora prima della sua Trasformazione, tu sapevi che in Valentine<br />

c'era qualcosa che non andava, sapevi che stava facendo cose terribili.<br />

Per un momento Jocelyn non rispose. — Sai, Luke non avrebbe mai dovuto essere morso. Non<br />

doveva accadere. Era un normale giro <strong>di</strong> pattuglia nei boschi. E lui era là fuori con Valentine. Non<br />

sarebbe mai dovuto accadere.<br />

— Mamma...<br />

— Luke mi ha ricordato che io, prima della sua Trasformazione, gli confidai che avevo paura <strong>di</strong><br />

Valentine; gli <strong>di</strong>ssi che sentivo delle grida <strong>di</strong>etro i muri della tenuta, che sospettavo, che temevo<br />

qualcosa. E Luke, il fiducioso Luke, il giorno dopo chiese spiegazioni a Valentine. Quella notte<br />

stessa Valentine lo portò a caccia e Luke venne morso. Credo che Valentine mi abbia fatto<br />

<strong>di</strong>menticare ciò che avevo visto, ciò che mi aveva tanto spaventato, qualsiasi cosa fosse. Mi fece<br />

credere che fossero solo brutti sogni. E credo che, quella notte, abbia fatto in modo che Luke


venisse morso. Credo che volesse toglierselo <strong>di</strong> torno, in modo che nessuno potesse ricordarmi<br />

quanto avevo paura <strong>di</strong> mio marito. Ma io tutto questo non lo capii, non subito almeno. Io e Luke ci<br />

vedemmo brevemente quella prima volta. Avrei tanto voluto <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> Jonathan, ma non potevo,<br />

non potevo. Jonathan era mio figlio. Eppure, vedere Luke, semplicemente vederlo, mi rese più<br />

forte. Tornai a casa <strong>di</strong>cendomi che avrei fatto un altro tentativo con Jonathan, che avrei imparato<br />

ad amarlo. Che mi sarei fatta amare da lui.<br />

«Quella notte fui svegliata dal pianto <strong>di</strong> un neonato. Mi sedetti <strong>di</strong> scatto sul letto, da sola nella mia<br />

stanza. Valentine era fuori, a una riunione del Circolo, e io non avevo nessuno con cui con<strong>di</strong>videre<br />

il mio stupore. Ve<strong>di</strong>, Jonathan non piangeva mai. Non faceva mai alcun rumore. Il suo silenzio era<br />

una delle cose che più m'inquietava <strong>di</strong> lui. Mi precipitai in camera sua, ma lui dormiva tranquillo,<br />

in silenzio. Eppure, io lo sentivo quel pianto <strong>di</strong> bambino, ne ero sicura. Corsi giù dalle scale,<br />

seguendo il suono. Sembrava provenire dalla cantina vuota, ma la porta era chiusa a chiave.<br />

Quella cantina non veniva mai usata. Io però c'ero cresciuta, in quella casa, e sapevo dove mio<br />

padre nascondeva la chiave».<br />

Jocelyn non guardava Clary, mentre raccontava: sembrava persa nella storia, nei ricor<strong>di</strong>.<br />

— Non ti ho mai raccontato la storia della moglie <strong>di</strong> Barbablù quando eri piccola, vero? Barbablù<br />

aveva detto a sua moglie <strong>di</strong> non guardare mai nella stanza chiusa a chiave, ma lei ci volle<br />

guardare, e trovò i resti <strong>di</strong> tutte le mogli che lui aveva ucciso prima <strong>di</strong> lei, esposte come farfalle in<br />

una teca <strong>di</strong> <strong>vetro</strong>. Io non avevo idea, quando aprii la porta, <strong>di</strong> cosa ci avrei trovato dentro. Se<br />

dovessi rifarlo, riuscirei a convincermi ad aprire la porta? A usare la stregaluce per scendere nel<br />

buio? Non lo so, Clary, proprio non lo so.<br />

«L'odore... oh, l'odore che c'era laggiù: come <strong>di</strong> sangue e morte e putrefazione. Valentine aveva<br />

scavato una stanza sotterranea, dove prima c'era la cantina. Non era un bambino che avevo sentito<br />

piangere. C'erano delle celle, laggiù, con dentro delle cose imprigionate. Demoni, legati con catene<br />

<strong>di</strong> elettro, che si contorcevano e si accasciavano e gorgogliavano nelle celle. Ma c'era <strong>di</strong> più, molto<br />

<strong>di</strong> più... Corpi <strong>di</strong> Nascosti, in <strong>di</strong>fferenti sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> agonia o <strong>di</strong> morte.<br />

C'erano lupi mannari col corpo mezzo <strong>di</strong>ssolto dalla polvere d'argento. Vampiri tenuti a testa in<br />

giù nell'acqua benedetta, finché la pelle non gli si staccava dalle ossa. Esseri fatati, dalla pelle<br />

martoriata con aghi <strong>di</strong> ferro.<br />

«Ancora adesso non penso a lui come a un torturatore. Non nel vero senso della parola. Era come<br />

se perseguisse un qualche obiettivo scientifico. C'erano dei quaderni <strong>di</strong> appunti accanto a ogni<br />

cella, che registravano meticolosamente i suoi esperimenti, e quanto tempo c'era voluto perché una<br />

certa creatura morisse. C'era un vampiro al quale aveva bruciato più volte la pelle, per vedere se<br />

c'era un punto oltre il quale la povera creatura non sarebbe più riuscita a rigenerarsi. Era <strong>di</strong>fficile<br />

leggere senza sentire l'urgenza <strong>di</strong> vomitare, o <strong>di</strong> svenire. In qualche modo, non mi successe né<br />

l'una né l'altra cosa.<br />

«C'era una pagina de<strong>di</strong>cata agli esperimenti che aveva condotto su se stesso. Aveva letto da<br />

qualche parte che il sangue <strong>di</strong> demone poteva agire da amplificatore dei poteri con cui tutti gli<br />

Shadowhunters nascono. Aveva cercato <strong>di</strong> iniettarsi del sangue <strong>di</strong> demone, ma senza risultato.<br />

Non era successo niente: aveva solo avuto una forte nausea. Alla fine era arrivato alla conclusione<br />

<strong>di</strong> essere troppo vecchio perché il sangue potesse avere effetto su <strong>di</strong> lui; aveva capito che, per<br />

essere efficace, il sangue doveva essere somministrato a un bambino, preferibilmente prima ancora<br />

della nascita.<br />

«Sulla pagina accanto a quella in cui descriveva questa sua deduzione, aveva scritto una serie <strong>di</strong><br />

appunti sotto un titolo che riconobbi: il mio nome.Jocelyn Morgenstern. Giravo le pagine con le <strong>di</strong>ta<br />

tremanti e le parole mi si incidevano a fuoco nella mente. Stasera Jocelyn ha <strong>di</strong> nuovo bevuto<br />

l'intruglio. Non ci sono cambiamenti visibili in lei, ma è il bambino che m'interessa... Con infusioni regolari<br />

<strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> demone, come quelle che le sto somministrando, il bambino potrebbe nascere in grado <strong>di</strong> fare<br />

qualsiasi cosa... Ieri sera ho sentito il cuore del bambino, più forte <strong>di</strong> un qualsiasi cuore umano, un suono


possente come, quello <strong>di</strong> una campana, che batte l'inizio <strong>di</strong> una nuova generazione <strong>di</strong> Shadowhunters: il<br />

sangue <strong>di</strong> angeli e <strong>di</strong> demoni mescolato insieme, a produrre poteri oltre ogni immaginazione... Il potere dei<br />

Nascosti non sarà più il più grande della terra...<br />

«C'era altro, molto altro. Giravo le pagine freneticamente, con le mani che tremavano e la mente<br />

correva al passato, rivedeva i decotti che Valentine mi dava da bere tutte le sere, gli incubi in cui<br />

venivo soffocata, accoltellata, avvelenata. Ma Valentine non aveva avvelenato me: aveva<br />

avvelenato Jonathan. Jonathan. L'aveva trasformato in una sorta <strong>di</strong> mezzo demone. E fu allora,<br />

Clary... fu allora che capii che cos'era veramente Valentine.<br />

Clary lasciò uscire il respiro che aveva trattenuto senza rendersene conto. Era orribile, troppo<br />

orribile, eppure tutto corrispondeva perfettamente alla visione che Ithuriel le aveva mandato. Non<br />

sapeva per chi provare più pietà, se per sua madre o per Jonathan. Jonathan... Ora non riusciva a<br />

pensare a lui come a Jace, non con sua madre lì, non con la sua storia così fresca nella mente.<br />

Condannato a non essere più umano, da un padre che aveva più a cuore la morte dei Nascosti che<br />

la felicità della sua famiglia.<br />

— Però... non fu allora che te ne andasti, vero? — chiese Clary con un filo <strong>di</strong> voce. — Sei rimasta...<br />

— Per due ragioni — spiegò Jocelyn. — Una era la Rivolta. Quello che scoprii nella cantina quella<br />

notte fu come uno schiaffo in pieno viso. Mi risvegliò dalla mia pena e mi fece finalmente aprire gli<br />

occhi su quello che stava succedendo intorno a me. Quando finalmente capii che cosa stava<br />

progettando mio marito, cioè un massacro generale <strong>di</strong> tutti i Nascosti, capii anche che dovevo<br />

impe<strong>di</strong>rglielo. Cominciai a incontrare Luke in segreto. Non potevo <strong>di</strong>rgli che cosa aveva fatto<br />

Valentine a me e a nostro figlio. Sapevo che questo l'avrebbe fatto infuriare, che non sarebbe<br />

riuscito a frenarsi e avrebbe dato la caccia a Valentine per ucciderlo; si sarebbe fatto ammazzare. E<br />

non potevo rivelare a nessun altro ciò che era stato fatto a Jonathan. Nonostante tutto, era pur<br />

sempre il mio bambino. Però raccontai a Luke degli orrori nella cantina, della mia convinzione che<br />

Valentine stesse perdendo il lume della ragione, che stesse <strong>di</strong>ventando sempre più folle. Insieme,<br />

organizzammo un'azione per contrastare la Rivolta. Sentivo che dovevo farlo, Clary. Era una sorta<br />

<strong>di</strong> espiazione, l'unico modo per espiare il peccato <strong>di</strong> essere entrata nel Circolo, <strong>di</strong> aver dato fiducia<br />

a Valentine. Di averlo amato.<br />

— E lui non ne sapeva niente? Voglio <strong>di</strong>re, non si accorse <strong>di</strong> quello che stavi facendo?<br />

Jocelyn scosse la testa. — Quando una persona ti ama, si fida <strong>di</strong> te. E poi, a casa cercavo <strong>di</strong> fingere<br />

che fosse tutto normale. Mi comportavo come se la mia iniziale repulsione alla vista <strong>di</strong> Jonathan<br />

fosse sparita. Lo portavo a casa <strong>di</strong> Maryse Lightwood, lo facevo giocare con suo figlio Alec.<br />

Qualche volta veniva anche Céline Herondale. Era incinta, a quel tempo. "Tuo marito è così<br />

gentile", mi <strong>di</strong>ceva. "Si preoccupa tanto per me e per Stephen. Mi dà delle pozioni e dei decotti per la salute<br />

del bambino: sono straor<strong>di</strong>nari. "<br />

— Oh — esclamò Clary. — Oh, mio Dio!<br />

— È quello che pensai anch'io — <strong>di</strong>sse cupamente Jocelyn. — Avrei voluto <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> non fidarsi <strong>di</strong><br />

Valentine e <strong>di</strong> non prendere niente <strong>di</strong> quello che le dava, ma non potevo. Suo marito era il più<br />

intimo amico <strong>di</strong> Valentine e lei mi avrebbe tra<strong>di</strong>to <strong>di</strong>cendoglielo imme<strong>di</strong>atamente. Tenni la bocca<br />

chiusa. E poi...<br />

— Si uccise — <strong>di</strong>sse Clary, ricordando la sua storia. — Ma... fu per quello che le aveva fatto<br />

Valentine?<br />

Jocelyn scosse la testa. — Onestamente, credo <strong>di</strong> no. Stephen venne ucciso in un raid e lei, quando<br />

seppe la notizia, si tagliò le vene. Era incinta <strong>di</strong> otto mesi. Morì <strong>di</strong>ssanguata.. . — Jocelyn riprese<br />

dopo una pausa. — Fu Hodge a trovare il corpo. Valentine sembrò davvero stravolto dalla loro<br />

morte. Sparì per un giorno intero e tornò a casa barcollando, con gli occhi arrossati. Eppure, per<br />

certi versi, fui quasi contenta <strong>di</strong> questa sua <strong>di</strong>strazione. Almeno significava che non prestava<br />

attenzione a quello che io stavo facendo. Di giorno in giorno avevo più paura che Valentine


scoprisse la cospirazione e cercasse <strong>di</strong> strapparmi la verità con la tortura. Chi c'era nella nostra<br />

alleanza segreta? Quanto e come ero riuscita a mandare all'aria il suo piano? Mi chiedevo come e<br />

se avrei saputo resistere alla tortura. Temevo <strong>di</strong> non farcela. Alla fine mi decisi a prendere dei<br />

provve<strong>di</strong>menti per assicurarmi che non succedesse. Andai da Ragnor Fell con tutte le mie paure, e<br />

lui mi preparò una pozione...<br />

— La pozione del Libro Bianco — intervenne Clary, capendo. — Ecco perché la volevi. E<br />

l'antidoto... ma come ha fatto il libro a finire nella biblioteca dei Wayland?<br />

— Ce lo nascosi io, una sera durante una festa — raccontò Jocelyn con l'ombra <strong>di</strong> un sorriso. —<br />

Non volevo <strong>di</strong>re niente a Luke, perché sapevo che si sarebbe opposto all'idea della pozione, e tutti<br />

quelli che conoscevo erano nel Circolo. Mandai un messaggio a Ragnor, ma stava partendo da<br />

Idris e non poteva <strong>di</strong>rmi quando sarebbe tornato. Mi <strong>di</strong>sse che avrei sempre potuto raggiungerlo<br />

con un messaggio. Ma chi l'avrebbe inviato? Alla fine, pensai che c'era un'unica persona alla quale<br />

avrei potuto <strong>di</strong>rlo, una persona che o<strong>di</strong>ava Valentine e che non mi avrebbe mai tra<strong>di</strong>to. Mandai<br />

una lettera a Madeleine, spiegandole che cosa avevo progettato e che l'unico modo per farmi<br />

riprendere conoscenza era trovare Ragnor Fell. Non ebbi mai una risposta da lei, ma sperai che<br />

avesse letto la lettera e avesse capito. Era tutto quello a cui mi potevo aggrappare.<br />

— Due ragioni — le ricordò Clary. — Hai detto che erano due le ragioni che ti avevano fatto<br />

restare. Una era la Rivolta. E l'altra?<br />

Gli occhi ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Jocelyn erano stanchi, ma gran<strong>di</strong> e luminosi. — Clary — <strong>di</strong>sse. — Non indovini?<br />

La seconda ragione era che aspettavo un altro bambino. Te.<br />

— Oh — <strong>di</strong>sse Clary con un filo <strong>di</strong> voce. Ricordò le parole <strong>di</strong> Luke: "Portava dentro <strong>di</strong> sé un altro<br />

bambino e lo sapeva da settimane". — Ma proprio per questo: non ti venne voglia <strong>di</strong> scappare?<br />

— Sì — <strong>di</strong>sse Jocelyn. — Ma sapevo che non potevo. Se fossi scappata, Valentine avrebbe<br />

rovesciato il cielo e la terra pur <strong>di</strong> riportarmi in<strong>di</strong>etro. Mi avrebbe seguito fino in capo al mondo,<br />

perché io gli appartenevo e non mi avrebbe mai lasciato andare. Se fossi stata da sola sarei<br />

scappata, avrei corso il rischio, ma non potevo permettere che prendesse anche te. — Si scostò i<br />

capelli dal viso stanco. — C'era solo un modo per essere sicura che non lo facesse mai. Ed era che<br />

morisse.<br />

Clary guardò sua madre con sorpresa. Jocelyn era ancora stanca, ma il suo volto brillava <strong>di</strong> luce<br />

feroce.<br />

—Pensavo che sarebbe morto durante la Rivolta—proseguì.<br />

— Io non avrei mai potuto ucciderlo con le mie mani. Non ci sarei mai riuscita. Ma non pensavo<br />

che potesse sopravvivere alla battaglia. E più tar<strong>di</strong>, quando la casa bruciò, volli credere che fosse<br />

morto. Mi ripetei mille volte che lui e Jonathan erano bruciati nell'incen<strong>di</strong>o, ma sapevo che... — La<br />

sua voce si spense. — Fu per questo che feci ciò che feci. Pensai che l'unico modo per proteggerti<br />

fosse <strong>di</strong> portarti via i ricor<strong>di</strong> e trasformarti il più possibile in una mondana. Di nasconderti nella<br />

società dei mondani. Sono stata una stupida, solo ora me ne rendo conto. Ho sbagliato. E mi<br />

<strong>di</strong>spiace, Clary. Spero tanto che tu mi possa perdonare... se non ora, almeno in futuro.<br />

— Mamma. — Clary si schiarì la voce. Erano almeno <strong>di</strong>eci minuti che le veniva da piangere. — Va<br />

tutto bene. È solo che... c'è una cosa che non capisco. — Strinse le <strong>di</strong>ta intorno al tessuto del<br />

cappotto. — Sapevo già, almeno in parte, ciò che Valentine aveva fatto a Jace... cioè, a Jonathan. Ma<br />

da come descrivi Jonathan, è come se fosse un mostro. E, mamma, Jace non è così. Non è<br />

minimamente così. Se lo conoscessi... se solo potessi incontrarlo....<br />

— Clary. — Jocelyn le strinse una mano tra le sue. — C'è dell'altro che ti devo raccontare. Non c'è<br />

più niente che ti abbia tenuto nascosto, o su cui ti abbia mentito. Ma ci sono cose che non sapevo<br />

neanch'io e che ho scoperto da poco. E potrebbero essere <strong>di</strong>fficili da sentire.


Peggio <strong>di</strong> quello che mi hai già detto?, pensò Clary. Si mor<strong>di</strong>cchiò un labbro e annuì. — Dimmi tutto.<br />

Preferisco sapere.<br />

— Quando madame Dorothea mi <strong>di</strong>sse che Valentine era stato visto in città, capii che era lì per me,<br />

per la Coppa. Volevo fuggire, ma non riuscivo a trovare un modo <strong>di</strong> spiegarti il perché. Non ti<br />

biasimo per essere scappata via in quel modo, quella sera, Clary. Ero contenta che tu non fossi in<br />

casa, quando tuo padre... quando Valentine e i suoi demoni fecero irruzione nel nostro<br />

appartamento. Ebbi appena il tempo <strong>di</strong> bere la pozione, mentre loro spaccavano la porta<br />

dell'ingresso. — La voce era tesa, si fermò. — Speravo che Valentine mi credesse morta e mi<br />

lasciasse lì, ma non fu così. Mi portò con sé a Renwick. Provò a risvegliarmi in tutti i mo<strong>di</strong>, ma<br />

nessuno dei suoi meto<strong>di</strong> funzionò. Ero in una sorta <strong>di</strong> stato sognante: ero consapevole della sua<br />

presenza, ma non potevo muovermi né reagire. Dubito che lui pensasse che potevo sentirlo o<br />

capirlo. E tuttavia, mentre dormivo, lui si sedeva accanto al letto e mi parlava.<br />

— Ti parlava? E <strong>di</strong> che?<br />

— Del nostro passato. Del nostro matrimonio. Di quanto mi avesse amato e <strong>di</strong> come io l'avessi<br />

tra<strong>di</strong>to. Del fatto che da allora non aveva più amato nessuno. Credo che fosse sincero, a modo suo.<br />

Ero io la sola persona con cui Valentine parlava dei dubbi che aveva, dei sensi <strong>di</strong> colpa che<br />

provava. E dopo la mia fuga, non c'era stato nessun altro. Era come se non riuscisse a fermarsi,<br />

come se avesse bisogno <strong>di</strong> parlare con me, pur sapendo che non avrebbe dovuto. Forse aveva<br />

semplicemente bisogno <strong>di</strong> parlare con qualcuno. Parlare non <strong>di</strong> quello che aveva fatto a quei<br />

poveretti, trasformandoli in Dimenticati, o <strong>di</strong> quello che aveva in mente <strong>di</strong> fare al Conclave. No.<br />

Lui voleva parlare <strong>di</strong> Jonathan.<br />

— Di Jonathan?<br />

Jocelyn strinse le labbra. — Voleva <strong>di</strong>rmi che gli <strong>di</strong>spiaceva per quello che aveva fatto a Jonathan<br />

prima che nascesse, perché sapeva che questo mi aveva quasi <strong>di</strong>strutto. Sapeva che, a causa <strong>di</strong><br />

Jonathan, avevo rischiato il suici<strong>di</strong>o. Non sapeva, però, che ero <strong>di</strong>sperata anche per quello che<br />

avevo scoperto su <strong>di</strong> lui. In qualche modo, si era procurato del sangue d'angelo. È una sostanza<br />

quasi leggendaria, per gli Shadowhunters. Si <strong>di</strong>ce che chi lo beve ne ricavi una forza incre<strong>di</strong>bile.<br />

Valentine l'aveva provato su <strong>di</strong> sé e aveva scoperto che non solo aumentava la sua forza, ma gli<br />

dava anche un senso <strong>di</strong> euforia e <strong>di</strong> gioia ogni volta che se lo iniettava. Così prese del sangue<br />

d'angelo, lo seccò, lo ridusse in polvere e lo mescolò al mio cibo, sperando che mi guarisse dalla<br />

mia <strong>di</strong>sperazione.<br />

Lo so io, dove ha preso il sangue d'angelo, si <strong>di</strong>sse Clary, ripensando a Ithuriel con profonda tristezza.<br />

— E cre<strong>di</strong> che abbia funzionato?<br />

— Mi chiedo se sia per quello che, improvvisamente, trovai la forza e la concentrazione per andare<br />

avanti, per aiutare Luke a mandare a monte la Rivolta. Sarebbe una bella ironia della sorte se fosse<br />

così, pensando al motivo per cui Valentine l'aveva fatto. Ma ciò che Valentine non sapeva era che,<br />

mentre lui faceva questo, io aspettavo già te. Quin<strong>di</strong>, se su <strong>di</strong> me può avere avuto un effetto<br />

leggero, su <strong>di</strong> te il sangue d'angelo ebbe un effetto molto più grande. Credo che sia per questo che<br />

hai il dono <strong>di</strong> creare nuove rune.<br />

— E forse — <strong>di</strong>sse Clary — questo spiega anche perché tu sei capace, per esempio, <strong>di</strong> imprigionare<br />

l'immagine della Coppa Mortale nella carta <strong>di</strong> un mazzo <strong>di</strong> tarocchi. E perché Valentine ha potuto<br />

togliere la male<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Hodge...<br />

— Valentine ha fatto esperimenti su <strong>di</strong> sé per anni, in mille mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi — <strong>di</strong>sse }ocelyn. È quanto<br />

<strong>di</strong> più vicino a uno stregone possa essere uno Shadowhunter. Ma niente <strong>di</strong> quello che fa a se stesso<br />

potrà avere gli effetti profon<strong>di</strong> che ha avuto su <strong>di</strong> te o su Jonathan, perché voi eravate piccolissimi.<br />

Credo che nessun altro abbia mai fatto ciò che ha fatto lui, non certo a un bambino prima della<br />

nascita.<br />

— Quin<strong>di</strong> è vero che io e Jace... Jonathan... siamo degli esperimenti.


— Tu in modo non intenzionale. Ma con Jonathan, Valentine aveva voluto creare una specie <strong>di</strong><br />

superguerriero, più forte, più veloce, più bravo <strong>di</strong> tutti gli altri Shadowhunters. A Renwick,<br />

Valentine mi <strong>di</strong>sse che Jonathan era davvero tutto questo, ma era anche crudele, amorale e<br />

stranamente vuoto. Jonathan era abbastanza fedele a Valentine, ma Valentine si era reso conto che,<br />

nel tentativo <strong>di</strong> creare un bambino superiore agli altri, aveva creato un figlio che non l'avrebbe mai<br />

amato veramente.<br />

Clary ripensò a Jace, a come le era apparso a Renwick, al modo in cui aveva stretto tra le mani quel<br />

frammento del Portale, così forte da sanguinare. — No — protestò. — No e ancora no. Jace non è<br />

così. Lui vuole bene a Valentine. Non dovrebbe, ma è così. E non è vuoto. È tutto il contrario <strong>di</strong><br />

quello che mi stai <strong>di</strong>cendo.<br />

Jocelyn si torceva le mani in grembo. Erano percorse da sottili cicatrici bianche: le stesse che tutti<br />

gli Shadowhunters avevano, la traccia <strong>di</strong> marchi svaniti. Ma Clary non aveva mai visto veramente<br />

le cicatrici <strong>di</strong> sua madre: la magia <strong>di</strong> Magnus gliele aveva fatte sempre <strong>di</strong>menticare. Ce n'era una,<br />

all'interno del polso, che aveva la forma <strong>di</strong> una stella...<br />

Quando sua madre parlò <strong>di</strong> nuovo, ogni altro pensiero svanì dalla mente <strong>di</strong> Clary.<br />

— Non è <strong>di</strong> Jace — <strong>di</strong>sse Jocelyn — che stavo parlando.<br />

— Ma... — Tutto sembrava succedere al rallentatore, come nei sogni. Forse è un sogno, pensò<br />

Clary. Forse mia madre non si è mai svegliata e tutto questo è solo un sogno. — Jace è il figlio <strong>di</strong><br />

Valentine. Chi altri potrebbe essere?<br />

Jocelyn guardò sua figlia dritto negli occhi. — Come ti ho detto, la notte in cui Céline Herondale<br />

morì era all'ottavo mese <strong>di</strong> gravidanza. Valentine le aveva dato polveri e pozioni: stava<br />

sperimentando su <strong>di</strong> lei ciò che aveva provato su se stesso con il sangue dell'angelo, sperando che<br />

il figlio <strong>di</strong> Stephen potesse <strong>di</strong>ventare forte e potente come Jonathan, ma senza le qualità peggiori <strong>di</strong><br />

Jonathan. Non poteva sopportare l'idea che il suo esperimento andasse in fumo. Per questo, con<br />

l'aiuto <strong>di</strong> Hodge, fece nascere il bambino <strong>di</strong> Céline, che era morta da pochissimo tempo...<br />

Clary ebbe un conato <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto. — Ma non è possibile.<br />

Jocelyn proseguì, come se Clary non avesse parlato. — Valentine prese il bambino e or<strong>di</strong>nò a<br />

Hodge <strong>di</strong> portarlo nella casa della sua infanzia, in una valle non lontana dal lago Lyn. Per questo<br />

quella notte Valentine non rientrò. Hodge si prese cura del bambino fino alla Rivolta. Poi<br />

Valentine, che si fingeva Michael Wayland, lo trasferì alla tenuta dei Wayland e lo allevò come<br />

figlio <strong>di</strong> Michael Wayland.<br />

— Quin<strong>di</strong> Jace... — sussurrò Clary. — Jace non è mio fratello?<br />

Sentì sua madre stringerle la mano, una stretta piena <strong>di</strong> solidarietà. — No, Clary. Non è tuo<br />

fratello.<br />

A Clary si annebbiò la vista. Sentiva il cuore battere in colpi singoli, separati l'uno dall'altro. Mia<br />

madre è <strong>di</strong>spiaciuta per me, pensò lontanamente. Lei crede che questa sia una brutta notizia. Le<br />

tremavano le mani. — Allora <strong>di</strong> chi erano le ossa che furono rinvenute sul luogo dell'incen<strong>di</strong>o?<br />

Luke <strong>di</strong>ce che c'erano le ossa <strong>di</strong> un bambino...<br />

Jocelyn scosse la testa. — Quelle erano le ossa <strong>di</strong> Michael Wayland e <strong>di</strong> suo figlio. Valentine li<br />

uccise entrambi e bruciò i loro corpi. Voleva far credere al Conclave <strong>di</strong> essere morto, insieme a suo<br />

figlio.<br />

— Allora Jonathan...<br />

— È vivo — <strong>di</strong>sse Jocelyn con un dolore improvviso sul volto. — Me lo <strong>di</strong>sse Valentine, a<br />

Renwick. Valentine aveva allevato Jace nella tenuta dei Wayland e Jonathan nella casa vicino al<br />

lago. In qualche modo riuscì a <strong>di</strong>videre il proprio tempo tra i due, spostandosi da una casa all'altra,<br />

qualche volta lasciandone uno, o entrambi, da soli per molto tempo. Sembra che Jace non abbia


mai saputo dell'esistenza <strong>di</strong> Jonathan, ma forse Jonathan potrebbe sapere <strong>di</strong> Jace. Non si sono mai<br />

incontrati, pur vivendo a poche miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.<br />

— E quin<strong>di</strong> Jace non ha sangue <strong>di</strong> demone dentro <strong>di</strong> sé? Non è... maledetto?<br />

— Maledetto? — Jocelyn si sorprese. — No, non c'è traccia <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> demone in lui. Clary,<br />

Valentine ha fatto esperimenti su Jace bambino con lo stesso sangue che ha usato per me e per te.<br />

Sangue <strong>di</strong> angelo. Jace non è maledetto. Anzi, al contrario. Tutti gli Shadowhunters hanno un po' <strong>di</strong><br />

sangue dell'Angelo in sé. Voi due ne avete un po' <strong>di</strong> più, tutto qui.<br />

La mente <strong>di</strong> Clary girava a tutta velocità. Cercava <strong>di</strong> immaginare Valentine che allevava<br />

contemporaneamente due bambini, uno in parte demone, l'altro in parte angelo. Uno figlio<br />

dell'ombra, l'altro figlio della luce. Amandoli entrambi, forse, ammesso che Valentine fosse capace<br />

<strong>di</strong> amare. Jace non aveva mai saputo <strong>di</strong> Jonathan, ma lui che cosa sapeva <strong>di</strong> Jace, della sua parte<br />

complementare, del suo opposto? Ne aveva detestato anche solo il pensiero? Aveva desiderato<br />

conoscerlo? Era stato in<strong>di</strong>fferente? Entrambi erano stati così soli. E uno dei due era suo fratello, il<br />

suo vero fratello, <strong>di</strong> sangue. — Cre<strong>di</strong> che sia ancora uguale? Jonathan, voglio <strong>di</strong>re. Tu cre<strong>di</strong> che<br />

possa essere <strong>di</strong>ventato... migliore?<br />

— Credo <strong>di</strong> no — <strong>di</strong>sse Jocelyn dolcemente.<br />

— Ma come fai a esserne così sicura? — Clary si girò <strong>di</strong> scatto verso sua madre con una rabbia<br />

improvvisa. — Voglio <strong>di</strong>re: forse è cambiato. Sono passati anni. Forse...<br />

— Valentine mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> aver passato anni a insegnare a Jonathan a presentarsi bene, persino a<br />

essere affascinante. Voleva farlo <strong>di</strong>ventare una spia. E non puoi essere una spia se spaventi tutti<br />

quelli che incontri. Jonathan aveva imparato anche a creare delle blande illusioni, per convincere<br />

gli altri <strong>di</strong> essere una persona gradevole e affidabile. — Jocelyn sospirò. — Ti sto <strong>di</strong>cendo questo<br />

perché sei stata ingannata anche tu, ma non è colpa tua. Clary, tu hai conosciuto Jonathan. Solo che<br />

non ti ha rivelato il suo vero nome, perché stava fingendo <strong>di</strong> essere qualcun altro. Sebastian Verlac.<br />

Clary fissò sua madre. Ma è il cugino dei Penhallow, insisteva a <strong>di</strong>re una parte della sua mente. Ma<br />

Sebastian, naturalmente, non era mai stato chi sosteneva <strong>di</strong> essere: tutto quello che aveva detto era<br />

una bugia. Pensò a come si era sentita la prima volta che l'aveva visto: era come se avesse<br />

riconosciuto qualcuno che conosceva da tutta la vita, qualcuno <strong>di</strong> intimamente familiare quanto se<br />

stessa. Non si era mai sentita così, con Jace. — Sebastian è mio fratello?<br />

Il bel viso <strong>di</strong> Jocelyn era teso, la mani intrecciate. Le punte delle <strong>di</strong>ta erano bianche, come per una<br />

pressione eccessiva. — Ho parlato a lungo con Luke oggi, <strong>di</strong> tutto quello che è successo ad Alicante<br />

da quando sei qui. Mi ha detto delle torri antidemoni, del suo sospetto che fosse stato Sebastian a<br />

<strong>di</strong>struggere le <strong>di</strong>fese, pur non avendo idea <strong>di</strong> come avesse fatto. È stato allora che ho capito chi era<br />

veramente Sebastian.<br />

— Cioè hai capito che aveva mentito sulla sua identità. E che era una spia <strong>di</strong> Valentine. È così?<br />

— L'una e l'altra cosa, sì — <strong>di</strong>sse Jocelyn. — Ma in realtà l'ho capito solo quando Luke mi ha<br />

raccontato che tu gli avevi detto che Sebastian si tingeva i capelli. E potrei sbagliarmi, ma un<br />

ragazzo poco più grande <strong>di</strong> te, coi capelli chiari e gli occhi scuri, apparentemente senza genitori,<br />

assolutamente fedele a Valentine... Non poteva essere altri che Jonathan. E c'è dell'altro. Valentine<br />

aveva sempre cercato <strong>di</strong> trovare un modo per abbattere le <strong>di</strong>fese, era sempre stato sicuro che ci<br />

fosse un modo per farlo. Facendo esperimenti su Jonathan con il sangue <strong>di</strong> un demone, <strong>di</strong>ceva che<br />

lo scopo era renderlo più forte e migliore come guerriero, ma c'era <strong>di</strong> più...<br />

Clary la fissava. — Cosa inten<strong>di</strong>?<br />

— Era il suo sistema per abbattere le <strong>di</strong>fese — rivelò Jocelyn. — Non puoi portare un demone ad<br />

Alicante, ma c'è bisogno <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> demone per abbattere le <strong>di</strong>fese. E Jonathan ha in sé sangue <strong>di</strong><br />

demone: è nelle sue vene. Tuttavia, essendo uno Shadowhunter, ha automaticamente accesso alla


città ogni volta che vuole, per qualsiasi motivo. Jonathan ha usato il suo sangue per abbattere le<br />

<strong>di</strong>fese, ne sono sicura.<br />

Clary ripensò a Sebastian, accanto a lei sull'erba vicino alle rovine della tenuta dei Fairchild, col<br />

vento che gli scompigliava i capelli. Ripensò al modo in cui le aveva stretto il polso, affondandole<br />

le unghie nella pelle. Al modo in cui aveva detto che era impossibile che Valentine volesse bene a<br />

Jace. Clary aveva pensato che lo <strong>di</strong>cesse perché o<strong>di</strong>ava Valentine. Ma non era così, e lo capiva solo<br />

adesso. Sebastian era... geloso.<br />

Ripensò al tenebroso principe dei suoi <strong>di</strong>segni, quello che somigliava tanto a Sebastian. Aveva<br />

pensato che fosse pura coincidenza, uno scherzo dell'immaginazione, ma ora si chiedeva se non<br />

fosse il loro legame <strong>di</strong> sangue che l'aveva spinta a dare il volto <strong>di</strong> suo fratello all'eroe infelice della<br />

sua storia. Cercò <strong>di</strong> visualizzare il suo principe, ma l'immagine sembrava sbriciolarsi e <strong>di</strong>ssolversi<br />

davanti ai suoi occhi come cenere portata dal vento. Ora vedeva solo Sebastian, e la luce rossastra,<br />

della città in fiamme riflessa nei suoi occhi.<br />

— Jace! — esclamò. — Qualcuno deve <strong>di</strong>rglielo. Deve <strong>di</strong>rgli la verità. — I suoi pensieri rotolavano<br />

gli uni sugli altri alla rinfusa. Se Jace avesse saputo, se avesse saputo <strong>di</strong> non avere sangue <strong>di</strong><br />

demone, forse non sarebbe andato a cercare Valentine. Se avesse saputo <strong>di</strong> non essere il fratello <strong>di</strong><br />

Clary...<br />

— Ma io pensavo — <strong>di</strong>sse Jocelyn con un misto <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> stupore — che nessuno<br />

sapesse dov'è...<br />

Prima che Clary potesse rispondere, le doppie porte della Sala degli Accor<strong>di</strong> si spalancarono,<br />

riversando la luce tra le colonne del porticato e sui gra<strong>di</strong>ni sottostanti. Il rombo sordo delle voci,<br />

non più attutito, esplose mentre Luke usciva. Era esausto, ma aleggiava una leggerezza intorno a<br />

lui che prima non c'era. Sembrava quasi sollevato.<br />

Jocelyn si alzò in pie<strong>di</strong>. — Luke. Cosa succede?<br />

Luke fece qualche passo verso <strong>di</strong> loro, poi si fermò tra le porte e la scalinata. — Jocelyn — <strong>di</strong>sse —<br />

scusate se vi interrompo.<br />

— Non c'è problema, Luke. — Pur nello stor<strong>di</strong>mento, Clary pensò: Ma perché continuano a chiamarsi<br />

per nome in questo modo! C'era una sorta <strong>di</strong> imbarazzo tra loro, adesso, un imbarazzo che prima non<br />

c'era. — Qualcosa non va?<br />

Luke scosse la testa. — No. Una volta tanto, qualcosa va per il verso giusto. — Sorrise a Clary e<br />

non c'era nessun imbarazzo in quel suo sorriso: si vedeva che era contento <strong>di</strong> lei, e anche<br />

orgoglioso. — Ce l'hai fatta, Clary! — annunciò. — Il Conclave ha accettato <strong>di</strong> ricevere il marchio<br />

da te. Non ci sarà nessuna resa.


capitolo 18<br />

AVE ATQUE VALE<br />

La valle era più bella nella realtà che nella visione <strong>di</strong> Jace. Forse era per la luce della luna che<br />

inargentava il fiume sul fondo della verde insenatura. Betulle bianche e pioppi ne costellavano i lati<br />

e le loro foglie fremevano nell'aria fresca. Faceva piuttosto freddo sull'altura, dove non c'era riparo<br />

dal vento.<br />

Era senza dubbio quella la valle dove Jace aveva visto Sebastian. Finalmente si stava avvicinando.<br />

Dopo aver legato Wayfarer a un albero, Jace prese il filo insanguinato dalla tasca e ripetè il rituale<br />

della localizzazione, per essere più sicuro.<br />

Chiuse gli occhi, aspettandosi <strong>di</strong> vedere Sebastian, magari molto vicino, magari ancora nella valle...<br />

Ma vide solo il buio.<br />

Il cuore cominciò a battergli forte.<br />

Riprovò, spostando il filo nella mano sinistra e <strong>di</strong>segnando goffamente la runa con la meno agile<br />

mano destra. Fece un respiro profondo, prima <strong>di</strong> chiudere gli occhi.<br />

Anche stavolta, niente. Solo un nero tremolante e pieno <strong>di</strong> ombre. Rimase fermo per un minuto<br />

intero, stringendo i denti, col vento che gli penetrava nella giacca e lo faceva rabbrivi<strong>di</strong>re. Alla fine<br />

aprì gli occhi, imprecando, poi, con un moto <strong>di</strong> rabbia <strong>di</strong>sperata aprì anche il pugno. Il vento<br />

raccolse il filo e lo portò via, così rapidamente che Jace non sarebbe mai riuscito a recuperarlo,<br />

nemmeno se si fosse pentito all'istante del proprio gesto.<br />

La mente galoppava. Era chiaro che la runa <strong>di</strong> localizzazione non funzionava più. Forse Sebastian si<br />

era accorto <strong>di</strong> essere seguito e aveva fatto qualcosa per rompere l'incantesimo. Ma cosa si poteva<br />

fare, per bloccare una localizzazione? Forse aveva trovato un grande specchio d'acqua. L'acqua<br />

<strong>di</strong>sturbava la magia.<br />

Non che questo gli fosse <strong>di</strong> grande aiuto. Non poteva certo fare il giro <strong>di</strong> tutti i laghi <strong>di</strong> Idris, per<br />

controllare se tra le onde c'era Sebastian. Eppure, c'era andato così vicino... così vicino. Jace aveva<br />

visto quella valle, e Sebastian in quella valle. E la casa era lì, appena visibile, rannicchiata vicino a<br />

un gruppo <strong>di</strong> alberi. Valeva comunque la pena scendere a dare un'occhiata, per vedere se c'era<br />

qualcosa che potesse suggerirgli la posizione <strong>di</strong> Sebastian, o <strong>di</strong> Valentine.<br />

Con un senso <strong>di</strong> rassegnazione, Jace usò lo stilo per marchiarsi con un certo numero <strong>di</strong> rune <strong>di</strong><br />

battaglia, ad azione e a scomparsa imme<strong>di</strong>ata: una per dargli il silenzio, una per la velocità, una per<br />

camminare con passo sicuro. Poi, sentendo sulla pelle il bruciore familiare, si rimise lo stilo in<br />

tasca, <strong>di</strong>ede a Wayfarer una rapida pacca sul collo e si avviò verso il fondovalle.<br />

I fianchi dell'infossamento erano ingannevolmente ripi<strong>di</strong> e resi insi<strong>di</strong>osi da tratti pietrosi. Jace<br />

alternava momenti in cui scendeva cautamente passo dopo passo, ad altri in cui scivolava sul<br />

ghiaione, in modo più rapido ma pericoloso. Quando giunse in fondo, aveva le mani insanguinate<br />

per le numerose cadute sulle pietre. Se le lavò nell'acqua chiara e rapida del torrente, così fredda da<br />

gelargli la pelle.<br />

Quando si raddrizzò e si guardò intorno, si rese conto che stava osservando la valle da<br />

un'angolazione <strong>di</strong>versa rispetto a quella della visione. Vide il boschetto <strong>di</strong> alberi contorti dalle<br />

fronde intrecciate, racchiuso tra i due pen<strong>di</strong>i; e vide la casetta. Le finestre erano scure e dal camino<br />

non usciva fumo. Jace sentì al contempo sollievo e delusione. Sarebbe stato più facile perquisire la<br />

casa, se non c'era nessuno.<br />

Avvicinandosi si chiese che cosa gli fosse parso strano e inquietante, <strong>di</strong> quella casa, nella visione.<br />

Da vicino sembrava una normale casa <strong>di</strong> campagna <strong>di</strong> Idris, fatta <strong>di</strong> pietra bianca e grigia. Gli scuri


erano stati <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> un azzurro intenso, ma sembrava che nessuno li ri<strong>di</strong>pingesse più da anni. Erano<br />

sbia<strong>di</strong>ti e scorticati.<br />

Jace si avvicinò a una finestra, salì sul davanzale e sbirciò all'interno dai vetri appannati. Vide una<br />

stanza grande e un po' polverosa, con uno strano tavolo da lavoro addossato a una parete. Gli<br />

strumenti sul tavolo non sembravano affatto quelli che potrebbero servire a un artigiano. Erano<br />

piuttosto quelli <strong>di</strong> uno stregone: fasci <strong>di</strong> pergamene macchiate; candele nere; recipienti <strong>di</strong> rame con<br />

tracce <strong>di</strong> liquido scuro essiccato lungo i bor<strong>di</strong>; un ricco assortimento <strong>di</strong> coltelli, alcuni sottili come<br />

punteruoli, altri con gran<strong>di</strong> lame squadrate. C'era un pentacolo, <strong>di</strong>segnato per terra con il gesso.<br />

Aveva profili incerti e ciascuna punta era decorata da una runa <strong>di</strong>versa. A Jace si strinse lo stomaco:<br />

le rune erano simili a quelle incise ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ithuriel. Era stato Valentine? Erano quelle le sue<br />

cose? Quello era il suo nascon<strong>di</strong>glio, rimasto sempre sconosciuto a Jace?<br />

Scivolò giù dal davanzale, atterrando su una macchia d'erba secca. In quel momento, un'ombra<br />

passò sulla faccia della luna. Non c'erano uccelli in quella valle, pensò Jace. Alzò gli occhi appena<br />

in tempo per vedere un corvo volare in cerchio nel cielo notturno. S'immobilizzò, poi si nascose<br />

rapidamente nell'ombra <strong>di</strong> un albero e lo spiò tra i rami. Quando il corvo si abbassò, Jace seppe che<br />

il suo primo istinto era stato giusto. Non era un corvo qualsiasi: era Hugo, il corvo che un tempo era<br />

appartenuto a Hodge. A volte Hodge lo usava per portare messaggi fuori dall'Istituto. Da allora, Jace<br />

aveva scoperto che in origine Hugo era appartenuto a suo padre.<br />

Il ragazzo si appiattì contro il tronco dell'albero. Il cuore gli batteva forte per l'eccitazione. Se Hugo<br />

era lì, poteva solo significare che aveva un messaggio, e questa volta il messaggio non poteva essere<br />

per Hodge. Era per Valenti-ne. Doveva essere per Valentine. Se solo Jace fosse riuscito a seguirlo...<br />

Appollaiatosi su un davanzale, Hugo sbirciò dentro la finestra. Quando capì che la casa era vuota, si<br />

levò in volo con un gracchio irritato e svolazzò verso il torrente.<br />

Jace uscì dall'ombra e si lanciò all'inseguimento.<br />

— Quin<strong>di</strong>, tecnicamente — ragionò Simon — Jace non è tuo parente, ma tu hai comunque<br />

baciato tuo fratello.<br />

— Simon! — Clary inorridì. — SMETTILA! — Si girò per vedere se qualcuno li stesse ascoltando,<br />

ma fortunatamente nessuno prestava loro attenzione. Era seduta su un'alta seggiola, sul po<strong>di</strong>o nella<br />

Sala degli Accor<strong>di</strong>, e Simon era al suo fianco. Sua madre era vicina al po<strong>di</strong>o e parlava con Amatis.<br />

Intorno a loro, la Sala era immersa nel caos, mentre i<br />

Nascosti che arrivavano dalla Porta Settentrionale vi si riversavano e si assiepavano lungo le pareti.<br />

Clary riconobbe vari elementi del branco <strong>di</strong> Luke, tra cui Maia, che le fece un gran sorriso. C'erano<br />

esseri fatati, palli<strong>di</strong> e fred<strong>di</strong> e belli come ghiaccioli; c'erano stregoni con ali <strong>di</strong> pipistrello e pie<strong>di</strong><br />

caprini, persino uno con un palco <strong>di</strong> corna da cervo, e dalle loro <strong>di</strong>ta sfuggivano scintille azzurre. I<br />

Cacciatori si aggiravano nervosamente in mezzo a loro.<br />

Stringendo lo stilo con entrambe le mani, Clary si guardò intorno con aria ansiosa. Dov'era Luke?<br />

Sembrava svanito nella folla. Lo in<strong>di</strong>viduò dopo un momento, intento a parlare con Malachi che<br />

scuoteva vigorosamente il capo. C'era anche Amatis con loro, che lanciava a Malachi occhiate <strong>di</strong><br />

fuoco.<br />

— Non farmi pentire <strong>di</strong> averti raccontato queste cose, Simon — <strong>di</strong>sse Clary guardandolo torvo.<br />

Aveva fatto del suo meglio per dargli una versione ridotta della storia <strong>di</strong> Jo-celyn, per lo più<br />

sussurrando sottovoce, mentre lui la aiutava a farsi largo tra la folla fino al po<strong>di</strong>o. Era strano, per<br />

Clary, essere lassù e guardare la sala come se fosse la regina <strong>di</strong> tutto ciò che i suoi occhi vedevano.<br />

Ma una regina non sarebbe mai stata così in preda al panico. — E poi, non baciava per niente bene.<br />

— O forse ti faceva schifo, perché era... come <strong>di</strong>re... tuo fratello! — Simon sembrava più <strong>di</strong>vertito<br />

del dovuto.


