GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO - Terre Jonicosilane
GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO - Terre Jonicosilane
GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO - Terre Jonicosilane
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TERRE<br />
LA MONOGRAFIA<br />
JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />
<strong>GAL</strong> <strong>SILA</strong> <strong>GRECA</strong> <strong>–</strong> <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />
<strong>GAL</strong> <strong>SILA</strong> <strong>GRECA</strong> <strong>–</strong> <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />
CLEMENTI EDITORE
<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong> da scoprire<br />
Sila Greca - Basso Jonio Cosentino<br />
La misura 413.313 azione 2 - “Incentivazione di attività turistiche” - del nostro Piano di Sviluppo Locale<br />
(PSL), finanziato dal PSR Calabria 2007/2013, asse IV, “Approccio Leader”, ci ha consentito di realizzare<br />
questa bella monografia delle “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”, che non è certamente un trattato esaustivo del nostro<br />
territorio, ma che è sicuramente qualcosa di più di una semplice guida turistica.<br />
La porzione della Sila Greca, che, con un marchio regolarmente depositato, è stata individuata come “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”,<br />
va da Rossano a Cariati e dal litorale ai margini montani di Longobucco, Bocchigliero e Campana.<br />
È un territorio ricco di un patrimonio storico, culturale, ambientale ed enogastronomico di eccellenza, che è stato<br />
attraversato nei secoli dagli Enotri, dai Greci, dai Brettii ed ancora dai Romani, dai Bizantini, dai Normanni<br />
e dagli Svevi e che ha subito, più recentemente, anche le dominazioni degli spagnoli e dei francesi. Un territorio,<br />
dunque, storicamente complesso, ma complesso anche dal punto di vista geomorfologico con le sue fiumare,<br />
la sua stretta striscia marina ed il bosco più bello dell’intera Sila, “la Fossiata”, dove si respira una delle arie<br />
più pure del mondo; un territorio con i suoi graniti e le sue argille, le sue dune e le sue acque cristalline di saluberrima<br />
potabilità; un territorio che abbiamo cercato di “raccontare” percorrendolo per temi, intersecati dalle varie<br />
evidenze culturali ed enogastronomiche che lo caratterizzano; un territorio che, tramite questa monografia,<br />
potrà essere scoperto e riscoperto nelle sue parti più significative, ma anche nei suoi risvolti più “intimi”.<br />
La nostra monografia è accoppiata, in un unico cofanetto, con l’identica opera che ha per oggetto il territorio<br />
dell’Alto Jonio Cosentino di competenza del Gal “Alto Jonio Federico II”. È stata questa una scelta cercata e realizzata<br />
dai due Gal - che come Galajs hanno operato insieme nella programmazione comunitaria 2000/2006 -,<br />
con la condivisione del Responsabile di misura della Regione Calabria, Franco Pirrò, per dare visibilità unica e<br />
complessiva all’intero comprensorio che si affaccia sullo Jonio cosentino ed al quale fanno da corona i due Parchi<br />
Nazionali della Sila e del Pollino in un “unicum” che tutti riconosciamo con il nome di “Sibaritite”.<br />
Si ringraziano quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro, che trova un suo significativo completamento<br />
nella “Piccola rivista degli itinerari” che lo accompagna, ed in particolare la Clementi Editore s.r.l.,<br />
vincitrice dell’apposita gara d’appalto, che nella stesura dei contenuti testuali e fotografici ha impiegato tutta la<br />
propria grande esperienza di settore, il Prof. Francesco Filareto, per i suggerimenti e le significative integrazioni<br />
dei testi, e Mimmo Forciniti, nostro Consigliere di Amministrazione, che, con la sua grande competenza e<br />
la sua puntuale conoscenza del territorio, ha sovrainteso su tutto il lavoro editoriale. Ci auguriamo, infine, che<br />
questo lavoro possa costituire un prezioso strumento non solo di conoscenza, ma anche di approfondimento<br />
degli aspetti più caratteristici delle “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”, segnate da secolari tradizioni enogastronomiche ma anche,<br />
da monte a valle, da quella che è considerata come la più grande e fra le più interessanti fiumare del mondo:<br />
il Trionto.<br />
Ranieri Filippelli, Presidente del Gal “Sila Greca”<br />
