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GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO - Terre Jonicosilane

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TERRE<br />

LA MONOGRAFIA<br />

JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />

<strong>GAL</strong> <strong>SILA</strong> <strong>GRECA</strong> <strong>–</strong> <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />

<strong>GAL</strong> <strong>SILA</strong> <strong>GRECA</strong> <strong>–</strong> <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />

CLEMENTI EDITORE


<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong> da scoprire<br />

Sila Greca - Basso Jonio Cosentino<br />

La misura 413.313 azione 2 - “Incentivazione di attività turistiche” - del nostro Piano di Sviluppo Locale<br />

(PSL), finanziato dal PSR Calabria 2007/2013, asse IV, “Approccio Leader”, ci ha consentito di realizzare<br />

questa bella monografia delle “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”, che non è certamente un trattato esaustivo del nostro<br />

territorio, ma che è sicuramente qualcosa di più di una semplice guida turistica.<br />

La porzione della Sila Greca, che, con un marchio regolarmente depositato, è stata individuata come “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”,<br />

va da Rossano a Cariati e dal litorale ai margini montani di Longobucco, Bocchigliero e Campana.<br />

È un territorio ricco di un patrimonio storico, culturale, ambientale ed enogastronomico di eccellenza, che è stato<br />

attraversato nei secoli dagli Enotri, dai Greci, dai Brettii ed ancora dai Romani, dai Bizantini, dai Normanni<br />

e dagli Svevi e che ha subito, più recentemente, anche le dominazioni degli spagnoli e dei francesi. Un territorio,<br />

dunque, storicamente complesso, ma complesso anche dal punto di vista geomorfologico con le sue fiumare,<br />

la sua stretta striscia marina ed il bosco più bello dell’intera Sila, “la Fossiata”, dove si respira una delle arie<br />

più pure del mondo; un territorio con i suoi graniti e le sue argille, le sue dune e le sue acque cristalline di saluberrima<br />

potabilità; un territorio che abbiamo cercato di “raccontare” percorrendolo per temi, intersecati dalle varie<br />

evidenze culturali ed enogastronomiche che lo caratterizzano; un territorio che, tramite questa monografia,<br />

potrà essere scoperto e riscoperto nelle sue parti più significative, ma anche nei suoi risvolti più “intimi”.<br />

La nostra monografia è accoppiata, in un unico cofanetto, con l’identica opera che ha per oggetto il territorio<br />

dell’Alto Jonio Cosentino di competenza del Gal “Alto Jonio Federico II”. È stata questa una scelta cercata e realizzata<br />

dai due Gal - che come Galajs hanno operato insieme nella programmazione comunitaria 2000/2006 -,<br />

con la condivisione del Responsabile di misura della Regione Calabria, Franco Pirrò, per dare visibilità unica e<br />

complessiva all’intero comprensorio che si affaccia sullo Jonio cosentino ed al quale fanno da corona i due Parchi<br />

Nazionali della Sila e del Pollino in un “unicum” che tutti riconosciamo con il nome di “Sibaritite”.<br />

Si ringraziano quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro, che trova un suo significativo completamento<br />

nella “Piccola rivista degli itinerari” che lo accompagna, ed in particolare la Clementi Editore s.r.l.,<br />

vincitrice dell’apposita gara d’appalto, che nella stesura dei contenuti testuali e fotografici ha impiegato tutta la<br />

propria grande esperienza di settore, il Prof. Francesco Filareto, per i suggerimenti e le significative integrazioni<br />

dei testi, e Mimmo Forciniti, nostro Consigliere di Amministrazione, che, con la sua grande competenza e<br />

la sua puntuale conoscenza del territorio, ha sovrainteso su tutto il lavoro editoriale. Ci auguriamo, infine, che<br />

questo lavoro possa costituire un prezioso strumento non solo di conoscenza, ma anche di approfondimento<br />

degli aspetti più caratteristici delle “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”, segnate da secolari tradizioni enogastronomiche ma anche,<br />

da monte a valle, da quella che è considerata come la più grande e fra le più interessanti fiumare del mondo:<br />

il Trionto.<br />

Ranieri Filippelli, Presidente del Gal “Sila Greca”<br />

Francesco Rizzo, Direttore del Gal “Sila Greca”


S O M M A R I O<br />

4<br />

<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong><br />

e Basso Jonio Cosentino:<br />

come quando perché<br />

26<br />

Musei e centri storici<br />

32<br />

Rocche, castelli<br />

e masserie<br />

10<br />

La civiltà della montagna:<br />

gli Enotrii e i Brettii<br />

16<br />

La civiltà del mare:<br />

i Bizantini, le grotte sacre<br />

20<br />

La civiltà del mare:<br />

i Bizantini, gli edifici sacri<br />

38<br />

Arti e mestieri<br />

4 <strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong><br />

e Basso Jonio Cosentino:<br />

come quando perché<br />

Testi di Domenico Forciniti<br />

e Laura Jelenkovic<br />

ITINERARI DELLA CULTURA<br />

10 La civiltà della montagna:<br />

gli Enotrii e i Brettii<br />

Testo di Angela Mauro<br />

16 La civiltà del mare:<br />

i Bizantini, le grotte sacre<br />

Testo di Stefania Scappini<br />

20 La civiltà del mare:<br />

i Bizantini, gli edifici sacri<br />

Testo di Stefania Scappini<br />

26 Musei e centri storici<br />

Testo di Stefania Scappini<br />

32 Rocche, castelli e masserie<br />

Testo di Angela Mauro<br />

38 Arti e mestieri<br />

Testo di Gabriele Mastrilli<br />

ITINERARI DEL FOLCLORE<br />

44 In un giorno di festa<br />

Testo di Davide Battaglia<br />

44<br />

In un giorno di festa


ITINERARI DEI SAPORI<br />

48 Liquirizia:<br />

il nero che seduce<br />

Testo di Laura Jelenkovic<br />

52 Viaggio nel gusto<br />

Testo di Elisa Canepa<br />

58 Il pasto è servito<br />

Testo di Elisa Canepa<br />

ITINERARI DELLA NATURA<br />

62 Natura protagonista<br />

Testi di Domenico Forciniti,<br />

Enrico Bottino e Gabriele Mastrilli<br />

68 Il disegno dell’acqua<br />

Testo di Laura Jelenkovic<br />

ITINERARI OUTDOOR<br />

72 Spirito outdoor<br />

Testo di Francesco Bevilacqua<br />

ITINERARI IN VIAGGIO<br />

78 In viaggio: sulle orme<br />

degli Enotrii e dei Brettii<br />

Testo di Gabriele Mastrilli<br />

84 In viaggio: sulle orme<br />

dei Bizantini<br />

Testo di Gabriele Mastrilli<br />

90 In viaggio: il paesaggio<br />

disegnato dal Trionto<br />

Testo di Gabriele Mastrilli<br />

90<br />

In viaggio: il paeaggio<br />

disegnato dal Trionto<br />

48<br />

Liquirizia:<br />

il nero che seduce<br />

62<br />

Natura<br />

protagonista<br />

72<br />

Spirito outdoor<br />

84<br />

In viaggio: sulle orme<br />

dei Bizantini<br />

58<br />

il pasto è servito<br />

52<br />

Viaggio nel gusto<br />

68<br />

Il disegno dell’acqua<br />

78<br />

In viaggio: sulle orme<br />

degli Enotrii e dei Brettii


COME QUANDO PERCHÉ<br />

4<br />

come quando perché<br />

TERRE<br />

JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />

E <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong><br />

SEDUTO SULLA SPIAGGIA, NEL SILENZIO DELL’ALBA E NEL LIBECCIO, chi volesse porsi in ascolto potrebbe<br />

udire, in lontananza, il belare delle pecore e i campanacci delle mucche al pascolo. Così al<br />

tramonto, abbracciato alla cresta di un monte, a uno scalatore ardito basterebbe guardare in giù,<br />

e confondendo il blu del mare e del cielo, udire il canto dei gabbiani che salutano il giorno. Perché<br />

le terre <strong>Jonicosilane</strong> della Sila Greca sono due facce separate, ma sempre unite, della medaglia chiamata<br />

Calabria, orgogliosamente appuntata sul petto dell’Italia.<br />

Lungo le coste è ovviamente il mare ad essere protagonista, con le sue splendide spiagge e le città dotate<br />

di strutture ricettive moderne, piene di luci e di voglia di vivere la notte. Così un turista può scegliere<br />

se crogiolarsi al sole nei tanti centri balneari, o immergersi alla scoperta dei tesori del mare; aspettare<br />

il ritorno dei piccoli pescherecci, che portano sul molo il pesce appena pescato, da preparare sul barbecue<br />

vicino al fuoco, o provare ogni sera un ristorante diverso, dove gustare i deliziosi piatti locali. E mentre<br />

i gozzi vengono tirati in secca sui lidi di Cariati si può guardare il sole che sorge sul mare e ne incrosta<br />

di diamanti scintillanti la superficie. Appena dietro al mare però si aprono i lembi di pianure alluvionali<br />

delimitate dai primi rilievi collinari argillosi, con campi verdi, le terrazze, l‘agricoltura fiorente.<br />

Nelle piane si cammina ancora al fianco degli antichi popoli che si insediarono nell’entroterra e incespicando<br />

nei reperti del passato, tra scavi archeologici e piccoli musei, si arriva ai piedi della Sila.


Dalle pendici ombrose dei monti alle verdi pianure, tra campi<br />

rigogliosi e spruzzi di mare si estendono le terre ricche di storia<br />

e bellezza della Sila Greca e del Basso Jonio Cosentino.<br />

<strong>COSENTINO</strong><br />

L’inverno nelle <strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong><br />

’U mare è jancu ppe ra carmaria,<br />

’u cielu azzurru è chijnu de gabbiani,<br />

’i cotrareddi jocanu pp’ ’a via,<br />

’nu sule rannu si toca ccu ’i mani.<br />

’U jure ’e sudda, russu paparina,<br />

si mmisca all’acitedda, tutta gialla,<br />

si scotola li pinni ’na gaddina,<br />

tramente vula leggia ’na farfalla.<br />

’N’aria ’e sciroccu, ’mprefumata ’e mare,<br />

mova ri frunne ccu ’nu jocu eternu,<br />

(si chiudu l’occhi para de sunnare):<br />

ma è primavera?<br />

No! Simu ’nt’ u vernu…!<br />

Ernesto Palopoli<br />

5


➜ LA COSTA DEGLI ACHEI<br />

E LA PIANA DI SIBARI<br />

Si sviluppa per 150<br />

chilometri, delimitata a<br />

nord dal fiume Ferro e a<br />

sud dal fiume Nicà.<br />

È incorniciata dai rilievi<br />

del massiccio del Pollino<br />

e dalle ultime pendici<br />

della Sila Greca, proprio<br />

al centro della Piana di<br />

Sibari, dove giunsero i<br />

Greci nel corso dell’VIII<br />

secolo a.C. fondando la<br />

città di Sibarys, da cui poi<br />

prese il nome. La piana è<br />

caratterizzata da<br />

numerosi scavi<br />

archeologici, in<br />

particolare quelli del<br />

Parco Archeologico della<br />

Sibaritide con il<br />

suo Museo.<br />

Sulla doppia pagina, in<br />

senso orario: lungo il<br />

litorale di Centofontane a<br />

Mirto le acque del Mar<br />

Jonio bagnano spiagge e<br />

litorali suggestivi, dove le<br />

vecchie barche da pesca<br />

segnano il profilo di una<br />

terra legata a doppio filo<br />

alla tradizione marinara;<br />

la fine arte della<br />

cesellatura e<br />

dell’artigianato locale si<br />

può notare anche nei più<br />

piccoli particolari delle<br />

opere d’arte locali: in<br />

questo caso, un dettaglio<br />

della Chiesa Madre di<br />

Rossano; le celebri Pietre<br />

dell’Incavallicata, non<br />

lontane dall’abitato di<br />

Campana, sono tra le più<br />

significative e conosciute<br />

testimonianze naturali<br />

presenti sul territorio<br />

della Sila Greca;<br />

la pasta fatta a mano è<br />

una delle tante specialità<br />

della cucina locale, da<br />

non perdere per gli<br />

amanti della buona<br />

tavola.<br />

6<br />

La vista, dall’alto<br />

L’Altopiano della Sila è il più grande d’Europa<br />

e si estende per 150.000 ettari, compreso<br />

tra un’altitudine di 1000 metri e i<br />

1900 del monte Botte Donato. È una lingua<br />

di terra che declina tra il Mar Tirreno e lo<br />

Jonio, con un clima di montagna temperato<br />

dall’acqua di mare.<br />

Viene convenzionalmente diviso in Sila Greca,<br />

Sila Grande e Sila Piccola e costituisce il<br />

più vecchio Parco Nazionale calabrese, uno<br />

dei primi cinque d’Italia, fondato per la protezione<br />

dell’ambiente e della biodiversità già<br />

nel 1968 col nome di Parco Nazionale della<br />

Calabria. In particolare, la Sila Greca è compresa<br />

tra la piana di Sibari, la Sila Grande e<br />

il crotonese.<br />

È dominata dal massiccio della Sila e i monti<br />

Paleparto e Altare (m 1480), Serra della<br />

Castagna (m 1310) e la Colle d’Avri (m<br />

1200) la cingono come corona. Dalla cima<br />

di questi monti lo sguardo corre libero fino<br />

al golfo di Corigliano, la Piana di Sibari e la<br />

catena del Pollino.<br />

Si può vedere monte Scuro, la costa tirrenica<br />

e l’alto crotonese. I molti corsi d’acqua<br />

forgiano il paesaggio creando canyon mozzafiato,<br />

cascate, laghi e spiagge da ammirare.<br />

Sono molti gli itinerari apprezzati dai torrentisti<br />

che si cimentano in discese oppure<br />

risalite lungo l’alveo e l’intrico di cascate incassate,<br />

profondi laghetti naturali da attraversare<br />

a nuoto nelle acque verdi ed azzurre,<br />

blocchi e gradini di calcare, marne, graniti,<br />

filladi e travertino a volte sbiancati dal sole,<br />

a volte chiusi da folta vegetazione ricca di<br />

umidità come nelle foreste pluviali.<br />

I versanti geologicamente eterogenei della<br />

Sila Greca si sgretolano all’azione delle acque<br />

e delle intemperie creando il tipico paesaggio<br />

a fiumara, slavine di ghiaia e sedimenti<br />

detritici.<br />

Ma quelli boschivi sono ricchi di pini, cerri,<br />

castagni monumentali, dolci declivi e infinite<br />

distese verdi interrotte soltanto dai paesi<br />

arroccati sul fianco della montagna e sulle<br />

dorsali che degradano verso il mare. Qui la<br />

fauna prospera, grazie anche alla continua<br />

opera di conservazione e protezione dell’habitat.<br />

Al di là del tempo<br />

Anticamente la Sila ha ospitato per secoli<br />

soltanto i pastori con le loro greggi durante<br />

la stagione dei pascoli montani. Erano poche<br />

le famiglie che aspettavano l’arrivo del<br />

disgelo. La Sila veniva abbandonata a novembre<br />

e “riapriva” a maggio, quando i contadini<br />

andavano nei campi a piantare le patate<br />

e coltivare frumento, grano e segale (jer-


manu). Lentamente si formarono paesi arroccati<br />

sui fianchi delle montagne, borghi<br />

storici a ridosso delle pareti di roccia. I primi<br />

insediamenti umani vengono fatti risalire<br />

agli Enotri, che intorno al 1700 a.C. colonizzarono<br />

le terre <strong>Jonicosilane</strong>, ricoprendo<br />

le sue valli e i fianchi montuosi di vigneti;<br />

successivamente si affermarono i Brettii o<br />

Bruzi, italici come gli Enotrii, un popolo dedito<br />

principalmente alla pastorizia e agricoltura.<br />

I siti archeologici di Terravecchia, Castiglione<br />

di Paludi e le muraglie di Annibale mostrano<br />

ancora oggi la loro perizia nel costruire<br />

fortificazioni.<br />

A Cariati, in località Cozzo del Salto, si può<br />

ammirare la Tomba del Guerriero, scoperta<br />

nel 1978, ancora custode di oggetti e ceramiche<br />

di grande valore. Altri ritrovamenti risalgono<br />

all’età del ferro (X-IX sec. a. C.), come<br />

testimonia la necropoli in località Agretto di<br />

Castiglione di Paludi, con circa 50 tombe a<br />

fossa, poi le pietre dell’Incavallicata di Campana<br />

ed il paese di Scala Coeli con i ritrovamenti<br />

in località Castelluccio. Ma l’avvenimento<br />

storico per questa terra fu lo sbarco dei<br />

greci nell’VIII secolo a.C. e la leggenda narra<br />

che furono addirittura i compagni di Enea,<br />

qualche secolo prima, a fondare la città di<br />

Crosia nel 1315 a.C. Le pianure vennero di-<br />

PROTAGONISTI<br />

In tanti secoli di storia, tra vicende e conflitti, da quest’area della Calabria<br />

emergono due illustri personaggi, fiore all’occhiello della storia di queste<br />

terre e cittadini del mondo. Il primo è San Nilo da Rossano, nato appunto<br />

a Rossano nel 910 e morto il 26 settembre del 1004 nei pressi di Tusculum<br />

vicino a Roma. Nato da famiglia nobile, si sposò ed ebbe una figlia,<br />

ma il richiamo della fede ebbe il sopravvento, si fece monaco e divenne<br />

eremita in una caverna dove c’era un’immagine dedicata a San Michele<br />

Arcangelo. Fu molto dedito alla carità, alla contemplazione e raccolse numerosi<br />

testi e codici. Lasciò l’eremitaggio per dedicarsi ad attività sociali e<br />

fondò un monastero basiliano a San Demetrio Corone, dove visse per 25<br />

anni promulgando una dottrina di riunificazione tra la Chiesa di Occidente<br />

e quella di Oriente. Pare che San Nilo gettò un anatema sull’imperatore<br />

Ottone III e su Papa Gregorio V quando mandarono al martirio l’antipapa<br />

Giovanni XVI. Gregorio morì nel 999 e Ottone, convinto che la sua<br />

morte fosse dovuta alla maledizione del santo, si recò al Cenobio implorando<br />

il perdono di Nilo e confessandosi pentito. Il Santo lo perdonò. Purtroppo<br />

San Nilo non riuscì a vedere ultimati i lavori dell’abbazia di Grottaferrata,<br />

che fu costruita per suo volere su un terreno dove si trovavano<br />

i ruderi di una villa romana e dove la leggenda racconta che gli apparve<br />

la Madonna. L’abbazia infatti fu terminata nel 1004, successivamente alla<br />

sua morte. Nel 2004 ci sono state grandi celebrazioni per i mille anni<br />

dalla sua morte. L’abate Bartolomeo disse di lui: «San Nilo vedeva che tutti<br />

gli uomini, tutti gli animali, finanche ogni rettile che si muoveva sulla<br />

terra, erano in cecità e totalmente privi di luce e la terra stessa tutta quanta<br />

era circondata da una tenebra profonda e da un'immensa caligine»; infatti,<br />

usando le parole del santo «Non basta gridare contro le tenebre, bisogna<br />

accendere una luce». Diversi documenti e testimonianze materiali<br />

sulla sua vita sono presenti negli archivi diocesani e nella biblioteca comunale<br />

di Rossano.<br />

L’altro personaggio di grande importanza storica è Bruno da Longobucco,<br />

uno dei più grandi chirurghi del Medioevo. Nacque a Longobucco agli inizi<br />

del 1200 e morì nel 1286. La sua carriera si sviluppò inizialmente a Bologna,<br />

dove acquisì la conoscenza dei testi e della medicina araba, in cui<br />

divenne maestro. Proseguì poi a Padova, dove contribuì a creare l’Università<br />

e dove tenne una delle prime cattedre di medicina con il titolo di<br />

“Magister”. Scrisse due testi molto importanti: il primo è la Chirurgia Magna,<br />

composta da 2 libri di 20 capitoli ciascuno, in cui si affrontano le diverse<br />

e complesse tecniche chirurgiche. Il secondo è la Chirurgia Parva,<br />

una sorta di compendio didattico di soli 23 capitoli. Nonostante questo<br />

Bruno non è quasi mai citato nella storia dell’Università, forse perché<br />

spesso le sue teorie erano in aperto contrasto con la dottrina classica. Resta<br />

comunque, indiscutibilmente, uno dei precursori della medicina moderna<br />

e testimonianza del suo operato e dei suoi lavori sono attualmente<br />

presenti nella biblioteca di Longobucco. Con Bruno la chirurgia acquista dignità<br />

scientifica e diventa una branca della medicina; i suoi testi sono stati<br />

tradotti nelle principali lingue europee dell’epoca, riconosciuto universalmente<br />

come figura eminente della medicina del vecchio continente. L’università<br />

di Padova recentemente gli ha dedicato un busto collocato nell’atrio<br />

dell’ateneo, insieme a quelli dei grandi della scienza mondiale.<br />

7


➜ IL VALLONE<br />

MACROCIOLI<br />

Da colle dell’Esca, con alle<br />

spalle il lago Cecita e la<br />

Fossiata, a circa 1500<br />

metri di quota, inizia la<br />

vallata del torrente<br />

Macrocioli, che racchiude<br />

come in uno scrigno il<br />

paese di Longobucco. La<br />

sensazione è quella di<br />

immergersi in un viaggio a<br />

ritroso nel tempo, con il<br />

fragore delle acque sorgive<br />

che spuntano da ogni<br />

frattura del substrato<br />

granitico, i primi profumi<br />

marini che risalgono la<br />

valle, accompagnati dalla<br />

macchia mediterranea, dal<br />

Trionto, i forti colori<br />

soprattutto autunnali di<br />

faggi, castagni e alberi da<br />

frutto, le “baracche”<br />

appese agli angoli degli<br />

innumerevoli terrazzamenti<br />

delle aree golenali, su cui<br />

prosperano orti fiorenti<br />

che, come nel passato,<br />

arricchiscono con le loro<br />

delizie i banchetti dei<br />

longobucchesi e delle<br />

trattorie e cantine del<br />

centro. Un luogo<br />

incantevole, che ha visto<br />

l’impiantarsi dei primi<br />

arnesi medievali per<br />

l’estrazione dell’argento,<br />

che ha visto passare<br />

Norman Duoglas e,<br />

soprattutto, l’abate<br />

Gioacchino da Fiore.<br />

Su questa pagina, in alto:<br />

il Convento dei Riformati<br />

di Calopezzati, che segue<br />

gli stilemi architettonici<br />

dei classici monasteri<br />

benedettini.<br />

Sulla pagina a lato, da<br />

sinistra: l’arte sacra ha<br />

dato vita ad opere di rara<br />

bellezza su tutto il<br />

territorio della Sila<br />

Greca: nel dettaglio, un<br />

particolare della Chiesa<br />

di Santa Maria Assunta<br />

di Cropalati; tra i tanti<br />

prodotti stagionati locali<br />

della Sila Greca non<br />

mancano i salumi tipici<br />

come capicollo, salsiccia,<br />

soppressata e pancetta,<br />

spesso associati a<br />

formaggi quali provole e<br />

caciocavalli, e ai prodotti<br />

del forno, tra cui i<br />

tarallini di Longobucco;<br />

un’imbarcazione da pesca<br />

lungo il litorale di<br />

Centofontane a Mirto.<br />

8<br />

sboscate e furono avviate le prime coltivazioni<br />

intensive di cereali, ulivi e viti. Le pianure<br />

della Magna Grecia furono poi conquistate dai<br />

Romani, che vi costruirono nuovi centri rurali<br />

e commerciali, come le ville e le fattorie di Rossano.<br />

I boschi della Sila vennero messi a dura<br />

prova dall’Impero, che tagliò gli alberi sconsideratamente<br />

per costruire navi e abitazioni.<br />

Con la caduta dell’Impero Romano furono i<br />

Bizantini a insediarsi nell’entroterra, contribuendo<br />

a creare vari centri abitati e la cui presenza<br />

si respira nelle tante testimonianze sparse<br />

sul territorio, grotte e angoli di meditazione,<br />

ruderi di chiesette e radure coltivate.<br />

Soste di piacere<br />

L’arte e i mestieri antichi si sono conservati in<br />

quelle vecchie botteghe di paese al di là del tempo,<br />

forse grazie anche all’isolamento geografico.<br />

Uomini ormai anziani battono ancora il ferro<br />

sotto gli occhi dei figli apprendisti e curiosi, impagliatori<br />

stanno seduti sulle sedie all’aperto,<br />

davanti al negozio, a creare cestini e imbottiture,<br />

mentre gli intagliatori portano avanti la<br />

maestria nell’arte sacra con icone di legno d’acero,<br />

finemente lavorate. Sono poche le donne<br />

che ancora usano il telaio, e lo fanno per creare<br />

corredi nuziali e ricami secondo i disegni della<br />

tradizione. La gente che vive nei paesi della Presila<br />

attraversa le strade assolate, passando davanti<br />

a crocefissi ed edicole che proteggono i<br />

viaggiatori, e scompaiono nelle loro case a gustare<br />

un pasto fatto essenzialmente di piatti tipici.<br />

Le donne preparano ancora la pasta fatta<br />

in casa al ferretto con sugo di cacciagione, i<br />

maccheroni con le verdure, i cavatelli di patate<br />

conditi con sugo di salsiccia bolliti. Il capretto o<br />

l’agnello sono teneri per la lunga cottura, il<br />

maiale utilizzato in ogni suo pezzo. Le conserve,<br />

la frutta secca e i formaggi non possono<br />

mancare sulla tavola, insieme ad un buon vino.<br />

Scorre così la vita, ancora genuina come un<br />

tempo.<br />

Uno sguardo al futuro<br />

Ma tradizione non vuol dire negare il cambiamento,<br />

ma impregnarne il futuro.<br />

Questo è l’impegno principale del Gal Sila<br />

Greca <strong>–</strong> Basso Jonio Cosentino, ente costituitosi<br />

per "Lo sviluppo economico, sociale, culturale<br />

ed ambientale del territorio". Le attività<br />

del Gal pongono l’accento sulla riscoperta della<br />

ruralità mediterranea, grazie alla creazione di<br />

itinerari culturali e gastronomici che favoriscano<br />

uno sviluppo di carattere socio-economico.<br />

Una rete per portare alla ribalta europea le eccellenze<br />

locali, creare un turismo ad hoc che sia<br />

di sostegno alle popolazioni locali fornendo le<br />

condizioni ottimali per evitare lo spopolamento<br />

e mantenere quindi le comunità sul territorio.<br />

Di particolare importanza il progetto di<br />

realizzazione di un marchio per i prodotti gastronomici<br />

dell’area, denominato “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”.<br />

Continua quindi la storia e la grandezza<br />

della Sila Greca, il cui respiro attraversa<br />

strade strette ed irte di ciottoli fluviali, eterogenei<br />

nella forma e nei colori, sotto tetti rossi di<br />

coppi, ripide scale e balconi in ferro battuto da<br />

cui ancora oggi si affacciano i fantasmi dei centri<br />

storici, illuminati dalla luce dei lampioni che<br />

stana dagli angoli dell’intricato labirinto di case<br />

la storia e la tradizione. ■


CARTA D’IDENTITÀ DEL <strong>GAL</strong> <strong>SILA</strong><br />

<strong>GRECA</strong> E <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />

Regione: Calabria<br />

Provincia: Cosenza<br />

Istituzione: 28/11/2000<br />

Sede: Viale Jonio di Mirto Crosia 96<br />

89060 Mirto - Crosia (Cosenza)<br />

0938/42062<br />

www.galsilagreca.it<br />

segreteria@galsilagreca.it<br />

galsilagreca@alice.it<br />

Comuni: Bocchigliero, Calopezzati,<br />

Caloveto, Campana, Cariati, Cropalati,<br />

Crosia, Longobucco, Mandatoriccio,<br />

Paludi, Pietrapaola, Rossano, Scala<br />

Coeli, Terravecchia.<br />

◗ Come arrivare<br />

La Sila Greca può essere facilmente<br />

raggiunta in automobile, in treno o in<br />

aereo. In auto. Per chi si mette in<br />

viaggio su quattro ruote il percorso da<br />

seguire è quello dell’autostrada A.3,<br />

con uscite a Sibari da Nord, mentre da<br />

sud a Tarsia, Spezzano e nuovamente<br />

Sibari. Le strade statali su cui<br />

proseguire sono la SS.106 dell’area<br />

ionica, mentre per inerpicarsi verso il<br />

cuore della Sila bisogna seguire la<br />

SS.107 silano-crotonese, eccellente<br />

percorso intermedio all'interno del<br />

comprensorio.<br />

In treno. Chi volesse recarsi in Sila<br />

in treno può usufruire della rete<br />

ferroviaria Taranto-Reggio Calabria.<br />

In aereo. Al momento chi volesse<br />

viaggiare in aereo dovrà utilizzare gli<br />

scali di Lamezia Terme sul versante<br />

tirrenico e di quello di Crotone S.<br />

Anna sul versante ionico collegati<br />

rispettivamente con l’autostrada A.3<br />

e la statale SS.106.<br />

I COMUNI DEL <strong>GAL</strong><br />

◗ BOCCHIGLIERO<br />

Municipio Piazza Arento - 87060<br />

0983 92001 Fax 0983 92242<br />

info@comune.bocchigliero.cs.it<br />

bocchigliero.asmenet.it<br />

Pro Loco<br />

prolocobocchigliero@unplicalabria.it<br />

◗ CALOPEZZATI<br />

Municipio Via Sant’Antonio 10 - 87060<br />

0983 47245 Fax 0983 47868<br />

comune-calopezzati@libero.it<br />

www.comune.calopezzati.cs.it<br />

◗ CALOVETO<br />

Municipio Piazza Dei Caduti - 87060<br />

0983 63005 Fax 0983 63900<br />

comunedicaloveto@virgilio.it<br />

www.comune.caloveto.cs.it<br />

◗ CAMPANA<br />

Municipio Piazza Parlamento - 87061<br />

0983 93022 Fax 0983 937694<br />

appunti di viaggio<br />

info@comune.campana.cs.it<br />

www.comune.campana.cs.it<br />

Pro Loco Via N.Ausilio, 11 - 87061<br />

0983 93191<br />

tolavia1@virgilio.it<br />

◗ CARIATI<br />

Municipio Piazza F. Friozzi - 87062<br />

0983 94021 Fax 0983 968248<br />

segreteria.cariati@asmecert.it<br />

www.comune.cariati.cs.it<br />

◗ CROPALATI<br />

Municipio Via Roma 86 - 87060<br />

0983 61261 Fax 0983 61877<br />

comune.cropalati.cs@asmepec.it<br />

www.comune.cropalati.cs.it<br />

◗ CROSIA<br />

Municipio Viale Sant'Andrea - 87060<br />

0983 485016 Fax 0983 41052<br />

crosia.cs@pec.comunedicrosia.it<br />

www.comunedicrosia.it<br />

◗ LONGOBUCCO<br />

Municipio Via Mazzini 66 - 87066<br />

0983 72505 Fax 098371071<br />

affarigenerali@comune.longobucco.cs.it<br />

www.comune.longobucco.cs.it<br />

Pro Loco Via Boccuti 1 - 87066<br />

Longobucco (CS)<br />

0983 71048<br />

◗ MANDATORICCIO<br />

Municipio Piazza Del Popolo 1 - 87060<br />

0983 994009 Fax 0983 994626<br />

www.comunedimandatoriccio.eu<br />

◗ PALUDI<br />

Municipio Via Giordano Bruno - 87060<br />

0983 62029 Fax 0983 62873<br />

protocollogenerale.paludi@asmepec.it<br />

www.comunepaludi.it<br />

Pro Loco Piazza Aldo Moro - 87060<br />

prolocopaludi@virgilio.it<br />

◗ PIETRAPAOLA<br />

Municipio Via Roma - 87060<br />

0983 994013 Fax 0983 995873<br />

protocollogenerale.pietrapaola@asmepec.it<br />

www.comunepietrapaola.it<br />

◗ ROSSANO<br />

Municipio Piazza Santi Anargiri -<br />

87067<br />

0983 529408<br />

Fax 0983 522164<br />

www.comune.rossano.cs.it<br />

segreteria@comune.rossano.cs.it<br />

Pro Loco Piazza Matteotti - 87067<br />

0983 030760<br />

prolocorossano@libero.it<br />

www.prolocorossano.it<br />

◗ SCALA COELI<br />

Municipio Via Provinciale 24 - 87060<br />

0983 95013 Fax 0983 95336<br />

www.comune.scalacoeli.cs.it<br />

◗ TERRAVECCHIA<br />

Municipio Via Garibaldi 18 - 87060<br />

0983 97013 Fax 0983 97197<br />

www.comune.terravecchia.cs.it


ITINERARI DELLA CULTURA LA<br />

10<br />

CIVILTÀ DEL<br />

E LA PRESENZA ENOTRIO-<br />

Per i Greci era ‘hyle’, per i Latini ‘silva’. Il territorio oggi indicato<br />

come Sila Greca Basso Jonio Cosentino è denso di tracce del<br />

passato: dalle testimonianze degli Enotrii e dei Brettii, al<br />

patrimonio bizantino, ai preziosi reperti conservati nei numerosi<br />

parchi archeologici della zona. Secondo Eliano, l’origine del nome<br />

risale a Silene, dio della foresta.<br />

Di questo territorio e dei suoi boschi scrissero<br />

Virgilio, Plinio e Cassiodoro.<br />

Visitarla è una promessa di meraviglie.<br />

L’UOMO E LA NATURA:<br />

LA PIETRA RACCONTA


LA MONTAGNA<br />

BRETTIA<br />

Le misteriose pietre<br />

dell’Incavallicata,<br />

poco lontano dall’abitato<br />

di Campana.<br />

LE MONTAGNE JONICO<strong>SILA</strong>NE FURONO LE TERRE DEGLI ENO-<br />

TRII E DEI BRETTII. Questo territorio fu abitato, tra il XV e<br />

il IV secolo a.C., da una popolazione italica autoctona nota<br />

con il nome di Enotrii, che in greco significa “produttori e<br />

consumatori di vino”, talora in conflitto, più spesso in rapporti commerciali<br />

con i Greci della vicina Sibari. A Sibari si unirono (o probabilmente<br />

sono gli stessi), dopo il 356 a.C., i Brettii (che, secondo Strabone,<br />

significa “ribelli”) o Bruzi o Brutti (così designati spregiativamente<br />

dai Romani), famosi per la loro fierezza e per avere difeso strenuamente<br />

la propria libertà dagli invasori romani. Contro Roma, i<br />

Brettii si allearono prima con Pirro d’Epiro intorno al 275 a.C., poi<br />

con Annibale durante le Guerre Puniche, e ancora con Spartaco, nel<br />

71 a.C. Alla fine, furono sconfitti, decimati, umiliati dai conquistatori.<br />

Enotrii e Brettii elaborarono un’autonoma ed originale, ma ancora<br />

poco conosciuta, civiltà della montagna o Mesògaia, con una<br />

propria organizzazione politica ed economico-sociale (pastorizia, agricoltura,<br />

artigianato, commercio) e una propria lingua (quella osca).<br />

11


In alto in senso orario:<br />

resti dell’insediamento<br />

brettio nel parco Pruija di<br />

Terravecchia;<br />

paesaggio geologico<br />

sulle colline di Paludi;<br />

l’ingresso della tomba<br />

brettia a Cariati;<br />

testimonianze<br />

archeologiche a<br />

Castiglione di Paludi.<br />

12<br />

Per l’impero di Roma, che ha lasciato tracce nei<br />

resti delle ville che si trovano sparse in tutto il<br />

Basso Jonio Cosentino, queste terre furono miniera<br />

di legname pregiato ma anche di pece, entrambi<br />

materiali usati nella costruzione di robuste<br />

navi. Dionigi di Alicarnasso scrisse che la foresta<br />

della Sila produceva “la pece migliore che si<br />

conosca, detta pece brettia” appunto. Questa resina<br />

vegetale, oltre che per le imbarcazioni, veniva<br />

usata per impermeabilizzare botti o contenitori,<br />

per realizzare i calchi per le statue, in oreficeria,<br />

nonché nella cosmesi, in campo medico e<br />

veterinario, come attestano Plinio il Vecchio,<br />

Teodoro Prisciano e Scribonio Largo.<br />

Le tracce del tempo<br />

Per esigenze di controllo del territorio e difesa dai<br />

nemici, Greci prima e poi Romani, gli Enotrii e<br />

i Brettii si insediarono soprattutto sulle colline a<br />

ridosso delle fiumare e a distanza di sicurezza an-<br />

che dagli insalubri stagni e piccole paludi presenti<br />

in modo molto diffuso nelle zone costiere.<br />

Siti enotrii e brettii sono stati individuati a Rossano<br />

(Colline di S. Antonio, di Basili, di S. Croce,<br />

Bucita, Ciminata, Petraro, ecc.), Cariati (Palumbo,<br />

Salto, Montagnola, ecc.), Bocchigliero<br />

(Basilicò), Cropalati (Bisciglia, Strange), Calopezzati<br />

(Orecchiuta di osco, Borea), Crosia (zona<br />

Castello, S.Tecla), Longobucco (Manche,<br />

Ortiano), Mandatoriccio (Cipodero, Procello,<br />

Torre Jaccata), Scala Coeli (S. Martino). A Pietrapaola<br />

si segnalano testimonianze enotrie a<br />

Monte Colonina, Brugliaturo e una testimonianza<br />

brettia è rappresentata dalle cosiddette<br />

“Muraglie di Annibale” (IV-III secolo a.C.), possente<br />

centro fortificato. Il nome forse non è legato<br />

davvero al condottiero cartaginese, sebbene<br />

abbia frequentato per lunghi periodi questi territori,<br />

ma di certo è testimonianza eloquente dell’architettura<br />

difensiva dei Brettii lungo il tratto


jonico tra la piana di Sibari e Petelia (l’odierna<br />

Strongoli in provincia di Crotone). Anche a Caloveto,<br />

in località Cerasello, si trova una cinta<br />

muraria brettia, che, secondo alcuni studiosi, si<br />

può identificare con la quarta Sibari. Altri reperti<br />

sono stati rinvenuti a Campana, la vecchia ‘Kalasarna’<br />

probabilmente fondata dall’eroe omerico<br />

Filottete fuggito dalla sua patria Melibea (come<br />

ci narra Strabone): precisamente in località Cozzo<br />

del Morto, possibile stazione di transumanza<br />

di epoca brettia, sono stati trovati resti di strutture<br />

murarie a secco e frammenti ceramici. Poco<br />

distante, sull’altura Terra dei Fossi, si trovano anche<br />

resti di abitazioni brettie. In località Rubillo<br />

troviamo le grotte di Ornarito, esempio di civiltà<br />

rupestre.<br />

Ma la terra jonicosilana è generosa con gli appassionati<br />

di archeologia anche lungo la costa. A<br />

Cariati, in località Cozzo del Salto, a nord del<br />

fiume Nicà (l’antico Hilyas), su una collina in<br />

mezzo agli ulivi si trova la Tomba del Guerriero<br />

brettio, del IV secolo a.C., rinvenuta nel 1978.<br />

Al suo interno furono trovati i resti del corpo del<br />

guerriero con il tipico corredo funerario, l’armatura<br />

in bronzo, un cinturone, l’elmo, una spada,<br />

anfore e piatti: oggetti oggi esposti nel Museo Ar-<br />

cheologico di Sibari. Un’altra tomba di estremo<br />

interesse di periodo ellenistico si trova infine a<br />

Pietrapaola: viene chiamata Tomba del Gigante,<br />

in località Spinetta, su un versante del torrente<br />

Laurenzana, ipogea a pianta rettangolare, con<br />

corridoio di accesso, ed è ritenuta una delle tombe<br />

più importanti a livello regionale.<br />

Il modello insediativo dei Brettii era concepito<br />

con il centro fortificato su un pianoro in grado di<br />

accogliere e ospitare, anche per diversi mesi, tutti<br />

gli abitanti sparsi per le campagne e le fattorie<br />

in caso di attacchi nemici. Questo spiega l’imponenza<br />

delle mura di cinta, realizzate con macigni<br />

assemblati a secco, ma anche il vasto territorio<br />

che le mura racchiudevano, che arriva anche a<br />

qualche decina di ettari.<br />

Parco archeologico naturalistico<br />

di Pruija di Terravecchia-Cariati<br />

L’insediamento brettio di Pruija di Terravecchia<br />

dice molto delle funzionalità dei centri fortificati<br />

sulle alture del Basso Jonio Cosentino. Situato a<br />

400 metri di quota, esso garantiva il controllo<br />

della costa e della vallata del fiume Nicà. Solo nel<br />

1970 gli studiosi si sono occupati del sito. Particolarmente<br />

interessante è lo studio avviato a par-<br />

➜ PIANO AGRETTO,<br />

LA NECROPOLI DELL’ETÀ<br />

DEL FERRO<br />

Gli Enotrii furono i primi<br />

abitanti della Sila Greca.<br />

La frequentazione umana<br />

autoctona più antica di<br />

tutta l’area risale ai sec.<br />

XV - VIII a.C., dall’Età del<br />

Bronzo all’Età del Ferro,<br />

come testimoniano i resti<br />

ritrovati a Piano Agretto,<br />

nel Parco Archeologico di<br />

Castiglione di Paludi e a<br />

valle delle mura di cinta.<br />

Si tratta di circa 50<br />

tombe a fossa, delimitate<br />

e coperte da ciottoli di<br />

fiume, con corredi<br />

databili tra la fine del X<br />

secolo e la seconda metà<br />

dell’VIII secolo: punte di<br />

lancia in bronzo e in<br />

ferro, monili e ornamenti,<br />

coltelli e rasoi. Sono le<br />

tratte degli Enotrii, un<br />

popolo italico che ha<br />

preceduto in queste terre<br />

Greci, Brettii, Romani e<br />

Bizantini.<br />

➜ LE PIETRE<br />

DELL’INCAVALLICATA<br />

Sono così chiamate due<br />

pietre molto suggestive di<br />

grandi dimensioni, site a<br />

poca distanza dal centro<br />

di Campana, su cui sono<br />

nate diverse leggende e<br />

credenze. La prima, alta<br />

circa 5 metri, ricorda le<br />

sembianze di un elefante,<br />

di cui sono ben visibili la<br />

proboscide e le zanne. La<br />

seconda pietra, che<br />

raggiunge un’altezza di 6<br />

metri, è di più difficile<br />

interpretazione: a molti<br />

ricorda la testa di un<br />

cane o di un orso; ad altri<br />

invece sembrano due<br />

gambe umane, forse di un<br />

guerriero, dalle ginocchia<br />

in giù. Sono davvero<br />

molto affascinanti e<br />

imponenti e meritano<br />

senz’altro una visita.<br />

A lato: per ampi tratti le<br />

antiche mura di cinta del<br />

parco Pruija di<br />

Terravecchia,<br />

recentemente consolidate<br />

e restaurate.<br />

13


14<br />

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE<br />

➜ IL MUSEO DI SIBARI<br />

Il Museo Archeologico<br />

Nazionale della Sibaritide<br />

si trova tra il Parco<br />

archeologico dell’antica<br />

Sybaris greca e l’attuale<br />

Sibari, frazione di<br />

Cassano allo Jonio.<br />

Inaugurato nel 1996, è<br />

composto da cinque unità<br />

in cui sono esposti i<br />

reperti archeologici più<br />

significativi provenienti<br />

dal territorio della<br />

Sibaritide nonché dagli<br />

scavi delle tre città<br />

sovrapposte di Sibari<br />

(colonia magno-greca,<br />

distrutta da Crotone:<br />

720-510 a.C.), Thurii, la<br />

seconda Sibari (rifondata<br />

da coloni ateniesi inviati<br />

da Pericle: 444-193 a.C.)<br />

e Copia Thurii, la terza<br />

Sibari (fondata dai<br />

Romani: 193 a.C.-597<br />

d.C.). I reperti coprono<br />

dunque un lungo periodo,<br />

che va dal 720 a.C. al VI<br />

secolo d.C.<br />

A destra in senso orario:<br />

antica strada d’accesso<br />

al centro fortificato di<br />

Kossa o Etas, oggi<br />

Castiglione di Paludi;<br />

vista dall’alto del colle,<br />

sullo sfondo il torrente<br />

Coserie; resti di uno dei<br />

muraglioni a protezione<br />

del centro.<br />

La Sila Greca e il Basso Jonio Cosentino sono in grado di offrire anche tracce di un tempo<br />

più recente, ugualmente affascinanti.<br />

Lungo il fiume Trionto, nei pressi dell’antica Traes, nel tratto tra Cropalati e Longobucco,<br />

intorno al 1910 furono realizzate e si conservano oggi cinque piccole centrali idroelettriche,<br />

delle quali due <strong>–</strong> in località Campitella e Sullacca <strong>–</strong> sono state riattivate, a testimoniare<br />

un’economia dell’acqua che richiama i grandi temi della sostenibilità e della<br />

conservazione dell’ambiente.<br />

Fra gli edifici di archeologia industriale rientrano anche mulini, frantoi, opifici e masserie.<br />