— E non <strong>di</strong>rlo dove mia madre può sentirti o ti ammazzo — gli intimò Clary con un'altra<br />

occhiataccia. — Già mi sento che sto per svenire o per vomitare. Non peggiorare le cose!<br />

Jocelyn, avvicinandosi a loro giusto in tempo per sentire le ultime parole <strong>di</strong> Clary (ma,<br />

fortunatamente, non l'argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione tra lei e Simon), le posò una mano rassicurante sulla<br />

spalla. — Non essere nervosa, bimba. Prima sei stata fantastica. Hai bisogno <strong>di</strong> qualcosa? Una<br />

coperta, dell'acqua calda...<br />

— Non ho freddo — rispose Clary paziente. — E non devo fare il bagno. Sto bene. Voglio solo che<br />

Luke venga qui e mi spieghi che cosa sta succedendo.<br />

Jocelyn agitò una mano per richiamare l'attenzione <strong>di</strong> Luke, formulando con le labbra delle parole<br />

che Clary non riuscì a decifrare. — Mamma — sibilò. — Lascia stare. — Troppo tar<strong>di</strong>. Luke alzò<br />

gli occhi, e con lui <strong>di</strong>versi altri Cacciatori. Gran parte <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>stolsero lo sguardo con altrettanta<br />

rapi<strong>di</strong>tà, ma Clary colse l'ammirazione nei loro occhi. Era strano pensare che sua madre fosse una<br />

specie <strong>di</strong> donna leggendaria, lì. Praticamente tutti nella Sala conoscevano il suo nome e avevano<br />

una propria opinione su <strong>di</strong> lei, buona o cattiva che fosse. Chissà come faceva sua madre a non farsi<br />

con<strong>di</strong>zionare, si chiese Clary. Non sembrava affatto turbata: anzi, semmai perfettamente padrona <strong>di</strong><br />

sé. Sicura e pericolosa.<br />

Un attimo dopo Luke li raggiunse sul po<strong>di</strong>o, con Amatis al suo fianco. Era ancora visibilmente<br />

stanco, ma era vigile e persino un po' emozionato. — Aspettate ancora un secondo — <strong>di</strong>sse. —<br />

Stanno arrivando tutti.<br />

— Malachi — intervenne Jocelyn, senza guardarlo <strong>di</strong>rettamente negli occhi — ti stava dando dei<br />

problemi?<br />

Luke fece un gesto come per allontanare il pensiero. — Lui ritiene che dovremmo mandare un<br />

messaggio a Valenti-ne per rifiutare le sue con<strong>di</strong>zioni. Io <strong>di</strong>co che non dovremmo scoprire le nostre<br />

carte e lasciare che Valentine si presenti con il suo esercito nella pianura <strong>di</strong> Brocelind aspettandosi<br />

una resa. Malachi, invece, ritiene che sia poco sportivo. Quando gli ho detto che la guerra non è una<br />

partita <strong>di</strong> cricket, mi ha risposto che se uno solo dei Nascosti sfuggirà al nostro controllo, lui entrerà<br />

in azione e porrà fine a tutta questa storia. Non so esattamente cosa pensa che possa succedere...<br />

forse ha paura che i Nascosti non riescano a restare senza combattere nemmeno per cinque minuti.<br />

— E esattamente quello che pensa — commentò Amatis. — Malachi è così. Probabilmente, teme<br />

che comincerete a mangiarvi tra <strong>di</strong> voi.<br />

— Amatis! — la rimproverò Luke. — Qualcuno potrebbe sentirti! — Si girò, e in quel momento<br />

due persone salirono i gra<strong>di</strong>ni del po<strong>di</strong>o alle sue spalle. Uno era un cavaliere del Popolo Fatato: era<br />

alto e snello e aveva i capelli lunghi e scuri che gli ricadevano fitti su entrambi i lati del viso<br />

allungato. Indossava un'armatura bianca, a tunica, fatta <strong>di</strong> minuscoli <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> solido metallo<br />

sovrapposti come le squame <strong>di</strong> un pesce. Gli occhi erano ver<strong>di</strong> come le foglie.<br />

L'altra persona era Magnus Bane. Non sorrise a Clary, quando si fermò vicino a Luke. Indossava un<br />

lungo cappotto scuro, abbottonato fino alla gola, e i capelli neri erano lisciati all'in<strong>di</strong>etro.<br />

— Sembri così normale! — esclamò Clary fissandolo.<br />

Magnus sorrise debolmente. — Ho sentito che avevi una<br />

runa da mostrarci — fu tutto quello che <strong>di</strong>sse.<br />

Clary guardò Luke, che annuì. — Oh, certo — rispose. — Mi serve solo qualcosa su cui scrivere,<br />

un pezzo <strong>di</strong> carta.<br />

— Te l'avevo chiesto, se ti serviva qualcosa! — protestò Jocelyn sottovoce, com'era tipico della<br />

mamma che Clary ricordava.<br />

— Ho io della carta — intervenne Simon. Pescò un foglio dalla tasca dei jeans e lo passò a Clary.<br />

Era il volantino spiegazzato <strong>di</strong> un concerto della sua band, alla Knitting Factory, in luglio. Clary


scosse la testa e lo girò sul retro. Quando la punta dello stilo avuto in prestito toccò la carta, si<br />

produssero piccole scintille e Clary temette per un momento che il volantino potesse bruciare. Ma le<br />

scintille si spensero. Clary si mise a <strong>di</strong>segnare, facendo del suo meglio per escludere tutto il resto: il<br />

rumoreggiare della gente e la sensazione <strong>di</strong> tutti gli sguar<strong>di</strong> fissi su <strong>di</strong> lei.<br />

La runa era uguale a quella che aveva già <strong>di</strong>segnato: un motivo <strong>di</strong> linee ricurve che s'intrecciavano<br />

tra loro, protese sulla pagina come in attesa <strong>di</strong> un completamento che non c'era. Tolse la polvere dal<br />

goglio e la mostrò, sentendosi assurdamente come a scuola, quando doveva esporre una ricerca alla<br />

classe. — Questa è la runa — <strong>di</strong>sse. — Richiede una seconda runa che la completi, per avere<br />

effetto. Una... compagna.<br />

— Un Nascosto e un Cacciatore. Le due metà che formano l'alleanza devono essere marchiate —<br />

spiegò Luke. Riprodusse la runa sul fondo del foglietto, lo strappò a metà e lo passò ad Amatis. —<br />

Comincia a far circolare la runa — le <strong>di</strong>sse. — Spiega ai Nephilim come funziona.<br />

Con un cenno del capo, Amatis scese i gra<strong>di</strong>ni e svanì nella folla. Il cavaliere del Popolo Fatato la<br />

seguì con lo sguardo, scuotendo la testa. — Ho sempre saputo che solo i Nephilim possono<br />

sopportare i marchi dell'Angelo — <strong>di</strong>sse, con una certa <strong>di</strong>ffidenza. — E che noialtri, se dovessimo<br />

riceverne uno, potremmo impazzire, o persino morire.<br />

— Questo non è uno dei marchi dell'Angelo — gli spiegò Clary. — Non proviene dal Libro Grigio.<br />

È sicuro, te lo garantisco.<br />

Il cavaliere non sembrava molto convinto.<br />

Con un sospiro, Magnus tirò su la manica e allungò il braccio a Clary. — Dai, forza!<br />

— Non posso — <strong>di</strong>sse Clary. — Il Cacciatore che ti farà il marchio sarà il tuo compagno in<br />

battaglia. E io non posso combattere.<br />

— Lo spero! — esclamò Magnus. Poi guardò Luke e Jocelyn, che erano vicini, e <strong>di</strong>sse: — Voi due.<br />

Forza, mostrate al cavaliere come funziona.<br />

Jocelyn batté le palpebre, sorpresa. — Come?<br />

— Presumo — replicò Magnus — che voi due sarete compagni in battaglia, dato che praticamente è<br />

come se foste sposati.<br />

Un acceso rossore salì al volto <strong>di</strong> Jocelyn, che evitò accuratamente <strong>di</strong> guardare Luke. — Non ho<br />

uno stilo...<br />

— Pren<strong>di</strong> il mio — si offrè Clary, porgendoglielo. — Forza, fagli vedere.<br />

Jocelyn si girò verso Luke, che sembrava preso completamente alla sprovvista. Luke allungò la<br />

mano prima che lei gliela potesse chiedere e Jocelyn gli marchiò il palmo con rapida precisione. Ma<br />

dovette tenergli fermo il polso, perché gli tremava la mano. Gli occhi <strong>di</strong> Luke erano posati su<br />

Jocelyn che tracciava la runa. Clary ripensò alla loro conversazione, a quando Luke le aveva parlato<br />

dei suoi sentimenti per Jocelyn, e sentì una fitta <strong>di</strong> tristezza. Chissà se sua madre si rendeva conto<br />

che Luke l'amava e chissà che cosa avrebbe detto, se l'avesse saputo.<br />

— Ecco fatto. — Jocelyn allontanò lo stilo. — Finito.<br />

Luke alzò la mano a palmo in su e mostrò al principe del<br />

Popolo Fatato il vorticoso marchio nero al centro. — Sod<strong>di</strong>sfatto, Meliorn?<br />

— Meliorn! — esclamò Clary. — Io ti conosco, vero? Uscivi con Isabelle Lightwood.<br />

Meliorn era quasi privo <strong>di</strong> espressione, ma Clary avrebbe giurato che fosse un tantino a <strong>di</strong>sagio.<br />

Luke scosse la testa. — Clary, Meliorn è un principe della Corte Seelie. È molto improbabile che...<br />

— Certo che usciva con Isabelle! — intervenne Simon. — E lei l'ha pure piantato. O almeno così<br />

<strong>di</strong>ceva che avrebbe fatto. Una bella botta, amico.


Meliorn lo guardò battendo le palpebre. — Tu... — <strong>di</strong>sse con <strong>di</strong>sgusto — tu sei stato scelto a<br />

rappresentare i Figli della Notte?<br />

Simon scosse la testa. — No, io sono qui per lei — rispose, in<strong>di</strong>candogli Clary.<br />

— I Figli della Notte — spiegò Luke, dopo una breve esitazione — non partecipano, Meliorn. Ho<br />

comunicato questa informazione alla tua Sovrana. Hanno scelto <strong>di</strong>... andare per la loro strada.<br />

I tratti delicati del viso <strong>di</strong> Meliorn si contrassero. — Se l'avessi saputo prima! — esclamò,<br />

accigliato. — I Figli della Notte sono un popolo saggio e accorto, e qualsiasi piano provochi la loro<br />

ira, suscita anche il mio sospetto.<br />

— Non ho parlato <strong>di</strong> ira — iniziò Luke, con un misto <strong>di</strong> calma deliberata e lieve esasperazione.<br />

Solo chi lo conosceva bene avrebbe potuto capire che era irritato, pensò Clary, che notò anche uno<br />

spostamento dell'attenzione <strong>di</strong> Luke: ora stava guardando verso la folla. Seguendo il suo sguardo,<br />

Clary vide una figura familiare farsi strada tra la gente: era Isabelle, coi suoi neri capelli<br />

ondeggianti, la frusta avvolta intorno al polso come una serie <strong>di</strong> braccialetti dorati.<br />

Clary prese Simon per il polso. — I Lightwood. Ho appena visto Isabelle.<br />

Lui scrutò nella folla, aggrottando la fronte. — Non avevo capito che li stessi cercando.<br />

— Ti prego, vai tu a parlarle — gli sussurrò Clary. Si guardava intorno con circospezione, ma<br />

nessuno li stava osservando. Luke stava facendo cenni a qualcuno nella folla; nel frattempo, Jocelyn<br />

<strong>di</strong>sse qualcosa a Meliorn, che la guardava piuttosto allarmato. — Io devo restare qui, ma, per<br />

favore, devi <strong>di</strong>re a Isabelle e ad Alec quello che mia madre mi ha rivelato. Su Jace e su chi è<br />

veramente. E su Sebastian. Devono sapere. Digli <strong>di</strong> venire a parlare con me non appena possono. Ti<br />

prego, Simon.<br />

— Va bene. — Simon liberò il polso dalla stretta <strong>di</strong> Clary e le sfiorò la guancia con fare<br />

rassicurante. — Torno presto.<br />

Scese i gra<strong>di</strong>ni e svanì tra la gente. Quando Clary si voltò, vide che Magnus la stava guardando, con<br />

la bocca piegata in un sorriso storto. — Non c'è problema — stava <strong>di</strong>cendo in risposta a una<br />

domanda <strong>di</strong> Luke. — Conosco bene la pianura <strong>di</strong> Brocelind. Aprirò il Portale nella piazza. Ma un<br />

Portale così grande non durerà a lungo, quin<strong>di</strong> bisognerà attraversarlo in fretta.<br />

Luke annuì e si girò a <strong>di</strong>re qualcosa a Jocelyn. Clary si piegò verso Magnus e a bassa voce gli <strong>di</strong>sse:<br />

— Comunque, grazie. Per tutto quello che hai fatto per mia madre.<br />

Il sorriso storto <strong>di</strong> Magnus si allargò. — Credevi che non l'avrei fatto, vero?<br />

— Ho dubitato — ammise Clary. — Soprattutto perché, quando ci siamo incontrati a casa <strong>di</strong> Ragnor<br />

Fell, non mi hai nemmeno detto che Jace aveva portato Simon ad Alicante attraverso il Portale.<br />

Pensavi, che non fosse una notizia abbastanza interessante per me?<br />

— Che fosse troppo interessante per te — rispose Magnus. — Che avresti mollato tutto per correre<br />

alla Guar<strong>di</strong>a. E io invece volevo che tu cercassi il Libro Bianco.<br />

— Sei senza cuore — <strong>di</strong>sse Clary con rabbia. — Comunque ti sbagli, io non avrei...<br />

— Non avresti fatto ciò che chiunque avrebbe fatto? Ciò che io stesso avrei fatto, per una persona a<br />

cui tenevo? Non ti sto criticando, Clary. E se non te l'ho detto, non è stato perché pensavo che fossi<br />

troppo debole. Non te l'ho detto perché sei umana, e io conosco i mo<strong>di</strong> d'agire degli uomini. Sono<br />

vivo da tanto tempo.<br />

— Come se tu non facessi mai niente <strong>di</strong> stupido perché provi dei sentimenti — commentò Clary. —<br />

A proposito, dov'è Alec? Perché non sei ancora andato a sceglierlo come compagno?<br />

Magnus sembrò ritrarsi. — Non mi permetterei mai <strong>di</strong> avvicinarlo, davanti ai suoi genitori, lo sai.


Clary appoggiò il mento sulla mano. — Fare la cosa giusta perché si vuol bene a qualcuno a volte è<br />

una bella grana.<br />

— Hai proprio ragione — <strong>di</strong>sse Magnus.<br />

Il corvo volava in cerchi lenti e pigri, sopra le cime degli alberi, puntando verso la parete<br />

occidentale della valle. La luna era alta e Jace riusciva a seguirlo senza bisogno della stregaluce,<br />

mantenendosi al riparo degli alberi.<br />

La valle saliva a picco, a formare una parete <strong>di</strong> roccia grigia. Il corvo sembrava seguire la curva del<br />

torrente, che piegava verso ovest e scompariva in una stretta fen<strong>di</strong>tura nella roccia. Jace rischiò più<br />

volte <strong>di</strong> storcersi una caviglia sulla roccia umida. Avrebbe tanto voluto imprecare ad alta voce, ma<br />

Hugo l'avrebbe sicuramente sentito. Continuò a camminare scomodamente piegato in due, cercando<br />

piuttosto <strong>di</strong> non rompersi una gamba.<br />

Aveva la camicia zuppa <strong>di</strong> sudore, quando raggiunse il margine della valle. Per un momento pensò<br />

<strong>di</strong> aver perso <strong>di</strong> vista Hugo, ed ebbe un tuffo al cuore. Poi, invece, vide la sagoma nera del corvo<br />

scendere <strong>di</strong> quota e sparire nella buia fen<strong>di</strong>tura che si apriva nella roccia. Jace si mise a correre. Fu<br />

un sollievo poter correre invece <strong>di</strong> camminare tutto ingobbito. Quando fu più vicino, vide che<br />

all'interno della fen<strong>di</strong>tura si apriva una cavità più grande e più buia: una grotta. Tirò fuori in fretta la<br />

pietra <strong>di</strong> stregaluce e s'infilò nella fen<strong>di</strong>tura seguendo il corvo.<br />

Solo un lieve chiarore filtrava dalla bocca della grotta e, dopo pochi passi, anche quel lieve chiarore<br />

venne inghiottito da un'opprimente oscurità. Jace sollevò la stregaluce e fece filtrare il chiarore tra<br />

le <strong>di</strong>ta.<br />

In un primo momento credette <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> nuovo all'aperto e <strong>di</strong> vedere le stelle sopra <strong>di</strong> sé, in tutta<br />

la loro gloria sfavillante. Da nessun'altra parte al mondo le stelle brillavano come a Idris. Ma quelle<br />

non erano stelle: la stregaluce aveva illuminato decine <strong>di</strong> luccicanti depositi <strong>di</strong> mica nella roccia<br />

intorno a lui e le pareti si erano ravvivate <strong>di</strong> brillanti punti <strong>di</strong> luce.<br />

Jace capì <strong>di</strong> trovarsi in uno spazio scavato nella parete <strong>di</strong> roccia: l'imbocco della grotta era alle sue<br />

spalle e davanti a sé aveva due tunnel bui. Ripensò alle storie che gli raccontava suo padre, <strong>di</strong> eroi<br />

che si smarrivano nei labirinti e che usavano una fune o un filo per ritrovare la strada. Lui, però, non<br />

aveva né fune né filo. Si avvicinò ai tunnel e rimase in silenzio per un lungo momento, in ascolto.<br />

Sentì un gocciolio d'acqua, lieve e molto lontano: l'acqua del torrente, un fruscio come <strong>di</strong> ali e...<br />

delle voci.<br />

Fece un balzo in<strong>di</strong>etro. Le voci venivano dal tunnel <strong>di</strong> sinistra, ne era sicuro. Passò il pollice sulla<br />

stregaluce per attenuarne l'intensità fino a ottenere un lieve bagliore, appena sufficiente per<br />

illuminare i suoi passi. Poi, si tuffò nel buio.<br />

— Dici sul serio, Simon? È proprio vero? È fantastico! È meraviglioso! — Isabelle prese la mano <strong>di</strong><br />

suo fratello. —<br />

Alec, hai sentito che cosa ha detto Simon? Jace non è figlio <strong>di</strong> Valentine. Non lo è mai stato!<br />

— E allora <strong>di</strong> chi è figlio? — chiese Alec. Ma Simon aveva l'impressione che stesse ascoltando solo<br />

in parte. Sembrava cercare qualcuno con lo sguardo.<br />

I suoi genitori erano poco <strong>di</strong>stanti e li guardavano con aria accigliata.<br />

Simon aveva temuto <strong>di</strong> dover spiegare tutta la storia anche a loro, invece gli avevano gentilmente<br />

concesso qualche minuto da solo con Isabelle e Alec.<br />

— Chi se ne importa! — Isabelle gettò le braccia in alto, tutta contenta. Poi si rannuvolò. — In<br />

realtà, è una bella domanda. Chi era suo padre? Che fosse davvero Michael Wayland?<br />

Simon scosse la testa. — Stephen Herondale.


— Quin<strong>di</strong> Jace è il nipote dell'Inquisitrice — osservò Alec. — Ecco perché l'ha... — Ma<br />

s'interruppe, fissando in lontananza.<br />

— Ecco perché cosai — lo spronò Isabelle. — Alec, non ti <strong>di</strong>strarre. O almeno <strong>di</strong>cci cosa stai<br />

cercando.<br />

— Non cosa — precisò Alec. — Chi. Magnus. Volevo chiedergli <strong>di</strong> essere mio compagno in<br />

battaglia. Ma non ho idea <strong>di</strong> dove sia. Tu l'hai visto? — chiese a Simon.<br />

Simon scosse la testa. — Era sul po<strong>di</strong>o con Clary, ma...<br />

— storse il collo per vedere meglio — ora non c'è più. Probabilmente è in giro tra la folla.<br />

— Davvero? Davvero vuoi chiedergli <strong>di</strong> essere tuo compagno in battaglia? — chiese Isabelle<br />

allibita. — È come un ballo delle debuttanti, questa storia, solo che qui ci si ammazza.<br />

— Appunto, proprio come in un ballo delle debuttanti — scherzò Simon.<br />

— Forse chiederò a te <strong>di</strong> essere mio compagno in battaglia, Simon — annunciò Isabelle, inarcando<br />

delicatamente un sopracciglio.<br />

Alec aggrottò la fronte. Come tutti gli Shadowhunters presenti nella stanza, era bardato <strong>di</strong> tutto<br />

punto, con la sua tenuta nera e una quantità <strong>di</strong> armi appese alla cintura. Aveva anche un arco sulla<br />

schiena, e Simon fu contento <strong>di</strong> vedere che aveva trovato un ricambio per quello spezzato da<br />

Sebastian. — Isabelle, tu non hai bisogno <strong>di</strong> nessun compagno, perché non combatti. Sei troppo<br />

giovane. E se solo ti frullasse l'idea, ti ammazzo io personalmente. — La testa <strong>di</strong> Alec scattò. — Un<br />

momento... quello è Magnus?<br />

Isabelle, seguendo il suo sguardo, ridacchiò. — Alec, quello è un lupo mannaro. Una femmina, per<br />

<strong>di</strong> più. Anzi, è... come si chiama, May?<br />

— Maia — la corresse Simon.<br />

Maia era a poca <strong>di</strong>stanza da loro: indossava un paio <strong>di</strong> pantaloni <strong>di</strong> pelle marrone e una maglietta<br />

nera aderente-che <strong>di</strong>ceva "Quello che non mi ammazza... farà meglio a mettersi a correre." Aveva i<br />

capelli a treccine, trattenuti in<strong>di</strong>etro da una cor<strong>di</strong>cella. Si girò, come percependo il loro sguardo su<br />

<strong>di</strong> lei, e sorrise.<br />

Simon ricambiò il sorriso. Isabelle la guardò in cagnesco. Simon smise subito <strong>di</strong> sorridere. Quando,<br />

esattamente, la sua vita si era fatta così complicata?<br />

Alec si illuminò. — Ecco Magnus! — esclamò. E si allontanò senza nemmeno voltarsi in<strong>di</strong>etro,<br />

aprendosi un varco tra la folla verso l'alto stregone. La sorpresa <strong>di</strong> Magnus, quando Alec si<br />

avvicinò, era visibile anche a <strong>di</strong>stanza.<br />

— In un certo senso è dolce — commentò Isabelle guardandoli. — Più o meno...<br />

— Perché più o meno?<br />

— Perché — spiegò Isabelle — Alec sta cercando <strong>di</strong> farsi prendere sul serio da Magnus, ma non ha<br />

mai detto ai nostri genitori <strong>di</strong> lui, e nemmeno del fatto che gli piacciono... voglio <strong>di</strong>re...<br />

— Gli stregoni? — concluse Simon.<br />

— Molto <strong>di</strong>vertente. — Isabelle gli lanciò un'occhiataccia. — Sai perfettamente cosa intendo.<br />

Quello che sta succedendo è...<br />

— Che cosa sta succedendo, esattamente? — chiese Maia, avvicinandosi. — Questa cosa dei<br />

compagni non l'ho capita bene. Come dovrebbe funzionare?<br />

— Così. — Simon le in<strong>di</strong>cò Alec e Magnus, che si erano messi un po' in <strong>di</strong>sparte, in un angolo.<br />

Alec stava <strong>di</strong>segnando una runa sulla mano <strong>di</strong> Magnus, il viso concentrato, i capelli scuri davanti<br />

agli occhi.


— Quin<strong>di</strong>, tutti dobbiamo fare quella roba? — chiese Maia. — Farci <strong>di</strong>segnare la mano, voglio <strong>di</strong>re.<br />

— Solo se hai intenzione <strong>di</strong> combattere — precisò Isabelle, guardando gelida la ragazza. — Ma non<br />

mi sembri maggiorenne.<br />

Maia le fece un sorriso tirato. — Io non sono una Cacciatrice. I licantropi sono considerati adulti a<br />

se<strong>di</strong>ci anni.<br />

— Be', in questo caso dovrai farti <strong>di</strong>segnare la mano — concluse Isabelle. — Da un Cacciatore.<br />

Quin<strong>di</strong>, sarà meglio che te ne cerchi uno.<br />

— Ma... — Maia, che ancora osservava Alec e Magnus, s'interruppe e inarcò le sopracciglia. Simon<br />

si girò per vedere cosa stesse guardando e... rimase a bocca aperta.<br />

Alec aveva abbracciato Magnus e lo stava baciando. Magnus sembrava in stato <strong>di</strong> shock ed era<br />

impietrito. Diversi gruppi <strong>di</strong> persone, Cacciatori e Nascosti, li fissavano mormorando. Simon lanciò<br />

un'occhiata <strong>di</strong> lato e vide i Lightwo od che osservavano la scena con gli occhi sgranati. Maryse si<br />

copriva la bocca con la mano.<br />

Maia era perplessa. — Aspetta un secondo — esclamò. — Anche quello fa parte del rituale?<br />

Per la sesta volta Clary scrutò la folla in cerca <strong>di</strong> Simon. Ma non riuscì a trovarlo. La stanza era una<br />

massa in movimento <strong>di</strong> Shadowhunters e Nascosti, che dalle porte spalancate fluivano verso i<br />

gra<strong>di</strong>ni esterni. Ovunque si vedevano bagliori <strong>di</strong> stilo, dove Shadowhunters e Nascosti si<br />

incontravano e si marchiavano a vicenda. Clary vide Maryse Lightwood tendere la mano a una fata<br />

alta, dalla pelle verde, pallida e regale come lei. Patrick Penhallow stava solennemente<br />

scambiandosi i marchi con uno stregone i cui capelli lucci cavano <strong>di</strong> scintille azzurre. Dalle porte<br />

della Sala degli Accor<strong>di</strong>, Clary vedeva il bagliore luminoso del Portale nella piazza. La stellata che<br />

si intravedeva attraverso il soffitto <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> dava un'aria surreale a tutta la scena.<br />

— Stupefacente, vero? — commentò Luke. Era sul bordo del po<strong>di</strong>o e guardava la Sala. —<br />

Cacciatori e Nascosti che stanno insieme nella stessa stanza. Che lavorano insieme. — Sembrava<br />

profondamente impressionato. Clary riusciva a pensare soltanto a Jace, perché avrebbe voluto che<br />

fosse lì anche lui, a vedere che cosa stava succedendo. Per quanto ci provasse, non riusciva ad<br />

accantonare la paura che provava per lui. L'idea che potesse affrontare Valentine, che potesse<br />

rischiare la vita perché pensava <strong>di</strong> essere maledetto, che potesse ad<strong>di</strong>rittura morire senza mai sapere<br />

che non era vero...<br />

— Clary — la chiamò Jocelyn, con un filo <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento nella voce. — Hai sentito che cosa ti ho<br />

detto?<br />

— Sì — <strong>di</strong>sse Clary. — È sbalor<strong>di</strong>tivo, lo so.<br />

Jocelyn le posò una mano sulla sua. — Non è questo che stavo <strong>di</strong>cendo. Io e Luke saremo sul<br />

campo <strong>di</strong> battaglia. Tu invece resterai qui con Isabelle e gli altri bambini.<br />

— Io non sono una bambina.<br />

— Lo so, ma sei comunque troppo giovane per combattere. E anche se non fossi così giovane, non<br />

sei mai stata addestrata.<br />

— Non voglio restarmene qui seduta senza fare niente.<br />

— Niente? — esclamò Jocelyn. — Clary, nulla <strong>di</strong> tutto questo starebbe succedendo, se non fosse<br />

stato per te. Non avremmo nemmeno avuto la possibilità <strong>di</strong> combattere, se non fosse stato per te.<br />

Sono così fiera <strong>di</strong> te! Volevo solo <strong>di</strong>rti che io e Luke an<strong>di</strong>amo via, ma torneremo. Andrà tutto bene.<br />

Clary guardò in faccia sua madre, negli occhi ver<strong>di</strong> così simili ai suoi. — Mamma — <strong>di</strong>sse —<br />

smettila <strong>di</strong> raccontarmi storie.<br />

Jocelyn trasalì e si alzò, ritirando la mano. Ma non potè aggiungere altro, perché Clary venne<br />

<strong>di</strong>stratta da un viso familiare nella folla. Una figura snella e scura si stava muovendo con


determinazione verso <strong>di</strong> loro, passando nella sala affollata con tranquillità e sorprendente facilità,<br />

quasi passando attraverso la gente, come fumo tra i paletti <strong>di</strong> uno steccato.<br />

Ed era proprio così. Clary lo capì quando la figura si avvicinò al po<strong>di</strong>o. Era Raphael, in camicia<br />

bianca e pantaloni neri, gli stessi che portava la prima volta che l'aveva visto. Aveva <strong>di</strong>menticato<br />

quanto fosse esile. Sembrava avere a malapena quattor<strong>di</strong>ci anni, mentre saliva i gra<strong>di</strong>ni con quel suo<br />

viso sottile e l'espressione calma, angelica. Faceva pensare a una voce bianca che andava verso il<br />

coro <strong>di</strong> una chiesa.<br />

— Raphael. — La voce <strong>di</strong> Luke esprimeva sorpresa e sollievo allo stesso tempo. — Non credevo<br />

che saresti venuto. I Figli della Notte hanno riconsiderato l'idea <strong>di</strong> unirsi a noi nella battaglia contro<br />

Valentine? C'è ancora un seggio nel Consiglio per voi, se vorrete accettarlo. — Gli tese la mano.<br />

I begli occhi limpi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Raphael lo osservarono senza espressione. — Non posso stringerti la mano,<br />

licantropo.<br />

— All'espressione risentita <strong>di</strong> Luke, Raphael sorrise quel tanto che bastava per scoprire le punte dei<br />

bianchi canini.<br />

— Sono una proiezione — rivelò, sollevando una mano in modo che tutti potessero vedere che vi<br />

filtrava la luce. — Non posso toccare niente.<br />

— Ma... — Luke lanciò uno sguardo verso la luce della luna che entrava dal tetto. — Perché...? —<br />

Abbassò la mano. — Be', sono contento che tu sia qui. Sotto qualunque forma.<br />

Raphael scosse la testa. Per un momento i suoi occhi si posarono su Clary - uno sguardo che non le<br />

piacque per niente - e poi si spostarono su Jocelyn e il suo sorriso si aprì. — Tu — <strong>di</strong>sse. — Sei la<br />

moglie <strong>di</strong> Valentine. Altri della mia specie, che combatterono con voi all'epoca della Rivolta, mi<br />

hanno parlato <strong>di</strong> te. Devo ammettere che non avrei mai pensato <strong>di</strong> incontrarti <strong>di</strong> persona.<br />

Jocelyn chinò la testa. — Molti dei Figli della Notte combatterono coraggiosamente, quella volta.<br />

La tua presenza qui sta a in<strong>di</strong>care che potremo <strong>di</strong> nuovo combattere fianco a fianco?<br />

Era strano, pensò Clary, sentire sua madre parlare con quel tono controllato e formale, che tuttavia<br />

sembrava venirle molto naturale. Almeno quanto lo era per lei sedersi per terra con una vecchia tuta<br />

e un pennello tra le <strong>di</strong>ta imbrattate <strong>di</strong> colore.<br />

— Spero <strong>di</strong> sì — <strong>di</strong>sse Raphael, e il suo sguardo sfiorò <strong>di</strong> nuovo Clary come la carezza <strong>di</strong> una mano<br />

gelida. — Abbiamo un'unica richiesta, una semplice, piccola, richiesta. Se ci verrà accordata, i Figli<br />

della Notte <strong>di</strong> molti paesi saranno lieti <strong>di</strong> entrare in battaglia al vostro fianco.<br />

— Il seggio del Consiglio — <strong>di</strong>sse Luke. — Ma certo. Può essere formalizzato: i documenti<br />

possono essere redatti nel giro <strong>di</strong> un'ora.<br />

— Non il seggio del Consiglio — replicò Raphael. — Un'altra cosa.<br />

— Un'altra cosa? — ripetè Luke senza capire. — E che cosa? Ti assicuro che se è in nostro potere...<br />

— Oh, certo che lo è. — Il sorriso <strong>di</strong> Raphael era smagliante. — Anzi, si trova qui in questo preciso<br />

momento, mentre parliamo. — Si girò e in<strong>di</strong>cò con grazia la folla. — È il ragazzo Simon che<br />

vogliamo — rivelò. — Il Diurno.<br />

Il tunnel era lungo e tortuoso e si riavvolgeva continuamente su se stesso. Era come strisciare nelle<br />

viscere <strong>di</strong> un mostro enorme. C'era odore <strong>di</strong> roccia umida e cenere, più qualcos'altro, qualcosa <strong>di</strong><br />

umido e strano che ricordava vagamente l'odore della Città <strong>di</strong> Ossa.<br />

Finalmente la galleria si aprì in una grande grotta circolare. Dall'alta volta <strong>di</strong> pietra scabra si<br />

protendevano verso il basso enormi stalattiti splendenti come gemme. Il fondo era liscio, come se<br />

fosse stato lucidato, e qua e là si alternavano intarsi <strong>di</strong> simboli arcani. Una serie <strong>di</strong> grezze stalagmiti<br />

circondavano la grotta. Proprio al centro, una massiccia stalagmite <strong>di</strong> quarzo svettava come<br />

un'enorme zanna, ornata qua e là da un motivo rossastro. Guardando meglio, Jace vide che le pareti


della stalagmite erano trasparenti e che il motivo rossastro era l'effetto <strong>di</strong> qualcosa che si muoveva<br />

vorticando al suo interno, come fumo colorato in una provetta.<br />

In alto, filtrava luce da un foro circolare nella volta <strong>di</strong> pietra, una sorta <strong>di</strong> lucernario naturale. La<br />

grotta era sicuramente frutto <strong>di</strong> un progetto, non del caso: era evidente dagli intricati motivi che ne<br />

decoravano il pavimento. Ma chi aveva voluto scavare una grotta del genere? E perché?<br />

Un gracchiare acuto echeggiò nello spazio sotterraneo, facendo vibrare i nervi <strong>di</strong> Jace, che si<br />

nascose <strong>di</strong>etro una voluminosa stalagmite, spegnendo la stregaluce proprio mentre due figure<br />

emergevano dalle ombre in fondo alla grotta e si avvicinavano, conversando. Fu solo quando<br />

raggiunsero il centro della grotta e la luce lì investì che Jace li riconobbe.<br />

Sebastian.<br />

E Valentine.<br />

Sperando <strong>di</strong> evitare la folla, Simon fece il giro lungo per tornare al po<strong>di</strong>o, passando <strong>di</strong>etro le file <strong>di</strong><br />

colonne che costeggiavano i lati della Sala. Teneva la testa bassa, perso nei suoi pensieri. Sembrava<br />

strano che Alee, solo <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> anni maggiore <strong>di</strong> Isabelle, stesse per partire per la guerra, mentre<br />

tutti gli altri dovevano restare lì. E Isabelle sembrava accettare la cosa con calma. Niente pianti,<br />

niente isterismi. Era come se se lo fosse aspettata. E forse era proprio così. Forse tutti se<br />

l'aspettavano.<br />

Era ormai vicino ai gra<strong>di</strong>ni della pedana del po<strong>di</strong>o. Alzò gli occhi e vide Raphael, con la solita<br />

espressione imperturbabile, <strong>di</strong> fronte a Luke che, al contrario, sembrava agitato, scuoteva la testa<br />

con le mani alzate come per protesta; Jocelyn, accanto a lui, sembrava in<strong>di</strong>gnata. Simon non vedeva<br />

la faccia <strong>di</strong> Clary, perché gli dava le spalle, ma la conosceva abbastanza bene da percepirne la<br />

tensione dalla semplice postura del busto.<br />

Non volendo farsi vedere da Raphael, Simon si nascose <strong>di</strong>etro una colonna e origliò. Nonostante il<br />

chiacchiericcio della folla, riuscì a <strong>di</strong>stinguere la voce alterata <strong>di</strong> Luke.<br />

— È fuori <strong>di</strong>scussione — stava <strong>di</strong>cendo. — Mi sembra impossibile che tu osi chiedere una cosa<br />

simile.<br />

— E a me sembra impossibile che tu possa rifiutare. — La voce <strong>di</strong> Raphael era fredda e limpida, la<br />

voce ancora acuta <strong>di</strong> un ragazzino. — È una cosa così piccola!<br />

— Non è una cosa — intervenne Clary, arrabbiata. — E Simon. È una persona.<br />

— È un vampiro — precisò Raphael. — Cosa che sembri continuamente <strong>di</strong>menticare.<br />

— E tu, non sei forse un vampiro anche tu? — chiese Jocelyn, con il tono gelido che usava tutte le<br />

volte che Clary e Simon si erano cacciati nei guai. — Stai forse <strong>di</strong>cendo che la tua vita non ha<br />

valore?<br />

Simon si appiattì contro la colonna. Che stava succedendo?<br />

— La mia vita ha un grande valore — rispose Raphael, — essendo, a <strong>di</strong>fferenza della vostra, eterna.<br />

Non c'è fine a ciò che potrei realizzare, mentre c'è una fine molto netta per voi. Ma non è questo il<br />

punto. Lui è un vampiro, è uno dei miei, e io vi sto chiedendo <strong>di</strong> riaverlo.<br />

— Tu non lo puoi riavere — ribatté Clary. — Non è mai stato tuo, tanto per cominciare. Non avevi<br />

il minimo interesse per lui, finché non hai scoperto che può stare alla luce del sole.<br />

— Forse — ribatté Raphael. — Ma non per la ragione che pensi tu. — Inclinò la testa. Gli occhi<br />

scuri, luminosi e morbi<strong>di</strong>, guizzavano come quelli <strong>di</strong> un passero. — Nessun vampiro dovrebbe<br />

avere il potere che ha lui — <strong>di</strong>sse.<br />

— Così come nessun Cacciatore dovrebbe avere i poteri che avete tu e tuo fratello. Per anni ci è<br />

stato detto che noi siamo sbagliati e innaturali. Maquesto... questo è davvero innaturale.


