Ali del Levante N.56 Maggio 2013 - Aeroporti di Puglia

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Agosto a Melpignano al ritmo della pizzica Pizzica e taranta sono danze popolari dalle origini incerte e molto antiche, riscoperte e valorizzate solo negli ultimi vent’anni. Oggi vivono un momento di grande popolarità e sono praticate nelle forme più diffuse, soprattutto nel Salento. Dalla pizzica per sedurre, alla “pizzica scherma”, che simula un duello tra due contendenti, a quella più tormentata, quasi drammatica, detta “pizzica tarantata” o, appunto, taranta. Quest’ultima simula nei movimenti del corpo le convulsioni che vengono in seguito al morso di un tipo di ragno, Lycosa tarantola, che porterebbero la persona in uno stato ipnotico, quasi di trance. Secondo una tradizione molto antica, peraltro in uso fino a pochi decenni fa, bisognava portare le donne morse dal ragno al pozzo di San Paolo, a Galatina: solo qui le tarantolate potevano espellere il veleno e liberarsi dal male. Una storia risalente alla fine del XVII secolo, infatti, riconduce la cura di morsi di ragni, scorpioni o serpenti a guaritrici di sesso femminile che, secondo la leggenda, avevano ospitato San Paolo, grazie alla cui intercessione avevano guarito chi era stato morso da animali velenosi. Tra storia e leggenda, è certo che dal ‘300 in poi, musici e tarantolati hanno adoperato le danze popolari per curare e curarsi dal veleno di scorpioni e tarantole. Alcune di queste danze, poi, hanno superato ampiamente i confini pugliesi, tanto che oggi sono inserite a pieno titolo nelle tradizioni di molte altre regioni europee. Il Salento, però, rimane il luogo di origine per eccellenza, e ogni anno, a fine agosto, nel piccolo centro di Melpignano, si celebra la “Notte della Taranta”, il più grande festival musicale dedicato al recupero della pizzica salentina e alla fusione delle musiche tipiche popolari con altri linguaggi musicali. www.lanottedellataranta.it Castello, realizzato su un precedente impianto bizantino in prossimità del seno del Canneto, porto antico della cittadina, è particolarmente suggestiva, ma chi viene qui non deve rinunciare soprattutto ad una passeggiata sulla riviera che si snoda lungo il centro storico e offre la vista di tramonti mozzafiato. Famosa per l’ospitalità della sua gente, per la zuppa di pesce alla gallipolina, per i frutti di mare e le tante varietà di pescato che i pescherecci scaricano ogni giorno, la cittadina offre un mare che si distingue per i suoi colori e soprattutto una serie di spiagge di timbro caraibico. Come il seno della Purità, il lido storico della cittadina, posto a ponente dell’isolotto su cui sorge il nucleo antico della città, ai piedi dei resti della cinta bastionata. Bellissima anche la spiaggia di Punta della Suina, per arrivarci bisogna attraversare una fitta pineta, stradine fiancheggiate da cespugli di mirto, ginepro e giglio selvatico, poi ecco una lingua di scoglio che si allunga nell’acqua turchese; dal lato opposto, invece, dopo il paese in direzione Nord, c’è l’incantevole Spiaggia delle 16 Conchiglie, posta di fronte all’isolotto di Sant’Andrea. Proseguendo lungo la costa ionica, superate le cittadine balneari di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina, si arriva a Porto Cesareo altra località famosa soprattutto per il mare e per le lunghe spiagge di sabbia bianca, costeggiate da scogli e isolotti. Tra questi l’ Isola dei Conigli, una vera e propria riserva naturale che ospita specie marine ormai in via di estinzione. In direzione Torre Lapillo, invece, c’è Punta Prosciutto, posta su un tratto costiero di rara bellezza, tanto che fa parte del Parco Naturale regionale, nonché di un’area marina protetta che comprende anche la vecchia salina di Torre Colimena. La spiaggia è orlata di dune, alle spalle un canneto ne delimita il perimetro. Il mare lascia senza fiato, cristallino, colorato dall’ azzurro chiaro al blu più intenso, con fondali sabbiosi e degradanti, ideale per lunghe nuotate o passeggiate nell’acqua. Chi ama il mare di scoglio, invece, da Gallipoli seguendo la litoranea verso Porto Cesareo, può fermarsi nella baia di Porto Selvaggio, oasi di verde del Parco naturale Castro marina
egionale o nella vicina baia di Uluzzo. Grotte, antri naturali, cavità di origine carsica sono alcuni elementi caratteristici di quest’area protetta che comprende una fascia costiera di 1500 ettari. Sempre sul versante ionico da segnalare la marina di Pescoluse, detta anche le “Maldive del Salento”, tratto costiero dalla bellezza selvaggia. La spiaggia è bianca con la sabbia finissima, i fondali sono bassi, le acque sono particolarmente limpide, tutto intorno una vegetazione ricca di acacie e tamerici. Continuando sulla litoranea, superata Santa Maria di Leuca, ci si ritrova nel Salento Adriatico, che in questo tratto di mare presenta paesaggi spettacolari e caratteristiche totalmente diverse. Otranto, il punto più orientale della nostra penisola, è una città ricca di storia, con un passato importante. Fu messapica e romana, bizantina e aragonese, il suo borgo antico - con il castello Aragonese e la bellissima cattedrale in stile romanico - è patrimonio dell’Unesco. La costa intorno alla cittadina alterna tratti sabbiosi e tratti rocciosi, ma chi ha deciso di fare un bagno da ricordare, può dirigersi a Porto