I mulini ad acqua a palmento sono presenti sul territorio sin dai secoli XI-XII. Alcuni<br />

sono ancora visibili lungo i torrenti Coserie e Cino, due lungo il Trionto.<br />

Il numero più consistente si trova ai piedi della rupe orientale della Rossano bizantina,<br />

lungo le due sponde del torrente Celadi, oggi area SIC, in una stretta e lunga gola. Particolarmente<br />

suggestiva è la centrale, ormai in disuso, di Puntadura a Longobucco, preceduta<br />

dall’interessante chiesetta di Santa Maria della Mercede, del XV secolo.<br />

Il luogo si raggiunge facilmente a piedi dalla strada statale 177 dopo pochi chilometri<br />

dalla frazione Destro.<br />

tire dal 1990, atto a dimostrare la teoria già formulata<br />

da Pier Giovanni Guzzo negli anni ’80<br />

del Novecento, ossia che i Brettii avessero realizzato<br />

un vero e proprio sistema di difesa territoriale,<br />

caratterizzato da un organico collegamento<br />

visivo tra i centri fortificati. Pruija di Terravecchia<br />

era collegata a vista con la Muraglia di Annibale<br />

di Pietrapaola e tra questi due siti l’insediamento<br />

di Palumbo di Cariati fungeva da stazione intermedia,<br />

mentre quello di Cerasello faceva da anello<br />

di comunicazione visiva con Castiglione di Paludi,<br />

la località più ricca di testimonianze archeologiche<br />

brettie ed enotrie.<br />

Le rovine di Castiglione di Paludi<br />

Ne ha parlato per la prima volta Vincenzo Padula,<br />

sacerdote e poeta calabrese, nell’Ottocento.<br />

Le rovine di Castiglione di Paludi (l’imponente<br />

centro brettio di Kossa o più probabilmente<br />

di Etas), situate su un colle di circa quaranta<br />

ettari che domina la media vallata del torrente<br />

Coserie, sono ancora oggi oggetto di<br />

esplorazioni a cura della Soprintendenza alle<br />

Antichità della Calabria, che, insieme con l’amministrazione<br />

comunale di Paludi, ha avviato<br />

nel 2006 un progetto ad hoc per il Parco Archeologico.<br />

L’area fu abitata dal IX al III secolo<br />

a.C. e reca i resti di una necropoli enotria dell’età<br />

del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), in località<br />

Piano Agretto, e quelli più consistenti di un centro<br />

fortificato brettio (IV-III secolo a.C.). In par-<br />

ticolare, la cinta muraria che fortifica la sommità<br />

del sito costituisce una delle più importanti testimonianze<br />

concrete di architettura militare di<br />

tutta l’area della Magna Grecia. Le mura, realizzate<br />

con blocchi squadrati di arenaria locale e<br />

datate alla seconda metà del IV secolo a.C., presentano<br />

porte d’accesso, torri e rampe di scale<br />

per il cammino di ronda in un sistema organico


difensivo difficile da espugnare. L’accesso principale<br />

al centro abitato era costituito dalla Grande<br />

Porta Est, preceduta da due grandi torri di guardia<br />

e collegata alla costa attraverso la valle del<br />

torrente Coserie; una “porta a cortile” in quanto<br />

preceduta da un varco chiuso da alte cortine<br />

murarie, sistema che consentiva un’ottima<br />

guardia e un doppio controllo per chi entrava<br />

in città. A nord la Torre gamma, a pianta circolare,<br />

proteggeva lo sperone nord-est delle mura<br />

rivolto allo Jonio. Lungo il tratto più settentrionale<br />

della cinta è stata recentemente scoperta<br />

una torre di dimensioni inferiori (Torre delta)<br />

con scala interna. Sul versante sud-orientale<br />

del pianoro nord si apre una seconda porta<br />

d’accesso al centro abitato: la Porta Sud-Est, tipologia<br />

“a corridoio semplice”, che permetteva,<br />

attraverso il fondovalle del torrente Sant’Elia,<br />

oggi area SIC (Sito di Interesse Comunitario),<br />

di accedere al centro abitato dalla parte dell’edificio<br />

assembleare, altrimenti detto “teatro” in<br />

quanto presenta anche una cavea e uno spazio<br />

per l’orchestra. Oltre ai resti di questo edificio,<br />

oggi si può vedere anche parte del cosiddetto<br />

“Lungo Muro”, imponente struttura lunga 42<br />

metri circa e alta 4, che aveva funzioni di contenimento<br />

del terreno. ■<br />

DA VISITARE<br />

appunti di viaggio<br />

◗ Museo Archeologico della Sibaritide<br />

e Scavi<br />

Località Casa Bianca Sibari-Contrada<br />

Casone<br />

87011 Sibari <strong>–</strong> Frazione del comune<br />

Cassano Allo Jonio, CS<br />

Proprietà e gestione. Statale<br />

0981.79391 / 2<br />

Fax 0981.79394<br />

museomg@unical.it /<br />

sibaritide@beniculturali.it<br />

www.retemuseale.provincia.cs.it<br />

Orari. Museo: 9:00/19:30 Scavi:<br />

9:00/un’ora prima del tramonto<br />

Giorno di chiusura. Lunedì<br />

Ingresso. A pagamento (gratuito<br />

fino a 18 e oltre 65 anni)<br />

Visite guidate. Previste per scuole<br />

Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio<br />

Calabria, uscita Spezzano Terme-Sibari,<br />

SS.534 in direzione Sibari fino ad<br />

incrociare la SS.106 Ionica. Da lì, seguire<br />

le indicazioni: il Parco e il Museo distano<br />

circa 2 chilometri dall’incrocio. In treno:<br />

arrivati da Paola a Cosenza si può<br />

prendere il treno per Sibari. La stazione<br />

dista 4 chilometri dagli scavi archeologici e<br />

dal Museo.<br />

◗ Museo Parco Archeologico<br />

Castiglione di Paludi<br />

Comune di Paludi<br />

Via Giordano Bruno<br />

Proprietà e gestione. Comunale<br />

0983.62029<br />

Fax 0983.62873<br />

sindaco.paludi@asmepec.it /<br />

protocollogenerale.paludi@asmepec.it<br />

www.comunepaludi.it<br />

Orari di apertura. Apertura su richiesta<br />

agli uffici comunali<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta.<br />

Come arrivare. SS.106 bis Jonica.<br />

Provenendo da Nord si supera Rossano,<br />

provenendo da Sud si supera Mirto e<br />

Acquapark 2000 e uscita Paludi.<br />

Si prosegue fino a raggiungere il paese.<br />

Da qui si percorre per 4 chilometri la<br />

strada che conduce al Parco Archeologico<br />

di Castiglione.<br />

◗ Parco Archeologico<br />

Pruija di Terravecchia-Cariati<br />

Comune di Terravecchia<br />

Via Garibaldi<br />

0983.97013<br />

www.comunediterravecchia.info<br />

Comune di Cariati<br />

Piazza F.Friozzi<br />

0983.94021<br />

www.comune.cariati.cs.it<br />

Orari di apertura. Apertura su<br />

prenotazione<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio<br />

Calabria, uscita Sibari, SS.106 fino a<br />

Cariati Marina per poi immettersi sulla<br />

SS.108 ter fino a Terravecchia.<br />

Il parco archeologico di Pruija è<br />

raggiungibile dalla strada comunale<br />

Terravecchia-Prato.<br />

15


ITINERARI DELLA CULTURA<br />

16<br />

LA CIVILTÁ DEL<br />

E LA PRESENZA BIZANTINA<br />

Le terre <strong>Jonicosilane</strong> sono state sin dal VII secolo<br />

meta spirituale di grande interesse per i monaci in fuga<br />

dall’Oriente, quasi una sorta di Montagna Sacra.<br />

I suoi comuni sono ricchi di grotte scavate<br />

nella roccia come veri e propri rifugi per esuli, asceti,<br />

anacoreti, eremiti e santi, mentre in tempi<br />

più recenti per sfollati e briganti.<br />

Esse costituiscono oggi una delle attrattive più affascinanti<br />

del territorio, perché ricche di storia e di un’atmosfera magica.


MARE<br />

Madonna col Bambino di epoca<br />

bizantina: impreziosisce le<br />

pareti di una grotta<br />

arenacea all’interno della<br />

Chiesa di Santa Maria<br />

ad Gruttam, a Cropalati.<br />

LE GROTTE SACRE<br />

TRA PREGHIERA E MEDITAZIONE<br />

LA CITTÀ PIÙ BIZANTINA DEL TERRITORIO È ROSSANO, nota come la “la perla bizantina della Calabria” o<br />

“la Ravenna del Sud”. Sorta sul mare come porto-arsenale di Thurii (la seconda Sibari), nel sec. VI a.C.,<br />

con il nome di “Ruskía” o “Ruskiané”, e poi in collina come città-fortezza dei Romani, intorno al 193<br />

a.C., con il nome di “Roscianum”, diventa, dopo la Guerra Greco-Gotica (535-553 d.C.) e fino all’arrivo<br />

dei Normanni (1059), uno dei centri bizantini più importanti d’Italia, specificamente nel 951-981, quando<br />

viene riconosciuta come la capitale dei possedimenti dell’Impero di Bisanzio in Italia meridionale (allora era<br />

famosa con il nome di Rusiànon). Rossano è sempre stata meta prediletta dei monaci cosiddetti “basiliani” in<br />

fuga dall’Oriente, per sfuggire alle cruente persecuzioni della politica iconoclastica degli imperatori di Bisanzio<br />

(sec. VIII).<br />

17


18<br />

➜ LA GROTTA DEL<br />

PRINCIPE<br />

A Pietrapaola, tra le<br />

grotte della Rupe del<br />

Salvatore, si distingue la<br />

Grotta del Principe, che<br />

contiene una delle più<br />

interessanti realizzazioni<br />

di arte rupestre di tutta<br />

la Sila Greca.<br />

Probabilmente il suo<br />

nome è riconducibile<br />

all’ampiezza e al numero<br />

dei vani e fu quasi<br />

certamente abitata da<br />

indigeni. La particolarità<br />

che la contraddistingue<br />

dalle altre caverne sono<br />

le incisioni direttamente<br />

sulla roccia che<br />

rappresentano un<br />

singolare esempio di arte<br />

rupestre. Non è facile da<br />

raggiungere, se non<br />

tramite gradini scavati<br />

direttamente nella roccia<br />

viva, ma, una volta<br />

arrivati, la vista è<br />

davvero affascinante.<br />

Nella pagina a lato,<br />

in senso orario:<br />

incisione sulle pareti della<br />

Grotta del Principe;<br />

il complesso di grotte<br />

eremitiche nelle vicinanze<br />

di Pietrapaola; un altro<br />

dettaglio della Grotta del<br />

Principe; da alcune<br />

aperture della Grotta del<br />

Principe è possibile<br />

vedere dall’alto l’abitato<br />

di Pietrapaola.<br />

In quest’area della Calabria trovarono accoglienza<br />

e condizioni favorevoli per conservare<br />

un intenso rapporto di dialogo con Dio attraverso<br />

l’ascetismo personale e comunitario. Inizialmente,<br />

fino ai secc. IX-X, il monachesimo<br />

greco-bizantino operò e si sviluppò in grotte,<br />

edificate nella roccia arenaria. Due sono le tipologie<br />

delle suggestive grotte monastiche cosiddette<br />

“basiliane”: quelle singole, eremitiche o<br />

anacoretiche, e quelle contigue o lauritiche. L’architettura<br />

rupestre è semplice e povera: un giaciglio<br />

e un sedile ricavati nella roccia, talora una<br />

colonna centrale che regge la volta, una serie di<br />

nicchie parietali, dove si veneravano le icone della<br />

Madre di Dio (Theotókos o Méter Theú) o<br />

dei santi greco-bizantini, pochi beni materiali,<br />

penne, inchiostri, testi sacri, manoscritti e le<br />

scarse vivande di chi scelse la rinuncia, la povertà,<br />

la “fuga mundi” per trovare tutto. I monaci<br />

amanuensi negli “scriptoria” e biblioteche<br />

dei loro eremi e laure salvarono e conservarono<br />

i testi della sapienza sacra e pagana greco-latina<br />

e furono i protagonisti di un secondo ellenismo,<br />

religioso greco-bizantino, dopo quello delle poleis<br />

magno-greche. Alcune delle grotte ipogee<br />

superstiti sono visibili ai molti turisti, che rimangono<br />

rapiti dai tanti occhi che sembrano<br />

formare nella montagna che le contiene; altre<br />

invece sono ricomprese in proprietà private.<br />

Lungo il versante del torrente Celadi sono state<br />

individuate tre laure nelle località del rione Pente,<br />

San Nicola al Vallone e nella zona sottostante<br />

l’oratorio di San Marco. Altri insediamenti<br />

monastici rupestri sopravvivono in diverse località<br />

del territorio di Rossano: come le laure di<br />

Rupe S. Giovanni della zona Suda, delle contrade<br />

di Calamo Grotte, di Forello, e gli eremi delle<br />

contrade di S. Maria delle Grazie, del Patìr, di<br />

S. Onofrio. Grotte sacre si segnalano negli altri<br />

paesi jonicosilani, come Caloveto, Cropalati,<br />

Pietrapaola, Calopezzati, Campana, Paludi, ecc.<br />

L’ascesa dei monaci di San Marco<br />

Nella zona chiamata “Graecìa” troviamo il piccolo<br />

oratorio di San Marco, risalente al X secolo,<br />

considerato uno dei massimi capolavori di architettura<br />

religiosa bizantina in Calabria. Recentemente<br />

restaurato, è oggi una delle mete preferite<br />

per le visite guidate. Originariamente dedicato a<br />

Sant’Anastasia, nacque come oratorio bizantino<br />

per l’ascesi comunitaria dei monaci che vivevano<br />

nelle sottostanti grotte eremitiche e lauritiche.<br />

Esso conserva alcuni motivi architettonici tipici<br />

bizantini: la forma quadrangolare a croce greca,<br />

la cupola centrale con quattro volte intorno, la<br />

facciata orientale adornata da tre absidi che guardano<br />

ad Oriente. Il recente restauro dell’edificio<br />

ha portato alla luce due fosse: una destinata alla<br />

sepoltura comune dei cadaveri, l’altra probabilmente<br />

utilizzata come una sorta di passaggio segreto,<br />

possibile via di fuga, per arrivare direttamente<br />

prima alla Cattedrale di Rossano, dedicata<br />

a S. Maria della Pace (Eiréne). Sottostante la<br />

Chiesa sorge l’altro oratorio, di S. Maria del Pilerio,<br />

anticamente Sant’Angelo di Tropea, anch’esso<br />

destinato all’ascesi comunitaria, la cui data di<br />

fondazione sembra essere anteriore all’anno Mille,<br />

che conserva solo un’abside semicilindrica,<br />

con volta a calotta ricoperta di tegole a testimonianza<br />

delle originarie caratteristiche bizantine.<br />

San Giovanni Calibyta a Caloveto<br />

La storia civile di Caloveto si interseca con<br />

quella religiosa. La sua nascita, avvenuta nel<br />

750 d.C., è opera di un gruppo di monaci<br />

acemeti, che, scappati dalla persecuzione<br />

iconoclasta del 726 d.C., si insediarono in<br />

questo luogo. Scavarono nella roccia una serie<br />

di grotte nelle quali venerarono il loro<br />

santo, Giovanni Calibyta, trasformandole in<br />

un monastero. Intorno a questo si formò<br />

una piccola comunità agricola, che diede<br />

origine a Caloveto, il cui nome, derivante<br />

proprio dal monastero fondato dai monaci,<br />

cambiò diverse volte nel corso dei secoli.<br />

“Timpa di San Giovanni” è il nome con cui<br />

i calovetesi hanno sempre identificato il luogo<br />

dove scelsero di vivere i monaci calibiti.<br />

La bizantina Kuropalates<br />

Il centro urbano di Cropalati è di origine bizantina,<br />

come il nome stesso che, dal greco bizantino<br />

Kuropalates, significa “funzionario di<br />

palazzo”. Nel suo paesaggio incontaminato ritrovamenti<br />

archeologici dimostrano l’antica<br />

presenza di popoli italici. Si pensa che Cropalati<br />

sia stata un accampamento fortificato,<br />

chiamato Castrum Cropalatum, con il compito<br />

di controllare i traffici e i commerci dell’argento<br />

estratto nelle importanti miniere di Longo-


ucco. Nel primo Medioevo è probabile che il<br />

centro si fosse sviluppato intorno alle grotte<br />

arenacee, scavate dai monaci che diffusero il<br />

culto di S. Antonio Abate. Agli inizi del XIV<br />

secolo sorse l’agglomerato urbano attuale, intorno<br />

al castello feudale, i cui ruderi si possono<br />

ammirare ancora oggi nella parte alta di<br />

Cropalati.<br />

I monaci cosiddetti “Basiliani”<br />

a Pietrapaola<br />

Uno scenario spettacolare si presenta a chi<br />

arriva a Pietrapaola, il cui nome, di origine<br />

brettia, deriva da Petrapia, che significa proprio<br />

“luogo della rupe”: un’enorme rupe,<br />

chiamata Timpa del Castello, sovrasta maestosamente<br />

l’abitato ai cui piedi si adagiano<br />

le case.<br />

Al suo fianco si distingue un’altra imponente<br />

roccia, più frastagliata, chiamata rupe del<br />

Salvatore, presso cui si trova la caratteristica<br />

grotta del Principe, un esempio molto interessante<br />

di arte rupestre. Anche a Pietrapaola<br />

si possono ammirare le suggestive grotte<br />

arenacee di tipo eremitico, realizzate dai monaci<br />

greco-bizantini. ■<br />

19


ITINERARI DELLA CULTURA<br />

20<br />

LA CIVILTÁ<br />

E LA PRESENZA BIZANTINA<br />

La diffusione del culto mariano, della Theotókos o Méter Teù (la Madre<br />

di Dio) risale al primo Monachesimo greco, dal VI secolo.<br />

Nel territorio della Sila Greca sono molte le immagini sacre o icone<br />

che rappresentano la figura della Vergine Maria, nelle chiese,<br />

ma non solo. Numerosi anche i santuari dedicati alla Madonna,<br />

tutti di antico fascino storico.


DEL MARE<br />

GLI EDIFICI SACRI: ASCESI,<br />

LASCITI CULTURALI,<br />

OPERE SOCIALI<br />

L’interno del Patìr o Patire<br />

o Patirion,<br />

uno dei più importanti<br />

monsteri greco-bizantini<br />

cosiddetti basiliani di tutta<br />

l’Italia meridionale.<br />

L’IMMAGINE DELLA MADONNA, PERMEATA DI LEGGENDE E CREDENZE, si ritrova oggi in moltissime chiese presenti<br />

nei Comuni jonicosilani. Infatti, la spiritualità delle popolazioni del territorio è essenzialmente incentrata sul<br />

culto e sulla venerazione di Maria: una religiosità tutta al femminile, materna e protettrice. La Madonna è profondamente<br />

sentita come mediatrice di salvezza ed è diffusamente rappresentata da molteplici e variegate immagini e<br />

sculture. Ella è la Theotókos o Méter Teù, ossia la Madre di Dio, è l’Achiropìta, colei che è dipinta da mano non umana, è<br />

l’Odigìtria o colei che guida sulla via della verità e della vita, è l’Eiréne o la vergine della Pace, è la Panaghìa o la tutta santa, è<br />

Upéragnos Theotókos o immacolata Madre di Dio, è la Prostátis o la protettrice, è la Paidagoghé o l’educatrice dei giovani.<br />

21


22<br />

A Bocchigliero si conserva l’immagine della<br />

Madonna de Jesu nella Chiesa della Riforma,<br />

edificata intorno al 1400 nel punto in cui sorgeva<br />

il convento dei Riformati. Oggi è conosciuta<br />

anche come chiesa della Madonna delle<br />

Nevi. Tradizione vuole che una suora, Sorella<br />

Ortenza, sognò la Madonna che le chiedeva di<br />

cercare fra i ruderi della piccola chiesa posta nell’attuale<br />

Cozzo della Chiesa. Dopo molte insistenze,<br />

la suora convinse il suo confessore ad accompagnarla<br />

per una verifica sul luogo indicato.<br />

In quel punto trovarono un’immagine di Maria<br />

scolpita in pietra, da cui inavvertitamente si<br />

spezzò il mignolo che cominciò a liberare san-<br />

gue. La scultura fu portata nell’attuale chiesa di<br />

S. Francesco di Paola, ma una mattina di agosto<br />

fu ritrovata in un campo, innevata. Fu così che<br />

in questo luogo si edificò il nuovo Santuario in<br />

suo onore e l’immagine, con la mutilazione al<br />

dito mignolo, è conservata ancora oggi sull’altare.<br />

A Calopezzati la Chiesa parrocchiale dedicata<br />

alla Madonna o Santa Maria Assunta, conserva<br />

una pala raffigurante la Madonna Achiropita,<br />

risalente al 1728. Nella pala d’altare della<br />

Cappella del Rosario, recentemente restaurata,<br />

particolarmente interessante dal punto di vista<br />

artistico è il dipinto con olio su tela di scuola napoletana<br />

del tardo Seicento, che raffigura la Ma-


donna del Rosario col Bambino tra i santi Domenico<br />

e Caterina, con alcune anime del purgatorio.<br />

A Cropalati vi sono tre chiese di interesse artistico<br />

che meritano una visita: la prima è la chiesa<br />

di Santa Maria ad Gruttam, sita a pochi chilometri<br />

dal paese, che al suo interno conserva un’icona<br />

bizantina rappresentante la Madonna col<br />

Bambino, affrescata sulla parete di una grotta<br />

arenacea; la chiesa Matrice di Santa Maria Assunta,<br />

da poco restaurata, che presenta lo stile<br />

architettonico classico tipico delle chiese calabresi<br />

di fine Seicento e un incantevole affaccio<br />

sulla media valle del Trionto; infine la chiesa del-<br />

l’Annunziata, oggi del Rosario, con annesso l’ex<br />

Convento dei Domenicani, a forma di castello.<br />

Nei pressi di Crosìa segnaliamo la chiesa della<br />

Mater Dolorosa, oggi conosciuta come Mater<br />

della Pietà. La sua storia è legata ad un evento<br />

miracoloso: nel pomeriggio del 23 maggio 1987<br />

si narra infatti che una statua raffigurante la Madonna<br />

della Pietà iniziò a lacrimare e a parlare a<br />

due giovani del luogo. A tale avvenimento seguirono<br />

fenomeni luminosi, che, pur diversamente<br />

giudicati, hanno portato molti fedeli e<br />

curiosi in questo luogo.<br />

A Pietrapaola possiamo ammirare la chiesa di<br />

Santa Maria delle Grazie, una costruzione medievale<br />

risalente ai primi anni del XIII secolo.<br />

Molto interessante, dal punto di vista artistico, è<br />

la statua della Vergine posta sull’altare, intarsiata<br />

in marmi policromi e affiancata da due angeli.<br />

Ma è nel cuore di Rossano che troviamo le rappresentazioni<br />

mariane più interessanti. La prima<br />

tappa è la Cattedrale, che si trova nel punto dove<br />

sorgeva un antico oratorio eremitico (sec.<br />

VI), in cui viveva e pregava un monaco di nome<br />

Efrem. Secondo la tradizione, fu per sollecitazione<br />

di Efrem, per opera dell’imperatore bizantino<br />

Maurizio e per intervento divino che sorse,<br />

intorno al 580, la Cattedrale dedicata alla Madre<br />

di Dio, autoaffrescatasi su una colonna e<br />

perciò nota come l’Achiropìta, ossia la dipinta<br />

da mano non umana. Particolarmente venerata<br />

dai rossanesi, è il cuore spirituale della storia della<br />

città e la patrona di Rossano. L’immagine è<br />

custodita in una pregiata nicchia marmorea del<br />

XVIII secolo e rappresenta la Vergine (Madre di<br />

Dio: Theotókos o Méter Teù) che regge sul<br />

braccio sinistro il Messia Bambino. Meritano<br />

una visita anche il chiostro e il Museo dedicato<br />

all’arte sacra, ospitato all’interno del palazzo arcivescovile.<br />

Un altro luogo che fonde sapientemente religiosità<br />

e leggenda è la chiesa rurale di Santa Maria<br />

a Terravecchia, dove si può ammirare un intenso<br />

affresco della Madonna del Carmine, che, secondo<br />

la tradizione, salvò i fanciulli della popolazione<br />

locale da un rettile che li rapiva e divorava.<br />

Una visita meritano infine anche l’antica<br />

Cattedrale di Cariati, riedificata nel 1857, e la<br />

chiesa Matrice di San Clemente a Paludi, dove<br />

sono custodite due tele di Onofrio Ferro,<br />

attivo a metà del XVIII secolo: la prima, del<br />

➜ LO SCRIPTORIUM<br />

Nati intorno alla metà del<br />

V secolo, gli scriptoria<br />

erano collocati nei<br />

monasteri in una sala<br />

spaziosa, ben illuminata<br />

da numerose finestre,<br />

destinata alla copiatura<br />

dei manoscritti. Al suo<br />

interno i monaci<br />

amanuensi lavoravano ai<br />

tavoli nella posizione più<br />

idonea a ricevere la luce,<br />

decorando e ricopiando i<br />

testi, chiamati codici, che<br />

erano sia sacri, sia<br />

profani e, per non<br />

disperdere la conoscenza<br />

della lingua latina, anche<br />

classici. Il prezioso lavoro<br />

di questi copiatori è<br />

conosciuto ancora oggi<br />

per l’importanza che ha<br />

avuto nel tramandare il<br />

patrimonio culturale<br />

greco e latino, anche<br />

nelle correnti teologicofilosofiche<br />

dell’Umanesimo fiorentino<br />

del XIV secolo.<br />

Sulla doppia pagina,<br />

in senso orario:<br />

il cortile del convento di<br />

San Bernardino a<br />

Rossano; particolare<br />

della Chiesa Matrice di<br />

Cropalati, dedicata a S.<br />

Maria Assunta (sec.<br />

XVII); interno del<br />

Santuario di Bocchigliero;<br />

un dettaglio delle<br />

numerose opere<br />

conservate nel museo<br />

dell’Arte Sacra di<br />

Rossano; antichi reperti<br />

custoditi nella Chiesa<br />

Madre di Cropalati, il suo<br />

altare e un particolare<br />

degli oggetti sacri<br />

presenti all’interno.<br />

23


24<br />

I CONVENTI DEL SEICENTO<br />

Tra i conventi più importanti delle terre <strong>Jonicosilane</strong> e del Basso Jonio Cosentino sono da ricordare<br />

quello di Calopezzati e di Longobucco, entrambi risalenti al XVII secolo. Il Convento<br />

dei Riformati di Calopezzati fu edificato per volere del principe Bartolomeo Sambiase, e costruito<br />

su progetto di Joannes Campitellus, di fronte al castello, con la tipica struttura dei monasteri<br />

benedettini. Con l’autorizzazione di papa Clemente XI nel 1702 fu aperto e assegnato<br />

dal principe ai Frati Minori di San Francesco d’Assisi, detti Riformati, con dedica a Santa<br />

Maria del Rimedio. Dopo che incendi e terremoti lo tramutarono in rudere, Gerardo Leonardis<br />

ne commissionò un restauro negli anni ’80, durato ben tre anni, che lo riportò alla sua antica<br />

bellezza. La facciata della chiesa e il chiostro sono ispirati al primo Seicento meridionale<br />

caratterizzati da semplicità ed eleganza. Nel 1615 fu inaugurato, invece, il convento dei Padri<br />

Francescani Minori di Longobucco, detto “dei Monaci”, adiacente all’antica chiesa di Santa Maria Maddalena. Uno dei probabili fondatori<br />

fu il dottor Benedetto Greco. Nel 1937, sino al 2000, al suo interno fu istituito un corso annuale di avviamento professionale di tipo industriale,<br />

che si trasformò poi in una scuola di formazione e di riqualificazione professionale. Nel 2008 fu sottoposto a lavori di restauro e oggi,<br />

conservando ancora il suo antico stile barocco e l’importanza di centro della cultura longobucchese, ospita una mostra su “L’artigianato e<br />

gli antichi mestieri” e un Ecomuseo dell’Artigianato silano e della Difesa del suolo, di recente istituzione.<br />

➜ IL MUSEO DIOCESANO<br />

DI ARTE SACRA<br />

DI ROSSANO<br />

Il Museo Diocesano di<br />

Rossano fu istituito, nel<br />

1952, dall’arcivescovo<br />

Giovanni Rizzo nei locali<br />

ristrutturati della<br />

Sagrestia della<br />

Cattedrale, come<br />

testimonianza del glorioso<br />

passato della città di<br />

Rossano, emerso<br />

soprattutto in età<br />

bizantina. Al suo interno<br />

una sala riservata<br />

custodisce<br />

orgogliosamente il<br />

prezioso Codex Purpureus<br />

Rossanensis. La struttura<br />

attuale del Museo,<br />

composta di dieci sale, è<br />

il risultato di anni di<br />

lavori di restauro, che<br />

hanno permesso ai<br />

visitatori di ammirare le<br />

testimonianze artistiche e<br />

le suppellettili sacre e<br />

liturgiche presenti con<br />

una precisa distribuzione<br />

tematica e cronologica.<br />

1736, riproduce il battesimo di Gesù, mentre<br />

la seconda, del 1740, raffigura l’incoronazione<br />

di San Clemente Papa. Sempre a Paludi, in<br />

località Nazaret, merita una visita la chiesetta<br />

di Sant’Antonio, del XVI secolo, con l’annesso<br />

campanile, che conserva un prezioso altare<br />

e un affresco raffigurante la Madonna con il<br />

Bambino del 1525.<br />

Lo splendore della Rossano bizantina<br />

Considerata la città più bizantina d’Italia insieme<br />

a Ravenna, Rossano è piena di ricchezze storiche<br />

e religiose. Esemplificativo il piccolo oratorio<br />

bizantino della Panaghìa, situato nella zona<br />

centrale della città di Rossano e costruito nei<br />

sec. X-XI. Il nome in greco significa “la tutta<br />

santa” e la sua costruzione è legata al culto e alla<br />

venerazione della Madonna e all’ascesi comunitaria<br />

dei monaci eremiti e lauriti. Conserva la<br />

struttura architettonico-artistica originaria, molto<br />

bella e suggestiva, gli affreschi frammentati di<br />

S. Basilio di Cesarea e l’enigmatica figura di S.<br />

Giovanni Crisostomo. Altre importanti ricchezze<br />

di architettura e arte sacra bizantine sono la<br />

chiesa e il Monastero di Santa Maria Nuova<br />

Odigìtria o del Patìr o del Patire o del Patirion,<br />

collocati sulla montagna rossanese, tra la contrada<br />

rurale Piragineti e la città di Corigliano, e<br />

fondati tra il 1090 e il 1101-1105. Il Monastero<br />

prese il nome dall’icona portata da San Bartolomeo<br />

da Simeri, suo fondatore, direttamente<br />

da Costantinopoli. Per secoli fu un importante<br />

centro culturale e di preghiera, lo “Scriptorium”<br />

e la Biblioteca più importanti e famosi dell’Italia<br />

meridionale, che hanno salvato gran parte<br />

della memoria storica collettiva della civiltà greco-latina<br />

e trasmesso, attraverso l’Umanesimo e<br />

il Rinascimento, alle future generazioni. Il Patìr,<br />

formato dalla chiesa, perfettamente conservata,<br />

e dal Monastero <strong>–</strong> restaurato nel 2010 <strong>–</strong> costituisce<br />

ancora oggi l’edificio sacro che rappresenta,<br />

nella maniera più fedele, la religiosità, la cultura,<br />

l’arte e la bellezza della Rossano bizantina.<br />

L’icona della “Madonna dei Carbonai”<br />

Tra i beni storici e monumentali di Longobucco<br />

spicca la chiesa Matrice, tipicamente<br />

barocca, ma impostata su un precedente impianto<br />

medievale, dedicata a Santa Maria Assunta<br />

e diventata dal 1960 Santuario Mariano.<br />

Affascinante la facciata in calcare marnoso<br />

con decorazioni in parte baroccate e in parte<br />

romaniche.<br />

La Chiesa è un vero e proprio scrigno di opere<br />

d’arte. All’interno, infatti, sono custodite opere<br />

pregiate: quelle in legno create dagli intagliatori<br />

di Serra San Bruno; i due grandi affreschi<br />

del coro, “La Natività” e “L’Adorazione<br />

dei Magi”, eseguite da Cristoforo Santanna da<br />

Rende, uno dei più grandi artisti calabresi del<br />

Settecento e ispirate a modelli umani longobucchesi;<br />

“La cena”, di Onofrio Ferro da Palu-


di; “La Fonte Battesimale”, opera anonima in<br />

stile romanico-normanno. Ma la più prestigiosa<br />

è l’icona lignea a rilievo raffigurante una<br />

Madonnina nera col Bambino, detta “dei Carbonai”.<br />

L’opera, sistemata sull’altare della cappella<br />

dell’Assunta, fu realizzata da artisti silani<br />

intorno al XII-XV secolo.<br />

I monasteri Normanni, Gotici,<br />

Rinascimentali, Barocchi<br />

Dopo il 1060 cominciò il processo di latinizzazione<br />

religiosa imposto dai Normanni di<br />

Roberto il Guiscardo nei territori della Sila Greca.<br />

Tale processo non fu affatto facile ed ebbe<br />

non poche resistenze, specie a Rossano, tanto<br />

che durò a lungo, fino al 1460, quando, alla<br />

morte dell’ultimo pastore greco, fu nominato<br />

dal Papa il primo arcivescovo latino-cattolico di<br />

questa diocesi nella persona di Matteo Saraceno.<br />

Nel corso di quei quattro secoli si diede un<br />

forte impulso all’edificazione di chiese e monasteri<br />

di spiritualità occidentale-latina e di religiosità<br />

devozionale prevalentemente mariana,<br />

come a Longobucco (Madonna dei Carbonai),<br />

Bocchigliero (S. Maria de Jesu), Campana<br />

(Madonna di Costantinopoli), Scala Coeli e<br />

Terravecchia (Madonna del Carmine), Mandatoriccio<br />

(Madonna dei Fiori), Calopezzati (Madonna<br />

del Rimedio), Caloveto (Matrice di S.<br />

Giovanni Calibyta), Cariati (chiesa degli Osservanti).<br />

Il primo monastero latino di Rossano è<br />

quello intitolato a S. Bernardino da Siena, voluto<br />

da Matteo Saraceno, elegante ed imponente,<br />

a segnare la discontinuità con il passato<br />

greco-bizantino della città.<br />

La chiesa e il chiostro sono di stile neo-gotico,<br />

con forti influenze rinascimentali del Cinquecento,<br />

come il sepolcro marmoreo di Oliverio<br />

di Somma, e barocche del Seicento nell’altare<br />

del crocefisso ligneo e negli splendidi arredi di<br />

legno intarsiato.<br />

L’architettura e l’arte religiose del Cinquecento<br />

rinascimentali sono rappresentate dalla Matrice<br />

di S. Clemente di Paludi, dagli ex monasteri di<br />

S. Francesco di Paola ora seminario arcivescovile<br />

e di S. Maria delle Grazie extra moenia di<br />

Rossano. Il barocco del sec. XVII è rappresentato<br />

dalla chiesa Matrice e dal Convento dei<br />

Riformati di Calopezzati, dal Convento dei<br />

Monaci e dalla chiesa Matrice di Longobuc-<br />

DA VISITARE<br />

appunti di viaggio<br />

◗ Museo Diocesano di Arte Sacra<br />

Comune di Rossano<br />

Via Largo Duomo 5 (accanto alla<br />

Cattedrale)<br />

Proprietà. Diocesi di Cosenza<br />

Gestione. Cooperativa Neilos<br />

0983.525263 / 340.4759406<br />

Fax 0983.525263<br />

neilos@tiscalinet.it<br />

www.artesacrarossano.it<br />

Orari di apertura.<br />

Apertura invernale (16/09 al 30/06)<br />

09:30/12:30 <strong>–</strong> 15:00/18:00.<br />

co, dalla chiesa della Madonna del Carmine<br />

di Caloveto, dalle chiese di S. Antonio e della<br />

Madonna delle Grazie di Campana, dal<br />

palazzo vescovile e dal Seminario di Cariati,<br />

dalla Matrice di Cropalati, dalla Matrice dei<br />

SS. Pietro e Paolo di Mandatoriccio, dalla<br />

Matrice di S.Maria delle Grazie di Pietrapaola,<br />

dalla Matrice di S. Maria Assunta di<br />

Scala Coeli, dalla Matrice di Terravecchia,<br />

dalla Matrice di Bocchigliero, dagli ex monasteri<br />

dei Cappuccini (S. Maria di Costantinopoli)<br />

e di S. Domenico e dalle chiese di<br />

S. Nilo e di S. Martino di Rossano. ■<br />

Festivi 10:00/12:00 <strong>–</strong> 16:00/18:00<br />

Apertura estiva (01/07 al 15/09)<br />

09:30/13:00 <strong>–</strong> 16:30/20:00 tutti i giorni<br />

Giorno di chiusura. Lunedì, nel periodo<br />

invernale (16/09 al 30/06)<br />

Ingresso. A pagamento<br />

Visite guidate. Previste<br />

Come arrivare. A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio<br />

Calabria, uscire allo svincolo di Sibari e<br />

proseguire per le SS.534-SS.106 fino a<br />

Rossano.<br />

◗ Museo dell’Artigianato silano e<br />

della Difesa del Suolo<br />

Informazioni, orari, come arrivare:<br />

vedi a pagina 31<br />

➜ LE MADONNE NERE<br />

Il culto delle Madonne<br />

nere ha sempre suscitato<br />

un grande interesse. La<br />

sua diffusione in<br />

Occidente è molto antica<br />

e viene associata a<br />

legami con l’Oriente, in<br />

particolare all’epoca delle<br />

Crociate.<br />

La ragione dell’origine del<br />

colore più scuro che si<br />

nota nella carnagione<br />

delle raffigurazioni<br />

presenti in questo<br />

territorio, si pensa sia<br />

legata ad una specifica<br />

scelta teologica secondo<br />

cui i personaggi sacri,<br />

come la Madonna, ma<br />

anche i Santi e Gesù<br />

Cristo, sono<br />

rappresentati come<br />

evocazioni spirituali e non<br />

come corpi materiali.<br />

Questo culto ha portato<br />

alla nascita di tradizioni e<br />

miracoli tramandati nei<br />

secoli.<br />

Dall’alto: la Madonna<br />

Nera dei Carbonari a<br />

Longobucco; interno della<br />

Chiesa Madre di<br />

Longobucco.<br />

25


ITINERARI DELLA CULTURA<br />

26<br />

MUSEI<br />

E CENTRI STORICI<br />

MEMORIA E SPECCHIO<br />

DEL TERRITORIO<br />

I musei presenti nei Comuni delle terre jonicosilane e del Basso Jonio<br />

Cosentino e tutti i centri storici costituiscono gli elementi più rilevanti<br />

per conoscere il territorio. Essi racchiudono testimonianze importanti:<br />

dalla storia antica a quella contemporanea, dall’arte sacra<br />

ai capolavori dell’artigianato locale.


Paramenti di pregiata<br />

fattura, opera<br />

dell’artigianato locale,<br />

esposti al Museo Diocesano<br />

di Arte Sacra a Rossano.<br />

ICENTRI STORICI DEL TERRITORIO, VERI E PROPRI MUSEI A<br />

CIELO APERTO, sono i sacrari della memoria storica collettiva,<br />

le radici dell’identità e del senso dell’appartenenza.<br />

I campionari suggestivi delle testimonianze della<br />

vita, dell’arte, dell’artigianato lasciate dagli uomini in oltre<br />

venti secoli, tutti da salvaguardare e visitare. L’arte sacra<br />

è un elemento importante per conoscere l’intensità della religiosità<br />

e della ricchezza storico-artistica del Basso Jonio<br />

Cosentino: per questo meritano una visita i numerosi musei<br />

del territorio. Partendo da Rossano, nel palazzo arcivescovile,<br />

troviamo il Museo Diocesano di Arte Sacra, attiguo<br />

alla Cattedrale, che raccoglie preziosi arredi, oggetti e opere<br />

d’arte sacra: da segnalare l’anello sigillo di San Nilo del<br />

XII secolo, i manoscritti dei Privilegi alla città della Regina<br />

Bona Sforza, numerose tele e sculture e alcune pergamene.<br />

Ma l’oggetto custodito più importante è sicuramente il Codex<br />

Purpureus Rossanensis.