— Raphael. — Il tono <strong>di</strong> Luke era minaccioso. — Non so che cosa speravi <strong>di</strong> ottenere. Ma non c'è<br />

nessuna possibilità: noi non ti permetteremo mai <strong>di</strong> far del male a Simon.<br />

— Invece permetterete a Valentine e al suo esercito <strong>di</strong> demoni <strong>di</strong> far del male a tutta questa gente, i<br />

vostri alleati.<br />

— Raphael abbracciò tutta la Sala con un ampio gesto della mano. — Lascerete che rischino la vita<br />

a loro <strong>di</strong>screzione, ma non darete a Simon la possibilità <strong>di</strong> fare la stessa scelta. Perché forse la sua<br />

scelta sarebbe <strong>di</strong>versa dalla vostra.<br />

— Abbassò il braccio. — In caso <strong>di</strong> rifiuto, noi non combatteremo con voi, lo sapete. I Figli della<br />

Notte non prenderanno parte a questa giornata.<br />

— E allora non fatelo — sbottò Luke. — Non comprerò la vostra collaborazione con una vita<br />

innocente. Io non sono Valentine.<br />

Raphael si girò verso Jocelyn. — E tu, Cacciatrice? Lascerai decidere a un lupo mannaro ciò che è<br />

meglio per la tua gente?<br />

Jocelyn guardava Raphael come se fosse uno scarafaggio scoperto a zampettare sul pavimento<br />

pulito della cucina. Scandendo bene le parole <strong>di</strong>sse: — Se solo tocchi Simon con un <strong>di</strong>to, vampiro,<br />

io ti farò a pezzetti piccolissimi e ti darò in pasto al mio gatto. Hai capito?<br />

Raphael strinse le labbra. — Molto bene — concluse. — Quando starai morendo nella pianura <strong>di</strong><br />

Brocelind, forse ti chiederai se una vita ne valeva davvero così tante.<br />

Svanì. Luke si girò verso Clary, ma Simon non li stava più guardando: stava fissando le proprie<br />

mani. Pensava che avrebbero tremato, ma erano immobili come quelle <strong>di</strong> un cadavere. Molto<br />

lentamente, le chiuse a pugno.<br />

Valentine aveva l'aspetto <strong>di</strong> sempre: un uomo corpulento con la tenuta da Cacciatore mo<strong>di</strong>ficata, le<br />

ampie spalle muscolose in contrasto con il volto levigato, dai tratti eleganti. Portava a tracolla la<br />

Spada Mortale e una sacca rigonfia. Aveva un'ampia cintura a cui erano agganciate numerose armi:<br />

grossi coltelli da caccia, pugnali dalla lama sottile, coltellacci per scuoiare. Guardandolo da <strong>di</strong>etro la<br />

roccia, Jace provò la sensazione che ora aveva ogni volta che pensava a suo padre: un persistente<br />

affetto filiale, profondamente intaccato da desolazione, delusione, sfiducia.<br />

Era strano vedere suo padre con Sebastian. E Sebastian ora sembrava... <strong>di</strong>verso. Indossava anche lui<br />

la tenuta da Cacciatore, con una lunga spada dall'elsa d'argento alla cintura. Ma non fu quello a<br />

colpire Jace. Furono i capelli: una cascata <strong>di</strong> riccioli, non più neri, ma chiari e luminosi, come oro<br />

bianco. Gli stavano molto meglio dei capelli neri, in verità: la sua pelle non sembrava più così<br />

sorprendentemente pallida. Probabilmente se li era tinti per assomigliare al vero Sebastian Verlac,<br />

ma era quello il suo vero aspetto. Un'onda <strong>di</strong> rancore aspra e impetuosa travolse Jace, ma si<br />

controllò e rimase nascosto, anziché scagliarsi contro Sebastian e stringergli le mani intorno alla<br />

gola.<br />

Hugo gracchiò <strong>di</strong> nuovo e scese <strong>di</strong> quota, per posarsi sulla spalla <strong>di</strong> Valentine. Una strana fitta <strong>di</strong><br />

dolore trafisse Jace, alla vista del corvo in quella posizione che per il ragazzo era così familiare,<br />

dopo tutti gli anni vissuti con Hodge. Hugo aveva praticamente vissuto sulla spalla <strong>di</strong> Hodge e<br />

vederlo su quella <strong>di</strong> Valentine appariva ai suoi occhi stranamente alieno, ad<strong>di</strong>rittura ingiusto,<br />

nonostante tutto quello che Hodge aveva fatto.<br />

Valentine carezzò le lucide piume del corvo, annuendo come se stesse conversando con lui.<br />

Sebastian li osservava, con le chiare sopracciglia inarcate. — Novità da Alicante? — chiese, mentre<br />

Hugo si staccava dalla spalla <strong>di</strong> Valentine e volava in alto, sfiorando con le ali le punte gemmee<br />

delle stalattiti.<br />

— Niente <strong>di</strong> abbastanza definito, per ora — rispose Valentine. Il suono della voce <strong>di</strong> suo padre,<br />

calma e impassibile come sempre, trapassò Jace come una freccia: le mani gli tremarono<br />

involontariamente e le premette forte contro i fianchi, grato alla mole della stalagmite che lo


nascondeva alla loro vista. — Una cosa è certa. Il Conclave si sta alleando con l'esercito <strong>di</strong> Nascosti<br />

<strong>di</strong> Lucian.<br />

Sebastian aggrottò la fronte. — Ma Malachi aveva detto...<br />

— Malachi ha fallito. — La mascella <strong>di</strong> Valentine era contratta.<br />

Con sorpresa <strong>di</strong> Jace, Sebastian si avvicinò e gli posò una mano sul braccio. C'era qualcosa, in quel<br />

gesto, qualcosa <strong>di</strong> intimo e sicuro, che fece rivoltare lo stomaco a Jace, come se l'avesse invaso un<br />

esercito <strong>di</strong> vermi. Nessuno toccava Valentine così. Nemmeno lui avrebbe osato toccare suo padre in<br />

quel modo. — Sei turbato? — gli chiese Sebastian, e la stessa sfumatura c'era anche nella sua voce,<br />

la stessa grottesca e peculiare certezza <strong>di</strong> familiarità.<br />

— Il Conclave è molto peggio <strong>di</strong> quel che pensavo. Sapevo che i Lightwood erano corrotti oltre<br />

ogni speranza, e anche che quel tipo <strong>di</strong> corruzione è contagioso. È per questo che ho cercato <strong>di</strong><br />

tenerli lontani da Idris. Ma gli altri, farsi riempire così la testa del veleno <strong>di</strong> Lucian, che non è<br />

nemmeno un Nephilim! — Il <strong>di</strong>sgusto <strong>di</strong> Valentine era palese, ma non si allontanò da Sebastian,<br />

notò Jace con crescente incredulità, non fece nulla per allontanargli la mano dalla propria spalla. —<br />

Sono deluso. Credevo che avrebbero visto dove stava la ragione. Avrei preferito che le cose non<br />

finissero in questo modo.<br />

Sebastian sembrava <strong>di</strong>vertito. — Non sono d'accordo — <strong>di</strong>sse. — Pensa a tutti loro, pronti a darci<br />

battaglia, pronti a correre incontro alla gloria... Pensa a quando scopriranno che tutto questo non ha<br />

alcun senso, che il loro gesto è futile. Pensa a che facce faranno. — La bocca si stiracchiò in un<br />

sorriso cattivo.<br />

— Jonathan — sospirò Valentine. — Questa è un'orribile necessità. Non c'è niente <strong>di</strong> cui essere<br />

contenti.<br />

Jonathan? Jace si aggrappò alla roccia, le mani improvvisamente scivolose. Perché Valentine<br />

chiamava Sebastian con il suo nome? Era un errore? Ma Sebastian non sembrava affatto sorpreso.<br />

— Non è meglio, se mi <strong>di</strong>verto a fare quello che faccio? — replicò Sebastian. — Ad Alicante mi<br />

sono <strong>di</strong>vertito un sacco. I Lightwood sono stati una compagnia migliore <strong>di</strong> quello che mi avevi fatto<br />

credere, soprattutto quella Isabelle. La mia uscita <strong>di</strong> scena è stata senza dubbio spettacolare. E per<br />

quel che riguarda Clary...<br />

Al nome <strong>di</strong> Clary, il cuore <strong>di</strong> Jace ebbe un guizzo improvviso e doloroso.<br />

— Non era affatto come credevo — <strong>di</strong>sse Sebastian in tono petulante. — Non mi assomigliava per<br />

niente.<br />

— Non c'è nessuno al mondo che ti assomigli, Jonathan. E Clary, lei è sempre stata uguale a sua<br />

madre.<br />

— Non vuole ammettere ciò che desidera veramente — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Non ancora. Ma ci<br />

arriverà.<br />

Valentine inarcò un sopracciglio. — In che senso, ci arriverà?<br />

Sebastian sorrise, e il suo sorriso riempì Jace <strong>di</strong> una rabbia quasi incontrollabile. Si morse forte un<br />

labbro, fino ad assaggiarne il sangue. — Be' — proseguì Sebastian — dalla nostra parte. Non vedo<br />

l'ora. Imbrogliarla è stata la cosa più <strong>di</strong>vertente che ho fatto in vita mia.<br />

— Non era previsto che ti <strong>di</strong>vertissi tanto. Era previsto che tu scoprissi cosa stava cercando. E<br />

quando lei l'ha trovato, senza il tuo contributo potrei aggiungere, tu gliel'hai lasciato consegnare<br />

nelle mani <strong>di</strong> uno stregone. E non sei nemmeno riuscito a portarla con te quando te ne sei andato,<br />

nonostante il pericolo che Clary costituisce per noi. Non è stato esattamente un trionfo, Jonathan.<br />

— Ci ho provato, a portarla via. Ma gli altri non la perdevano d'occhio un momento. E non potevo<br />

certo rapirla dalla Sala degli Accor<strong>di</strong>. — Sebastian sembrava imbronciato. — E poi, te l'ho detto,


Clary non ha idea <strong>di</strong> come usare il suo potere per creare le rune. È troppo ingenua per costituire un<br />

pericolo per noi.<br />

— Qualunque cosa il Conclave abbia in mente <strong>di</strong> fare, al centro c'è Clary — replicò Valentine. — È<br />

questo che ci ha detto Hugin. L'ha vista sul po<strong>di</strong>o nella Sala degli Accor<strong>di</strong>. Se riesce a mostrare al<br />

Conclave i suoi poteri...<br />

Jace sentì un lampo <strong>di</strong> paura per Clary, mescolato a una strana sorta <strong>di</strong> orgoglio: era ovvio che Clary<br />

fosse al centro <strong>di</strong> tutto. La sua Clary era così.<br />

— Quin<strong>di</strong>, alla fine, combatteranno — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Che è quello che vogliamo, giusto? Clary<br />

non conta. È la battaglia che conta.<br />

— Tu la sottovaluti, temo — osservò Valentine a bassa voce.<br />

— L'ho osservata — replicò Sebastian. — Se il suo potere fosse così illimitato come pensi tu,<br />

avrebbe potuto usarlo per tirar fuori <strong>di</strong> prigione il suo amichetto vampiro... o per salvare quell'i<strong>di</strong>ota<br />

<strong>di</strong> Hodge mentre stava morendo...<br />

— Un potere non deve essere illimitato per essere mortale — commentò Valentine. — E per quanto<br />

riguarda Hodge, forse dovresti avere un po' più <strong>di</strong> ritegno, visto che sei stato tu a ucciderlo.<br />

— Stava per <strong>di</strong>re ai ragazzi dell'Angelo. Ho dovuto farlo.<br />

— Hai voluto farlo. Fai sempre così. — Valentine prese dalla tasca un paio <strong>di</strong> pesanti guanti <strong>di</strong> pelle<br />

e se li infilò lentamente. — Forse glielo avrebbe detto. O forse no. In tutti gli anni in cui si è preso<br />

cura <strong>di</strong> Jace, all'Istituto, si sarà chiesto che cosa stava allevando. Hodge era uno dei pochi che<br />

sapevano che c'era più <strong>di</strong> un bambino. Ma io ero sicuro che non mi avrebbe tra<strong>di</strong>to: era troppo<br />

codardo per farlo.<br />

— Piegò le <strong>di</strong>ta nei guanti, aggrottando la fronte.<br />

Più <strong>di</strong> un bambino? Di che cosa stava parlando, Valentine?<br />

Sebastian liquidò Hodge con un gesto della mano. — Chi se ne importa <strong>di</strong> cosa pensava? È morto e<br />

tanti saluti. — I suoi occhi brillarono cupi. — Adesso vai al lago?<br />

— Sì. Ti è chiaro ciò che deve essere fatto? — Valentine in<strong>di</strong>cò con il mento la spada alla cintura <strong>di</strong><br />

Sebastian.<br />

— Usa quella. Non è la Spada Mortale, ma ha qualità sufficientemente demoniache per questo<br />

scopo.<br />

— Non posso venire al lago con te? — La voce <strong>di</strong> Sebastian aveva preso un tono quasi<br />

piagnucoloso. — Non possiamo liberare l'esercito adesso?<br />

— Non è ancora mezzanotte. Ho detto che avrei aspettato fino a mezzanotte. Potrebbero ancora<br />

cambiare idea.<br />

— Non lo faranno...<br />

— Ho dato la mia parola. E la manterrò. — Il tono <strong>di</strong> Valentine era categorico. — Se non senti nulla<br />

da Malachi entro mezzanotte, libera l'esercito. — Vedendo l'esitazione <strong>di</strong> Sebastian, Valentine ebbe<br />

un moto <strong>di</strong> impazienza. — Devi fare quello che ho detto, Jonathan. Non posso aspettare qui fino a<br />

mezzanotte. Mi ci vorrà un'ora per arrivare al lago attraverso i tunnel e non voglio che la battaglia si<br />

trascini a lungo. Le generazioni future dovranno sapere con quale rapi<strong>di</strong>tà il Conclave è stato<br />

sconfitto e quanto schiacciante sia stata la nostra vittoria.<br />

— È solo che mi spiace perdermi il rituale dell'Evocazione. Vorrei esserci, quando lo farai. — Lo<br />

sguardo <strong>di</strong> Sebastian sembrava malinconico, ma c'era sotto qualcosa <strong>di</strong> calcolato, qualcosa <strong>di</strong><br />

irriverente, avido, pianificatore, e stranamente, deliberatamente... freddo. Non che Valentine<br />

sembrasse curarsene.


Con sconcerto, Jace vide Valentine toccare la guancia a Sebastian: un rapido, ma esplicito gesto<br />

d'affetto. Poi gli voltò le spalle e si <strong>di</strong>resse verso il fondo della grotta, dove si addensavano grumi<br />

d'ombra. Lì si fermò, una sagoma chiara contro il buio. — Jonathan — chiamò. Jace, senza potersi<br />

controllare, alzò gli occhi al richiamo. — Un giorno anche tu contemplerai il volto dell'Angelo.<br />

Dopotutto, tu ere<strong>di</strong>terai gli Strumenti Mortali, quando io me ne sarò andato. Forse anche tu, un<br />

giorno, evocherai Raziel.<br />

— Sarebbe bello — <strong>di</strong>sse Sebastian. E rimase perfettamente immobile, mentre Valentine, con un<br />

ultimo cenno del capo, scompariva nel buio. La voce <strong>di</strong> Sebastian <strong>di</strong>venne un mezzo sussurro. —<br />

Sarebbe proprio bello — ringhiò. —Proprio bello, sputare su quella faccia da bastardo. — Si girò <strong>di</strong><br />

scatto, il volto una maschera bianca nella luce fioca. — Puoi uscire, Jace — sibilò. — Lo so che sei<br />

lì.<br />

Jace s'immobilizzò, ma solo per un secondo. Il suo corpo reagì prima che la mente riuscisse a<br />

muoversi e lo fece scattare in pie<strong>di</strong>. Corse all'imbocco del tunnel, con l'unico pensiero <strong>di</strong> arrivare<br />

all'uscita, <strong>di</strong> mandare in qualche modo un messaggio a Luke.<br />

Ma l'entrata della galleria era bloccata: da Sebastian. Aveva un'espressione fredda e gongolante e<br />

teneva le braccia aperte, con le <strong>di</strong>ta che quasi toccavano le pareti del tunnel. — Jace — <strong>di</strong>sse. —<br />

Non avrai davvero pensato <strong>di</strong> essere più veloce <strong>di</strong> me, vero?<br />

Jace si fermò <strong>di</strong> scatto. Il cuore gli batteva in petto a ritmo irregolare, come un metronomo rotto, ma<br />

parlò con voce ferma. — Visto che sono migliore <strong>di</strong> te in qualsiasi altro aspetto possibile e<br />

immaginabile, era ragionevole pensarlo.<br />

Sebastian si limitò a sorridere. — Sentivo il tuo cuore battere — <strong>di</strong>sse a bassa voce — mentre ci<br />

spiavi. Ti ha dato fasti<strong>di</strong>o?<br />

— Che sembrassi il fidanzato <strong>di</strong> mio padre? — Jace scrollò le spalle. — Sei un po' giovane per lui,<br />

onestamente.<br />

— Cosa? — Per la prima volta da quando Jace lo conosceva, Sebastian apparve allibito. Jace si<br />

gustò l'effetto solo per un momento, perché Sebastian riacquistò subito il controllo <strong>di</strong> sé. Ma una<br />

scintilla scura nei suoi occhi rivelava che non l'aveva perdonato per avergli fatto perdere la calma.<br />

— A volte mi chiedevo <strong>di</strong> te — riprese Sebastian, con lo stesso tono morbido. — A volte mi è<br />

sembrato che ci fosse qualcosa in te, <strong>di</strong>etro quei tuoi occhi gialli, un barlume <strong>di</strong> intelligenza,<br />

<strong>di</strong>versamente dal resto della tua insulsa famiglia adottiva. Invece sei stupido come gli altri,<br />

nonostante un decennio <strong>di</strong> ottima educazione.<br />

— Che ne sai tu della mia educazione?<br />

— Più <strong>di</strong> quello che pensi. — Sebastian abbassò le mani.<br />

— L'uomo che ha cresciuto te ha cresciuto anche me. Solo che <strong>di</strong> me non si è stancato, dopo i primi<br />

<strong>di</strong>eci anni.<br />

— In che senso? — La voce <strong>di</strong> Jace uscì in un sussurro. Poi, fissando il volto immobile e senza<br />

sorriso <strong>di</strong> Sebastian, gli sembrò <strong>di</strong> vederlo per la prima volta: i capelli bianchi, gli occhi nero<br />

antracite, le linee dure del viso, come fosse cesellato nella pietra... E rivide con gli occhi della<br />

mente il volto <strong>di</strong> suo padre come l'angelo glielo aveva mostrato, giovane e brillante, attento e<br />

famelico... e capì. — Tu — <strong>di</strong>sse. — Valentine è tuo padre. Tu sei mio fratello.<br />

Ma Sebastian non era più davanti a lui: all'improvviso gli fu <strong>di</strong>etro, con le braccia strette intorno<br />

alle sue spalle, come se volesse abbracciarlo. Solo che le mani erano chiuse a pugno. — Ave atque<br />

vale, fratellino — ringhiò. E strinse le braccia <strong>di</strong> scatto, togliendogli il respiro.<br />

Clary era esausta. Un mal <strong>di</strong> testa sordo, martellante, conseguenza della creazione della runa<br />

dell'Alleanza, le si era inse<strong>di</strong>ato nel lobo frontale del cervello. Era come se qualcuno stesse<br />

cercando <strong>di</strong> abbattere una porta a calci, ma dalla parte sbagliata.


— Stai bene? — Jocelyn le posò una mano sulla spalla.<br />

— Non hai un bell'aspetto.<br />

Clary girò la testa e vide la sottile runa nera che decorava il dorso della mano <strong>di</strong> sua madre, gemella<br />

<strong>di</strong> quella sul palmo <strong>di</strong> Luke. Le si strinse lo stomaco. Riusciva a gestire l'idea che entro un paio<br />

d'ore sua madre avrebbe probabilmente affrontato un esercito <strong>di</strong> demoni solo ricacciandola in<strong>di</strong>etro,<br />

con la pura forza della volontà, ogni volta che riaffiorava.<br />

— Chissà dov'è Simon. — Clary si alzò in pie<strong>di</strong>. — Vado a cercarlo.<br />

— Là in mezzo? — Jocelyn osservò la folla con preoccupazione. Si stava assottigliando adesso,<br />

notò Clary, perché coloro che avevano il marchio uscivano sulla piazza. Sulla porta c'era Malachi, la<br />

bronzea faccia impassibile, che in<strong>di</strong>cava a Nascosti e a Cacciatori dove andare.<br />

— Me la caverò. — Clary passò davanti a sua madre e a Luke, puntando verso i gra<strong>di</strong>ni del po<strong>di</strong>o.<br />

— Torno subito.<br />

La gente si girava a guardarla, mentre scendeva i gra<strong>di</strong>ni e s'infilava nella folla. Clary sentiva i loro<br />

occhi addosso, il peso dei loro sguar<strong>di</strong>. Perlustrò la folla, cercando i Light-wood o Simon, ma non<br />

vide nessuno che conosceva. Era <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare qualcuno là in mezzo, data la sua statura. Con<br />

un sospiro, Clary scivolò verso il lato occidentale della Sala, dove la folla era meno fitta.<br />

Nel momento in cui raggiunse la linea delle colonne <strong>di</strong> marmo, una mano scattò e la trascinò <strong>di</strong>etro<br />

una colonna. Clary ebbe solo il tempo <strong>di</strong> sussultare e, un attimo dopo, si ritrovò nel buio, con la<br />

schiena contro il marmo freddo della colonna. Le mani <strong>di</strong> Simon le stringevano le braccia. —<br />

Non gridare, okay? Sono io — le <strong>di</strong>sse.<br />

—Non essere ri<strong>di</strong>colo, certo che non grido. — Clary si guardò intorno, chiedendosi che cosa stesse<br />

succedendo: vedeva solo dei frammenti della Sala, tra una colonna e l'altra. — Che cos'è questa<br />

sceneggiata alla James Bond? Ti stavo cercando.<br />

— Lo so. E io ti stavo aspettando. Voglio parlarti in un posto dove nessun altro possa sentirci. — Si<br />

inumidì nervosamente le labbra. — Ho sentito quello che ha detto Raphael. So cosa vuole.<br />

— Oh, Simon. — Le spalle <strong>di</strong> Clary si incurvarono. — Senti, non è successo niente. Luke l'ha<br />

mandato via.<br />

— Forse non avrebbe dovuto — replicò Simon. — Forse avrebbe dovuto dare a Raphael ciò che<br />

voleva.<br />

Clary lo guardò sgranando gli occhi. — Vuoi <strong>di</strong>re... te? Non <strong>di</strong>re assur<strong>di</strong>tà. È assolutamente<br />

impensabile.<br />

— È pensabile, invece. — Le strinse più forte le braccia. — Io voglio farlo. Io voglio che Luke <strong>di</strong>ca<br />

a Raphael che facciamo lo scambio. O glielo <strong>di</strong>rò io stesso.<br />

— Ho capito cosa hai in mente — protestò Clary. — E ti rispetto e ti ammiro per questo, ma non<br />

devi, Simon, non devi proprio. Quello che Raphael chiede è sbagliato e nessuno ti giu<strong>di</strong>cherà per<br />

non esserti sacrificato in una guerra che non è nemmeno la tua.<br />

— Ma è così! — esclamò Simon. — Quello che Raphael ha detto è vero. Io sono un vampiro e tu<br />

continui a <strong>di</strong>menticarlo. O forse vuoi <strong>di</strong>menticarlo. Ma io sono un Nascosto e tu sei una Cacciatrice,<br />

e questa guerra è la nostra guerra.<br />

— Ma tu non sei come loro...<br />

— Sono uno <strong>di</strong> loro. — Parlò lentamente, pacatamente, come per essere assolutamente sicuro che<br />

Clary capisse ogni sua parola. — E lo sarò sempre. Se i Nascosti combatteranno questa guerra con<br />

gli Shadowhunters senza l'aiuto della gente <strong>di</strong> Raphael, non ci sarà alcun seggio al Consiglio, per i<br />

Figli della Notte. Quin<strong>di</strong> loro non faranno parte del mondo che Luke sta cercando <strong>di</strong> creare, un


mondo dove Cacciatori e Nascosti lavorano insieme. I vampiri ne verranno esclusi. Diventeranno i<br />

nemici degli Shadowhunters. Diventeranno i vostri nemici.<br />

— Io non potrei mai essere tua nemica.<br />

— Io ne morirei — <strong>di</strong>sse Simon semplicemente. — Ma non potrò evitare che accada se resterò nelle<br />

retrovie facendo finta <strong>di</strong> non essere parte <strong>di</strong> tutto questo. Non ti sto chiedendo il permesso. Clary.<br />

Sto chiedendo il tuo aiuto. Se però non me lo darai, chiederò a Maia <strong>di</strong> portarmi all'accampamento<br />

dei vampiri e mi consegnerò a Raphael. Lo capisci?<br />

Clary lo fissò. Le stringeva le braccia così forte che sentiva pulsare il sangue nelle mani. Si passò la<br />

lingua sulle labbra secche; aveva la bocca amara. — Cosa posso fare — sussurrò — per aiutarti?<br />

Quando Simon glielo <strong>di</strong>sse, Clary lo guardò incredula. Poi, prima ancora che lui finisse <strong>di</strong> parlare,<br />

scosse forte la testa, coi capelli che le volavano davanti alla faccia. — No — esclamò. — È un'idea<br />

folle, Simon. Non è un dono, è una punizione...<br />

— Forse non per me — replicò Simon. Scrutò la folla, e Clary vide Maia che li guardava,<br />

palesemente incuriosita. Era chiaro che aspettava Simon.Troppo in fretta, pensò Clary. Sta<br />

succedendo tutto troppo in fretta.<br />

— È sempre meglio dell'alternativa, Clary.<br />

— No...<br />

— Potrebbe non farmi alcun male. Voglio <strong>di</strong>re, io sono già stato punito, no? Già ora non posso più<br />

entrare in una chiesa, o in una sinagoga, non posso pronunciare... nomi sacri, non posso<br />

invecchiare... Sono già stato tagliato fuori dalla vita normale. Forse questo non cambierà niente.<br />

— Ma potrebbe.<br />

Simon le lasciò le braccia, fece scivolare la sua mano sul fianco <strong>di</strong> lei e le prese lo stilo <strong>di</strong> Patrick<br />

dalla cintura. Glielo porse. — Clary — le <strong>di</strong>sse. — Fallo per me. Ti prego.<br />

Clary prese lo stilo con le <strong>di</strong>ta intorpi<strong>di</strong>te e lo sollevò. Toccò la pelle <strong>di</strong> Simon sulla fronte, tra gli<br />

occhi. "Il primo marchio", aveva detto Magnus. Il primo in assoluto.<br />

Clary lo pensò, e lo stilo iniziò a muoversi come un ballerino quando parte la musica. Linee nere si<br />

<strong>di</strong>segnarono sulla fronte <strong>di</strong> Simon: era come lo sbocciare <strong>di</strong> un fiore in una pellicola fatta scorrere<br />

più veloce. Quand'ebbe finito, la mano destra le bruciava e le pizzicava, ma quando fece un passo<br />

in<strong>di</strong>etro per contemplare il suo operato seppe che aveva tracciato una runa perfetta, strana e antica,<br />

qualcosa che risaliva alle origini della storia. Brillava come una stella sopra gli occhi <strong>di</strong> Simon. Lui<br />

si sfiorò la fronte con le <strong>di</strong>ta, con un'espressione confusa e stor<strong>di</strong>ta.<br />

— Lo sento — le <strong>di</strong>sse. — Come una bruciatura.<br />

— Non so cosa succederà — sussurrò lei. — Non so quali effetti a lungo termine potrà avere.<br />

Con un mezzo sorriso un po' storto, Simon le sfiorò la guancia. — Speriamo <strong>di</strong> avere modo <strong>di</strong><br />

scoprirlo.


capitolo 19<br />

JACE E JONATHAN<br />

Maia rimase muta per quasi tutta la strada fino alla foresta. Teneva la testa bassa e solo <strong>di</strong> tanto si<br />

guardava intorno, col naso arricciato per la concentrazione. Simon si chiese se stesse trovando la<br />

strada a fiuto. Pur essendo un po' strano, era un talento utile, pensò. Si accorse, inoltre, che non<br />

doveva affrettarsi per tenere il suo passo, per quanto fosse rapida. Anche quando raggiunsero il<br />

sentiero battuto che portava alla foresta e Maia iniziò a correre, rapida e silenziosa, Simon non ebbe<br />

alcun problema a tenere il suo ritmo. Era uno degli aspetti dell'essere un vampiro che, poteva <strong>di</strong>rlo<br />

in tutta onestà, gli riusciva molto gra<strong>di</strong>to.<br />

Ma il piacere finì presto. Il bosco s'infittì. Simon e Maia correvano tra gli alberi, su un terreno<br />

segnato da spesse ra<strong>di</strong>ci e coperto da foglie cadute. I rami sopra le loro teste creavano trine e<br />

intrecci contro il cielo stellato. Emersero in una radura cosparsa <strong>di</strong> massi che luccicavano come<br />

denti bianchi e squadrati. C'erano mucchi <strong>di</strong> foglie qua e là, come se qualcuno avesse lavorato con<br />

un rastrello gigante.<br />

— Raphael! — Maia, con le mani intorno alla bocca, gridò così forte da spaventare gli uccelli sui<br />

rami degli alberi. — Raphael! Fatti vedere!<br />

Silenzio. Poi le ombre frusciarono. Si sentì un rumore come <strong>di</strong> pioggia su un tetto metallico. I<br />

mucchi <strong>di</strong> foglie esplosero come cicloni in miniatura. Maia tossì e si riparò la faccia con le mani per<br />

proteggere gli occhi.<br />

Con la stessa rapi<strong>di</strong>tà con cui si era alzato, quello strano vento si acquietò. E Raphael era lì, a pochi<br />

passi da Simon, circondato da un gruppo <strong>di</strong> vampiri palli<strong>di</strong> e immobili come gli alberi alla luce della<br />

luna. La loro espressione era fredda, <strong>di</strong> cruda ostilità. Simon riconobbe alcuni <strong>di</strong> loro, già visti<br />

all'Hotel Dumort: la minuta Lily e il biondo Jacob dagli occhi socchiusi come lame <strong>di</strong> coltello. Ma<br />

molti altri gli erano del tutto sconosciuti.<br />

Raphael fece un passo avanti. La sua pelle era giallastra, gli occhi cerchiati <strong>di</strong> ombre scure, ma<br />

quando vide Simon sorrise.<br />

— Diurno — sibilò. — Sei venuto.<br />

— Sono venuto — confermò Simon. — Sono qui. Quin<strong>di</strong>... è fatta.<br />

— È ben lungi dall'essere fatta, Diurno. — Raphael guardò Maia. — Ragazza, torna dal tuo<br />

capobranco e ringrazialo per aver cambiato idea. Digli che i Figli della Notte combatteranno a<br />

fianco della sua gente sulla pianura <strong>di</strong> Brocelind.<br />

L'espressione <strong>di</strong> Maia era tesa. — Luke non ha cambiato...<br />

Ma Simon la interruppe in fretta. — Va bene così, Maia. Vai.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Maia erano tristi e luminosi. — Simon, pensaci — gli <strong>di</strong>sse. — Non è una cosa<br />

che devi fare.<br />

— Sì, invece. — Il suo tono era fermo. — Maia, ti ringrazio molto per avermi accompagnato qui.<br />

Ora vai.<br />

— Simon...<br />

Simon abbassò la voce. — Se non vai via, ci ammazzeranno entrambi, e tutto questo non sarà<br />

servito a niente. Vai. Per favore.<br />

Lei annuì e si voltò, trasformandosi: un attimo prima era un'esile ragazza con le treccine decorate da<br />

perline, un attimo dopo era a terra a quattro zampe, lupo agile e silenzioso. Sfrecciò via nella radura<br />

e svanì tra le ombre.


Simon si voltò, e per poco non cacciò un urlo: era faccia a faccia con Raphael, a pochi centimetri da<br />

lui. Vista da vicino, la sua pelle rivelava le venature scure della fame. Simon ripensò a quella notte<br />

all'Hotel Dumort: i volti che apparivano dalle ombre, le fuggevoli risate, l'odore del sangue, e<br />

rabbrividì.<br />

Raphael prese Simon per le spalle: la stretta delle sue mani ingannevolmente esili era ferrea. —<br />

Gira la testa — gli intimò — e guarda le stelle: così sarà più facile.<br />

— Allora hai davvero intenzione <strong>di</strong> uccidermi — osservò Simon. Con sorpresa, non sentiva paura,<br />

non era nemmeno particolarmente agitato: tutto sembrava rallentato e perfettamente nitido. Fu<br />

simultaneamente consapevole <strong>di</strong> ogni foglia sopra <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong> ogni sassolino per terra, <strong>di</strong> ogni paio<br />

d'occhi puntati su <strong>di</strong> lui.<br />

— Che cosa credevi? — gli chiese Raphael, con un po' <strong>di</strong> tristezza notò Simon. — Non è una cosa<br />

personale, te l'assicuro. Come <strong>di</strong>cevo, sei troppo pericoloso per poter continuare a esistere così<br />

come sei. Se avessi saputo cosa saresti <strong>di</strong>ventato...<br />

— Non mi avresti mai lasciato uscire da quella tomba, lo so — terminò per lui.<br />

Raphael incrociò il suo sguardo. — Tutti, per sopravvivere, fanno ciò che devono fare. In questo<br />

senso, anche noi siamo un po' come gli esseri umani. — I suoi denti affilati sgusciarono dalle<br />

gengive come delicati rasoi. — Sta' fermo — gli <strong>di</strong>sse. — Sarà una cosa rapida. — Si avvicinò.<br />

— Aspetta — esclamò Simon. E quando Raphael si ritrasse, accigliato, lo ripetè, con più forza: —<br />

Devo farti vedere una cosa.<br />

Raphael fece un basso suono sibilante. — Se vuoi tergiversare, trova qualcosa <strong>di</strong> meglio, Diurno.<br />

— E quello che sto facendo. C'è una cosa che dovresti vedere. — Simon si scostò i capelli dalla<br />

fronte. Gli sembrò un gesto un po' sciocco, quasi teatrale, ma quando lo fece rivide il volto pallido e<br />

<strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> Clary che lo fissava, con lo stilo in mano, e pensò: Be', lo faccio per lei. Almeno ci<br />

provo.<br />

L'effetto su Raphael fu sorprendente e istantaneo. Fece un balzo in<strong>di</strong>etro, come se Simon avesse<br />

bran<strong>di</strong>to un crocifisso, e sgranò gli occhi. — Diurno — sibilò. — Chi ti ha fatto questo?<br />

Simon si limitò a fissarlo. Non sapeva bene quale reazione aspettarsi, ma <strong>di</strong> sicuro non quella.<br />

— Clary — <strong>di</strong>sse Raphael, rispondendosi da solo. — Naturalmente. Solo un potere come il suo può<br />

fare una cosa del genere: un vampiro marchiato e con un marchio come questo...<br />

— Un marchio <strong>di</strong> che tipo? — chiese Jacob, l'esile ragazzo biondo alle spalle <strong>di</strong> Raphael. Anche gli<br />

altri vampiri li stavano fissando, con espressioni <strong>di</strong> confusione e crescente paura. Qualsiasi cosa<br />

spaventasse Raphael, pensò Simon, <strong>di</strong> sicuro spaventava anche loro.<br />

— Questo marchio — spiegò Raphael senza togliere gli occhi <strong>di</strong> dosso a Simon — non è una delle<br />

rune del Libro Grigio. È un marchio ancora più vecchio del Libro.<br />

Uno dei più antichi, <strong>di</strong>segnato dalla mano stessa del Creatore. — Fece per toccare la fronte <strong>di</strong><br />

Simon, ma sembrò non trovare il coraggio: la mano restò sospesa per un attimo, poi gli ricadde<br />

lungo il fianco. — Ho sentito parlare <strong>di</strong> marchi come questo, ma io non ne avevo mai visto uno. E<br />

questo...<br />

Simon citò: — «"Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte." E il Signore impose a<br />

Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.» Puoi cercare <strong>di</strong> uccidermi,<br />

Raphael, ma non te lo consiglio.<br />

— Il Marchio <strong>di</strong> Caino? — esclamò Jacob, incredulo. — Quello è il Marchio <strong>di</strong> Caino?<br />

— Ucci<strong>di</strong>lo — sibilò una ragazza dai capelli rossi, vicino a Jacob. Parlava con un forte accento<br />

straniero, forse russo, pensò Simon, ma non ne era sicuro. — Ucci<strong>di</strong>lo lo stesso.