Badisco, descritta finanche da Virgilio nell’Eneide. Qui, sembra, approdò Enea dopo la fuga da Troia; quello che resta oggi è un gruppo di case di pescatori che si affaccia su un fiordo lambito da un mare turchese. A pochi chilometri da Otranto, c’è Castro. Lo scenario qui cambia del tutto: non più spiagge dalla sabbia fine, ma scogliere, insenature, grotte marine. Come la grotta Romanelli, giacimento preistorico, la grotta Porcinara, la grotta del Diavolo, la famosa Zinzulusa, che prende il nome dalle numerose stalattiti e stalagmiti che nella sua grande cavità prendono le forme più diverse. Bellissimo nuotare all’interno della grotta, dove il mare assume una colorazione blu zaffiro. Nel porticciolo di Castro Marina, poi, dove l’acqua è così limpida che si fa quasi bere, è stato istituito un servizio di barche per visite guidate lungo la costa, tra grotte e A Cena con la Duchessa - Il Gusto fa Epoca 17 Cultura e territorio “A Cena con la Duchessa”, un’idea innovativa vincitrice del bando Principi Attivi 2012 della Regione Puglia, vuole valorizzare le risorse storico-artistiche ed economiche di pregio (castelli e produttori di eccellenza del territorio) salvaguardando l’equilibrio delle relazioni fra turismo ed ambiente, espresse in termini di “carrying capacity” e/o di “foot print ecologico”. Ogni azione relativa alla manifestazione è conformata in funzione dell’ottenimento della certificazione di impatto ridotto, rappresentata dal marchio “Ecofesta Puglia”. Intanto fervono i preparativi di “A cena con la Duchessa - Il gusto fa epoca”, evento rievocativo della storia, degli ingredienti e delle portate dei secoli passati in un connubio inedito nel suo genere che si proietta a livello regionale e nazionale, in un ideale percorso tra arte e cucina, forma e sostanza, bellezza e bontà. Quattro cene - evento all’insegna delle prelibatezze enogastronomiche, all’interno di mura possenti e ricche di storia di alcuni castelli del Salento, in cui riscoprire spazi e gusti di un’epoca scomparsa, aneddoti e vicende di personaggi realmente vissuti di cui si è persa la memoria. Le cene si caratterizzeranno per la riproposizione di un banchetto storico dove lo chef Sara Latagliata e i grandi chef ospiti, coadiuvati dai ragazzi dell’Istituto Professionale servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità alberghiera “Aldo Moro” di Santa Cesarea Terme, faranno rivivere a tavola il gusto medioevale e quello rinascimentale. Gli ospiti, accolti con squilli di chiariana medievale e rinascimentale, faranno così un salto all’indietro nel tempo; diventeranno barone o principe, duchessa o condottiero e saranno serviti da scalchi e trincianti. Avranno il Gran Coppiere al proprio servizio. Quattro le serate previste. Si inizia il 20 Luglio con il castello di Acaya, per continuare nel mese di agosto con i castelli di Castrignano dei Greci e di Corigliano d’Otranto. L’evento conclusivo si terrà nel palazzo ducale di Presicce nel mese di settembre. La composizione dei menu, articolati in quattro portate (primo servizio di credenza, primo servizio di cucina, secondo servizio di cucina, terzo servizio di cucina) terrà conto della sensibilità dei moderni palati, pur restando filologicamente rispettosa delle tradizioni passate. Le cene saranno preparate con materie prime (vino, pasta, olio, latticini e dolci) di alto profilo qualitativo, quasi tutte cosiddette a chilometrozero oppure di filiera corta. Numerose altre sorprese attenderanno gli ospiti alo loro arrivo al castello, il cui passo sarà segnato da un lungo tappeto rosso. Il commensale sarà così spettatore e protagonista di un momento che permetterà di soddisfarne sia la percezione contingente sia l’edificazione dell’esperienza. Il cibo per la gola diverrà anche cibo per gli occhi, attraverso le opere pittoriche degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e le sculture in zucchero della cake designer Giusy Verni. Una concomitanza innovativa delle arti visive e culinarie. A completare il programma delle singole serate spettacoli di danza, giocoleria, musica ed improvvisazione teatrale. anfratti. Per la sua asperità questa parte della costa adriatica del Salento è meno battuta dai canali turistici tradizionali ed è meta preferita di un turismo forse più d’élite. Chi viene qui ama il mare di scoglio, le lunghe immersioni, la pesca alla traina; ama andare a letto presto e alzarsi all’alba tra i chiarori rosati di un Salento forse un po’ più ruvido, ma pieno di fascino. E se dalla costa ionica a quella adriatica il cambio di scena è dietro l’angolo, chi decide di fermarsi e conoscere più a fondo questo territorio può scoprire ancora tanto. L’entroterra salentino, infatti, offre paesaggi e paesi dal timbro particolare, circondati da campagne disseminate di masserie fortificate. Un reticolo di strade dritte e strette attraversano i campi di girasole della piana leccese e raggiungono Maglie, Galatina, Carpignano Salentino, Casarano, Castrignano dei Greci e tanti altri, poco popolosi, puliti, tanto bianchi da abbagliare la vista. La pizzica qui è dappertutto, più che una danza popolare è uno stile di vita, i suoi ritmi incalzanti sembrano rimbalzare tra cattedrali, porte barocche, mosaici paleocristiani per poi liberarsi ovunque, sprigionando nell’aria gioia, calore ed energia.
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