In alto, in senso orario:<br />

le celebri pipe di<br />

Mandatoriccio; Museo<br />

delle Attività Contadine di<br />

Bocchigliero; un<br />

ostensorio conservato a<br />

Rossano; una sella<br />

“d’epoca” a Bocchigliero;<br />

Museo di Arte Sacra a<br />

Rossano; antichi oggetti<br />

di uso quotidiano,<br />

sempre a Bocchigliero.<br />

28<br />

➜ IL MUSEO<br />

DELLA LIQUIRIZIA<br />

La liquirizia è sempre<br />

stata per la Calabria una<br />

fonte di ricchezza. Oggi<br />

l’80% della produzione di<br />

liquirizia in Italia si<br />

concentra nei Comuni di<br />

Rossano e Corigliano.<br />

Proprio a Rossano è nato<br />

il Museo della Liquirizia<br />

“Giorgio Amarelli”, per<br />

raccontare la storia della<br />

liquirizia e della famiglia<br />

Amarelli, maggiore<br />

produttrice in Italia.<br />

Ospitato nei locali<br />

dell’antico concio di<br />

famiglia, il Museo offre<br />

uno spaccato della<br />

società settecentesca<br />

tramite una sezione<br />

documentaria sulla storia<br />

della famiglia e<br />

dell’azienda. È possibile<br />

anche seguire il ciclo<br />

produttivo dalla radice<br />

alla liquirizia. Maggiori<br />

approfondimenti sul<br />

Museo della Liquirizia a<br />

pagina 50<br />

Si tratta di un preziosissimo evangelario greco<br />

miniato risalente ai secc. V-VI. Sempre a Rossano<br />

è stato inaugurato nel 2011 il Museo dedicato<br />

a Isabella De Rosis, fondatrice della congregazione<br />

delle suore Riparatrici del Sacro<br />

Cuore, in occasione del primo centenario della<br />

sua morte. Il museo si trova all’interno dell’antico<br />

palazzo De Rosis, recentemente restaurato,<br />

dove Isabella nacque e trascorse l’adolescenza.<br />

Nella chiesa madre Santa Maria Assunta di Longobucco<br />

possiamo ammirare oggetti liturgici<br />

antichi, quali ostensori, calici e un secchiello per<br />

l’acqua santa, testimoni dell’antica arte argentiera<br />

del paese, che costituiscono un’importante<br />

esposizione d’arte sacra. Documenti ufficiali riferiscono<br />

della permanenza a Longobucco dell’abate<br />

Gioacchino da Fiore, uno dei più grandi<br />

personaggi del Medioevo. A Bocchigliero, nell’antica<br />

cappella del Sacramento della Chiesa<br />

Matrice, troviamo l’esposizione permanente di<br />

oggetti antichi di grande valore artistico, abiti e<br />

paramenti sacri dal Settecento ai giorni nostri,<br />

inaugurata nell’agosto del 2003. Infine l’esposizione<br />

d’Arte Sacra nella sagrestia della Cattedrale<br />

di Cariati, in fase di ampliamento, raccoglie<br />

opere suddivise in sezioni, come quella dei paramenti,<br />

dei calici e degli ostensori sacri, quella dei<br />

dipinti e pale d’altare di grande formato e la sezione<br />

della statuaria sacra. Molte e interessanti<br />

sono le opere custodite nella sala espositiva di<br />

Arte Sacra della Chiesa di S. Giovanni Calibyta<br />

a Caloveto: ostensori, calici,<br />

pissidi, croce ostile, lavabo, turiboli, ampolle,<br />

candelieri, corone dei secc. XVII-XIX.<br />

I musei della civiltà contadina<br />

Un altro tassello importante della storia e della<br />

cultura del territorio jonicosilano è la civiltà rurale,<br />

degnamente raccontata dai Musei della civiltà<br />

contadina di Mandatoriccio, Bocchigliero,<br />

Paludi e dalla mostra su “L’artigianato e gli antichi<br />

mestieri” di Longobucco. Il primo è ospitato<br />

all’interno della locale scuola media, con l’obiettivo<br />

di fare memoria attuale degli antichi mestieri<br />

e fornire una corretta storia dell’evoluzione sociale,<br />

economica e culturale delle professioni nel<br />

tempo. La sua realizzazione è avvenuta grazie al<br />

lavoro di ricerca, catalogazione e confronto degli<br />

strumenti da lavoro dell’epoca. Le sezioni che<br />

ospitano gli oggetti sono frazionate rispettando i<br />

diversi aspetti della vita domestica, agricola, pastorale<br />

e artigianale. Anche il Museo della civiltà<br />

contadina di Bocchigliero svolge una funzione<br />

didattica molto importante per la presenza di<br />

utensili e attrezzi riguardanti gli antichi mestieri<br />

della civiltà bocchiglierese che tracciano una storia<br />

della vita contadina. Inoltre si possono ammirare<br />

quattrocento fotografie storiche che aiutano<br />

nella ricostruzione dei costumi, della vita<br />

sociale, del lavoro nei campi e degli antichi mestieri<br />

del passato. Il museo ubicato nel centro di<br />

Paludi, in un edificio recentemente restaurato,


CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS<br />

Il Codex è un evangeliario greco miniato, per molti versi un “unicum” nel mondo, conservato<br />

nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano. È prezioso per la sua antichità e per<br />

il materiale scrittorio usato, la pergamena purpurea di colore rosso (da cui deriva il nome),<br />

usata nel mondo bizantino per i documenti più preziosi.<br />

La questione della provenienza e della localizzazione è ancora piuttosto incerta: composto<br />

probabilmente in Siria, forse ad Antiochia tra il V e il VI-sec. d.C., le ipotesi del come arrivò<br />

in Calabria sono diverse: c’è chi pensa per mano dei monaci melchiti che, nel VII sec., fuggirono<br />

dalle persecuzioni islamiche, e chi dice invece che un nobile bizantino lo donò alla Chiesa<br />

di Rossano. Conservato per secoli nella Chiesa di Rossano, fu riscoperto nel 1831 da Scipione<br />

Camporota, canonico della Cattedrale, autore dell’attuale disposizione e della numerazione<br />

ai fogli. Il testo fu segnalato per la prima volta nel 1846 dal giornalista Cesare Malpica.<br />

Nel 1879 fu studiato scientificamente e pubblicato da Adolf Harnach e da Oscar von Gebhardt nel 1880 a Lipsia, con il titolo “Evangeliorum<br />

Codex Graecus Purpureus Rossanensis”, che battezzò ufficialmente il prezioso manoscritto. Esso conserva centottantotto fogli dei quattrocento originari,<br />

pari a trecentosettantasei pagine, contenenti quindici miniature sulla vita di Cristo, con il testo greco dei vangeli di Matteo e Marco (parzialmente<br />

completo), scritto con caratteri onciali in oro e argento, mentre gli altri due vangeli di Giovanni e Luca sono andati perduti.<br />

permette una corretta ricostruzione delle origini<br />

e della storia locale tramite una raccolta di attrezzi,<br />

strumenti e materiali d’ogni genere. A Longobucco<br />

l’ex convento dei Riformati ospita la<br />

mostra dedicata all'artigianato e agli antichi mestieri,<br />

con l’intento di testimoniare le professioni<br />

del passato che hanno caratterizzato il paese, importante<br />

centro culturale e del sapere.<br />

Ecomuseo dell’Artigianato Silano<br />

e della Difesa del suolo<br />

L’Ecomuseo dell’Artigianato silano e della Difesa<br />

del suolo di Longobucco rientra nel progetto<br />

di riqualificazione del territorio del Parco della<br />

Sila e della sua promozione come meta di turismo<br />

culturale, naturalistico e sportivo, e fu<br />

promosso e finanziato dell’Ente Parco fin dal<br />

2002, anno di costituzione. L’Ecomuseo, ubicato<br />

nell’ex Convento dei Frati Francescani minori<br />

Riformati, a fianco della Chiesa di Santa<br />

Maria Maddalena, contiene un’interessante<br />

mostra permanente dedicata all’artigianato e<br />

agli antichi mestieri, oltre a oggetti d’interesse<br />

storico della cultura popolare longobucchese,<br />

che testimoniano perfettamente l’arte contadina<br />

passata. Chiamato “ecomuseo” proprio per<br />

sottolineare che le componenti essenziali sono il<br />

territorio, la popolazione e il patrimonio sociale<br />

e culturale, costituisce un passo importante<br />

nel tentativo di recuperare la memoria storica e<br />

culturale del paese.<br />

Rossano, memoria antica e multimedialità<br />

Rossano, città di arte e cultura, si suddivide<br />

nella zona antica, chiamata “Rossano paese”,<br />

e in quella nominata “Rossano scalo”, più<br />

moderna e vicina al mare. Una visita particolare<br />

merita il Museo Diocesano d’Arte Sacra,<br />

istituito nel 1952 dall’arcivescovo Giovanni<br />

Rizzo. Inizialmente composto di sole due sale,<br />

ottenute ristrutturando i locali della Sagrestia<br />

della Cattedrale, dopo anni di lavori<br />

nell’ala del Palazzo Arcivescovile, nel 2000<br />

In basso: un telaio<br />

tradizionale conservato<br />

al Museo dell’Artigianato<br />

di Longobucco.<br />

29


➜ IL MUSEO<br />

DELLA GINESTRA<br />

Chiamata la città “degli<br />

argenti e dei telai”,<br />

Longobucco è sempre<br />

stata un luogo di grande<br />

interesse per la<br />

tradizione della<br />

lavorazione tessile. Nel<br />

corso dei secoli le donne<br />

che vi abitarono<br />

divennero talmente<br />

esperte nella lavorazione<br />

dei tessuti, come la seta<br />

cruda, cascami e lana,<br />

che i loro manufatti,<br />

ancora oggi, sono<br />

considerati vere e<br />

proprie opere d’arte. A<br />

Longobucco troviamo il<br />

Museo della Ginestra<br />

“Eugenio Celestino”, che<br />

espone diversi manufatti<br />

tessili lavorati, quali<br />

copriletti, tappeti, arazzi<br />

e che documenta l’intero<br />

ciclo di lavorazione dalla<br />

pianta sino ai filati.<br />

Sulla doppia pagina<br />

in senso orario:<br />

paramenti sacri al Museo<br />

di Rossano; arte<br />

contemporanea e<br />

moderna si incontrano alla<br />

Pinacoteca di<br />

Bocchigliero; ancora arte<br />

sacra al Museo di<br />

Rossano.<br />

30<br />

In basso: l’artista<br />

Domenico Fontana,<br />

curatore della Pinacoteca<br />

di Bocchigliero.<br />

l’arcivescovo Andrea Cassone inaugurò la<br />

nuova sede, formata da dieci sale, di cui una<br />

riservata all’oggetto più prezioso che il Museo<br />

custodisce: il Codex Purpureus Rossanensis.<br />

L’attuale organizzazione degli spazi espositivi<br />

del Museo ha seguito criteri moderni, mirati<br />

a sfruttare adeguatamente gli spazi e a valorizzarne<br />

i contenuti. Al suo interno, oltre all’importante<br />

Codex, si possono ammirare<br />

oggetti di notevole importanza storica ed artistica,<br />

come uno specchio greco in bronzo<br />

del V secolo a.C., la tavola a fondo oro della<br />

Pietà risalente al XV secolo di scuola veneta,<br />

la Sfera Greca, ostensorio cesellato in stile gotico<br />

di fine XV secolo. Nel progetto “Parco<br />

tematico del bizantino” è rientrata l’idea di<br />

creare un Museo multimediale del Codex,<br />

presso palazzo San Bernardino, con tanto di<br />

touch screen, tramite cui è possibile consultare<br />

virtualmente il “Rossanensis”, ingrandendo<br />

ogni suo piccolo particolare, oltre alla<br />

possibilità di selezionare file audio in diverse<br />

lingue. In un angolo del Museo è posta un’opera<br />

pressoché sconosciuta fino a poco tempo<br />

fa: la “Tavoletta della Pace”, una miniatura<br />

che raffigura il matrimonio mistico di<br />

Santa Caterina d’Alessandria, che il padre<br />

gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di storia<br />

dell’arte alla Pontificia Università Gregoriana<br />

di Roma, ha attribuito recentemente al<br />

miniaturista croato del Cinquecento Giulio<br />

Clovio.<br />

Arte contemporanea a Bocchigliero<br />

Nel comune di Bocchigliero oltre ai tesori antichi,<br />

si possono ammirare patrimoni artistici<br />

contemporanei, come quelli custoditi nella<br />

Pinacoteca Comunale di Arte moderna e<br />

contemporanea. Nell’antico palazzo Tucci, rilevato<br />

dall’Amministrazione Comunale e destinato<br />

a Museo di Arte Contemporanea, sono<br />

esposte opere di artisti contemporanei calabresi<br />

e bocchiglieresi, quali Alfredo Granata,<br />

Flaccavento e Franco Santoro. L’androne<br />

del palazzo è dedicato a Domenico Fontana,<br />

noto artista locale, oltre che studioso e responsabile<br />

del Museo. Le sue sculture e i suoi<br />

dipinti, raccolti negli spazi espositivi del Museo,<br />

rappresentano le diverse figure che hanno<br />

popolato la storia del paese, creando una<br />

raffigurazione della storia e della società bocchiglierese.<br />

Il centro di documentazione sul brigantaggio<br />

Il fenomeno del brigantaggio era molto diffuso<br />

nella Sila Greca e nel Basso Jonio Cosentino<br />

dal XVIII al XIX secolo. Fu un fenomeno sociale<br />

complesso e diffuso, costituito prevalentemente<br />

dalla resistenza attiva di massa di<br />

gruppi di operai, artigiani e contadini che,


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stanchi di subire soprusi, ingiustizie e sfruttamento,<br />

si rifugiarono nei boschi e difesero i<br />

propri territori, rivendicando la fine dell’oppressione<br />

e una società più umana e giusta.<br />

Non furono capiti e, per questo, perseguitati<br />

ed elimitati all’indomani dell’unità d’Italia.<br />

Sono molti i briganti e le bande che operarono<br />

sui monti della Sila. Le comitive più importanti<br />

furono quelle di Antonio Santoro,<br />

detto “Re Curemme”, Domenico Sapia detto<br />

“Brutto”, Francesco Godino detto “Faccione”,<br />

Luigi Maio detto “Catalano”, Domenico Graziano<br />

detto “Turchio”, Domenico Straface<br />

detto “Palma” ma anche “Il re della foresta”,<br />

tutti di Longobucco, il centro più attivo del<br />

brigantaggio calabrese. Il 24 settembre 2011 il<br />

Comune di Longobucco ha inaugurato il<br />

Centro di Documentazione sul Brigantaggio,<br />

con lo scopo di raccogliere e conservare i documenti<br />

riguardanti questo fenomeno, costituendo<br />

così un punto di riferimento fondamentale<br />

per studiosi, ricercatori e studenti. La<br />

sede si trova nel Convento dei Francescani <strong>–</strong><br />

Casa delle Associazioni e delle Culture e tutti<br />

i documenti raccolti al suo interno raccontano<br />

il fenomeno sotto diversi aspetti: sociale, militare,<br />

politico, letterario, giuridico e umano.■<br />

MUSEI<br />

appunti di viaggio<br />

◗ Museo Diocesano d’Arte Sacra<br />

Comune di Rossano, Informazioni, orari,<br />

come arrivare: vedi pagina 25<br />

◗ Casa - Museo Isabella De Rosis<br />

Comune di Rossano, Piazza Steri<br />

0983.525623 Riapre Aprile 2012.<br />

Orari di apertura. Orario invernale<br />

9:30/12:30 <strong>–</strong> 16:30/18:00 (giorni feriali).<br />

10:00/12:00 <strong>–</strong> 16:00/18:00 (giorni<br />

festivi). Orario estivo (1/07 al 15/9)<br />

9:30/12:30 <strong>–</strong> 16:30/18:00<br />

Come arrivare a Rossano. A.3 Salerno-<br />

Reggio Calabria, uscita svincolo di Sibari,<br />

segue SS.534 <strong>–</strong> SS.106 fino a Rossano.<br />

Seguire indicazioni per Palazzo de Rosis.<br />

◗ Esposizione d’Arte Sacra<br />

Comune di Bocchigliero, Chiesa di<br />

S. Maria Assunta, Via San Francesco<br />

0983.92078 Orari di apertura. Dall'11 al<br />

23 Agosto (in coincidenza con il novenario di<br />

S. Rocco) 17:00/21:00<br />

Giorno di chiusura. 15 agosto (apertura<br />

su prenotazione)<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta<br />

Come arrivare a Bocchigliero. A.3 Salerno-<br />

Reggio Calabria, uscita svincolo di<br />

Cosenza, poi SS.107 fino a Camigliatello <strong>–</strong><br />

SS.177 fino a lago Cecita, infine SS.282<br />

◗ Esposizione d’Arte Sacra della Cattedrale<br />

Comune di Cariati, Via xx Settembre<br />

0983.94021<br />

www.comune.cariati.cs.it<br />

Come arrivare a Cariati. Autostrada<br />

Adriatica, uscita Taranto, SS.106 Jonica<br />

direzione Reggio Calabria. A.3 Salerno <strong>–</strong><br />

Reggio Calabria, uscita di Sibari, segue<br />

SS.106 Jonica direzione Reggio Calabria.<br />

◗ Museo d’Arte Sacra<br />

Comune di Caloveto 0983.63005<br />

Orari di apertura: 9:00/19:00<br />

Ingresso. Libero.<br />

Visite guidate. previste su richiesta<br />

◗ Museo della Civiltà Contadina<br />

Comune di Mandatoriccio, Scuola Media<br />

0983.994027 / 366.3187492<br />

(Costantino Giuseppe, per visite)<br />

Orari di apertura. Lunedì e mercoledì<br />

7:30/17:30 <strong>–</strong> Martedì e giovedì<br />

7:30/16:30 <strong>–</strong> Venerdì 7:30/14:00<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta<br />

Come arrivare a Mandatoriccio. A.3<br />

Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita<br />

Sibari<strong>–</strong>Spezzano<strong>–</strong>Albanese, dalla E.844<br />

proseguire per la E.90 e poi SS.106<br />

direzione Mandatoriccio.<br />

◗ Museo della Civiltà Contadina<br />

Comune di Bocchigliero, Via Sandro Pertini<br />

0983.92001<br />

sindacobocchigliero@libero.it<br />

www.bocchigliero.asmenet.it<br />

Orari di apertura.<br />

10:00/12:00<strong>–</strong>16:00/18:00<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta<br />

Come arrivare a Bocchigliero.<br />

Vedi: Esposizione d’Arte Sacra<br />

◗ Pinacoteca comunale d’Arte Moderna<br />

e Contemporanea<br />

Comune di Bocchigliero<br />

Palazzo Tucci, Via Roma,<br />

0983.92001<br />

sindacobocchigliero@libero.it<br />

www.bocchigliero.asmenet.it<br />

Orari di apertura. 10:00/12:00 <strong>–</strong><br />

16:00/18:00<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta<br />

Come arrivare a Bocchigliero. Vedi:<br />

Esposizione d’Arte Sacra<br />

◗ Museo dell’Artigianato silano<br />

e della Difesa del Suolo<br />

Comune di Longobucco<br />

Via Roma 58, 87066<br />

Proprietà. Comunale<br />

Gestione. Società Syremont del Gruppo<br />

Thesauron<br />

0984.902838 / 0984.72765<br />

info@parcosila.it longobucco.sila@novamusa.it<br />

www.ecomuseolongobucco.it<br />

Orari di apertura. (16/03 al 15/11)<br />

9:30/18:00. Negli altri mesi apertura su<br />

richiesta. Apertura durante le festività di<br />

Natale e Capodanno: 7/11 dicembre e 22<br />

dicembre/8 gennaio<br />

Giorno di chiusura. Lunedì dal 16 marzo al<br />

15 novembre, Ingresso. A pagamento<br />

Visite guidate. Percorsi di visita curati da<br />

operatori specializzati con escursioni nel<br />

territorio del Parco. Prevista anche<br />

l’organizzazione di visite per scuole e<br />

comitive<br />

Come arrivare a Longobucco. A.3, uscite<br />

Cosenza (nord e sud), SS.107 direzione<br />

Sila, uscita Camigliatello, direzione Fossiata<br />

SS.117; oppure SS.106 uscita Mirto-<br />

Crosia, direzione Longobucco SS.177. In<br />

treno. Stazione Cosenza o Rossano, servizi<br />

autolinee direzione Longobucco.<br />

◗ Centro di Documentazione sul Brigantaggio<br />

Comune di Longobucco, Via Roma 58<br />

Ex Convento dei Francescani <strong>–</strong> Casa delle<br />

Associazioni e delle Culture<br />

0983.72178<br />

comunelongobucco@yahoo.it<br />

Ingresso. Gratuito, Visite guidate. Previste<br />

su richiesta (Cell. 338.4725757)<br />

Come arrivare. Vedi Museo dell’Artigianato<br />

silano e della Difesa del Suolo<br />

◗ Museo della Ginestra Eugenio Celestino<br />

Comune di Longobucco<br />

Via Monaci 14<br />

0983.71048<br />

mariocelestino@alice.it<br />

www.mariocelestino.it<br />

Orari di apertura. 10:00/13:00 <strong>–</strong><br />

15:00/18:00 tutti i giorni<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta (Cell.<br />

328.8186050, Mario Celestino)<br />

Come arrivare. Vedi: Museo dell’Artigianato<br />

silano e della Difesa del Suolo.<br />

◗ Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli<br />

Informazioni, orari, come arrivare: vedi<br />

pagina 51


ITINERARI DELLA CULTURA<br />

32<br />

ANDARE PER ROC<br />

CASTELLI<br />

Nelle terre <strong>Jonicosilane</strong> si ritrova se stessi all’ombra di copiose<br />

tracce di civiltà remote. E sono loro, i castelli e le torri,<br />

inespugnabili sentinelle del mare e del territorio, a raccontare le<br />

gesta dei popoli che si sono succeduti nel Basso Jonio Cosentino,<br />

mentre le masserie o “casini” ci parlano della vita materiale<br />

di uomini e società delle terre <strong>Jonicosilane</strong>.


CHE,<br />

E MASSERIE<br />

La Torre Stellata o Castello<br />

Sant’Angelo sul lido di<br />

Rossano, fortificazione<br />

militare del XVI secolo,<br />

è tuttora in un perfetto<br />

stato di conservazione.<br />

PRIMA I GRECI, POI I ROMANI, E, CON LA CADUTA DEL LORO IMPERO, LE INVASIONI BARBARICHE, quindi<br />

Bisanzio e poi i Saraceni e i Turchi. Stretto tra la Piana di Sibari e le montagne della Sila, storicamente<br />

questo territorio è sempre stato stuzzicante per numerosi invasori. La presenza di castelli e torri, masserie<br />

e centri fortificati, ferrigni come guerrieri, sono il prezioso lascito degli avvenimenti storici che hanno<br />

segnato il Basso Jonio Cosentino.<br />

33


➜ CAMPANE... DI<br />

GUARDIA<br />

Le campane delle torri<br />

civiche servivano non solo<br />

a scandire il tempo o a<br />

riunire i fedeli per la<br />

messa, ma anche ad<br />

allertare la popolazione,<br />

impegnata nel lavoro dei<br />

campi o con le greggi, in<br />

caso di incursioni<br />

nemiche. Addirittura il<br />

comune di Campana<br />

prende il nome dalla<br />

grossa campana posta<br />

sulla torre civica in età<br />

normanna. Nell’alta valle<br />

del Trionto, anche il<br />

campanile di Longobucco<br />

era una torre di<br />

avvistamento a pianta<br />

quadrangolare, tipica<br />

struttura normanno-sveva<br />

con murature in blocchi<br />

di tufo (il travertino che<br />

affiora intorno a colle<br />

d’Avri), che poggiano su<br />

ciottoli di granito. I<br />

longobucchesi vanno<br />

orgogliosi del loro<br />

campanile che si trova<br />

nella piazza,<br />

comunemente detta ‘u<br />

campanaru’, dinanzi alla<br />

Chiesa Matrice.<br />

In basso:<br />

il campanile della<br />

Chiesa Madre di<br />

Longobucco.<br />

In viaggio di castello in castello<br />

Costruito dai Normanni e modificato dagli<br />

Angioini, il castello feudale di Calopezzati,<br />

borgo sulla costa jonica inserito tra Crosia e<br />

Pietrapaola, costituisce un perfetto esempio<br />

dell’abilità umana nel trasformare una semplice<br />

rocca in un’elegante dimora. Buona<br />

parte della sua metamorfosi in lussuosa e<br />

prestigiosa residenza la si deve agli Svevi (sec.<br />

XIII). Tra il 1500 e il 1700 i nobili Sambiase<br />

arricchirono l’interno del castello di decorazioni<br />

e biblioteche, di nuovi soffitti, di camini,<br />

di un salone d’onore e di un ponte levatoio.<br />

Oggi la fortezza è di proprietà della<br />

famiglia Giannone.<br />

Proseguendo verso sud lungo la costa e poi<br />

verso l’interno, si raggiunge il castello di<br />

Mandatoriccio, fatto costruire dal marchese<br />

Guidasso tra il sec. XV e il XVI, quando il<br />

paese era solo un casale della contea della vicina<br />

Pietrapaola. Si presume che proprio intorno<br />

al castello si sia formato il primo nucleo<br />

abitato, circondato da mura di cinta,<br />

come si evince dai resti di bastioni rinvenuti<br />

nelle vicinanze. Il Castello, restaurato, è oggi<br />

sede del municipio.<br />

A pochi chilometri di distanza, sempre<br />

verso l’interno, si trova Pietrapaola, abbarbicata<br />

alla rupe del Salvatore, che<br />

sovrasta il paesino insieme alla Timpa<br />

del Castello. Sulla rupe del Salvatore<br />

si trova la grotta del Principe,<br />

esempio di arte rupestre e utilizzata<br />

in periodo feudale come<br />

rifugio in caso di attacchi nemici.<br />

Stessa funzione aveva la<br />

Timpa del Castello, come<br />

confermano i resti di una cisterna<br />

per la raccolta dell’acqua.<br />

Salendo lungo la<br />

caratteristica strada che<br />

porta dal fondovalle dell’Acquaniti<br />

al Centro<br />

Storico di Pietrapaola, si<br />

scorgono, oltre al paesaggio<br />

delle grotte, i<br />

frammenti dell’antica<br />

“silica”, la mulattiera<br />

fatta con pietre di fiume,<br />

tenute insieme da<br />

una matrice limosa-argillosa che ha garantito<br />

per secoli l’accesso al borgo dal mare.<br />

Tra il fiume Trionto e la Piana di Sibari è<br />

ubicata Rossano, dove in passato vi erano<br />

addirittura tre castelli. Il primo, Oppidum o<br />

Castrum Roscianum, apparteneva forse alla<br />

gens romana dei Rosci, risalente al 193 circa<br />

a.C. Il castello romano fu trasformato nel<br />

sec. XVII nel Monastero dei Cappuccini,<br />

nella seconda metà dell’Ottocento in ospedale<br />

civico. Il secondo è stato incorporato<br />

nell’attuale palazzo De Rosis (famiglia di baroni<br />

proveniente dalla vicina Corigliano): si<br />

tratta del castello dello Steri o del Governatore,<br />

risalente al XV secolo. Il terzo fortilizio,<br />

infine, risale al periodo storico in cui<br />

Rossano era un Principato sotto i Ruffo.<br />

Borghi fortezza<br />

Non solo castelli e rocche. Le terre jonicosilane<br />

e il Basso Jonio Cosentino sono disseminati<br />

di straordinari borghi fortezza, dove<br />

la popolazione trovava sicuro rifugio dalle<br />

frequenti incursioni prima dei Saraceni provenienti<br />

dalla Sicilia (secc. IX-X), poi dalla<br />

pirateria turchesca e barbaresca proveniente<br />

dalle coste del Nord Africa (secc. XVI-<br />

XVII). Cariati è una stupenda piazzaforte<br />

militare di epoca bizantina, posta tra Punta<br />

Alice e Capo Trionto, ancora oggi circondata<br />

dai resti della poderosa cinta muraria eret-


SENTINELLE DEL MARE<br />

Un accenno a parte meritano le torri costiere, presenti sulla costa come strumento di avvistamento degli attacchi nemici e di difesa per le popolazioni<br />

indigene. La torre Stellata o Castello di Sant’Angelo fu realizzata a Rossano nel XVI secolo, vittima allora di tante scorrerie da parte dei pirati turchi. A<br />

Mandatoriccio è caratteristica la struttura della torre dell’Arso, per via delle inconsuete facciate ‘a vela’ in pietra. Sorta all’imbocco della valle e del torrente<br />

omonimo, oggi è di proprietà privata, ma anticamente è stata importantissima per il controllo del territorio e la difesa dalle incursioni o invasioni.<br />

Altra struttura legata all’architettura militare è la torre di Santa Tecla, costruita nella<br />

seconda metà del XVI secolo sull’altura prossima al torrente Fiumarella, nel comune<br />

di Crosia, dove si segnala anche la torre Turriazzo. Cilindrica su base troncoconica, Santa<br />

Tecla faceva parte di un complesso sistema di avvistamento e segnalazione, essendo<br />

collegata visivamente con la torre dell’Acquaniti di Pietrapaola, la torre del Trionto, il<br />

castello di Calopezzati, la fortezza di Crosia e con Caloveto. Se la visitate in giorni dal<br />

cielo terso, dalla torre di Santa Tecla potrete ammirare oltre cinquanta miglia di terra<br />

jonica e lasciarvi andare all’immaginazione, tornare indietro al tempo delle incursioni<br />

turchesche o barbaresche, quando la Torre lanciava segnali per avvertire le popolazioni<br />

interne del pericolo imminente.<br />

ta a difesa del nucleo cittadino, fondato su<br />

una collina a circa un chilometro dal mare.<br />

Le mura che vediamo oggi sono il risultato<br />

dei rimaneggiamenti del Quattrocento e<br />

Cinquecento da parte dalle varie Signorie<br />

che si susseguirono nel dominio della città,<br />

dai Ruffo ai Riario, dai Sanseverino ai Coppola,<br />

dai Borgia agli Spinelli (gli ultimi signori,<br />

nel 1505), che la tennero fino all’Ottocento.<br />

Scala Coeli sembra invece arrampicarsi<br />

su una rupe “verso l’infinito”, da cui il<br />

nome del centro, che, nel 1325, veniva chiamato<br />

‘Terra Scale’. Anche qui, sulla parte alta<br />

della collina affacciata sulla sponda sini-<br />

stra del fiume Nicà, c’è il Castello, costruito<br />

nel sec. XIII dal principe Pignatelli e appartenuto<br />

alla famiglia dei principi Spinelli. È<br />

un gioiello architettonico dove si possono<br />

notare ancora le celle, i sotterranei, il ponte<br />

levatoio, un’alta torre cilindrica, bastioni e<br />

mura. Vincenzo Padula, sacerdote e poeta<br />

calabrese dell’Ottocento, scrisse che il colle<br />

di Scala Coeli era quasi inespugnabile, in<br />

quanto “murato…, cinto da rupi e grotte”.<br />

In effetti, si entrava nel paese solo attraverso<br />

quattro porte che si aprivano all’alba e si<br />

chiudevano al tramonto: Portavavuza, Portafischìa,<br />

Portapiano e Portello o Portello del-<br />

Sulla doppia pagina,<br />

da sinistra: Torre Arso a<br />

Mandatoriccio; il Castello<br />

di Calopezzati a pianta<br />

quadrangolare rinforzato<br />

in successive fasi dai<br />

Normanni e dagli<br />

Angioini.<br />

➜ L’ALTOPIANO DELLE<br />

MURAGLIE<br />

Situato a tre chilometri<br />

da Pieatrapaola,<br />

l’Altopiano delle Muraglie<br />

domina su Capo Trionto e<br />

Punta Fiume Nicà e su<br />

alcuni torrenti minori<br />

(Fiumarella, Acquaniti e<br />

Arso). Lo si raggiunge dal<br />

bivio della Stazione<br />

Pietrapaola, sulla SS.106,<br />

e proseguendo sulla<br />

strada provinciale lungo il<br />

torrente Acquaniti, si<br />

svolta a destra prima dei<br />

tornanti che portano al<br />

paese, all’altezza di un<br />

ponticello, imboccando<br />

una mulattiera carrabile<br />

che sale verso sud-ovest<br />

per circa 2 chilometri. Lì<br />

la muraglia vi accoglierà<br />

con i suoi 450 metri di<br />

lunghezza, quasi<br />

completamente immersi<br />

in una fitta macchia<br />

mediterranea: è il punto<br />

dove l’opera di epoca<br />

brettia lunga un<br />

chilometro e mezzo si è<br />

meglio conservata. Una<br />

porta con corridoio si<br />

trova a nord-est, a sudest<br />

invece si conserva il<br />

basamento di una torre a<br />

pianta quadrangolare.<br />

35


36<br />

la Timparella. Un dedalo di viuzze accoglie<br />

invece il turista che visita il piccolo borgo di<br />

San Morello, adagiato su un panoramico colle<br />

da dove la vista fugge verso il mare e la<br />

bassa valle del torrente Arso. Questo suggestivo<br />

paese, già piccolo feudo degli Abenante<br />

di Rossano, venne incorporato nel territorio<br />

di Scala Coeli nel 1811 nell’ambito del<br />

riordino amministrativo napoleonico. A destra<br />

della foce del Trionto, si estende il territorio<br />

del comune di Crosia, con la frazione<br />

di Mirto, centro dove oggi vive la maggioranza<br />

della popolazione. Le viuzze del centro<br />

storico sono il ricordo dello splendore del<br />

principato di Giovan Michele Mandatoriccio<br />

di Rossano, che, all’inizio del Seicento,<br />

volle la realizzazione del castello di Mirto,<br />

masseria fortificata che sorge su una struttura<br />

di origine normanna. Se dovessimo scegliere<br />

idealmente un posto da cui assistere<br />

all’epico scontro avvenuto, nel 510 a.C., tra<br />

le città magnogreche di Sibari e Crotone,<br />

sceglieremmo sicuramente l’affaccio della<br />

villa comunale di Acqua del Pozzo a Crosia,<br />

un balcone sulla località Strange, luogo della<br />

mitica battaglia.<br />

Altro esempio importante di architettura<br />

con scopi difensivi è il centro fortificato<br />

brettio di Kossa o Etas, dei secc. IV-III a.C.,<br />

i cui resti fanno parte del Parco Archeologi-


co di Castiglione di Paludi, su un colle che<br />

sovrasta il torrente Coserie. E sempre alla civiltà<br />

brettia risale il centro fortificato di<br />

Pruija di Terravecchia, anch’esso dei secc.<br />

IV-III. a.C., con la sua imponente cinta muraria<br />

e le torri di avvistamento, inserite in un<br />

sistema di collegamento visivo con altre<br />

strutture simili nel territorio del Basso Jonio<br />

Cosentino.<br />

L’odierna Terravecchia nacque probabilmente<br />

nel Medioevo e aveva un proprio castello<br />

su un promontorio roccioso con vista sulla<br />

costa. Anche Cropalati, situata nell’interno,<br />

sulla sponda sinistra del Trionto, probabilmente<br />

fu un accampamento fortificato, il<br />

Castrum Cropalatum, con la funzione di<br />

controllo sulla via della transumanza dallo<br />

Jonio alla Sila e sui commerci dell’argento<br />

estratto nelle miniere della vicina Longobucco.<br />

L’impianto urbano attuale sorse intorno<br />

a un castello feudale agli inizi del XIV secolo,<br />

i cui ruderi sono visibili oggi nella parte<br />

alta del paese.<br />

Architettura rurale<br />

Il Basso Jonio Cosentino è caratterizzato da<br />

un’imponente architettura rurale rappresentata<br />

da masserie o “casini”, casali, casolari,<br />

molti dei quali restaurati e riutilizzati, sparsi<br />

nelle campagne e sulle colline dei Comuni<br />

DA VISITARE<br />

appunti di viaggio<br />

◗ Castello Giannone di Calopezzati<br />

Come Arrivare. Da nord, autostrada<br />

Bologna-Taranto, uscita Taranto, segue<br />

SS.106 Da sud, autostrada Salerno -<br />

Reggio Calabria uscita Sibari <strong>–</strong> SS106 fino<br />

a Calopezzati..<br />

◗ Centro fortificato Pruija di Terravecchia<br />

Via Garibaldi, 18<br />

Comune di Terravecchia<br />

0983.97013<br />

Fax 0983.97197<br />

www.comunediterravecchia.info<br />

jonicosilani. La fine della civiltà contadina<br />

ha dato un duro colpo a queste antiche realizzazioni<br />

rurali. Esse costituiscono un patrimonio<br />

considerevole per il valore che hanno<br />

nel raccontare e conservare la memoria del<br />

mondo contadino. Numerosi casali, risalenti<br />

ai secc. XVIII-XIX , si possono ammirare<br />

nel territorio di Rossano, come quello dei<br />

Malena sul torrente Otturi, dei De Rosis al<br />

Crosetto, dei Labonia alla Foresta, dei Cherubini<br />

a Jti, degli Joele a Toscano-Joele, dei<br />

Mascaro ad Amica, dei Martucci a Malvitano,<br />

ecc. Oppure la Masseria fortificata di<br />

Mirto-Crosìa, splendido esempio di architettura<br />

rurale, costruita in una posizione dominante<br />

e chiamata Castello per il monumentale<br />

scalone d’accesso e la suggestiva<br />

corte interna. ■<br />

Orari di apertura. Apertura su<br />

prenotazione.<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio<br />

Calabria, uscita Sibari, SS.106 fino a<br />

Cariati Marina, segue SS.108 ter fino a<br />

Terravecchia.<br />

Il parco archeologico di Pruìia è<br />

raggiungibile dalla strada comunale<br />

Terravecchia-Prato.<br />

◗ Parco Archeologico di Castiglione<br />

di Paludi<br />

Informazioni, orari, come arrivare:<br />

vedi a pagina 15<br />

➜ I “CASINI”<br />

Una delle attrazioni<br />

turistiche della Sila Greca<br />

Basso Jonio Cosentino<br />

sono sicuramente le<br />

masserie o casali o<br />

“casini”, costruzioni<br />

rurali concepite di solito<br />

su due piani, con la parte<br />

superiore destinata a<br />

residenza e quella<br />

inferiore utilizzata per i<br />

coloni e le attività<br />

aziendali. Si tratta di<br />

edifici compatti e con<br />

poche aperture, specie al<br />

piano inferiore.<br />

Un esempio di casino tra i<br />

meglio conservati è<br />

quello di Sant’Isidoro, nel<br />

comune di Cropalati. Tra i<br />

tanti ‘Casini’ sparsi nel<br />

territorio possiamo<br />

citare, Malvitano, Iti,<br />

Ioele, Seggio, Turrapinta,<br />

Mazzei e De Rosis a<br />

Rossano, Vota a Mirto,<br />

Filippelli in località<br />

Macchie a Calopezzati,<br />

Vecchierello a<br />

Pietrapaola.<br />

Sulla doppia pagina<br />

dall’alto: visione esterna<br />

del Castello di Mirto;<br />

la Mazza del Diavolo a<br />

Bocchigliero; masseria<br />

Vota a Crosia; la Timpa<br />

del Castello che domina<br />

sull’abitato di Pietrapaola;<br />

Palazzo del Comune di<br />

Mandatoriccio; mulattiera<br />

e tracce di mura<br />

difensive in prossimità<br />

dell’abitato<br />

di Campana.<br />

37


ITINERARI DELLA CULTURA<br />

38<br />

SULLE TRACCE<br />

DELLE ARTI E DEI<br />

Visitare le terre <strong>Jonicosilane</strong> e il Basso Jonio Cosentino è come<br />

aprire uno squarcio nel passato. Ancora oggi, fortunatamente,<br />

antichi mestieri sopravvivono imperterriti e incuranti dello<br />

scorrere del tempo, per riproporre l’attualità e l’universalità<br />

delle arti identitarie di questo territorio.