L'espressione <strong>di</strong> Raphael era un misto <strong>di</strong> furia e incredulità. — Non lo farò — <strong>di</strong>sse. — Qualsiasi<br />

male gli verrà fatto ricadrà su chi l'ha compiuto, moltiplicato per sette volte. E questa la natura del<br />

marchio. Naturalmente, se qualcuno <strong>di</strong> voi vuole correre il rischio si accomo<strong>di</strong> pure.<br />

Nessuno parlò, nessuno si mosse.<br />

— Me l'immaginavo — commentò Raphael. I suoi occhi scrutarono Simon. — Come la regina<br />

cattiva della favola, Lucian Graymark mi ha mandato una mela avvelenata. Immagino<br />

che sperasse che io ti uccidessi, per godere della punizione che mi avrebbe colpito.<br />

— No — si affrettò a <strong>di</strong>re Simon. — No, Luke non sa nulla del marchio, ha agito in buona fede.<br />

Devi rendergliene atto.<br />

— Quin<strong>di</strong> sei stato tu a sceglierei — Per la prima volta c'era qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dal <strong>di</strong>sprezzo,<br />

pensò Simon, nel modo in cui Raphael lo guardava. — Questa non è una semplice runa <strong>di</strong><br />

protezione, Diurno. Tu sai quale fu la punizione <strong>di</strong> Caino? — Parlava a bassa voce, come a voler<br />

con<strong>di</strong>videre un segreto. — «Ora sii maledetto lungi da quel suolo... Ramingo e fuggiasco sarai<br />

sulla terra.»<br />

— Allora — <strong>di</strong>sse Simon — andrò ramingo, se così dovrà essere. Farò quello che dovrò fare.<br />

— Tutto questo... — rifletté Raphael — ... tutto questo per i Nephilim.<br />

— Non solo per i Nephilim — precisò Simon. — Lo sto facendo anche per te. Anche se tu non<br />

vuoi. — Alzò la voce, in modo che anche i vampiri silenziosi che li circondavano potessero sentirlo.<br />

— Tu temevi che, se altri vampiri avessero saputo che cosa mi era successo, avrebbero pensato che<br />

il sangue <strong>di</strong> uno Shadowhunter potesse dargli la capacità <strong>di</strong> stare alla luce del sole. Ma non è per<br />

questo, che io ho questo potere. È per qualcosa che ha fatto Valentine. Un esperimento. Lui l'ha<br />

fatto, non Jace. E non è replicabile. Non accadrà <strong>di</strong> nuovo.<br />

— Credo che stia <strong>di</strong>cendo la verità — commentò Jacob, sorprendendo Simon. — So per certo <strong>di</strong><br />

uno o due Figli della Notte che hanno assaggiato sangue <strong>di</strong> Shadowhunter, in passato. Nessuno <strong>di</strong><br />

loro ha mai sviluppato una gran passione per la luce del sole.<br />

— Dunque, una cosa era rifiutarsi <strong>di</strong> aiutare gli Shadowhunters prima — riprese Simon, voltandosi<br />

verso Raphael. — Ma adesso che mi hanno mandato da voi... — Lasciò in sospeso il resto della<br />

frase.<br />

— Non cercare <strong>di</strong> ricattarmi, Diurno — <strong>di</strong>sse Raphael. — Quando i Figli della Notte fanno un patto,<br />

lo onorano sempre, per quanto possa costargli. — Fece un lieve sorriso e i denti aguzzi luccicarono<br />

nel buio. — C'è solo una cosa — aggiunse. — Un ultimo gesto che ti chiedo, per <strong>di</strong>mostrare che hai<br />

davvero agito in buona fede. — L'accento che pose sulle ultime due parole era carico <strong>di</strong> gelo.<br />

— E cioè?<br />

— Noi non saremo i soli vampiri a combattere la battaglia <strong>di</strong> Lucian Graymark — <strong>di</strong>sse Raphael. —<br />

Ci sarai anche tu.<br />

Jace aprì gli occhi in un gorgo d'argento. La bocca era piena <strong>di</strong> liquido amaro. Tossì, chiedendosi<br />

per un attimo se stesse affogando... Ma era sulla terraferma. Seduto contro una stalagmite, le mani<br />

legate <strong>di</strong>etro la schiena. Tossì <strong>di</strong> nuovo e la bocca gli si riempì <strong>di</strong> un liquido caldo. Non stava<br />

affogando: stava soffocando nel suo stesso sangue.<br />

— Sveglio, fratellino? — Sebastian era inginocchiato davanti a lui, con una fune in mano e un<br />

sorriso come un coltello sguainato. — Bene. Per un momento ho temuto <strong>di</strong> averti ucciso troppo in<br />

fretta.<br />

Jace girò la testa <strong>di</strong> lato e sputò una boccata <strong>di</strong> sangue. La testa era come se contenesse un<br />

palloncino gonfio che gli premeva contro il cranio. Il gorgo d'argento che sentiva sopra <strong>di</strong> lui


allentò e si fermò: Jace mise a fuoco le stelle luminose che apparivano dal foro sulla volta della<br />

grotta. — Stai aspettando un'occasione speciale per uccidermi? Natale è vicino.<br />

Sebastian gli lanciò un'occhiata pensosa. — Hai la lingua veloce. Questo non l'hai imparato da<br />

Valentine. Che cosa hai imparato da lui? Non mi pare che ti abbia insegnato molto, delle tecniche <strong>di</strong><br />

combattimento. — Gli si avvicinò. — Tu sai che cosa mi regalò, quando compii nove anni? Una<br />

bella lezione. Mi insegnò che nella schiena <strong>di</strong> un uomo c'è un punto dove, se ci affon<strong>di</strong> una lama,<br />

puoi bucargli il cuore e spezzargli la spina dorsale in un colpo solo. E tu, invece, che cosa hai<br />

ricevuto quando hai compiuto nove anni, angioletto? Un biscottino?<br />

Nove anni? Jace deglutì. — Allora <strong>di</strong>mmi, in quale buco ti teneva, mentre crescevo? Non ricordo <strong>di</strong><br />

averti mai visto in giro per la tenuta.<br />

— Sono cresciuto in questa valle. — Sebastian gli in<strong>di</strong>cò con il capo l'uscita della grotta. —<br />

Nemmeno io ricordo <strong>di</strong> averti mai visto in giro, ora che ci penso. Però sapevo della tua esistenza.<br />

Scommetto che tu, invece, non sapevi della mia.<br />

Jace scosse la testa. — Valentine non era molto incline a sban<strong>di</strong>erare la tua esistenza. E posso<br />

immaginare perché.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Sebastian sfavillarono. Era facile, ora, notare la somiglianza con Valentine: la stessa<br />

insolita combinazione <strong>di</strong> capelli chiarissimi e occhi neri, la stessa ossatura elegante che, in un altro<br />

viso, meno scolpito, sarebbe risultata femminea. — Sapevo tutto <strong>di</strong> te — <strong>di</strong>sse Sebastian. — Tu,<br />

invece, non sai niente <strong>di</strong> me, vero? — Si alzò in pie<strong>di</strong>. — Ti ho tenuto vivo per farti vedere questo,<br />

fratellino — gli <strong>di</strong>sse. — Perciò, guarda e osserva bene. — Con un movimento così veloce da essere<br />

quasi impercettibile, Sebastian sguainò la spada che portava alla cintura. Aveva l'elsa d'argento e,<br />

come la Spada Mortale, brillava <strong>di</strong> una cupa luce nera. Un motivo <strong>di</strong> stelle era inciso sulla<br />

superficie della lama e, quando Sebastian la roteò, rifletté la luce delle stelle vere, ardendo come<br />

fuoco.<br />

Jace trattenne il fiato. Sebastian voleva ucciderlo? No, l'avrebbe già fatto mentre era svenuto, se<br />

fosse stata quella la sua intenzione. Lo vide spostarsi al centro della grotta, brandendo la spada con<br />

facilità, benché sembrasse molto pesante. La mente <strong>di</strong> Jace vorticava <strong>di</strong> pensieri. Com'era possibile<br />

che Valentine avesse un altro figlio? Chi era sua madre? Una donna del Circolo? Ed era più giovane<br />

o più vecchio <strong>di</strong> lui?<br />

Sebastian raggiunse l'enorme stalagmite dalle sfumature rossastre, al centro della grotta. Sembrava<br />

pulsare, e il fumo al suo interno iniziò a vorticare più rapidamente. Sebastian socchiuse gli occhi e<br />

sollevò la spada. Disse qualcosa - una parola in un'aspra lingua demoniaca - e calò la lama, con<br />

velocità e con forza, in un arco tagliente.<br />

La punta della stalagmite si staccò. L'interno era cavo, ricolmo <strong>di</strong> una massa <strong>di</strong> fumo rosso e nero,<br />

che salì vorticando come gas da un palloncino forato. Ci fu un boato, una sorta <strong>di</strong> pressione<br />

esplosiva. Jace sentì uno schiocco nelle orecchie. All'improvviso <strong>di</strong>venne <strong>di</strong>fficile respirare.<br />

Avrebbe voluto allargare il colletto della camicia, ma non poteva muovere le mani: erano legate<br />

troppo saldamente <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui.<br />

Sebastian era mezzo nascosto <strong>di</strong>etro la colonna rossa e nera che si riversava dalla stalagmite salendo<br />

in rapide spire. — Guarda! — esclamò. Il suo volto era infervorato, gli occhi accesi, i capelli<br />

bianchi sferzati dal vento ascendente. Jace si chiese se suo padre fosse stato così, da giovane:<br />

terribile, eppure in qualche modo affascinante. — Guarda e ammira l'esercito <strong>di</strong> Valentine!<br />

La sua voce venne soffocata dal fragore. Era un suono simile a quello <strong>di</strong> un'onda <strong>di</strong> marea che si<br />

frange sulla riva, un enorme cavallone carico <strong>di</strong> pesanti detriti, delle ossa frantumate <strong>di</strong> intere città,<br />

l'avanzata <strong>di</strong> un potere gran<strong>di</strong>oso e malvagio. Un'enorme colonna <strong>di</strong> nero guizzante, impetuoso,<br />

contorto, si riversò dalla stalagmite spaccata, incanalandosi verso lo squarcio sulla volta della<br />

grotta, salendo e uscendo da esso. Demoni. Salirono gridando, urlando, ringhiando: una massa<br />

ribollente <strong>di</strong> artigli e unghioni, zanne e occhi ardenti. Jace ripensò alla nave <strong>di</strong> Valentine, si rivide


iverso sul ponte, mentre intorno a lui il cielo e la terra e il mare <strong>di</strong>ventavano un incubo terribile.<br />

Ma questo era ancora peggio. Era come se la terra si fosse squarciata e ne fosse uscito l'inferno. I<br />

demoni portavano con sé il puzzo <strong>di</strong> mille cadaveri in putrefazione. Le mani <strong>di</strong> Jace si torsero, si<br />

torsero finché le funi non gli tagliarono i polsi facendolo sanguinare. Un sapore amaro gli salì in<br />

gola, e Jace soffocò nel sangue e nella bile, mentre l'ultimo dei demoni saliva e svaniva sopra <strong>di</strong> lui,<br />

in una nera inondazione <strong>di</strong> orrore che spense tutte le stelle.<br />

Forse aveva perso i sensi per qualche minuto, pensò Jace. Di certo, c'era stato un momento <strong>di</strong> buio<br />

nel quale gli urli e gli ululati erano svaniti e lui aveva avuto l'impressione <strong>di</strong> essere sospeso nello<br />

spazio, inchiodato tra terra e cielo, con un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco che era in qualche modo... rasserenante.<br />

Finì troppo presto. All'improvviso, tornò con violenza nel suo corpo, i polsi doloranti, le spalle tese<br />

all'in<strong>di</strong>etro, il puzzo dei demoni così denso nell'aria che lo costrinse a vomitare. Sentì una risatina<br />

secca e alzò gli occhi, ricacciando giù l'acido che aveva in bocca. Sebastian era inginocchiato sopra<br />

<strong>di</strong> lui, con le gambe a cavalcioni <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Jace, gli occhi sfavillanti. — Va tutto bene, fratellino<br />

— <strong>di</strong>sse. — Sono andati via.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Jace lacrimavano, la gola era lacera e in fiamme. La voce gli uscì come un gracchio. —<br />

Lui aveva detto a mezzanotte. Valentine aveva detto <strong>di</strong> liberare i demoni a mezzanotte. Non può<br />

essere già mezzanotte.<br />

— È sempre meglio chiedere perdono che chiedere il permesso, in questo tipo <strong>di</strong> situazione. —<br />

Sebastian guardò il cielo vuoto. —Impiegheranno cinque minuti per raggiungere la pianura <strong>di</strong><br />

Brocelind, da qui, un bel po' meno <strong>di</strong> quanto impiegherà mio padre per raggiungere il lago. Io<br />

voglio vedere versato un po' <strong>di</strong> sangue Nephilim. Voglio vederli contorcersi e morire sul campo <strong>di</strong><br />

battaglia. Meritano la vergogna, prima dell'oblio.<br />

— Pensi davvero che i Nephilim abbiano così poche possibilità contro i demoni? Non è che siano<br />

impreparati...<br />

Sebastian liquidò la domanda con un gesto secco della mano. — Credevo che ci stessi ascoltando,<br />

poco fa. Non hai capito il piano? Non sai che cosa ha intenzione <strong>di</strong> fare mio padre?<br />

Jace non <strong>di</strong>sse niente.<br />

— È stato gentile, da parte tua — proseguì Sebastian — condurmi da Hodge la notte scorsa. Se lui<br />

non ci avesse rivelato che lo Specchio che cercavamo era il lago Lyn, non sono sicuro che questa<br />

notte avrebbe avuto compimento. Colui che detiene i primi due Strumenti Mortali e si erge davanti<br />

allo Specchio Mortale, può evocare l'Angelo Raziel dallo Specchio, come fece Jonathan<br />

Shadowhunter mille anni fa. E una volta evocato l'Angelo, si ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chiedergli una cosa. Un<br />

compito. Un... favore.<br />

— Un favore? — Jace si sentì raggelare. — E Valentine chiederà la sconfitta degli Shadowhunters a<br />

Brocelind?<br />

Sebastian si alzò. — Sarebbe uno spreco — <strong>di</strong>sse. — No. Chiederà che tutti gli Shadowhunters che<br />

non hanno bevuto alla Coppa Mortale - cioè tutti coloro che non sono suoi seguaci - siano spogliati<br />

dei loro poteri. Non saranno più Nephilim. Di conseguenza, coi marchi che portano sulla pelle... —<br />

Sebastian sorrise — <strong>di</strong>venteranno Dimenticati, facile preda dei demoni. E i Nascosti che non<br />

saranno scappati verranno facilmente sterminati.<br />

Le orecchie <strong>di</strong> Jace risuonavano <strong>di</strong> un tintinnio aspro.<br />

Si sentiva stor<strong>di</strong>to. — Nemmeno Valentine... — <strong>di</strong>sse. — Nemmeno Valentine farebbe una cosa del<br />

genere.<br />

— Ma per favore! — sbottò Sebastian. — Cre<strong>di</strong> davvero che mio padre non porterà fino in fondo il<br />

piano che ha elaborato?<br />

— Nostro padre — lo corresse Jace.


Sebastian lo guardò dall'alto. I capelli erano come una bianca aureola; sembrava il classico angelo<br />

ribelle scacciato dal Para<strong>di</strong>so insieme a Lucifero. — Scusa — <strong>di</strong>sse con un certo <strong>di</strong>vertimento —<br />

ma stai pregando?<br />

— No. Parlavo <strong>di</strong> Valentine. È nostro padre. Non tuo padre. Nostro.<br />

Per un momento Sebastian non mostrò alcuna emozione, poi le labbra si arricciarono agli angoli e<br />

sorrise. — Angioletto — <strong>di</strong>sse — sei proprio uno sciocco, lo sai? Proprio come <strong>di</strong>ceva sempre mio<br />

padre.<br />

— Perché continui a chiamarmi così? — volle sapere Jace. — Perché continui a blaterare <strong>di</strong> angeli?<br />

— Dio! — esclamò Sebastian. — Non sai proprio niente, allora? Mio padre non ti ha mai detto<br />

niente che non fosse una bugia?<br />

Jace scosse la testa. Aveva continuato a tirare le corde che gli legavano i polsi, ma ogni volta che<br />

tirava i no<strong>di</strong> sembravano stringersi <strong>di</strong> più. Sentiva il sangue pulsare in tutte le <strong>di</strong>ta. — Come fai<br />

sapere che non mentiva a te?<br />

— Perché io sono sangue del suo sangue. Sono come lui. Quando lui non ci sarà più, sarò io a<br />

guidare il Conclave.<br />

— Non mi vanterei <strong>di</strong> essere come lui, se fossi in te.<br />

— Anche questo. — La voce <strong>di</strong> Sebastian era priva <strong>di</strong> emozioni. — Io non fingo <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>verso<br />

da ciò che sono. Non mi comporto come se fossi scandalizzato perché mio padre fa ciò che deve<br />

fare per salvare la sua gente, anche se loro non voglio essere salvati (o, se vuoi sapere la mia<br />

opinione, non meritano <strong>di</strong> essere salvati). Chi preferiresti avere come figlio: un ragazzo che sia<br />

orgoglioso <strong>di</strong> averti come padre o uno che davanti a suo padre si rintana in un angolo per la paura e<br />

la vergogna?<br />

— Io non ho paura <strong>di</strong> Valentine — puntualizzò Jace.<br />

— Non è <strong>di</strong> lui che devi aver paura — replicò Sebastian. — Ma <strong>di</strong> me.<br />

C'era qualcosa nella sua voce che indusse Jace a smettere <strong>di</strong> lottare con le corde e ad alzare gli occhi<br />

verso <strong>di</strong> lui. Sebastian bran<strong>di</strong>va ancora la spada dalla lucente lama nera. Era un oggetto bellissimo,<br />

pensò Jace, anche quando Sebastian abbassò la punta e gliela appoggiò sulla clavicola, sfiorandogli<br />

il pomo d'Adamo.<br />

Jace si sforzò <strong>di</strong> mantenere ferma la voce. — E adesso cosa vuoi fare? Vuoi uccidermi mentre sono<br />

legato? Il pensiero <strong>di</strong> batterti con me ti spaventa tanto?<br />

Nulla, nemmeno il fremito <strong>di</strong> una emozione, attraversò il viso pallido <strong>di</strong> Sebastian. — Tu — gli<br />

<strong>di</strong>sse — non rappresenti una minaccia per me. Sei una scocciatura. Un fasti<strong>di</strong>o.<br />

— Allora perché non mi sleghi le mani?<br />

Sebastian, perfettamente immobile, lo fissava. Sembrava una statua, pensò Jace, la statua <strong>di</strong> un<br />

principe morto da secoli, morto giovane e corrotto dal vizio. Ed era questa la <strong>di</strong>fferenza tra<br />

Sebastian e Valentine: pur con<strong>di</strong>videndo lo stesso aspetto gelido e marmoreo, Sebastian aveva<br />

un'aura intorno a sé come <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> guasto, qualcosa <strong>di</strong> corroso dall'interno. — Non sono uno<br />

sciocco — <strong>di</strong>sse Sebastian — e non ci casco. Ti ho lasciato vivo solo per farti vedere i demoni. Ora,<br />

quando morirai e ritornerai dai tuoi angelici antenati, potrai riferire che non c'è più posto per loro, in<br />

questo mondo. Hanno abbandonato il Concia-ve e il Conclave non ha più bisogno <strong>di</strong> loro. Abbiamo<br />

Valentine, adesso.<br />

— E tu vorresti uccidermi per farmi portare un messaggio a Dio a nome tuo? — Jace scosse la testa,<br />

e la punta della lama gli graffiò la gola. — Sei più pazzo <strong>di</strong> quel che pensavo.<br />

Sebastian si limitò a sorridere e spinse un po' <strong>di</strong> più la lama. Quando Jace deglutì, sentì la punta<br />

della spada intaccare la trachea. — Se hai delle preghiere, fratellino, <strong>di</strong>lle adesso.


— Non ho nessuna preghiera - replicò Jace. — Ho un messaggio, però. Per nostro padre. Glielo<br />

darai?<br />

— Certo — <strong>di</strong>sse Sebastian con voce <strong>di</strong> velluto. Ma c'era qualcosa nel modo in cui lo <strong>di</strong>sse, un<br />

guizzo <strong>di</strong> esitazione prima che parlasse, che confermava ciò che Jace già pensava.<br />

— Tu menti — gli <strong>di</strong>sse. — Tu non gli darai il messaggio, perché non gli <strong>di</strong>rai mai cosa hai fatto.<br />

Lui non ti ha mai chiesto <strong>di</strong> uccidermi. E non sarà contento quando lo scoprirà.<br />

— Assurdo. Tu non sei niente per lui.<br />

— Tu pensi che lui non scoprirà mai cosa mi è successo, se mi ucci<strong>di</strong> qui e ora. Potresti <strong>di</strong>rgli che<br />

sono morto in battaglia, oppure sarà lui a dedurre cos'è successo. Ma ti sbagli se pensi che non lo<br />

saprà mai. Valentine sa sempre tutto.<br />

— Tu non sai <strong>di</strong> cosa parli — replicò Sebastian, ma i suoi tratti si erano fatti più tesi.<br />

Jace continuò a parlare, sfruttando al massimo quel piccolo vantaggio. — Non puoi nascondere<br />

quello che stai facendo. C'è un testimone.<br />

— Un testimone? — Sebastian sembrò quasi sorpreso e per Jace fu una piccola vittoria. — Che cosa<br />

stai <strong>di</strong>cendo?<br />

— Il corvo — gli ricordò Jace. — Ti sta osservando nell'ombra. Dirà tutto a Valentine.<br />

— Hugin? — Gli occhi <strong>di</strong> Sebastian si alzarono <strong>di</strong> scatto e, anche se il corvo non si vedeva da<br />

nessuna parte, il suo sguardo, quando tornò a posarsi su Jace, era pieno <strong>di</strong> dubbi.<br />

— Se Valentine scopre che mi hai ucciso mentre ero legato e inerme, ne sarà <strong>di</strong>sgustato — proseguì<br />

Jace. Sentiva la propria voce imitare le cadenze che usava suo padre, quando voleva qualcosa: una<br />

voce dolce e persuasiva. — Ti considererà un vigliacco. Non ti perdonerà mai.<br />

Sebastian non <strong>di</strong>sse niente. Fissava Jace dall'alto, con un fremito nelle labbra, e il rancore che gli<br />

ribolliva negli occhi come un veleno.<br />

— Slegami — <strong>di</strong>sse Jace a bassa voce. — Slegami e combatti con me. È l'unico modo.<br />

Le labbra <strong>di</strong> Sebastian guizzarono <strong>di</strong> nuovo, e stavolta Jace ebbe paura <strong>di</strong> essersi spinto troppo oltre.<br />

Sebastian sollevò la spada e la luce della luna esplose dalla lama in mille schegge d'argento<br />

d'argento come le stelle, d'argento come il colore dei suoi capelli. Digrignò i denti... e il sibilante<br />

respiro della spada tagliò l'aria della notte con un grido, quando Sebastian la calò in un arco<br />

fulmineo.<br />

Clary era seduta sui gra<strong>di</strong>ni del po<strong>di</strong>o, nella Sala degli Accor<strong>di</strong>, con lo stilo in mano. Non si era mai<br />

sentita tanto sola. La Sala era deserta. Clary aveva cercato Isabelle dappertutto, dopo che tutto<br />

l'esercito aveva attraversato il Portale, ma non era riuscita a trovarla. Aline le aveva detto che<br />

probabilmente era tornata a casa dei Penhallow, dove lei e alcuni suoi coetanei avrebbero dovuto<br />

badare a una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> bambini sotto l'età del combattimento. Aveva cercato <strong>di</strong> convincere Clary<br />

ad andare con loro, ma lei aveva rifiutato. Se non trovava Isabelle, preferiva restare da sola,<br />

piuttosto che con dei quasi estranei. O almeno, così credeva. Ma ora, nella Sala degli Accor<strong>di</strong>, il<br />

silenzio e il vuoto <strong>di</strong>ventavano sempre più opprimenti. Tuttavia, Clary non si mosse da lì. Stava<br />

cercando con tutte le forze <strong>di</strong> non pensare a Jace, <strong>di</strong> non pensare a Simon, <strong>di</strong> non pensare a sua<br />

madre, né a Luke, né ad Alec... e l'unico modo per non pensare era restare immobile a fissare un<br />

unico riquadro <strong>di</strong> marmo del pavimento, contandone le fessure, all'infinito. Erano sei. Una due tre.<br />

Quattro cinque sei. Finiva la conta e ricominciava <strong>di</strong> nuovo, dall'inizio. Una due...<br />

Il cielo sopra <strong>di</strong> lei esplose.<br />

O almeno così le parve, dal fragore. Clary sollevò la testa <strong>di</strong> scatto e guardò su, oltre il soffitto<br />

trasparente della Sala. Il cielo, che era stato buio fino a un attimo prima, ora era una massa


turbolenta <strong>di</strong> fiamme e oscurità, rischiarata da un'orrenda luce arancione. Contro quella luce si<br />

muovevano delle cose: cose orrende che lei non voleva vedere, cose per cui fu grata all'oscurità che<br />

ne nascondeva la vista. Le spora<strong>di</strong>che immagini che si intravedevano erano già abbastanza terribili.<br />

Il soffitto trasparente fremette e s'inarcò al passaggio dell'esercito dei demoni, come deformato da<br />

un tremendo calore. Alla fine ci fu un suono che somigliava a uno sparo e un'enorme crepa si<br />

<strong>di</strong>segnò sul <strong>vetro</strong> <strong>di</strong>ramandosi in una ragnatela <strong>di</strong> linee. Clary si abbassò e si coprì la testa con le<br />

mani, quando i vetri cominciarono a piovere intorno a lei come lacrime.<br />

Erano quasi giunti sul campo <strong>di</strong> battaglia, quando sentirono quel suono che squarciò la notte. Un<br />

attimo prima, i boschi erano muti e bui. L'attimo dopo, il cielo s'illuminò <strong>di</strong> un infernale bagliore<br />

rossastro. Simon barcollò e rischiò <strong>di</strong> cadere. Si aggrappò a un albero per riprendere l'equilibrio e<br />

guardò su, incapace <strong>di</strong> credere ai propri occhi. Intorno a lui, anche gli altri vampiri fissavano il<br />

cielo, le facce bianche come fiori notturni rivolti verso la luce della luna, mentre uno dopo l'altro<br />

quegli incubi attraversavano il cielo.<br />

— Continui a svenire — protestò Sebastian. — È estremamente fasti<strong>di</strong>oso.<br />

Jace aprì gli occhi e sentì un dolore lancinante alla testa. Alzò una mano per toccarsi la faccia e... si<br />

accorse <strong>di</strong> non avere più le mani legate <strong>di</strong>etro la schiena. Un pezzo <strong>di</strong> fune gli penzolava ancora dal<br />

polso. La mano che ritirò dal viso era nera: nera <strong>di</strong> sangue, alla luce della luna.<br />

Si guardò intorno. Non si trovavano più nella grotta: Jace era <strong>di</strong>steso sulla terra morbida ed erbosa<br />

della valle, non lontano dalla casetta <strong>di</strong> pietra. Sentiva scrosciare l'acqua del torrente, chiaramente<br />

vicino. In alto, i rami intrecciati degli alberi nascondevano in parte la luce lunare, ma la notte era<br />

comunque luminosa.<br />

— Alzati — gli <strong>di</strong>sse Sebastian. — Hai cinque secon<strong>di</strong>, prima che ti uccida lì dove sei.<br />

Jace si alzò con tutta la lentezza che pensava potesse essergli concessa. Era ancora un po' stor<strong>di</strong>to.<br />

Cercando l'equilibrio, affondò i tacchi degli stivali nella terra morbida, per avere più stabilità. —<br />

Perché mi hai portato qui?<br />

— Per due ragioni — <strong>di</strong>sse Sebastian. — La prima, mi piaceva l'idea <strong>di</strong> metterti subito al tappeto.<br />

La seconda, non sarebbe stata una buona idea per nessuno <strong>di</strong> noi insanguinare il pavimento della<br />

grotta. E io ho tutta l'intenzione <strong>di</strong> versare molto del tuo sangue.<br />

Jace tastò la cintura e il cuore gli sprofondò. O gli erano cadute le armi mentre Sebastian lo<br />

trascinava nei tunnel o, più probabilmente, Sebastian gliele aveva buttate via. Gli restava solo un<br />

pugnale. Dalla lama corta, troppo corta. Inutile contro una spada.<br />

— Non è un granché come arma, quella. — Sebastian ghignò, bianco nell'oscurità abbagliata dalla<br />

luna.<br />

— Non posso combattere con questo — <strong>di</strong>sse Jace cercando <strong>di</strong> sembrare nervoso e spaventato.<br />

— Ma che peccato! — Sebastian gli si avvicinò con un ghigno. Teneva la spada come un bastone da<br />

passeggio, ostentando un'assoluta mancanza <strong>di</strong> preoccupazione e tamburellando sull'elsa con le <strong>di</strong>ta.<br />

Se aveva una possibilità, pensò Jace, probabilmente era questa. Caricò il braccio e tirò un pugno in<br />

faccia a Sebastian con tutta la forza che aveva.<br />

Sentì scricchiolare le ossa sotto le nocche. Il pugno mandò Sebastian a gambe all'aria. Cadde<br />

all'in<strong>di</strong>etro e la spada gli sfuggì <strong>di</strong> mano. Jace la prese al volo e si lanciò all'attacco. Un attimo dopo<br />

era sopra Sebastian, con la spada puntata.<br />

Il naso <strong>di</strong> Sebastian sanguinava e il sangue tracciava un rivolo scarlatto sul suo viso. Si scostò il<br />

colletto, scoprendo la gola chiara. — Forza. Fallo! — gli <strong>di</strong>sse. — Ucci<strong>di</strong>mi subito.


Jace esitò. Non voleva esitare, ma era così: una fasti<strong>di</strong>osa riluttanza a uccidere una persona inerme e<br />

atterrata. Ricordò Valentine che lo provocava, a Renwick, che lo sfidava a ucciderlo. E lui non c'era<br />

riuscito. Ma Sebastian era un assassino. Aveva ucciso Max e Hodge.<br />

Sollevò la spada.<br />

E Sebastian balzò in pie<strong>di</strong>, più veloce <strong>di</strong> un lampo. Sembrò quasi volare. Eseguì un'elegante<br />

capriola all'in<strong>di</strong>etro e atterrò con grazia sull'erba, praticamente sul posto. Nel movimento, sferrò un<br />

calcio contro la mano <strong>di</strong> Jace. La spada gli sfuggì <strong>di</strong> mano e volò in alto roteando. Sebastian la<br />

prese al volo, ridendo, e fece un affondo con la lama, puntando al cuore <strong>di</strong> Jace. Jace fece un balzo<br />

in<strong>di</strong>etro e la lama tagliò l'aria proprio davanti a lui, squarciandogli la camicia sul petto. Jace sentì un<br />

dolore pungente e il sangue sgorgare da una ferita superficiale sul petto.<br />

Sebastian ghignava, avanzando verso Jace, che arretrò, armeggiando con la cintura per sfilare<br />

l'inadeguato pugnale. Si guardò intorno, <strong>di</strong>speratamente, in cerca <strong>di</strong> qualcos'altro da usare come<br />

arma: un bastone, qualsiasi cosa. Ma non c'era niente intorno, solo l'erba, il torrente che scorreva<br />

veloce e gli alberi che allargavano i robusti rami sopra <strong>di</strong> loro, formando una rete <strong>di</strong> verde.<br />

All'improvviso ricordò la Configurazione Malachi in cui l'Inquisitrice l'aveva intrappolato:<br />

Sebastian non era l'unico in grado <strong>di</strong> saltare.<br />

Sebastian fece un nuovo affondo, ma Jace non c'era più: aveva spiccato un grande balzo in verticale.<br />

Il ramo più basso era a circa sei metri <strong>di</strong> altezza: lo afferrò a due mani e con uno slancio vi si issò<br />

sopra. Dal ramo, vide Sebastian ruotare su se stesso e poi guardare in alto. Jace scagliò il pugnale e<br />

Sebastian gridò. Con il fiato corto, si raddrizzò...<br />

Un attimo dopo anche Sebastian era sul ramo. La faccia pallida era arrossata <strong>di</strong> rabbia, il braccio<br />

con la spada perdeva sangue copiosamente. La spada gli era caduta sull'erba, ma questo serviva<br />

soltanto a metterli alla pari, pensò Jace, visto che anche il suo pugnale era andato. Con una certa<br />

sod<strong>di</strong>sfazione, Jace notò che per la prima volta Sebastian appariva arrabbiato: arrabbiato e<br />

sorpreso, come se il cagnolino che lui pensava ben addomesticato l'avesse morso.<br />

— Divertente — sibilò Sebastian. — Ma adesso basta.<br />

Si scagliò contro Jace, lo afferrò per la vita e lo buttò giù dal ramo. Caddero per sei metri,<br />

avvinghiati, picchiandosi, e si schiantarono a terra così forte che Jace vide letteralmente le stelle.<br />

Agguantò il braccio ferito <strong>di</strong> Sebastian e vi affondò le <strong>di</strong>ta. Sebastian urlò e reagì tirandogli un<br />

manrovescio in pieno viso. La bocca <strong>di</strong> Jace si riempì <strong>di</strong> sangue: tossì e sputò, mentre rotolavano<br />

nella terra prendendosi a pugni.<br />

Di colpo Jace sentì un'improvvisa sferzata <strong>di</strong> gelo: erano rotolati giù dalla riva del ruscello ed erano<br />

finiti nell'acqua. Sebastian restò senza fiato e Jace colse l'occasione per prenderlo alla gola a due<br />

mani e stringere. Sentendosi soffocare, Sebastian afferrò il polso destro <strong>di</strong> Jace e lo tirò in<strong>di</strong>etro con<br />

tanta forza da spezzarne le ossa. Jace si sentì urlare, come da lontano, e Sebastian approfittò del<br />

vantaggio, torcendo senza pietà il polso rotto finché Jace non mollò la presa e cadde nell'acqua<br />

gelida e fangosa. Tutto il braccio era un urlo <strong>di</strong> agonia.<br />

Mezzo inginocchiato sul petto <strong>di</strong> Jace, un ginocchio affondato nelle costole, Sebastian ghignava. I<br />

suoi occhi rilucevano, bianchi e neri, nel viso che era una maschera <strong>di</strong> terra e fango. Qualcosa<br />

luccicava nella sua destra: il pugnale <strong>di</strong> Jace. Doveva averlo trovato per terra. La punta era sul cuore<br />

dell'avversario.<br />

— E ci ritroviamo esattamente dove eravamo cinque minuti fa — commentò Sebastian. — Hai<br />

avuto la tua possibilità, Wayland. Hai da <strong>di</strong>re le tue ultime parole?<br />

Jace lo fissò, la bocca piena <strong>di</strong> sangue, il sudore che gli bruciava negli occhi. Sentiva solo un senso<br />

<strong>di</strong> vuoto e <strong>di</strong> totale sfinimento. Era davvero così che sarebbe morto? — Wayland? — <strong>di</strong>sse. — Sai<br />

benissimo che non è il mio nome.


— Né più né meno che il cognome Morgenstern — commentò Sebastian. Si abbassò, facendo<br />

pressione sul pugnale. La punta forò la pelle <strong>di</strong> Jace, il suo corpo vibrò per una fitta <strong>di</strong> dolore<br />

lancinante. La faccia <strong>di</strong> Sebastian era a pochi centimetri dalla sua, la voce un sussurro sibilante. —<br />

Credevidavvero <strong>di</strong> essere figlio <strong>di</strong> Valentine? Credevi davvero che una cosa patetica e lamentosa<br />

come te fosse degna <strong>di</strong> essere un Morgenstern, <strong>di</strong> essere mio fratello 7 . — Buttò in<strong>di</strong>etro i capelli<br />

bianchi: erano appesantiti dal sudore e dall'acqua del torrente. — Tu sei un figlio scambiato —<br />

<strong>di</strong>sse. — Mio padre ha squartato un cadavere per tirarti fuori e trasformarti in uno dei suoi<br />

esperimenti. Ha cercato <strong>di</strong> allevarti come un figlio, ma eri troppo debole per essergli utile. Non<br />

saresti mai <strong>di</strong>ventato un guerriero. Non eri niente. Inutile. Così ti ha sbolognato ai Lightwood,<br />

sperando che potessi tornargli utile in seguito, come specchietto per le allodole. O come esca. Non<br />

ti ha mai voluto bene.<br />

Jace batté le palpebre sugli occhi che bruciavano. — Allora tu...<br />

— Io sono il figlio <strong>di</strong> Valentine. Jonathan Christopher Morgenstern. Tu non hai mai avuto alcun<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> portare questo nome. Tu sei un fantasma. Un falso. — I suoi occhi erano neri e luccicanti,<br />

come il carapace <strong>di</strong> due insetti morti. E d'improvviso Jace sentì, come in sogno, la voce <strong>di</strong> sua<br />

madre - anche se non era sua madre - che <strong>di</strong>ceva: «Jonathan non è più un bambino. Non è più<br />

nemmeno umano: è un mostro.»<br />

— Allora sei tu! — esclamò Jace, soffocando nel sangue. — Sei tu che hai sangue <strong>di</strong> demone. Non<br />

io!<br />

— Esatto. — Il pugnale affondò <strong>di</strong> un altro millimetro nelle carni <strong>di</strong> Jace. Sebastian stava ancora<br />

ghignando, ma era un sorriso fisso, da teschio. — Tu sei il bambino angelico. Ho dovuto sentire <strong>di</strong><br />

tutto sul tuo conto. Tu, con la tua bella faccina d'angelo e i tuoi mo<strong>di</strong> gentili e i tuoi delicati,<br />

delicatissimi sentimenti. Non riuscivi nemmeno a vedere un uccello morire senza metterti a<br />

piangere. Per forza Valentine si vergognava <strong>di</strong> te.<br />

— No. — Jace <strong>di</strong>menticò il sangue che gli riempiva la bocca, <strong>di</strong>menticò il dolore. — È <strong>di</strong> te che si<br />

vergogna. Tu cre<strong>di</strong> che non ti abbia voluto portare con sé al lago perché gli servivi qui per liberare i<br />

demoni a mezzanotte? Come se non sapesse che non saresti riuscito ad aspettare. Non ti ha portato<br />

con sé perché si vergogna a presentarsi al cospetto dell'Angelo e mostrargli che cosa ha fatto.<br />

Mostrargli la cosa che ha creato. Mostrargli te. — Jace guardò in faccia Sebastian: sentiva una<br />

terribile, trionfante pietà brillare nei suoi occhi. — Valentine sa benissimo che non c'è niente <strong>di</strong><br />

umano in te. Forse ti vuole bene, ma allo stesso tempo ti o<strong>di</strong>a...<br />

— Sta' zitto! — Sebastian spinse giù il pugnale, rigirandolo. Jace gridò inarcando la schiena e il<br />

dolore gli esplose come un lampo dentro gli occhi. Sto per morire, pensò. Sto morendo. È finita. Si<br />

chiese se il suo cuore fosse già stato trafitto. Non riusciva più a muoversi, non riusciva più a<br />

respirare. Era come una farfalla infilzata con uno spillo e inchiodata a un quadro. Cercò <strong>di</strong> parlare,<br />

cercò <strong>di</strong> pronunciare un nome, ma nulla uscì dalla sua bocca. Solo sangue.<br />

E tuttavia Sebastian sembrò leggergli negli occhi. — Clary. Me n'ero quasi <strong>di</strong>menticato. Tu sei<br />

innamorato <strong>di</strong> lei, vero? La vergogna per i tuoi indegni impulsi incestuosi deve averti quasi ucciso.<br />

Che peccato non aver saputo prima che Clary non è tua sorella. Avresti potuto passare il resto della<br />

vita con lei, se solo non fossi così stupido. — Si abbassò ancora, affondando <strong>di</strong> più il pugnale, con<br />

la lama che grattava contro l'osso. Parlò all'orecchio <strong>di</strong> Jace, con una voce bassa come un sussurro.<br />

— Anche lei ti amava — le <strong>di</strong>sse. — Ricordatelo, mentre muori.<br />

L'oscurità invase il campo visivo <strong>di</strong> Jace, come un barattolo <strong>di</strong> colore rovesciato su una fotografia<br />

che ne cancella le immagini. All'improvviso non ci fu più dolore. Jace non sentiva più niente,<br />

nemmeno il peso <strong>di</strong> Sebastian sopra <strong>di</strong> sé. Era come galleggiare. La faccia <strong>di</strong> Sebastian scivolò su <strong>di</strong><br />

lui, bianca contro il buio, il pugnale in mano, sollevato. Qualcosa <strong>di</strong> dorato luccicò al polso <strong>di</strong><br />

Sebastian, come un braccialetto. Ma non era un braccialetto, perché si muoveva. Sebastian si guardò<br />

la mano, sorpreso, allentò la presa e il pugnale gli cadde sulla terra fangosa con un piccolo tonfo.


Poi anche la mano, staccata dal polso, cadde a terra accanto ad esso.<br />

Jace fissò meravigliato la mano tagliata <strong>di</strong> Sebastian che rimbalzava e si fermava contro un paio <strong>di</strong><br />

alti stivali neri. Gli stivali avvolgevano un paio <strong>di</strong> gambe eleganti, che salivano a un busto esile e a<br />

un volto ben noto, circondato da una cascata <strong>di</strong> capelli neri. Jace sollevò lo sguardo e vide Isabelle,<br />

la frusta grondante sangue, gli occhi inchiodati su Sebastian, che fissava il moncherino a bocca<br />

aperta, incredulo.<br />

Isabelle fece un sorriso cupo. — Questo era per Max, bastardo.<br />

— Carogna! — sibilò Sebastian. Balzò in pie<strong>di</strong> nel momento stesso in cui la frusta <strong>di</strong> Isabelle calò<br />

su <strong>di</strong> lui con fulminea rapi<strong>di</strong>tà. Sebastian si tuffò <strong>di</strong> lato e sparì. Ci fu un fruscio: doveva essersi<br />

<strong>di</strong>leguato tra gli alberi, pensò Jace, ma gli faceva troppo male girare la testa per guardare.<br />

— Jace! — Isabelle si inginocchiò sopra <strong>di</strong> lui, con lo stilo nella mano sinistra. I suoi occhi<br />

brillavano <strong>di</strong> lacrime: doveva essere piuttosto malconcio, pensò Jace, per far piangere Isabelle.<br />

— Isabelle — cercò <strong>di</strong> <strong>di</strong>re. Voleva <strong>di</strong>rle <strong>di</strong> andarsene, <strong>di</strong> scappare, perché, per quanto fosse<br />

spettacolare e coraggiosa e piena <strong>di</strong> talento - e lei era tutte queste cose - non poteva competere con<br />

Sebastian. Non c'era da sperare che si facesse fermare da una inezia come una mano tagliata. Ma<br />

tutto quello che uscì dalla bocca <strong>di</strong> Jace fu una sorta <strong>di</strong> gorgoglio.<br />

— Non parlare. — Sentì la punta dello stilo bruciare sulla pelle del petto. — Te la caverai. —<br />

Isabelle gli fece un sorriso tremulo. — Ti starai chiedendo che <strong>di</strong>avolo ci faccio qui — gli <strong>di</strong>sse. —<br />

Non so quanto sai già, non so che cosa ti abbia rivelato Sebastian, ma tu non sei figlio <strong>di</strong> Valentine.<br />

— L'iratze era quasi finito: Jace già sentiva il dolore affievolirsi. Annuì appena, cercando <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rle: Lo so. — Comunque, non avevo intenzione <strong>di</strong> venirti a cercare, dopo che sei scappato, perché<br />

nel tuo biglietto avevi scritto <strong>di</strong> non farlo, e questo l'avevo capito. Ma non potevo lasciarti morire<br />

convinto <strong>di</strong> avere dentro <strong>di</strong> te sangue <strong>di</strong> demone, né senza <strong>di</strong>rti che non c'è niente che non va in te,<br />

anche se, onestamente, non capisco come ti sia venuta in mente una cosa del genere... — La mano<br />

le tremò. Isabelle si immobilizzò, non volendo rovinare la runa. — E bisognava che tu sapessi che<br />

Clary non è tua sorella — riprese, più dolcemente.<br />

— Perché... perché sì. Così ho chiesto a Magnus <strong>di</strong> aiutarmi a rintracciarti. Ho usato il soldatino <strong>di</strong><br />

legno che avevi regalato a Max. Non credo che Magnus l'avrebbe fatto, in circostanze normali, ma<br />

<strong>di</strong>ciamo che era <strong>di</strong> umore insolitamente buono, e forse gli ho anche detto che Alec voleva che lo<br />

facesse... cosa tecnicamente non proprio vera, ma ci vorrà un po' <strong>di</strong> tempo prima che venga a<br />

saperlo. E quando ho scoperto dov'eri, be'... Magnus aveva già aperto un Portale e io sono molto<br />

brava a sgattaiolare via <strong>di</strong> nascosto...<br />

Isabelle gridò. Jace cercò <strong>di</strong> allungare un braccio verso <strong>di</strong> lei, ma era troppo lontana, sollevata,<br />

scagliata via. La frusta le sfuggì <strong>di</strong> mano. Si mise sulle ginocchia, ma Sebastian era già <strong>di</strong> fronte a<br />

lei. I suoi occhi ardevano <strong>di</strong> rabbia e aveva un cencio insanguinato intorno al moncherino. Isabelle<br />

si tuffò verso la frusta, ma Sebastian si mosse più rapidamente. Ruotò su se stesso e le sferrò un<br />

calcio violento. Lo stivale la colpì sulla cassa toracica. Jace ebbe l'impressione <strong>di</strong> sentire le costole<br />

<strong>di</strong> Isabelle che si rompevano, mentre lei volava a gambe all'aria, cadendo malamente su un fianco.<br />

La sentì gridare <strong>di</strong> dolore - Isabelle, che non mostrava mai la propria sofferenza - quando Sebastian<br />

la colpì con un altro calcio. Poi Sebastian raccolse la frusta e la brandì.<br />

Jace rotolò su un fianco. L'iratze quasi completato era servito, ma il dolore al petto era ancora forte.<br />

Con un certo <strong>di</strong>stacco, Jace era anche consapevole che sputare sangue probabilmente significava<br />

avere un polmone perforato. Non era sicuro <strong>di</strong> quanta autonomia gli restasse. Minuti,<br />

probabilmente. Raccattò il pugnale lasciato cadere da Sebastian, accanto ai raccapriccianti resti<br />

della sua mano. Barcollando, si rimise in pie<strong>di</strong>. L'odore del sangue era fortissimo. Pensò alla visione<br />

<strong>di</strong> Magnus, al mondo trasformato in sangue, e la sua mano scivolosa si strinse sull'impugnatura del<br />

pugnale.