Francesco Rizzo, Direttore del Gal “Sila Greca”
S O M M A R I O<br />
4<br />
<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong><br />
e Basso Jonio Cosentino:<br />
come quando perché<br />
26<br />
Musei e centri storici<br />
32<br />
Rocche, castelli<br />
e masserie<br />
10<br />
La civiltà della montagna:<br />
gli Enotrii e i Brettii<br />
16<br />
La civiltà del mare:<br />
i Bizantini, le grotte sacre<br />
20<br />
La civiltà del mare:<br />
i Bizantini, gli edifici sacri<br />
38<br />
Arti e mestieri<br />
4 <strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong><br />
e Basso Jonio Cosentino:<br />
come quando perché<br />
Testi di Domenico Forciniti<br />
e Laura Jelenkovic<br />
ITINERARI DELLA CULTURA<br />
10 La civiltà della montagna:<br />
gli Enotrii e i Brettii<br />
Testo di Angela Mauro<br />
16 La civiltà del mare:<br />
i Bizantini, le grotte sacre<br />
Testo di Stefania Scappini<br />
20 La civiltà del mare:<br />
i Bizantini, gli edifici sacri<br />
Testo di Stefania Scappini<br />
26 Musei e centri storici<br />
Testo di Stefania Scappini<br />
32 Rocche, castelli e masserie<br />
Testo di Angela Mauro<br />
38 Arti e mestieri<br />
Testo di Gabriele Mastrilli<br />
ITINERARI DEL FOLCLORE<br />
44 In un giorno di festa<br />
Testo di Davide Battaglia<br />
44<br />
In un giorno di festa
ITINERARI DEI SAPORI<br />
48 Liquirizia:<br />
il nero che seduce<br />
Testo di Laura Jelenkovic<br />
52 Viaggio nel gusto<br />
Testo di Elisa Canepa<br />
58 Il pasto è servito<br />
Testo di Elisa Canepa<br />
ITINERARI DELLA NATURA<br />
62 Natura protagonista<br />
Testi di Domenico Forciniti,<br />
Enrico Bottino e Gabriele Mastrilli<br />
68 Il disegno dell’acqua<br />
Testo di Laura Jelenkovic<br />
ITINERARI OUTDOOR<br />
72 Spirito outdoor<br />
Testo di Francesco Bevilacqua<br />
ITINERARI IN VIAGGIO<br />
78 In viaggio: sulle orme<br />
degli Enotrii e dei Brettii<br />
Testo di Gabriele Mastrilli<br />
84 In viaggio: sulle orme<br />
dei Bizantini<br />
Testo di Gabriele Mastrilli<br />
90 In viaggio: il paesaggio<br />
disegnato dal Trionto<br />
Testo di Gabriele Mastrilli<br />
90<br />
In viaggio: il paeaggio<br />
disegnato dal Trionto<br />
48<br />
Liquirizia:<br />
il nero che seduce<br />
62<br />
Natura<br />
protagonista<br />
72<br />
Spirito outdoor<br />
84<br />
In viaggio: sulle orme<br />
dei Bizantini<br />
58<br />
il pasto è servito<br />
52<br />
Viaggio nel gusto<br />
68<br />
Il disegno dell’acqua<br />
78<br />
In viaggio: sulle orme<br />
degli Enotrii e dei Brettii
COME QUANDO PERCHÉ<br />
4<br />
come quando perché<br />
TERRE<br />
JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />
E <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong><br />
SEDUTO SULLA SPIAGGIA, NEL SILENZIO DELL’ALBA E NEL LIBECCIO, chi volesse porsi in ascolto potrebbe<br />
udire, in lontananza, il belare delle pecore e i campanacci delle mucche al pascolo. Così al<br />
tramonto, abbracciato alla cresta di un monte, a uno scalatore ardito basterebbe guardare in giù,<br />
e confondendo il blu del mare e del cielo, udire il canto dei gabbiani che salutano il giorno. Perché<br />
le terre <strong>Jonicosilane</strong> della Sila Greca sono due facce separate, ma sempre unite, della medaglia chiamata<br />
Calabria, orgogliosamente appuntata sul petto dell’Italia.<br />
Lungo le coste è ovviamente il mare ad essere protagonista, con le sue splendide spiagge e le città dotate<br />
di strutture ricettive moderne, piene di luci e di voglia di vivere la notte. Così un turista può scegliere<br />
se crogiolarsi al sole nei tanti centri balneari, o immergersi alla scoperta dei tesori del mare; aspettare<br />
il ritorno dei piccoli pescherecci, che portano sul molo il pesce appena pescato, da preparare sul barbecue<br />
vicino al fuoco, o provare ogni sera un ristorante diverso, dove gustare i deliziosi piatti locali. E mentre<br />
i gozzi vengono tirati in secca sui lidi di Cariati si può guardare il sole che sorge sul mare e ne incrosta<br />
di diamanti scintillanti la superficie. Appena dietro al mare però si aprono i lembi di pianure alluvionali<br />
delimitate dai primi rilievi collinari argillosi, con campi verdi, le terrazze, l‘agricoltura fiorente.<br />
Nelle piane si cammina ancora al fianco degli antichi popoli che si insediarono nell’entroterra e incespicando<br />
nei reperti del passato, tra scavi archeologici e piccoli musei, si arriva ai piedi della Sila.