MESTIERI<br />

La creazione degli scafi di<br />

legno nel Basso Jonio<br />

Cosentino è ancora<br />

strettamente legata all’antica<br />

arte dei maestri d’ascia,<br />

che seguono le stesse<br />

tradizioni da molte<br />

generazioni.<br />

CON GLI STESSI STRUMENTI E LE STESSE TECNICHE DI SECOLI FA, numerosi artigiani continuano a produrre<br />

oggetti di uso quotidiano e vere opere d’arte. Ci si potrebbe chiedere il senso di tutto questo: ci si potrebbe<br />

chiedere per quale motivo una donna dovrebbe passare settimane al telaio per produrre una coperta quando<br />

le basterebbe andare al centro commerciale e comprarne una con pochi euro, o per quale ragione un fabbro<br />

dovrebbe respirare il carbone della forgia e sporcarsi il viso e le mani per produrre una fioriera in ferro battuto, quando è<br />

sufficiente collegarsi ad internet per ordinarne una direttamente da casa.<br />

39


➜ I PRODOTTI DEL<br />

TELAIO<br />

I magri salari di un tempo<br />

costringevano le massaie<br />

a lunghe nottate al telaio,<br />

per creare tutto ciò di cui<br />

la famiglia aveva bisogno.<br />

Non era possibile<br />

acquistare stoffe da<br />

confezionare, tutto<br />

doveva essere realizzato<br />

all’interno delle mura<br />

domestiche. Aguzzando<br />

l’ingegno e grazie ad un<br />

territorio ricco di<br />

risorse, le fibre da<br />

tessere venivano raccolte<br />

direttamente in natura<br />

come nel caso della<br />

ginestra. Dalla fantasia<br />

delle donne nascevano<br />

vestiti, coperte e oggetti<br />

di uso comune come la<br />

“tuvagna e ru pane”, che<br />

serviva per coprire il<br />

pane durante la<br />

lievitazione, i<br />

“saccucciaddi”(sporte per<br />

la spesa), i “sarbietti”<br />

(pezzi di stoffa per<br />

avvolgere il cibo dei<br />

mariti), e le “mappine”<br />

(strofinacci).<br />

Nella pagina a lato,<br />

in senso orario:<br />

pregiati prodotti del<br />

telaio conservati al<br />

Museo dell’Artigianato di<br />

Longobucco; l’antica arte<br />

del telaio è legata a gesti<br />

antichi, tramandati da<br />

generazioni, e si opera<br />

ancora su strumenti<br />

tradizionali; cantiere<br />

navale che segue l’antica<br />

arte dei maestri d’ascia;<br />

nel Basso Jonio<br />

Cosentino molti pescatori<br />

seguono le antiche<br />

tradizioni tramandate di<br />

padre in figlio; prodotti in<br />

ferro battuto a<br />

Bocchigliero; la fucina di<br />

un fabbro ferraio, sempre<br />

a Bocchigliero; anche le<br />

tecniche nella creazione<br />

dei tessuti nelle terre<br />

<strong>Jonicosilane</strong> sono<br />

rimaste legate agli<br />

antichi gesti della<br />

tradizione, e i filati, con i<br />

loro colori sgargianti,<br />

spiegano le ragioni di<br />

questa scelta.<br />

40<br />

La risposta è semplice. Basta uno sguardo alle<br />

opere di questi artigiani per comprenderne<br />

in profondità l’essenza, per capire come<br />

mai ancora oggi esistono persone che dedicano<br />

tutto il loro tempo a queste creazioni.<br />

Ammirandole, ci si rende conto della passione<br />

e del grande amore di questi uomini e<br />

donne per la propria terra e la propria cultura,<br />

che traspaiono da ogni gesto compiuto<br />

con solennità secondo quanto appreso dai<br />

genitori, dai nonni, dai bisnonni e così via<br />

fino alla notte dei tempi.<br />

La memoria dei telai<br />

Lavorare al telaio è faticoso, richiede molto<br />

tempo, grande concentrazione e ottime capacità<br />

manuali. Tutto il comprensorio della<br />

Sila Greca era famoso anche in passato per le<br />

pregiate produzioni tessili. Ecco come Giovanni<br />

De Giacomo, precursore e appassionato<br />

dello studio del folklore calabrese, descrive<br />

l’arte tessile di Longobucco: “M’ero<br />

tante volte piegato in religioso raccoglimento<br />

sugli orditi portentosi delle donne dei<br />

monti calabri e avevo assistito al mistico germogliare<br />

e al lieto rifiorire di lussureggianti<br />

primavere, dietro al loquace rincorrersi delle<br />

lucide spole, tra i subbi rigonfi di qua dei sapienti<br />

lecci, ai quali due piedini avvolti in<br />

calze di lana imprimevan brividi febbrili. E<br />

in poche ore, calde di vita, balzavan figure e<br />

ornamenti leggiadri: era la creatività dello<br />

spirito, trionfante sulle ostili forze della materia<br />

bruta: lo stame s’animava e accoglieva<br />

con anelito, all’amplesso tenace, le trame dei<br />

vari colori”.<br />

In epoche passate questo era il lavoro tipico<br />

delle donne, che, dopo le faticose giornate<br />

nei campi, passavano la sera a lavorare nelle<br />

spoglie abitazioni al lume di candela per realizzare<br />

le stoffe di cui avevano bisogno per i<br />

vestiti, le coperte e per lo scarno corredo delle<br />

figlie. Ma il lavoro al telaio, già di per sé<br />

lungo e logorante, era pur sempre solo una<br />

parte di ciò che portava alla creazione dei tessuti.<br />

Bisognava procurarsi le materie prime<br />

da filare, come la seta e la lana, o addirittura<br />

inerpicarsi sui versanti dei dirupi per raccogliere<br />

la ginestra, con la quale era poi realizzata<br />

una fibra che poteva essere lavorata al te-<br />

laio. Un’altra importante fase del lavoro era<br />

la colorazione, fatta prevalentemente con<br />

materie prime locali, come particolari terre<br />

ricche di ossidi di ferro, estratti di erbe, cortecce<br />

di alberi e radici. Le conoscenze e le capacità<br />

delle massaie erano tali da permettere<br />

loro di realizzare tessuti dai colori vivaci e variegati,<br />

come il rosso, l’arancio, il giallo, il<br />

verde, il celeste, il blu, il marrone e il nero.<br />

Ancora oggi l’utilizzo del telaio avviene principalmente<br />

in casa o in piccole botteghe artigianali,<br />

dove, seguendo gli antichi motivi<br />

ornamentali riportati sugli nziembri (una<br />

sorta di disegno-guida), sono realizzati tessuti<br />

pregiati, rispettando e perpetuando le<br />

tradizioni. Girovagando per i borghi antichi<br />

del territorio della Sila Greca, non di rado è<br />

possibile sentire i ticchettii tipici delle donne<br />

al telaio, intente a realizzare chissà quali<br />

incantevoli stoffe. Chi ha la fortuna di trovarsi<br />

tra i vicoli dei centri storici, durante le<br />

processioni dei Santi, in occasione delle feste<br />

religiose, può ammirare, appesi ai balconi,<br />

una gamma completa di tipologie di tessuti<br />

ricamati e colorati con le tinte più varie, una<br />

vera e propria mostra temporanea tra il ferro<br />

battuto delle ringhiere e le murature in<br />

blocchi di pietra e mattoni.<br />

Nella bottega del fabbro<br />

La lavorazione del ferro nella zona della Sila<br />

ha origini antiche. Da alcuni documenti si<br />

evince infatti che, in quest’area, già nei secc.<br />

XIII e XIV erano presenti alcune ferriere<br />

molto attive. Le produzioni fino all’epoca<br />

barocca erano principalmente costituite da<br />

portoni, ringhiere, fioriere e oggetti di uso<br />

quotidiano.<br />

Il fabbro, grazie alla sua abilità ed esperienza,<br />

era in grado di creare forme complesse,<br />

leggere ed eleganti, utilizzando semplicemente<br />

un martello e un’incudine. Grazie al<br />

pregiato carbone di ciocco di erica, il ferro<br />

era riscaldato nella forgia a temperature<br />

comprese tra i 750 e i 900 °C e poi battuto<br />

e modellato sull’incudine (‘ncurna). Era un<br />

lavoro assai faticoso, ma importantissimo,<br />

dato che il fabbro creava anche numerosi attrezzi<br />

impiegati da altri artigiani, come falegnami<br />

e muratori, e inoltre realizzava uten-


sili fondamentali per l’agricoltura e l’allevamento,<br />

come zappe, picconi, forconi, ferri<br />

di cavallo, campane per le greggi e oggetti<br />

per la casa come pentole, ciotole e posate.<br />

Oggi, sebbene sia un lavoro sempre meno<br />

diffuso, è ancora possibile trovare botteghe,<br />

in particolare a Pietrapaola, dove sapienti<br />

mani riescono a produrre oggetti che sono<br />

espressione della cultura del territorio. Non<br />

si producono più ferri di cavallo o zappe, ma<br />

vere e proprie opere d’arte come cancellate,<br />

panchine e inferriate, nonché piccoli oggetti<br />

come candelabri e fiori ornamentali.<br />

Gli artigiani del legno<br />

Il legno è stata una delle grandi risorse del<br />

territorio silano. Greci e Romani sfruttarono<br />

intensamente i boschi della Sila per ricavarne<br />

principalmente legname per la costruzione<br />

e la riparazione delle grandi flotte navali<br />

e per l’estrazione della pece bruzia (ricavata<br />

dal pino laricio), considerata la migliore di<br />

tutto l’Impero e per questo oggetto di rapina<br />

da parte di eserciti d’invasori.<br />

Dionigi di Alicarnasso, retore e storico greco<br />

del I secolo a.C., in “Antichità di Roma”,<br />

parlando della Sila e dei boschi di pino lari-<br />

41


42<br />

KOS, MARCHIO DI QUALITÀ<br />

Da alcuni anni, al fine di qualificare le più importanti produzioni artigianali locali, è nato<br />

il marchio “KOS” che certifica la qualità delle realizzazioni artistiche tradizionali. L’iniziativa,<br />

promossa dalla Camera di Commercio dell’Industria dell’Artigianato e dell’Agricoltura<br />

di Cosenza, ha come obiettivo la valorizzazione di produzioni artigianali della<br />

Provincia e ha portato alla stesura dei disciplinari produttivi dei tessuti d’arte di Longobucco,<br />

della liuteria e della ceramica di Bisignano e dell’arte orafa di San Giovanni<br />

in Fiore. Il marchio riporta i simboli dei tessuti (un lembo di stoffa), della liuteria<br />

(una chiave a f di un violino), della ceramica (una giara) e dell’oro (un sole). La<br />

scritta “KOS” sovrasta il tutto, a sottolineare l’origine antica e territoriale dei prodotti<br />

con questo marchio. Il termine Kos deriva infatti dall’antica lingua brettia ed era il<br />

nome dell’attuale città di Cosenza. Per quanto riguarda i prodotti del telaio di Longobucco,<br />

per aderire al marchio l’azienda deve produrre i tessuti all’interno del territorio<br />

del comune, utilizzando esclusivamente il telaio tradizionale in legno e le tecniche e le forme consolidate nel corso dei secoli. I filati impiegati<br />

devono essere rigorosamente lana di pecora, cotone, ginestra, seta, lino e canapa. Le creazioni ammesse sono arazzi, tappeti, complementi<br />

d’arredo, coperte, copriletto e biancheria.<br />

Sulla doppia pagina:<br />

antichi strumenti e tanta<br />

manualità: è questo il<br />

segreto dei maestri<br />

d’ascia di Cariati; a<br />

Mandatoriccio una delle<br />

tradizioni artigiane più<br />

radicate è quella delle<br />

pipe, che è ormai<br />

conosciuta e rinomata in<br />

tutto il mondo; a<br />

Cropalati anche le<br />

ceramiche sono<br />

strettamente legate alle<br />

tradizioni: a partire dai<br />

colori e dalle decorazioni<br />

fatte a mano, per finire<br />

con i dettagli e le<br />

rifiniture.<br />

cio, precisa che “La maggior parte di quegli<br />

alberi trasuda una resina molto pingue, e fra<br />

quelle note ai mercati, la più odorosa e gradevole,<br />

chiamata pece bruzia, da cui i Romani<br />

traggono annualmente notevoli rendite”.<br />

Ancora oggi, sparse sul territorio di Longobucco,<br />

Bocchigliero e Rossano, si trovano<br />

le tracce di teleferiche e segherie; la più grande<br />

di queste è lo splendido complesso del<br />

Cupone, sul lago Cecita, accogliente centro<br />

visitatori del Parco della Sila.<br />

L’estrazione era fatta dai boscaioli, che incidevano<br />

il tronco del pino laricio con caratteristiche<br />

intaccature a lisca di pesce, dalle<br />

quali scolava la preziosa linfa. Gli impieghi<br />

erano molteplici, dalla farmacologia all’artigianato,<br />

dall’impermeabilizzazione dei tessuti<br />

alla costruzione delle barche. Alcuni im-<br />

portanti cantieri navali nascevano proprio<br />

nel Basso Jonio Cosentino, una tradizione<br />

che non si è persa, come testimonia la presenza<br />

di abili maestri d’ascia a Cariati, che,<br />

utilizzando il legno locale, costruiscono barche<br />

da pesca anche di grandi dimensioni.<br />

Fino a tutto il Medioevo, l’area era particolarmente<br />

rinomata per la presenza di numerosi<br />

artigiani falegnami, che realizzavano arredamenti<br />

sacri per chiese e conventi, come<br />

altari e statue. Importante era anche la produzione<br />

di oggetti di uso comune, come attrezzi<br />

per l’agricoltura, scodelle, stampi per i<br />

formaggi, telai, botti per il vino e mobili,<br />

nonché strumenti musicali folkloristici, come<br />

la chitarra battente, una volta diffusa in<br />

tutto il Sud Italia e attualmente ancora costruita<br />

da alcuni artigiani calabresi.


Oggi è ancora molto apprezzata la produzione<br />

delle pipe: a Mandatoriccio è famoso l’artigiano<br />

Vito Carlino. L’ottima qualità dei<br />

ciocchi di erica arborea dei boschi della Sila<br />

hanno fatto sì che le pipe che se ne ricavano<br />

siano tra le più ricercate a livello internazionale,<br />

veri e propri pezzi da collezione. Il processo<br />

che porta alla pipa finita è lungo e laborioso.<br />

Il cioccatore esperto estrae il ciocco<br />

di erica senza danneggiarlo; segue poi una<br />

fase di stagionatura del legno, che può durare<br />

anche un decennio.<br />

Dopo questo periodo i ciocchi vengono tagliati<br />

e gli abbozzi che se ne ricavano sono<br />

lasciati a mollo per circa venti giorni e poi<br />

bolliti per ventiquattro ore. Infine, in grandi<br />

contenitori l’erica viene fatta essiccare in apposite<br />

stanze per nove, dodici mesi e poi lavorata<br />

per ricavarne le pipe.<br />

Le forme eleganti della ceramica<br />

Tra gli antichi mestieri, un posto di rilievo<br />

spetta sicuramente al mastro pignataro. Era<br />

lui infatti a realizzare numerosi oggetti di ceramica<br />

fondamentali per le case e per interi<br />

villaggi. Utilizzando l’argilla, il mastro creava<br />

recipienti di ogni forma e di ogni tipo per<br />

l’acqua, per l’olio, per il vino, per cucinare e<br />

per conservare i cibi. Inoltre produceva i<br />

mattoni necessari per la costruzione delle<br />

abitazioni e i coppi per i tetti (“ceramili”).<br />

Oggi, soprattutto a Cropalati presso la Fabbrica<br />

Parrilla, dove la tradizione si è mantenuta,<br />

è possibile ammirare produzioni di<br />

pregio destinate ad arredare e abbellire abitazioni<br />

e borghi come piastrelle ornamentali,<br />

piatti, ciotole e decorazioni di vario tipo,<br />

abbellite con delicati dipinti.<br />

Il tesoro delle miniere d’argento<br />

L’area attorno a Longobucco è stata, per secoli,<br />

utilizzata per l’estrazione di pregiati<br />

metalli, soprattutto argento.<br />

La galena argentifera già in epoca romana<br />

era estratta per ricavarne il prezioso metallo,<br />

prevalentemente per realizzare le monete.<br />

I primi documenti riguardanti la lavorazione<br />

dell’argento risalgono al XII secolo, come<br />

documenta un diploma risalente al 1197, a<br />

firma dell’imperatore Enrico VI di Svevia,<br />

appunti di viaggio<br />

CERAMICA<br />

◗ Fornace Parrilla<br />

Via San Vito<br />

Cropalati (CS)<br />

0983.61276 Fax 0983.61708<br />

info@fornaceparrilla.com<br />

www.fornaceparrilla.it<br />

PRODUZIONE PIPE<br />

◗ Pipe Carlino<br />

Via Nazionale<br />

Mandatoriccio (CS)<br />

/ Fax 0983.994563<br />

www.calabriapipe.com<br />

TESSITURA<br />

◗ Tessuti Bossio Vincenzo<br />

Via P. Mancini 3<br />

Calopezzati (CS)<br />

0983.44246 Fax 0983.44221<br />

info@fabbricatessilebossio.it<br />

www.fabbricatessilebossio.it<br />

◗ Tessuti Bossio Orlando<br />

Via P. Mancini 5<br />

Calopezzati (CS)<br />

0983.44281<br />

Fax 0983.44281<br />

◗ Tessitura Celestino<br />

Via Monaci 14<br />

Longobucco (CS)<br />

0983.71048<br />

con il quale concedeva ad un suo familiare,<br />

un certo Pietro di Livonia, il diritto di<br />

estrarre il prezioso metallo.<br />

I maestri argentari di Longobucco erano conosciuti<br />

in tutta Italia e realizzarono diversi<br />

pezzi divenuti famosi per il loro splendore<br />

come quelli conservati attualmente nella sagrestia<br />

della chiesa Madre, tra cui una preziosa<br />

croce in stile barocco con lamine d’argento<br />

e pezzi finemente cesellati, un secchiello<br />

per l’acqua santa con l’aspersorio, un<br />

turibolo, dei calici, una navicella portaincenso<br />

e altro ancora.<br />

Il lavoro nelle miniere era duro e logorante.<br />

Squadre di minatori composte da sei, otto<br />

persone lavoravano ininterrottamente da<br />

marzo a giugno per estrarre la galena (galanza<br />

nel dialetto locale) che veniva poi frantumata<br />

al mulino, pulita e trasportata ai depositi<br />

per essere lavorata.<br />

Il minerale veniva posto in un liquido (la<br />

“mamma”) e lasciato per cinque giorni in<br />

una fornace. Se ne ricavava il “piombo d’opera”,<br />

che veniva rifuso in un altro forno fino<br />

alla comparsa delle caratteristiche bolle<br />

bianche d’argento. A questo punto si fermavano<br />

i mantici della fornace, si raffreddava il<br />

tutto con acqua e si recuperava il prezioso<br />

metallo. ■<br />

CANTIERISTICA<br />

◗ Aiello Cataldo Maestro d'Ascia<br />

Lungomare di Cariati<br />

Cariati (CS)<br />

Cell. 333.2374939<br />

◗ Fratelli Montesanto<br />

Lungomare di Cariati<br />

Cariati (CS)<br />

0983.91792<br />

LAVORAZIONE METALLO<br />

◗ I figli del fabbro<br />

Loc. Filiciusa<br />

Mandatoriccio (CS)<br />

0983.90874<br />

info@ifiglidelfabbro.it<br />

www.ifiglidelfabbro.it<br />

➜ LA VIA DELLE MINIERE<br />

Longobucco è un paese<br />

della Sila famoso per la<br />

lavorazione del “metallo<br />

nobile”. Nel suo territorio<br />

furono attive, sin<br />

dall’epoca romana,<br />

diverse miniere dalle<br />

quali si ricavava un<br />

ottimo argento. Oggi le<br />

miniere, che sorgono<br />

nelle vicinanze del centro<br />

abitato, non sono più<br />

attive ma è comunque<br />

possibile visitarle insieme<br />

ad esperte guide locali<br />

che vi permetteranno di<br />

scoprire un lato<br />

particolare e poco<br />

conosciuto della cultura e<br />

della tradizione silana,<br />

mediante un percorso<br />

sicuro che si snoda tra<br />

boschi e squarci sul mare<br />

e che vi darà anche la<br />

possibilità di ammirare le<br />

bellezze naturalistiche<br />

dell’area.<br />

43


ITINERARI DEL FOLCLORE<br />

44<br />

IN UN GIORNO


DI FESTA<br />

L’amore per questa terra si può comprendere soprattutto attraverso le tradizioni<br />

popolari, massima espressione del bisogno di conservare le proprie radici e<br />

tutelare l’originale identità, di sentirsi partecipi di una collettività.<br />

Andiamo dunque alla scoperta di riti, cerimonie e credenze per vivere fino in<br />

fondo le terre <strong>Jonicosilane</strong> nella Sila Greca.<br />

ICALABRESI, È NOTO, SONO UN POPOLO<br />

OSTINATO. L’ostinazione però è anche sinonimo<br />

di tenacia. Ed è solo con la tenacia<br />

che si possono mantenere vive le tradizioni<br />

e l’identità per tramandarle così ai più giovani.<br />

Andiamo allora indietro nel tempo e facciamoci<br />

travolgere dall’irrefrenabile voglia di vivere<br />

che questa gente riesce a trasmettere tutto<br />

l’anno. Abbandoniamoci all’euforia della tarantella,<br />

ammiriamo lo spettacolo dei fuochi pirotecnici,<br />

gustiamo gli intensi sapori che i prodotti<br />

silani sanno offrire.<br />

Incontrarsi d’Inverno<br />

I primi sapori che a gennaio inondano le tavole<br />

calabresi sono quelli delle carni suine. A Bocchigliero<br />

va in scena la macellazione del maiale,<br />

protagonista di questa sagra che offre la possibilità<br />

di gustare piatti di ogni tipo, affiancati da<br />

un buon rosso locale e di acquistare il meglio<br />

della produzione gastronomica, tutta basata<br />

sulle carni dell’animale.<br />

Il 15 gennaio nel comune di Caloveto si festeggia<br />

il patrono San Giovanni Calibyta per il quale<br />

viene organizzata una processione lungo le<br />

vie del centro storico.<br />

La tradizione del Carnevale che anima il mese<br />

di febbraio è molto sentita in tutti i comuni del<br />

comprensorio, in particolare a Rossano. Qui il<br />

Carnevale, subendo un processo di personificazione,<br />

si trasforma in un fantoccio che muore<br />

per indigestione! Si gioca con la morte, in un rituale<br />

che porta alla liberazione. Salsicce, soppressate<br />

e frittole fanno ritornare alla mente i<br />

sogni di abbondanza alimentare degli antichi,<br />

costretti a nutrirsi con alimenti di fortuna.<br />

Anche il periodo della Settimana Santa che precede<br />

la Pasqua è particolarmente sentito. Il Venerdì<br />

Santo, in molti borghi, alle prime luci<br />

dell’alba si svolgono le Processioni delle Congreghe.<br />

Rossano in particolare ne ospita una<br />

delle più importanti: diversi cortei partono da<br />

tutte le parrocchie e, percorrendo i vicoli del<br />

centro storico, rievocano la Passione di Cristo<br />

con preghiere e canti popolari.<br />

Il risveglio della Primavera<br />

Ancora Rossano è protagonista dei Fuochi di<br />

San Marco, festa che si svolge nella notte tra il<br />

24 e il 25 aprile, in ricordo del violento terremoto<br />

che colpì questo territorio nel 1836 e che<br />

costrinse la gente a trascorrere la notte all’addiaccio<br />

e ad accendere numerosi fuochi per scaldarsi.<br />

Esiste però un’altra ipotesi, che ricollega<br />

questa usanza a quando in primavera i pastori,<br />

terminata la transumanza, accendevano grandi<br />

falò per festeggiare l’arrivo della primavera.<br />

Ogni anno, come ormai da tradizione secolare,<br />

la terza domenica di maggio, Rossano celebra<br />

una delle sue feste antiche più caratteristiche,<br />

dedicata a Sant’Onofrio. La Processione prevede<br />

che la statua raffigurante il Santo, patrono<br />

dei pastori, custodita nella chiesetta che si trova<br />

nell’alta valle del torrente Colognati, venga portata<br />

in spalla nei luoghi attorno all’eremo, seguita<br />

da alcuni particolari bastoni decorati con<br />

i caratteristici “taralli”, che al termine della stessa<br />

vengono offerti in dono. A Cariati il 9 e 10<br />

maggio è attesa la benedizione del paese e del<br />

mare del Santo navigatore: così da molti viene<br />

Sulla pagina a lato,<br />

dall’alto:<br />

flauti, percussioni,<br />

zampogne e tanti altri<br />

strumenti musicali del<br />

passato servono a creare<br />

le musiche popolari di<br />

sottofondo a una delle<br />

numerose feste che<br />

animano la città di<br />

Rossano; a Longobucco<br />

come ogni anno si<br />

celebra San Domenico,<br />

santo patrono della città,<br />

la cui statua viene<br />

portata in processione<br />

lungo le vie del borgo:<br />

eventi di questo genere,<br />

carichi di spiritualità,<br />

tradizione e caratterizzati<br />

da un grande<br />

coinvolgimento popolare,<br />

sono diffusi su tutto il<br />

territorio della Sila<br />

Greca.<br />

45


Su questa pagina,<br />

in basso:<br />

la statua di San<br />

Domenico di Guzman in<br />

processione per le vie del<br />

centro di Longobucco.<br />

Nella pagina a lato,<br />

in basso: ogni anno<br />

l’evento della<br />

‘A Remurata’ illumina le<br />

notti di agosto di Crosia<br />

con musica, teatro,<br />

eventi culturali e fuochi<br />

d’artificio; sapori locali<br />

del periodo natalizio.<br />

46<br />

definito San Cataldo, vescovo irlandese vissuto<br />

nel VII secolo. A Crosia, il 23 maggio, si festeggia<br />

invece la Madonna della Pietà in ricordo del<br />

giorno in cui, nel 1987 due ragazzi, Anna e<br />

Vincenzo, videro la statua, situata in una chiesetta<br />

allora abbandonata, piangere davanti ai loro<br />

occhi. Da allora pellegrini provenienti da tutta<br />

Italia fanno visita alla Madonna di Crosia.<br />

Estate insieme<br />

Questo è naturalmente il periodo più ricco di<br />

avvenimenti, spesso dedicati al santo patrono.<br />

Si parte da Longobucco, le cui strade, a giugno,<br />

vengono addobbate dagli abitanti con altarini,<br />

tappeti, arazzi e coperte in occasione della Processione<br />

del Corpus Domini, accompagnata<br />

dall’antichissima Confraternita del SS. Sacramento.<br />

Ad agosto invece è tempo della Settimana<br />

della Tessitura, manifestazione che esalta<br />

la produzione tessile locale, capace di attrarre<br />

migliaia di turisti. Il 14 agosto, sempre a Longobucco,<br />

si corre il Palio dell’Assunta che, insieme<br />

alla Giostra del Castrato, offre uno spettacolo<br />

imperdibile: sbandieratori, cavalli e cavalieri,<br />

trombe e tamburi riportano il borgo indietro<br />

di secoli. Torniamo a Rossano per il “Marco<br />

Fiume Blues Passion” che ormai da diversi anni<br />

anima le serate di luglio con grandi artisti di fama<br />

internazionale del panorama Jazz, blues, ma<br />

non solo. Il festival musicale, cresciuto di importanza<br />

edizione dopo edizione, è dedicato alla<br />

memoria del giovane chitarrista calabrese<br />

scomparso nel 2002 a soli trent’anni. Crosia,<br />

durante la seconda decade di agosto, ospita dal<br />

2006 “A remurata”, una kermesse culturale uni-<br />

ca nel suo genere, capace di unire teatro, cinema,<br />

musica jazz ed etnica, fotografia, arte, artigianato<br />

ed enogastronomia. A proposito di prelibatezze<br />

gastronomiche, nei primi giorni di<br />

agosto non vanno assolutamente perse tre sagre<br />

che si svolgono quasi in sequenza a Mandatoriccio.<br />

Si comincia con quella dedicata ai Cavatelli,<br />

si prosegue con quella del Vitello e si conclude<br />

con la sagra dei Maccheroni al Ferretto,<br />

ovvero una particolare pasta preparata grazie a<br />

un bastoncino di ferro a sezione quadrata. Molto<br />

particolare la Sagra della Porchetta e dello<br />

Scoratello che, tra la fine di luglio e i primi di<br />

agosto si svolge a Paludi, ed è accompagnata<br />

dall’esibizione del “Cavallo pirotecnico”, un<br />

quadrupede di cartapesta sormontato da una<br />

persona che balla la tarantella sul quale vengono<br />

accesi dei fuochi pirotecnici. Fuochi che ci conducono<br />

al gran finale nel paese di Pietrapaola,<br />

quando il 14 agosto, in occasione delle celebrazioni<br />

dedicate a Santa Maria Assunta, si svolge<br />

la consueta Gara dei fuochi d’artificio.<br />

Atmosfere d’autunno<br />

L’evento “Back to Cropalati” è organizzato in<br />

due giorni di arte, scrittura, teatro, musica e<br />

performance, che animano le vie di Cropalati<br />

nei primi giorni di settembre con artisti esclusivamente<br />

meridionali che condividono un laboratorio<br />

di esperienze e suggestioni. L’8 settembre,<br />

presso il convento dei Cappuccini di Rossano,<br />

si festeggia Santa Maria delle Grazie, che<br />

richiama fedeli da tutte le contrade e i comuni<br />

limitrofi e in occasione della quale è allestita<br />

una fiera gastronomica che permette di degustare<br />

le primizie delle noci. Il comune di Longobucco<br />

è sempre molto attivo, con la festa dedicata<br />

alla Madonna delle Mercede che ogni<br />

anno nella terza decade di settembre si lega all’antica<br />

Fiera di Puntadura, appuntamento secolare<br />

dalla forte rievocazione storica dove ancora<br />

oggi si vendono animali, attrezzi da lavoro<br />

e utensili per la casa, proprio come avveniva in<br />

passato. Ancora il borgo di Longobucco rende<br />

omaggio, alla fine di ottobre, a uno dei più tipici<br />

frutti autunnali con la Sagra della Castagna.<br />

In questa occasione si possono degustare le<br />

castagne locali e i piatti preparati con esse, accompagnati<br />

da musica popolare, danze e appuntamenti<br />

culturali.


La gioia del Natale<br />

In un territorio dove la religiosità scandisce ancora<br />

il corso delle vite degli uomini, il Natale assume<br />

un’importanza fondamentale. Nella manifestazione<br />

“Rossano bizantina...a Natale” si<br />

rinnova la tradizione dei presepi che vengono<br />

allestiti dai singoli cittadini o dalle associazioni,<br />

nelle chiese, case, scuole ed edifici vari. Contemporaneamente<br />

vengono organizzati concerti,<br />

rappresentazioni teatrali, con un occhio di riguardo<br />

all’intrattenimento per i più piccoli,<br />

mercatini di artigianato e degustazione di prodotti<br />

tipici. A Calopezzati invece è ormai consolidata<br />

la tradizione del “Presepe vivente”. Tutto<br />

il borgo si trasforma in un grande teatro all’aperto:<br />

dalle caratteristiche botteghe fanno capolino<br />

gli antichi mestieri; le massaie portano<br />

in bilico sul capo le tavole col pane da cuocere,<br />

i compari bevono vino nelle osterie, il fabbro<br />

batte il ferro sull’incudine e i “trappitari” sono<br />

intenti a macinare le ultime olive. Ogni anno,<br />

durante la notte di San Silvestro, a Bocchigliero<br />

si perpetua una vecchia tradizione: la gente si<br />

riunisce in squadre che girano per il paese intonando<br />

canti accompagnati dal suono dei “cupicupi”<br />

(uno strumento artigianale formato da<br />

un recipiente cilindrico colmo d’acqua, coperto<br />

da una pelle di capra ben tirata e al cui centro<br />

viene fissata una canna che, opportunamente<br />

manipolata, provoca un suono particolare), di<br />

chitarre, mortai, pentole e qualsiasi cosa possa<br />

emettere un suono, augurando benessere a chi<br />

resta nelle case. Spesso i suonatori vengono invitati<br />

ad entrare per proseguire il loro spettacolo<br />

attorno a una tavola imbandita. ■<br />

SAGRE E FESTE<br />

appunti di viaggio<br />

◗ BOCCHIGLIERO<br />

Sagra del Maiale sagra, gennaio<br />

0983.92001<br />

Notte di San Silvestro religiosa<br />

31 dicembre 0983.92001<br />

Festa di San Nicola festa patronale<br />

maggio 0983.92001<br />

Festa di San Rocco religiosa<br />

21 agosto 0983.92001<br />

◗ CALOPEZZATI<br />

Festa dell’ospite sagra e folclore<br />

agosto 0983.47245<br />

Festa di San Francesco festa patronale<br />

aprile 0983.47245<br />

Festa di Santa Maria Assunta festa mariana<br />

15 agosto 0983.47245<br />

◗ CALOVETO<br />

Festa di San Giovanni Calibyta festa patronale<br />

15 gennaio 0983.63005<br />

◗ CAMPANA<br />

Fiera della Ronza sagra e folclore<br />

giugno 0983.93022<br />

San Domenico di Guzman festa patronale<br />

3 e 4 agosto 0983.93022<br />

◗ CROPALATI<br />

Back to Cropalati cultura<br />

settembre 0983.61261<br />

Festa di Sant’Antonio Abate festa patronale<br />

17 gennaio 0983.61261<br />

◗ CROSIA<br />

A remurata cultura<br />

agosto 0983.485016<br />

Festa di San Michele Arcangelo festa patronale<br />

7 e 8 maggio 0983.485016<br />

Madonna della Pietà festa mariana<br />

23 maggio 0983.485016<br />

Festa del Sacro Cuore religiosa<br />

Prima decade di agosto 0983.485016<br />

◗ LONGOBUCCO<br />

Processione del Corpus Domini religiosa<br />

giugno 0983.72505<br />

Settimana della tessitura arte tessile<br />

agosto 0983.72505<br />

Festa di San Domenico festa patronale<br />

4 ottobre 0983.72505<br />

Palio dell’Assunta folcore<br />

14 agosto 0983.72505<br />

Festa della Madonna della Mercede festa mariana<br />

settembre 0983.72505<br />

Sagra della castagna sagra<br />

ottobre 0983.72505<br />

◗ MANDATORICCIO<br />

Festa di San Francesco di Paola festa patronale<br />

2 aprile 0983.994009<br />

Sagra dei cavatelli sagra<br />

agosto 0983.994009<br />

Sagra del vitello sagra<br />

agosto 0983.994009<br />

Sagra dei maccheroni al ferretto sagra<br />

agosto 0983.994009<br />

◗ PALUDI<br />

Sagra del maiale sagra<br />

febbraio 0983.62029<br />

Carnevale sagra e spettacolo<br />

febbraio 0983.62029<br />

Sagra della porchetta e dello scoratello sagra<br />

luglio-agosto 0983.62029<br />

Festa di San Clemente V festa patronale<br />

23 novembre 0983.62029<br />

Rappresentazione presepe vivente religiosa<br />

24-25 dicembre 0983.62029<br />

◗ PIETRAPAOLA<br />

Festa di San Domenico Guzman festa patronale<br />

3 e 4 agosto 0983.994013<br />

Gara dei fuochi pirotecnici spettacolo<br />

14 agosto 0983.994013<br />

◗ ROSSANO<br />

Fuochi di San Marco religiosa e spettacolo<br />

notte tra 25 e 26 aprile 0983.529408<br />

Festa di Sant’Onofrio religiosa<br />

Terza domenica di maggio 0983.529408<br />

Marco Fiume Blues Passion musica<br />

luglio 0983.529408 - 333.3230195<br />

www.marcofiumebluespassion.it<br />

Peperoncino Jazz festival sagra e musica<br />

agosto 0983.529408<br />

www.peperoncinojazzfestival.it<br />

Festa della Madonna Chiropita festa mariana<br />

15 agosto 0983.529408<br />

Festa di San Nilo festa patronale<br />

26 settembre 0983.529408<br />

Rossano la bizantina... a Natale<br />

religiosa e spettacolo dicembre<br />

0983.529408<br />

Processione delle Congreghe religiosa<br />

Pasqua 0983.529408<br />

◗ SCALA COELI<br />

Festa di San’Antonio da Padova religiosa<br />

13 giugno 0983.95013<br />

◗ TERRAVECCHIA<br />

Festa della Madonna del Carmine religiosa<br />

primo martedì dopo Pasqua<br />

0983.97013


ITINERARI DEI SAPORI<br />

48<br />

IL NERO


CHE SEDUCE<br />

La rivoluzione industriale è nata in Calabria? A Rossano, la geniale<br />

intuizione dei baroni Amarelli realizzò uno dei primi insediamenti industriali<br />

dell’età moderna: il concio, oggi sede del Museo della Liquirizia.<br />

LA FAMIGLIA AMARELLI VANTA ANTE-<br />

NATI ILLUSTRI, persino fra i più valorosi<br />

combattenti delle Crociate,<br />

ma la sua fama la si deve al plurisecolare<br />

sodalizio che la lega a una piccola erba<br />

rustica: la liquirizia.<br />

L’uso di questa pianta erbacea perenne<br />

affonda le sue origini in tempi antichissimi.<br />

I primi a codificarne le proprietà furono i cinesi,<br />

che già 2500 anni fa ne descrissero i benefici<br />

effetti, ma solo nel XV secolo fu introdotta<br />

dai frati domenicani in Europa. Apprezzato<br />

per il sapore e per le proprietà curative,<br />

il lungo rizoma dal quale si estrae un<br />

succo dolce (che è anche l’origine del nome<br />

scientifico della pianta, Glycyrrhiza dal greco<br />

glucoj = dolce e riua = radice), ha rappresentato<br />

una merce preziosa per tutto il Medioevo.<br />

A partire dal 1500 in Calabria nacque un<br />

ricco commercio di radici grezze. Erano un<br />

prodotto ricercato, apprezzato e abbastanza<br />

raro, dato che la pianta non cresce ovunque, e<br />

in più la varietà delle terre <strong>Jonicosilane</strong> era ed<br />

è universalmente considerata la migliore. Sulla<br />

base di traffici già molto ben avviati, i baroni<br />

Amarelli intuirono la possibilità di commerciare<br />

non solo il vegetale grezzo, ma anche<br />

il suo estratto.<br />

È così che nella loro residenza di famiglia impiantarono<br />

una fabbrica per l’estrazione del<br />

succo dalle radici di liquirizia. Correva l’anno<br />

1731 quando a Rossano il concio Amarelli avviò<br />

la lavorazione della liquirizia su scala industriale.<br />

Era a tutti gli effetti un insediamento<br />

produttivo, come quelli inglesi che trent’anni<br />

più tardi avrebbero inaugurato la rivoluzione<br />

industriale. L’innovazione fu duplice: da un<br />

lato lo sfruttamento sistematico di prodotti<br />

agricoli coltivati sui terreni di famiglia; dall’altro<br />

il miglioramento dell’estratto di liquirizia,<br />

che con i conci evolse alla forma<br />

attuale.<br />

Lo sfruttamento delle risorse agricole familiari<br />

si configurò in un vero e proprio ciclo<br />

combinato: i possedimenti Amarelli non solo<br />

fornivano la materia prima (le radici di liquirizia),<br />

ma anche la legna per alimentare le<br />

caldaie. Oggi diremmo l’energia. I residui<br />

della lavorazione erano inoltre riciclati come<br />

fertilizzanti per i terreni.<br />

La seconda innovazione aveva i tratti più<br />

strettamente industriali di un’autentica evoluzione<br />

di prodotto. Già dal Medioevo accanto<br />

all’uso della radice grezza si era diffu-<br />

Sulla pagina a lato,<br />

dall’alto: l’interno del<br />

Museo Amarelli è ricco di<br />

cimeli e oggetti d’epoca,<br />

che ricordano i vecchi<br />

metodi di lavorazione e<br />

vendita della liquirizia; un<br />

francobollo<br />

commemorativo emesso<br />

nel 2004 dalla Poste<br />

Italiane e dedicato alla<br />

storica fabbrica<br />

rossanese; un dettaglio<br />

dei cimeli conservati<br />

all’interno del Museo: il<br />

marchio Amarelli è ormai<br />

conosciuto in tutto il<br />

mondo. Su questa<br />

pagina, in alto: liquirizia<br />

grezza conservata al<br />

Museo Amarelli, che,<br />

con il suo aspetto<br />

fibroso, tradisce la vera<br />

natura di radice.<br />

49


50<br />

IL MUSEO GIORGIO AMARELLI<br />

Nato per raccontare la storia della liquirizia, alla quale, negli ultimi quattro secoli, la famiglia Amarelli ha indissolubilmente legato<br />

il suo nome, il “Giorgio Amarelli” è tra i musei industriali più visitati in Italia e nel mondo. Si colloca nei locali della quattrocentesca<br />

residenza (affiancata da un giardino di agrumi e da una piccola chiesetta), in cui la famiglia Amarelli ha da sempre<br />

accentrato i propri interessi. Qui è nato il loro concio: un insediamento proto-industriale destinato alla lavorazione della radice su<br />

ampia scala.<br />

All’ingresso il visitatore è accolto da una vetrina con abiti e altri oggetti d’epoca, che ricostruisce la società degli anni di prima fondazione<br />

dell’impresa. La sala iniziale mostra l’evoluzione delle tecniche di lavorazione, partendo dalle balle di radice grezza e dai<br />

primi strumenti manuali, sino ad arrivare a un prototipo di “bollitore” a vapore. A lato di questi si trovano testimonianze dell’organizzazione<br />

e della vendita, oltre alle prime confezioni, alle antiche bolle di carico e a documenti commerciali d’epoca. C’è persino<br />

la ricostruzione di un locale commerciale dell’Ottocento.<br />

La seconda sala racconta l’introduzione<br />

nella fabbrica dell’energia elettrica, simboleggiata<br />

da vecchi tralicci e dalle lampade “Edison”; vi sono i<br />

primi macchinari elettrici e le rivoluzioni che hanno<br />

portato, inclusi inediti formati di vendita e le nuove<br />

prospettive commerciali, con documentazione dell'attuale<br />

mercato globale. Infine si arriva all’era<br />

dell’elettronica, con l’automazione di tutte le fasi<br />

produttive e un’area informatica dove si può accedere<br />

a innumerevoli dati sulla liquirizia e ai non meno<br />

numerosi siti ad essa dedicati.<br />

➜ AMARELLI,<br />

RICONOSCIMENTI<br />

E PRESTIGIO<br />

Fortemente voluto dal<br />

Cavaliere del Lavoro Pina<br />

Amarelli, il Museo della<br />

Liquirizia Giorgio Amarelli<br />

ripercorre la storia<br />

dell’omonima impresa.<br />

Iniziativa che, nel 1996, è<br />

valsa l’affiliazione a “Les<br />

Hènokiens”, l’associazione<br />

che riunisce le rare<br />

imprese plurisecolari e<br />

nel 2001 il prestigioso<br />

Premio Guggenheim per i<br />

musei d'impresa.<br />

Il Museo attira ogni anno<br />

migliaia di visitatori,<br />

coniugando conoscenza<br />

d’impresa, storia e<br />

passione per il territorio:<br />

merito confermato nel<br />

2004 dal francobollo<br />

“Museo della Liquirizia<br />

Giorgio Amarelli”, creato<br />

dalle Poste Italiane per la<br />

serie “Il Patrimonio<br />

Artistico e Culturale<br />

Italiano”.<br />

so l’impiego dell’estratto di liquirizia, bevuto<br />

sotto forma di tisana. Nei conci, questi<br />

infusi subivano cicli progressivi di riscaldamento<br />

in cui perdevano la parte liquida per<br />

evaporazione, fino a solidificarsi. Il risultato<br />

finale era una pasta semisolida, facile da modellare<br />

e che, con un trattamento di vapore,<br />

assumeva un bel colore nero lucido: un prodotto<br />

molto accattivante e adatto al commercio.<br />

Ancora oggi il concio Amarelli produce liquirizia<br />

secondo la stessa ricetta. I sapienti<br />

restauri e l’introduzione delle nuove tecnologie<br />

hanno saputo amalgamarsi all’antica<br />

passione, per liberare ancora di più la fantasia<br />

dei mastri liquiriziai. L’attuale produzione<br />

della casa è una letterale esplosione di colori<br />

e forme: scaglie, rombi e molti altri formati<br />

fantasiosi.<br />

La migliore al Mondo<br />

La geniale intuizione dei baroni Amarelli<br />

non può prescindere dal primato naturale<br />

della liquirizia calabrese.<br />

La Calabria, da sola, assicura all’Italia una<br />

delle posizioni di vertice nella produzione<br />

mondiale di liquirizia e il dominio indiscusso<br />

in termini qualitativi: persino l’enciclopedia<br />

Britannica qualifica quella Calabrese come<br />

la “migliore liquirizia al Mondo”.<br />

La produzione si concentra in una porzione<br />

di questo territorio: accanto al famoso territorio<br />

di Rossano si sono affermati altri importanti<br />

centri di raccolta, quali ad esempio<br />

Caloveto, Paludi e Crosia e, più in generale,<br />

sui terreni alluvionali e sui primi rilievi collinari<br />

argillosi di tutta la Sila Greca.<br />

Qui infatti ci sono le condizioni ideali per la<br />

specie più pregiata di liquirizia: la Glycyrrhiza<br />

glabra, Cordara in dialetto.<br />

La liquirizia calabrese si distingue dal punto<br />

di vista chimico-fisico, e in particolare presenta<br />

il miglior equilibrio organolettico: essendo<br />

relativamente povera di principio attivo<br />

(la glycyrrhizina) e di zuccheri è l’ideale<br />

per l’uso alimentare.<br />

Le inconfondibili proprietà delle preziose radici<br />

sono valse alla produzione calabrese il<br />

riconoscimento della denominazione di origine<br />

protetta o D.O.P. ■


DA VISITARE<br />

appunti di viaggio<br />

◗ Museo della Liquirizia<br />

"Giorgio Amarelli"<br />

Comune di Rossano, Contrada Amarelli<br />

0983.511219<br />

info@museodellaliquirizia.it<br />

www.museodellaliquirizia.it<br />

Orari di apertura. 9:30/12:00 <strong>–</strong><br />

15:00/17:00 tutti i giorni<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su prenotazione.<br />

Il pomeriggio, il sabato e la domenica<br />

la visita alla produzione<br />

è sostituita dalla visione di un filmato.<br />

Come arrivare. A.3 Salerno - Reggio<br />

Calabria direzione sud, uscita Sibari,<br />

SS.106 Ionica, poco prima<br />

dello svincolo per Rossano seguire<br />

indicazioni Contrada Amarelli.<br />

Su questa pagina,<br />

in senso orario:<br />

confezioni d’epoca di<br />

liquirizia; il Museo<br />

dispone di un negozio<br />

interno, dove la varietà di<br />

prodotti e formati è<br />

sorprendente; registri e<br />

documenti d’epoca legati<br />

al commercio della<br />

radice; una visione<br />

notturna del Museo<br />

Amarelli; gli aspetti<br />

singolari che assumono<br />

talvolta le caramelle e,<br />

accanto, i rombi, uno dei<br />

tanti formati della<br />

liquirizia; uno stampo<br />

tradizionale per la<br />

creazione dei quadratini<br />

di liquirizia.<br />

51


ITINERARI DEI SAPORI<br />

52<br />

VIAGGIO NEL<br />

Contro ogni logica da grande magazzino, muri di scatole<br />

multicolore che vendono l’illusione di avere tutto e subito,<br />

tornano al centro dell’attenzione la raccolta, la lavorazione e la<br />

conservazione dei prodotti locali, interessante chiave di lettura<br />

per conoscere le terre <strong>Jonicosilane</strong> e la loro gente.