Fece un passo avanti. Poi un altro. Ogni passo era come spostare i pie<strong>di</strong> nel cemento fresco. Isabelle<br />

strillava insulti a Sebastian, che la frustava e rideva. Le sue grida attiravano Jace come un pesce<br />

preso all'amo, ma a ogni passo le sentiva più flebili. Il mondo gli girava intorno come una giostra<br />

del luna park.<br />

Ancora un passo, si <strong>di</strong>sse Jace. Ancora uno. Sebastian gli voltava le spalle, era concentrato su<br />

Isabelle. Probabilmente pensava che Jace fosse già morto. E ci mancava poco. Un passo, si <strong>di</strong>sse.<br />

Ma non ci riuscì, non riusciva più a muoversi, non riusciva più a costringersi a trascinare i pie<strong>di</strong>,<br />

nemmeno per un altro passo. L'oscurità stava invadendo i margini del suo campo visivo, un'oscurità<br />

più profonda <strong>di</strong> quella del sonno, un nero che avrebbe cancellato ogni cosa Jace avesse visto, che<br />

l'avrebbe portato a un riposo assoluto. Pacificante. Pensò all'improvviso a Clary: Clary come l'aveva<br />

vista l'ultima volta, addormentata, coi capelli sul cuscino e le mani sotto la guancia. Aveva pensato<br />

allora che mai in vita sua aveva visto qualcosa <strong>di</strong> più pacifico. Ma naturalmente Clary stava solo<br />

dormendo, come chiunque altro potrebbe dormire. Non era stata la pace <strong>di</strong> Clary a sorprenderlo, ma<br />

la propria. La pace che sentiva quando era con lei era qualcosa che non aveva mai conosciuto<br />

prima.<br />

Il dolore gli sferzò la schiena. Si rese conto con sorpresa che in qualche modo, senza una sua<br />

precisa volontà, le sue gambe avevano fatto quell'ultimo passo cruciale. Sebastian aveva il braccio<br />

in<strong>di</strong>etro, la frusta in mano. Isabelle era riversa sull'erba, accartocciata su se stessa. Non gridava più,<br />

non si muoveva più. — Piccola bastarda — stava <strong>di</strong>cendo Sebastian. — Avrei dovuto spaccarti la<br />

faccia con quel martello quando potevo farlo.<br />

Jace levò il pugnale e lo affondò nella schiena <strong>di</strong> Sebastian.<br />

Sebastian barcollò in avanti e la frusta gli cadde <strong>di</strong> mano. Si girò lentamente e guardò Jace. Lui<br />

pensò, con un lontano senso <strong>di</strong> orrore, che forse Sebastian non era veramente umano, che forse,<br />

dopotutto, era impossibile ucciderlo.<br />

La faccia era vuota, ogni ostilità sparita, come il fuoco nero era sparito dai suoi occhi. Non<br />

somigliava più a Valentine, adesso. Era... spaventato.<br />

Aprì la bocca, come per <strong>di</strong>rgli qualcosa, ma le ginocchia gli cedettero. Crollò al suolo e con la forza<br />

dell'impatto rotolò lungo la sponda del fiume e finì nell'acqua. Si fermò sulla schiena, gli occhi<br />

spalancati verso un cielo che non potevano più vedere. L'acqua scorreva intorno a lui, striata del suo<br />

sangue.<br />

Mi insegnò che nella schiena <strong>di</strong> un uomo c'è un punto dove, se ci affon<strong>di</strong> una lama, puoi bucargli il<br />

cuore e spezzargli la spina dorsale in un colpo solo, aveva detto Sebastian. A quanto pare abbiamo<br />

ricevuto lo stesso regalo <strong>di</strong> compleanno quell'anno, pensò Jace. Vero, fratellone?<br />

— Jace! — Era Isabelle. Aveva la faccia insanguinata e stava cercando <strong>di</strong> mettersi a sedere.<br />

— Jace!<br />

Jace cercò <strong>di</strong> voltarsi verso <strong>di</strong> lei, cercò <strong>di</strong> <strong>di</strong>re qualcosa, ma non aveva più le parole. Cadde<br />

lentamente sulle ginocchia. Un peso immenso gli schiacciava le spalle e la terra lo stava chiamando<br />

a sé: giù, giù, giù. A malapena riconobbe la voce <strong>di</strong> Isabelle che gridava il suo nome, mentre il buio<br />

lo portava via.<br />

Simon era un veterano <strong>di</strong> molte battaglie. Purché si contassero anche quelle <strong>di</strong> Dungeons &<br />

Dragons. Il suo amico Eric era l'appassionato <strong>di</strong> storia militare, mentre Simon era quello che<br />

organizzava la parte del gioco relativa alla guerra, con decine <strong>di</strong> minuscoli soldatini che avanzavano<br />

allineati su un paesaggio pianeggiante <strong>di</strong>segnato sui rotoli <strong>di</strong> carta da <strong>di</strong>segno.<br />

Lui le battaglie le aveva sempre pensate così. Oppure come nei film, con due gruppi <strong>di</strong> uomini che<br />

avanzavano gli uni contro gli altri su una vasta pianura. Linee rette e schieramenti or<strong>di</strong>nati.<br />

Ma lì non era così.


Regnava il caos. Era una mischia <strong>di</strong> urla e <strong>di</strong> azione, e lo scenario non era una vasta pianura, ma un<br />

ammasso <strong>di</strong> fango e <strong>di</strong> sangue in un impasto denso e instabile. Simon aveva immaginato che i Figli<br />

della Notte si sarebbero incamminati verso il campo <strong>di</strong> battaglia e che qualche comandante li<br />

avrebbe accolti; aveva immaginato <strong>di</strong> vedere la battaglia da lontano, <strong>di</strong> vedere i due eserciti<br />

scontrarsi. Ma non ci furono accoglienze, né eserciti schierati. La battaglia gli piombò addosso dalle<br />

tenebre, come se, da una stra<strong>di</strong>na deserta, avesse girato l'angolo e si fosse trovato in mezzo a una<br />

rissa a Times Square. D'improvviso, ci furono ammassi <strong>di</strong> persone intorno a lui, mani che<br />

l'afferravano, che lo spingevano via... E i vampiri si tuffarono nella mischia in or<strong>di</strong>ne sparso, senza<br />

voltarsi in<strong>di</strong>etro nemmeno una volta.<br />

E c'erano demoni, demoni dappertutto. Simon non avrebbe mai immaginato le urla, i fischi, i<br />

grugniti... E, peggio ancora, il suono degli strappi, delle lacerazioni, della famelica sod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Desiderò poter spegnere il suo u<strong>di</strong>to <strong>di</strong> vampiro, ma non poteva: i suoni erano come coltelli<br />

conficcati nei pa<strong>di</strong>glioni auricolari.<br />

Inciampò su un corpo riverso nel fango, si girò per vedere se poteva essere d'aiuto e si accorse che<br />

lo Shadowhunter ai suoi pie<strong>di</strong>, dal petto in su non esisteva più. Le sue ossa bianche luccicavano<br />

contro la terra scura e, nonostante la sua natura vampiresca, Simon ne fu nauseato. Devo essere<br />

l'unico vampiro al mondo che si sente male alla vista del sangue, pensò. Poi qualcosa lo colpì forte<br />

alle spalle e Simon cadde, scivolando da un pen<strong>di</strong>o fangoso in una fossa.<br />

Non era l'unico corpo, in quella fossa. Rotolò sulla schiena e in quell'attimo il demone gli balzò<br />

addosso. Era come l'immagine della Morte in un'incisione me<strong>di</strong>evale: uno scheletro vivente con la<br />

falce insanguinata stretta nella mano ossuta. Simon rotolò su un fianco e la lama calò a pochi<br />

centimetri dalla sua faccia. Lo scheletro emise una sorta <strong>di</strong> fischio pieno <strong>di</strong> delusione e levò <strong>di</strong><br />

nuovo la falce.<br />

Ma venne colpito su un fianco da un nodoso bastone. Lo scheletro esplose come una pinata <strong>di</strong><br />

cartapesta piena <strong>di</strong> ossa invece che <strong>di</strong> dolci. Le ossa rotolarono con un suono <strong>di</strong> nacchere, poi<br />

sparirono nel buio.<br />

Uno Shadowhunter si avvicinò a Simon. Era uno che Simon non aveva mai visto: alto, barbuto e<br />

imbrattato <strong>di</strong> sangue. Si passò una mano sporca sulla fronte, guardandolo. La mano lasciò una<br />

striatura scura sulla pelle. — Stai bene?<br />

Stor<strong>di</strong>to, Simon annuì e iniziò ad alzarsi in pie<strong>di</strong> — Grazie.<br />

Lo sconosciuto si chinò e gli porse una mano per tirarlo su. Simon accettò... e si trovò a volare fuori<br />

dalla fossa. Atterrò in pie<strong>di</strong> sull'orlo, scivolando sul fango umido. Lo sconosciuto gli fece un sorriso<br />

imbarazzato. — Scusa. Forza <strong>di</strong> Nascosto: il mio compagno è un lupo mannaro. Non ci sono ancora<br />

abituato. — Poi guardò meglio Simon. — Tu sei un vampiro, vero?<br />

— Come fai a saperlo?<br />

L'uomo sorrise. Era un sorriso stanco, ma non c'era nulla <strong>di</strong> ostile. — I denti. Vi escono, quando<br />

combattete. Lo so perché... — S'interruppe. Simon avrebbe potuto completare lui la frase: Lo so<br />

perché ne ho uccisi parecchi, <strong>di</strong> voi. — E comunque... grazie. Per aver accettato <strong>di</strong> combattere con<br />

noi.<br />

— Io... — Simon stava per <strong>di</strong>re che, in senso stretto, non aveva ancora combattuto, né contribuito in<br />

alcun modo, in realtà. Si voltò per <strong>di</strong>rglielo, ma riuscì a pronunciare una sola parola, prima che<br />

qualcosa <strong>di</strong> enorme, con gran<strong>di</strong> artigli e ali sfilacciate, piombasse giù dal cielo e affondasse gli<br />

unghioni nella schiena dello Shadowhunter.<br />

L'uomo non ebbe nemmeno il tempo <strong>di</strong> gridare. La testa scattò verso l'alto, come per la sorpresa,<br />

come per chiedersi che cosa lo avesse afferrato, e poi sparì, trascinato via nel cielo nero e vuoto in<br />

un turbinio <strong>di</strong> zanne e ali. La sua mazza cadde a terra ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Simon.


Simon rimase immobile. Tutto questo, dal momento in cui era caduto nella fossa, era accaduto in<br />

meno <strong>di</strong> un minuto. Si girò, stor<strong>di</strong>to, guardandosi intorno: lame mulinanti nel buio, laceranti artigli<br />

<strong>di</strong> demoni, punti <strong>di</strong> luce che correvano qua e là nell'oscurità come lucciole nella boscaglia... Poi<br />

capì <strong>di</strong> cosa si trattava: i bagliori delle spade angeliche.<br />

Non vedeva i Lightwood, né i Penhallow, né Luke... nessuno <strong>di</strong> quelli che conosceva. Lui non era<br />

uno Shadowhunter. Eppure quell'uomo lo aveva ringraziato per aver deciso <strong>di</strong> combattere con loro.<br />

Quello che Simon aveva detto a Clary era vero: quella era anche la sua battaglia e lì c'era bisogno<br />

anche <strong>di</strong> lui. Non del Simon mondano, che era gentile e un po' imbranato e non sopportava la vista<br />

del sangue, ma del Simon vampiro, una creatura che lui stesso conosceva a malapena.<br />

Un vero vampiro sa <strong>di</strong> essere morto, gli aveva detto Raphael. Ma Simon non si sentiva affatto<br />

morto. Anzi, non si era mai sentito così vivo. Si girò e si trovò davanti a un demone che incombeva<br />

su <strong>di</strong> lui: era una specie <strong>di</strong> lucertola squamato, con denti da ro<strong>di</strong>tore. Piombò su Simon con gli<br />

artigli neri protesi.<br />

Simon saltò. Colpì il fianco imponente della cosa, vi si aggrappò, affondò le unghie. Le squame<br />

cedettero sotto la sua presa. Il marchio sulla fronte pulsò, quando affondò i denti nel collo del<br />

demone.<br />

Aveva un sapore davvero schifoso.<br />

Quando tutti i vetri furono caduti, rimase un ampio squarcio nel soffitto, largo qualche metro, come<br />

se vi fosse caduto un meteorite. Vi entrava aria gelida. Tremando, Clary si rialzò in pie<strong>di</strong>,<br />

spolverandosi i frammenti <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> dai vestiti.<br />

La stregaluce che aveva illuminato la Sala si era spenta. Ora c'era buio all'interno, un buio denso <strong>di</strong><br />

ombre e <strong>di</strong> polvere. La lieve illuminazione del Portale che ormai stava svanendo nella piazza era<br />

appena visibile dalle porte aperte della Sala.<br />

Probabilmente non era più sicuro restare lì dentro, pensò Clary. Era meglio tornare dai Penhallow e<br />

stare con Aline. Fece per attraversare la Sala e uscire, quando sentì risuonare dei passi sul<br />

pavimento <strong>di</strong> marmo. Con il cuore in gola, si girò e vide Malachi, una lunga, esile ombra nella<br />

semioscurità, <strong>di</strong>retto a gran<strong>di</strong> passi verso il po<strong>di</strong>o. Ma che cosa ci faceva, lì? Non avrebbe dovuto<br />

essere con gli altri Shadowhunters sul campo <strong>di</strong> battaglia?<br />

Mentre Malachi si avvicinava al po<strong>di</strong>o, Clary notò qualcosa che le fece portare le mani alla bocca<br />

per soffocare un'esclamazione <strong>di</strong> sorpresa. C'era una sagoma scura e ingobbita appollaiata sulla<br />

spalla <strong>di</strong> Malachi. Un volatile. Un corvo, per la precisione.<br />

Hugo.<br />

Clary si nascose <strong>di</strong>etro una colonna, mentre Malachi saliva i gra<strong>di</strong>ni del po<strong>di</strong>o. C'era qualcosa <strong>di</strong><br />

inequivocabilmente furtivo nel suo modo <strong>di</strong> guardarsi intorno. Apparentemente rassicurato,<br />

credendosi solo e inosservato, estrasse da una tasca qualcosa <strong>di</strong> piccolo e luccicante e se lo infilò al<br />

<strong>di</strong>to. Un anello? Malachi lo fece girare intorno al <strong>di</strong>to e Clary ricordò Hodge nella biblioteca<br />

dell'Istituto, che sfilava l'anello dal <strong>di</strong>to <strong>di</strong> Jace.<br />

L'aria davanti a Malachi vibrò lievemente, come per un intenso calore. Una voce parlò da quel<br />

punto: aveva un che <strong>di</strong> familiare, fredda, raffinata, ora sfumata da una lievissima irritazione.<br />

— Che cosa c'è, Malachi? Non ho tempo per le chiacchiere, ora.<br />

— Valentine, mio signore — esordì Malachi. La sua solita ostilità era stata sostituita da un tono<br />

viscidamente ossequioso. — Hugin è venuto da me neanche un attimo fa, portando delle notizie. Ho<br />

immaginato che tu fossi già allo Specchio, e che per questo Hugin avesse cercato me. Ho pensato<br />

che avresti voluto essere informato.<br />

Il tono <strong>di</strong> Valentine era tagliente. — Molto bene. Che notizie ci sono?


— Si tratta <strong>di</strong> tuo figlio, mio signore. L'altro tuo figlio. Hugin l'ha seguito nella valle della grotta.<br />

Potrebbe persino averti seguito attraverso i tunnel fino al lago.<br />

Clary si aggrappò alla colonna. Le nocche erano bianche. Stavano parlando <strong>di</strong> Jace.<br />

Valentine grugnì. — Ha incontrato suo fratello?<br />

— Hugin <strong>di</strong>ce che stavano combattendo quando lui è partito.<br />

Clary si sentì rovesciare lo stomaco. Jace che combatteva con Sebastian? Pensò a come Sebastian<br />

aveva sollevato Jace alla Guar<strong>di</strong>a, a come lo aveva scaraventato via, come se non pesasse niente.<br />

Un'ondata <strong>di</strong> panico la travolse, così intensa che per un momento le ronzarono le orecchie.<br />

Quando la stanza tornò a fuoco, Clary si rese conto <strong>di</strong> essersi persa la risposta <strong>di</strong> Valentine a<br />

Malachi.<br />

— Sono quelli abbastanza gran<strong>di</strong> da essere marchiati, ma non abbastanza gran<strong>di</strong> per combattere,<br />

che mi preoccupano — stava <strong>di</strong>cendo Malachi. — Loro non hanno votato nel Consiglio. Sembra<br />

ingiusto punirli allo stesso modo in cui dovranno essere puniti coloro che stanno combattendo.<br />

— Ci ho pensato. — La voce <strong>di</strong> Valentine era cupa e profonda. — Poiché gli adolescenti ricevono<br />

marchi più leggeri, impiegheranno più tempo a trasformarsi in Dimenticati. Parecchi giorni, a <strong>di</strong>r<br />

poco. Ma sono sicuro che si tratta <strong>di</strong> un processo reversibile.<br />

— Mentre chi <strong>di</strong> noi ha bevuto dalla Coppa Mortale rimarrà del tutto illeso, non è così?<br />

— Ho da fare, Malachi — <strong>di</strong>sse Valentine. — Ti ho già detto che sarai al sicuro. Ho de<strong>di</strong>cato tutta la<br />

mia vita a questo progetto. Abbi fiducia.<br />

Malachi chinò la testa. — Io ho grande fiducia, mio signore. L'ho sempre avuta, per molti anni, in<br />

silenzio, servendoti sempre.<br />

— E verrai ricompensato — replicò Valentine.<br />

Malachi alzò gli occhi. — Mio signore...<br />

Ma l'aria non vibrava più. Valentine se n'era andato. Malachi aggrottò la fronte, poi scese i gra<strong>di</strong>ni<br />

del po<strong>di</strong>o e si avviò a gran<strong>di</strong> passi verso la porta. Clary si appiattì contro la colonna, sperando<br />

<strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> non essere vista. Il cuore le batteva all'impazzata. Che cos'era successo? Cos'era<br />

quella storia dei Dimenticati? La risposta sfavillava in un angolo della sua mente, ma sembrava<br />

troppo orribile da contemplare. Nemmeno Valentine avrebbe potuto...<br />

Qualcosa, nero e vorticoso, le volò in faccia. Clary ebbe appena il tempo <strong>di</strong> alzare le braccia per<br />

proteggersi gli occhi, che subito qualcosa le graffiò il dorso delle mani. Sentì un gracchiare feroce,<br />

ali che sbattevano contro i suoi polsi alzati.<br />

— Hugin! Basta! — Era la voce secca <strong>di</strong> Malachi. — Hugin! — Ci fu un altro gracchio e poi un<br />

tonfo. Poi, silenzio. Clary abbassò le braccia e vide il corvo immobile ai pie<strong>di</strong> del Console: stor<strong>di</strong>to<br />

o morto, non avrebbe saputo <strong>di</strong>re. Con un ringhio, Malachi levò <strong>di</strong> mezzo il corvo con un calcio<br />

feroce e si avvicinò a Clary, furente. Le afferrò un polso sanguinante e la tirò su in pie<strong>di</strong>. — Stupida<br />

ragazza — <strong>di</strong>sse. — Da quanto tempo stai origliando?<br />

— Abbastanza da sapere che sei uno del Circolo — ribatté Clary, torcendo il polso nella sua stretta.<br />

Ma lui non la lasciò andare. — Tu sei dalla parte <strong>di</strong> Valentine.<br />

— C'è solo una parte. — La voce <strong>di</strong> Malachi era un sibilo. — Il Conclave è stupido, fuori strada,<br />

pronto a compiacere mostri e mezzi uomini. Io voglio solo renderlo puro, farlo tornare alla sua<br />

gloria originaria. Un obiettivo che tutti gli Shadowhunters dovrebbero con<strong>di</strong>videre, a rigor <strong>di</strong> logica.<br />

E invece no: danno ascolto agli sciocchi e agli amanti dei demoni, come il tuo Lucian Graymark. E<br />

adesso avete mandato il fior fiore dei Nephilim a morire in questa ri<strong>di</strong>cola battaglia. .. Un gesto<br />

vuoto, che non porterà a niente. Valentine ha già iniziato il Rituale: fra poco l'Angelo sorgerà dalle


acque del lago e tutti i Nephilim <strong>di</strong>venteranno Dimenticati. Tutti, tranne i pochi che sono sotto la<br />

protezione <strong>di</strong> Valentine.<br />

— Ma è uno sterminio! Valentine vuole sterminare gli Shadowhunters!<br />

— Non è uno sterminio — rispose il Console. La sua voce risuonò <strong>di</strong> fanatica passione. — È<br />

pulizia. Valentine creerà un nuovo mondo <strong>di</strong> Shadowhunters, un mondo purgato da ogni debolezza e<br />

corruzione.<br />

— La debolezza e la corruzione non sono nel mondo! — ritorse Clary. — Sono nelle persone. E sarà<br />

sempre così. Il mondo ha bisogno <strong>di</strong> gente buona per controbilanciare la debolezza e la corruzione.<br />

E voi volete ucciderli tutti.<br />

Malachi la guardò un momento, onestamente sorpreso, come stupito dalla forza del suo pensiero. —<br />

Belle parole, per una ragazzina che è pronta a tra<strong>di</strong>re suo padre. — Malachi la avvicinò a sé con uno<br />

strattone, tirandola brutalmente per il polso sanguinante. — Chissà cosa penserebbe Valentine, se ti<br />

insegnassi...<br />

Ma Clary non scoprì mai che cosa volesse insegnarle Malachi. Una sagoma scura sfrecciò tra <strong>di</strong><br />

loro, le ali aperte e gli artigli protesi.<br />

Il corvo colpì Malachi con un artiglio, scavandogli un solco sanguinante sulla faccia. Con un grido,<br />

il Console lasciò Clary e alzò le braccia, ma Hugo era già tornato in<strong>di</strong>etro e si accaniva su <strong>di</strong> lui a<br />

colpi <strong>di</strong> becco e <strong>di</strong> artigli. Malachi arretrò barcollando, agitando le braccia. Urtò contro lo spigolo <strong>di</strong><br />

una panca con violenza, facendola rovesciare. Sbilanciato, cadde insieme con la panca con un grido<br />

soffocato... che s'interruppe bruscamente.<br />

Clary corse da lui. Malachi giaceva accartocciato sul pavimento <strong>di</strong> marmo e una pozza <strong>di</strong> sangue<br />

già si allargava intorno a lui. Era caduto su un cumulo <strong>di</strong> vetri del soffitto infranto e una scheggia<br />

appuntita gli si era conficcata in gola. Hugo si librava ancora nell'aria, volando in cerchio sul suo<br />

corpo. Lanciò un gracchio trionfante: evidentemente non aveva apprezzato i calci e i pugni del<br />

Console. Malachi avrebbe dovuto pensarci due volte, prima <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re una delle creature <strong>di</strong><br />

Valentine, pensò con amarezza Clary, fissando il suo corpo. Il corvo non era <strong>di</strong>sposto a perdonare<br />

più <strong>di</strong> quanto lo fosse il suo padrone.<br />

Ma non c'era tempo per pensare a Malachi. Alec aveva detto che c'erano delle <strong>di</strong>fese intorno al lago<br />

e che, se qualcuno vi fosse arrivato da un Portale, sarebbe scattato un allarme. Valentine era<br />

probabilmente già allo Specchio: non c'era tempo da perdere. Clary in<strong>di</strong>etreggiò con cautela per<br />

allontanarsi dal corvo, poi si voltò e corse verso l'ingresso della Sala, verso il bagliore del Portale<br />

che si apriva nella piazza.


capitolo 20<br />

PESATO SULLA BILANCIA<br />

L, acqua la colpì in faccia come un pugno. Clary affondò annaspando in una gelida oscurità: il suo<br />

primo I pensiero fu che il Portale si fosse irreparabilmente <strong>di</strong>ssolto mentre lei si trovava<br />

imprigionata in un luogo <strong>di</strong> mezzo, nero e vorticoso, dove sarebbe soffocata e morta. Jace le aveva<br />

detto che poteva succedere, la prima volta che lei aveva usato un Portale.<br />

Il suo secondo pensiero fu <strong>di</strong> essere già morta.<br />

Probabilmente perse conoscenza solo per qualche secondo, anche se a lei sembrò la fine <strong>di</strong> tutto.<br />

Quando tornò in sé accadde <strong>di</strong> colpo, e la sensazione fu quella <strong>di</strong> essere passata attraverso una lastra<br />

<strong>di</strong> ghiaccio che si era improvvisamente spezzata. Un attimo prima era priva <strong>di</strong> conoscenza, e un<br />

attimo dopo era cosciente: era <strong>di</strong>stesa sulla schiena sulla terra umida e fredda e fissava un cielo<br />

pieno <strong>di</strong> stelle, simili a una manciata <strong>di</strong> frammenti d'argento gettati su una superficie scura. Aveva la<br />

bocca piena <strong>di</strong> liquido salmastro. Voltò la testa <strong>di</strong> lato e tossì, sputò, rantolò, finché non riuscì a<br />

respirare <strong>di</strong> nuovo.<br />

Quando il suo stomaco non ebbe più spasmi, Clary rotolò su un fianco. Aveva i polsi legati insieme<br />

da una sottile fascia <strong>di</strong> luce e si sentiva le gambe pesanti, strane, tutte formicolanti. Forse erano<br />

rimaste schiacciate sotto il peso del corpo, pensò, o forse quello era un effetto collaterale del<br />

semiannegamento. La nuca le bruciava come se l'avesse punta una vespa. Con uno sforzo, sollevò il<br />

busto e si mise a sedere, con le gambe tese avanti, in una posizione alquanto insolita. Si guardò<br />

intorno.<br />

Si trovava sulla riva del lago Lyn, in un punto in cui l'acqua cedeva il posto a una sabbia sottile.<br />

Una parete nera <strong>di</strong> roccia si ergeva alle sue spalle: la ricordava, da quando era arrivata lì con Luke.<br />

Anche la sabbia era scura, luccicante <strong>di</strong> mica. Qua e là sulla sabbia c'erano torce <strong>di</strong> stregaluce che<br />

riempivano l'aria <strong>di</strong> un bagliore argenteo, <strong>di</strong>segnando un ricamo <strong>di</strong> riflessi luminosi sulla superficie<br />

dell'acqua.<br />

Vicino alla riva del lago, a un passo da lei, c'era un tavolo basso fatto <strong>di</strong> pietre piatte impilate l'una<br />

sull'altra. Era stato chiaramente costruito in fretta: anche se gli spazi tra una pietra e l'altra erano<br />

stati sigillati con sabbia umida, <strong>di</strong>verse pietre erano storte e fuori squadra. Sul ripiano c'era un<br />

oggetto che fece trasalire Clary: la Coppa Mortale. E sopra la Coppa, appoggiata <strong>di</strong> traverso, c'era la<br />

Spada Mortale, una lingua <strong>di</strong> nera fiamma nella stregaluce. Tutto intorno all'altare c'erano rune<br />

<strong>di</strong>segnate nella sabbia. Clary le osservò, ma erano confuse, senza senso.<br />

Un'ombra passò veloce sulla sabbia: l'ombra lunga e nera <strong>di</strong> un uomo, resa vaga e ondeggiante dalla<br />

luce guizzante delle torce. Quando Clary sollevò la testa, l'uomo le era già accanto.<br />

Valentine.<br />

Lo shock fu tale che Clary non sentì quasi nessuno shock: non sentì nulla, quando alzò gli occhi<br />

verso suo padre. Il suo volto si stagliava contro il cielo nero, come una luna: bianco, austero,<br />

scavato dagli occhi neri come crateri <strong>di</strong> meteoriti. Sulla camicia si intrecciavano varie cinture, alle<br />

quali erano fissate molte armi: gli spuntavano da <strong>di</strong>etro la schiena come le spine <strong>di</strong> un porcospino.<br />

Sembrava incre<strong>di</strong>bilmente grande, enorme, la statua terrificante <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o guerriero, un <strong>di</strong>o della<br />

<strong>di</strong>struzione.<br />

— Clarissa — le <strong>di</strong>sse. — Hai corso un grosso rischio, facendoti trasportare qui da un Portale. Sei<br />

stata fortunata, perché ti ho visto apparire nell'acqua all'improvviso. Eri svenuta. Se non fosse stato<br />

per me, saresti annegata. — Un muscolo <strong>di</strong> fianco alla bocca guizzò lievemente. — E non mi<br />

preoccuperei troppo per le <strong>di</strong>fese innalzate dal Conclave intorno al lago. Le ho neutralizzate nel<br />

momento in cui sono arrivato. Nessuno sa che sei qui.


Non ti credo! Clary aprì la bocca per sputargli in faccia queste parole, ma non ne uscì alcun suono.<br />

Era come in quegli incubi in cui si cerca <strong>di</strong> urlare e urlare e non succede niente. Solo uno sbuffo<br />

d'aria secca uscì dalle sue labbra, il singulto <strong>di</strong> una persona che cerca <strong>di</strong> gridare con la gola tagliata.<br />

Valentine scosse la testa. — Non sforzarti <strong>di</strong> parlare. Ho usato una runa <strong>di</strong> quiete, come quelle che<br />

usano i Fratelli Silenti. Ce l'hai sulla nuca. In più hai una runa vincolante sui polsi e una runa<br />

invalidante sulle gambe. Non proverei ad alzarmi in pie<strong>di</strong>, se fossi in te: le gambe non ti reggeranno<br />

e ti faresti solo del male.<br />

Clary lo guardò in cagnesco, cercando <strong>di</strong> fulminarlo con gli occhi, <strong>di</strong> tagliarlo con il suo rancore.<br />

Ma Valentine non se ne accorse nemmeno. — Poteva andarti peggio, sai? Quando ti ho tirato a riva,<br />

il veleno del lago aveva già iniziato ad agire. Ti ho curata io, tra parentesi. Non che mi aspetti un<br />

ringraziamento da te... — Accennò un sorriso. — Io e te non abbiamo mai fatto una conversazione,<br />

vero? Non una vera conversazione. Forse ti starai chiedendo perché non ho mai <strong>di</strong>mostrato un<br />

interesse paterno per te. Mi <strong>di</strong>spiace se questo ti ha ferito.<br />

Ora lo sguardo <strong>di</strong> Clary passò dall'o<strong>di</strong>o all'incredulità. Come avrebbero potuto fare una<br />

conversazione, se lei non poteva <strong>di</strong>re una parola? Cercò <strong>di</strong> far uscire questo pensiero, ma nulla salì<br />

dalla sua gola, se non un filo <strong>di</strong> fiato.<br />

Valentine si avvicinò all'altare e posò la mano sulla Spada Mortale. L'arma emise un bagliore nero,<br />

una specie <strong>di</strong> luce al contrario, come se succhiasse la luce dall'aria intorno. — Non sapevo che tua<br />

madre fosse incinta <strong>di</strong> te, quando mi lasciò. — Le stava parlando, pensò Clary, come non aveva mai<br />

fatto prima. Il tono era calmo, quasi stesse facendo una chiacchierata, ma non era così. — Sapevo<br />

che c'era qualcosa che non andava. Lei credeva <strong>di</strong> riuscire a nascondermi la sua infelicità. Presi del<br />

sangue <strong>di</strong> Ithuriel, lo seccai, lo polverizzai, glielo mescolai al cibo, pensando che questo potesse<br />

guarirla dalla sua infelicità. Se avessi saputo che era incinta, non l'avrei fatto. Avevo già deciso <strong>di</strong><br />

non fare più esperimenti su un bambino del mio stesso sangue.<br />

Stai mentendo, avrebbe voluto gridargli Clary. Ma non ne era sicura. Valentine continuava a usare<br />

un tono strano, <strong>di</strong>verso. Forse perché stava <strong>di</strong>cendo la verità.<br />

— Quando fuggì da Idris, la cercai per anni — raccontò. — E non solo perché aveva la Coppa<br />

Mortale, ma perché l'amavo. Se solo fossi riuscito a parlarle, pensavo che avrei potuto farla<br />

ragionare. Quello che feci, quella notte ad Alicante, lo feci in un attacco <strong>di</strong> rabbia, per <strong>di</strong>struggerla,<br />

<strong>di</strong>struggere tutto della nostra vita insieme. Ma poi... — Scosse la testa, girandosi a guardare il lago,<br />

— quando finalmente la rintracciai, sentii <strong>di</strong>re che aveva avuto una figlia. Immaginai che tu fossi<br />

figlia <strong>di</strong> Lucian. Lui l'aveva sempre amata, aveva sempre voluto portarmela via, e pensai che alla<br />

fine tua madre avesse ceduto, accettando <strong>di</strong> avere un figlio da un immondo Nascosto. — La sua<br />

voce si fece più tesa. — Quando la trovai, nel vostro appartamento a New York, era ancora<br />

abbastanza cosciente. Mi accusò <strong>di</strong> aver fatto del suo primo figlio un mostro. Mi <strong>di</strong>sse che mi aveva<br />

lasciato prima che potessi fare lo stesso anche con il secondo. Poi mi si accasciò tra le braccia. Anni<br />

<strong>di</strong> ricerche, e guarda cosa ricevevo da lei. Pochi secon<strong>di</strong> in cui mi guardò con l'o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tutta una<br />

vita. In quel momento ho capito una cosa.<br />

Sollevò Mellartach. Clary ricordò quanto fosse pesante la Spada, quando ancora il Rituale non era<br />

stato completato. E quando la lama si sollevò, vide gonfiarsi i muscoli del braccio <strong>di</strong> Valentine, so<strong>di</strong><br />

e tesi come funi serpeggianti sotto la pelle.<br />

— Ho capito — proseguì Valentine — che la ragione per cui mi lasciò fu <strong>di</strong> proteggere te. Jonathan<br />

lo o<strong>di</strong>ava, ma per te... avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur <strong>di</strong> proteggerti. Di proteggerti da me. Arrivò<br />

persino a vivere tra i mondani, e so quanto dev'esserle costato. Le sarà pesato moltissimo non<br />

poterti trasmettere tutte le nostre tra<strong>di</strong>zioni. Tu sei la metà <strong>di</strong> ciò che avresti potuto essere. Hai un<br />

enorme talento con le rune, che però è stato sciupato dalla tua educazione mondana.<br />

Abbassò la Spada. La punta ora era vicina alla faccia <strong>di</strong> Clary, la quale, con la coda dell'occhio, la<br />

vedeva aleggiare ai margini del suo campo visivo come una falena d'argento.


— Ho capito allora che, per causa tua, Jocelyn non sarebbe mai tornata da me. Tu sei l'unica cosa al<br />

mondo che lei abbia mai amato più <strong>di</strong> me. Per colpa tua lei mi o<strong>di</strong>a. E per questo io o<strong>di</strong>o te. Non<br />

sopporto neppure <strong>di</strong> vederti.<br />

Clary <strong>di</strong>stolse lo sguardo. Se Valentine voleva ucciderla, lei non voleva veder arrivare la morte.<br />

— Clarissa — <strong>di</strong>sse Valentine. — Guardami.<br />

No. Clary fissava il lago. Lontano, sull'acqua, vedeva un pallido bagliore rossastro, come un fuoco<br />

soffocato dalla cenere. Sapeva che erano le luci della battaglia. Anche sua madre era là, anche Luke.<br />

Forse era giusto che fossero insieme, anche se lei non era con loro.<br />

Terrò gli occhi fissi su quella luce, pensò. Continuerò a fissarla, qualunque cosa accada. Sarà<br />

l'ultima cosa che vedrò.<br />

— Clarissa — ripetè Valentine. — Tu sei uguale a lei, lo sai? Uguale a Jocelyn.<br />

Clary sentì un dolore acuto contro la guancia. Era la lama della Spada. Valentine gliela stava<br />

premendo contro la pelle, cercando <strong>di</strong> costringerla a girare la testa verso <strong>di</strong> lui.<br />

— Ora evocherò l'Angelo — <strong>di</strong>sse. — E voglio che tu assista.<br />

Clary aveva un gusto amaro in bocca. So perché sei così ossessionato da mia madre. Lei era l'unica<br />

cosa sulla quale pensavi <strong>di</strong> avere un controllo assoluto e invece ti si è rivoltata contro e ti ha<br />

morso. Tu credevi <strong>di</strong> possederla e invece non era così. Per questo la vorresti qui, ora, perché sia<br />

testimone della tua vittoria. Per questo ti accontenterai <strong>di</strong> me.<br />

La lama morse più a fondo la guancia. Valentine <strong>di</strong>sse: — Guardami, Clary.<br />

Clary ubbidì. Non avrebbe voluto farlo, ma il dolore era troppo forte: la testa le girò <strong>di</strong> scatto verso<br />

<strong>di</strong> lui, quasi contro la sua volontà. Il sangue le scendeva sulla guancia in grosse gocce che<br />

macchiavano la sabbia. Un dolore nauseante la prese quando sollevò la testa per guardare suo padre.<br />

Lui stava osservando la lama <strong>di</strong> Mellartach. Anch'essa era macchiata del sangue <strong>di</strong> Clary. Quando<br />

tornò a guardarla, c'era una strana luce nei suoi occhi. — È necessario del sangue per completare<br />

questa cerimonia — le spiegò Valentine. — Intendevo usare il mio, ma quando ho visto te nel lago,<br />

ho capito che era il modo <strong>di</strong> Raziel per <strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> usare quello <strong>di</strong> mia figlia. Per questo ho purificato il<br />

tuo sangue dal veleno del lago. Ora sei pura e pronta. Quin<strong>di</strong>, grazie, Clarissa, per il tuo sangue.<br />

In qualche modo, pensò Clary, era sincero nella sua gratitu<strong>di</strong>ne. Valentine aveva perso da tempo la<br />

capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra costrizione e collaborazione, tra paura e <strong>di</strong>sponibilità, tra affetto e<br />

tormento. E quando capì questo, Clary provò una sorta <strong>di</strong> torpore: che senso aveva o<strong>di</strong>are Valentine<br />

perché era un mostro, se lui nemmeno se ne rendeva conto?<br />

— E ora — <strong>di</strong>sse Valentine — me ne serve un altro po'. — E Clary pensò: Un altro po' <strong>di</strong> cosa?<br />

Valentine sollevò alta la Spada e la luce delle stelle scintillò riflessa dalla lama. Clary pensò: Ma<br />

certo. Non è solo sangue che vuole, ma morte. La Spada aveva bevuto abbastanza sangue, ormai:<br />

probabilmente ci aveva preso gusto, come Valentine. Gli occhi <strong>di</strong> Clary seguirono la luce nera <strong>di</strong><br />

Mellartach che calava su <strong>di</strong> lei...<br />

... e volava via. Sfuggita alla presa <strong>di</strong> Valentine, la Spada roteò nel buio. Valentine sgranò gli occhi.<br />

Il suo sguardo si abbassò sulla mano sanguinante, poi si sollevò e vide, nello stesso momento in cui<br />

lo vide Clary, chi gli aveva strappato <strong>di</strong> mano la Spada Mortale.<br />

Era Jace. Bran<strong>di</strong>va nella mano sinistra una spada dall'aria familiare e si ergeva su un cumulo <strong>di</strong><br />

sabbia, a un passo da Valentine. Clary capì, dall'espressione <strong>di</strong> Valentine, che non l'aveva sentito<br />

arrivare. Come lei, del resto.<br />

Quando lo vide, il suo cuore si fermò. Aveva sangue secco incrostato sul lato della faccia e un segno<br />

rosso vivo sulla gola. I suoi occhi brillavano come specchi e sembravano neri, nella stregaluce, neri


come quelli <strong>di</strong> Sebastian. — Clary — <strong>di</strong>sse Jace, senza togliere gli occhi <strong>di</strong> dosso a suo padre. —<br />

Clary, stai bene?<br />

Jace! Clary si sforzò <strong>di</strong> pronunciare il suo nome, ma nulla riusciva a superare il blocco che aveva in<br />

gola. Si sentiva soffocare.<br />

— Non può risponderti — gli <strong>di</strong>sse Valentine. — Non può parlare.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Jace balenarono. — Che cosa le hai fatto? — Puntò la spada contro Valentine, che fece<br />

un passo in<strong>di</strong>etro. L'espressione era attenta, ma non spaventata. C'era un calcolo, nei suoi occhi, che<br />

a Clary non piaceva affatto. Clary sapeva che avrebbe dovuto provare un senso <strong>di</strong> trionfo, ma non<br />

era così. Anzi, si sentiva più nel panico <strong>di</strong> prima. Prima aveva capito che Valentine stava per<br />

ucciderla, e l'aveva accettato. Ma ora c'era Jace, e la sua paura si era amplificata per accogliere<br />

anche lui. E lui aveva un'aria così... <strong>di</strong>strutta! La tenuta da battaglia era strappata: sul braccio, dove<br />

si vedevano le linee bianche delle cicatrici che si intersecavano sulla pelle, e sul petto, dove c'era<br />

un iratze che stava svanendo, all'altezza del cuore, senza aver ancora cancellato la profonda ferita<br />

sottostante. Jace era sporco <strong>di</strong> terra, come se si fosse rotolato in un campo appena arato. Ma era la<br />

sua espressione a spaventarla <strong>di</strong> più. Era così... fosca.<br />

— È solo una runa <strong>di</strong> quiete. Non le farà alcun male. — Gli occhi <strong>di</strong> Valentine erano fissi su Jace.<br />

Erano famelici, pensò Clary, come se si abbeverasse della sua presenza.<br />

— Immagino — <strong>di</strong>sse Valentine — che tu non sia venuto qui per assistermi nel Rituale, vero? Per<br />

essere benedetto dall'Angelo accanto a me.<br />

L'espressione <strong>di</strong> Jace non cambiò. I suoi occhi erano fissi sul padre adottivo e non c'era niente<br />

dentro: nessun brandello residuo <strong>di</strong> affetto o <strong>di</strong> amore o <strong>di</strong> ricordo. Non c'era nemmeno rancore.<br />

Solo <strong>di</strong>sprezzo, pensò Clary. Un gelido <strong>di</strong>sprezzo. — So che cos'hai in mente <strong>di</strong> fare — gli <strong>di</strong>sse<br />

Jace.<br />

— So perché vuoi evocare l'Angelo. E io non te lo permetterò. Ho già mandato Isabelle a dare<br />

l'allarme all'esercito.<br />

— Gli allarmi non serviranno a niente. Questo non è il tipo <strong>di</strong> pericolo dal quale si possa scappare.<br />

— Lo sguardo <strong>di</strong> Valentine si posò rapidamente sulla spada <strong>di</strong> Jace. — Mettila giù — iniziò. —<br />

Possiamo parlare. — Poi s'interruppe. — Quella non è la tua spada. È una spada dei Morgenstern.<br />

Jace sorrise: un sorriso dolce e cupo. — Era <strong>di</strong> Jonathan. Ora è morto.<br />

Valentine lo fissava attonito. — Vuoi <strong>di</strong>re che...<br />

— L'ho raccolta da terra, dove l'aveva lasciata cadere — <strong>di</strong>sse Jace senza alcuna emozione — dopo<br />

averlo ucciso.<br />

Valentine sembrava senza parole. — Tu hai ucciso Jonathan? Com'è possibile?<br />

— Lui avrebbe ucciso me — rispose Jace. — Non avevo altra scelta.<br />

— Non volevo <strong>di</strong>re questo. — Valentine scosse la testa: sembrava ancora stor<strong>di</strong>to, come un pugile<br />

colpito troppo forte, un attimo prima <strong>di</strong> crollare al tappeto. — Ho allevato io Jonathan. L'ho<br />

addestrato personalmente. Non c'erano guerrieri migliori <strong>di</strong> lui.<br />

— Evidentemente — commentò Jace — uno c'era.<br />

— Ma...— La voce <strong>di</strong> Valentine si spezzò. Era la prima volta che Clary sentiva un'incrinatura, nella<br />

facciata liscia e imperturbabile <strong>di</strong> quella voce. — Ma era tuo fratello.<br />

— No. Non era mio fratello. — Jace fece un passo avanti, avvicinando la spada a un'unghia dal<br />

cuore <strong>di</strong> Valentine. — Che cos'è successo al mio vero padre? Isabelle <strong>di</strong>ce che è morto in un raid,<br />

ma è la verità? O l'hai ucciso tu, come hai ucciso mia madre?