Dalle pendici ombrose dei monti alle verdi pianure, tra campi<br />
rigogliosi e spruzzi di mare si estendono le terre ricche di storia<br />
e bellezza della Sila Greca e del Basso Jonio Cosentino.<br />
<strong>COSENTINO</strong><br />
L’inverno nelle <strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong><br />
’U mare è jancu ppe ra carmaria,<br />
’u cielu azzurru è chijnu de gabbiani,<br />
’i cotrareddi jocanu pp’ ’a via,<br />
’nu sule rannu si toca ccu ’i mani.<br />
’U jure ’e sudda, russu paparina,<br />
si mmisca all’acitedda, tutta gialla,<br />
si scotola li pinni ’na gaddina,<br />
tramente vula leggia ’na farfalla.<br />
’N’aria ’e sciroccu, ’mprefumata ’e mare,<br />
mova ri frunne ccu ’nu jocu eternu,<br />
(si chiudu l’occhi para de sunnare):<br />
ma è primavera?<br />
No! Simu ’nt’ u vernu…!<br />
Ernesto Palopoli<br />
5
➜ LA COSTA DEGLI ACHEI<br />
E LA PIANA DI SIBARI<br />
Si sviluppa per 150<br />
chilometri, delimitata a<br />
nord dal fiume Ferro e a<br />
sud dal fiume Nicà.<br />
È incorniciata dai rilievi<br />
del massiccio del Pollino<br />
e dalle ultime pendici<br />
della Sila Greca, proprio<br />
al centro della Piana di<br />
Sibari, dove giunsero i<br />
Greci nel corso dell’VIII<br />
secolo a.C. fondando la<br />
città di Sibarys, da cui poi<br />
prese il nome. La piana è<br />
caratterizzata da<br />
numerosi scavi<br />
archeologici, in<br />
particolare quelli del<br />
Parco Archeologico della<br />
Sibaritide con il<br />
suo Museo.<br />
Sulla doppia pagina, in<br />
senso orario: lungo il<br />
litorale di Centofontane a<br />
Mirto le acque del Mar<br />
Jonio bagnano spiagge e<br />
litorali suggestivi, dove le<br />
vecchie barche da pesca<br />
segnano il profilo di una<br />
terra legata a doppio filo<br />
alla tradizione marinara;<br />
la fine arte della<br />
cesellatura e<br />
dell’artigianato locale si<br />
può notare anche nei più<br />
piccoli particolari delle<br />
opere d’arte locali: in<br />
questo caso, un dettaglio<br />
della Chiesa Madre di<br />
Rossano; le celebri Pietre<br />
dell’Incavallicata, non<br />
lontane dall’abitato di<br />
Campana, sono tra le più<br />
significative e conosciute<br />
testimonianze naturali<br />
presenti sul territorio<br />
della Sila Greca;<br />
la pasta fatta a mano è<br />
una delle tante specialità<br />
della cucina locale, da<br />
non perdere per gli<br />
amanti della buona<br />
tavola.<br />
6<br />
La vista, dall’alto<br />
L’Altopiano della Sila è il più grande d’Europa<br />
e si estende per 150.000 ettari, compreso<br />
tra un’altitudine di 1000 metri e i<br />
1900 del monte Botte Donato. È una lingua<br />
di terra che declina tra il Mar Tirreno e lo<br />
Jonio, con un clima di montagna temperato<br />
dall’acqua di mare.<br />
Viene convenzionalmente diviso in Sila Greca,<br />
Sila Grande e Sila Piccola e costituisce il<br />
più vecchio Parco Nazionale calabrese, uno<br />
dei primi cinque d’Italia, fondato per la protezione<br />
dell’ambiente e della biodiversità già<br />
nel 1968 col nome di Parco Nazionale della<br />
Calabria. In particolare, la Sila Greca è compresa<br />
tra la piana di Sibari, la Sila Grande e<br />
il crotonese.<br />
È dominata dal massiccio della Sila e i monti<br />
Paleparto e Altare (m 1480), Serra della<br />
Castagna (m 1310) e la Colle d’Avri (m<br />
1200) la cingono come corona. Dalla cima<br />
di questi monti lo sguardo corre libero fino<br />
al golfo di Corigliano, la Piana di Sibari e la<br />
catena del Pollino.<br />