GUSTO<br />

C’è un<br />

La classica architettura<br />

rurale dei ‘casini’ in<br />

prossimità di un agrumeto:<br />

una delle visioni tipiche che<br />

si possono incontrare<br />

girovagando tra i borghi e le<br />

campagne delle terre<br />

<strong>Jonicosilane</strong>.<br />

tempo per tutto. Lo sanno bene i pastori e i vecchi lupi di mare, i contadini innamorati della<br />

loro terra e le nonne dalle mani nodose di chi ha lavorato una vita intera. Un orologio meticoloso,<br />

sincronizzato con il ciclo delle stagioni, regola il ritmo naturale dello splendido territorio che<br />

appartiene alla Sila Greca e al Basso Jonio Cosentino. Partiamo per un viaggio nel gusto che tra<br />

profumi e colori svela tradizioni antiche, conservate nella memoria del luogo e nelle sue affascinanti contaminazioni<br />

culturali.<br />

Una grande linea di scoperta<br />

La pasta filamentosa si muove veloce, scivola tra le dita del mastro casaro che lavora la cagliata matura per ottenere<br />

l’inconfondibile forma a pera da appendere in coppie, a cavallo di antiche travi in legno. Così liscio e perfetto,<br />

dalla buccia sottile color paglierino, il Caciocavallo Silano DOP sembra arrivare da una fiaba. Chi sceglie<br />

i borghi dell’entroterra, verso le maestose montagne della Sila, avrà la fortuna di vedere da vicino i fuscelli di<br />

giunco colmi di ricotta messi a spurgare, in attesa di poter assaggiarla affumicata (PAT <strong>–</strong> Prodotti Agroalimentari<br />

Tradizionali), nei cilindri dalla buccia scura che svelano al taglio un interno bianco avorio. Ma una visita ai<br />

pastori riserba altre sorprese inaspettate, come i piccoli caciocavalli dal segreto cuore di burro, un prodotto par-<br />

53


54<br />

➜ SULLE TRACCE<br />

DELL’OLIO<br />

Nel cuore della<br />

campagna, tra la costa e<br />

le prime colline, si<br />

incontrano antiche<br />

strutture rurali, che<br />

conservano la memoria di<br />

chi ha vissuto a stretto<br />

contatto con l’uliveto. Qui<br />

si chiamano “casini” o<br />

masserie: costruzioni di<br />

considerevole pregio<br />

architettonico che tra il<br />

XVIII e il XIX secolo<br />

hanno ospitato la<br />

manodopera bracciantile<br />

proveniente dai paesi di<br />

montagna per tutto l’arco<br />

di tempo necessario alla<br />

produzione del prezioso<br />

“oro giallo”. Nella stessa<br />

struttura dimorava anche<br />

il proprietario del<br />

terreno, che doveva<br />

controllare<br />

costantemente il ciclo di<br />

raccolta e la molitura<br />

delle olive.<br />

ticolarmente sfizioso noto come Butirro<br />

(PAT) o i teli di giunco ancora utilizzati per<br />

conservare un altro formaggio morbido e<br />

ovale, la Giuncata Silana (PAT), o Sciungata<br />

nel dialetto locale.<br />

Musica e balli tradizionali, voglia di incontrarsi<br />

e una grande tavola apparecchiata per<br />

rendere onore a uno dei rituali più importanti<br />

della cultura contadina, il rito del<br />

maiale.<br />

Oggi chi si ferma a Paludi e a Bocchigliero<br />

ha la fortuna di scoprire le carni pregiate del<br />

suino nero, la cui dieta naturale è a base di<br />

ghiande, tuberi e radici. Dai macinati si ottengono<br />

specialità che esprimono al meglio<br />

il carattere deciso di questa terra: insaccata<br />

in budella naturali legate a mano, la soppressata<br />

aromatizzata al pepe arriva sulle tavole<br />

dopo una permanenza di alcuni giorni<br />

nelle tipiche ceste di vimini.<br />

Le budella del maiale si confermano fondamentali<br />

anche per la lavorazione della salsiccia,<br />

il cui impasto delicato è intrecciato nelle<br />

tradizionali catenelle, spesso consumate al<br />

sugo, arrosto o con i broccoli di rapa.<br />

L’odore della salsedine<br />

Se nell’entroterra non è difficile incontrare ancora<br />

pastori e allevatori che si prendono cura<br />

del loro bestiame come secoli fa, la storia della<br />

costa è indissolubilmente legata a quella dei<br />

pescatori che, con le loro reti a sacco e le loro<br />

lampare, ringraziano il mare generoso sotto<br />

una trapunta di stelle. Splendido esempio di<br />

borgo medioevale sul Mediterraneo è Cariati,<br />

un luogo unico, dove le attività della pesca<br />

conservano un peso fondamentale nell’economia<br />

locale: dall’alba i pescatori vendono il loro<br />

pesce azzurro, le sarde, le alici e la famosa<br />

sardella (PAT), minuscoli bianchetti di sarde<br />

aromatizzati al pepe rosso e sale, talmente apprezzati<br />

da meritarsi il particolare appellativo<br />

di “caviale dei poveri”. Altrettanto facile è trovare<br />

questi prodotti conservati in barattoli,<br />

pronti per restituire sapori intensi e decisi. Come<br />

venticinque secoli fa, le sarde si conservano<br />

tra strati di sale e peperone nei tradizionali<br />

contenitori di terracotta smaltata (“terzaluru”)<br />

mentre le alici salate acquisiscono un gusto<br />

particolarmente raffinato grazie all’utilizzo del<br />

pepe nero.


IL PANIERE TERRE JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />

Il Gal Sila Greca Basso Jonio Cosentino ha sviluppato il marchio d’area “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”<br />

per conto di un’associazione di comuni con capofila il comune di Calopezzati, forte della convinzione<br />

che la valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche e il sostegno al settore<br />

dell’artigianato e del turismo possano rappresentare interessanti opportunità di sviluppo<br />

e crescita per il sistema locale. Nasce così un paniere unico comprensivo dei prodotti dell’agricoltura,<br />

della gastronomia e dell’artigianato, del commercio, del turismo e della cultura<br />

che devono rigorosamente appartenere al territorio, rispettare processi di produzione<br />

specifici e standard qualitativi elevati. Dai pastori e dagli allevatori arrivano la soppressata<br />

e la salsiccia, ma anche il caciocavallo, la ricotta, il butirro e la giuncata, mentre tra i doni<br />

del mare troviamo la sardella e le alici salate e pepate. Sulla tavola, l’olio extravergine di<br />

oliva nella varietà dolce di Rossano, i liquori profumati alla piretta e al finocchietto selvatico e l’antico mosto cotto. Non mancano specialità dolci come<br />

le chinulille infornate, le crocette di fichi con noci e mandorle e la giurgiulena, un torrone di semi di sesamo. Per finire il gusto inconfondibile<br />

della liquirizia e il sapore mediterraneo delle Clementine. Il paniere comprende inoltre lavorazioni artigianali come quella del cotto, del legno, della<br />

paglia, del ferro battuto e l’arte tessile. Per riconoscere il marchio occorre cercare il logo che lo rappresenta, una mano che racchiude una spirale:<br />

la prima è simbolo di accoglienza, mentre la seconda ricorda il continuo divenire.<br />

I doni dei cereali<br />

Il ricordo delle colonie greche e il profumo<br />

del forno a legna ci accompagnano tra nuvole<br />

di farina e sacchi di cereali, dove la notte<br />

cuoce il pane mentre si preparano le rosette<br />

alla sardella, perfetto connubio tra terra<br />

e mare. Un pescato prezioso, quello dei neonati<br />

delle sarde, che va ad arricchire un impasto<br />

molto simile a quello della pizza, disteso<br />

fino a formare un foglio di pasta sottile, spennellato<br />

di sardella salata. E infine l’abbraccio<br />

tra il sapore del mare e la pasta, avvolta nelle<br />

invitanti rosette da mangiare morbide o croccanti.<br />

In una cultura parsimoniosa, dove tutto<br />

si conserva e nulla si spreca, è giunta poi fino<br />

a noi la passione per i taralli, gli anelli dorati<br />

prodotti dai tarallifici di Longobucco,<br />

tramandata dai fornai del XVIII secolo, che<br />

usavano arrotolare e infornare i resti della pasta<br />

del pane. Ingredienti semplici e un ampio<br />

retaggio culturale contraddistinguono anche<br />

la pasta fatta in casa, qui interpretata dalla celebre<br />

pasta con il ferretto (PAT). Chi crede<br />

che questo oggetto antico si trovi ormai solo<br />

nelle collezioni dei musei etnografici rimarrà<br />

piacevolmente stupito nell’assaggiare i tradizionali<br />

maccaruni, preparati rigorosamente a<br />

mano creando un incavo nei cilindretti di pasta<br />

proprio con il tradizionale ferretto oppure<br />

gli scilatelli a ru ferriettu, che prevedono l’utilizzo<br />

dell’attrezzo per arrotolare la pasta di<br />

grano duro, successivamente condita con il<br />

sugo di castrato. Fatti a mano sono anche i<br />

tagghiarini cu ru ruciu, tagliolini che viziano<br />

i golosi con il loro condimento dolce di uva<br />

passa e mosto cotto.<br />

Cultura agreste: l’ulivo<br />

Le chiome color dell’argento e i tronchi bassi,<br />

imponenti e contorti sembrano vecchi<br />

saggi, sentinelle sulle dolci colline che circondano<br />

Rossano e dintorni. Qui la pianta<br />

dell’ulivo esprime un intero universo culturale<br />

e la sua storia millenaria ha disegnato il<br />

volto del paesaggio, condizionandone l’economia<br />

e la tradizione enogastronomica. In<br />

questa campagna, punteggiata di antiche<br />

strutture rurali, è protagonista la Dolce di<br />

Rossano, una straordinaria cultivar arrivata<br />

fin qui dall’antica Grecia. Da questa varietà<br />

pregiata nasce la DOP Brutio “Colline Joniche<br />

Presilane”, dal profumo fruttato che rivela<br />

sorprendenti note di erbe balsamiche e<br />

mandorla dolce. L’olio assume poi un’altra<br />

valenza fondamentale in quanto, fin dai<br />

tempi remoti, è stato utilizzato per conservare<br />

il cibo. Oggi le aziende artigiane propongono<br />

ancora un’ampia scelta di sottolio,<br />

gli invitanti vasetti in vetro che conservano<br />

funghi, cicorietto, olive, peperoncini, pomodori,<br />

melanzane, cipolle selvatiche, carciofino<br />

selvatico e la celebre sardella (PAT).<br />

➜ CASTAGNE, TESORI<br />

DEL BOSCO<br />

Collocate in passato al<br />

centro dell’economia rurale,<br />

le castagne della Sila, nei<br />

territori di Campana,<br />

Bocchigliero e Longobucco,<br />

presentano una forma tonda<br />

da un lato e piatta dall’altro.<br />

Le più importanti varietà si<br />

riconoscono per le<br />

differenti caratteristiche<br />

della buccia: nella castagna<br />

riggiola la buccia interna e<br />

quella esterna si tolgono<br />

contemporaneamente<br />

mentre per chi pulisce una<br />

castagna ‘nzerta<br />

l’operazione sarà un po’ più<br />

difficoltosa. L’impresa<br />

diventa impossibile con la<br />

castagna curcia, che cede la<br />

sua buccia solo dopo<br />

bollitura. Le tradizioni<br />

enogastronomiche legate<br />

alle castagne sono tante,<br />

ma per provare un<br />

abbinamento decisamente<br />

unico, si consiglia di<br />

assaggiarle imbevute<br />

nell’anice.<br />

Sulla pagina a lato, in<br />

senso orario: l’antica<br />

varietà del suino nero oggi<br />

non è più a rischio<br />

estinzione; uliveti nelle<br />

campagne di Rossano;<br />

il pesce azzurro ricopre<br />

un ruolo fondamentale<br />

nella produzione dei<br />

pescatori jonicosilani.<br />

55


➜ STORIE DI MARINAI<br />

Una tradizione che risale al<br />

tempo delle colonie greche<br />

e custodisce il ricordo di<br />

grandi navi, sul cui albero si<br />

appendeva il pescato ad<br />

asciugare, e di giare di<br />

terracotta per conservare il<br />

tonno. Questo tratto di Mar<br />

Jonio è da sempre<br />

particolarmente pescoso,<br />

basti pensare che, già nel<br />

XVIII secolo, le flotte<br />

amalfitane frequentavano il<br />

litorale di Cento Fontane,<br />

nella frazione di Mirto del<br />

Comune di Crosia. Nelle<br />

loro baracche provvisorie, i<br />

marinai divennero testimoni<br />

e narratori del devastante<br />

terremoto che colpì l’area<br />

della Sila Greca la notte del<br />

25 aprile del 1836. Il<br />

fenomeno sismico provocò<br />

inoltre un maremoto che<br />

distrusse barche e ricoveri.<br />

La tragedia è ricordata ogni<br />

anno dall’evento rossanese<br />

dei “fuochi di San Marco”.<br />

➜ PAT - PRODOTTI<br />

AGROALIMENTARI<br />

TRADIZIONALI<br />

I PAT sono una recente<br />

categoria di alimenti<br />

abbinata a una politica di<br />

qualità nel campo agroalimentare.<br />

Essi rispecchiano<br />

nuove esigenze e tendenze<br />

da parte sia dei consumatori<br />

che di piccoli produttori<br />

locali. Il requisito per essere<br />

riconosciuti è quello di<br />

essere ottenuti con metodi di<br />

lavorazione, conservazione e<br />

stagionatura consolidati nel<br />

tempo, omogenei per tutto il<br />

territorio interessato,<br />

secondo regole tradizionali,<br />

per un periodo non inferiore<br />

ai 25 anni. Sono inclusi in un<br />

apposito elenco, predisposto<br />

dal Ministero delle Politiche<br />

Agricole, Alimentari e<br />

Forestali con la<br />

collaborazione delle Regioni.<br />

Sulla doppia pagina, da<br />

sinistra a destra: i prodotti<br />

tipici del pescato sono<br />

protagonisti assoluti sulle<br />

tavole della Sila Greca;<br />

limoni, mandarini e arance<br />

popolano gli agrumeti della<br />

Sila Greca; lungo la Strada<br />

del Vino e dei Sapori delle<br />

terre <strong>Jonicosilane</strong> si<br />

incontrano il pane, la ricotta,<br />

le castagne, il peperoncino<br />

rosso e gli insaccati come<br />

il “sacchiattu”, tipico<br />

di Longobucco.<br />

56<br />

Non solo vino<br />

“L’odore del mosto, spesso, dalla cantina o<br />

dal “catojo” (dove fermentava in doghe di legno),<br />

si spargeva per le vie del paese e si sentiva<br />

nell’aria.” Così Armando Grisaro racconta<br />

la festa della vendemmia, tra i canti<br />

popolari delle donne e il lavoro dei contadini.<br />

Nonostante l’attività si sia ridotta rispetto ad<br />

un tempo, le cantine seducono ancora chi passa<br />

a Rossano, lungo la Strada del Vino e dei Sapori<br />

delle terre <strong>Jonicosilane</strong>, dove l’uva arriva<br />

da Cropalati e Paludi, o ancora chi fa una sosta<br />

a Mandatoriccio e a Cariati. Dell’uva gallioppo<br />

si conserva gelosamente il mosto, cui si<br />

aggiungono le pere spaduna, una varietà particolarmente<br />

antica che matura nella paglia per<br />

ottenere il mosto cotto, uno sciroppo goloso<br />

utilizzato in particolar modo per i dolci. E prima<br />

di alzarsi da tavola non può mancare la<br />

scelta di un buon liquore da gustare nelle grandi<br />

occasioni o semplicemente con gli amici di<br />

sempre. Durante i matrimoni gli ospiti vengono<br />

accolti dall’insolito profumo del liquore alla<br />

piretta, mentre chi cerca sapori insoliti può<br />

chiedere un liquore alla liquirizia (PAT), un liquore<br />

al finocchietto selvatico (PAT) dall’aroma<br />

unico e rinfrescante o, ancora, la dolcezza<br />

del liquore al mirto o “murtidda”.<br />

I frutti della terra<br />

Questo territorio dalla doppia anima, dove<br />

l’area dell’entroterra alle pendici della Sila incontra<br />

le atmosfere e i colori della costa, regala<br />

boschi incontaminati a un passo dagli agrumeti<br />

mediterranei. Querceti, castagneti e faggete:<br />

all’ombra delle folte chiome nascono i<br />

raffinati porcini o “sillu”, conservati sottolio<br />

se ancora piccoli e chiusi (PAT) o messi ad es-


siccare quando maturi (prote). Chi preferisce<br />

i funghi di pino trova nel rosito (PAT) di<br />

Bocchigliero dal caratteristico colore arancione-rosato,<br />

un prodotto eccezionale sia fresco<br />

che sottolio. Nei castagneti, quando il sottobosco<br />

si riempie di ricci caduti come un generoso<br />

dono, si colgono ancora oggi antiche<br />

varietà di castagne dalla polpa saporita e<br />

asciutta. Se ci spostiamo nella Piana di Sibari<br />

verso lo Jonio ecco comparire gli agrumeti<br />

dove, grazie al sole e al clima mediterraneo,<br />

maturano le Clementine di Calabria IGP e le<br />

Clementine della Piana di Sibari (PAT). Il<br />

nome di questo agrume ricorda frate Clemente,<br />

direttore di un orfanotrofio in Algeria,<br />

che pareva coltivarlo nel suo orto. Neanche<br />

a farlo apposta, le clementine sembrano<br />

perfette per i più piccoli con il loro sapore<br />

dolce, facili da sbucciare e senza semi. ■<br />

appunti di viaggio<br />

CASEIFICI<br />

◗ Azienda Agricola Ruffolo<br />

Contrada Canalicchi, Bocchigliero (CS)<br />

0983.96436 0983.92569<br />

www.aziendaruffolo.it<br />

◗ Azienda Morrone<br />

Contrada Cartacia, Bocchigliero (CS)<br />

0983.64874<br />

◗ Azienda Franco Cataldo<br />

Loc. Puntadura SS177, Longobucco (CS)<br />

0983.71370<br />

Cell. 339.6912181<br />

cataldofranco@virgilio.it<br />

CANTINE<br />

◗ Fattorie Greco<br />

Via Magenta 34, Cariati (CS)<br />

0983.969441 840.000583<br />

Fax 0983.96020<br />

info@igreco.it www.igreco.it<br />

◗ Azienda Vinicola Parrotta<br />

Contrada Marotta, Mandatoriccio (CS)<br />

/ Fax 0983.994012<br />

info@viniparrotta.it www.viniparrotta.it<br />

◗ Azienda Agricola Panettiere<br />

Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS)<br />

0983.565517 Fax 0983.282299<br />

info@agricolapanettiere.com<br />

www.agricolapanettiere.com<br />

PRODUZIONE DA FORNO<br />

◗ Azienda Astone<br />

Via IV Novembre 3, Calopezzati (CS)<br />

Cell. 345.2129498<br />

◗ Panificio Palopoli<br />

Via della Pace 4<br />

87060 Longobucco<br />

/ Fax 0983.71094<br />

◗ Panificio Bitonto<br />

Via Nazionale 202, Mirto Crosia (CS)<br />

0983.42073<br />

SALUMIFICI<br />

◗ Azienda Coop. Basilicò<br />

Piazza Arento 1, Bocchigliero (CS)<br />

0984.851680<br />

Fax 0984.851681<br />

◗ Azienda Morrone<br />

Contrada Cartacia, Bocchigliero (CS)<br />

0983.64874<br />

PRODOTTI TIPICI CALABRESI<br />

◗ Azienda Il Gelso<br />

Contrada Gelso Mazzei, Rossano (CS)<br />

0983.569136<br />

Cell. 335.5366452 Cell. 338.4289504<br />

www.lecollinedelgelso.it<br />

◗ Mediterranea Food<br />

Contrada S. Irene Z.I., Rossano (CS)<br />

0983.565616 Fax 0983.565613<br />

www.mediterraneafood.com<br />

◗ Azienda Berardi<br />

Contrada S. Maria delle Grazie<br />

Rossano (CS)<br />

PRODUZIONE OLEARIA<br />

◗ Fattorie Greco<br />

Via Magenta 34, Cariati (CS)<br />

0983.969441 840.000583<br />

Fax 0983.96020<br />

info@igreco.it www.igreco.it<br />

◗ Oleificio Stella<br />

Via della Sila, Cropalati (CS)<br />

0983.61145<br />

Cell. 333.3109245<br />

info@frantoiostella.it<br />

www.frantoiostella.it<br />

◗ Olio Vulcano<br />

Contrada Vallelunga, Mirto Crosia (CS)<br />

0983.42185<br />

◗ Oleificio Santorolii<br />

Contrada Oliveto Longo, Rossano (CS)<br />

0983.64501 Cell. 347.5241469<br />

◗ Azienda Agricola Parisi Donato<br />

Contrada Scinetto, Rossano (CS)<br />

0983.64956<br />

ufficio@olioparisi.it www.olioparisi.eu<br />

◗ Converso Guglielmo<br />

Contrada S. Paolo Rossano (CS)<br />

/ Fax 0983.513490 Cell. 333.7615368<br />

con.oil@tiscali.it<br />

www. frantoioconverso.com<br />

◗ Azienda Agricola Panettiere<br />

Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS)<br />

0983.565517 Fax 0983.282299<br />

info@agricolapanettiere.com<br />

www.agricolapanettiere.com<br />

APICOLTURA<br />

◗ Miele Garasto<br />

Viale L. De Mundo, Calopezzati (CS)<br />

338.6204217<br />

gianluigi.garasto@gmail.com<br />

◗ Gigliotti Mielizia<br />

Via A. De Gaperi, Calopezzati (CS)<br />

0983.44306<br />

apicoltore.gigliotti@libero.it<br />

◗ Ape Regina I mielosi<br />

Loc. Cozzo Pirillo, Rossano (CS)<br />

0983.511263 Cell. 335.8047821<br />

info@imielosi.it www.imielosi.it<br />

CONFETTURE E SOTT'OLIO<br />

◗ Azienda Agricola Panettiere<br />

Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS)<br />

0983.565517 Fax 0983.282299<br />

info@agricolapanettiere.com<br />

www.agricolapanettiere.com<br />

LIQUIRIZIA<br />

◗ Amarelli Fabbrica di liquirizia<br />

Contrada Amarelli, Rossano (CS)<br />

0983.511219<br />

info@museodellaliquirizia.it<br />

www.museodellaliquirizia.it<br />

LAVORAZIONE FUNGHI<br />

◗ Azienda Chiodo<br />

Via Piave 193, Campana(CS)<br />

/ Fax 0983.93378<br />

info@funghichiodo.com<br />

www.funghichiodo.com<br />

TRASFORMAZIONE PRODOTTI AGRICOLI<br />

◗ Azienda New Agrical<br />

Loc. Scarcella, Campana (CS)<br />

0983.93674 Fax 0983.93675<br />

info@newagrical.it<br />

www.newagrical.com


ITINERARI DEI SAPORI<br />

58<br />

Un viaggio è fatto di esperienze, di storie da ascoltare<br />

e di momenti unici. Aprire un menu per scoprire un mondo, leggere<br />

la lista e lasciarsi tentare da profumi e colori lontani dal proprio<br />

universo culturale, con la voglia di ordinare un piatto di cui<br />

non si conosce il nome, per cercare un contatto profondo<br />

con il territorio, le sue radici, la sua identità...<br />

le terre <strong>Jonicosilane</strong> offrono tutto questo.


IL PASTO<br />

È SERVITO<br />

PARLARE DI ENOGASTRONOMIA NEL TERRITORIO JONICO<strong>SILA</strong>NO DEL <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong> significa, in<br />

primo luogo, parlare di incontri. Sono davvero tante le culture che hanno portato qualcosa sulla tavola silana:<br />

dalle melanzane degli spagnoli ai legumi dei romani, dalle spezie dei bizantini alle salse piccanti degli<br />

angioini fino al peperoncino rosso degli arabi.<br />

Questa straordinaria propensione a stabilire relazioni,<br />

legami forti, che uniscono realtà diverse,<br />

diventa ancor più evidente nella perdita<br />

di confini geografici tra la cucina di terra, che<br />

appartiene ai borghi dell’interno, e la cucina<br />

di mare, anima dei piccoli centri sulla costa.<br />

Una contaminazione che trova le sue origini<br />

in un consistente spopolamento, tutt’oggi in<br />

corso, iniziato a partire dagli anni ’50 del secolo<br />

scorso, dei paesi montani e collinari, a<br />

vantaggio degli insediamenti urbani marini.<br />

Così non è difficile assaggiare la “sardella”<br />

tra boschi e pascoli come non è impensabile<br />

trovare un invitante arrosto di agnello sul litorale<br />

che profuma di<br />

Mediterraneo.<br />

Tradizioni radicate<br />

nel<br />

tempo, ormai<br />

parte<br />

del quotidiano,<br />

frutto di<br />

uno scambio virtuoso<br />

tra aree a vocazione<br />

differente. Una cucina<br />

capace di veicolare connessioni, sobria ed essenziale,<br />

da sempre sincronizzata con il ciclo<br />

delle stagioni e con il calendario di ricorrenze<br />

locali, ma pronta a stupire non appena si<br />

presenta l’occasione di festeggiare, di offrire<br />

ospitalità o, molto più semplicemente, di stare<br />

insieme.<br />

I primi, custodi del tempo<br />

Qui in Sila Greca, dove la<br />

pasta si fa rigorosamente a<br />

mano, ogni piatto porta in tavola<br />

un aspetto diverso della complessa<br />

cultura enogastronomica locale, riuscendo<br />

a valorizzare una risorsa sempre più rara:<br />

il tempo. Tempo per lavorare l’impasto di<br />

acqua e farina di grano duro, per creare le forme<br />

tradizionali utilizzando le dita o il ferro<br />

della calza. E ancora tempo per seguire passo<br />

dopo passo la cottura della carne da sugo, che<br />

conferisce un sapore unico ai primi dell’area<br />

Nella pagina a lato,<br />

dall’alto: il pesce fresco<br />

è uno dei protagonisti<br />

assoluti dei secondi delle<br />

terre <strong>Jonicosilane</strong>;<br />

crustoli, giurgiulena,<br />

torrone di mandorle, fritti<br />

a vento, coccia e la pasta<br />

a confetti sono soltanto<br />

alcune tra le infinite<br />

delizie della cucina locale.<br />

Su questa pagina, in alto:<br />

tra i luoghi ideali dove<br />

assaporare i piatti tipici<br />

delle terre <strong>Jonicosilane</strong><br />

ci sono gli accoglienti<br />

agriturismi.<br />

59


➜ LE PITTE,<br />

DELIZIE DEL FORNO<br />

Dal forno alla tavola per<br />

scoprire la creatività delle<br />

pitte farcite (insignite del<br />

marchio PAT Prodotti<br />

Agroalimentari Tradizionali),<br />

un impasto di farina di segale<br />

e patate lesse, condito con<br />

gli ingredienti tipici della<br />

cucina locale. Del maiale non<br />

si butta niente: ne sono un<br />

brillante esempio le frittole<br />

che aggiunte all’impasto della<br />

pitta regalano una<br />

gustosissima pizza rustica.<br />

Con la stessa base è<br />

possibile proporre uno<br />

stuzzichino al sapore di mare<br />

grazie alla sardella,<br />

considerata, al pari delle<br />

frittole, un ottimo<br />

condimento per le pitte. Chi è<br />

invece alla ricerca di sapori<br />

insoliti sarà inevitabilmente<br />

attratto dalla pitta “cu ru<br />

maju”, preparata con i fiori di<br />

sambuco essiccati.<br />

➜ OLIVE IN TAVOLA<br />

Nel menu delle grandi<br />

occasioni o dei semplici<br />

spuntini, le olive, in<br />

particolare a Rossano e<br />

Crosia e, in generale, nei<br />

territori costieri e collinari,<br />

sono sempre protagoniste<br />

della tavola silana. Tra le<br />

specialità troviamo<br />

indubbiamente le olive<br />

“arriganate”,<br />

tradizionalmente nere,<br />

trattate con origano, olio,<br />

sale e, se gradito, pepe<br />

rosso a scaglie. Le olive verdi<br />

sono invece preparate “ara<br />

conza”, in salamoia con<br />

acqua, sale e l’apporto della<br />

cenere, per poi essere<br />

conservate sotto vetro con<br />

alloro e finocchio selvatico.<br />

Quando la polpa delle olive,<br />

raccolte verdi, si stacca<br />

facilmente dal nocciolo, è<br />

tempo di “ventuse”,<br />

tipicamente schiacciate nei<br />

mortai di pietra.<br />

Nel tondo:<br />

“Pipi e patati”, ovvero<br />

peperoni e patate, uno dei<br />

contorni tipici della cucina<br />

della Sibaritide e, più in<br />

generale, di tutta<br />

la Calabria.<br />

60<br />

jonicosilana. Dalla sfoglia tagliata a strisce con<br />

l’aiuto di un ferretto a sezione tonda nascono<br />

i maccheroni, successivamente cucinati assieme<br />

al sugo di pomodoro, al castrato e all’immancabile<br />

peperoncino. Così tenera e raffinata,<br />

questa carne va ad insaporire numerosi<br />

altri piatti, tra cui i classici<br />

fusilli.<br />

La pasta fresca, in particolare<br />

quella preparata<br />

con il ferretto, si rivela<br />

straordinaria anche<br />

in abbinamento<br />

ad altri elaborati<br />

sughi di carne, come<br />

il ragù di selvaggina<br />

o il ragù di<br />

maiale, indicato per<br />

condire i “vermiciaddi”,<br />

una pasta lunga e<br />

morbida cui si aggiunge la<br />

“finninula”, insaccato di maiale.<br />

Chi preferisce la pasta corta può scegliere<br />

invece un bel piatto di “cavatelli”, gli gnocchi<br />

realizzati a mano simili alle orecchiette e serviti<br />

con patate e salsiccia.<br />

Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, è l’occasione<br />

per cucinare i “tagghjarini”, le tagliatelle offerte<br />

ai parenti, agli amici e al proprio “vicinato”,<br />

accompagnate da fagioli e ceci cotti assieme<br />

al baccalà. In tavola arrivano anche i primi<br />

profondamente legati alla tradizione contadina,<br />

come i “tagghjarini” con i legumi o la minestra<br />

con il pane, resa decisamente gustosa<br />

dall’uso della cicoria, che cresce rigogliosa in<br />

loco, della verza, e degli stessi legumi.<br />

Secondi di terra<br />

Giornate lunghissime, lontano da casa, a camminare<br />

assieme al gregge tra gli sconfinati pascoli<br />

della Sila. Uno dei modi migliori per entrare<br />

in contatto con la cucina di terra della Sila<br />

Greca è la scelta, tra gli ottimi secondi di carne,<br />

dei raffinati arrosti di capretto e di agnello.<br />

Piatto fuori dal consueto è poi la capra alla<br />

montanara, la cui preparazione è ancora basata<br />

su ricette dalle antiche origini. Il menu è inoltre<br />

arricchito dall’insieme dei prodotti derivati<br />

dalle carni suine, magistralmente lavorate e servite<br />

come veri e propri secondi. Il singolo nu-<br />

cleo familiare è solito allevare il maiale “casaluru”,<br />

da cui si ottengono soppressate, salsicce<br />

piccanti, sanguinacci dalla crema porpora. In<br />

cucina, ogni singolo elemento del suino viene<br />

valorizzato, e in tavola arrivano le “risimuglie”,<br />

ciccioli ottenuti dalla cotica, le “frittule”,<br />

le parti meno nobili insaporite<br />

con il grasso, “u suzu”, una<br />

gelatina preparata con la<br />

testa e le zampe, le “nuglie”,<br />

salsicce a base di<br />

trippa, lingua e fegato,<br />

“u ncantaratu”,<br />

gustoso lardo di<br />

maiale salato, “u<br />

sacchiattu”, insaccato<br />

prodotto con le<br />

zampe anteriori del<br />

maiale. Grande attenzione<br />

anche per i contorni,<br />

splendidamente rappresentati<br />

da verdure elaborate come<br />

i “pipi arrustiti” (peperoni arrostiti), le “lumingiane<br />

chjine” (melanzane ripiene), le “rape<br />

affucate” (rape soffritte) e i noti pomodori<br />

secchi che colorano le portate.<br />

Secondi di mare<br />

Nel tegame di ferro, spolverato di peperoncino,<br />

gli spicchi d’aglio tagliati a fettine insaporiscono<br />

l’ottimo olio locale. Siamo a Cariati, borgo<br />

marinaro, bandiera blu. I gesti sono quelli decisi<br />

ed esperti di chi conosce ogni segreto di questo<br />

straordinario piatto di mare, le alici scattiate.<br />

Adagiate nel tegame “scontrate”, con una fitta<br />

alternanza testa coda, sono profumate all’ori-


gano durante la cottura e successivamente capovolte<br />

come una frittata, con l’aiuto di un<br />

piatto. In conclusione, questo raffinato pesce<br />

azzurro viene spruzzato con abbondante aceto.<br />

Piccanti e dal colore intenso sono poi le alici<br />

pepate e salate, mentre dalla famiglia dell’aguglia<br />

arrivano i costardelli, “grastateddi” preparati<br />

con pomodori e peperoni freschi.<br />

E non può certo mancare la celebre sardella,<br />

detta anche rosamarina e novellame, abbinata a<br />

tantissime ricette locali come condimento di<br />

primi piatti, i vermicelli o gli spaghetti, proposta<br />

in piccantissima crema, o leggera e nutriente<br />

se cucinata a bagnomaria.<br />

La festa dei dolci<br />

Tanti ingredienti semplici e ricette tramandate<br />

dalle generazioni anziane per condividere e festeggiare<br />

le ricorrenze con i dolci sapori della tavola<br />

nelle terre <strong>Jonicosilane</strong>. Il 13 dicembre, a<br />

Santa Lucia, si offre la “coccia”, preparata con<br />

grano tenero e mostarda. Tantissimi i dolci tipici<br />

del Natale come le “chinulille” infornate,<br />

piccoli ravioli ripieni di uva passa, noci, marmellata<br />

d’uva e miele, con la variante della ricotta,<br />

o la “giurgiulena”, i torroncini fatti a mano<br />

con semi di sesamo e miele, profumati al limone,<br />

di origine greca.<br />

Ancora tanto miele nei golosi “crustuli”, incavati<br />

con le dita come gnocchi giganti prima di<br />

essere fritti, nella pasta a confetti, maccheroni<br />

dolci conditi con il miele d’api sciolto, o nei<br />

“fritti a ventu”, anellini di pasta dalle forme diverse.<br />

Gli amanti dei biscotti troveranno ottimi<br />

i “mustazzoli”, di origine araba e dal sapore insolito<br />

dovuto al miele caramellato e al liquore<br />

appunti di viaggio<br />

RISTORANTI TIPICI<br />

◗ Hotel Renzini<br />

Russi 193<br />

Bocchigliero (CS)<br />

0983.92015<br />

Fax 0983.92777<br />

◗ La Tavernetta<br />

Via Trieste 15<br />

Calopezzati (CS)<br />

0983.47290<br />

Cell. 345.5107508<br />

www.latavernettacalopezzati.nelsito.it<br />

◗ Il Buongustaio<br />

Via Murate Feudali<br />

Calopezzati (CS)<br />

0983.47291<br />

Cell. 345.8384945<br />

◗ Trattoria Kaliserna<br />

Largo Plebiscito 11<br />

Campana (CS)<br />

0983.93734<br />

◗ Antico Frantoio<br />

Via Paradiso 6<br />

Cariati (CS)<br />

0983.91378<br />

Cell. 342.3866632<br />

rita@anticofrantoiocariati.it<br />

www.anticofrantoiocariati.it<br />

◗ Il Granaio<br />

Via della Sila<br />

Cropalati (CS)<br />

0983.61426<br />

all’anice. Proprio l’anice si utilizza anche nell’impasto<br />

delle “scalille”, dolcetti attorcigliati e<br />

fritti. I fichi bianchi diventano uno straordinario<br />

dessert grazie al ripieno di noci e mandorle,<br />

e alla successiva disposizione incrociata uno<br />

sull’altro, come suggerisce il nome “crocette<br />

di fichi”, sovente infilzate da penetranti bastoncini<br />

di canne. Infine a Pasqua arriva il<br />

“piccellato”, tradizionale pane dolce con uva<br />

passa, canditi e frutta secca tritata. ■<br />

◗ C’era una volta<br />

Via Torre del Giglio<br />

Crosia (CS)<br />

0983.485889<br />

Cell. 331.9399262<br />

salernofrancesco@libero.it<br />

◗ Al Rustico<br />

Contrada<br />

Fiumarella<br />

Crosia (CS)<br />

/ Fax 0983.42339<br />

comitecg@alice.it<br />

www.ristorantealrustico.com<br />

◗ La Campanara<br />

Via G. Mazzini<br />

Longobucco (CS)<br />

0983.72316<br />

info@lacampanara.it<br />

www.lacampanara.it<br />

◗ Tenuta “Il Gaglioppo”<br />

Contrada Colite<br />

Mandatoriccio (CS)<br />

0983.994962<br />

Cell. 331.8018054<br />

Cell. 366.4397596<br />

www.tenutailgaglioppo.com<br />

◗ La Bottega del Pesce<br />

Via Nazionale 523<br />

Mirto Crosia (CS)<br />

◗ Ristorante La Torre<br />

Viale Jonio Sant'Angelo<br />

Rossano (CS)<br />

0983.510656<br />

Sulla doppia pagina, da<br />

sinistra a destra: salami,<br />

soppressate, sanguinacci e<br />

salsicce: gli insaccati delle<br />

terre <strong>Jonicosilane</strong><br />

soddisfano i palati più<br />

esigenti; le tipiche salse di<br />

pomodoro<br />

e a base di peperoncino;<br />

anche i dolci fanno<br />

dell’originalità il loro punto<br />

di forza; i cavatelli, la<br />

tradizionale pasta fresca<br />

fatta a mano.<br />

61


ITINERARI DELLA NATURA NATURA<br />

62<br />

PRO<br />

Una grande montagna sul mare: la Sila Greca regala<br />

magnifici scorci in una cornice<br />

di grande pregio naturalistico e paesaggistico,<br />

di notevole valore scientifico.<br />

LA <strong>SILA</strong> <strong>GRECA</strong> SI ESTENDE SU UNA SUPERFICIE DI QUASI CENTOMILA ETTARI<br />

tra la Sila Grande, il crotonese, e la Piana di Sibari. Dal punto di vista geologico,<br />

il territorio è molto simile alle Alpi, essendone un suo frammento che è<br />

migrato verso sud a seguito della formazione del mar Tirreno, a partire da 8<br />

milioni di anni fa. Il paesaggio geologico, nella sua componente più antica e alpina, è<br />

costituito prevalentemente da graniti, gneiss, filladi, la cui origine risale al paleozoico<br />

(250 milioni di anni). Su queste si sono adagiate le formazioni carbonatiche mesozoiche,<br />

formatesi a partire da 200 milioni di anni fa, spesso fossilifere, che danno quella<br />

spettacolare varietà di forme e colori che si osservano nella risalita dei torrenti della Sila<br />

Greca. Ma l’emersione e l’apparizione di questo “corpo esotico” quale può essere considerata<br />

tutta la Calabria, inizia a partire da circa 2 milioni di anni fa, con dei tassi di<br />

sollevamento notevoli, ancora in atto.