Valentine era sempre più sgomento. Clary percepì che stava lottando per recuperare il controllo... o<br />

forse contro il dolore? O era solo paura <strong>di</strong> morire? — Io non ho ucciso tua madre. Si è tolta la vita<br />

da sé. Io ti ho strappato dal suo corpo morto. Se non l'avessi fatto, saresti morto con lei.<br />

— Ma perché? Perché l'hai fatto? Non avevi bisogno <strong>di</strong> un figlio: ne avevi già uno! — Jace, nella<br />

luce della luna, aveva un'aria letale, letale e aliena, sconosciuta agli occhi <strong>di</strong> Clary. La mano che<br />

teneva la spada alla gola <strong>di</strong> Valentine era fermissima. — Dimmi la verità — gli intimò. — Basta<br />

bugie sul fatto che siamo fatti della stessa carne e dello stesso sangue. Sono i genitori, che mentono<br />

ai figli, ma tu... tu non sei mio padre. E io voglio la verità.<br />

— Non era <strong>di</strong> un figlio che avevo bisogno — confessò Valentine — ma <strong>di</strong> un soldato. Credevo che<br />

Jonathan potesse essere quel soldato, ma la sua natura demoniaca era troppo forte. Lui era troppo<br />

feroce, troppo impulsivo, la sua intelligenza non era abbastanza sottile. Già allora, appena uscito<br />

dalla prima infanzia, temevo che non avrebbe mai avuto la pazienza e la sensibilità per seguirmi,<br />

per governare il Conclave seguendo i miei passi. Così provai <strong>di</strong> nuovo con te. E con te ebbi il<br />

problema opposto. Tu eri troppo delicato. Troppo empatico. Sentivi il dolore degli altri come se<br />

fosse tuo, non riuscivi nemmeno a sopportare la morte dei tuoi animali domestici. Capiscimi,<br />

figliolo: io ti amavo per questo. Ma ciò che più amavo <strong>di</strong> te, ti rendeva inutile ai miei scopi.<br />

— Quin<strong>di</strong> pensavi che fossi debole e inutile — commentò Jace. — Allora immagino che resterai<br />

molto sorpreso, quando questo tuo figlio debole e inutile ti taglierà la gola.<br />

— È una scena che abbiamo già visto. — La voce <strong>di</strong> Valentine era ferma, ma a Clary parve <strong>di</strong><br />

vedere il sudore brillargli sulle tempie e intorno alla gola. — Non lo faresti mai. Non hai voluto<br />

farlo a Renwick e non vuoi farlo adesso.<br />

— Ti sbagli. — Jace parlò in tono misurato. — Mi pento ogni giorno <strong>di</strong> non averti ucciso quella<br />

volta, <strong>di</strong> averti lasciato scappare. Mio fratello Max è morto perché io non ti ho ucciso quel giorno.<br />

Decine, forse centinaia <strong>di</strong> persone sono morte perché io ho fermato la mia mano. Ora conosco il tuo<br />

piano. So che speri <strong>di</strong> massacrare ogni Shadowhunter <strong>di</strong> Idris. E mi chiedo: quante persone<br />

dovranno morire, prima che io faccia ciò che avrei dovuto fare sull'isola <strong>di</strong> Blackwell? No —<br />

concluse Jace. — Io non voglio ucciderti. Ma lo farò.<br />

— Non farlo — lo supplicò Valentine. — Ti prego. Non voglio...<br />

— Morire? Nessuno vuole morire, padre. — La punta della spada <strong>di</strong> Jace scivolò più in basso, e poi<br />

ancora più in basso, fino a fermarsi sul cuore <strong>di</strong> Valentine. Il viso <strong>di</strong> Jace era calmo, il volto era<br />

quello <strong>di</strong> un angelo che somministrava la giustizia <strong>di</strong>vina. — Hai qualcosa da <strong>di</strong>re prima <strong>di</strong> morire?<br />

— Jonathan...<br />

Il sangue macchiò la camicia <strong>di</strong> Valentine dov'era appoggiata la punta della spada. Con gli occhi<br />

della mente<br />

Clary rivide Jace a Renwick, la mano che gli tremava, che non voleva ferire suo padre. E Valentine<br />

che lo provocava. Infilami dentro quella lama. Dieci centimetri, o anche <strong>di</strong> più... Ora non era così.<br />

La mano <strong>di</strong> Jace era ferma. E Valentine aveva paura.<br />

— Ultime parole — sibilò Jace. — Ne hai?<br />

Valentine alzò la testa. I suoi occhi neri, mentre osservava il ragazzo, erano gravi. — Mi <strong>di</strong>spiace —<br />

<strong>di</strong>sse. — Mi <strong>di</strong>spiace tanto. — Tese una mano, come per avvicinarla a Jace, come per toccarlo: la<br />

mano si girò a palmo in su, le <strong>di</strong>ta si aprirono... e ci fu un bagliore argenteo. Qualcosa volò davanti<br />

a Clary nell'oscurità, come un proiettile sparato, da un fucile. Clary sentì lo spostamento d'aria sulla<br />

guancia e un attimo dopo la cosa era nella mano <strong>di</strong> Valentine: una lunga lingua <strong>di</strong> fuoco argenteo<br />

che emanò un bagliore oscuro quando Valentine la brandì e la calò con forza.<br />

Era la Spada Mortale. Lasciò un ricamo <strong>di</strong> luce nera nell'aria, quando Valentine l'affondò nel cuore<br />

<strong>di</strong> Jace.


Jace sgranò gli occhi, con un'espressione <strong>di</strong> incredula confusione sul volto. Abbassò lo sguardo al<br />

petto, dal quale Mellartach spuntava in modo grottesco: era una vista più bizzarra che orribile, come<br />

un oggetto apparso <strong>di</strong> colpo in un incubo, senza alcun senso logico. Valentine ritrasse la mano,<br />

strappando la Spada dal petto <strong>di</strong> Jace, come avrebbe potuto sfilare un pugnale dal fodero. Come se<br />

fosse stata la lama a sorreggerlo, Jace si piegò sulle ginocchia. La sua spada gli scivolò <strong>di</strong> mano e<br />

cadde sulla terra umida. Lui la guardò, perplesso, come se non avesse idea del perché l'avesse tenuta<br />

in pugno, né del perché l'avesse lasciata cadere. Aprì la bocca come per fare quella domanda, e il<br />

sangue traboccò, macchiando quello che rimaneva della sua camicia stracciata.<br />

Tutto il resto accadde lentissimamente agli occhi <strong>di</strong> Clary, come se il tempo si fosse <strong>di</strong>latato. Vide<br />

Valentine inginocchiarsi a terra e prendere Jace tra le braccia, come se fosse un bambino, leggero da<br />

sorreggere. Lo strinse a sé, lo cullò, chinò il capo e lo appoggiò alla spalla del ragazzo. Clary pensò<br />

per un momento che stesse piangendo, ma quando Valentine sollevò il capo, i suoi occhi erano<br />

asciutti. — Mio figlio — sussurrò. — Il mio ragazzo.<br />

Il terribile rallentamento del tempo si avvinse intorno a Clary come un cappio, mentre Valentine<br />

stringeva Jace al petto e gli scostava dalla fronte i capelli insanguinati. Lo sorresse finché non morì<br />

e la luce si spense nei suoi occhi. Poi ne <strong>di</strong>stese delicatamente il corpo sulla sabbia, gli incrociò le<br />

mani sul petto, come a nascondere la ferita aperta e sanguinante. — Ave... — iniziò. Voleva forse<br />

pronunciare per Jace le parole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>o degli Shadowhunters, ma gli si spezzò la voce. Allora si girò<br />

bruscamente e si avvicinò all'altare.<br />

Clary non riusciva a muoversi. A malapena riusciva a respirare. Sentiva battere il cuore, sentiva il<br />

fiato grattare nella gola riarsa. Con la coda dell'occhio vedeva Valentine in pie<strong>di</strong> sulla riva del lago:<br />

il sangue gocciolava dalla lama <strong>di</strong> Mellartach nella Coppa Mortale. Recitava parole che Clary non<br />

capiva. Ma non le importava capire. Tutto quanto sarebbe finito molto presto e lei ne era quasi<br />

contenta. Si chiese se avesse abbastanza energia per trascinarsi vicino a Jace, se potesse riuscire a<br />

<strong>di</strong>stendersi accanto a lui in attesa che tutto finisse. Lo vedeva sulla sabbia smossa e insanguinata,<br />

inerte, gli occhi chiusi, il viso immobile. Se non fosse stato per lo squarcio sul petto, Clary avrebbe<br />

potuto pensare che era addormentato.<br />

Ma non era così. Jace era uno Shadowhunter, era morto in battaglia; meritava l'ultimo saluto. Ave<br />

atque vale. Le labbra <strong>di</strong> Clary sillabarono le parole, che però uscirono in muti sbuffi <strong>di</strong> fiato. Ma a<br />

metà della frase s'interruppe, trattenendo il fiato. Che cosa avrebbe dovuto <strong>di</strong>re? Ave atque vale,<br />

Jace Wayland? Quel nome non gli apparteneva veramente. Jace non aveva mai avuto un nome,<br />

pensò Clary con strazio, gli era stato dato il nome <strong>di</strong> un bambino morto, perché all'epoca questo<br />

tornava utile agli scopi <strong>di</strong> Valentine. E c'era tanto potere, in un nome.<br />

Clary girò <strong>di</strong> scatto la testa e fissò l'altare. Le rune tutt'in-torno cominciavano a brillare. Erano rune<br />

<strong>di</strong> evocazione, rune <strong>di</strong> nominazione, rune vincolanti. Non <strong>di</strong>verse dalle rune che avevano tenuto<br />

Ithuriel prigioniero, nella cantina sotterranea dei Wayland. Ora, contro la propria volontà, Clary<br />

pensò a come Jace l'aveva guardata allora, alla luce <strong>di</strong> fiducia nei suoi occhi, alla fede che aveva in<br />

lei. Jace l'aveva sempre ritenuta una ragazza forte. E glielo aveva <strong>di</strong>mostrato in ogni sua azione, in<br />

ogni sguardo e in ogni carezza. Anche Simon aveva fiducia in lei. Tuttavia, quando l'aveva stretta<br />

tra le braccia l'aveva fatto come se Clary fosse fragile, come se fosse fatta <strong>di</strong> delicatissimo cristallo.<br />

Jace, invece, l'aveva stretta tra le braccia con tutta la forza che aveva, senza mai chiedersi se Clary<br />

fosse in grado <strong>di</strong> sopportare quella pressione: sapeva che era forte quanto lui.<br />

Intanto Valentine stava immergendo la Spada insanguinata nelle acque del lago, recitando parole<br />

veloci, a voce bassa. La superficie si stava increspando, come se una gigantesca mano la stesse<br />

sfiorando con le <strong>di</strong>ta.<br />

Clary chiuse gli occhi. Ripensando a come Jace l'aveva guardata, la notte in cui aveva liberato<br />

Ithuriel, non poteva non immaginare come l'avrebbe guardata in quel momento, se l'avesse vista<br />

cercare <strong>di</strong> avvicinarsi a lui per morire insieme sulla sabbia. Non ne sarebbe stato commosso, non


l'avrebbe ritenuto un bel gesto. Si sarebbe arrabbiato, vedendola arrendersi. Sarebbe stato<br />

profondamente... deluso.<br />

Clary si sdraiò per terra e si mise a strisciare lentamente sulla sabbia, trascinandosi <strong>di</strong>etro le gambe<br />

morte, spingendosi con le ginocchia e le mani legate. Il nastro <strong>di</strong> luce intorno ai polsi bruciava e<br />

pungeva. Le si strappò la camicia: la sabbia le grattava la pelle nuda del petto, ma Clary se ne<br />

accorse appena. Era faticoso trascinarsi così, e il sudore le colava lungo la schiena, tra le scapole.<br />

Quando finalmente raggiunge il cerchio <strong>di</strong> rune, ansimava così forte che temette che Valentine<br />

potesse sentirla.<br />

Ma lui non si girò nemmeno. Aveva la Coppa Mortale in una mano e la Spada nell'altra. Sollevò la<br />

mano destra e la portò in<strong>di</strong>etro, pronunciò <strong>di</strong>verse parole che sembravano greco e scagliò la Coppa<br />

nel lago. La Coppa brillò come una stella cadente precipitando verso l'acqua, poi svanì sotto la<br />

superficie con un tonfo lieve.<br />

Il cerchio <strong>di</strong> rune emanava un lieve calore, come un fuoco coperto dalla cenere. Clary dovette<br />

contorcersi e lottare per arrivare con la mano allo stilo che portava alla cintura. Il dolore ai polsi fu<br />

lancinante, quando le sue <strong>di</strong>ta vi si chiusero intorno. Lo sfilò con un soffocato singulto <strong>di</strong> sollievo.<br />

Non poteva separare i polsi, per cui impugnò goffamente lo stilo a due mani e si tirò su, facendo<br />

leva sui gomiti. Osservò le rune. Ne sentiva il calore sul viso: erano luminose come se fossero <strong>di</strong><br />

stregaluce. Valentine teneva la Spada Mortale sospesa a mezz'aria ed era pronto a scagliarla nel<br />

lago. Stava recitando le ultime parole dell'incantesimo <strong>di</strong> evocazione. Con un ultimo impeto <strong>di</strong><br />

forza, Clary posò la punta dello stilo nella sabbia: non cancellò le rune che<br />

Valentine aveva <strong>di</strong>segnato, ma tracciò altri segni sopra <strong>di</strong> esse, scrivendo una nuova runa sopra<br />

quella che simboleggiava il nome <strong>di</strong> Valentine. Era una runa così piccola, pensò, un cambiamento<br />

così minimo. Nulla in confronto all'immensa potenza della runa dell'alleanza, nulla in confronto al<br />

Marchio <strong>di</strong> Caino.<br />

Ma era il massimo che aveva la forza <strong>di</strong> fare. Esausta, Clary rotolò su un fianco, e proprio in quel<br />

momento Valentine portò in<strong>di</strong>etro il braccio e scagliò nel lago la Spada Mortale.<br />

Mellartach roteò nell'aria: una macchia nera e argentea che penetrò nel lago, nero e argenteo, senza<br />

rumore. Un pennacchio si levò dal punto in cui la Spada era affondata, una fioritura d'acqua color<br />

platino. Il pennacchio salì sempre più in alto, come un geyser d'argento fuso, come uno scroscio <strong>di</strong><br />

pioggia a rovescio. Ci fu un gran fragore, un suono <strong>di</strong> ghiaccio spezzato, <strong>di</strong> un ghiacciaio infranto.<br />

Poi il lago sembrò deflagrare e l'acqua argentea esplose verso il cielo come una gran<strong>di</strong>nata al<br />

contrario.<br />

E con la gran<strong>di</strong>ne l'Angelo sorse dalle acque del lago. Clary non sapeva che cosa aspettarsi:<br />

qualcosa <strong>di</strong> simile a Ithuriel, forse, ma Ithuriel era stato consumato da anni <strong>di</strong> prigionia e tormenti.<br />

Questo era un Angelo nel pieno della sua gloria. Quando sorse dalle acque, i suoi occhi iniziarono<br />

ad ardere. E fu come guardare nel sole.<br />

Le mani <strong>di</strong> Valentine erano cadute lungo i fianchi. Guardava l'Angelo con espressione rapita, come<br />

un uomo che veda il suo sogno più grande <strong>di</strong>ventare realtà. — Raziel — sussurrò.<br />

L'Angelo continuò a salire, come se il lago sprofondasse sotto i suoi pie<strong>di</strong>, rivelando una gran<strong>di</strong>osa<br />

colonna <strong>di</strong> marmo al centro. Prima emerse dalle acque la testa, con i capelli grondanti, come catene<br />

d'argento e d'oro. Poi emersero le spalle, bianche come la pietra, e il torso nudo. E Clary vide che<br />

l'Angelo aveva il corpo coperto <strong>di</strong> rune, proprio come i Nephilim, ma le sue erano dorate e vive, si<br />

muovevano sulla sua pelle can<strong>di</strong>da come scintille che schizzano dalle fiamme <strong>di</strong> un fuoco. In<br />

qualche modo, l'Angelo appariva al contempo enorme e non più grande <strong>di</strong> un uomo: gli occhi <strong>di</strong><br />

Clary dolevano nel tentativo <strong>di</strong> contemplarlo nella sua interezza e tuttavia non potevano vedere che<br />

lui. Levandosi dalle acque, le ali dell'Angelo s'aprirono sulla schiena e si <strong>di</strong>stesero ampie sopra il<br />

lago: anch'esse d'oro e piumate, con un occhio vigile e dorato incastonato in ogni piuma.


Era meraviglioso e terrificante. Clary avrebbe voluto <strong>di</strong>stogliere lo sguardo, ma non lo fece. Voleva<br />

vedere tutto. Voleva vedere anche per Jace, perché lui non poteva.<br />

È come in tutte le raffigurazioni, pensò Clary. L'Angelo che sorgeva dalle acque del lago, la Spada<br />

in una mano e la Coppa nell'altra, entrambe grondanti d'acqua. Ma Raziel era perfettamente<br />

asciutto, le ali nemmeno inumi<strong>di</strong>te. I suoi pie<strong>di</strong>, can<strong>di</strong><strong>di</strong> e nu<strong>di</strong>, posavano sulla superficie del lago<br />

creando sulle acque piccole increspature. Il suo volto, bellissimo e non umano, si rivolse verso<br />

Valentine.<br />

Poi, l'Angelo parlò.<br />

La sua voce fu come un pianto e un grido e una musica nello stesso tempo. Non conteneva parole,<br />

tuttavia era perfettamente comprensibile. La forza del suo fiato rischiò <strong>di</strong> rovesciare Valentine, che<br />

affondò i tacchi degli stivali nella sabbia e chinò la testa, come se stesse camminando contro un<br />

vento fortissimo. Clary sentì il fiato dell'Angelo passare su <strong>di</strong> lei: un vento incandescente come<br />

l'aria <strong>di</strong> una fornace, profumato <strong>di</strong> spezie misteriose e sconosciute.<br />

Sono passati mille anni da quando fui chiamato in questo luogo, <strong>di</strong>sse Raziel. Fu Jonathan<br />

Shadowhunter a evocare la mia presenza, allora. Mi pregò <strong>di</strong> mescolare il mio sangue con il<br />

sangue dei mortali in una Coppa per creare una razza <strong>di</strong> guerrieri che avrebbero liberato questa<br />

terra dai demoni. Feci ciò che mi chiese e gli <strong>di</strong>ssi che non avrei fatto <strong>di</strong> più. Perché dunque mi hai<br />

chiamato, Nephilim!<br />

La voce <strong>di</strong> Valentine era intensa. — Mille anni sono passati, o Glorioso, ma i demoni sono ancora<br />

qui.<br />

E questo che cosa può valere per me! Mille anni per un angelo passano in un battito <strong>di</strong> ciglio.<br />

— I Nephilim che tu hai creato erano una razza potente <strong>di</strong> uomini. Per molti anni hanno combattuto<br />

valorosamente per liberare questa terra dalla macchia dei demoni. Ma hanno fallito, a causa della<br />

debolezza e della corruzione che si sono <strong>di</strong>ffuse nei loro ranghi. Io intendo riportarli alla loro gloria<br />

primigenia.<br />

Gloria! L'Angelo sembrò vagamente incuriosito, come se la parola risuonasse strana al suo<br />

orecchio. La gloria appartiene a Dio soltanto.<br />

Valentine non vacillò. — Il Conclave, così come lo crearono i primi Nephilim, non esiste più. Essi<br />

si sono alleati con i Nascosti, non umani macchiati dai demoni, che infestano questo mondo come le<br />

pulci sulla carogna <strong>di</strong> un ratto. È mia intenzione purificare questo mondo, <strong>di</strong>struggere tutti i<br />

Nascosti insieme a tutti i demoni.<br />

I demoni non possiedono anima. Ma le creature <strong>di</strong> cui tu parli, i Figli della Luna, della Notte, <strong>di</strong><br />

Lilith, e il Popolo Fatato, sono tutti dotati <strong>di</strong> anima. A quanto pare le tue regole su cosa costituisca<br />

o non costituisca un essere umano sono più severe delle nostre. Clary avrebbe giurato che la voce<br />

dell'Angelo avesse assunto un tono più secco. Inten<strong>di</strong> sfidare il cielo come la Stella del Mattino <strong>di</strong><br />

cui porti il nome, Shadowhunter!<br />

— Non sfidare il cielo. No, mio signore Raziel. Bensì allearmi con il cielo.<br />

In una guerra che hai voluto tu! Noi siamo il cielo, Shadowhunter. Noi non combattiamo nelle<br />

vostre battaglie mondane.<br />

Quando Valentine tornò a parlare, sembrava quasi ferito. — Mio signore, Raziel. Di certo non<br />

avresti permesso un rituale con il quale potevi essere evocato se non fosse stata<br />

tua intenzione essere evocato. Noi Nephilim siamo tuoi figli. Abbiamo bisogno della tua guida.<br />

Guida! Ora l'Angelo sembrava <strong>di</strong>vertito. Non mi pare che tu mi abbia chiamato per questo.<br />

Piuttosto, è per la tua fama personale.<br />

— Fama? — ripetè Valentine con voce roca. — Io ho dato tutto per questa causa. Mia moglie. I<br />

miei figli. Non ho risparmiato nemmeno i miei figli. Ho dato tutto ciò che ho per questo... Tutto.


L'Angelo rimase fermo sull'acqua, osservando Valentine con quei suoi strani occhi non umani. Le<br />

sue ali si muovevano lente e pigre, come il passaggio delle nuvole nel cielo. Alla fine <strong>di</strong>sse: Dio<br />

chiese ad Abramo <strong>di</strong> sacrificare suo figlio su un altare molto simile a questo, per vedere chi<br />

Abramo amasse <strong>di</strong> più, se Isacco o Dio stesso. Ma nessuno ti ha mai chiesto <strong>di</strong> sacrificare tuo<br />

figlio, Valentine.<br />

Valentine abbassò lo sguardo sull'altare ai suoi pie<strong>di</strong>, macchiato del sangue <strong>di</strong> Jace, e poi tornò a<br />

guardare l'Angelo. — Se dovrò, io ti costringerò a farlo — <strong>di</strong>sse. — Ma preferirei avere la tua<br />

collaborazione spontanea.<br />

Quando Jonathan Shadowhunter mi chiamò, <strong>di</strong>sse l'Angelo, io gli <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il mio aiuto, perché vedevo<br />

che il suo sogno <strong>di</strong> un mondo libero dai demoni era sincero. Egli immaginava un para<strong>di</strong>so su<br />

questa terra. Ma tu sogni soltanto la tua gloria e non ami il cielo. Mio fratello Ithuriel ne è la<br />

conferma.<br />

Valentine sbiancò. — Ma...<br />

Credevi che non lo sapessi! L'Angelo sorrise. Fu il sorriso più terribile che Clary avesse mai<br />

visto. È vero che il signore del cerchio che tu hai <strong>di</strong>segnato può impormi un'unica azione. Ma non<br />

sei tu, il signore <strong>di</strong> quel cerchio.<br />

Valentine sgranò gli occhi. — Mio signore, Raziel... non c'è nessun altro...<br />

Sì, invece, replicò l'Angelo. C'è tua figlia.<br />

Valentine si girò <strong>di</strong> scatto. Clary, mezza svenuta sulla sabbia, con un tormento delirante ai polsi e<br />

alle braccia, ricambiò con sfida il suo sguardo. Per un momento i loro occhi si incrociarono... e<br />

Valentine la guardò. La guardò per davvero, e Clary si rese conto che, per la prima volta, suo padre<br />

la guardava in faccia e la vedeva. La prima e unica volta.<br />

— Clarissa — le <strong>di</strong>sse. — Che cosa hai fatto?<br />

Clary allungò la mano e con un <strong>di</strong>to tracciò dei segni sulla sabbia. Non <strong>di</strong>segnò rune, ma parole:<br />

quelle che lui stesso aveva pronunciato quando aveva visto ciò che sua figlia era in grado <strong>di</strong> fare,<br />

quando aveva <strong>di</strong>segnato la runa che aveva <strong>di</strong>strutto la sua nave.<br />

Mene mene tekel upharsin.<br />

Valentine sgranò gli occhi, proprio come Jace aveva sgranato i suoi prima <strong>di</strong> morire. Era <strong>di</strong>ventato<br />

bianco come un cencio. Si girò lentamente verso l'Angelo, sollevando le mani in un gesto <strong>di</strong><br />

supplica. — Mio signore, Raziel...<br />

L'Angelo aprì la bocca e sputò. O almeno così parve a Clary. Le sembrò <strong>di</strong> vederlo sputare e dalla<br />

bocca dell'Angelo vide uscire un fulmine <strong>di</strong> fuoco bianco, come una freccia ardente, che volò dritta<br />

e sicura sopra le acque del lago e andò a conficcarsi nel petto <strong>di</strong> Valentine. Ma forse "conficcarsi"<br />

non era la parola giusta: gli squarciò il petto, come un sasso scagliato contro un foglio <strong>di</strong> carta<br />

velina, e lasciò un foro fumante grande come un pugno. Per un attimo Clary, guardando in su, potè<br />

vedere attraverso il petto <strong>di</strong> suo padre il lago e la luce infuocata dell'Angelo.<br />

Il momento passò. Come un albero abbattuto, Valentine si schiantò a terra e lì rimase, immobile, la<br />

bocca aperta in un grido muto, gli occhi ciechi spalancati per sempre in un'espressione <strong>di</strong> incredulo<br />

tra<strong>di</strong>mento.<br />

Questa è la giustizia del cielo. Confido che tu non sia sgomenta.<br />

Clary alzò gli occhi. L'Angelo si librò sopra <strong>di</strong> lei come una torre <strong>di</strong> fiamme bianche, oscurando il<br />

cielo. La sua voce era uno scontro <strong>di</strong> montagne.<br />

Tu puoi obbligarmi a compiere un'azione, Clarissa Morgenstern. Che cosa vuoi da me?<br />

Clary aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.


Ah, sì, <strong>di</strong>sse l'Angelo, e ora c'era gentilezza nella sua voce. La runa. I molti occhi delle sue ali<br />

batterono le palpebre. Qualcosa sfiorò Clary: qualcosa <strong>di</strong> morbido, più delicato della seta o <strong>di</strong><br />

qualsiasi altro tessuto, più dolce <strong>di</strong> un sussurro o del tocco <strong>di</strong> una piuma. Era come Clary<br />

immaginava che fossero le nuvole, se le nuvole avessero avuto la trama <strong>di</strong> un tessuto. Un lieve<br />

profumo arrivò con il tocco, gradevole, inebriante e dolce.<br />

Il dolore svanì dai suoi polsi. Non più legate insieme, le mani le ricaddero lungo i fianchi. Sparì<br />

anche il pizzicore <strong>di</strong>etro la nuca, come pure la pesantezza delle gambe. Clary si mise in ginocchio.<br />

Più <strong>di</strong> qualsiasi altra cosa, voleva strisciare sulla sabbia insanguinata verso il corpo <strong>di</strong> Jace,<br />

trascinarsi fino a lui e sdraiarsi al suo fianco e stringerlo in un abbraccio, anche se Jace non c'era<br />

più. Ma la voce dell'Angelo la avvinceva, e Clary rimase dov'era, fissando la sua luce brillante e<br />

dorata.<br />

La battaglia nella pianura <strong>di</strong> Brocelind sta volgendo al termine. Il potere <strong>di</strong> Morgenstern sopra i<br />

suoi demoni è svanito con la sua morte. Molti demoni già stanno fuggendo e gli altri verranno<br />

presto <strong>di</strong>strutti. In questo stesso momento alcuni Nephilim stanno cavalcando verso le rive <strong>di</strong><br />

questo lago. Se hai una richiesta, Shadowhunter, esprimila adesso. L'Angelo tacque. E ricorda che<br />

non sono un genio. Scegli con saggezza il tuo desiderio.<br />

Clary esitò un momento, un lunghissimo momento. Avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, pensò<br />

frastornata, qualsiasi cosa: la fine <strong>di</strong> ogni sofferenza, o della fame nel mondo, o delle malattie,<br />

oppure la pace sulla terra. Forse, però, quelle cose non potevano essere concesse da un angelo,<br />

altrimenti sarebbero già state concesse. Forse erano gli uomini che dovevano trovarle, da soli.<br />

C'era solo una cosa che Clary avrebbe potuto chiedere, alla fine: un'unica scelta vera.<br />

Sollevò gli occhi verso l'Angelo.<br />

— Jace — <strong>di</strong>sse.<br />

L'espressione dell'Angelo non mutò. Clary non potè capire se la sua richiesta fosse buona o cattiva,<br />

agli occhi dell'Angelo, o se, pensò con un improvviso moto <strong>di</strong> panico, lui volesse esau<strong>di</strong>rla.<br />

Chiu<strong>di</strong> gli occhi, Clarissa Morgenstern, le <strong>di</strong>sse l'Angelo.<br />

Clary ubbidì. Non si <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> no a un Angelo, in<strong>di</strong>pendentemente da quello che aveva in mente <strong>di</strong><br />

fare. Col cuore che batteva, Clary rimase a librarsi nel buio <strong>di</strong>etro le palpebre chiuse, cercando<br />

risolutamente <strong>di</strong> non pensare a Jace.<br />

Ma il suo volto le apparve ugualmente, contro lo schermo vuoto delle palpebre: non le sorrideva,<br />

ma guardava <strong>di</strong> lato, e Clary vedeva la cicatrice sulla tempia, la piega irregolare all'angolo della<br />

bocca, la linea d'argento sulla gola, dove Simon l'aveva morso: tutti i segni e le imperfezioni che<br />

<strong>di</strong>stinguevano la persona che Clary amava <strong>di</strong> più al mondo. face. Una luce brillante illuminò <strong>di</strong><br />

scarlatto il suo campo visivo e Clary cadde riversa sulla sabbia. Stava per svenire? Stava per<br />

morire? Ma lei non voleva morire, non adesso che aveva visto il volto <strong>di</strong> Jace così nitido davanti ai<br />

suoi occhi. Le sembrò quasi <strong>di</strong> sentirne la voce che pronunciava il suo nome, come l'aveva<br />

sussurrato a Renwick, tante e tante volte. Clary. Clary. Clary.<br />

— Clary — ripetè Jace. — Apri gli occhi.<br />

Clary li aprì.<br />

Era <strong>di</strong>stesa sulla sabbia, nei suoi vestiti strappati, bagnati e insanguinati. Come prima. Ma,<br />

<strong>di</strong>versamente da prima, l'Angelo era sparito, e con lui la bianca luce accecante che aveva illuminato<br />

a giorno la notte. Clary ora vedeva il cielo notturno, le bianche stelle che come frammenti <strong>di</strong><br />

specchio brillavano nel nero. E, chino su <strong>di</strong> lei, la luce dei suoi occhi più brillante <strong>di</strong> qualsiasi altra<br />

stella, c'era Jace.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> Clary si abbeverarono alla sua vista, alla vista <strong>di</strong> ogni parte <strong>di</strong> lui: i capelli arruffati, la<br />

faccia sporca e insanguinata, gli occhi luminosi <strong>di</strong>etro gli strati <strong>di</strong> sporcizia; e le ferite visibili


attraverso gli strappi nelle maniche, lo strappo aperto e zuppo <strong>di</strong> sangue della camicia, dal quale<br />

traspariva la pelle nuda. Ma non c'era alcun segno, alcuna ferita, a mostrare dov'era penetrata la<br />

Spada. Clary vide le vene pulsare nella sua gola e per poco non gli buttò le braccia al collo, perché<br />

questo significava che il suo cuore batteva ancora e che...<br />

— Sei vivo — sussurrò Clary. — Vivo per davvero.<br />

Con lenta meraviglia, Jace le sfiorò il volto. — Ero nel<br />

buio — le <strong>di</strong>sse a bassa voce. — Non c'erano che ombre, io stesso ero un'ombra, e sapevo che ero<br />

morto e tutto era finito, tutto quanto. Poi ho sentito la tua voce. Ti ho sentito pronunciare il mio<br />

nome, ed è stato questo a riportarmi in<strong>di</strong>etro.<br />

— Non sono stata io. — Clary aveva la gola stretta. - È stato l'Angelo a riportarti in<strong>di</strong>etro.<br />

— Perché tu glielo hai chiesto. — In silenzio, Jace percorse il profilo <strong>di</strong> Clary con le <strong>di</strong>ta, come per<br />

accertarsi che fosse vera. — Potevi avere qualunque altra cosa al mondo, ma hai voluto me.<br />

Lei gli sorrise. Sporco com'era, coperto <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> terra, Jace era la cosa più bella che avesse<br />

mai visto. — Ma io non voglio nient'altro al mondo.<br />

A queste parole, la luce negli occhi <strong>di</strong> Jace, già brillante, arse così intensamente che Clary quasi non<br />

riuscì a reggere il suo sguardo.<br />

Ripensò all'Angelo che ardeva come mille torce e pensò che Jace aveva in sé un po' <strong>di</strong> quello stesso<br />

sangue incandescente, <strong>di</strong> quel fuoco che ora brillava attraverso i suoi occhi come una luce dalla<br />

fessura <strong>di</strong> una porta.<br />

"Io ti amo" avrebbe voluto <strong>di</strong>rgli. E anche: "Lo rifarei <strong>di</strong> nuovo. Chiederei sempre <strong>di</strong> avere te". Ma<br />

non furono queste le parole che <strong>di</strong>sse.<br />

— Tu non sei mio fratello — gli <strong>di</strong>sse invece, quasi senza fiato, come se, essendosi resa conto <strong>di</strong><br />

non averglielo ancora detto, ora non riuscisse a <strong>di</strong>rglielo abbastanza in fretta. — Tu lo sai, vero?<br />

Lievemente, <strong>di</strong>etro lo sporco e il sangue, Jace sorrise. — Sì — le <strong>di</strong>sse. — Lo so.


epilogo<br />

NEL CIELO, TRA LE STELLE<br />

Ti amavo, perciò ho sospinto queste fiumane d'uomini<br />

tra le mie mani e ho scritto la mia volontà nel cielo, tra le stelle.<br />

(T.E. LAWRENCE)


Il fumo saliva in una lenta spirale, tracciando delicati fili neri nell'aria limpida. Jace, solo, sulla<br />

collina che si affacciava al cimitero, sedeva coi gomiti sulle ginocchia e guardava le volute levarsi<br />

verso il cielo. Non mancò <strong>di</strong> cogliere l'ironia della cosa: quelli, dopotutto, erano i resti <strong>di</strong> suo padre.<br />

Dal punto in cui era seduto vedeva il catafalco, oscurato dalla cortina fumosa e dalle fiamme, e il<br />

piccolo gruppo che assisteva alla cerimonia. Riconobbe i capelli rossi <strong>di</strong> Jocelyn, e Luke, accanto a<br />

lei, che le teneva una mano sulla schiena. Jocelyn aveva la testa girata <strong>di</strong> lato, per non vedere la pira<br />

che ardeva.<br />

Jace avrebbe potuto far parte del gruppo, se avesse voluto. Aveva passato gli ultimi due giorni in<br />

ospedale e l'avevano <strong>di</strong>messo solo quella mattina, per permettergli <strong>di</strong> partecipare al funerale <strong>di</strong><br />

Valentine. Si era incamminato verso la pira, una catasta <strong>di</strong> legna privata della corteccia, bianca<br />

come ossa, ma, arrivato a metà strada, si era accorto <strong>di</strong> non poter proseguire oltre. Si era girato e si<br />

era incamminato su per la collina, lontano dalla processione funebre. Luke lo aveva chiamato, ma<br />

Jace non si era non meno voltato.<br />

Era rimasto seduto a guardare la gente che si raccoglieva intorno al catafalco, aveva visto Patrick<br />

Penhallow negli abiti bianchi del lutto dare fuoco alla legna. Era la seconda volta, quella settimana,<br />

che Jace vedeva bruciare un corpo, ma quello <strong>di</strong> Max era piccolo da spezzare il cuore, mentre<br />

Valentine era un uomo massiccio, anche ora che era <strong>di</strong>steso sulla schiena, con le braccia incrociate<br />

sul petto e una spada angelica stretta nel pugno. Aveva gli occhi bendati da una fascia <strong>di</strong> seta bianca,<br />

come da tra<strong>di</strong>zione. L'avevano trattato bene, pensò Jace, nonostante tutto.<br />

Sebastian non era stato sepolto. Una squadra <strong>di</strong> Shadowhunters era tornata nella valle, ma non<br />

avevano trovato il corpo: portato via dalla corrente del fiume, avevano detto a Jace, anche se lui<br />

aveva i suoi dubbi.<br />

Aveva cercato Clary tra le persone intorno al catafalco, ma non c'era. Erano passati quasi due giorni<br />

dall'ultima volta che l'aveva vista, al lago Lyn, e ne sentiva la mancanza con un senso <strong>di</strong> vuoto quasi<br />

fisico. Non era stata colpa <strong>di</strong> Clary, se non si erano più visti. La notte della battaglia si era<br />

preoccupata per lui, perché temeva che fosse troppo debole per sopportare il trasporto dal lago ad<br />

Alicante attraverso il Portale, e alla fine aveva avuto ragione. Quando i primi Shadowhunters li<br />

avevano raggiunti, Jace stava scivolando in uno stato <strong>di</strong> stor<strong>di</strong>mento e incoscienza. Si era risvegliato<br />

il giorno dopo nell'ospedale della città. Accanto a lui c'era Magnus Bane, che lo osservava dall'alto<br />

con una strana espressione: poteva essere <strong>di</strong> grande preoccupazione o <strong>di</strong> pura curiosità. Era <strong>di</strong>fficile<br />

capire, con Magnus. Lo stregone gli aveva spiegato che l'Angelo l'aveva guarito nel corpo, ma il suo<br />

spirito e la sua mente erano così sfiniti che solo un lungo riposo li avrebbe potuti sanare. In ogni<br />

caso, ora Jace si sentiva meglio. Giusto in tempo per il funerale.<br />

Si era alzato il vento, che soffiava il fumo della pira lontano da lui. Sullo sfondo, si vedevano le<br />

torri luccicanti <strong>di</strong> Alicante, tornate alla gloria primigenia. Jace non sapeva bene che cosa sperava <strong>di</strong><br />

ottenere, restando lì seduto a guardare il corpo <strong>di</strong> suo padre che bruciava, né sapeva che cosa<br />

avrebbe detto, se fosse stato laggiù, con coloro che pronunciavano le ultime parole <strong>di</strong> saluto per<br />

Valentine. «Tu non sei mai stato veramente mio padre» avrebbe potuto <strong>di</strong>re. Oppure: «Tu sei stato<br />

l'unico padre che io abbia mai avuto». Entrambe le affermazioni erano ugualmente vere, per quanto<br />

contrad<strong>di</strong>ttorie.<br />

Quando aveva riaperto gli occhi, al lago, sapendo in qualche modo <strong>di</strong> essere stato morto e <strong>di</strong> non<br />

esserlo più, l'unico suo pensiero era stato per Clary, riversa a poca <strong>di</strong>stanza da lui sulla sabbia<br />

insanguinata, con gli occhi chiusi. Si era precipitato da lei, in preda al panico, pensando che potesse<br />

essere ferita, forse persino morta... E quando Clary aveva riaperto gli occhi, l'unico suo pensiero era<br />

stato che era viva. Solo dopo che erano arrivati gli altri, che l'avevano aiutato a rialzarsi, che<br />

avevano commentato la scena con stupore, Jace aveva visto il corpo <strong>di</strong> Valentine accartocciato<br />

vicino alla riva del lago, ed era stato come un pugno nello stomaco. Sapeva che era morto, e lui<br />

stesso l'avrebbe ucciso, eppure la vista del suo cadavere era stata dolorosa. Clary aveva guardato


Jace con la tristezza negli occhi, e lui aveva capito che sebbene o<strong>di</strong>asse Valentine e non avesse<br />

alcuna ragione per non o<strong>di</strong>arlo, capiva il senso <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Jace.<br />

Jace socchiuse gli occhi e un'ondata <strong>di</strong> immagini gli invase l'interno delle palpebre: Valentine che lo<br />

sollevava dall'erba e lo stringeva in un grande abbraccio, Valentine che lo teneva fermo sulla prua <strong>di</strong><br />

una barca in mezzo a un lago, mostrandogli come restare in equilibrio, insieme ad altre, più cupe<br />

memorie: la mano <strong>di</strong> Valentine che lo colpiva sulla faccia, un falco morto, l'angelo in catene nella<br />

cantina dei Wayland.<br />

— Jace.<br />

Alzò lo sguardo. C'era Luke accanto a lui, in pie<strong>di</strong>, una sagoma nera che si stagliava contro il sole.<br />

Indossava i suoi soliti jeans e la camicia <strong>di</strong> flanella: nessuna concessione al bianco del lutto. — È<br />

finita — gli <strong>di</strong>sse Luke. — La cerimonia. È stata breve.<br />

— Già. — Jace affondò le <strong>di</strong>ta nel terreno, accogliendo con piacere il contatto doloroso con la terra.<br />

— Qualcuno ha detto qualcosa?<br />

— Le solite parole. — Luke si sedette accanto a lui con una lieve smorfia <strong>di</strong> dolore. Jace non gli<br />

aveva chiesto niente della battaglia: non voleva sapere. Sapeva che era finita molto più rapidamente<br />

<strong>di</strong> quanto ci si aspettasse: dopo la morte <strong>di</strong> Valentine, i demoni erano fuggiti nella notte come una<br />

densa foschia <strong>di</strong>ssolta dal calore del sole. Ma questo non significava che non ci fossero state<br />

vittime. Valentine non era stato l'unico ad essere sepolto ad Alicante, in quei due giorni.<br />

— E Clary non ha... voglio <strong>di</strong>re, non è...<br />

— ... venuta al funerale? No, non ha voluto. — Jace sentì lo sguardo sghembo <strong>di</strong> Luke su <strong>di</strong> sé. —<br />

Tu non l'hai più vista, dal...<br />

— No, dal lago non l'ho più vista — <strong>di</strong>sse Jace. — Mi hanno fatto uscire adesso dall'ospedale,<br />

perché dovevo venire qui.<br />

— Non era una cosa che dovevi fare — commentò Luke.<br />

— Volevo farlo — ammise Jace. — Non so come potrei essere giu<strong>di</strong>cato.<br />

— I funerali sono per i vivi, Jace, non per i morti. Valentine era tuo padre, più che il padre <strong>di</strong> Clary,<br />

anche se non avevi il suo stesso sangue. Sei tu quello che deve prendere commiato da lui. Sei tu<br />

quello che ne sentirà la mancanza.<br />

— Non credevo <strong>di</strong> potermi permettere <strong>di</strong> sentire la sua mancanza.<br />

— Tu non ha mai conosciuto Stephen Herondale — gli fece notare Luke. — E quando arrivasti da<br />

Robert Lightwood eri già quasi un ragazzo. Valentine è stato tuo padre per tutta la tua<br />

infanzia. Dovresti sentire la sua mancanza.<br />

— Continuo a pensare a Hodge — <strong>di</strong>sse Jace. — Su alla Guar<strong>di</strong>a. Continuavo a chiedergli perché<br />

non mi aveva mai detto chi ero (allora credevo <strong>di</strong> essere in parte demone) e lui continuava a ripetere<br />

che era perché non lo sapeva. Pensavo che mentisse, ma ora so che non era così. Era una delle<br />

pochissime persone che sapevano la faccenda <strong>di</strong> un neonato Herondale sopravvissuto. Quando mi<br />

presentai all'Istituto, Hodge non aveva idea <strong>di</strong> quale dei due figli <strong>di</strong> Valentine io fossi, se quello vero<br />

o quello adottivo. Avrei potuto essere entrambi. Il demone o l'angelo. E penso che non l'abbia mai<br />

saputo, almeno finché non ha visto Jonathan alla Guar<strong>di</strong>a. Per questo, Hodge ha cercato comunque<br />

<strong>di</strong> fare del suo meglio con me, in tutti quegli anni, fino al ritorno <strong>di</strong> Valentine. Ci vuole qualcosa <strong>di</strong><br />

simile alla fede, per questo, non ti pare?<br />

— Sì — <strong>di</strong>sse Luke. — Lo penso anch'io.<br />

— Secondo Hodge, l'educazione poteva fare la <strong>di</strong>fferenza, a prescindere dal sangue. Io continuo a<br />

pensare questo: se fossi rimasto con Valentine, se lui non mi avesse mandato dai Lightwood, sarei<br />

<strong>di</strong>ventato come Jonathan? È così che sarei adesso?