Si può vedere monte Scuro, la costa tirrenica<br />
e l’alto crotonese. I molti corsi d’acqua<br />
forgiano il paesaggio creando canyon mozzafiato,<br />
cascate, laghi e spiagge da ammirare.<br />
Sono molti gli itinerari apprezzati dai torrentisti<br />
che si cimentano in discese oppure<br />
risalite lungo l’alveo e l’intrico di cascate incassate,<br />
profondi laghetti naturali da attraversare<br />
a nuoto nelle acque verdi ed azzurre,<br />
blocchi e gradini di calcare, marne, graniti,<br />
filladi e travertino a volte sbiancati dal sole,<br />
a volte chiusi da folta vegetazione ricca di<br />
umidità come nelle foreste pluviali.<br />
I versanti geologicamente eterogenei della<br />
Sila Greca si sgretolano all’azione delle acque<br />
e delle intemperie creando il tipico paesaggio<br />
a fiumara, slavine di ghiaia e sedimenti<br />
detritici.<br />
Ma quelli boschivi sono ricchi di pini, cerri,<br />
castagni monumentali, dolci declivi e infinite<br />
distese verdi interrotte soltanto dai paesi<br />
arroccati sul fianco della montagna e sulle<br />
dorsali che degradano verso il mare. Qui la<br />
fauna prospera, grazie anche alla continua<br />
opera di conservazione e protezione dell’habitat.<br />
Al di là del tempo<br />
Anticamente la Sila ha ospitato per secoli<br />
soltanto i pastori con le loro greggi durante<br />
la stagione dei pascoli montani. Erano poche<br />
le famiglie che aspettavano l’arrivo del<br />
disgelo. La Sila veniva abbandonata a novembre<br />
e “riapriva” a maggio, quando i contadini<br />
andavano nei campi a piantare le patate<br />
e coltivare frumento, grano e segale (jer-
manu). Lentamente si formarono paesi arroccati<br />
sui fianchi delle montagne, borghi<br />
storici a ridosso delle pareti di roccia. I primi<br />
insediamenti umani vengono fatti risalire<br />
agli Enotri, che intorno al 1700 a.C. colonizzarono<br />
le terre <strong>Jonicosilane</strong>, ricoprendo<br />
le sue valli e i fianchi montuosi di vigneti;<br />
successivamente si affermarono i Brettii o<br />
Bruzi, italici come gli Enotrii, un popolo dedito<br />
principalmente alla pastorizia e agricoltura.<br />
I siti archeologici di Terravecchia, Castiglione<br />
di Paludi e le muraglie di Annibale mostrano<br />
ancora oggi la loro perizia nel costruire<br />
fortificazioni.<br />
A Cariati, in località Cozzo del Salto, si può<br />
ammirare la Tomba del Guerriero, scoperta<br />
nel 1978, ancora custode di oggetti e ceramiche<br />
di grande valore. Altri ritrovamenti risalgono<br />
all’età del ferro (X-IX sec. a. C.), come<br />
testimonia la necropoli in località Agretto di<br />
Castiglione di Paludi, con circa 50 tombe a<br />
fossa, poi le pietre dell’Incavallicata di Campana<br />
ed il paese di Scala Coeli con i ritrovamenti<br />
in località Castelluccio. Ma l’avvenimento<br />
storico per questa terra fu lo sbarco dei<br />
greci nell’VIII secolo a.C. e la leggenda narra<br />
che furono addirittura i compagni di Enea,<br />
qualche secolo prima, a fondare la città di<br />
Crosia nel 1315 a.C. Le pianure vennero di-<br />
PROTAGONISTI<br />
In tanti secoli di storia, tra vicende e conflitti, da quest’area della Calabria<br />
emergono due illustri personaggi, fiore all’occhiello della storia di queste<br />
terre e cittadini del mondo. Il primo è San Nilo da Rossano, nato appunto<br />
a Rossano nel 910 e morto il 26 settembre del 1004 nei pressi di Tusculum<br />
vicino a Roma. Nato da famiglia nobile, si sposò ed ebbe una figlia,<br />
ma il richiamo della fede ebbe il sopravvento, si fece monaco e divenne<br />