TAGONISTA<br />

I castagni giganti di Cozzo del Pesco.<br />

In basso: il fico d’India; numerose varietà di<br />

uccelli vivono lungo la costa jonica;<br />

il pino laricio veniva utilizzato in passato per<br />

la raccolta della pece bruzia utilizzando le<br />

tipiche incisioni “a spina di pesce”;<br />

la flora spontanea della Sila Greca vanta<br />

alcuni bei rappresentanti del genere Crocus,<br />

di cui il principe è lo zafferano.<br />

63


➜ LE CENTRALI<br />

IDROELETTRICHE<br />

L’acqua dei fiumi<br />

calabresi, sin dai tempi<br />

più antichi, è sempre<br />

stata sfruttata dal punto<br />

di vista energetico.<br />

Ne sono testimonianza i<br />

resti di un gran numero di<br />

attività produttive<br />

industriali (tra le quali<br />

mulini, frantoi e opifici)<br />

che sono sorte nel corso<br />

dei secoli lungo le sponde<br />

dei corsi d’acqua<br />

principali come il Trionto.<br />

Agli inizi del Novecento in<br />

Calabria erano attive<br />

circa 15 centrali<br />

idroelettriche.<br />

La particolare<br />

conformazione del<br />

territorio, con ampi<br />

massicci montuosi (come<br />

la Sila, l’Aspromonte e il<br />

Pollino) e profonde gole,<br />

ha reso possibile la<br />

creazione di condotte a<br />

cielo aperto (acquaro)<br />

che prelevano l’acqua a<br />

monte, la convogliano a<br />

valle ad una quota tale da<br />

consentire una “caduta”<br />

dell’acqua sulle turbine<br />

delle centrali poste in<br />

basso. Alcune di queste<br />

centrali sono state<br />

dismesse in epoche<br />

relativamente recenti<br />

come quella di Torre<br />

Menta nel comune di<br />

Cropalati, e quelle di<br />

Puntadura e Castellace<br />

nel comune di<br />

Longobucco, altre invece<br />

sono tuttora in funzione,<br />

come quelle di Sullacca e<br />

Campitella sempre nel<br />

comune di Longobucco.<br />

Su questa pagina,<br />

in senso orario:<br />

allontanandosi dal mare,<br />

non è raro incontrare<br />

scorci di natura selvaggia<br />

con brevi corsi d’acqua<br />

cristallina, nascosti tra<br />

le fronde di boschi fitti<br />

e lussureggianti, come la<br />

piscina naturale sul<br />

Colognati;<br />

i maestosi boschi della<br />

Sila, immagine di<br />

rara bellezza;<br />

depositi di travertino<br />

a Vurga Nivura, nel<br />

territorio di Longobucco.<br />

64<br />

Parliamo di un’area molto viva geologicamente,<br />

dove l’intensa fatturazione degli ammassi<br />

rocciosi, unitamente a questo dinamismo<br />

verticale ed orizzontale dei vari blocchi<br />

che la costituiscono, se da un lato produce<br />

un’estrema vulnerabilità idrogeologica e sismica,<br />

dall’altro, offre un laboratorio didattico<br />

e scientifico per la comprensione di importanti<br />

fenomeni sulla dinamica della terra,<br />

ma anche un mosaico ricchissimo di ambienti<br />

e di risorse che si manifestano in<br />

un’abbondante flora e fauna con specie di<br />

grande interesse dal punto di vista naturalistico.<br />

L’amico bosco<br />

Dalla riva del mare fin sulle pendici collinari,<br />

agli estremi limiti climatici della stessa<br />

coltura, l’ulivo rappresenta una presenza imprescindibile<br />

del paesaggio del Basso Jonio<br />

Cosentino, come anche i fichi e gli alberi da<br />

frutta (in particolare le clementine), che testimoniano<br />

momenti di cultura agreste millenaria.<br />

Salendo di quota, tra i 250 e i 1.000<br />

metri, la fascia pedemontana ospita essenze<br />

tipicamente mediterranee, tanto erbacee ed<br />

arbustive <strong>–</strong> euforbia, ginepro e lentisco <strong>–</strong><br />

quanto arboree con formazioni miste di<br />

piante xerofile; a seguire iniziano i boschi di<br />

cerro, roverella e leccio. Il castagno, simbolo<br />

di una vita di stenti e povertà, inizia a comparire<br />

oltre i 1000 metri di quota, con esemplari<br />

secolari e dalle dimensioni ragguardevoli.<br />

Un esempio su tutti è rappresentato dai<br />

giganti di Cozzo del Pesco, un nucleo di 103<br />

castagni monumentali concentrati in un’area<br />

molto ristretta della Sila Greca. Il castagneto<br />

invita gli escursionisti a percorrere sentieri<br />

ombrosi e freschi, ammirando i tronchi contorti<br />

e scavati dal tempo, testimoni di riti e<br />

abitudini che cadenzavano la quotidianità<br />

della gente sulle montagne di Rossano. Alle<br />

stesse altitudini troviamo anche le faggete e<br />

il pino nero laricio (sottospecie del pino nero).<br />

Si riconosce per la sua stretta chioma,<br />

per il tronco slanciato e per gli aghi inseriti a<br />

coppie sui rametti. Il pino laricio raggiunge<br />

la massima espressione nella riserva dei Giganti<br />

della Sila a Fallistro e nel bosco della<br />

Fossiata vicino al lago Cecita, con esemplari<br />

che sfiorano i 50 metri di altezza e un diametro<br />

alla base di ben 2 metri. Si tratta di alberi<br />

secolari di notevole interesse naturalistico,<br />

ma anche storico dal momento che su alcuni<br />

esemplari è ancora possibile vedere le tipiche<br />

incisioni a lisca di pesce realizzate per<br />

l’estrazione della resina dalla quale si ricavava<br />

la pece. L’estensione di fitti boschi favori-


AGENZIA REGIONALE SVILUPPO E SERVIZI IN AGRICOLTURA (ARSSA)<br />

In un’antica azienda della famiglia Piccinelli, sorta nel 1966 nel comune di Crosia, nasce il Centro Sperimentale Dimostrativo<br />

(CSD) di Mirto, costituito dall’ex ESAC, oggi ARSSA, con delibera nr 91/C/83 del 28.12.1983. Scopo principale dell’Agenzia è il recupero<br />

della produzione della seta, attività fiorente in tutta la Calabria durante il Medioevo. Il clima particolarmente favorevole alla<br />

coltivazione del gelso bianco e del baco da seta, che si nutre delle sue foglie, favorì la nascita di una vera e propria industria serica<br />

che nel tempo è andata scemando fino al totale abbandono. Oggi il Centro Sperimentale Dimostrativo è particolarmente attrezzato<br />

per la gelsibachicoltura e ne rappresenta una singolare struttura di riferimento e supporto<br />

per il meridione d’Italia. Dispone di un vasto gelseto, di una camera di incubazione per riprodurre le<br />

condizioni ideali per il baco da seta, di lettiere per l’allevamento dei bachi e di un piccolo filatoio. All’interno<br />

degli stessi locali sorge un Museo dove è possibile ammirare vecchi attrezzi utilizzati per la<br />

tessitura e l’allevamento dei bachi da seta. È importante sottolineare che con l’approvazione, nel<br />

1998, da parte del Ministero per le Politiche Agricole (Mi.P.A.) del Progetto Finalizzato "Gelsibachicoltura"<br />

, il CSD è una delle sette Unità Operative (unica per l’Italia meridionale ed isole) a cui è affidato<br />

lo svolgimento del Progetto. Il CSD svolge anche attività sperimentale e/o dimostrativa sui<br />

comparti colturali di maggiore interesse per l’areale d’influenza, quali: agrumicoltura, olivicoltura,<br />

ortofrutticoltura, curando l’aggiornamento varietale e l’applicazione delle tecniche agronomiche ritenute<br />

più appropriate per il miglioramento della fertilità naturale e il contenimento dell’impatto ambientale.<br />

La sede svolge inoltre attività di educazione ambientale e ricerca scientifica in collaborazione<br />

con diverse Università, italiane ed europee.<br />

sce la presenza di numerosi funghi, alcuni<br />

dei quali, come i pregiati e ricercatissimi Boletus<br />

edulis e Boletus aureus, sono entrati a far<br />

parte del patrimonio gastronomico tradizionale<br />

della Sila Greca. Molto diffusi sono anche<br />

l’ovolo buono (Amanita cesarea), l’agarico<br />

delizioso, le manine e il tipico "rosito"<br />

(piniculu).<br />

I sentieri della biodiversità<br />

Nonostante la riduzione delle aree forestali e<br />

la progressiva antropizzazione, la fauna della<br />

Sila Greca è numericamente importante e<br />

registra specie ormai rare o estinte nella maggior<br />

parte del territorio italiano, come il tasso,<br />

la martora e il gatto selvatico. Anche il lupo,<br />

che fa parte della cosiddetta “lista rossa”<br />

redatta dall’Unione Internazionale per la<br />

Conservazione della Natura (IUCN), ha ricolonizzato<br />

la fascia appenninica e trova nelle<br />

montagne della Calabria il suo habitat<br />

ideale. Altre specie di mammiferi, più comuni,<br />

sono il cinghiale, l’istrice, il riccio, la volpe,<br />

la donnola, la faina, la lepre, lo scoiattolo<br />

nero e il ghiro. Tornano a volteggiare con<br />

la loro inconfondibile sagoma sul cielo delle<br />

terre <strong>Jonicosilane</strong> l’avvoltoio degli agnelli, il<br />

capovaccaio, il grifone, l’aquila reale, l’aquila<br />

del Bonelli e la poiana. Insieme al nibbio<br />

reale, all’astore e al gufo reale, la loro presenza<br />

in Calabria è di particolare interesse visti<br />

gli areali molto ristretti a livello italiano e europeo.<br />

Non meno importanti sono i rettili<br />

presenti come la biscia nera e la meno comune<br />

vipera, che occupa prevalentemente le<br />

zone collinari e boscose. Da segnalare la presenza<br />

del più grosso serpente italiano, il cervone,<br />

e di altri rettili come il biacco, la natrice,<br />

la luscengola e l’orbettino. Infine tra gli<br />

anfibi ritroviamo l’ululone dal ventre giallo,<br />

il tritone italico, la salamandra pezzata e la<br />

salamandra con gli occhiali.<br />

Natura da preservare<br />

Su un’altura che domina la sottostante valle<br />

del Cino si estende il bosco di Cozzo del Pesco,<br />

dove castagni ultracentenari dalle proporzioni<br />

riguardevoli (4 esemplari raggiungono<br />

gli 8 metri di circonferenza e superano<br />

i 700 anni di età) sono cresciuti l’uno a fianco<br />

all’altro (una particolarità di questo luogo).<br />

L’area di 7 ettari, che ricade all’interno<br />

della ZPS Foreste Rossanesi, è protetta da<br />

una convenzione comunale con un’associazione<br />

naturalistica locale ed è stata riconosciuta<br />

tra le oasi del WWF; necessita di una<br />

protezione regionale o di un inquadramento<br />

all’interno del Parco Nazionale della Sila.<br />

➜ LE PIETRE<br />

DELL’INCAVALLICATA<br />

Al centro di numerosi<br />

racconti e superstizioni, le<br />

pietre dell’Incavallicata si<br />

ergono maestose nei pressi<br />

del paese di Campana. Si<br />

tratta di due differenti<br />

grandi pietre di arenaria<br />

che sembrano raffigurare<br />

un elefante alto 6 metri e le<br />

gambe di un guerriero.<br />

Nella stessa area sorge<br />

un’intera collina con le<br />

sembianze di una balena e<br />

una scultura che raffigura<br />

un serpente lungo<br />

complessivamente circa 10<br />

metri. L’ipotesi è quella di<br />

trovarsi di fronte alle<br />

sculture preistoriche più<br />

grandi d’Europa, pertanto di<br />

natura antropica, oppure<br />

che queste arenarie<br />

facilmente erodibili siano<br />

l’opera di Madre Natura,<br />

plasmate con l’incedere del<br />

tempo. Di certo stuzzicano<br />

la fantasia<br />

dei turisti.<br />

65


66<br />

SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA<br />

Nel 1992 l’Unione Europea, mediante la direttiva 92/43/CEE, cosiddetta<br />

“direttiva habitat”, istituiva la “Rete Natura 2000” per la conservazione<br />

degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatica. Gli stati membri<br />

dell’Unione hanno l’obbligo di individuare sul territorio nazionale i Siti di<br />

Interesse Comunitario (SIC), che ospitano habitat e specie elencati negli allegati<br />

I e II della direttiva. Speciali commissioni europee si pronunciano<br />

sulla validità dei siti proposti e decidono quali far rientrare nelle Zone Speciali<br />

di Conservazione (ZSC), che insieme alle Zone di Protezione Speciale<br />

(ZPS) individuate dalla direttiva 79/409/CEE, detta “direttiva uccelli”, costituiscono<br />

la “Rete Natura 2000”.<br />

All’interno di questi siti le attività umane non sono escluse, in quanto non<br />

si tratta di riserve rigidamente protette ma, al contrario, di aree come quelle<br />

agricole, dove la secolare presenza dell’uomo ha fatto sì che si instaurasse<br />

un particolare equilibrio tra attività antropiche e natura.<br />

Nel territorio della Sila Greca rientrano ben otto Siti di Importanza Comunitaria,<br />

istituiti per la salvaguardia di differenti ambienti e delle specie che<br />

li occupano. Essi sono: Fiumara Trionto (comuni di Crosia, Rossano, Calopezzati,<br />

Caloveto, Cropalati e Longobucco), Torrente Celadi (comune di<br />

Rossano) e Vallone Sant’Elia (comune di Paludi), per quanto riguarda gli<br />

ambienti fluviali; Dune di Camigliano (comuni di Calopezzati e Pietrapaola)<br />

e Macchia della Bura (comune di Crosia) per gli ambienti costieri; Foreste<br />

Rossanesi (comune di Rossano) e Monte Basilicò (comune di Bocchigliero)<br />

per gli ambienti montani; Fondali a Posidonia Oceanica (comuni di<br />

Crosia, Cariati, Calopezzati, Pietrapaola e Mandatoriccio) per quanto riguarda<br />

gli ambienti marini.<br />

Da alcuni documenti storici risulta che i primi<br />

esemplari di Castanea sativa furono piantati<br />

dai monaci basiliani nello stesso periodo<br />

in cui fu edificata l’abbazia del Patire (fine<br />

del XI secolo). Nella stessa Oasi ritroviamo<br />

anche altri alberi monumentali, specialmente<br />

aceri e querce. Questo ambiente, grazie all’alto<br />

grado di naturalità, costituisce l’habitat<br />

prediletto di numerose specie animali come<br />

il lupo, il tasso, la faina e la donnola.<br />

Un’altra area protetta che si estende per circa<br />

320 ettari, compresa nel Parco Nazionale<br />

della Sila, è la Riserva Biogenetica di Macchia<br />

della Giumenta-San Salvatore, per lo<br />

più pianeggiante e solcata da numerosi piccoli<br />

corsi d’acqua che si gettano nel Trionto.<br />

Particolare rilievo hanno le formazioni di pino<br />

laricio, ontano, pioppo tremolo e faggio.<br />

All’interno della Riserva i più fortunati possono<br />

scorgere il lupo, il gatto selvatico, la lepre<br />

comune e lo scoiattolo nero, oppure riconoscere<br />

in cielo o tra la vegetazione lo<br />

sparviero, l’allocco e la civetta.<br />

Dal distretto del comune di Bocchigliero ci<br />

si sposta nella zona di Longobucco dove, a<br />

pochi chilometri dal lago Cecita, la Riserva di<br />

Gallopane si estende su una superficie di circa<br />

200 ettari, tra i 1.300 e i 1.600 metri di altitudine.<br />

Essa preserva magnifici boschi puri<br />

di pino laricio del Parco Nazionale, e formazioni<br />

miste di pino laricio e faggio sui versanti<br />

meno assolati e nelle zone più elevate. Altre<br />

specie forestali presenti sono l’ontano e l’acero.<br />

Nella Riserva è presente un gruppo di pini<br />

secolari dalle notevoli dimensioni detti “I<br />

giganti di Gallopane”. Anche qui si registra la<br />

presenza di importanti specie animali come il<br />

lupo, il gatto selvatico, la martora, il tasso, l’astore<br />

e lo sparviere. Per la sua importanza dal<br />

punto di vista dell’avifauna, la Riserva è stata<br />

dichiarata ZPS <strong>–</strong> Zona Protezione Speciale.<br />

Poco più a nord della Riserva, sul lago Cecita<br />

sorge il Centro Visite di Cupone che occupa i<br />

locali di un’antica segheria demaniale. Oggi<br />

costituisce un importante Centro di Educazione<br />

Ambientale e un punto di riferimento<br />

per i turisti grazie ai sentieri, agli osservatori<br />

faunistici, al museo, al giardino geologico, all’orto<br />

botanico accessibile ai non vedenti e all’area<br />

pic-nic attrezzata.


Testimoni del tempo<br />

Nelle vicinanze del lago Cecita, sorge anche<br />

il bosco della Fossiata. Si tratta di un antico<br />

bosco di circa 2.000 ettari, con formazioni<br />

secolari di pino laricio. La sua posizione all’interno<br />

del Parco Nazionale della Sila e la<br />

sua articolata orografia fanno di questo bosco<br />

la meta ideale per gli escursionisti. Il Bosco di<br />

Basilicò ricade all’interno del comune di<br />

Bocchigliero e rappresenta una Riserva Biogenetica<br />

che occupa un’area particolarmente<br />

importante dal punto di vista floristico. Una<br />

visita nel periodo primaverile offre incredibili<br />

spettacoli grazie ai numerosi anemoni, orchidee,<br />

campanule e primule. Non mancano<br />

specie arbustive come rosa canina, alloro, ginestra,<br />

agrifolgio, erica, pungitopo e biancospino<br />

e specie arboree come querce, aceri,<br />

frassini e tigli.<br />

Il Bosco di Verro si trova al confine tra i comuni<br />

di Terravecchia e Scala Coeli. È il tipico<br />

bosco mediterraneo di collina con prevalenza<br />

di querce e abbondante fauna tipica come<br />

cinghiali, volpi, ghiri e falchi. Nella parte<br />

più elevata, intorno ai 470 metri di altitudine,<br />

il Bosco di Verro si congiunge con la Pineta<br />

Littirena, un’area di riforestazione a pino<br />

marittimo di circa 100 ettari che risale<br />

agli anni Settanta del Novecento. Grazie alla<br />

frescura e all’area attrezzata che dispone di tavoli,<br />

panche e bracieri, è il luogo ideale dove<br />

passare le calde giornate estive immersi nella<br />

natura, mentre nel periodo autunnale è possibile<br />

godere di magnifiche passeggiate alla<br />

ricerca dei numerosi funghi porcini.<br />

L’ombra dei terremoti<br />

La Calabria è uno dei territori con più alta<br />

attività sismica d’Italia. Il gran numero di<br />

scosse, alcune delle quali hanno causato ingenti<br />

danni in epoche passate, sono la manifestazione<br />

di processi di evoluzione geologica<br />

in corso. L’arco calabro, a differenza del resto<br />

dell’Appennino di origine prevalentemente<br />

calcarea, è costituito da rocce cristalline, come<br />

i graniti sottoposti a spinte tettoniche<br />

molto intense che ne causano il costante e veloce<br />

sollevamento. Questo processo provoca<br />

un accumulo di energia che viene periodicamente<br />

scaricata dalle enormi masse rocciose<br />

appunti di viaggio<br />

PARCO NAZIONALE DELLA <strong>SILA</strong><br />

◗ Ente Parco Nazionale della Sila<br />

Istituzione: 1997<br />

Superficie: 79.695 ettari<br />

Sede: Via Nazionale, 87055 Lorica San<br />

Giovanni in Fiore (CS) - 0984.537109<br />

info@parcosila.it www.parcosila.it<br />

Provincie: Cosenza, Catanzaro e Crotone<br />

Comuni (del <strong>GAL</strong> che si trovano dentro i<br />

perimetri del Parco): Bocchigliero e<br />

Longobucco<br />

Come arrivare. La posizione di centralità<br />

del Parco Nazionale della Sila rispetto alla<br />

morfologia regionale, lo rende facilmente<br />

raggiungibile in automobile sia che si<br />

provenga dall'area ionica percorrendo la<br />

SS.106, che tirrenica sulla SS.18. In<br />

entrambi i casi comunque, con le sue<br />

uscite di Cosenza, Rogliano, Altilia<br />

Grimaldi e più a sud di Lamezia Terme,<br />

l’arteria autostradale A.3 rappresenta<br />

l’asse viario primario sul quale indirizzare<br />

la propria scelta.<br />

◗ Centro visite di Cupone<br />

Comune di Spezzano della Sila<br />

Cupone (Camigliatello Silano),<br />

sul lago Cecita<br />

coinvolte mediante imponenti eventi sismici<br />

come quelli del 1638, del 1783, del 1888,<br />

del 1905 e del 1908, che hanno causato decine<br />

di migliaia di vittime. Nella Sila Greca si<br />

ricordano ancora i danni provocati da altre<br />

scosse sismiche come quelle che si verificarono<br />

tra il 950 e il 970 che causarono la distruzione<br />

di 3 rioni di Rossano (S. Nicola,<br />

Grano e Giudeca). Un altro evento violento<br />

si registrò nel 1836 e procurò gravissimi danni,<br />

tanto che si dovettero ristrutturare diversi<br />

palazzi nobiliari, che persero il loro originale<br />

aspetto e si presentano oggi con uno stile ottocentesco.<br />

Anche all’inizio del secolo scorso,<br />

in particolare nel 1905, alcune scosse di terremoto<br />

interessarono il comune di Campana<br />

e produssero ingenti danni. Il territorio calabro<br />

presenta inoltre un forte rischio idrogeologico,<br />

come testimoniano grandi alluvioni e<br />

frane che periodicamente si verificano. Attivare<br />

in tempi brevi un sistema di difesa del<br />

suolo porterebbe a notevoli benefici alla popolazione,<br />

una maggiore attenzione all’ecologia<br />

e agli ambienti naturali significa preservare<br />

la regione e l’inestimabile patrimonio culturale<br />

della Sila Greca, consegnandolo in<br />

perfetto stato alle generazioni future. ■<br />

0984.579757 (Cupone) / 0984.76760<br />

(Amministrazione Corpo Forestale<br />

di Cosenza)<br />

utb.cosenza@corpoforestale.it<br />

Come arrivare. Da Cosenza SS.107<br />

direzione Spezzano della Sila, procedere in<br />

direzione Camigliatello Silano, infine per<br />

Lago Cecita/Cupone. Da Rossano SS.<br />

Rossano-Sila, proseguire in direzione<br />

Camigliatello.<br />

A.R.S.S.A. CALABRIA<br />

◗ Agenzia regionale per lo sviluppo<br />

e per i servizi in agricoltura<br />

Centro Sperimentale Dimostrativo<br />

C.da Pantano Martucci <strong>–</strong> Mirto/Crosia<br />

(CS)<br />

0983.42235 - Fax 0983.480832<br />

Orario di apertura. 8:00/13:30<br />

Giorno di chiusura. Sabato<br />

Ingresso. Gratuito<br />

Visite guidate. Previste su richiesta<br />

arssacsdmirto@libero.it<br />

www.arssacsdmirto.it/arssa.htm<br />

Come arrivare. A.3 Napoli - Salerno -<br />

Reggio Calabria, uscita Spezzano<br />

Albanese-Sibari, SS.106 fino a Crosia,<br />

seguire indicazioni per Centro ARSSA.<br />

➜ IL SISTEMA<br />

DELLE GROTTE<br />

L’uomo dalla roccia ha<br />

sempre ricavato utensili,<br />

attrezzi agricoli, macine e<br />

la materia prima per la<br />

costruzione di case. Un<br />

tempo la casa veniva<br />

scavata direttamente<br />

nella pietra sui costoni di<br />

colline e montagne, per<br />

cui venivano colonizzate<br />

preferibilmente aree<br />

dotate di una roccia<br />

facilmente lavorabile.<br />

È il caso di territori come<br />

quelli di Cropalati,<br />

Caloveto, Rossano e<br />

Pietrapaola, interessati<br />

dalla presenza di monaci<br />

Basiliani, che realizzarono<br />

un articolato sistema di<br />

grotte, all’interno delle<br />

quali vivevano, e che oggi<br />

fanno parte del paesaggio<br />

urbano e rurale degli<br />

stessi centri.<br />

Pagina a lato: il Centro<br />

Visite del Parco<br />

Nazionale della Sila<br />

presso il Lago Cupone;<br />

la posidonia, indice di<br />

buona qualità dell’acqua;<br />

dune costiere in<br />

prossimità di Macchia<br />

della Bura, Mirto.<br />

67


ITINERARI DELLA NATURA<br />

68<br />

IL DISEGNO<br />

DELL’ACQUA


Scorre, sparisce, in piena o in secca, lambisce<br />

le coste con lente danze d’onda o si muove<br />

scolpendo la roccia intorno a sè.<br />

L’acqua è uno degli elementi più importanti<br />

e affascinanti delle terre <strong>Jonicosilane</strong> nel<br />

Basso Jonio Cosentino.<br />

TUTTI I BACINI IDROGRAFICI sono<br />

strettamente connessi gli uni agli<br />

altri: il più grande tra questi è<br />

quello del Trionto, “Traes” per i<br />

Greci, “Traentum” per i Romani, che, nel<br />

tempo, ha contribuito a modellare ampi<br />

tratti di costa intorno alla sua foce. Trasportando<br />

a valle una grande quantità di detriti,<br />

soprattutto a partire dal periodo dei Romani,<br />

grandi “disboscatori”, ha letteralmente<br />

spostato in avanti la linea costiera (progradazione),<br />

finché gli interventi di riforestazione<br />

degli anni ’60 del Novecento hanno innescato<br />

un’inversione di tendenza e un conseguente<br />

arretramento del suo delta. Questo<br />

fiume, che ha una lunghezza del ramo principale<br />

di circa 40 chilometri, un bacino idrografico<br />

di 288 km 2 e una portata media di<br />

circa 4.4 m 3 /s, nasce dalle montagne della Sila<br />

e attraversa, con i suoi affluenti (torrenti<br />

Manna, Macrocioli, Ortiano e Laurenzana),<br />

i comuni di Calopezzati, Caloveto, Pietrapaola,<br />

Campana, Bocchigliero, Crosia, Cropalati,<br />

Longobucco e Rossano. Da qui partono<br />

diversi sentieri che portano alla scoperta<br />

di canyon, piscine naturali e cascate che la<br />

forza dell’acqua ha creato scavando la roccia.<br />

Uno dei più conosciuti è il sentiero Norman<br />

Douglas, che prende il nome dal famoso viag-<br />

Sulla doppia pagina:<br />

cariche d’acqua e<br />

caratterizzate da una<br />

portata talvolta anche<br />

impetuosa d’inverno,<br />

spesso in secca d’estate:<br />

le fiumare, o “jumare” nel<br />

dialetto locale, dominano<br />

il paesaggio della Sila<br />

Greca e del Basso Jonio<br />

Cosentino e lo<br />

caratterizzano, con i loro<br />

alvei larghi e ciottolosi in<br />

prossimità del mare, più<br />

stretti e impervi<br />

allontanandosi dalla<br />

costa.<br />

Su questa pagina, a lato:<br />

le tradizionali barche a<br />

remo issate sul litorale di<br />

Mirto, testimoni di un<br />

passato che rivive negli<br />

antichi gesti dei<br />

pescatori, che vengono<br />

tramandati di<br />

generazione in<br />

generazione.<br />

69


➜ CENTO FONTANE:<br />

L’ACQUA CHE RIEMERGE<br />

ALL’IMPROVVISO<br />

A Mirto, nel comune di<br />

Crosia, a circa 400 metri<br />

dal mare e ad 8 metri di<br />

quota, affiora una delle<br />

più grandi sorgenti<br />

dell’Italia meridionale a<br />

livello di piana alluvionale.<br />

Parliamo della sorgente di<br />

Cento Fontane, un fronte<br />

acquifero lungo più di 200<br />

metri che scaturisce dal<br />

terreno incoerente, in<br />

corrispondenza di un<br />

gradino morfologico,<br />

alimentato dalla falda<br />

subalvea del Trionto.<br />

Prima delle trasformazioni<br />

urbanistiche iniziate a<br />

partire dal decennio<br />

1950-1960, esisteva un<br />

intero sistema di zone<br />

umide, a tratti paludose e<br />

salmastre, con flora e<br />

fauna caratteristica di<br />

questi ambienti, solo in<br />

parte conservate.<br />

La sorgente aveva una<br />

portata di 152 L/sec.<br />

(misurata il 28-07-1934).<br />

In una stampa della<br />

Calabria Citeriore del<br />

1657, tratta dall’opera di<br />

Matteo Greuter, questo<br />

fronte acquifero è<br />

segnalato come<br />

“Cento Fontanelle”,<br />

ma anche “Cento Fonti”<br />

in altre cartografie<br />

antiche.<br />

giatore inglese che ne scrisse entusiasticamente<br />

dopo averlo percorso agli inizi del XX secolo,<br />

nel suo tragitto da Acri a Longobucco. La<br />

millenaria erosione della valle ha portato alla<br />

luce aspetti geologici di grande interesse, tra<br />

cui gli importanti filoni di galena argentifera.<br />

Il fiume si snoda in anse che si susseguono tra<br />

strette e ripide pareti rocciose, con il greto<br />

spesso invaso da massi levigati dai colori bizzarri<br />

di origine granitica, metamorfica e sedimentaria.<br />

I costoni, grigi o tendenti al bianco<br />

in prossimità delle formazioni calcareo-marnose<br />

nel tratto medio del bacino idrografico,<br />

diventano addirittura rossastri nei tratti “marmorei”<br />

di Longobucco (le quarzareniti di timpa<br />

Rossa).<br />

La diversa resistenza agli agenti atmosferici e<br />

all'erosione ha creato un contrasto molto netto<br />

tra il paesaggio montano e quello della bassa<br />

collina e della pianura costiera, dove la scarsa<br />

copertura forestale, prevalentemente macchia<br />

mediterranea, e le ricche coltivazioni di<br />

uliveti ed agrumeti, creano un intreccio equilibrato<br />

e dinamico di colori e profumi. Alla foce<br />

dei fiumi si aprono spiagge ciottolose che<br />

diventano poi di sabbia finissima, costantemente<br />

lambite dalla carezza delle onde. Il mare<br />

ha fondali che rimangono poco profondi,<br />

che degradano lentamente lungo ampi “giardini”<br />

di Posidonia oceanica, principalmente tra<br />

la foce del Trionto ed il Nicà. Qui la costa del<br />

Basso Jonio Cosentino ha anche località insignite<br />

con la prestigiosa bandiera blu, che tiene<br />

in considerazione non solo l’acqua incontaminata,<br />

ma anche le attrezzature delle spiagge, la<br />

ricettività e la qualità dei servizi offerti.<br />

Una delle più belle spiagge della Costa degli<br />

Achei è sicuramente quella di Lido Sant’Angelo,<br />

a Rossano: una lunga lingua di sabbia dorata,<br />

incastonata tra la costa e la macchia mediterranea.<br />

I fondali marini degradano dolcemente<br />

verso la profondità, rendendo l’acqua<br />

cristallina e ricca di fauna, l’ideale per nuotate<br />

rinfrescanti e per gli appassionati di pesca. Ma<br />

la spiaggia non è l’unica attrattiva, si possono<br />

fare stupende passeggiate verso le pendici della<br />

Sila, attraversando i meravigliosi boschi di castagni<br />

secolari.<br />

Le sorgenti pietrificanti:<br />

i travertini di Vurganivura<br />

La natura a volte può costruire paesaggi fantastici<br />

in luoghi che non ti aspetti e con ingredienti<br />

che si combinano per caso. Immaginate<br />

un rilievo carbonatico molto fratturato<br />

(colle d’Avri), in un contesto prevalentemente<br />

granitico e metamorfico (la Sila); aggiungete<br />

una persistente circolazione d’acqua<br />

ricca in bicarbonato di calcio che scambia<br />

anidride carbonica con l’aria e con gli orga-


FIUMARE: LA MAGIA DELL’ACQUA<br />

Lungo le pendici della Sila Greca si possono ammirare numerose “fiumare”, sistemi idrografici tipici dell’Italia<br />

meridionale e del versante ionico calabrese in particolare. Sono corsi d’acqua generalmente brevi<br />

e dal letto largo e ciottoloso, che cambiano continuamente fisionomia. Non hanno una vera e propria sorgente<br />

e sono alimentate soprattutto dall’acqua piovana, perciò la loro portata è soggetta alle stagioni. Durante<br />

il periodo che va da ottobre a marzo scorrono impetuose, cariche di acqua, con fenomeni di piena<br />

rapida che sovente creano gravi danni al territorio e alle cose, ma che per la loro selvaggia bellezza sono<br />

un vero e proprio patrimonio da conservare e valorizzare. Nei mesi più caldi possono rimanere asciutte,<br />

dove all’acqua si sostituisce un paesaggio quasi lunare, di rocce e detriti, come calato dall’alto tra i rilievi<br />

collinari argillosi. Il sistema delle fiumare nel territorio è molto diffuso; da Rossano a Cariati incontriamo<br />

il torrente Cino, il Colognati, il Coserie, il Trionto, il Fiumarella, l’Acquaniti, l’Arso, e, per ultimo, il Nicà, che<br />

si trova al confine tra la provincia di Cosenza e Crotone. Le fiumare hanno importanza non solo sotto il<br />

profilo geomorfologico, idrogeologico e naturale, ma anche perchè sono state, e sono in modo minore ancora<br />

oggi, fonte preziosa per la produzione di energia idroelettrica per i comuni sparsi sul territorio. Sono molte le centraline costruite<br />

agli inizi del ’900 che sfruttavano la caduta dell’acqua, tramite le turbine che la trasformavano in corrente. Le prime in Calabria sorsero<br />

lungo il corso del Trionto, nel territorio di Longobucco, ma ad oggi sono ormai dismesse, ad eccezione di due, in località Campitella<br />

e Sullacca, che sono state recentemente restaurate e rimesse in produzione. Ma prima della scoperta dell’energia elettrica la forza dell’acqua<br />

veniva sfruttata dai mulini, che venivano usati per la molatura del grano e di altri cereali. Nella zona di Pietrapaola, lungo l’Acquaniti,<br />

ce ne sono addirittura quattro ma se ne possono ancora ammirare diversi, in vario stato di conservazione, in tutto il territorio<br />

della Sila Greca. Si ricordano i mulini del Celadi, dell’Acquaniti, del Colognati, del Coseria, del Trionto, dove l’acqua ha alimentato fino<br />

a pochi decenni fa anche un lanificio, adiacente ai ruderi della chiesa di Sant’Antonio da Padova, sotto l’abitato di Longobucco.<br />

nismi fotosintetici. Immaginate poi la presenza<br />

di batteri e alghe, rami, foglie e tronchi<br />

d’albero bagnati dal gocciolio dell’acqua<br />

e da tanta umidità, con l’acqua che scorre su<br />

incisioni vallive ad elevata pendenza (il torrente<br />

Vurganivura). Il risultato di questa arcana<br />

combinazione è esattamente quello che<br />

offre alla vista questo angolo nascosto della<br />

Calabria: incrostazioni di travertino (lapis tiburtinus<br />

per i Romani) dalle maestose architetture<br />

e dalle forme bizzarre e fantasiose,<br />

con cascate, ventagli di accrescimento, antri<br />

e concrezioni mammellonari, affascinanti e<br />

delicati.■<br />

➜ LA COSTA DEGLI ACHEI E<br />

LA PIANA DI SIBARI<br />

Si sviluppa per 150 chilometri,<br />

delimitata a nord dal fiume<br />

Ferro e a sud dal Trionto.<br />

È incorniciata dai rilievi del<br />

massiccio del Pollino e dalle<br />

ultime pendici della Sila Greca,<br />

proprio al centro della Piana<br />

di Sibari, dove giunsero i Greci<br />

nel corso dell’VIII secolo a.C.,<br />

fondando la città di Sibarys, da<br />

cui poi prese il nome. La piana<br />

è caratterizzata da numerosi<br />

scavi archeologici, in<br />

particolare quelli del Parco<br />

Archeologico della Sibaritide<br />

con il suo Museo.<br />

Sulla doppia pagina, in senso<br />

orario: il litorale di Rossano,<br />

nella fascia orientale della<br />

piana di Sibari tra la Sila e la<br />

costa jonica; la cascata di<br />

Vurga Nivura, a Longobucco,<br />

formate da concrezioni<br />

calcaree di travertino;<br />

il Lago di Cecita, nato dalla<br />

costruzione di una diga sul<br />

Fiume Mucone;<br />

lungo i corsi d’acqua si<br />

incontrano formazioni di<br />

travertino; alcune formazioni<br />

sedimentarie di fondale<br />

marino, ormai emerse e<br />

deformate dopo milioni di anni,<br />

a Vurga Nivura.<br />

71


ITINERARI OUTDOOR<br />

72<br />

SPIRITO<br />

OUTDOOR<br />

Come una grande piramide orografica, che ha per centro il monte<br />

Paleparto (m. 1481) ed è solcata, sul versante orientale, da una<br />

serie di gole fluviali che si alternano a scoscesi contrafforti<br />

montuosi, la Sila Greca offre infinite possibilità per l’outdoor,<br />

in un mondo fiabesco, isolato e romantico, dove il tempo<br />

sembra essersi fermato.


Uno dei tratti più<br />

suggestivi del torrente<br />

Ortiano: il territorio della<br />

Sila Greca è segnato da<br />

corsi d’acqua impetuosi,<br />

strette valli e gole, boschi<br />

lussureggianti e una natura<br />

incontaminata che<br />

domina il paesaggio.<br />

FURONO POCHI I “TEMERARI” CHE INCURANTI DELLE CARENTI VIE DI COMU-<br />

NICAZIONE e della mancanza di comodi alloggi, scelsero di affrontare un viaggio<br />

di conoscenza e scoperta del selvaggio e isolato Sud Italia. Due di loro lasciarono<br />

vividi ricordi nei loro diari durante l’esplorazione della Calabria e in<br />

particolare della Sila Greca: Duret de Tavel e Norman Douglas. Il primo, ufficiale<br />

dell’esercito napoleonico, un soldato che nell’occasione seppe descrivere uomini e<br />

luoghi esattamente come un viaggiatore, nel 1808 così si esprimeva nella XX lettera<br />

del suo epistolario dalla Calabria pubblicato poi a Parigi, nel 1820, con il titolo<br />

“Séjour d’un officier français en Calabre”: Vi scrivo dal paese più selvaggio degli appennini<br />

[…]. Longobucco si trova a quindici miglia da Rossano. Le strade per raggiungerlo<br />

sono spaventose e tutte dominate da alte montagne. […]. Le nostre guide […] ci condussero<br />

con prudenza ed abilità attraverso delle estese foreste dove si incontrano solo branchi<br />

di daini e caprioli, i soli abitanti di questi luoghi solitari (…). Prima che facesse notte<br />

raggiungemmo un’altura da dove si scorge Longobucco, che è situata in una vallata<br />

stretta, profonda e attraversata da un torrente (il Trionto - n.d.r. -) che scorre fragorosamente<br />

tra enormi rocce. Le alte montagne boscose che circondano quest’orrido luogo vi<br />

spandono un colore cupo e selvaggio che ispira un senso di desolazione. (…) Non si vedono<br />

che montagne a picco addossate ad altre montagne, dei massi rocciosi che minacciano<br />

di schiacciare le abitazioni e torrenti che muggiscono nel fondo di vallate profonde<br />

e tenebrose.<br />

73


Sulla pagina a lato, in<br />

senso orario: il territorio<br />

della Sila Greca, incontaminato<br />

e maestoso, è caratterizzato<br />

da montagne<br />

e valli che si alternano in<br />

un susseguirsi di<br />

panorami cangianti e<br />

dalle mille sfaccettature,<br />

dove tutti gli amanti dell’outdoor<br />

possono<br />

trovare la propria<br />

dimensione: un esempio<br />

si può trovare sulla cima<br />

del monte Iurentino;<br />

alcune delle valli più<br />

strette e ripide, come il<br />

canyon del Vulganera,<br />

sono tra le mete<br />

privilegiate per gli<br />

appassionati di<br />

torrentismo; alberi<br />

imbiancati in Colle<br />

Dell’Esca, nell’altopiano<br />

della Sila;<br />

le classiche incisioni a<br />

spina di pesce realizzate<br />

sulla corteccia dei tronchi<br />

di pino laricio per<br />

raccoglierne la resina.<br />

74<br />

Un secolo dopo, l’eccentrico e coltissimo<br />

scrittore britannico Norman Douglas attraversò<br />

per puro diletto la Sila, oltre che buona<br />

parte della Calabria, da ovest ad est e rigorosamente<br />

a piedi: da Acri salì sino a Croce<br />

Greca e si tuffò poi sul versante opposto<br />

lungo la valle del Trionto, tra contadini che<br />

falciavano il fieno, mandrie scampananti,<br />

boschi di pini digradanti dalla cima del<br />

monte Paleparto. Ma ad attrarre l’attenzione<br />

di Douglas fu soprattutto il paesaggio di cui<br />

offre, nel suo Old Calabria pubblicato a<br />

Londra nel 1915, una immaginifica descrizione.<br />

Ben presto lo stretto alveo del Trionto,<br />

percorso da acque irruente e costellato di<br />

canyon e dirupi, costrinse però Douglas a<br />

dar fondo alle sue doti di trekker ante litteram.<br />

Sino a che sul far della sera, dopo numerosi<br />

guadi e una serie interminabile di meandri,<br />

ecco apparire Longobucco con il suo improbabile<br />

Hotel Vittoria, dove il britannico non<br />

trovò però nulla da mangiare, finché qualcuno<br />

non gli procurò del cibo presso le ospitali<br />

case private. Si meravigliò del fatto che<br />

anche le zone più povere del paese fossero illuminate<br />

discretamente, conseguenza delle<br />

centrali idroelettriche da poco messe in funzione.<br />

Zaino in spalla<br />

Il modo più autentico e sorprendente per<br />

conoscere le terre <strong>Jonicosilane</strong> sono i passi<br />

lenti. Basta abbandonare le strade asfaltate<br />

e, zaino in spalla, incamminarsi lungo uno<br />

dei tanti sentieri che attraversano, come<br />

una trama intricata, questo territorio impervio<br />

e affascinante.<br />

La caratteristica geomorfologia lievemente<br />

ondulata della parte centrale dell’altopiano<br />

silano cede il posto a linee di paesaggio oblique<br />

se non anche verticali, che hanno come<br />

unico approdo la vicina costa jonica, indissolubilmente<br />

legata per storia e tradizioni alle<br />

montagne dell’interno.<br />

Proprio dal mare infatti vennero le popolazioni<br />

del mare Egeo e del Peloponneso, che<br />

diedero il nome alla Sila Greca. Lentamente<br />

si attraversano fitte foreste di lecci e roverelle,<br />

in basso e sui fianchi scoscesi delle gole<br />

fluviali, di roveri (ve ne sono di giganteschi<br />

lungo la strada che scende verso l’antico eremo<br />

monastico di S. Onofrio, nella valle del<br />

Colognati), castagni (millenari quelli di<br />

Cozzo del Pesco) cerri, faggi e pini larici nelle<br />

zone più alte, soprattutto intorno al monte<br />

Paleparto.<br />

Lentamente si procede sull’alveo dei fiumi<br />

incontrando rapide, cascate, canyon, architetture<br />

di roccia (Cino, Colognati, Ortiano,<br />

Coserie, Vulganera, Laurenzana). Le gole<br />

dell’alto Trionto furono attraversate, suo<br />

malgrado, anche da Norman Douglas nella<br />

discesa verso Longobucco, per la scomparsa<br />

di un tratto di sentiero a causa di una frana<br />

(Timpa di Margiamunta). Lentamente si sale<br />

su ripidi ed alti crinali dai panorami sconfinati<br />

(Serra S. Angelo, monte Iurentino,<br />

monte Serino e Basilicò, colle d’Avri, Serra<br />

Castagna, monte Paleparto).<br />

Tutti i paesi del <strong>GAL</strong>, che, come un rosario,<br />

circondano la parte più propriamente montagnosa<br />

del territorio, possiedono sentieri <strong>–</strong><br />

ma anche comode sterrate <strong>–</strong> che salgono<br />

verso il centro della piramide.<br />

Si susseguono interminabili ghirigori, entrando<br />

e uscendo da valloni tenebrosi, passando<br />

per antichi stazzi e per arcaici rifugi di<br />

pastori, i “pagliari”, che paiono usciti da un<br />

passato leggendario se non addirittura dalla<br />

preistoria, affacciandosi su dirupi rocciosi,<br />

guadando torrenti su instabili ponticelli di<br />

pertiche e pietre e attraversando foreste lussureggianti.<br />

Non solo trekking<br />

Se il muoversi a piedi è lo strumento più<br />

consono per la morfologia del territorio della<br />

Sila Greca, diverse altre sono le possibilità<br />

dell’outdoor in questa spettacolare e poco<br />

conosciuta porzione dell’altopiano silano.<br />

Durante le nevicate abbondanti la parte<br />

sommitale del monte Paleparto si presta magnificamente<br />

per lo sci escursionismo e per<br />

le ciaspole (accessi da Longobucco, da Bocchigliero,<br />

Campana e Rossano).<br />

Le stradine forestali, disseminate ovunque,<br />

sono inoltre ottimi percorsi per la mountain<br />

bike e offrono la possibilità di favolose traversate<br />

da un paese all’altro passando per le


montagne: da Cropalati a Longobucco, da<br />

Paludi a Rossano solo per fare qualche esempio.<br />

Le stesse stradine, ma anche le praterie<br />

e i boschi della zona sommitale della Sila<br />

Greca, ben si adattano alle passeggiate a cavallo,<br />

mentre gli stretti sentieri delle valli<br />

paiono fatti apposta per rivitalizzare l’uso<br />

degli asini e muli, tradizionali mezzi di trasporto.<br />

Tutte le forre dell’area, in particolare<br />

quelle del Colognati, del Trionto, del Coserie,<br />

del Vurganivura, dell’Ortiano e del Laurenzana,<br />

offrono straordinarie possibilità per<br />

il torrentismo. Infine sulla costa i fondali<br />

marini <strong>–</strong> ad esempio quelli antistanti Capo<br />

Trionto <strong>–</strong> si possono ammirare con lo<br />

snorkeling o le immersioni con le bombole<br />

per scoprire scogliere e praterie di posidonia,<br />

dove non è difficile incontrare ricciole, pesci<br />

spada, tonni, delfini e talvolta anche tartarughe.<br />

Non solo trekking dunque: qui la natura<br />

ricopre un ruolo di assoluta protagonista<br />

e offre all’appassionato di outdoor infinite<br />

possibilità di esplorazione, in un territorio<br />

magico e misterioso, tutto da scoprire. ■<br />

75


TREKKING NELLE TERRE JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />

Alcuni sentieri sono realizzati in modo da essere percorsi agevolmente, altri richiedono un certo grado di dimestichezza,<br />

noi in questo articolo ne suggeriamo alcuni, però, dove presente, bisogna seguire la segnaletica in uso nei sentieri,<br />

perché rappresenta uno strumento di grande aiuto per affrontare in sicurezza la escursioni.<br />

