Ali del Levante N.56 Maggio 2013 - Aeroporti di Puglia

Il nostro viaggio nella penisola
salentina comincia proprio da qui, al
ritmo di questa “pizzica” intrigante e
coinvolgente, a cui s’ispirano, oggi,
linguaggi musicali sperimentali. La
scoperta della pizzica, coincide in
qualche modo con la riscoperta del
Salento, che in questa danza ritrova
origine, sintesi e ragioni, tante, che si
aggiungono al corollario di bellezze
naturali, di ricchezze storico-artistiche,
di prelibatezze gastronomiche di cui
questa terra dispone a piene mani.
Siamo a Sud, ovvio, molto più di
quanto possiamo immaginare. In
questo territorio piano e dorato, dove
il blu del mare delimita la roccia grigia
delle coste puntellate di nidi di gabbiani
e le spiagge dorate, arrivare è
abbastanza semplice, l’aeroporto di
Brindisi dista da Lecce solo venti
minuti di auto. Per avere un’idea più
precisa di quanto ci troviamo a
Mezzogiorno basti pensare che il
canale d’Otranto è a meno di un’ora
dall’isola greca di Fanò, nell’arcipelago
delle Diapontie, subito dopo il confine
delle acque territoriali. Non a caso
Santa Maria di Leuca, lembo estremo
della Puglia, ospita un santuario che si
chiama de Finibus Terrae e su questa
scogliera appuntita, e protesa verso
l’Oriente, un faro
sta simbolicamente
a presiedere
l’incontro di due
mari, Adriatico e
Ionio. Il Salento è difficile da raccontare,
ma per un motivo semplice. Non
si sa da dove cominciare a descrivere
tanto fascino, tanta eleganza, in un
territorio che fa della semplicità la sua
bandiera e ha registrato, nella sola
estate 2012, oltre cinquecentomila
arrivi. Il Salento è terra che trasuda
carattere e noi non possiamo che
trasferire in chi legge una piccola
parte della dignitosa e silenziosa
nobiltà dei paesi dell’entroterra, della
pietra che incornicia le finestre dei
palazzi come fosse un merletto, della
luce che inonda i campi di girasole.
Cominciamo da Lecce, capitale del
Salento - ballando la pizzica
Dai bambini agli anziani, tutti, dopo il duro
lavoro nei campi, si ritrovavano a ballare in
totale libertà e allegria
Barocco, provvista di una sontuosità
monumentale come nessun’altra città
pugliese. Le più antiche famiglie
pugliesi appartengono a questo lembo
di Puglia e si realizza qui, a partire
dagli anni ’20, una vera fioritura di
banche private che portano i cognomi
delle famiglie fondatrici. A Lecce,
storicamente, la cultura si fonda con
l’economia, con la storia e la tradizione.
Nonostante la posizione decentrata,
la città ha mantenuto ben salda la
presa e ha trovato il modo di reagire
alle crisi che si
sono succedute
nel tempo, restando
fedele a se
stessa. Il turismo è
stata una delle chiavi: nelle facciate
delle chiese e dei palazzi storici, Lecce
ha trovato le sue soluzioni, malleabile
e forte come la pietra che produce il
suo sottosuolo e che vediamo trasformarsi
in orli e merletti un po’ dappertutto:
sulla facciata della basilica di
Santa Croce e dell’attiguo ex Convento
dei Celestini, tra le guglie della
chiesa dei SS Niccolò e Cataldo,
sull’architrave delle porte che delimitano
il centro storico, come Porta
Napoli o Porta Rudiae, dedicata a
Sant’Oronzo, ma anche intorno agli
altari delle chiese, alle finestre degli
edifici privati. Lecce è capitale del
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Cultura e territorio
barocco, diffuso nel Salento nella
seconda metà del XVI secolo e la fine
del XVIII, ma anche dello shopping,
dell’artigianato, della movida notturna,
della cucina. La cucina salentina è
tradizionalmente povera, nelle case si
cucinava quello che la terra offriva e
quello che si poteva comperare con
pochi soldi e quindi verdure, legumi,
olio, grano. Dall’aia arrivavano le
uova, dai pascoli il latte ed i formaggi;
la frutta - fichi, fichi d’india, mandarini,
arance - arrivava sulle tavole
appena colta, le mandorle servivano a
preparare la pasta per i dolci, le
spume. Ogni profumo, ogni sapore,
accompagnava una stagione. Tra le
stradine del centro storico di Lecce
sono tante le trattorie in cui sperimentare
la bontà delle ricette tipiche.
Di qui, poi, è facilissimo spostarsi
verso il mare, per raggiungere il
Salento Ionico. In mezz’ora si arriva a
Gallipoli, soprannominata la Perla dello
Ionio: i fondali della costa sono per lo
più sabbiosi, di una sabbia fine e
dorata, e circondano il borgo antico,
costruito su una piccola isola collegata
alla terraferma. Gallipoli è nota per le
chiese barocche, come la cattedrale
seicentesca dedicata a Sant’Agata, per
i palazzi rinascimentali, per i balconi
decorati con fregi e figure simboliche.
La parte che circonda l’imponente