Ali del Levante N.56 Maggio 2013 - Aeroporti di Puglia
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lavoro <strong>del</strong> passato.<br />
Il nome “Pomona” da dove viene?<br />
Conservatorio e non orto botanico<br />
perché ci piaceva questa analogia<br />
con il conservatorio musicale, un<br />
luogo dove si conserva e si stu<strong>di</strong>a<br />
la storia <strong>del</strong>la musica, ma anche<br />
proiettato verso nuove composizioni.<br />
Non, quin<strong>di</strong>, un museo rivolto<br />
al passato, ma un luogo <strong>di</strong> ricerca<br />
rivolto al futuro. Una sorta <strong>di</strong> trait<br />
d’union ra<strong>di</strong>cato nella tra<strong>di</strong>zione, ma<br />
proiettato in avanti. Il nome Pomona<br />
deriva da quello <strong>del</strong>la dea latina<br />
protettrice <strong>di</strong> orti e frutteti che,<br />
nell’iconografia classica e neoclassica,<br />
viene spesso rappresentata con<br />
un ramoscello <strong>di</strong> ulivo in una mano,<br />
un tralcio <strong>di</strong> vite nell’altra ed una<br />
cornucopia traboccante <strong>di</strong> frutti ai<br />
suoi pie<strong>di</strong>. Nel XVIII e XIX sec. al<br />
suo nome erano de<strong>di</strong>cate le raccolte<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e gli scambi <strong>di</strong> informazioni<br />
tra gli scienziati che si occupavano <strong>di</strong><br />
pomologia, lo stu<strong>di</strong>o dei frutti.<br />
Cosa ci si aspetta da voi?<br />
Il Conservatorio botanico si estende<br />
su <strong>di</strong>eci ettari <strong>di</strong> terreno proprio nel<br />
centro <strong>del</strong>la Valle d’Itria. Quando<br />
siamo arrivati il paesaggio era ricco<br />
<strong>di</strong> fascino, ma il luogo abbandonato:<br />
le cisterne squarciate, i muretti<br />
a secco crollati e pieni <strong>di</strong> rovi. Per<br />
trasformarlo nel giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> oggi<br />
c’è voluto tempo, investimenti, ma<br />
soprattutto tante amorevoli cure.<br />
Mentre si ristagnavano le cisterne e<br />
si liberavano i rovi per far riemergere<br />
i muretti <strong>di</strong> confine, si mettevano<br />
a <strong>di</strong>mora gli alberi. Ora, in 9 anni,<br />
abbiamo piantato ottocento <strong>di</strong>verse<br />
varietà <strong>di</strong> frutta antica.<br />
Cioè?<br />
Trecento <strong>di</strong>verse varietà <strong>di</strong> fichi, 40<br />
<strong>di</strong> melograni, 30 <strong>di</strong> pere tra<strong>di</strong>zionali<br />
e poi mandorle, uve da tavola, ciliegie,<br />
susine, albicocche, mele, agrumi,<br />
cotogne, gelsi, giuggiole, sorbe e<br />
corniole, cachi, kiwi, noci, pistacchi<br />
e nocciole: c’è <strong>di</strong> che sbizzarrirsi!<br />
Negli interspazi lungo i filari <strong>del</strong><br />
frutteto crescono le erbe aromatiche.<br />
Questi campi alberati sono<br />
molto armoniosi e ben integrati al<br />
paesaggio agrario circostante. Qui si<br />
coltiva in biologico, ci sono le arnie<br />
<strong>del</strong>le api per favorire l’impollinazione,<br />
si recuperano le acque piovane<br />
con un sistema capillare <strong>di</strong> cisterne<br />
praticamente presenti in ogni campo.<br />
Abbiamo voluto questo luogo<br />
per <strong>di</strong>mostrare come un’alternativa<br />
all’attuale mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> sviluppo non<br />
solo sia possibile, ma sia concretamente<br />
vivibile e praticabile nel totale<br />
32<br />
rispetto <strong>del</strong>l’ambiente.<br />
Perché proprio la Valle d’Itria?<br />
In Valle d’Itria c’è ancora un grande<br />
sapere sopratutto nelle generazioni<br />
<strong>di</strong> anziani. C’è chi produce tutto<br />
quello che gli serve per la sopravvivenza:<br />
si coltiva l’orto, si fa il formaggio,<br />
fa il pane con la sua farina.<br />
Questo è uno dei rari posti in Italia<br />
dove si trova ancora chi sa <strong>di</strong>stinguere<br />
tutte le varietà <strong>di</strong> piante con<br />
il proprio nome e conosce i loro<br />
usi terapeutici. Per questo mi piace.<br />
Si trovano ancora bravi potatori,<br />
persone capaci <strong>di</strong> fare gli innesti,<br />
questo miracolo sulle piante selvatiche<br />
che le rende produttive. C’è<br />
chi fa il centerbe e dunque conosce<br />
le cento erbe <strong>di</strong>verse necessarie alla<br />
sua preparazione. Si conoscono tanti<br />
meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> conservazione ed essicazione<br />
dei frutti e degli ortaggi. Poi<br />
c’è il fascino <strong>del</strong> paesaggio agrario<br />
antico, a volte rimasto intatto. Amo<br />
la pietra che domina su tutto: tra i<br />
muretti a secco un reticolo infinito<br />
<strong>di</strong> tratturi, stra<strong>di</strong>ne, sentieri, impreziosito<br />
dalle masserie, ti conduce a<br />
paesaggi sempre nuovi e inaspettati.<br />
Scopri le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> abitazioni<br />
in pietra a secco: làmie, trulli<br />
e spazi <strong>di</strong> lavoro, i magazzini e l’aia<br />
dove si battevano ed essiccavano<br />
legumi, cereali e mandorle, spesso<br />
firmati da chi li viveva con un det-