76<br />

In basso: una delle<br />

numerose gole lungo il<br />

corso del Trionto; uno dei<br />

castagni monumentali di<br />

località Cozzo del Pesco;<br />

una cascata generata dal<br />

torrente Colognati.<br />

1° itinerario<br />

Da Longobucco alle gole del Trionto<br />

Località di partenza<br />

Ponte stradale sul Trionto, Longobucco<br />

Località di arrivo<br />

Gole del Trionto<br />

Difficoltà<br />

E<br />

Dislivello<br />

300 metri circa<br />

Tempo di percorrenza<br />

3 ore<br />

Periodo consigliato<br />

Estate<br />

Da Longobucco si prenda<br />

la vecchia strada per Cropalati<br />

e la costa; subito dopo<br />

l’abitato si lascia l’auto<br />

prima del ponte sul Trionto.<br />

Descrizione: una via a<br />

sinistra del ponte scende<br />

sul greto del torrente, la si<br />

risale finché il paesaggio si fa più appagante e romantico,<br />

le anse del Trionto si susseguono, strette tra ripidi costoni,<br />

che scendono dai due opposti versanti, dove radicano lecci,<br />

roveri, cerri, pini e castagni. In molti punti l’alveo è ingombro<br />

di grandi massi, su uno dei quali alligna un incredibile<br />

pino che protende le sue radici nude sulla roccia in cerca della<br />

terra e dell’acqua. In alcuni punti occorre guadare da una<br />

riva all’altra. Tutt’intorno le pendici vallive sono particolarmente<br />

erose e solo nel tratto più alto diventano più strette<br />

e composte, formando piccoli tratti a canyon (diverse pozze<br />

invitano ad un bagno tonificante). Sono possibili anche sentieri<br />

che aggirano le anse e riportano sul greto. Ad un certo<br />

punto sulla sinistra si stacca un sentiero, che, passato accanto<br />

ad una sorgente, torna indietro a mezza costa, sbucando<br />

nella parte alta di Longobucco (può essere una buona<br />

alternativa per raggiungere la parte alta delle gole o per<br />

rientrare ad anello senza ripercorrere all’inverso la prima<br />

parte del greto). Più avanti si raggiunge un magnifico<br />

canyon, insuperabile se non con un lungo e faticoso aggiramento<br />

a monte. Siamo nel regno del granito silano, lucidato<br />

e levigato dall’azione delle acque. L’escursione può essere<br />

continuata a piacimento.<br />

2° itinerario<br />

Le cascate dei torrenti Cerasia e Colognati<br />

Località di partenza<br />

Chiesetta di S. Onofrio nella montagna di Rossano<br />

Località di arrivo<br />

Cascate del Cerasia<br />

Difficoltà<br />

EE<br />

Dislivello<br />

250 metri 50 metri<br />

Tempo di percorrenza<br />

2 ore<br />

Periodo consigliato<br />

Primavera e estate<br />

Da Rossano prendere la<br />

strada per la Sila, superato<br />

il bivio a destra per il<br />

Patirion, dopo circa 3 chilometri<br />

percorsi si oltrepassa<br />

una fontana sulla<br />

destra e si scende a sinistra<br />

nella Valle del Colognati<br />

(cartello con scritto “Sant’Onofrio”). Questi 6 chilometri,<br />

seppure percorribili, sono malmessi, soprattutto nell’ultimo<br />

tratto. La discesa nel bosco si fa più ripida, con una serie<br />

di tornanti e magnifiche vedute sulla valle. Raggiunta<br />

una radura con la graziosa chiesetta di Sant’Onofrio, sorta<br />

su un antico luogo di culto bizantino (fontana), si parcheggia<br />

per percorrere la stradina a fondo naturale che risale a<br />

mezza costa, lungo il corso del Colognati. Si guadano due<br />

fossi, poi dritti fino ad un bivio (la stradina a destra conduce<br />

ad uno stazzo con un bellissimo “pagliaru”, un antico rifugio<br />

di pastori), si guada un terzo fosso e si risale ripidamente,<br />

fino ad una selletta con le cosiddette Pietre Pizzute<br />

a destra, un belvedere a picco sulle gole del Colognati a sinistra.<br />

Una breve ma impegnativa digressione sulla sinistra<br />

(50 metri circa), nella scarpata sottostante la strada, accompagna<br />

l’escursionista alle prime cascate del Colognati,<br />

alte una ventina di metri. Fare attenzione per assenza di segnali<br />

e sentiero. Tornati sui propri passi si ridiscende lievemente<br />

guadando un quarto fosso proveniente dalla destra.<br />

Ora, dopo una breve salita e discesa, si incontra il fosso del<br />

Cerasìa (sempre proveniente dalla destra); da qui si può risalire<br />

il torrente lungo un labile camminamento posto sulla


pendice di sinistra della valletta, che consente di aggirare<br />

l’alveo. Dopo occorre arrampicare su alcune pareti di roccia<br />

e aggirare nuovamente una zona impervia sulla sinistra, sino<br />

alla base delle alte cascate. Le frane in atto possono modificare<br />

con frequenza il percorso. Rientrati sulla stradina si<br />

può tornare indietro o continuare a risalire lungo la valle<br />

con ulteriori magnifici scorci (strettoie, anse, pozze, rapide,<br />

boschi). In questa zona affiorano tra i graniti, nascosti tra<br />

dirupi e una folta vegetazione, splendidi frammenti di una<br />

megabreccia rossastra, contenenti grandi esemplari di ammoniti,<br />

fossili del giurassico (località Torno).<br />

3° itinerario<br />

I castagni giganti di Cozzo del Pesco<br />

Località di partenza<br />

Strada tra l’ex Monastero del Patirion (Rossano) e Sila<br />

Località di arrivo<br />

Cozzo del Pesco<br />

Difficoltà<br />

T<br />

Dislivello<br />

70 metri<br />

Tempo di percorrenza<br />

0.30 ore<br />

Periodo consigliato<br />

tutto l’anno.<br />

Da Rossano si prende la<br />

strada per il monastero<br />

italo-bizantino del Patirion<br />

e per l’Oasi dei Giganti di<br />

Cozzo del Pesco. Dopo il<br />

suggestivo luogo religioso,<br />

si prosegue lungo la strada<br />

sino a incontrare una<br />

deviazione sterrata sulla destra, contrassegnata da una baracca<br />

in legno e un cartello indicante l’oasi. Lasciata l’auto<br />

si imbocca a piedi la stradina, inoltrandosi nel bosco, tralasciando<br />

le deviazioni a destra, che scendono verso il fondovalle.<br />

In breve si giungerà alla base del bosco monumentale<br />

posto in pendio, che è composto da un centinaio di castagni<br />

plurisecolari, con un nucleo centrale composto da veri<br />

e propri colossi di un’età probabile di 800 anni, oltre a<br />

circa novanta aceri. Si può continuare a salire lungo la stradina<br />

o entrare liberamente nel bosco, visitando uno per uno<br />

i giganteschi castagni, alcuni dei quali possono ospitare diverse<br />

persone nel loro tronco cavo. Il sentiero si collega alla<br />

strada provinciale che porta in Sila, in prossimità del centro<br />

forestale della Finaita.<br />

ESCURSIONI<br />

DA NON PERDERE<br />

Oltre a quelli analiticamente descritti segnaliamo altri itinerari da non<br />

perdere.<br />

Monte Paleparto <strong>–</strong> L’articolata cima di monte Paleparto (m. 1481), massima<br />

elevazione della Sila Greca, può essere raggiunta grazie a tre diversi itinerari.<br />

Da Longobucco si segue la ripida stradina che passa da Pietragnizzita. Da<br />

Cropalati si sale in auto sino allo spartiacque tra le valli del Coserie e del Trionto:<br />

dove termina l’asfalto si prosegue a piedi verso i monti Iurentino e Iantrìnico.<br />

Da San Pietro in Angaro, una frazione alta di Longobucco, ci si incammina<br />

direttamente a piedi lungo la stradina che sale attraverso fitti boschi di pini.<br />

Cozzo Pica <strong>–</strong> Percorrendo la vecchia SS.177 da Rossano in direzione Paludi-Cropalati,<br />

si supera il ponte sul Colognati, aggirato un costone si sale a destra<br />

verso località Case Gennaro fino a Cozzo Minestria. Lasciata l’auto dove<br />

la strada piega a sinistra, si prende la sterrata che si stacca dritta all’esterno<br />

della curva (versante della valle del Colognati). Si sale a piedi lungo la stradina<br />

e superati alcuni bivi si guadagna il crinale che fa da spartiacque con la valle<br />

del torrente Otturi. Ci si immette sulla stradina che proviene da Paludi e che<br />

va a destra verso Cozzo Pica e prosegue per i bivi sommitali del Paleparto.<br />

Gole del Coserie e del Vulganera (“Vurganivura”) <strong>–</strong> Magnifico itinerario<br />

di torrentismo, occorre guadare e bagnarsi. Dalla Stazione dei Carabinieri<br />

di Cropalati si prende la strada che sale e poi scende verso il fondovalle del<br />

Coserie. Raggiunto il greto si attraversa il fiume e si risale il corso lungo una<br />

sterrata, sin dove è possibile; lasciata l’auto si prosegue liberamente a piedi lungo<br />

le bellissime ed articolate gole sino ad un impressionante canyon.<br />

Gole e le cascate del Laurenzana <strong>–</strong> Itinerario di torrentismo lungo e impegnativo.<br />

Da Bocchigliero prima della piazza principale (provenendo da Caloveto<br />

l’incrocio è riconoscibile perché vi è una statua della Madonna colorata),<br />

prendere la strada che scende verso il fondovalle del Laurenzana; raggiunto il<br />

fondovalle, risalire il corso in auto sin dove possibile e proseguire poi a piedi<br />

verso la cascata.<br />

Gole dell’Ortiano <strong>–</strong> Itinerario di torrentismo che si snoda lungo l’Ortiano.<br />

Provenendo da Camigliatello - Lago Cecita, lungo la ex SS.282 si supera il bivio<br />

per Campana e si prosegue verso Bocchigliero. Al km 5,9 dal bivio, prima di Bocchigliero,<br />

si devia a sinistra seguendo l’indicazione Chiesa di Ortiano, presso un<br />

villaggio semidistrutto dall’alluvione del 1973. Si piega a sinistra, ancora a sinistra,<br />

seguendo le indicazioni per Via Vigna Tagliata. Al successivo bivio, prendere<br />

a destra sino ad una casa, dove una stradina scende sul greto del torrente.<br />

Cozzo del Pupatolo <strong>–</strong> Dalla chiesetta della Fossiata, raggiungibile da Camigliatello<br />

Silano o dal lago Cecita, ci si incammina a piedi e si sale nel bosco<br />

di pini. Superata la strada asfaltata che dal bivio dopo la Fossiata porta a Longobucco,<br />

si piega a sinistra lungo una sterrata e poi al bivio si prende a destra<br />

sino al Cozzo del Pupatolo.<br />

Il Bosco del Patire <strong>–</strong> Tutt’intorno al monastero del Patire (Rossano) si estende<br />

un magnifico bosco di macchia mediterranea con sentieri per semplici passeggiate.<br />

Foce del Fiume Nicà <strong>–</strong> La foce del Fiume Nicà, nel comune di Cariati, è zona<br />

di sosta di uccelli acquatici.<br />

Foce del Fiume Trionto <strong>–</strong> La foce del Fiume Trionto, tra i comuni di Rossano<br />

e Crosia.<br />

77


ITINERARI IN VIAGGIO<br />

78<br />

SULLE ORME DEGLI<br />

ENOTRII E DEI<br />

Centri fortificati, villaggi, muraglie, tombe e torri, testimonianze<br />

delle civiltà italiche degli Enotrii e dei Brettii, risalenti<br />

ai secc. XV-IV a.C., hanno resistito allo scorrere dei millenni<br />

arrivando sino ai nostri giorni, costituendo elementi di grandissimo<br />

pregio delle terre <strong>Jonicosilane</strong> nel Basso Jonio Cosentino.


BRETTII<br />

Il sito archeologico di<br />

Castiglione di Paludi, una<br />

delle testimonianze più<br />

significative della storia<br />

antica delle terre<br />

<strong>Jonicosilane</strong>.<br />

È probabile l’identificazione<br />

di questo centro fortificato<br />

con le città brettie di<br />

Kossa o Etas.<br />

QUESTO ITINERARIO CONDUCE ALLA SCOPERTA DI DUE POPOLI STRAORDINARI che hanno occupato<br />

quest’area dal XV secolo al IV secolo a.C.: si tratta degli Enotrii e dei Brettii, due etnie italiche, quindi<br />

autoctone, che in oltre mille anni hanno costruito un’autonoma civiltà, detta della “Mesogaia” o della<br />

montagna, talora in conflitto, talaltra in pacifica coesistenza, con i Greci di Sibari e la civiltà del mare.<br />

I Brettii della Sibaritide hanno lasciato stupefacenti testimonianze della loro cultura: le ricostruzioni degli<br />

storici ipotizzano che questi fossero inizialmente subordinati ai Lucani, ma che nel 356 a.C. si siano ribellati acquisendo<br />

l’indipendenza e nominando Cosentia (l’attuale Cosenza) loro capitale. Iniziarono così a costruire fortificazioni<br />

militari, autentici capolavori di ingegneria che contribuirono a renderli un popolo temibile, in grado di attaccare e sconfiggere<br />

persino città della Magna Grecia come Terina, Thurii e Hipponion. Centri fortificati rinvenuti in varie località<br />

costituivano nell’insieme un sistema di controllo del territorio dotato di presidi posti vicino a corsi d’acqua, disposti su<br />

alture isolate difese in modo naturale e collegate visivamente. Insediamenti rurali (le fattorie) assicuravano invece preziose<br />

risorse alimentari attraverso agricoltura, silvicoltura e pastorizia.<br />

79


Su questa pagina:<br />

nonostante i quasi 2400<br />

anni di età, il centro<br />

fortificato di Castiglione<br />

di Paludi mantiene ancora<br />

un pregevole stato di<br />

conservazione; la celebre<br />

tomba a camera di<br />

origine brettia, che è<br />

possibile visitare nelle<br />

vicinanze di Cariati in<br />

località Salto,<br />

raggiungibile tramite la<br />

statale 106;<br />

uno scorcio caratteristico<br />

del centro storico di<br />

Mandatoriccio.<br />

80<br />

Castiglione di Paludi costituisce probabilmente<br />

il sito più spettacolare presente in Calabria, sia<br />

per l’estensione sia per la maestosità delle costruzioni.<br />

Venne edificato nel IV secolo a.C., e<br />

tra gli elementi che lo costituivano è oggi ancora<br />

possibile ammirare l’imponente cinta muraria<br />

e la grande porta est con le torri a pianta circolare.<br />

Numerose altre testimonianze di grande<br />

interesse sono sparse lungo l’itinerario; tra queste<br />

vi sono l’Altopiano delle “Muraglie” di Pietrapaola,<br />

la cinta muraria del sito di “Pruija” a<br />

Terravecchia e la tomba a camera di Cariati, che<br />

in particolare testimonia il livello di organizzazione<br />

e ricchezza, raggiunto dal popolo dei Brettii.<br />

Tali reperti, oltre a quelli rivenuti a Castiglione<br />

di Paludi, sono oggi esposti al Museo Archeologico<br />

di Sibari. Attraverso paesaggi incantevoli,<br />

ampie valli, fiumare e frutteti, si entra in<br />

contatto con centri abitati di grande interesse<br />

culturale come Cariati, Terravecchia, Scala Coeli,<br />

Mandatoriccio, Pietrapaola, Calopezzati, Paludi,<br />

Campana, Bocchigliero, Crosia, Cropalati,<br />

Longobucco e Rossano.<br />

L’ITINERARIO<br />

Località di partenza<br />

Cariati<br />

Località di arrivo<br />

Paludi<br />

Località intermedie e chilometraggio<br />

parziale<br />

Cariati <strong>–</strong> Terravecchia 10 km<br />

Terravecchia <strong>–</strong> Scala Coeli 12 km<br />

Scala Coeli <strong>–</strong> Mandatoriccio 11 km<br />

Mandatoriccio <strong>–</strong> Pietrapaola 26 km<br />

Pietrapaola <strong>–</strong> Calopezzati 18,5 km<br />

Calopezzati <strong>–</strong> Paludi 29 km<br />

Chilometraggio totale<br />

106,5 km<br />

Come arrivare<br />

A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita Sibari,<br />

proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla<br />

SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere<br />

sino a Cariati. Da Taranto seguire la SS.106 direzione<br />

Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno<br />

<strong>–</strong> Reggio Calabria, direzione Napoli,<br />

uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire<br />

sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione<br />

Reggio Calabria, procedere sino a Cariati.<br />

Da Crotone, la SS.106 fino a Cariati.


Si parte da Marina di Cariati, centro sul<br />

mare che si estende su circa dieci chilometri di<br />

costa.<br />

Per via della folta prateria a Posidonia oceanica,<br />

la zona di mare antistante il paese è<br />

stata dichiarata Sito di Interesse Comunitario<br />

(SIC).<br />

Grazie alla particolare morfologia e ad un<br />

territorio in parte collinare, l’area è sempre<br />

stata un importante centro militare. All’interno<br />

del porto di Cariati Marina è possibile<br />

osservare all’opera i maestri d’ascia ancora<br />

in attività, mentre riparano o costruiscono<br />

barche da pesca utilizzando ancora oggi<br />

il legno proveniente dai boschi limitrofi.<br />

Procedendo verso sud-est sulla SS.106 in direzione<br />

di Reggio Calabria, appena fuori dal<br />

paese incontreremo un’indicazione per la<br />

“Tomba Brettia”.<br />

Dopo pochi minuti, seguendo la strada raggiungiamo<br />

una piccola area attrezzata, all’interno<br />

della quale sorge la famosa tomba<br />

a camera di origine brettia (la strada è asfaltata<br />

in tutta la sua lunghezza, a parte l’attraversamento<br />

del letto di un piccolo torrente<br />

che potrebbe rendere difficoltoso il passaggio<br />

durante il periodo invernale). Da non<br />

perdere il centro storico di Cariati interamente<br />

chiuso da possenti mura del XV secolo<br />

con torrioni a tronco di cono e poligonali<br />

e la bellissima Porta del Ponte Nuovo,<br />

grazie alla quale si accede al paese attraverso<br />

la via principale, che si dirama poi in tortuosi<br />

vicoli ricchi di edifici storici e chiese,<br />

come il Palazzo Vescovile, il Palazzo Vennari,<br />

la Cattedrale, la Chiesa degli Osservanti<br />

e quella della S.S. Trinità.<br />

Da Cariati si seguono le indicazioni per Terravecchia,<br />

che si raggiunge, percorrendo la<br />

SS.108ter, dopo appena una decina di chilometri.<br />

Una volta a Terravecchia si continua a percorrere<br />

la statale fino ad incontrare l’indicazione<br />

per il “Parco Archeologico Pruija”,<br />

seguendo la quale costeggeremo il paese su<br />

Via San Giovanni. Mantenendosi sulla strada<br />

principale, si incontra uno slargo sulla<br />

destra e subito dopo si imbocca la strada<br />

(via Primo Maggio/strada comunale Terravecchia-Prato),<br />

che scende ad est verso le<br />

campagne. Dopo circa 900 metri si incontra<br />

una strada sulla sinistra con il fondo rivestito<br />

da pietre: imboccandola, in breve, si arriva<br />

ad un cancello sulla destra che delimita<br />

l’area archeologica di “Pruija”. Il Sito archeologico<br />

sorge su un’altura che domina la<br />

bassa valle e la foce del fiume Nicà, e al suo<br />

interno è possibile osservare un’imponente<br />

cinta muraria e i resti di una torre a base<br />

circolare di origine brettia. Ripercorrendo la<br />

strada all’inverso si torna a Terravecchia, dove<br />

tra le numerose attrattive segnaliamo<br />

l’Olmo della Libertà nella piazza principale,<br />

la torre di guardia del Cinquecento e la<br />

chiesetta rurale di Santa Maria.<br />

Da Terravecchia si riprende la SS.108ter in<br />

direzione di Scala Coeli, che si raggiunge dopo<br />

circa 12 chilometri.<br />

Il paese sorge a 370 metri di altitudine su<br />

una piccola collina che domina la media vallata<br />

del fiume Nicà. Il centro storico risale<br />

➜ LA TOMBA A CAMERA<br />

DI CARIATI<br />

A Cariati, in località Salto,<br />

sorge una tomba tipica<br />

della cultura brettia,<br />

rinvenuta verso la fine<br />

degli anni Settanta del<br />

Novecento. Si tratta di<br />

una struttura<br />

seminterrata realizzata<br />

con blocchi di roccia<br />

sedimentaria ben lavorati<br />

e squadrati. La sepoltura<br />

era affrescata e<br />

probabilmente destinata<br />

ad ospitare un<br />

personaggio importante<br />

della comunità brettia del<br />

luogo. All’interno sono<br />

stati rinvenuti vari<br />

reperti, tra cui<br />

un’armatura di bronzo,<br />

vasellame, una brocca, i<br />

resti di una statua,<br />

diversi cinturoni e un<br />

prezioso diadema. La<br />

composizione di questo<br />

corredo fa supporre si<br />

trattasse di un guerriero<br />

di alto rango.<br />

In basso: valle del<br />

torrente Coserie, visto<br />

dalla torre Nord di<br />

Castiglione di Paludi.


➜ MUSEO ARCHEOLOGICO<br />

DELLA SIBARITIDE E SCAVI<br />

Un itinerario sui popoli<br />

Brettio ed Enotrio non potrà<br />

considerarsi completo senza<br />

una visita al Museo<br />

Archeologico di Sibari.<br />

Qui sono conservati molti<br />

reperti rinvenuti durante gli<br />

scavi effettuati sui siti: in<br />

particolare due vetrine sono<br />

dedicate rispettivamente alla<br />

Tomba del Guerriero di<br />

Cariati e al sito di<br />

Castiglione di Paludi.<br />

Il Museo merita una visita<br />

anche per altre importanti<br />

collezioni, come quella sul<br />

popolo dei Romani. Per<br />

raggiungerlo, dalla Sila<br />

Greca basta immettersi sulla<br />

SS.106 in direzione Taranto<br />

e poco prima di Sibari<br />

seguire le indicazioni per il<br />

Museo Archeologico.<br />

Località Casa Bianca Sibari -<br />

Contrada Casone<br />

87011 Sibari <strong>–</strong> Frazione<br />

del comune Cassano Allo<br />

Jonio, CS<br />

Proprietà e gestione. Statale<br />

Tel. 0981.79391 / 2<br />

www.retemuseale.provincia.<br />

cs.it<br />

Orari. Museo: 9:00/19:30<br />

Scavi: 9:00/un’ora prima del<br />

tramonto<br />

Giorno di chiusura. Lunedì<br />

82<br />

➜ LA GROTTA DEL<br />

PRINCIPE<br />

All’interno del paese di<br />

Pietrapaola si trova<br />

un’affascinante<br />

testimonianza di arte<br />

rupestre: la Grotta del<br />

Principe. Il sito si<br />

raggiunge direttamente<br />

dal centro abitato tramite<br />

una scalinata intagliata<br />

direttamente nella roccia<br />

della Rupe del Salvatore.<br />

Il nome probabilmente<br />

deriva dal fatto che, al<br />

contrario della maggior<br />

parte delle grotte che<br />

sorgono nelle vicinanze,<br />

questa è particolarmente<br />

grande e curata. È<br />

possibile individuare tre<br />

differenti ambienti,<br />

caratterizzati dalla<br />

presenza di aperture che<br />

sembrano finestre,<br />

nicchie e persino<br />

colonnine, capitelli e<br />

figure umane intagliate<br />

nella pietra.<br />

al Medioevo ed è ancora possibile vedere le<br />

antiche mura che un tempo proteggevano<br />

l’abitato. Meritano una visita anche la Chiesa<br />

della Beata Vergine del Carmelo e una<br />

grotta in località Castelluccio, nei pressi del<br />

paese, dove sono stati rinvenuti alcuni fossili<br />

marini ed una particolare scultura a forma<br />

di animale.<br />

Continuando a percorrere la statale SS.108ter,<br />

si prosegue l’itinerario verso ovest in direzione<br />

di Mandatoriccio. Dopo circa 6,5 chilometri<br />

si lascia la SS.108ter e si imbocca la SS.383<br />

continuando a seguire le indicazioni per Mandatoriccio,<br />

che si raggiunge dopo altri 4 chilometri.<br />

Il comune offre la possibilità di compiere interessanti<br />

passeggiate naturalistiche, come<br />

quella che si snoda lungo un antico sentiero<br />

brettio e che porta alla sorgente di Cessia; oppure<br />

il sentiero della Montagnella, che offre<br />

una camminata rilassante tra pioppi e castagni<br />

e la suggestiva vista su Campana, Scala Coeli e<br />

Pietrapaola. Per gli appassionati di antichi mestieri,<br />

da non perdere una visita all’artigiano<br />

locale Vito Carlino in Via Nazionale 118,<br />

molto conosciuto, non solo in Italia, per la vasta<br />

produzione di pipe artigianali in erica della<br />

Sila.<br />

Seguendo la SS.205 si ritorna verso la costa dove,<br />

imboccando la SS.106 in direzione Rossano,<br />

si incontrano le indicazioni per Pietrapaola,<br />

che si raggiunge percorrendo la SP.199.<br />

Appena si arriva in prossimità del mare si può<br />

ammirare sulla sinistra la Torre (o Castello)<br />

dell’Arso (comune di Mandatoriccio), una<br />

splendida struttura difensiva in pietra dell’XI secolo<br />

a base quadrata con le caratteristiche “facciate<br />

a vela”. Una volta sulla costa, si può fare anche<br />

una velocissima deviazione per visitare il<br />

borgo di San Morello, che si raggiunge in pochi<br />

minuti, immettendosi sulla SS.106 in direzione<br />

Reggio Calabria e seguendo le indicazioni<br />

per Scala Coeli/San Morello. Si tratta di un paesino<br />

molto caratteristico, che sorge su una piccola<br />

altura, dalla quale lo sguardo abbraccia tutta<br />

la costa e le località vicine. Terminata la visita,<br />

si torna indietro sulla SS.106 in direzione Taranto<br />

e si raggiunge Pietrapaola, paese che sorge<br />

su un territorio molto ricco dal punto di vista<br />

naturalistico e ben conservato. Abbondante è la<br />

vegetazione, dominano gli uliveti nelle vallate e<br />

sulla costa, pini, castagni e querce sulle alture, ed<br />

interessanti sono anche i torrenti Laurenzana<br />

e Acquaniti, oltre ai fondali marini di Posidonia<br />

oceanica. Il paese è dominato da due grandi<br />

rocce, la Timpa del Castello e la Rupe del<br />

Salvatore. Su quest’ultima sorge la “Grotta del<br />

Principe”, un bellissimo esempio di architettura<br />

rupestre. Tutto il territorio, sia dentro sia attorno<br />

al paese, è costellato da numerose grotte,<br />

scavate nelle arenarie e utilizzate in passato dai<br />

monaci bizantini.


Da visitare infine le Muraglie di Annibale<br />

(un centro fortificato brettio del IV sec. a. C.),<br />

la tomba a camera in località Spinetta e la<br />

Chiesa Madre di S. Maria delle Grazie.<br />

Ripercorrendo la SP.199, si torna sulla statale<br />

106 in direzione Rossano, e seguendo le indicazioni<br />

si raggiunge velocemente Calopezzati dopo<br />

circa 18 chilometri.<br />

Il territorio di Calopezzati si estende dalle pendici<br />

di Colle Sant’Elia sino al mare, mentre il<br />

centro abitato sorge su una zona collinare. Alcuni<br />

punti, come il Colle di Sant’Elia, sono<br />

particolarmente panoramici ed è possibile far<br />

spaziare lo sguardo sulle verdi campagne (chiamate<br />

“vigne”), sul mare e sul Trionto. Il centro<br />

storico offre molti luoghi di interesse come il<br />

Castello Feudale Giannone, il Convento dei<br />

Riformati, la Chiesa Matrice e la Chiesa dell’Addolorata.<br />

Fuori dal centro abitato si trovano<br />

invece la Chiesa della Madonna delle Grazie<br />

alle Vigne e interessanti siti naturalistici come<br />

i già nominati fondali di Posidonia oceanica,<br />

che sorgono sul tratto di mare antistante,<br />

e le dune di Camigliano, entrambi dichiarati<br />

Siti di Interesse Comunitario (SIC).<br />

Tornando nuovamente sulla Statale 106 in direzione<br />

Rossano, dopo circa 17 chilometri all’altezza<br />

di Contrada Amica, troviamo le indicazioni<br />

per Paludi, che si raggiunge dopo circa 11 chilometri.<br />

Lungo il percorso si incontra il centro abitato<br />

di Mirto, dove merita una visita il Castello,<br />

del XVII secolo. Paludi sorge a quota 430, il<br />

territorio è in gran parte boschivo e raggiunge<br />

i 961 metri di altitudine grazie alla vetta del<br />

Monte Scarborato. Poco fuori il centro abitato<br />

sorge il sito archeologico di Castiglione di<br />

Paludi, che si estende su una superficie di ben<br />

35 ettari e costituisce la più importante testimonianza<br />

della presenza dei Brettii in Calabria.<br />

All’interno troviamo un Museo archeologico,<br />

una poderosa cinta muraria, torri e<br />

resti di villaggi in una cornice paesaggistica di<br />

grande pregio. Il sito sorge infatti su un altopiano<br />

che domina la vallata del torrente Coserie,<br />

l’area è completamente recintata, ed è<br />

possibile fare una rilassante passeggiata totalmente<br />

immersi nella storia e nella natura. ■<br />

appunti di viaggio<br />

CALOPEZZATI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Sant’Antonio 10 <strong>–</strong> 87060<br />

0983.47245 Fax. 098347868<br />

comune-calopezzati@libero.it<br />

www.comune.calopezzati.cs.it<br />

Pro loco<br />

Via Sant’Antonio, 5 <strong>–</strong> 87060<br />

0983.47245 Fax 0983.47868<br />

prolococalopezzati@unplicalabria.it<br />

◗ Da visitare<br />

Castello Giannone (informazioni utili a<br />

pagina 37), Convento dei Riformati, Chiesa<br />

dell’Addolorata, Dune di Camigliano<br />

CARIATI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Piazza F. Friozzi <strong>–</strong> 87062<br />

0983.94021 Fax 0983.968248<br />

segreteria.cariati@asmecert.it<br />

www.comune.cariati.cs.it<br />

Pro Loco Cariati Via Nazionale Stazione<br />

Ferroviaria<br />

0983.91664 Fax 0983.91664<br />

www.prolococariati.it<br />

◗ Da visitare<br />

Tomba Brettia, Statale 106 loc. Salto<br />

CROSIA<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Viale Sant’Andrea <strong>–</strong> 87060<br />

Crosia (CS)<br />

0983.485016 Fax. 0983.41052<br />

crosia.cs@pec.comunedicrosia.it<br />

www.comunedicrosia.it<br />

Pro Loco Via Zumpano <strong>–</strong> 87060 Crosia<br />

prolococrosia@libero.it<br />

prolococrosia facebook<br />

◗ Da visitare<br />

Castello Feudale, Loc. Mirto <strong>–</strong> Frazione<br />

del comune di Crosia (CS), centro storico,<br />

macchia della Bura<br />

MANDATORICCIO<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Piazza Del Popolo 1- 87060<br />

Mandatoriccio (CS)<br />

0983.994009 Fax 0983.994626<br />

www.comunedimandatoriccio.eu/<br />

◗ Da visitare<br />

Calabria Pipe <strong>–</strong> sig. Vito Carlino,<br />

Torre dell’Arso<br />

PALUDI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Giordano Bruno 46 - 87060<br />

0983.62029 Fax 0983.62873<br />

paludics@tiscali.it<br />

www.comunepaludi.it<br />

Pro loco Piazza Aldo Moro<br />

87060 Paludi (CS)<br />

0983 621418<br />

prolocopaludi@virgilio.it<br />

◗ Da visitare<br />

Parco Archeologico Castiglione di Paludi<br />

(informazioni utili a pagina 15)<br />

PIETRAPAOLA<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Roma - 87060 Pietrapaola (CS)<br />

0983.994013 Fax 0983.995873<br />

protocollogenerale.pietrapaola@asmepec.it<br />

www.comunepietrapaola.it<br />

◗ Da visitare<br />

Grotta del Principe <strong>–</strong> Loc. Rupe del<br />

Salvatore, Chiesa madre S.M. delle Grazie,<br />

Tomba a camera<br />

SCALA COELI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Provinciale 24 - 87060<br />

Scala Coeli (CS)<br />

0983.95013 Fax 0983.95336<br />

www.comune.scalacoeli.cs.it<br />

◗ Da visitare<br />

Chiesa Beata Vergine del Carmelo<br />

TERRAVECCHIA<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Garibaldi 18 - 87060<br />

0983.97013 Fax 0983.97197<br />

www.comune.terravecchia.cs.it<br />

◗ Da visitare<br />

Parco Archeologico Pruija di Terravecchia<br />

(informazioni utili a pagina 15)<br />

Sulla pagina a lato: la<br />

celebre Torre dell’Arso di<br />

Mandatoriccio,<br />

costruzione difensiva di<br />

origine normanna.<br />

Su questa pagina, a<br />

fianco: uno scorcio del<br />

borgo antico di Cariati.<br />

83


ITINERARI IN VIAGGIO<br />

84<br />

Il Patirion di Rossano,<br />

Monastero di Santa Maria<br />

Odigitria, edificato a 600<br />

metri di quota tra le alture<br />

della Sila Greca, è una<br />

delle più importanti<br />

testimonianze della cultura<br />

bizantina d’Italia.<br />

SULLE ORME DEI<br />

BIZANTINI


Le terre <strong>Jonicosilane</strong> e il Basso Jonio Cosentino sono stati per millenni crocevia<br />

di diverse popolazioni, civiltà e culture. Enotrii, Greci, Brettii, Romani, Bizantini,<br />

Normanni, Svevi, Saraceni, Francesi, Spagnoli e Austriaci hanno lasciato traccia<br />

della loro presenza, contribuendo a fare del territorio un vero e<br />

proprio museo a cielo aperto, attraverso il quale si può<br />

conoscere a fondo e apprezzare la storia del nostro<br />

bellissimo meridione.<br />

GRAZIE A QUESTO ITINERARIO È POSSIBILE OSSERVARE DA VICINO LE PIÙ IMPORTANTI TESTIMONIAN-<br />

ZE DEI BIZANTINI, che occuparono la Sila Greca tra il VI e l’XI secolo e sotto il dominio dei quali<br />

alcune città vissero un periodo di grande splendore sociale, artistico e culturale. Rossano in particolare<br />

fu uno dei centri più importanti dell’impero di Bisanzio nel Mezzogiorno d’Italia, sia dal<br />

punto di vista strategico-militare, sia da quello politico, sia infine sotto l’aspetto artistico, tanto da meritarsi<br />

appellativi come “la Bizantina” o “la Ravenna del Sud”.<br />

85


➜ IL MUSEO DIOCESANO<br />

Nel 2000 l’Arcivescovo<br />

Andrea Cassone inaugurò,<br />

presso un’ala del Palazzo<br />

Arcivescovile, il Museo<br />

d’Arte Sacra,<br />

precedentemente ospitato<br />

nei locali attigui alla<br />

Cattedrale. Il Museo<br />

occupa dieci sale<br />

tematiche ed espone<br />

numerose opere di<br />

assoluto rilievo, come uno<br />

specchio greco in bronzo<br />

del V secolo a.C., un<br />

ostensorio cesellato in<br />

stile gotico della fine del<br />

XV secolo, la tavola a<br />

fondo oro della Pietà,<br />

l’anello sigillare di San<br />

Nilo, risalente al XIII<br />

secolo e diverse antiche<br />

pergamene. L’opera<br />

certamente più nota<br />

conservata all’interno del<br />

museo rimane però il<br />

Codex Purpureus<br />

Rossanensis, un<br />

evangelario del VI secolo,<br />

con quindici miniature<br />

finemente decorate.<br />

➜ IL PATIRION<br />

Immerso nelle montagne<br />

rossanesi, a 600 metri di<br />

altitudine, sorge il<br />

Monastero di Santa Maria<br />

del Patire, il cui nome<br />

deriva dal greco “patèr”,<br />

in segno di devozione al<br />

suo padre fondatore San<br />

Bartolomeo da Simeri. Si<br />

tratta di un cenobio<br />

greco-bizantino<br />

cosiddetto “basiliano”,<br />

risalente al XI-XII secolo,<br />

costruito grazie alle<br />

donazioni dei principi<br />

Normanni. La chiesa è<br />

una fusione degli stili<br />

architettonici bizantino,<br />

arabo e normanno e<br />

presenta tre absidi rivolte<br />

ad oriente. Molto belli i<br />

pavimenti a mosaico, in<br />

gran parte ancora visibili,<br />

che riproducono animali e<br />

motivi geometrici<br />

policromi, i colonnati e il<br />

tetto in legno.<br />

86<br />

La città di Rossano, la “Bizantina”, svolse un<br />

ruolo fondamentale in ambito religioso, dal<br />

momento che durante tutto il Medioevo<br />

rappresentò il cuore della spiritualità grecocristiana.<br />

Alcune delle numerose chiese presenti<br />

sul territorio costituiscono magnifici<br />

esempi di arte bizantina, come la Cattedrale<br />

dell’Archiropita, con il sorprendente Codex<br />

Purpureus conservato nell’adiacente Museo<br />

del Palazzo Arcivescovile, la Chiesa di San<br />

Marco, la Chiesa della Panaghia e lo splendido<br />

Santuario del Patirion.<br />

L’itinerario si snoda attraverso un territorio<br />

ricco di aree particolarmente interessanti: oltre<br />

a Rossano si incontrano altri centri di<br />

origine bizantina come Cropalati, Caloveto<br />

e Pietrapaola, siti di particolare valenza storica<br />

come il Centro fortificato di Castiglione<br />

di Paludi, splendida testimonianza del<br />

popolo guerriero dei Brettii, grotte sacre occupate<br />

dai monaci durante il Medioevo e<br />

l’Oasi di Cozzo del Pesco con i suoi castagni<br />

monumentali e gli ombreggiati sentieri, in<br />

grado di regalare agli appassionati affascinanti<br />

passeggiate attraverso scenari indimenticabili.<br />

L’ITINERARIO<br />

Località di partenza<br />

Rossano<br />

Località di arrivo<br />

Caloveto<br />

Località intermedie e chilometraggio<br />

parziale<br />

Rossano <strong>–</strong> Paludi 15 km<br />

Paludi <strong>–</strong> Cropalati 11 km<br />

Cropalati <strong>–</strong> Caloveto 6 km<br />

Chilometraggio totale<br />

32 Km<br />

Come arrivare<br />

A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita Sibari,<br />

proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla<br />

SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino<br />

a Rossano. Da Taranto seguire la SS.106 direzione<br />

Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno<br />

<strong>–</strong> Reggio Calabria, direzione Napoli, uscita<br />

Sibari (direzione Taranto), proseguire sulla<br />

SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione<br />

Reggio Calabria, procedere sino a Rossano.<br />

Da Crotone, la SS.106 fino a Rossano.<br />

Si parte da Rossano, città compresa tra Capo<br />

Trionto e il Torrente Cino.<br />

Rossano è il centro nevralgico di tutta la Sila<br />

Greca: è uno dei borghi più antichi e sicuramente<br />

tra i più rappresentativi dell’intera Calabria,<br />

custode di inestimabili tesori storico-artistici.<br />

Camminare e perdersi tra i suoi vicoli labirintici<br />

è una continua sorpresa, grazie agli innumerevoli<br />

palazzi nobiliari, le piazze, i conventi<br />

e le chiese nascoste dietro ogni angolo e<br />

sopra ogni altura. Da vedere assolutamente la<br />

Cattedrale dell’Assunta del XII secolo, con la<br />

Madonna dell’Archiropita, il vicino Palazzo<br />

Vescovile con il Museo Diocesano che custodisce<br />

il famoso Codex Purpureus (evangelario<br />

del VI secolo finemente decorato), le Chiese di<br />

San Marco, del Pilerio, della Panaghia, di<br />

San Domenico, di San Nilo, di San Bernardino.<br />

Interessanti anche il Museo Isabella de<br />

Rosis, l’affascinante Museo Amarelli, che, dal<br />

2001, dedica le proprie sale alla storia della liquirizia<br />

più pregiata, la Torre Sant’Angelo<br />

dalla particolare architettura e il Faro Trionto.<br />

Tra le attrattive che sarebbe davvero un peccato<br />

perdere si colloca sicuramente il Monastero di<br />

Santa Maria del Patire (Patirion), splendida<br />

fusione architettonica degli stili bizantino, arabo<br />

e normanno. Durante tutto il Medioevo il<br />

Monastero fu tra i più importanti centri di religiosità<br />

greco-bizantina del meridione d’Italia,


Sulla doppia pagina,<br />

in senso orario: antichi<br />

manoscritti conservati<br />

nel Museo Diocesano di<br />

Arte Sacra di Rossano;<br />

l’abitato di Caloveto,<br />

fondato da un gruppo di<br />

monaci in fuga dalle<br />

persecuzioni iconoclaste;<br />

Casino Tocci in località<br />

Vigne, a Calopezzati;<br />

l’icona dell’Achiropita<br />

all’interno della Chiesa<br />

Madre di Rossano; alcuni<br />

oggetti sacri conservati<br />

al Museo Diocesano di<br />

Rossano; il rigoglioso<br />

bosco di castagno di<br />

Cozzo del Pesco;<br />

il Museo di Arte Sacra di<br />

Caloveto; l’interno della<br />

chiesa di S. Maria del<br />

Pàtire a Rossano.<br />

87


88<br />

Sopra: Rossano, grotte<br />

di Santa Maria delle<br />

Grazie e il mosaico<br />

del Patire.<br />

In basso in senso orario:<br />

il famoso Codex<br />

Purpureus, evangelario<br />

del VI secolo; il Museo<br />

della Liquirizia Giorgio<br />

Amarelli; radura di<br />

Sant’Onofrio, nel torrente<br />

Colognati.<br />

Pagina a lato: particolare<br />

dell’ex Oratorio bizantino<br />

di San Marco, sempre<br />

a Rossano.<br />

in virtù della sua ricca biblioteca e del suo<br />

“scriptorium”, animati dall’instancabile, paziente<br />

e minuziosa opera di copiatura degli<br />

amanuensi, grazie ai quali sono arrivate a noi<br />

importantissime testimonianze della cultura<br />

classica greca e latina. Il Patirion è immerso nel<br />

cuore delle montagne rossanesi, una zona verde<br />

di grande pregio a poca distanza dall’affascinante<br />

Oasi di Cozzo del Pesco, dove è possibile<br />

ammirare ben 103 castagni di enormi dimensioni.<br />

Sempre nelle vicinanze di Rossano,<br />

si trovano diversi antichi “casini” o masserie<br />

come quello di Malavitano, Torre Pinta, Seggio,<br />

Crosetto, Martucci, Mazzei, Iti, Mascaro e<br />

Foresta, la valle del Colognati con le cascate<br />

e l’ex eremo di Sant’Onofrio, il torrente Celadi<br />

e le foreste Rossanesi, le grotte monastiche.<br />

Da Rossano, imboccando la SS.177 o da contrada<br />

Amica, si raggiunge velocemente Paludi.<br />

Il territorio di Paludi è prevalentemente boschivo<br />

e offre la possibilità di effettuare rilassanti pas-<br />

seggiate all’aria aperta. Nel centro abitato meritano<br />

una visita la Chiesa di San Clemente, la<br />

Chiesa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa<br />

della Madonna del Soccorso e la Chiesa di<br />

Sant’Antonio, mentre dal punto di vista naturalistico<br />

da segnalare sono il torrente Coserie, il<br />

vallone Sant’Elia e il Monte Scarbonato che<br />

raggiunge i 961 metri di altitudine. Ciò che rende<br />

unica una visita a Paludi è però il Centro Fortificato<br />

Brettio in località Castiglione, un’area di<br />

oltre 35 ettari dove poter ammirare le tracce più<br />

importanti di un grande popolo di guerrieri che,<br />

nel IV secolo a.C., abitò da protagonista queste<br />

terre. A distanza di millenni, restano perfettamente<br />

visibili i tratti principali dell’architettura<br />

della fortezza, tra i quali una cinta muraria di diverse<br />

decine di metri, alcune torri e un centro<br />

abitato. Durante la camminata all’ombra delle<br />

querce si può ammirare la sottostante vallata del<br />

Coserie e visitare il Museo Archeologico.<br />

Da Paludi, seguendo la SS.177 si raggiunge<br />

Cropalati dopo una decina di chilomentri.