— È importante? — chiese Luke. — Tu sei ciò che sei ora. E se vuoi saperlo, io credo che Valentine<br />

ti abbia mandato dai Lightwood perché pensava che fosse l'opportunità migliore per te. Forse aveva<br />

anche altri motivi, ma non <strong>di</strong>menticare che ti ha mandato da una famiglia che poi ti ha amato e<br />

cresciuto con amore. Potrebbe essere una delle poche cose buone che Valentine ha fatto per<br />

qualcuno.<br />

— Gli <strong>di</strong>ede una pacca sulle spalle, un gesto così paterno che quasi fece sorridere Jace. — Non me<br />

ne <strong>di</strong>menticherei, se fossi in te.<br />

Clary, in pie<strong>di</strong> davanti alla finestra <strong>di</strong> Isabelle, guardava il fumo chiazzare il cielo sopra Alicante,<br />

come <strong>di</strong>tate su un <strong>vetro</strong> pulito. Quel giorno bruciavano il corpo <strong>di</strong> Valentine, lo sapeva: bruciavano<br />

suo padre, nella necropoli appena fuori le porte della città.<br />

— Sai della festa <strong>di</strong> stasera, vero? — Clary si girò e vide Isabelle, alle sue spalle, che teneva in<br />

mano due vestiti, uno blu e uno grigio acciaio, appoggiandoseli al corpo.<br />

— Quale mi metto?<br />

Per Isabelle, pensò Clary, i vestiti sarebbero sempre stati una buona terapia. — Quello blu.<br />

Isabelle appoggiò i vestiti al letto. — E tu, cosa ti metti? Ci vai, vero?<br />

Clary pensò al vestito argentato, lieve come una garza, in fondo al baule <strong>di</strong> Amatis. Ma lei non<br />

glielo avrebbe mai lasciato indossare.<br />

— Non so — rispose. — Probabilmente i jeans e il cappotto verde.<br />

— Che noia — esclamò Isabelle. Lanciò un'occhiata ad Aline, che leggeva seduta su una se<strong>di</strong>a<br />

vicino al letto. — Non è una noia?<br />

— Io credo che dovresti lasciarle mettere quello che le va. — Aline non alzò nemmeno gli occhi dal<br />

libro. — E poi, non è che si debba fare bella per qualcuno.<br />

— Si deve fare bella per Jace! — esclamò Isabelle, come se fosse ovvio. — Certo che deve!<br />

Aline alzò gli occhi battendo le palpebre, confusa, poi sorrise. — Oh, giusto! Me ne <strong>di</strong>mentico<br />

sempre. Dev'essere strano, vero, sapere che non è tuo fratello?<br />

— No — <strong>di</strong>sse Clary con fermezza. — Era strano pensare che fosse mio fratello. Così... sembra più<br />

giusto. — Tornò a guardare verso la finestra. — Comunque non l'ho ancora rivisto, da quando<br />

siamo tornati ad Alicante.<br />

— Che strano — commentò Aline.<br />

— Non è strano — spiegò Isabelle, lanciandole un'occhiata significativa, che Aline non sembrò<br />

cogliere. — È stato in ospedale. L'hanno <strong>di</strong>messo solo oggi.<br />

— E non è venuto subito da te? — Aline chiese a Clary.<br />

— Non poteva — rispose Clary. — Aveva il funerale <strong>di</strong> Valentine. Non poteva mancare.<br />

— Forse — <strong>di</strong>sse Aline allegramente. — O forse non è più così interessato a te. Voglio <strong>di</strong>re, ora che<br />

non è proibito. Certe persone vogliono solo quello che non possono avere.<br />

— Non Jace — ribatté Isabelle rapidamente. — Lui non è così.<br />

Aline si alzò lasciando il libro sul letto. — Devo andare a vestirmi. Ci ve<strong>di</strong>amo stasera? — E con<br />

queste parole uscì dalla stanza canticchiando tra sé.<br />

Isabelle, seguendola con lo sguardo, scosse la testa. — Secondo te, fa così perché non le sei<br />

simpatica? — chiese<br />

a Clary. — O perché è gelosa? Sembrava molto interessata a Jace.


Clary accennò sorrisetto <strong>di</strong>vertito. — No, Jace non le interessa. Credo che sia una <strong>di</strong> quelle persone<br />

che <strong>di</strong>cono tutto quello che pensano nel momento stesso in cui lo pensano. E chissà, magari ha<br />

ragione.<br />

Isabelle si sfilò il fermaglio dai capelli, lasciandoli ricadere sulle spalle. Si avvicinò a Clary, alla<br />

finestra. Il cielo era limpido, adesso, <strong>di</strong>etro le torri antidemoni: il fumo si era <strong>di</strong>ssolto. — E tu?<br />

Cre<strong>di</strong> che abbia ragione lei?<br />

— Non lo so. Devo chiedere a Jace. Immagino che lo vedrò stasera alla festa. La Celebrazione della<br />

Vittoria, o come si chiama. — Guardò Isabelle. — Tu sai come sarà?<br />

— Ci sarà una parata — spiegò Isabelle. — Probabilmente anche i fuochi d'artificio. Musica, balli,<br />

giochi, cose del genere. Come una grande festa in piazza a New York. — Guardò fuori dalla<br />

finestra, con occhi pieni <strong>di</strong> nostalgia. — A Max sarebbe tanto piaciuta...<br />

Clary le carezzò i capelli, come li avrebbe accarezzati a sua sorella, se ne avesse avuta una. — Lo<br />

so.<br />

Jace dovette bussare due volte alla porta della vecchia casa sul canale, prima <strong>di</strong> sentire dei passi<br />

rapi<strong>di</strong> che andavano ad aprire. Il cuore gli balzò nel petto, ma si acquietò subito quando la porta si<br />

aprì e apparve sulla soglia Amatis Herondale, con aria sorpresa. A quanto pareva, si stava<br />

preparando per la festa: indossava un lungo vestito color tortora e orecchini chiari che facevano<br />

risaltare i fili grigi dei suoi capelli sale e pepe. — Sì?<br />

— Clary... — iniziò Jace, incerto su cosa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> preciso. Dov'era finita tutta la sua eloquenza?<br />

L'aveva sempre avuta, anche quando aveva perso tutto il resto, ma ora si sentiva come se l'avessero<br />

aperto in due e tutte le battute facili e intelligenti gli fossero scappate fuori, lasciandolo svuotato. —<br />

Mi chiedevo se Clary fosse qui. Speravo <strong>di</strong> poterle parlare.<br />

Amatis scosse la testa. La sorpresa aveva abbandonato la sua espressione e ora lo stava guardando<br />

con intenzione, tanto da renderlo nervoso. — Non è qui. Credo che sia con i Lightwood.<br />

— Ah. — La delusione fu così forte che stupì anche lui.<br />

— Chiedo scusa per il <strong>di</strong>sturbo.<br />

— Nessun <strong>di</strong>sturbo. Anzi, sono contenta che tu sia qui<br />

— ribatté pronta Amatis. — Volevo parlarti <strong>di</strong> una cosa. Entra. Torno subito.<br />

Jace entrò nell'ingresso mentre Amatis spariva in fondo al corridoio. Si chiese che cosa <strong>di</strong>avolo<br />

avesse da <strong>di</strong>scutere con lui. Forse Clary aveva deciso che non voleva aver più nulla a che fare con<br />

lui e aveva scelto Amatis per dargli il suo messaggio.<br />

La donna tornò in un attimo. Non aveva in mano niente che somigliasse a un biglietto, notò Jace<br />

con grande sollievo. Teneva invece tra le mani una scatoletta <strong>di</strong> metallo. Era un oggetto <strong>di</strong> fattura<br />

delicata, cesellato con un motivo <strong>di</strong> uccelli in volo. — Jace — gli <strong>di</strong>sse. — Luke mi ha detto che sei<br />

figlio <strong>di</strong>... che Stephen Herondale era tuo padre. Mi ha raccontato quello che è successo.<br />

Jace annuì, ed era tutto quello che si sentiva <strong>di</strong> poter fare. Le notizie filtravano lentamente e Jace<br />

preferiva così: sperava <strong>di</strong> poter essere <strong>di</strong> nuovo a New York, prima che tutti a Idris scoprissero la<br />

verità e si girassero a guardarlo ovunque andasse.<br />

— Tu sai che io ero sposata con Stephen, prima <strong>di</strong> Céline... tua madre — proseguì Amatis con la<br />

voce tesa, come se le facesse male pronunciare quelle parole. Jace la fissò: voleva parlargli <strong>di</strong> sua<br />

madre? Ce l'aveva con lui perché le aveva riportato a galla brutti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> una donna morta prima<br />

ancora che lui nascesse? — Di tutte le persone che oggi sono ancora tra noi, io sono probabilmente<br />

quella che conosceva meglio tuo padre.<br />

— Sì — <strong>di</strong>sse Jace, desiderando <strong>di</strong> essere altrove. — Sono sicuro che è così.


— So che probabilmente avrai per Stephen dei sentimenti molto contrastanti — proseguì Amatis<br />

sorprendendolo, perché era vero. — Tu non l'hai mai conosciuto, non è stato lui il padre che ti ha<br />

cresciuto. Ma gli assomigli molto. Tranne gli occhi: quelli sono <strong>di</strong> tua madre. E forse sono pazza a<br />

<strong>di</strong>sturbarti per questo. Forse non vuoi sapere nulla <strong>di</strong> Stephen. Ma era comunque tuo padre, e se ti<br />

avesse conosciuto... — Gli spinse la scatola tra le mani, <strong>di</strong> scatto, quasi facendogli fare un salto<br />

in<strong>di</strong>etro. — Queste sono alcune cose sue, che ho conservato negli anni. Lettere che ha scritto,<br />

fotografie, un albero genealogico. La sua pietra <strong>di</strong> stregaluce. Magari adesso non hai domande, ma<br />

un giorno forse ne avrai. E se succederà, se avrai delle domande, avrai con te almeno questo. —<br />

Amatis rimase quasi immobile, mentre gli offriva la scatoletta, come fosse un preziosissimo tesoro.<br />

Jace la prese dalle sue mani senza una parola: era pesante e il metallo era freddo contro la pelle.<br />

— Grazie — le <strong>di</strong>sse. Non riuscì a fare <strong>di</strong> meglio. Esitò, poi aggiunse: — C'è una cosa, una cosa<br />

che mi stavo chiedendo.<br />

— Sì?<br />

— Se Stephen era mio padre, allora l'Inquisitrice Imogen era mia nonna.<br />

— Imogen era... — Amatis cercò le parole — ...era una donna molto <strong>di</strong>fficile. Ma era tua nonna, sì.<br />

— Mi ha salvato la vita — le <strong>di</strong>sse Jace. — Voglio <strong>di</strong>re, per un sacco <strong>di</strong> tempo si è comportata come<br />

se o<strong>di</strong>asse tutto <strong>di</strong> me. Ma poi ha visto questo. — Spostò il colletto della camicia e mostrò ad<br />

Amatis la cicatrice bianca a forma <strong>di</strong> stella che aveva sulla spalla. — Che cosa poteva significare<br />

questa cicatrice, per lei?<br />

Amatis lo fissava gli occhi sgranati. — Tu non ricor<strong>di</strong> come te la sei fatta, quella cicatrice, vero?<br />

Jace scosse la testa. — Valentine mi <strong>di</strong>ceva che era una vecchia ferita, <strong>di</strong> quando ero troppo piccolo<br />

per ricordare. Ma adesso... non credo che sia vero.<br />

— Non è una cicatrice. È una voglia. C'è una vecchia leggenda <strong>di</strong> famiglia, a questo riguardo: uno<br />

dei primi Herondale che <strong>di</strong>ventarono Shadowhunters venne visitato in sogno da un angelo. L'angelo<br />

lo toccò sulla spalla, e quando si svegliò si ritrovò con un segno come il tuo. E tutti i suoi<br />

<strong>di</strong>scendenti hanno lo stesso segno. — Amatis scrollò le spalle. — Non so se questa storia sia vera,<br />

ma tutti gli Herondale hanno questo marchio. Anche tuo padre ce l'aveva. Qui. — Si toccò il braccio<br />

destro, vicino alla spalla. — Dicono che significa che hai avuto un contatto con un angelo. Che in<br />

qualche modo sei benedetto. Vedendolo, Imogen avrà capito chi eri veramente.<br />

Jace fissava Amatis, ma non la vedeva: stava rivedendo quella notte sulla nave, il ponte nero e<br />

umido, e l'Inquisi-trice che spirava ai suoi pie<strong>di</strong>. — Mi ha detto qualcosa — ricordò. — Mentre<br />

moriva. Mi ha detto: Tuo padre sarebbe fiero <strong>di</strong> te. Credevo che lo facesse per crudeltà. Credevo<br />

che si riferisse a Valentine.<br />

Amatis scosse la testa. — Era <strong>di</strong> Stephen, che stava parlando — <strong>di</strong>sse piano. — E aveva ragione.<br />

Sarebbe stato fiero <strong>di</strong> te.<br />

Clary spinse la porta d'ingresso <strong>di</strong> Amatis ed entrò, pensando a quanto quella casa le fosse <strong>di</strong>ventata<br />

familiare. Non doveva più sforzarsi <strong>di</strong> ricordare la strada per arrivare là, né il modo per aprire la<br />

porta quando il pomolo s'inceppava. Persino il luccichio del sole sul canale le era familiare, come<br />

pure la vista <strong>di</strong> Alicante dalla finestra. Riusciva quasi a immaginarsi come avrebbe potuto essere<br />

vivere lì, come avrebbe potuto essere se Idris fosse <strong>di</strong>ventata la sua patria. Si chiese <strong>di</strong> che cosa<br />

avrebbe cominciato subito a sentire la mancanza. Il takeaway cinese? I film? Il negozio <strong>di</strong> fumetti?<br />

Stava per salire le scale, quando sentì la voce <strong>di</strong> sua madre dal salotto: era tagliente e un po' agitata.<br />

Che motivo poteva avere, Jocelyn, per essere così inquieta? Ora era tutto a posto, no? Senza<br />

pensarci, Clary si appoggiò alla parete vicina al salotto e si mise a origliare.<br />

— In che senso, rimani? — stava <strong>di</strong>cendo Jocelyn. — Vuoi <strong>di</strong>re che non tornerai più a New York?


— Mi hanno chiesto <strong>di</strong> restare ad Alicante per rappresentare i licantropi nel Consiglio — <strong>di</strong>sse<br />

Luke. — Ho risposto che gli avrei fatto sapere stasera.<br />

— Ma non potrebbe farlo qualcun altro? Uno dei capi-branco <strong>di</strong> Idris?<br />

— Io sono l'unico capobranco a essere stato uno Shadowhunter. È per questo che vogliono me. —<br />

Sospirò. — Sono stato io a dare inizio a tutto questo, Jocelyn. Dovrei restare e portare a termine<br />

l'opera.<br />

Ci fu un breve silenzio. — Se è questo che senti, allora devi restare — <strong>di</strong>sse alla fine Jocelyn, ma la<br />

sua voce sembrava piuttosto incerta.<br />

— Dovrò vendere la libreria, sistemare i miei affari. — La voce <strong>di</strong> Luke era burbera. — Non è che<br />

mi trasferirò <strong>di</strong> punto in bianco.<br />

— Posso occuparmene io, dopo tutto quello che hai fatto. — Jocelyn sembrava non avere<br />

abbastanza energia per mantenere un tono vivace. La sua voce sfumò in un silenzio che si prolungò<br />

a lungo, tanto che Clary pensò <strong>di</strong> fare un colpo <strong>di</strong> tosse ed entrare nel salotto per rivelare la sua<br />

presenza.<br />

Un attimo dopo fu contenta <strong>di</strong> non averlo fatto. — Senti — iniziò a <strong>di</strong>re Luke. — Volevo <strong>di</strong>rtelo da<br />

tanto tempo, ma non l'ho mai fatto. Sapevo che non sarebbe servito a niente, anche <strong>di</strong>cendolo, per<br />

via <strong>di</strong> quello che sono. Tu non hai mai voluto che tutto questo entrasse nella vita <strong>di</strong> Clary. Ma ora<br />

che Clary sa, immagino che non faccia più molta <strong>di</strong>fferenza. E posso anche <strong>di</strong>rtelo. Io ti amo,<br />

Jocelyn. Sono vent'anni che ti amo. — Tacque. Clary si sforzò <strong>di</strong> sentire la risposta <strong>di</strong> sua madre,<br />

ma non ci fu alcuna risposta. Alla fine Luke parlò <strong>di</strong> nuovo, con la voce grave. — Devo tornare al<br />

Consiglio per <strong>di</strong>re che resterò. Non riprenderò più l'argomento. Ma mi sento meglio per avertelo<br />

detto, dopo tutto questo tempo, e mi basta.<br />

Clary si appiattì contro il muro, mentre Luke, a testa bassa, usciva a gran<strong>di</strong> passi dal salotto. Le<br />

passò accanto apparentemente senza vederla e spalancò la porta d'ingresso. Rimase sulla soglia un<br />

momento, accecato dalla luce del sole che si rifletteva sull'acqua del canale. E subito dopo sparì. La<br />

porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo.<br />

Clary rimase dov'era, la schiena contro il muro. Era terribilmente triste per Luke e terribilmente<br />

triste anche per sua madre. Dunque, Jocelyn non amava veramente Luke, e forse non avrebbe mai<br />

potuto amarlo. Era esattamente la stessa situazione <strong>di</strong> Clary e Simon, solo che Clary non vedeva<br />

alcuna possibilità che Luke e sua madre potessero riaggiustare le cose tra loro. Non se Luke<br />

decideva <strong>di</strong> restare a Idris. Le lacrime le punsero gli occhi. Stava per entrare nel salotto, quando<br />

sentì aprirsi la porta della cucina e udì un'altra voce, stanca e un po' rassegnata. Amatis.<br />

— Scusami, ho sentito tutto, involontariamente. Ma sono contenta che Lucian resti qui — <strong>di</strong>sse<br />

Amatis. — Non solo perché sarà vicino a me, ma perché in questo modo avrà una possibilità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>menticare te.<br />

La voce <strong>di</strong> }ocelyn era sulle <strong>di</strong>fensive. — Amatis...<br />

— Jocelyn — continuò Amatis — se tu non lo ami, dovresti lasciarlo perdere.<br />

Jocelyn rimase in silenzio. Clary desiderò <strong>di</strong> poter vedere la sua espressione. Era triste? Arrabbiata?<br />

Rassegnata?<br />

Amatis trasalì. — A meno che... Tu lo ami?<br />

— Amatis, non posso...<br />

— Tu lo ami! Tu lo ami! — Ci fu un suono secco, come se Amatis avesse battuto le mani. — Lo<br />

sapevo che lo amavi! L'ho sempre saputo!<br />

— Non importa. — La voce <strong>di</strong> Jocelyn era stanca. — Non sarebbe corretto nei confronti <strong>di</strong> Luke.


— Non voglio nemmeno sentirlo. — Ci fu un fruscio, un suono <strong>di</strong> protesta <strong>di</strong> Jocelyn. Clary si<br />

chiese se Amatis avesse preso sua madre per le spalle. — Se lo ami, adesso glielo vai a <strong>di</strong>re.<br />

Adesso, subito, prima che arrivi al Consiglio.<br />

— Ma loro vogliono lui come membro del Consiglio! E lui vuole...<br />

— L'unica cosa che Lucian vuole — <strong>di</strong>sse Amatis con fermezza — sei tu. Tu e Clary. È tutto quello<br />

che ha sempre voluto. Ora, vai!<br />

Prima che Clary potesse allontanarsi, Jocelyn si precipitò nel corridoio. Corse alla porta e... vide<br />

Clary, appiattita contro il muro. Si fermò, con la bocca aperta per la sorpresa.<br />

— Clary! — Cercò <strong>di</strong> dare un tono allegro e vivace alla sua voce, ma fallì miseramente. — Non<br />

sapevo che fossi qui.<br />

Clary si staccò dal muro, afferrò il pomolo della porta e la spalancò. La luce brillante del sole invase<br />

l'ingresso. Jocelyn si fermò nella luce feroce, battendo le palpebre, con gli occhi fissi sulla figlia.<br />

— Se non rincorri subito Luke — <strong>di</strong>sse Clary, scandendo bene le parole — io ti uccido con le mie<br />

mani.<br />

Per un momento Jocelyn sembrò attonita. Poi sorrise. — Be' — <strong>di</strong>sse — se la metti in questi<br />

termini...<br />

Un attimo dopo era fuori e correva lungo il sentiero <strong>di</strong> fianco al canale che portava verso la Sala<br />

degli Accor<strong>di</strong>. Clary richiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò contro.<br />

Amatis, uscendo dal salotto, si precipitò al davanzale della finestra, guardando ansiosamente dai<br />

vetri. — Pensi che riuscirà a raggiungerlo prima che arrivi alla Sala degli Accor<strong>di</strong>?<br />

— Mia mamma ha passato la vita a rincorrermi dappertutto — commentò Clary. — È velocissima.<br />

Amatis la guardò e sorrise. — Oh, adesso mi viene in mente! — <strong>di</strong>sse. — È passato Jace. Ti<br />

cercava. Credo che speri <strong>di</strong> incontrarti stasera alla festa.<br />

— Ah, davvero? — <strong>di</strong>sse Clary pensierosa. Poteva anche chiedere. Chi non risica non rosica. —<br />

Amatis — <strong>di</strong>sse. La sorella <strong>di</strong> Luke si staccò dalla finestra, guardandola con curiosità.<br />

— Sì?<br />

— Quel tuo vestito argentato, nel baule — <strong>di</strong>sse Clary. — Potrei prenderlo in prestito?<br />

Le strade si stavano già riempiendo <strong>di</strong> gente, mentre Clary ripercorreva la città verso la casa dei<br />

Lightwood. Era il tramonto e le luci iniziavano ad accendersi, illuminando l'aria <strong>di</strong> un pallido<br />

bagliore. Cestini <strong>di</strong> fiori bianchi dall'aria familiare erano stati appesi ai muri delle case e<br />

profumavano l'aria <strong>di</strong> aromi speziati. Rune d'oro scuro ardevano sulle porte delle case: parlavano <strong>di</strong><br />

vittoria e <strong>di</strong> letizia.<br />

C'erano molti Shadowhunters per le strade. Nessuno <strong>di</strong> loro, adesso, indossava la tenuta da<br />

battaglia: avevano gli abiti delle gran<strong>di</strong> occasioni, in una gran varietà <strong>di</strong> fogge, dalle più moderne a<br />

quelle al limite della rievocazione storica. Era una notte insolitamente calda ed erano in pochi a<br />

portare il cappotto. Molte delle donne indossavano quelli che a Clary sembravano abiti da sera, con<br />

la gonna lunga e ampia che spazzava la strada. Quando svoltò nella strada dei Lightwood, una<br />

figura esile e scura attraversò la strada davanti a lei: era Raphael, mano nella mano con una donna<br />

alta dai capelli scuri, con un vestito rosso da mezza sera. Raphael si girò e le sorrise, e il suo sorriso<br />

le <strong>di</strong>ede un brivido leggero. Era proprio vero, pensò, che a volte c'era qualcosa <strong>di</strong> alieno nei<br />

Nascosti, qualcosa <strong>di</strong> alieno e spaventoso. Ma, forse, non tutto quello che faceva paura era<br />

necessariamente pericoloso.<br />

Anche se qualche dubbio su Raphael le restava.


La porta d'ingresso dei Lightwood era aperta e <strong>di</strong>versi membri della famiglia erano già fuori sul<br />

marciapiede. C'erano Maryse e Robert Lightwood, che chiacchieravano con altri due adulti. Quando<br />

si girarono, Clary vide con leggera sorpresa che erano i Penhallow, i genitori <strong>di</strong> Aline. Maryse le<br />

sorrise. Era molto elegante, con un completo <strong>di</strong> seta blu scuro,- i capelli, legati sulla nuca con un<br />

grosso nastro d'argento, le lasciavano scoperto il volto severo. Assomigliava molto a Isabelle, tanto<br />

che a Clary venne voglia <strong>di</strong> metterle una mano sulla spalla, perché Maryse era ancora visibilmente<br />

triste, anche quando sorrideva. Sta pensando a Max, proprio come Isabelle — rifletté Clary. — Sta<br />

pensando a quanto gli sarebbe piaciuta questa festa.<br />

— Clary! — Isabelle scese <strong>di</strong> corsa i gra<strong>di</strong>ni dell'ingresso, coi capelli neri al vento. Non indossava<br />

nessuno dei due vestiti che aveva mostrato a Clary poco prima, ma un incre<strong>di</strong>bile abito <strong>di</strong> raso<br />

dorato che le fasciava il corpo come i petali chiusi <strong>di</strong> un fiore. Ai pie<strong>di</strong> portava dei sandali dai tacchi<br />

altissimi. Clary ripensò a un commento <strong>di</strong> Isabelle su quanto le piacevano i tacchi alti e rise tra sé.<br />

— Clary, sei fantastica!<br />

— Grazie. — Clary lisciò con un po' <strong>di</strong> imbarazzo il <strong>di</strong>afano tessuto del suo vestito argentato. Era<br />

probabilmente la cosa più femminile che avesse mai indossato. Le lasciava le spalle scoperte e ogni<br />

volta che sentiva i capelli solleticarle la pelle nuda del collo, doveva soffocare l'istinto <strong>di</strong> cercare un<br />

car<strong>di</strong>gan o una felpa con il cappuccio in cui avvolgersi. — Anche tu.<br />

Isabelle si chinò per sussurrarle all'orecchio: — Jace non è qui.<br />

Clary si tirò in<strong>di</strong>etro. — E allora dove...?<br />

— Alec <strong>di</strong>ce che potrebbe essere nella piazza, dove si faranno i fuochi d'artificio. Mi <strong>di</strong>spiace: non<br />

so proprio che cosa gli passi per la testa.<br />

Clary scrollò le spalle cercando <strong>di</strong> nascondere la delusione. — Non c'è problema.<br />

Alec e Aline corsero fuori <strong>di</strong> casa dopo Isabelle, Aline con un vestito rosso acceso che faceva<br />

sembrare ancora più neri i suoi capelli e Alee vestito come al solito, con un paio <strong>di</strong> pantaloni e una<br />

maglia entrambi scuri. Quantomeno, pensò Clary, la maglia non sembrava avere dei buchi. Alec le<br />

sorrise e Clary pensò, con sorpresa, che in effetti qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso ce l'aveva: sembrava in<br />

qualche modo più leggero, come se si fosse tolto un grosso peso dalle spalle.<br />

— Non sono mai stata a una festa in cui partecipassero anche dei Nascosti — annunciò Aline,<br />

guardando nervosamente verso la strada dove passava una giovane fata dai lunghi capelli intrecciati<br />

<strong>di</strong> fiori (no, pensò Clary, i suoi capelli erano fiori, collegati da delicati viticci ver<strong>di</strong>): la fata staccò<br />

dei fiori bianchi da un cestino appeso a un muro, li osservò pensierosa, poi se li mangiò.<br />

— Sarà bellissimo — la rassicurò Isabelle. — È gente che sa come <strong>di</strong>vertirsi. — Fece un cenno <strong>di</strong><br />

saluto ai suoi genitori e s'incamminò con gli altri verso la piazza. Clary combatteva ancora con<br />

l'istinto <strong>di</strong> coprirsi il busto incrociando le braccia sul petto. Il vestito le svolazzava attorno ai pie<strong>di</strong><br />

come spire <strong>di</strong> fumo portate dal vento. Ripensò al fumo che poco prima si era levato sulla città <strong>di</strong><br />

Alicante e rabbrividì.<br />

— Ehi! — esclamò Isabelle. Clary alzò gli occhi e vide avvicinarsi Simon e Maia. Clary non aveva<br />

visto Simon per gran parte della giornata: era andato alla Sala degli Accor<strong>di</strong> per assistere<br />

all'assemblea preliminare del Consiglio, perché, <strong>di</strong>ceva, era curioso <strong>di</strong> vedere chi avrebbero scelto<br />

per il seggio riservato ai vampiri. Clary non riusciva proprio a figurarsi Maia con indosso qualcosa<br />

<strong>di</strong> femminile e infatti aveva un paio <strong>di</strong> pantaloni mimetici a vita bassa e una maglietta nera, su cui<br />

era scritto SCEGLI UN'ARMA e, sotto la scritta, c'erano dei da<strong>di</strong>. Era una maglietta <strong>di</strong> un gioco <strong>di</strong> ruolo a<br />

squadre, pensò Clary. Si chiese se Maia partecipasse veramente ai giochi <strong>di</strong> ruolo o se avesse messo<br />

quella maglietta per fare colpo su Simon. In questo caso, aveva scelto bene. — State andando verso<br />

la piazza dell'Angelo?<br />

Maia e Simon risposero <strong>di</strong> sì e tutti insieme si avviarono verso la Sala degli Accor<strong>di</strong>, in allegra<br />

compagnia. Simon restò in<strong>di</strong>etro per affiancarsi a Clary e camminarono insieme in silenzio. Era<br />

bello stargli vicino: era stata la prima persona che Clary aveva voluto rivedere, una volta tornata ad


Alicante. L'aveva stretto in un abbraccio fortissimo, contenta che fosse vivo, poi gli aveva toccato il<br />

marchio sulla fronte.<br />

— Ti ha salvato? — gli aveva chiesto, desiderando con tutte le forze <strong>di</strong> sentirsi <strong>di</strong>re che ciò che<br />

aveva fatto era stato utile.<br />

— Mi ha salvato — fu tutto ciò che Simon le rispose.<br />

— Vorrei potertelo togliere — gli aveva detto. — Vorrei sapere che cosa potrebbe succederti, a<br />

causa del marchio.<br />

Lui le aveva preso il polso e le aveva scostato dolcemente la mano. — Aspettiamo — le aveva<br />

detto. — Stiamo a vedere.<br />

Ora lo osservò attentamente, ma il marchio non sembrava avere su <strong>di</strong> lui alcun effetto visibile.<br />

Simon era esattamente come al suo solito. Era Simon. Solo che adesso si pettinava i capelli in modo<br />

un po' <strong>di</strong>verso, per coprire il marchio. Ma se uno non sapeva cosa c'era sotto, non l'avrebbe mai<br />

immaginato.<br />

— Com'è andata l'assemblea? — gli chiese Clary, dandogli un'occhiata da capo a pie<strong>di</strong> per vedere<br />

se si fosse messo qualcosa <strong>di</strong> carino per la festa. No, ma non poteva criticarlo: i jeans e la maglietta<br />

che indossava costituivano il suo intero guardaroba, lì ad Alicante. — Chi hanno scelto?<br />

— Non Raphael — rispose Simon, con un tono che sembrava contento della cosa. — Un altro<br />

vampiro. Con un nome pretenzioso. Ombra della Notte o qualcosa del genere.<br />

— Sai, mi hanno chiesto se voglio <strong>di</strong>segnare il simbolo del Nuovo Consiglio — <strong>di</strong>sse Clary. — È<br />

un onore. Ho accettato. Ci sarà la runa del Consiglio circondata dai simboli delle quattro famiglie<br />

dei Nascosti. Una luna per i licantropi. E stavo pensando a un quadrifoglio per il Popolo Fatato. Un<br />

libro <strong>di</strong> magia per gli stregoni. Ma non mi viene in mente niente per i vampiri.<br />

— Che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> un dente? — suggerì Simon. — Magari grondante sangue. — E scoprì i suoi<br />

canini.<br />

— Grazie — replicò Clary. — Mi sei stato <strong>di</strong> grande aiuto.<br />

— Sono contento che l'abbiano chiesto a te — commentò Simon, più serio. — Te lo meriti, questo<br />

onore. Ti meriti una medaglia, in realtà, per tutto quello che hai fatto. La runa dell'alleanza e tutto il<br />

resto.<br />

Clary scrollò la testa. — Non so. Alla fine <strong>di</strong> tutto, la battaglia non è durata nemmeno <strong>di</strong>eci minuti.<br />

Non so quanto sono davvero stata utile.<br />

— Io c'ero, in quella battaglia, Clary — le ricordò Simon. — Sarà anche durata solo <strong>di</strong>eci minuti,<br />

ma sono stati i peggiori <strong>di</strong>eci minuti della mia vita. E non voglio entrare nei dettagli. Ma ti <strong>di</strong>co solo<br />

che in quei <strong>di</strong>eci minuti ci sarebbero stati molti più morti, se non era per te. E poi, la battaglia è<br />

stato solo un aspetto. Se tu non avessi fatto ciò che hai fatto, ora non ci sarebbe alcun Nuovo<br />

Consiglio. Ci sarebbero ancora Shadowhunters e Nascosti che si o<strong>di</strong>ano a vicenda, invece <strong>di</strong><br />

Shadowhunters e Nascosti che vanno a fare festa tutti insieme.<br />

Clary sentì un groppo salirle in gola e guardò dritta avanti, imponendosi <strong>di</strong> non piangere. — Grazie,<br />

Simon. — Ebbe un attimo <strong>di</strong> esitazione, così rapido che nessuno che non fosse stato Simon se ne<br />

sarebbe accorto. Ma lui se ne accorse.<br />

— Cosa c'è che non va? — le chiese.<br />

— Mi chiedo che cosa faremo quando torneremo a casa — gli <strong>di</strong>sse. — Voglio <strong>di</strong>re, so che Magnus<br />

si è occupato <strong>di</strong> tua madre, così lei non è <strong>di</strong>ventata matta per questa tua sparizione, ma... la scuola...<br />

Abbiamo perso una montagna <strong>di</strong> roba. E non so nemmeno...<br />

— Tu non tornerai a New York — le <strong>di</strong>sse Simon a bassa voce. — Cre<strong>di</strong> che non lo sappia? Tu<br />

adesso sei una Cac-ciatrice. Finirai la scuola all'Istituto.


— E tu? Tu sei un vampiro. Hai intenzione <strong>di</strong> tornare a scuola come se niente fosse?<br />

— Sì — rispose Simon, sorprendendola. — Sì. Voglio una vita normale, per quanto possibile.<br />

Voglio finire la scuola e poi andare al college e tutto il resto.<br />

Lei gli strinse la mano. — Se è questo che vuoi, è giusto che tu lo abbia. — Lo guardò e gli sorrise.<br />

— Certo è che sconvolgerai tutti quanti, quando ti ripresenterai a scuola.<br />

— Sconvolgerò tutti quanti? E perché?<br />

— Perché sei molto più sexy <strong>di</strong> quando te ne sei andato. — Clary scrollò le spalle. — Dico sul<br />

serio. Sarà una cosa da vampiri.<br />

Simon sembrava sconcertato. — Sono più... sexy?<br />

— Certo! Voglio <strong>di</strong>re, guarda quelle due. Ti stanno mangiando con gli occhi! — Gli in<strong>di</strong>cò Maia e<br />

Isabelle che camminavano insieme, qualche passo avanti a loro, con le teste vicine.<br />

Simon guardò le ragazze e Clary avrebbe giurato che stesse arrossendo. — Davvero? Ogni tanto si<br />

mettono a confabulare tra loro e mi guardano... Non so proprio che cos'abbiano da <strong>di</strong>re.<br />

— Certo che no. — Clary sorrise. — Poverino, hai due belle ragazze che si contendono il tuo<br />

cuore... Dura, la vita...<br />

— Fantastico. Dimmi tu, allora, chi dovrei scegliere.<br />

— Assolutamente no. È affar tuo. — Clary abbassò <strong>di</strong> nuovo la voce. — Senti, puoi uscire con chi<br />

ti pare e avrai sempre il mio totale appoggio. Sarò tutta un appoggio. Appoggio è il mio secondo<br />

nome.<br />

— Ah, allora è per questo che non mi hai mai rivelato il tuo secondo nome. Me l'immaginavo, che<br />

fosse qualcosa <strong>di</strong> imbarazzante.<br />

Clary ignorò la battuta. — Però promettimi una cosa, okay? So come fanno le ragazze. So che non<br />

sopportano che il loro fidanzato abbia un amico del cuore che è una femmina. Devi promettermi che<br />

non mi taglierai fuori dalla tua vita completamente. Che ogni tanto potremo ancora stare insieme.<br />

— Ogni tanto? — Simon scosse la testa. — Clary, tu sei pazza.<br />

Le si strinse il cuore. — Vuoi <strong>di</strong>re...<br />

— Voglio <strong>di</strong>re che non uscirò mai con una ragazza che cercherà <strong>di</strong> tagliarti fuori dalla mia vita. Non<br />

c'è nemmeno da <strong>di</strong>scutere. Vuoi un po' <strong>di</strong> tutta questa meraviglia? — E Simon in<strong>di</strong>cò se stesso. —<br />

Bene, la mia migliore amica è compresa nel pacchetto. Non ti taglierei mai fuori dalla mia vita,<br />

Clary, non più <strong>di</strong> quanto potrei tagliarmi la mano destra e regalarla per San Valentino.<br />

— Che schifo — <strong>di</strong>sse Clary. — Devi proprio?<br />

Lui le fece un gran sorriso. — Devo proprio.<br />

La piazza dell'Angelo era quasi irriconoscibile. La Sala degli Accor<strong>di</strong> brillava <strong>di</strong> bianco in fondo<br />

alla piazza, in parte nascosta dall'intricato boschetto <strong>di</strong> alberi cresciuti al centro. Erano chiaramente<br />

frutto <strong>di</strong> un incantesimo, ma avrebbero anche potuto essere alberi veri e trapiantati, pensò Clary,<br />

ricordando l'abilità <strong>di</strong> Magnus nel trasportare mobili e tazze <strong>di</strong> caffè da un lato all'altro <strong>di</strong><br />

Manhattan in un batter d'occhio. Gli alberi salivano quasi alla stessa altezza delle torri antidemoni,<br />

con nastri avvolti intorno ai tronchi argentei e luci colorate impigliate nella selva frusciante dei<br />

rami. La piazza profumava <strong>di</strong> fiori bianchi, <strong>di</strong> fumo, <strong>di</strong> foglie. Tutto intorno, erano stati <strong>di</strong>sposti<br />

tavoli e lunghe panche, e gruppi <strong>di</strong> Cacciatori e <strong>di</strong> Nascosti vi si affollavano intorno, ridendo e<br />

bevendo e chiacchierando. E tuttavia, nonostante le risate, c'era un pizzico <strong>di</strong> mestizia mescolato<br />

all'aria <strong>di</strong> festa, un dolore che conviveva con la gioia.


I negozi che si affacciavano sulla piazza avevano le porte spalancate e la luce si riversava sui<br />

marciapie<strong>di</strong>. I festanti passavano a frotte, portando piatti <strong>di</strong> cibo e calici dal lungo stelo colmi <strong>di</strong><br />

vino o <strong>di</strong> altre bevande dai colori vivaci. Simon vide un kelpie passargli accanto con un bicchiere <strong>di</strong><br />

liquido azzurro in mano e inarcò un sopracciglio.<br />

— Non è come alla festa <strong>di</strong> Magnus — lo rassicurò Isabelle. — Tutto quello che c'è da bere qui<br />

dovrebbe essere sicuro.<br />

— Dovrebbe? — Aline sembrava preoccupata.<br />

Alec guardava la foresta in miniatura e le luci colorate si riflettevano nelle iri<strong>di</strong> azzurre dei suoi<br />

occhi. C'era Magnus, all'ombra <strong>di</strong> un albero, che parlava con una ragazza vestita <strong>di</strong> bianco e con una<br />

nuvola <strong>di</strong> capelli castano chiaro. La ragazza si girò, quando Magnus li guardò, e Clary incrociò il<br />

suo sguardo per un momento, annullando la <strong>di</strong>stanza che le separava. C'era qualcosa <strong>di</strong> familiare, in<br />

lei, ma Clary non riuscì a capire che cosa.<br />

Magnus la salutò per venire da loro e la ragazza scivolò tra le ombre degli alberi e sparì. Lo<br />

stregone era vestito come un gentiluomo inglese <strong>di</strong> epoca vittoriana, con una lunga re<strong>di</strong>ngote nera<br />

su un gilet <strong>di</strong> seta viola. Un fazzolettino ricamato con le iniziali M.B. spuntava dal taschino del<br />

gilet.<br />

— Bel gilet — commentò Alec con un sorriso.<br />

— Ne vorresti uno uguale? — chiese subito Magnus. — Del colore che preferisci, naturalmente.<br />

— In realtà, i vestiti non mi interessano granché — ammise Alec.<br />

— Ed è una cosa che adoro <strong>di</strong> te — annunciò Magnus. — Ma ti adorerei lo stesso anche se tu avessi<br />

un bel vestito griffato. Che <strong>di</strong>ci? Dolce? Zegna? Armani?<br />

Alec farfugliò qualcosa e Isabelle rise. Magnus colse l'occasione per avvicinarsi a Clary e<br />

sussurrarle qualcosa all'orecchio. — I gra<strong>di</strong>ni della Sala degli Accor<strong>di</strong>. Vai.<br />

Clary avrebbe voluto chiedergli che cosa voleva <strong>di</strong>re, ma Magnus era già tornato a parlare con Alec<br />

e gli altri. E poi, aveva la netta sensazione <strong>di</strong> saperlo già. Allontanandosi, <strong>di</strong>ede una stretta al polso<br />

<strong>di</strong> Simon,- lui si girò e le sorrise, prima <strong>di</strong> tornare alla sua conversazione con Maia.<br />

Clary passò tra gli alberi della foresta magica per attraversare la piazza, entrando nelle loro ombre.<br />

Gli alberi arrivavano fino ai pie<strong>di</strong> della scalinata che portava alla Sala degli Accor<strong>di</strong> ed era forse per<br />

questo che i gra<strong>di</strong>ni erano quasi deserti. Ma non del tutto. Clary alzò lo sguardo verso le porte della<br />

Sala e riconobbe subito un profilo scuro e familiare, seduto all'ombra <strong>di</strong> un pilastro. Il suo cuore<br />

accelerò.<br />

Era Jace.<br />

Clary dovette tirarsi su la gonna per salire la scalinata, per paura <strong>di</strong> pestare un orlo e strappare il<br />

tessuto delicato.<br />

Rimpianse <strong>di</strong> non avere indosso i suoi soliti vestiti, quando si avvicinò a Jace che, seduto con la<br />

schiena appoggiata a una colonna e lo sguardo rivolto alla piazza, indossava i suoi abiti più<br />

mondani: jeans, maglietta bianca e giacca scura. E forse, per la prima volta da quando lo aveva<br />

incontrato, pensò Clary, non sembrava armato.<br />

All'improvviso si sentì esageratamente elegante. Si fermò a poca <strong>di</strong>stanza da lui, incerta su che cosa<br />

<strong>di</strong>re.<br />

Come sentendo la sua presenza, Jace alzò gli occhi. Teneva qualcosa in bilico sulle ginocchia, notò<br />

Clary: una scatoletta d'argento. Sembrava molto stanco. Aveva ombre scure sotto gli occhi e i<br />

capelli d'oro chiaro erano in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Sgranò gli occhi. — Clary?<br />

— Chi credevi che fosse?


Non le sorrise. — Non sei come al solito.<br />

— È il vestito. — Si lisciò le pieghe, a <strong>di</strong>sagio. — Di solito non mi metto delle cose così... carine.<br />

— Sei bellissima — le <strong>di</strong>sse. Clary ricordò la prima volta in cui Jace le aveva detto che era bella,<br />

nella serra dell'Istituto. Non gliel'aveva detto come fosse un complimento, ma come fosse un dato<br />

assodato, come il fatto che aveva i capelli rossi e le piaceva <strong>di</strong>segnare. — Ma mi sembri... <strong>di</strong>stante.<br />

Come se non potessi toccarti.<br />

Clary allora gli si avvicinò e si sedette accanto a lui sul gra<strong>di</strong>no più alto. La pietra era fredda e il<br />

freddo filtrava facilmente dal tessuto lieve. Gli tese una mano: aveva un tremito lieve, ma visibile.<br />

— Toccami pure — gli <strong>di</strong>sse. — Se ti va.<br />

Lui le prese la mano e se l'appoggiò alla guancia. Poi gliela rimise in grembo. Clary rabbrividì,<br />

ripensando alle parole <strong>di</strong> Aline, nella camera da letto <strong>di</strong> Isabelle. Forse non è più così interessato,<br />

ora che non è proibito. Jace aveva detto a lei che sembrava <strong>di</strong>stante, ma l'espressione nei suoi occhi<br />

era remota come una galassia lontana.<br />

— Che cosa c'è nella scatola? — gli chiese. Jace stava ancora tenendo stretta la scatoletta d'argento.<br />

Era un oggetto dall'aria costosa, delicatamente inciso con un motivo <strong>di</strong> uccelli in volo.<br />

— Sono passato da Amatis, qualche ora fa. Ti cercavo — le <strong>di</strong>sse. — Ma tu non c'eri. Così ho<br />

parlato con lei. E mi ha dato questo. — Le in<strong>di</strong>cò la scatola. — Apparteneva a mio padre.<br />

Per un momento lei lo guardò senza capire. A Valentinepensò. Poi, con un sussulto: No, non è<br />

questo che intende <strong>di</strong>re. — Ma certo — commentò. — Amatis è stata sposata con Stephen<br />

Herondale.<br />

— Stavo guardando quello che c'è dentro — le raccontò Jace. — Ho letto le lettere, le pagine <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ario. Pensavo che in questo modo avrei potuto sentire qualche sorta <strong>di</strong> legame con lui. Qualcosa<br />

che saltasse fuori dalle pagine a <strong>di</strong>re Sì, questo è tuo padre. Ma non sento niente. Sono solo fogli <strong>di</strong><br />

carta. Chiunque avrebbe potuto scrivere queste cose.<br />

— Jace — gli <strong>di</strong>sse Clary dolcemente.<br />

— E c'è un'altra cosa — aggiunse Jace. — Io non ho più un nome, vero? Non sono Jonathan<br />

Christopher: era qualcun altro. Ma è il nome a cui sono abituato.<br />

— Chi ha inventato il soprannome Jace? L'hai inventato tu?<br />

Jace scosse la testa. — No. Valentine mi ha sempre chiamato Jonathan. E mi chiamavano così<br />

quando arrivai all'Istituto. Non avrei mai dovuto credere che il mio nome fosse Jonathan<br />

Christopher. Successe per sbaglio: avevo trovato il nome sul <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> mio padre, ma non era <strong>di</strong> me<br />

che parlava. Non erano miei, i progressi che stava annotando. Erano quelli <strong>di</strong> Seb... erano quelli <strong>di</strong><br />

Jonathan. La prima volta che <strong>di</strong>ssi a Maryse che il mio secondo nome era Christopher, lei si<br />

convinse <strong>di</strong> ricordare male, si <strong>di</strong>sse che Christopher doveva essere il secondo nome del figlio <strong>di</strong><br />

Michael. Erano passati <strong>di</strong>eci anni, dopotutto. Ma fu allora che cominciò a chiamarmi Jace: era come<br />

se volesse darmi un nome nuovo, qualcosa che appartenesse a lei, alla mia vita a New York. E a me<br />

piaceva. Jonathan non mi è mai piaciuto. — Rigirò la scatoletta tra le mani. — Mi chiedo se Maryse<br />

avesse saputo, o se avesse immaginato, pur non volendo riconoscerlo. Lei mi voleva bene... e non<br />

voleva credere una cosa del genere.<br />

— Ed è per questo che era così sconvolta, quando ha scoperto che tu eri il figlio <strong>di</strong> Valentine —<br />

rifletté Clary. — Perché era convinta che avrebbe dovuto capirlo. E, in un certo senso l'aveva capito.<br />

Ma nessuno vuole credere a certe cose, riguardo alle persone che amiamo. E, Jace, su <strong>di</strong> te Maryse<br />

aveva ragione. Aveva ragione su chi eri veramente. E tu ce l'hai, un nome. Il tuo nome è Jace. Non è<br />

stato Valentine a darti questo nome. È stata Maryse. L'unica cosa che rende importante un nome,<br />

che lo rende tuo, è il fatto che ti sia dato da qualcuno a cui vuoi bene.<br />

— Jace... — replicò lui — Jace Herondale?


— Ma fammi il piacere! — esclamò Clary. — Tu sei Jace Lightwood. E lo sai.<br />

Jace alzò gli occhi e la guardò. Le lunghe ciglia li mettevano in ombra, scurendone l'oro. Adesso era<br />

un po' meno lontano, pensò Clary, anche se forse era solo una sua impressione.<br />

— Forse sei una persona <strong>di</strong>versa da quella che credevi <strong>di</strong> essere — proseguì Clary, sperando contro<br />

ogni speranza che lui capisse ciò che voleva <strong>di</strong>re. — Ma nessuno <strong>di</strong>venta una persona<br />

completamente <strong>di</strong>versa nell'arco <strong>di</strong> una notte. Scoprire che Stephen era il tuo padre biologico non<br />

può automaticamente fartelo amare. E non devi per forza amarlo. Valentine non era il tuo vero<br />

padre, ma non perché tu non hai il suo sangue nelle vene. Non era il tuo vero padre perché non si è<br />

comportato da padre con te. Non si è preso cura <strong>di</strong> te. Sono sempre stati i Lightwood a prendersi<br />

cura <strong>di</strong> te. Sono loro la tua famiglia. Come mia mamma e Luke sono la mia. — Gli toccò la spalla,<br />

poi ritrasse la mano. — Mi <strong>di</strong>spiace — gli <strong>di</strong>sse. — Sono qui che ti faccio la pre<strong>di</strong>ca, mentre tu<br />

probabilmente sei venuto qui per restare da solo<br />

— Hai ragione — <strong>di</strong>sse Jace.<br />

Clary si sentì mancare il fiato. — Va bene. Allora, io vado. — Si alzò, <strong>di</strong>menticandosi <strong>di</strong> sollevare il<br />

vestito e per poco non inciampò sull'orlo.<br />

— Clary! — Jace posò la scatoletta e si alzò in fretta. — Clary, aspetta. Non era questo che volevo<br />

<strong>di</strong>re. Non volevo <strong>di</strong>re che voglio stare da solo. Volevo <strong>di</strong>re che hai ragione su Valentine... sui<br />

Lightwood...<br />

Lei si girò e lo guardò. Era per metà nascosto nell'ombra e le luci allegre e colorate della festa gli<br />

<strong>di</strong>segnavano strani motivi sulla pelle. Clary ripensò alla prima volta che lo aveva visto: le aveva<br />

ricordato un leone, magnifico e mortale. Ora, invece, le sembrava <strong>di</strong>verso. Quell'armatura dura e<br />

protettiva che usava sempre era sparita: ora portava le sue ferite con orgoglio. Non aveva neppure<br />

usato lo stilo per cancellare gli ematomi dalla faccia, dalla mascella, dal collo. Ma agli occhi <strong>di</strong><br />

Clary era sempre bellissimo, anche più <strong>di</strong> prima, perché adesso le sembrava più umano. Umano e<br />

reale.<br />

— Sai — gli <strong>di</strong>sse. — Aline <strong>di</strong>ceva che forse non eri più interessato a me, ora che non è<br />

più proibito. Ora che, volendo, tu potresti stare con me. — Rabbrividì nel vestito leggero,<br />

stringendosi i gomiti con le mani. — È vero? Non sei più... interessato?<br />

— Interessato? Come se tu fossi... un libro, o una notizia? No, non sono per<br />

niente interessato. Sono... — S'interruppe, cercando a tentoni la parola giusta, come qualcuno cerca<br />

un interruttore nel buio. — Ti ricor<strong>di</strong> quello che ti ho detto tempo fa? Sul fatto che averti come<br />

sorella sembrava una specie <strong>di</strong> scherzo cosmico? Per me e per entrambi?<br />

— Mi ricordo.<br />

— Non ci ho mai creduto — <strong>di</strong>sse Jace. — Voglio <strong>di</strong>re, ci credevo solo in un certo modo. Ho<br />

lasciato che questa idea mi portasse alla <strong>di</strong>sperazione, ma non l'ho mai sentita veramente. Non ho<br />

mai sentito che tu eri mia sorella. I sentimenti che provavo per te non erano quelli che si dovrebbero<br />

avere per una sorella, ma non per questo non ti sentivo parte <strong>di</strong> me. Quello l'ho sempre sentito. —<br />

Vedendo l'espressione perplessa <strong>di</strong> Clary, Jace ebbe un moto d'impazienza. — Non lo sto <strong>di</strong>cendo<br />

nel modo giusto. Clary, ho o<strong>di</strong>ato ogni secondo in cui ho creduto che tu fossi mia sorella. Ho o<strong>di</strong>ato<br />

ogni momento in cui ho creduto che quello che sentivo per te implicasse qualcosa <strong>di</strong> profondamente<br />

sbagliato in me. Ma...<br />

— Ma cosa? — Il cuore <strong>di</strong> Clary batteva così forte che la stor<strong>di</strong>va.<br />

— Ho visto il compiacimento <strong>di</strong> Valentine per quello che io provavo per te. Per quello che tu<br />

provavi per me. Ha usato i nostri sentimenti come un'arma contro <strong>di</strong> noi. E per questo l'ho o<strong>di</strong>ato.<br />

Più che per qualsiasi altra cosa mi abbia fatto, è per questo che l'ho o<strong>di</strong>ato e che mi sono rivoltato<br />

contro <strong>di</strong> lui. E forse è proprio <strong>di</strong> questo che avevo bisogno. Perché ci sono state delle volte in cui


non sapevo se volevo seguirlo oppure no. È stata una scelta <strong>di</strong>fficile, più <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quanto non<br />

mi piaccia ammettere. — La sua voce era tesa.<br />

— Una volta ti ho chiesto se avevo scelta — gli ricordò Clary. — E tu mi hai risposto che abbiamo<br />

sempre una scelta. Tu hai scelto <strong>di</strong> stare contro Valentine. Alla fine è stata questa la scelta che hai<br />

fatto, non importa quanto sia stata dura. L'importante è che tu l'abbia fatta.<br />

— Lo so — <strong>di</strong>sse Jace. — Sto solo <strong>di</strong>cendo che penso <strong>di</strong> averla fatta, almeno in parte, per te. Da<br />

quanto ti ho incontrato, tutto quello che ho fatto è stato in parte anche per te. Non posso staccarmi<br />

da te, Clary: né il mio cuore, né il mio sangue, né la mia mente, né nessun'altra parte <strong>di</strong> me. Non<br />

posso e non voglio.<br />

— Non vuoi? — sussurrò Clary.<br />

Jace fece un passo verso <strong>di</strong> lei. Il suo sguardo era fisso sul viso <strong>di</strong> Clary, come se non riuscisse a<br />

separarsene. — Ho sempre pensato che l'amore ci rendesse stupi<strong>di</strong>. Che ci rendesse deboli. Pessimi<br />

Cacciatori. Amare è <strong>di</strong>struggere. Ci credevo.<br />

Clary si mor<strong>di</strong>cchiava il labbro, ma nemmeno lei riusciva a <strong>di</strong>stogliere gli occhi dai suoi.<br />

— Una volta pensavo che essere un buon guerriero significasse non voler bene a niente e a nessuno<br />

— <strong>di</strong>sse Jace. — A me stesso, in particolare. Correvo tutti i rischi che potevo. Mi buttavo in bocca<br />

ai demoni. Credo <strong>di</strong> aver fatto venire un complesso ad Alec sulle sue capacità <strong>di</strong> guerriero solo<br />

perché lui ci teneva a restare vivo. — Jace fece un sorriso incerto. — E poi ho incontrato te. Tu eri<br />

una mondana. Eri debole. Non eri una Cacciatrice. Non avevi mai fatto l'addestramento. Ma ho<br />

visto quanto amavi tua madre, quanto amavi Simon... Ho visto che eri pronta ad andare all'inferno<br />

per salvarli. E <strong>di</strong> fatto sei entrata nell'hotel dei vampiri. Altri Shadowhunters, con anni <strong>di</strong> esperienza<br />

alle spalle, non ci avrebbero nemmeno provato. L'amore non ti rendeva più debole: ti rendeva più<br />

forte <strong>di</strong> chiunque io avessi mai conosciuto. E mi sono reso conto <strong>di</strong> essere io quello debole.<br />

— No! — Clary era sbalor<strong>di</strong>ta. — Tu non sei debole!<br />

— Forse non più. — Fece un altro passo avanti. Adesso era abbastanza vicino da poterla toccare. —<br />

Valentine non voleva credere che avessi ucciso Jonathan — le <strong>di</strong>sse. — Non voleva crederci perché,<br />

dei due, io ero quello debole, e Jonathan quello meglio addestrato. Giustamente, avrebbe dovuto<br />

essere lui a uccidere me. E c'è mancato poco. Ma io pensavo a te e ti vedevo là con me, con estrema<br />

chiarezza, come se mi fossi davanti agli occhi, come se mi stessi guardando. E sapevo che volevo<br />

vivere, lo volevo più <strong>di</strong> ogni altra cosa. Se non altro, per poter rivedere il tuo viso un'altra volta.<br />

Clary avrebbe voluto muoversi, avvicinarsi a lui, toccarlo, ma non ci riusciva. Le braccia, lungo i<br />

fianchi, sembravano congelate. Il volto <strong>di</strong> Jace era vicino al suo, così vicino che Clary si vedeva<br />

riflessa nelle sue pupille.<br />

— E adesso ti sto guardando — le <strong>di</strong>sse Jace. — E tu mi chie<strong>di</strong> se ti voglio ancora, come se io<br />

potessi smettere <strong>di</strong> amarti. Come se potessi essere <strong>di</strong>sposto ad abbandonare la cosa che più <strong>di</strong> ogni<br />

altra mi rende forte. Non ho mai osato dare tanto <strong>di</strong> me a nessuno, prima d'ora. Poche briciole ai<br />

Lightwood, a Isabelle e ad Alee, e mi ci sono voluti anni... Ma, Clary, dalla prima volta che ti ho<br />

vista, io ti sono appartenuto completamente. Ed è ancora così. Se tu mi vuoi.<br />

Per un altro mezzo secondo Clary rimase immobile. Poi lo afferrò per la giacca e lo attrasse a sé. E<br />

le braccia <strong>di</strong> Jace si chiusero intorno a lei, quasi sollevandola. E poi Jace la baciò... o lei baciò lui,<br />

non era ben sicura, ma non era importante. Le labbra <strong>di</strong> Jace sulle sue erano elettricità pura. La<br />

mani <strong>di</strong> Clary si aggrapparono alle sue braccia, stringendolo più forte a sé. Sentire il cuore <strong>di</strong> Jace<br />

battere attraverso la maglietta le <strong>di</strong>ede uno stor<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> gioia.<br />

Il cuore <strong>di</strong> nessun altro batteva come quello <strong>di</strong> Jace e mai avrebbe potuto.<br />

Jace la lasciò andare e Clary si ritrovò senza fiato. Si era <strong>di</strong>menticata <strong>di</strong> respirare. Lui le prese il<br />

volto tra le mani, tracciando con le <strong>di</strong>ta la linea dei suoi zigomi. Ora c'era <strong>di</strong> nuovo la luce nei suoi


occhi, vivida come era stata al lago, con in più un pizzico <strong>di</strong> malizia. — Ecco fatto — <strong>di</strong>sse Jace. —<br />

Non è stato poi così male, no?, considerando che non era proibito...<br />

— Mi è capitato <strong>di</strong> peggio — rispose lei con una risata tremante.<br />

— Sai — le <strong>di</strong>sse Jace, chinandosi a sfiorare le sue labbra con un bacio lieve — se è la mancanza<br />

del proibito che ti preoccupa, puoi sempre proibirmi <strong>di</strong> fare certe cose.<br />

— Che tipo <strong>di</strong> cose?<br />

Clary lo sentì sorridere sulle sue labbra. — Cose come questa.<br />

Qualche tempo dopo, scesero insieme la scalinata della Sala degli Accor<strong>di</strong> e tornarono nella piazza,<br />

dove la gente aveva iniziato a radunarsi in attesa dei fuochi d'artificio. Isabelle e gli altri avevano<br />

trovato un tavolo in un angolo e vi si erano assiepati, su panche e se<strong>di</strong>e. Quando Jace e Clary si<br />

avvicinarono al gruppo, Clary fece per sfilare la mano da quella <strong>di</strong> Jace... ma poi si fermò. Ora<br />

potevano tenersi per mano, se volevano. Non c'era niente <strong>di</strong> male. Il pensiero quasi le tolse il fiato.<br />

— Siete qui! — esclamò Isabelle danzando verso <strong>di</strong> loro con un'espressione deliziata. Allungò a<br />

Clary il bicchiere con una bevanda fucsia che teneva in mano. — Assaggiane un po'.<br />

Clary lo guardò con sospetto. — Mi trasformerà in un ro<strong>di</strong>tore?<br />

— Dov'è finita la tua fiducia? Credo che sia succo <strong>di</strong> fragola — <strong>di</strong>sse Isabelle. — Comunque, è<br />

buonissimo. Jace? — Offrì il bicchiere anche a lui.<br />

— Io sono un maschio — le ricordò Jace. — E i maschi non bevono bibite rosa. Vattene, donna, e<br />

portami qualcosa <strong>di</strong> marrone.<br />

— Marrone? — Isabelle fece una smorfia.<br />

— Il marrone è un colore da uomini — <strong>di</strong>chiarò Jace, tirando un ricciolo dei capelli <strong>di</strong> Isabelle con<br />

la mano libera.<br />

— Infatti, guarda, lo sta indossando anche Alec.<br />

Alec si guardò la maglia con aria funerea. — Una volta era nera — rivelò. — Ma poi è sbia<strong>di</strong>ta.<br />

— Potresti abbellirla con una bandana <strong>di</strong> lustrini — suggerì Magnus, offrendogli qualcosa <strong>di</strong> celeste<br />

e luccicante.<br />

— Era solo un'idea.<br />

— Resisti alla tentazione, Alec. — Simon era seduto su un muretto basso accanto a Maia, che però<br />

sembrava impegnatissima a parlare con Aline. — Sembrerai Olivia Newton John in Xanadu.<br />

— C'è <strong>di</strong> peggio — protestò Magnus.<br />

Simon scese dal muretto e si avvicinò a Clary e Jace. Con le mani nelle tasche posteriori dei jeans,<br />

li osservò pensieroso per un lungo momento. Alla fine parlò.<br />

— Mi sembri felice — <strong>di</strong>sse a Clary. Poi spostò lo sguardo su Jace. — E buon per te che lo sia.<br />

Jace inarcò un sopracciglio. — Adesso viene la parte in cui mi <strong>di</strong>ci che se la faccio soffrire tu mi<br />

ucci<strong>di</strong> con le tue mani?<br />

— No — <strong>di</strong>sse Simon. — Se fai soffrire Clary, è capacissima <strong>di</strong> ucciderti da sola. Se possibile con<br />

un'ampia varietà <strong>di</strong> armi.<br />

Jace sembrò compiaciuto all'idea.<br />

— Senti — gli <strong>di</strong>sse Simon. — Volevo solo <strong>di</strong>rti che non c'è problema, se non ti sto simpatico. Mi<br />

basta che Clary sia felice e sarò contento anch'io. — Gli tese la mano e Jace sfilò la sua da quella <strong>di</strong><br />

Clary e gliela strinse, con un'espressione <strong>di</strong>vertita.


— Tu non mi stai antipatico — gli <strong>di</strong>sse. — Anzi, proprio perché mi stai simpatico, voglio darti<br />

qualche consiglio.<br />

— Qualche consiglio? — Simon lo guardò con sospetto.<br />

— Vedo che stai sfruttando con un certo successo questa storia del vampiro — gli <strong>di</strong>sse Jace,<br />

in<strong>di</strong>cando Isabelle e Maia con un cenno del capo. — E il tuo momento <strong>di</strong> gloria. Un sacco <strong>di</strong><br />

ragazze vanno pazze per questa faccenda del non-morto dal cuore tenero. Ma se fossi in te, lascerei<br />

perdere l'altra storia del musicista. Il vampiro-rock è un'idea già sfruttata, e poi, non puoi essere un<br />

granché.<br />

Simon sospirò. — Immagino che tu non voglia contemplare la possibilità <strong>di</strong> rivalutare la parte che<br />

non ti stava simpatica.<br />

— Basta così, voi due — intervenne Clary. — Non potete scambiarvi scemenze per sempre, no?<br />

— Tecnicamente — <strong>di</strong>sse Simon — io potrei.<br />

Jace emise una specie <strong>di</strong> grugnito poco elegante. Con un attimo <strong>di</strong> ritardo, Clary si rese conto che<br />

stava cercando <strong>di</strong> non ridere, riuscendoci solo a metà.<br />

Simon sorrise. — Ti ho beccato.<br />

— Ottimo — commentò Clary. — È un momento magnifico. — Si guardò intorno in cerca <strong>di</strong><br />

Isabelle, che probabilmente sarebbe stata contenta almeno quanto lei che Simon e Jace andavano<br />

d'accordo, pur se in un modo tutto loro.<br />

Invece vide qualcun altro.<br />

Ai margini della foresta magica, dove le ombre si fondevano con la luce, c'era un'esile figura<br />

femminile con un abito verde foglia e i lunghi capelli scarlatti fissati da un <strong>di</strong>adema d'oro.<br />

La Regina del Popolo Fatato. Stava guardando proprio Clary e quando i loro sguar<strong>di</strong> s'incrociarono,<br />

la Regina sollevò un'esile mano e le fece un cenno.Vieni.<br />

Senza sapere se <strong>di</strong> propria volontà o per la strana attrazione che esercitava il Popolo Fatato, Clary<br />

biascicò una scusa, si allontanò dagli altri e si <strong>di</strong>resse verso il bosco, procedendo lentamente tra i<br />

festanti scatenati. Avvicinandosi alla Regina, notò la preponderanza <strong>di</strong> fate nei paraggi, che<br />

formavano un cerchio attorno alla loro Signora. Anche se voleva sembrare sola, la Regina non era<br />

venuta senza la sua corte.<br />

La Regina sollevò imperiosamente una mano. — Fermati lì — le or<strong>di</strong>nò. — Non ti avvicinare <strong>di</strong><br />

più.<br />

Clary si fermò a qualche passo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza. — Mia signora — esordì, ricordando il tono formale con<br />

cui Jace le si era rivolto alla Corte Seelie. — Perché mi hai chiamato?<br />

— Vorrei un favore da te — annunciò la Regina senza tanti preamboli. — Che, naturalmente, sarà<br />

ricambiato.<br />

— Un favore da me? — ripetè Clary meravigliata. — Ma... se non ti sono nemmeno simpatica...<br />

La Regina si toccò le labbra, pensierosa, con un <strong>di</strong>to <strong>di</strong>afano. — Il Popolo Fatato, <strong>di</strong>versamente<br />

dagli umani, non si preoccupa troppo delle simpatie. Di amore, forse. E <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o. Entrambi sono<br />

sentimenti utili. Ma la simpatia... — Scrollò elegantemente le spalle. — Il Consiglio non ha ancora<br />

scelto chi <strong>di</strong> noi salirà al seggio che ci spetta — le <strong>di</strong>sse. — So che Lucian Graymark è come un<br />

padre per te. E che darebbe ascolto alle tue richieste. Vorrei che tu gli chiedessi <strong>di</strong> scegliere il<br />

cavaliere Meliorn per questo incarico.<br />

Clary ripensò alla Sala degli Accor<strong>di</strong>, a Meliorn che <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> non voler partecipare alla battaglia, a<br />

meno che non combattessero anche i Figli della Notte. — Non credo che a Luke stia molto<br />

simpatico.


— E <strong>di</strong> nuovo — osservò la Regina — parli <strong>di</strong> simpatia.<br />

— Quando ti ho visto la prima volta, alla Corte Seelie — <strong>di</strong>sse Clary — tu hai chiamato me e Jace<br />

fratello e sorella. Ma sapevi che non eravamo veramente fratelli, vero?<br />

La Regina sorrise. — Lo stesso sangue scorre nelle vostre vene — rispose. — Il sangue dell'Angelo.<br />

E tutti coloro che hanno nelle vene il sangue dell'Angelo sono fratelli e sorelle, nel profondo.<br />

Clary rabbrividì. — Avresti potuto <strong>di</strong>rci la verità.<br />

— Vi ho detto la verità come la vedevo io. Tutti <strong>di</strong>ciamo la verità come la ve<strong>di</strong>amo, no? Ti sei mai<br />

soffermata a pensare a quali non-verità ci potrebbero essere nella storia che tua madre ti ha<br />

raccontato, visto che il suo racconto era funzionale al suo scopo? Cre<strong>di</strong> davvero <strong>di</strong> conoscere tutti i<br />

singoli segreti del tuo passato?<br />

Clary esitò. Senza sapere il perché, risentì all'improvviso la voce <strong>di</strong> madame Dorothea nella testa. Ti<br />

innamorerai della persona sbagliata, aveva detto a Jace. Clary era arrivata alla conclusione che<br />

Dorothea si riferisse a tutti i guai in cui si sarebbero cacciati a causa dell'affetto <strong>di</strong> Jace per lei. E<br />

tuttavia, c'erano dei buchi nella sua memoria, lo sapeva: anche adesso, c'erano fatti e cose che non<br />

le erano più tornati alla mente. Segreti le cui verità non avrebbe mai conosciuto. Ci aveva<br />

rinunciato, ritenendoli persi per sempre, o irrilevanti, ma forse...<br />

No. Strinse le mani lungo i fianchi. Il veleno della Regina era sottile ma potente. C'era qualcuno al<br />

mondo che poteva onestamente affermare <strong>di</strong> conoscere tutti i segreti che lo riguardavano? E non<br />

c'erano forse dei segreti che era meglio non svelare?<br />

Scosse la testa. — Ciò che tu hai fatto alla Corte Seelie... — Esitò. — Forse non hai mentito, ma<br />

non sei stata cortese. — Fece per andarsene. — E io ne ho avuto abbastanza, <strong>di</strong> scortesie.<br />

— Davvero rifiuteresti un favore dalla Regina della Corte Seelie? — le chiese la Regina. — Non a<br />

tutti i mortali viene data una simile opportunità.<br />

— Non ho bisogno <strong>di</strong> alcun favore da te — rispose Clary. — Ho tutto ciò che voglio.<br />

Girò le spalle alla Regina e se ne andò.<br />

Quando ritornò al gruppo che aveva lasciato, scoprì che si erano uniti a loro anche Robert e Maryse<br />

Lightwood, i quali, notò Clary con sorpresa, si stavano scambiando strette <strong>di</strong> mano con Magnus<br />

Bane. Magnus aveva nascosto la bandana <strong>di</strong> lustrini ed era un modello <strong>di</strong> decoro. Maryse teneva<br />

una mano sul braccio <strong>di</strong> Alee. Il resto dei loro amici erano seduti insieme sul muretto. Clary fece per<br />

unirsi a loro, quando si sentì battere sulla spalla.<br />

— Clary! — Era sua madre. Le sorrideva e... Luke era al suo fianco, mano nella mano. Jocelyn non<br />

si era vestita a festa: aveva addosso un paio <strong>di</strong> jeans e una maglietta larga, che per lo meno non era<br />

macchiata <strong>di</strong> colore. Ma dal modo in cui Luke la guardava, nessuno avrebbe potuto <strong>di</strong>re che fosse<br />

meno che perfetta. — Finalmente ti ho trovato.<br />

Clary sorrise a Luke. — Allora, non ti trasferisci più a Idris. Ho capito bene?<br />

— No — rispose Luke. Non l'aveva mai visto così felice. — Qui la pizza è terribile.<br />

Jocelyn rise e si allontanò per parlare con Amatis, che stava ammirando una bolla <strong>di</strong> <strong>vetro</strong> librata<br />

nell'aria, colma <strong>di</strong> fumo dai colori cangianti. Clary guardò Luke. — Avevi davvero pensato <strong>di</strong><br />

lasciare New York, o l'hai detto solo per costringerla a darsi una mossa?<br />

— Clary — esclamò Luke. — Mi stupisce che tu possa pensare una cosa del genere! — Le fece un<br />

gran sorriso, poi tornò improvvisamente serio. — Per te va bene, vero? So che questo significa un<br />

grosso cambiamento, nella tua vita. Volevo capire se tu e tua madre vorreste trasferirvi da me, dato<br />

che il vostro appartamento al momento è inagibile...<br />

Clary sbuffò. — Un grosso cambiamento? La mia vita è già cambiata totalmente. Diverse volte.


Luke guardò verso Jace che, seduto sul muretto, li stava osservando. Jace fece un cenno del capo<br />

verso <strong>di</strong> loro, con gli angoli della bocca piegati in su, in un sorriso <strong>di</strong>vertito. — Credo proprio <strong>di</strong> sì<br />

— commentò Luke.<br />

— I cambiamenti sono una buona cosa — <strong>di</strong>sse Clary.<br />

Luke sollevò la mano: la runa dell'alleanza era svanita, come per tutti gli altri, ma sulla pelle c'era<br />

ancora una bianca traccia rivelatrice, una cicatrice che non sarebbe mai totalmente scomparsa.<br />

Guardò pensoso la runa. — È vero.<br />

— Clary! — gridò Isabelle dal muretto. — I fuochi d'artificio!<br />

Clary <strong>di</strong>ede un buffetto a Luke sulla spalla e corse dai suoi amici. Erano seduti tutti in fila sul<br />

muretto: Jace, Isabelle, Simon, Maia e Aline. Clary si fermò accanto a Jace. — Non vedo nessun<br />

fuoco d'artificio — <strong>di</strong>sse, fingendosi arrabbiata con Isabelle.<br />

— Porta pazienza, cicala — le <strong>di</strong>sse Maia. — Ricordati che le cose buone arrivano a chi le sa<br />

aspettare.<br />

— Ah, è questo il proverbio! E io che ho sempre creduto che fosse "Le buone cose arrivano a chi le<br />

sa mangiare!" — <strong>di</strong>sse Simon. — Ecco perché sono sempre stato un po' confuso, nella vita.<br />

— Confuso è un eufemismo — commentò Jace, ma si vedeva che stava ascoltando solo a metà.<br />

Allungò un braccio e attrasse Clary a sé, quasi senza pensarci, come se fosse un riflesso<br />

con<strong>di</strong>zionato. Lei gli si appoggiò alla spalla, guardando verso il cielo. Nulla lo illuminava, tranne le<br />

torri antidemoni, che rilucevano nel buio <strong>di</strong> un morbido bianco argenteo.<br />

— Dove sei stata? — le chiese sottovoce.<br />

— La Regina del Popolo Fatato mi ha chiesto un favore — <strong>di</strong>sse Clary. — Ed era <strong>di</strong>sposta a<br />

contraccambiarlo. — Percepì la tensione <strong>di</strong> Jace. — Rilassati. Le ho detto <strong>di</strong> no.<br />

— Non sono molte le persone che rifiuterebbero un favore della Regina del Popolo Fatato —<br />

osservò Jace.<br />

— Le ho detto che non mi serviva alcun favore — spiegò Clary. — Le ho detto che avevo già tutto<br />

quello che desideravo.<br />

Jace rise piano e scivolò con la mano lungo il braccio <strong>di</strong> Clary, verso la spalla; le sue <strong>di</strong>ta<br />

giocherellarono pigramente con la catenina che Clary portava al collo. Lei abbassò gli occhi sul<br />

bagliore d'argento che risaltava sul suo vestito: portava l'anello dei Morgenstern, da quando Jace<br />

glielo aveva lasciato, e ogni tanto si era chiesta perché. Voleva davvero qualcosa che le ricordasse<br />

Valentine? E, d'altra parte, era giusto <strong>di</strong>menticare?<br />

Non si poteva cancellare ogni cosa il cui ricordo provocasse dolore. Clary non voleva <strong>di</strong>menticare<br />

Max o Madeleine, né Hodge o l'Inquisitrice. E nemmeno Sebastian. Ogni ricordo era prezioso,<br />

anche i brutti ricor<strong>di</strong>. Valentine aveva voluto <strong>di</strong>menticare: <strong>di</strong>menticare che il mondo doveva<br />

cambiare e che gli Shadowhunters dovevano cambiare con esso; <strong>di</strong>menticare che i Nascosti avevano<br />

un'anima e che tutte le anime erano importanti nel tessuto del mondo. Valentine aveva voluto<br />

pensare soltanto a ciò che rendeva gli Shadowhunters <strong>di</strong>versi dai Nascosti. Ma ciò che aveva<br />

causato la sua rovina era che gli uni e gli altri erano uguali.<br />

— Clary. Guarda — <strong>di</strong>sse Jace, interrompendo le sue fantasticherie. Le cinse le spalle con un<br />

braccio. E lei alzò la testa: la gente stava applaudendo alla vista del primo razzo che salì in cielo.<br />

Clary guardò i fuochi d'artificio che esplodevano in una pioggia <strong>di</strong> scintille. Cadendo, uno dopo<br />

l'altro, in scie <strong>di</strong> fuoco dorato, <strong>di</strong>pingevano <strong>di</strong> colori le nuvole, come angeli caduti dal cielo.


RINGRAZIAMENTI<br />

Quando alla fine ci si guarda in<strong>di</strong>etro, non si può evitare <strong>di</strong> pensare a che lavoro <strong>di</strong> gruppo sia un<br />

libro e a quanto velocemente tutto affonderebbe come il Titanic se mancasse l'aiuto degli amici.<br />

Perciò voglio ringraziare l'NB Team e i Massachusettes Ali Stars ; Elka, Emily e Clio per le ore<br />

spese ad aiutarmi a progettare insieme; Holly Black per le ore passate a leggere e rileggere<br />

pazientemente le stesse scene. Grazie a Libba Bray per averci procurato bagel e un <strong>di</strong>vano su cui<br />

scrivere, a Robin Wasserman per avermi <strong>di</strong>stratto con Gossip Girl, a Maureen Johnson per avermi<br />

guardato in una maniera spaventosa mentre stavo provando a lavorare, a Justine Lar-balestier e<br />

Scott Westerfeld per avermi costretto ad alzarmi dal <strong>di</strong>vano e andare da qualche parte a scrivere.<br />

Grazie anche a Ioana per avermi aiutato con il mio (inesistente) romeno. Non finirò mai <strong>di</strong><br />

ringraziare il mio agente, Barry Goldblatt, il mio e<strong>di</strong>tor, Karen Wojtyla. Grazie alla squadra <strong>di</strong><br />

Simon e Schuster e alla Walker Books per aver sostenuto questa serie, e a Sarah Payne per avere<br />

consentito cambiamenti molto oltre la deadline. E ovviamente grazie alla mia famiglia, mia madre,<br />

mio padre, Jim e Kate, il clan Eson e a Josh, certo, che crede ancora che Simon sia basato su <strong>di</strong> lui<br />

(e forse ha ragione).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!