Cropalati sorge su un’altura fiancheggiata da<br />

due monti. Dai suoi 384 metri di altitudine,<br />

dominando la vallata del Trionto e quella del<br />

torrente Coserie, offre una splendida vista soprattutto<br />

da zone panoramiche, come quella<br />

di Cozzo della Cresta. Le sue origini bizantine<br />

fanno presumere che il nome derivi da<br />

“Kuropalates”, ovvero funzionario di Palazzo.<br />

Durante il Medioevo, la città conobbe un periodo<br />

di grande splendore, complice la posizione<br />

strategica tra Rossano e Longobucco,<br />

una via di commercio molto attiva fino agli<br />

anni ’50 del 1900. Inoltre la posizione geografica<br />

alle porte della Sila rendeva Cropalati<br />

punto nevralgico anche per le vie della transumanza,<br />

percorse dai pastori tra la pianura e la<br />

montagna. Sul territorio sono sparse anche testimonianze<br />

storiche della presenza di monaci<br />

eremiti, devoti di Sant’Antonio Abate, che vivevano<br />

all’interno di grotte arenacee. Durante<br />

il periodo feudale molte famiglie nobili si<br />

stabilirono nelle campagne del comune, che,<br />

nel 1811, divenne capoluogo mandamentale.<br />

Tra le opere artistiche di grande pregio segnaliamo<br />

la Chiesa Madre, la Chiesa di Santa<br />

Maria ad Gruttam, i ruderi del Castello e il<br />

Casino di Sant’Isidoro con la vicina chiesetta.<br />

Percorrendo la SS.531 si scende verso valle e si<br />

attraversa il Trionto per risalire sul versante opposto<br />

in direzione di Caloveto seguendo la<br />

SP.251.<br />

Caloveto sorge sul fianco destro della Valle del<br />

Trionto. Provenendo da Cropalati, si attraversa<br />

il fiume mediante uno stretto ponticello:<br />

fermarsi a contemplare dal basso l’intera vallata<br />

permette di cogliere perfettamente la bellezza<br />

e la maestosità di una fiumara. Caloveto,<br />

paese antico e ricco di storia, ebbe il primo insediamento<br />

nel IX secolo, quando un gruppo<br />

di monaci che fuggiva da persecuzioni iconoclaste<br />

vi si stabilì scavando un laborioso sistema<br />

di grotte tufacee che funsero da monastero di<br />

rito bizantino dove poter venerare il santo protettore,<br />

San Giovanni Calybita (da cui proviene<br />

il nome Caloveto). Le vie del centro storico<br />

offrono interessanti scorci tra chiese e caratteristici<br />

vicoli; da visitare la Chiesa Madre costruita<br />

nel ’300 per sostituire l’ormai non più<br />

appunti di viaggio<br />

CALOVETO<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Piazza dei Caduti <strong>–</strong> 87060<br />

0983.63005 Fax 0983.63900<br />

comunedicaloveto@virgilio.it<br />

www.comune.caloveto.cs.it<br />

◗ Da visitare<br />

Chiesa di Sant’Antonio da Padova,<br />

Palazzo Mundo, Palazzo Pirillo,<br />

Cozzo Pupatolo, località brettia Cerasello,<br />

Museo d’arte sacra (informazioni utili a<br />

pagina 31)<br />

CROPALATI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Roma 86 <strong>–</strong> 87060<br />

0983.61261 Fax 0983.61877<br />

comune.cropalati.cs@asmepec.it<br />

www.comune.cropalati.cs.it<br />

◗ Da visitare<br />

Cozzo della Cresta, Chiesa Madre,<br />

Chiesa di Santa Maria ad Gruttam,<br />

Castello, Casino di Sant’Isidoro<br />

PALUDI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Giordano Bruno 46 <strong>–</strong> 87060<br />

0983.62029 Fax 0983.62873<br />

protocollogenerale.paludi@asmepec.it /<br />

sindaco.paludi@asmepec.it<br />

www.comunepaludi.it<br />

Pro Loco Piazza Aldo Moro<br />

87060 Paludi (CS)<br />

prolocopaludi@virgilio.it<br />

◗ Da visitare<br />

Chiesa della Madonna del Soccorso,<br />

Chiesa dell’Immacolata concezione,<br />

vallone Sant’Elia, Museo Parco<br />

Archeologico Castiglione di Paludi<br />

(informazioni utili a pagina 15)<br />

ROSSANO<br />

adatto Monastero, la Cappella di Sant’Antonio<br />

da Padova, il piccolo Museo di Arte Sacra<br />

e i palazzi nobiliari del periodo feudale come<br />

il Palazzo De Mundo, il Palazzo Pirelli,<br />

costruito sulle antiche grotte di San Giovanni<br />

e Palazzo Comite, con il cortile interno scavato<br />

nella roccia. Molto suggestiva una passeggiata<br />

sul Cozzo Pupatolo e una visita alle testimonianze<br />

brettie rinvenute in località Cerasello.<br />

Tracce della civiltà e della cultura bizantina<br />

si conservano anche a Pietrapaola, Calopezzati,<br />

Cariati e Campana. ■<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Piazza Santi Anargiri <strong>–</strong> 87067<br />

Tel. 0983.529408 Fax 0983.522164<br />

segreteria@comune.rossano.cs.it<br />

www.comune.rossano.cs.it<br />

Pro loco Piazza Matteotti <strong>–</strong> 87067<br />

Rossano (CS)<br />

0983.030760<br />

prolocorossano@hotmail.it<br />

www.prolocorossano.it<br />

◗ Da visitare<br />

Cattedrale dell’Assunta, Torre Sant’Angelo,<br />

Monastero di Santa Maria del Patire, Oasi<br />

di Cozzo del Pesco, montagne rossanesi,<br />

Museo Diocesano (informazioni utili a<br />

pagina 25), Casa <strong>–</strong> Museo Isabella De<br />

Rosis (informazioni utili a pagina 31),<br />

Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli<br />

(informazioni utili a pagina 51)<br />

➜ I GIGANTI DI<br />

COZZO DEL PESCO<br />

Sulle montagne sopra<br />

Rossano, intorno a quota<br />

1000, si estende per circa 8<br />

ettari l’Oasi del WWF di<br />

Cozzo del Pesco. L’intera<br />

area è dominata da<br />

magnifici castagni, alcuni<br />

dei quali (per l’esattezza<br />

centotre) assumono<br />

dimensioni colossali: diversi<br />

esemplari raggiungono gli<br />

otto metri di circonferenza e<br />

un’età di oltre 700 anni. La<br />

particolarità di questo<br />

castagneto risiede nel fatto<br />

che numerosi esemplari<br />

monumentali sono talmente<br />

vicini tra loro da doversi<br />

spartire la luce. Di norma,<br />

infatti, nei castagneti più<br />

antichi gli esemplari molto<br />

grandi tendono a isolarsi,<br />

mentre in quest’area, su una<br />

superficie di pochi ettari, si<br />

rinvengono centinaia di<br />

alberi giganteschi, uno a<br />

fianco all’altro, che rendono<br />

la passeggiata nel bosco<br />

un’esperienza più unica<br />

che rara.<br />

89


ITINERARI IN VIAGGIO<br />

90<br />

Uno scorcio suggestivo<br />

del Laurenzana, uno<br />

degli affluenti principali<br />

del Trionto.<br />

IL PAESAGGIO<br />

DISEGNATO DAL<br />

L’itinerario lungo la Valle del Trionto rappresenta un<br />

caleidoscopio di sensazioni ed emozioni sempre<br />

diverse, straordinarie, da vivere in tutte le stagioni,<br />

in grado di svelare l’origine più antica di questo<br />

territorio e le sue innumerevoli bellezze<br />

naturalistiche. Il percorso non mancherà di toccare<br />

punti di particolare interesse storico-artistico, in<br />

modo da proiettare il visitatore nella più intima<br />

essenza della cultura del Basso Jonio Cosentino.


TRIONTO<br />

TURISTICO SI ALLONTANA DALLA COSTA<br />

JONICA, risale la Valle del Trionto e i suoi affluenti,<br />

verso il lago Cecita nel cuore dell’altopiano della Si-<br />

L’ITINERARIO<br />

la (m 1150), per svelare l’emozione che trasmette<br />

l’ambiente incontaminato e di grande valenza naturalistica<br />

del Parco Nazionale della Sila, con splendide foreste e<br />

suggestivi paesaggi protesi verso la Sila Greca. Questo territorio,<br />

compreso tra la Piana di Sibari, la Sila Grande e<br />

l’Alto Crotonese, degrada verso la pianura costiera e il<br />

mare in una sequenza di colline e valli, ricoperte da secolari<br />

boschi di querce, castagni, pini, faggi e aceri, che<br />

consentono agli escursionisti emozioni profonde nel<br />

momento che, tra la vegetazione, si avvista un animale<br />

o, semplicemente, se ne avverte la presenza.<br />

91


➜ LE FIUMARE: DOCILI<br />

E TURBOLENTE<br />

Questi corsi d’acqua,<br />

tipici della Calabria, sono<br />

caratterizzati da un<br />

corso essenzialmente<br />

breve, da un letto assai<br />

largo e ciottoloso, da<br />

acque impetuose, durante<br />

l’inverno e l’autunno, e da<br />

una scarsissima portata<br />

nonché da relativo moto<br />

placido per il resto<br />

dell’anno. Il tratto alto<br />

delle fiumare ha spesso<br />

caratteristiche non<br />

dissimili da un torrente<br />

alpino o appenninico,<br />

cosicché scorre spesso<br />

inforrato formando anche<br />

suggestive cascate e<br />

gole. Il Trionto,<br />

annoverato tra le fiumare<br />

più grandi d’Europa, ha in<br />

alcuni punti un letto largo<br />

più di un chilometro. La<br />

formazione di questi<br />

sistemi fluviali è anche<br />

legato alla particolarità<br />

geologica della Calabria,<br />

considerata un frammento<br />

della catena alpina,<br />

staccatosi, insieme alla<br />

Corsica e alla Sardegna<br />

prima (con la formazione<br />

del mar Ligure) e da sola<br />

successivamente (con la<br />

formazione del mar<br />

Tirreno), a seguito di un<br />

processo di deriva delle<br />

placche presenti nel<br />

Mediterraneo, iniziato<br />

circa 20 milioni di anni fa,<br />

fino alla conformazione<br />

attuale, raggiunta circa 2<br />

milioni di anni fa.<br />

Sulla doppia pagina, in<br />

senso orario: la Valle del<br />

Trionto presenta aspetti<br />

intermedi tra la macchia<br />

e la gariga<br />

mediterranea e le<br />

caratteristiche più tipiche<br />

della flora submontana;<br />

le vacche podoliche,<br />

varietà originaria<br />

dell’oriente asiatico;<br />

la processione del<br />

Corpus Domini a<br />

Longobucco; uno scorcio<br />

del centro storico di<br />

Bocchigliero;<br />

il bacino artificiale del<br />

Lago Cecita; il borgo<br />

antico di Campana<br />

conserva l’architettura<br />

tradizionale in pietra viva;<br />

l’abitato di Longobucco<br />

imbiancato dalla neve.<br />

92<br />

Esemplari rari come il lupo appenninico, fuggevoli<br />

e in perenne lotta per la sopravvivenza<br />

nei freddi mesi invernali, restano nascosti<br />

nelle zone boschive agli occhi indiscreti degli<br />

escursionisti. Al verde delle foreste si contrappongono<br />

le immense distese di pietra<br />

delle fiumare, o “jumare”, che rappresentano<br />

una costante del paesaggio della Valle del<br />

Trionto: corsi d’acqua temporanei solitamente<br />

dall’aspetto molto tranquillo, ma che,<br />

nel periodo delle piogge, si gonfiano diventando<br />

irruenti, trasportando a valle grandi<br />

quantità di detriti. L’itinerario descritto è un<br />

invito alla scoperta di un inatteso tesoro di<br />

cultura, storia, arte e tradizioni, da ricercare<br />

nei piccoli borghi ricchi di storia, ognuno<br />

con le sue caratteristiche peculiari, le sue forme,<br />

i suoi sapori, i suoi odori e le sue genti.<br />

Crosia con il castello della frazione di Mirto,<br />

Cropalati e la lavorazione della ceramica,<br />

Longobucco noto per le miniere, i suoi tesori<br />

d’argento e il tradizionale telaio di legno<br />

per la fabbricazione dei tessuti, Bocchigliero<br />

dove l’acqua è protagonista con le sue cascate<br />

e torrenti, Campana e le sue misteriose<br />

pietre, Caloveto dove si colloca un piccolo<br />

ma interessante Museo di Arte Sacra.<br />

L’ITINERARIO<br />

Località di partenza<br />

Mirto<br />

Località di arrivo<br />

Fossiata Campana<br />

Località intermedie e chilometraggio<br />

parziale<br />

Mirto <strong>–</strong> Cropalati, 15 km<br />

Cropalati <strong>–</strong> Longobucco, 18 km<br />

Longobucco / Fossiata <strong>–</strong> Centro Visite<br />

Cupone 19 km<br />

Centro Visite Cupone <strong>–</strong> Bocchigliero 28 km<br />

Bocchigliero <strong>–</strong> Campana 20 km<br />

Chilometraggio totale<br />

100 km<br />

Come arrivare<br />

A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita Sibari,<br />

proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla<br />

SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere<br />

sino a Mirto. Da Taranto seguire la SS.106 direzione<br />

Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno<br />

<strong>–</strong> Reggio Calabria, direzione Napoli,<br />

uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire<br />

sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione<br />

Reggio Calabria, procedere sino a Mirto.<br />

Da Crotone, SS.106 fino a Mirto.<br />

Si parte da Mirto, estesa frazione di Crosia, che<br />

sorge sul mare tra il fiume Trionto e il torrente<br />

Fiumarella.


Il mare antistante Mirto è un’area pregevole e<br />

ricca di turisti nel periodo estivo. Si tratta infatti<br />

di un Sito di Interesse Comunitario<br />

(SIC), Macchia della Bura, nato per salvaguardare<br />

l’ambiente costiero. Nei fondali antistanti<br />

si registra la presenza della Posidonia<br />

oceanica, una pianta acquatica molto importante<br />

alla base degli ecosistemi mediterranei.<br />

Da visitare la Torre di Santa Tecla, che sorge<br />

nelle immediate vicinanze sulla SS.106 in<br />

contrada Fiumarella, e il Castello, masseria<br />

fortificata del XVII secolo, in parte abbandonato,<br />

ma caratteristico e suggestivo. Presso<br />

Crosia (che si raggiunge percorrendo un tratto<br />

della SS.531 per Cropalati) da non perdere<br />

il casino Vota, la Chiesa di San Michele, la<br />

Chiesa della Madonna della Pietà (dal 1987<br />

meta di pellegrinaggi di fedeli dovuti ad eventi<br />

mariani tuttora in fase di studio e accertamento)<br />

e il centro ARSSA <strong>–</strong> Agenzia Regionale<br />

Sviluppo e Servizi in Agricoltura, attrezzato<br />

per la gelsibachicoltura, di cui rappre-<br />

senta una singolare e innovativa struttura di riferimento<br />

e supporto per il meridione d’Italia.<br />

Da Mirto-Crosia, seguendo la SS531 si raggiunge<br />

Cropalati dopo circa 15 chilometri.<br />

Il percorso che dalla costa si dirige verso Cropalati<br />

segue il letto del Trionto. In certi punti<br />

è possibile ammirare l’intera vallata, alta e<br />

maestosa, con le pietre bianche, quasi accecanti<br />

durante le lunghe e assolate giornate estive.<br />

Le pietre bianche calcaree appartengono<br />

alla formazione gessoso-solfifera Messiniana<br />

dell’Italia meridionale che, in alcuni punti, alimenta<br />

piccole sorgenti di acqua salata, come<br />

quella della località “Acquasalita”, lungo la<br />

SS.531, subito dopo il bivio per Crosia. Pare<br />

che quest’acqua dia un sapore speciale alla famosa<br />

sardella, prelibatezza della Sila Greca, e<br />

ai prodotti caseari dei pastori del luogo. Nei<br />

pressi di Cropalati si attraversa un ponte sul<br />

fiume che ci dà la possibilità di godere pienamente<br />

dell’affascinante paesaggio fluviale.<br />

➜ IL CENTRO VISITE DI<br />

CUPONE<br />

Sorge nel cuore della<br />

Sila, sulle sponde del<br />

Lago Cecita, dove è<br />

possibile trascorrere<br />

intere giornate ad<br />

osservare gli animali<br />

all’interno delle aree<br />

faunistiche e a scoprire<br />

ogni aspetto dell’ambiente<br />

montano. Diverse sale del<br />

Centro Visite illustrano la<br />

ricca fauna del Parco e la<br />

caratteristiche degli<br />

alberi; vi è inoltre<br />

l’occasione di visitare<br />

l’orto botanico e un’antica<br />

segheria, con i<br />

macchinari perfettamente<br />

conservati e le grandi<br />

sale, che una volta<br />

divoravano enormi<br />

quantità di legname,<br />

proveniente dalle ricche<br />

foreste locali.<br />

93


In basso: al centro visite<br />

Cupone del Parco<br />

Nazionale della Sila si<br />

possono trovare numerosi<br />

reperti e percorsi<br />

didattici, che illustrano ai<br />

visitatori le tradizioni<br />

agricole e industriali<br />

dell’area, oltre agli antichi<br />

metodi di taglio e<br />

lavorazione del legname;<br />

struttura legata<br />

all’architettura militare, la<br />

torre di Santa Tecla venne<br />

costruita nella seconda<br />

metà del XVI secolo<br />

sull’altura prossima al<br />

torrente Fiumarella, nel<br />

comune di Crosia;<br />

le imponenti dimensioni<br />

della vallata del Trionto<br />

testimoniano la grande<br />

portata del corso d’acqua<br />

nei mesi invernali.<br />

Il centro abitato sorge su una piccola altura tra<br />

il Trionto e il torrente Coserie, entrambi ben<br />

visibili dal punto panoramico di Cozzo della<br />

Cresta. Nel periodo medioevale in queste zone<br />

si scavarono numerose grotte in arenaria, che<br />

venivano utilizzate dai monaci che diffusero il<br />

culto di S. Antonio Abate, e ancora visibili nelle<br />

vicinanze del centro abitato. Da visitare la<br />

Chiesa Madre di S. Maria Assunta del XII secolo,<br />

i resti del Castello feudale e del casino di<br />

Sant’Isidoro, mentre vicino al paese sorge la<br />

caratteristica chiesa di Santa Maria ad Gruttam.<br />

Il borgo di Cropalati è anche conosciuto e<br />

apprezzato per la lavorazione della ceramica,<br />

attività molto antica e tuttora fiorente.<br />

Da Cropalati si seguono le indicazioni per Longobucco,<br />

che si raggiunge dopo circa 19 km percorrendo<br />

la SS.177.<br />

Continuando a seguire l’alveo del Trionto<br />

(lungo il quale sorge un lanificio e vecchie centrali<br />

idroelettriche, di cui due sono tuttora in<br />

funzione), il paesaggio si fa più selvaggio, le<br />

vallate più ripide e la vegetazione più fitta.<br />

Gran parte del territorio di Longobucco, uno<br />

dei più estesi della Calabria, rientra all’interno<br />

dei confini del Parco della Sila. Il centro abitato<br />

sorge a quota 788, alle pendici del monte<br />

Castello. La storia di questo paese è molto antica<br />

e indissolubilmente legata alle sue preziose<br />

miniere d’argento, sfruttate sin dall’epoca dei<br />

Romani. Longobucco è famosa anche per l’antica<br />

tradizione dei telai e sono presenti pregevoli<br />

esposizioni sull’arte tessile. Meritano poi<br />

certamente una visita la Chiesa Madre, dedicata<br />

a S. Maria Assunta, dove è possibile ammirare<br />

alcune delle opere d’arte sacra realizzate<br />

con l’argento delle locali miniere e l’antico<br />

portale con immagini apotropaiche scolpite<br />

nella pietra (calcare marnoso), la Torre Civica<br />

del XII secolo, adattata successivamente a campanile<br />

e rivestito da travertino locale, i numerosi<br />

palazzi nobiliari e il Museo dell’Artigianato<br />

Silano e della Difesa del Suolo. Alcuni<br />

luoghi del territorio sono legati alla storia dei<br />

briganti, come la già citata torre civica, dalla<br />

quale penzolavano le teste dei briganti giustiziati,<br />

la Pietra ra Gna Zita, dove si dice venne<br />

trovato un tesoro nascosto, il rifugio del brigante<br />

Palma e vari nascondigli da lui utilizzati.<br />

Continuando a salire in direzione della Sila, si<br />

raggiunge il Lago Cecita e il Centro Visite<br />

Cupone. Uscendo da Longobucco, si seguono le<br />

indicazioni per SP.255 La Fossiata/Bocchigliero.<br />

Dopo alcuni chilometri ci si ritrova nel cuore<br />

della Sila, con grandi alberi che costeggiano le<br />

strade in una cornice da racconti fiabeschi.<br />

Dopo circa 8 chilometri, e dopo aver attraversato<br />

il vallone Macrocioli, si incontra l’incrocio<br />

con la SP.255, proseguendo a destra si raggiungerà<br />

il bosco della Fossiata, e, dopo ancora<br />

circa 6 chilometri il Lago Cecita e il<br />

Centro Visite Cupone, al quale è il caso di dedicare<br />

un po’ di tempo. Qui sorge un’antica<br />

segheria visitabile, un orto botanico, aree<br />

faunistiche, dove è possibile osservare varie<br />

specie da vicino e un Museo dedicato agli<br />

animali, agli alberi e agli ambienti del Parco.<br />

Dal Centro Visite è inoltre possibile partire<br />

per splendide escursioni in diverse aree del<br />

Parco e scoprire siti particolarmente interessanti<br />

dal punto di vista naturalistico, come la<br />

Riserva di Gallopane, che si è meritata il titolo<br />

di Sito di Interesse Comunitario (SIC) e


di Zona a Protezione Speciale (ZPS). Al suo<br />

interno è possibile trovare alcuni tra gli esemplari<br />

di pino laricio più imponenti della Sila.<br />

Lasciato il Centro Visite, si torna indietro sulla<br />

SP.255 e si seguono le indicazioni per Bocchigliero.<br />

Dopo circa 16 chilometri, si può fare una piccola<br />

deviazione di un paio di chilometri sulla<br />

SP.204 in direzione Campana. Si raggiungerà<br />

così la Riserva Biogenetica di Macchia della<br />

Giumenta <strong>–</strong> San Salvatore, un’altra area di<br />

elevato interesse naturalistico. Tornando indietro,<br />

si riprende la SP.255 in direzione di<br />

Bocchigliero, che si raggiunge dopo circa 12<br />

chilometri. Il paese sorge su un rilievo montuoso<br />

intorno ai 1.000 metri di altitudine. Il<br />

comune è immerso nella Sila e il suo territorio<br />

è ricco di aree boscose: oltre alla Riserva di<br />

Macchia della Giumenta, merita sicuramente<br />

una visita il Bosco Basilicò, che ospita specie<br />

arboree di straordinarie dimensioni. Di grande<br />

valenza sono anche il torrente Laurenzana<br />

e le cascate del vallone Falconara e del torrente<br />

Basilicò. A Bocchigliero invece, oltre al<br />

centro storico di origine medioevale, da segnalare<br />

sono la Chiesa Madre, il Santuario<br />

della Madonna di Jesu, la Pinacoteca Comunale<br />

e il Museo dell’Agricoltura.<br />

Da Bocchigliero si imbocca la SS.282 in direzione<br />

Campana e dopo circa 17 chilometri si<br />

prende la SP.260 / SS.108ter, mediante la quale<br />

si raggiunge il comune.<br />

Il territorio di Campana, borgo dell’entroterra<br />

pre-silano, è molto eterogeneo, a quote variabili<br />

dai 200 ai 1000 metri. Il paese è attorniato<br />

da boschi e si presenta come un tipico borgo<br />

montano, con la Torre dell’Orologio che<br />

sovrasta le abitazioni. Sulla stessa piazza si affacciano<br />

la Chiesa di San Domenico, la<br />

Chiesa di S. Antonio e la Chiesa della Madonna<br />

delle Grazie. Da visitare l’antico centro<br />

storico, ormai quasi del tutto abbandonato,<br />

con la Chiesa Matrice e la Torre Campanaria<br />

di epoca normanna. Prima di ripartire è<br />

infine d’obbligo una sosta alle Pietre dell’Incavallicata,<br />

giganteschi massi alti diversi metri<br />

che raffigurano un elefante e le gambe di<br />

un guerriero. ■<br />

appunti di viaggio<br />

BOCCHIGLIERO<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Piazza Arento - 87060<br />

0983.92001 Fax 0983.92242<br />

info@comune.bocchigliero.cs.it<br />

bocchigliero.asmenet.it<br />

◗ Da visitare<br />

Chiesa Madre, Santuario Madonna di Jesu,<br />

Pinacoteca comunale, Museo<br />

dell’Agricoltura, Riserva Naturale di<br />

Gallopane (informazioni utili a pagina 67),<br />

Riserva Biogenetica Macchia della<br />

Giumenta <strong>–</strong> San Salvatore (informazioni utili<br />

a pagina 67)<br />

CAMPANA<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Piazza Parlamento - 87061<br />

0983.93022 Fax 0983.937694<br />

info@comune.campana.cs.it<br />

www.comune.campana.cs.it<br />

Pro Loco Via N.Ausilio, 11 - 87061<br />

0983.93191 tolavia1@virgilio.it<br />

◗ Da visitare<br />

Torre dell’orologio, Chiesa di San<br />

Domenico, Chiesa di Sant’Antonio,<br />

Chiesa Madonna delle Grazie, Torre<br />

campanaria, Pietre dell’Incavallicata<br />

CROPALATI<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Roma 86 <strong>–</strong> 87060<br />

0983.61261 Fax 0983.61877<br />

comune.cropalati.cs@asmepec.it<br />

www.comune.cropalati.cs.it<br />

◗ Da visitare<br />

Cozzo della Cresta, Chiesa Madre,<br />

Chiesa di Santa Maria ad Gruttam,<br />

Castello, Casino di Sant’Isidoro<br />

CROSIA<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Viale Sant’Andrea <strong>–</strong> 87060<br />

Crosia (CS)<br />

0983.485016 Fax 0983.41052<br />

crosia.cs@pec.comunedicrosia.it<br />

Pro Loco Via Zumpano <strong>–</strong> 87060 Crosia<br />

prolococrosia@libero.it<br />

prolococrosia facebook<br />

◗ Da visitare<br />

Torre Santa Tecla, Castello di Mirto, Casino<br />

Vota, Chiesa di San Michele, Chiesa<br />

Madonna della Pietà, Chiesetta<br />

dell’Annunziata, Centro ARSSA <strong>–</strong> Centro<br />

Sperimentale Dimostrativo (informazioni<br />

utili a pagina 67)<br />

LONGOBUCCO<br />

◗ Informazioni turistiche<br />

Municipio Via Mazzini 66 - 87066<br />

0983.72505 Fax 0983.71071<br />

affarigenerali@comune.longobucco.cs.it<br />

www.comune.longobucco.cs.it<br />

Pro Loco Via Boccuti 1 - 87066<br />

Longobucco (CS) Tel. 0983.71048<br />

◗ Da visitare<br />

Miniere d’argento, Chiesa Madre, Casa del<br />

brigante Palma, Torre civica, Ecomuseo<br />

dell’Artigianato Silano e della Difesa del<br />

Suolo, Museo della ginestra (informazioni<br />

utili a pagina 31)<br />

<strong>GAL</strong> Sila Greca - Basso Jonio Cosentino<br />

Viale Jonio di Mirto Crosia 96 89060 Mirto - Crosia (Cosenza)<br />

Tel. 0938/42062 www.galsilagreca.it<br />

segreteria@galsilagreca.it galsilagreca@alice.it<br />

➜ LA POSIDONIA<br />

OCEANICA<br />

Questa pianta svolge una<br />

notevole azione nella<br />

protezione della linea di<br />

costa dall’erosione,<br />

ossigena le acque,<br />

costituisce un riparo per<br />

numerosi pesci e una<br />

vera e propria nursery<br />

per uova, larve, piccoli<br />

pesci e invertebrati. A<br />

differenza di un’alga, la<br />

Posidonia oceanica,<br />

essendo una pianta, è<br />

dotata di radici, fusto e<br />

foglie, e produce fiori e<br />

frutti. La sua presenza è<br />

indice di buono stato<br />

dell’ambiente: in tutti i<br />

Paesi europei del<br />

Mediterraneo, i tratti di<br />

costa ricchi di questa<br />

pianta sono stati<br />

dichiarati Siti di Interesse<br />

Comunitario (SIC).<br />

95


ARCO JONICO DELLA<br />

SIBARITIDE<br />

CULLA DELLA CIVILTÀ<br />

<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong> nel Basso Jonio Cosentino<br />

Fin dall’antichità, le rocche della Sila Greca e le coste del Basso Jonio<br />

Cosentino costituirono centri di notevole importanza, tanto da attirare,<br />

nei secoli, l’interesse di Enotrii, Greci, Brettii, Bizantini, Normanni<br />

e del vate mondiale della letteratura, Omero. La necropoli di<br />

Piano Agretto, risalente all’Età del Ferro, e l’insediamento di Castiglione,<br />

entrambe nel territorio di Paludi,<br />

sono le più antiche testimonianze della<br />

presenza dell’uomo nel territorio. Pietrapaola,<br />

di probabile origine bizantina, è a<br />

tutt’oggi protagonista della storia con le<br />

sue Mura di Annibale. A Cariati, la tomba<br />

del guerriero ricorda la presenza brettia,<br />

mentre Bocchigliero, secondo alcune<br />

fonti, potrebbe corrispondere all’antica<br />

città brettia di Arento, la romana Bocchilierus.<br />

Cropalati fu probabilmente il<br />

Castrum Cropalatum frequentato prima<br />

dai Brettii e poi dai Romani, che gli diedero<br />

tale nome con funzione di controllo<br />

sulla via della transumanza Jonio-Sila.<br />

Longobucco, Scala Coeli, Campana,<br />

Crosia hanno addirittura natali mitologici.<br />

Longobucco, oltre che con le sue antiche<br />

miniere di argento, si lega al passato<br />

con la leggenda del demone Alibante<br />

(“Libante”), spirito di Polite, soldato di<br />

Ulisse, e che Scala Coeli sia stata fondata<br />

dall’eroe Filottete esule dalla guerra di<br />

Troia. Strabone nella sua “Geografia” afferma che l’eroe omerico<br />

contribuì allo sviluppo di alcuni villaggi brettii, tra cui l’epica Kalasarna,<br />

l’attuale Campana, mentre Crosia, posta strategicamente tra Sibari<br />

e Crotone, dovrebbe il suo nome alla moglie di Enea, Kreusia. Rossano,<br />

fondata dagli Enotri intorno all’XI secolo a.C., nota nell’età classica<br />

con il nome di Ruskiane, porto di Adriano e arsenale acheo, visse<br />

il suo momento d’oro in periodo bizantino, passando in seguito<br />

sotto le dominazioni normanna, angioina, aragonese, fino<br />

alla borbonica. Come Rossano, anche Calopezzati<br />

domina il panorama dall’alto della sua posizione ab-<br />

barbicata, stretto intorno ai resti delle fortificazioni medioevali; in periodo<br />

feudale, la comunità si costituì intorno al Monastero di San Nicola,<br />

in seguito sostituito nella sua funzione sociale dal Castello, e a<br />

partire dal Cinquecento, il borgo da avamposto normanno divenne<br />

sede principesca dei signori locali, dai Sanseverino ai Giannone di<br />

Acri. Storia simile ebbe Caloveto, che<br />

fiorì nell’XI secolo intorno a un gruppo<br />

di monaci ameceti che decisero di costruire<br />

un edificio di culto in onore del<br />

santo Giovanni Calibyta. Mandatoriccio<br />

e Terravecchia furono le figlie più illustri<br />

del feudalesimo dell’Alto Medioevo:<br />

la prima si formò sul territorio<br />

della Baronia di Pietrapaola e sui possedimenti<br />

del Monastero di Sant’Angelo,<br />

di epoca normanna, continuando a<br />

crescere demograficamente per tutto il<br />

Settecento grazie all’immigrazione delle<br />

genti che fuggivano dalle scorribande<br />

costiere saracene. Terravecchia, invece,<br />

si sviluppò da un antico feudo, rientrando<br />

nei domini dei Borgia a metà<br />

Quattrocento, e dopo molti secoli di<br />

dominazione nobiliare, divenne comune<br />

indipendente nel 1923. Da questo<br />

territorio sono emersi due grandi personaggi;<br />

uno è “Bruno da Longobucco”<br />

(XIII sec.), padre della moderna<br />

chirurgia, l’altro è “San Nilo da Rossano” (X sec.), grande testimone<br />

del monachesimo ortodosso di matrice cattolica e fondatore<br />

dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata (RM). Ogni<br />

comune di questo territorio nasconde<br />

una storia unica e conserva segni di un<br />

passato difficile e orgoglioso, fatto di<br />

conflitti, vittorie, mitologia, fatica, emigrazione<br />

e legami saldi con la terra,<br />

che ne autenticarono il carattere<br />

e la bellezza.


OSPITALITÀ<br />

ALBERGHI<br />

◗ Hotel ◗ Hotel Renzini Renzini<br />

Via Via Russi Russi 193 193<br />

Bocchigliero (CS) (CS)<br />

0983.92015<br />

0983.92015<br />

◗ Hotel ◗ Hotel Maria Maria Grazia Grazia<br />

Viale Viale della della Libertà Libertà<br />

Calopezzati (CS) (CS)<br />

0983.44033<br />

0983.44033<br />

hotelmariagrazia@libero.it<br />

www.hotelmariagrazia.com<br />

◗ Hotel ◗ Hotel Garden Garden<br />

Via Via Nazionale 135 135<br />

Mandatoriccio (CS) (CS)<br />

0983.995852 0983.995852 Cell. Cell. 333.6378804<br />

info@hotelgardencalabria.com<br />

www.hotelgardencalabria.com<br />

◗ Albergo ◗ Albergo Romano<br />

Via Via Risorgimento 9-13 9-13<br />

Mirto Mirto Crosia Crosia (CS) (CS)<br />

0983.42135<br />

0983.42135<br />

info@albergo-romano.it<br />

www.albergo-romano.it<br />

◗ Hotel ◗ Hotel Siesta Siesta Marina Marina<br />

Via Via Firenze Firenze<br />

Pietrapaola (CS) (CS)<br />

0983.90023<br />

0983.90023<br />

AZIENDE AGRITURISTICHE<br />

◗ Tre ◗ Tre arie arie Acqua Acqua del del Cariglio<br />

Via Via San San Rocco Rocco Contrada Tre Tre Arie Arie<br />

Bocchigliero (CS) (CS)<br />

0983.92006<br />

0983.92006<br />

◗ Fattorie ◗ Fattorie Castelluccio<br />

Contrada Carigliti<br />

Bocchigliero (CS) (CS)<br />

0983.92676 0983.92676 Cell. Cell. 333.2499811<br />

gelricca@libero.it<br />

www.giovanniricca.it/castelluccio.htm<br />

◗ Il ◗Contadino Il Contadino<br />

Località Vigne Vigne<br />

Calopezzati (CS) (CS)<br />

0983.47057 0983.47057 Cell. Cell. 348.4029219<br />

info@agriturismoilcontadino.it<br />

www.agriturismoilcontadino.it<br />

◗ Torre ◗ Torre Prato Prato Cornito Cornito<br />

Contrada Torre Torre<br />

Calopezzati (CS) (CS)<br />

0983.44155 0983.44155 Cell. Cell. 368.922984<br />

◗ Il ◗Maresciallo Il Maresciallo<br />

Contrada Villari Villari<br />

Cariati Cariati Marina Marina (CS) (CS)<br />

339.3503148<br />

339.3503148<br />

ilmaresciallo@yahoo.it<br />

www.ilmaresciallo.it<br />

◗ Al ◗Grande Al Grande Gelso Gelso<br />

Contrada Sant'Angelo<br />

Cariati Cariati (CS) (CS)<br />

0983.91562 0983.91562 Cell. Cell. 333.6568900<br />

info@algrandegelso.com<br />

www.algrandegelso.com<br />

◗ Al ◗rustico Al rustico<br />

Contrada Fiumarella<br />

Crosia Crosia (CS) (CS)<br />

0983.42339<br />

0983.42339<br />

comitecg@alice.it<br />

www.ristorantealrustico.com<br />

◗ Il ◗Cappellano Il Cappellano<br />

Contrada Cappellano<br />

Mandatoriccio (CS) (CS)<br />

0983.968519<br />

0983.968519<br />

info@ilcappellano.it<br />

www.ilcappellano.it<br />

◗ Il ◗Colle Il Colle degli degli Ulivi Ulivi<br />

Via Via dei dei Mirtilli Mirtilli<br />

Mirto Mirto Crosia Crosia (CS) (CS)<br />

0983.42185<br />

0983.42185<br />

info@aziendavulcano.it<br />

www.aziendavulcano.it<br />

◗ Colle ◗ Colle dell'Unna<br />

Contrada Unna Unna<br />

Paludi Paludi (CS) (CS)<br />

0983.62365 0983.62365 Cell. Cell. 339.4934152<br />

info@colledellunna.com<br />

www.colledellunna.com<br />

◗ Acquaniti ◗ Acquaniti<br />

Contrada Pontì Pontì<br />

Pietrapaola (CS) (CS)<br />

0983.569121<br />

0983.569121<br />

Cell. Cell. 338.7521090 / 333.7848136<br />

/ 333.7848136<br />

info@agricarli.it<br />

www.agricarli.it<br />

◗ La ◗ Corte La Corte dell'Angelo<br />

Contrada Camigliano<br />

Pietrapaola (CS) (CS)<br />

0983.90153<br />

0983.90153<br />

info@lacortedellangelo.it<br />

www.agriturismolacortedellangelo.it<br />

◗ Le ◗ Colline Le Colline del del Gelso Gelso<br />

Contrada Gelso Gelso Mazzei Mazzei<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.569136<br />

0983.569136<br />

info@lecollinedelgelso.com<br />

www.lecollinedelgelso.com<br />

◗ Valanello ◗ Valanello<br />

Contrada Valanello<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.64092<br />

0983.64092<br />

msalvati3@yahoo.it<br />

www.agriturismovalanello.it<br />

◗ Campo ◗ Campo antico antico<br />

Contrada Fossa Fossa<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

appunti di di viaggio<br />

0983.569194 0983.569194 Cell. Cell. 392.3004970<br />

info@campoantico.it www.campoantico.it<br />

◗ Il ◗Pucchietto Il Pucchietto<br />

Contrada Bucita Bucita<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.42012 0983.42012 Cell. Cell. 333.8713524<br />

info@ilpucchietto.it<br />

www.ilpucchietto.it<br />

◗ Trapesimi ◗ Trapesimi<br />

Contrada Amica Amica<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.64392<br />

0983.64392<br />

info@agriturismotrapesimi.it<br />

www.agriturismotrapesimi.it<br />

◗ Il ◗Giardino Il Giardino di Iti di Iti<br />

Contrada Amica Amica<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.64508 0983.64508 Cell. Cell. 360.237271<br />

info@giardinoiti.it<br />

www.giardinoiti.it<br />

◗ Raggio ◗ Raggio di sole di sole<br />

Contrada Toscano Ioele Ioele<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.510202 0983.510202 Cell. Cell. 339.2271832<br />

◗ Malena ◗ Malena<br />

Contrada Malena Malena<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

339.6056075<br />

339.6056075<br />

george@agriturismomalena.it<br />

santagata.giorgio@libero.it<br />

www.agriturismomalena.it<br />

◗ Cozzo ◗ Cozzo di Simari di Simari<br />

Via Via Cozzo Cozzo di Simari di Simari<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.520896 0983.520896 Cell. Cell. 335.388065<br />

cozzodisimari@hotmail.com<br />

www.cozzodisimari.it<br />

◗ 4 ◗Stagioni 4 Stagioni<br />

Contrada Pantano<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.569026<br />

0983.569026<br />

quattrostagioni@tiscali.it<br />

www.agriturismoinitalia.com<br />

◗ Balanos ◗ Balanos<br />

Contrada Valano, Valano, Rossano (CS) (CS)<br />

0983.64244 0983.64244 Cell. Cell. 338.6169444<br />

enrico.defalco@libero.it<br />

◗ Oliva ◗ Oliva Grossa Grossa<br />

Contrada Amarelli<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

339.6104137<br />

339.6104137<br />

info@olivagrossa.it<br />

www.olivagrossa.it<br />

◗ Le ◗ Pisarre Le Pisarre<br />

Contrada Lacuna Lacuna<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.64498 0983.64498 Cell. Cell. 339.1995575<br />

lepisarre@alice.it<br />

www.webalice.it/lepisarre<br />

◗ Il ◗Casino Il Casino del del Tempo Tempo Perduto<br />

Contrada Pontì Pontì<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.511840 0983.511840 Cell. Cell. 333.8366946<br />

◗ Il ◗Trappeto Il Trappeto<br />

Contrada Strigari 369 369<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

339.1331214 339.1331214 Cell. Cell. 333.4755476<br />

il.trappeto@gmail.com<br />

www.agriturismoiltrappeto.it<br />

RESIDENZE DI CAMPAGNA DI CAMPAGNA<br />

◗ Il ◗Casale Il Casale Le Tre Le Tre Volte Volte<br />

Contrada Foresta<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.569345 0983.569345 Cell. Cell. 338.1685329<br />

info@letrevolte.it<br />

www.letrevolte.it<br />

◗ La ◗ Piana La Piana degli degli Ulivi Ulivi<br />

Località Trapesimi<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.516445 0983.516445 Cell. Cell. 338.1747960<br />

info@lapianadegliulivi.it<br />

www.lapianadegliulivi.it<br />

BED BED & BREAKFAST & BREAKFAST<br />

◗ Le ◗ Torri Le Torri<br />

Via Via XX XX Settembre<br />

Cariati Cariati Marina Marina (CS) (CS)<br />

0983.91201 0983.91201 Cell. Cell. 339.8304922<br />

b&bletorri@libero.it<br />

mariellatorchia@tiscali.it<br />

◗ Mascambruno ◗ Mascambruno<br />

Via Via G. Garibaldi G. Garibaldi 59 59<br />

Cariati Cariati (CS) (CS)<br />

0983.968734 0983.968734 Cell. Cell. 333.4045284<br />

info@palazzomascambruno.it<br />

www.palazzomascambruno.it<br />

◗ La ◗ Campanara La Campanara<br />

Via Via G. Mazzini G. Mazzini<br />

Longobucco (CS) (CS)<br />

0983.72316<br />

0983.72316<br />

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www.lacampanara.it<br />

◗ Casa ◗ Casa Solares<br />

Casello Casello Mascaro<br />

Rossano (CS) (CS)<br />

0983.569188/569847<br />

0983.569188/569847<br />

Cell. Cell. 331.5089269<br />

info@casasolares.it<br />

www.casasolares.it<br />

◗ Le ◗ Macine Le Macine<br />

Via Via G. di G. Vittorio, di Vittorio, Rossano (CS) (CS)<br />

0983.530337<br />

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lamacina@interfree.it<br />

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LA LA MONOGRAFIA TERRE JONICO<strong>SILA</strong>NE <strong>–</strong> <strong>–</strong> <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />

Direttore Responsabile: Italo Italo Clementi<br />

Caporedattore: Enrico Bottino BottinoArt Art Director: Francesca Massa, Stefano Roffo Roffo<br />

Testi Testi di: di: Davide Battaglia, Francesco Bevilacqua, Italo Italo Clementi, Sara Sara Dalessio Clementi, Domenico Forciniti, Diego Diego Garassino, Valeria Jannetti, Laura Laura Jelenkovich,<br />

Milena Milena Lombardo, Roberta Longo, Alfonso Lucifredi, Giovanni Marino, Gabriele Mastrilli, Angela Mauro.<br />

Referenze fotografiche: Francesco Bevilacqua, Enrico Enrico Bottino, Francesco Desimone, Domenico Forciniti, Giovanni Marino, Gabriele Mastrilli, Emanuele Pisarra,<br />

Rosario Previtera, Francesca Sciarra, <strong>GAL</strong> <strong>GAL</strong> Sila Sila Greca. Cartine: Daniela Blandino<br />

Clementi Editore S.r.l.: S.r.l.: Corso Corso Torino, 24/3 24/3 - 16129 - 16129 Genova - - 010.5701042 - Fax - Fax 010.5304378 www.trekking.it e-mail: rivista@trekking.it<br />

Associato Unione Stampa Periodica Italiana


<strong>GAL</strong> Sila Greca<br />

Basso Jonio Cosentino<br />

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