eremita in una caverna dove c’era un’immagine dedicata a San Michele<br />
Arcangelo. Fu molto dedito alla carità, alla contemplazione e raccolse numerosi<br />
testi e codici. Lasciò l’eremitaggio per dedicarsi ad attività sociali e<br />
fondò un monastero basiliano a San Demetrio Corone, dove visse per 25<br />
anni promulgando una dottrina di riunificazione tra la Chiesa di Occidente<br />
e quella di Oriente. Pare che San Nilo gettò un anatema sull’imperatore<br />
Ottone III e su Papa Gregorio V quando mandarono al martirio l’antipapa<br />
Giovanni XVI. Gregorio morì nel 999 e Ottone, convinto che la sua<br />
morte fosse dovuta alla maledizione del santo, si recò al Cenobio implorando<br />
il perdono di Nilo e confessandosi pentito. Il Santo lo perdonò. Purtroppo<br />
San Nilo non riuscì a vedere ultimati i lavori dell’abbazia di Grottaferrata,<br />
che fu costruita per suo volere su un terreno dove si trovavano<br />
i ruderi di una villa romana e dove la leggenda racconta che gli apparve<br />
la Madonna. L’abbazia infatti fu terminata nel 1004, successivamente alla<br />
sua morte. Nel 2004 ci sono state grandi celebrazioni per i mille anni<br />
dalla sua morte. L’abate Bartolomeo disse di lui: «San Nilo vedeva che tutti<br />
gli uomini, tutti gli animali, finanche ogni rettile che si muoveva sulla<br />
terra, erano in cecità e totalmente privi di luce e la terra stessa tutta quanta<br />
era circondata da una tenebra profonda e da un'immensa caligine»; infatti,<br />
usando le parole del santo «Non basta gridare contro le tenebre, bisogna<br />
accendere una luce». Diversi documenti e testimonianze materiali<br />
sulla sua vita sono presenti negli archivi diocesani e nella biblioteca comunale<br />
di Rossano.<br />
L’altro personaggio di grande importanza storica è Bruno da Longobucco,<br />
uno dei più grandi chirurghi del Medioevo. Nacque a Longobucco agli inizi<br />
del 1200 e morì nel 1286. La sua carriera si sviluppò inizialmente a Bologna,<br />
dove acquisì la conoscenza dei testi e della medicina araba, in cui<br />
divenne maestro. Proseguì poi a Padova, dove contribuì a creare l’Università<br />
e dove tenne una delle prime cattedre di medicina con il titolo di<br />
“Magister”. Scrisse due testi molto importanti: il primo è la Chirurgia Magna,<br />
composta da 2 libri di 20 capitoli ciascuno, in cui si affrontano le diverse<br />
e complesse tecniche chirurgiche. Il secondo è la Chirurgia Parva,<br />
una sorta di compendio didattico di soli 23 capitoli. Nonostante questo<br />
Bruno non è quasi mai citato nella storia dell’Università, forse perché<br />
spesso le sue teorie erano in aperto contrasto con la dottrina classica. Resta<br />
comunque, indiscutibilmente, uno dei precursori della medicina moderna<br />
e testimonianza del suo operato e dei suoi lavori sono attualmente<br />
presenti nella biblioteca di Longobucco. Con Bruno la chirurgia acquista dignità<br />
scientifica e diventa una branca della medicina; i suoi testi sono stati<br />
tradotti nelle principali lingue europee dell’epoca, riconosciuto universalmente<br />
come figura eminente della medicina del vecchio continente. L’università<br />
di Padova recentemente gli ha dedicato un busto collocato nell’atrio<br />
dell’ateneo, insieme a quelli dei grandi della scienza mondiale.<br />
7
➜ IL VALLONE<br />
MACROCIOLI<br />
Da colle dell’Esca, con alle<br />
spalle il lago Cecita e la<br />
Fossiata, a circa 1500<br />
metri di quota, inizia la<br />
vallata del torrente<br />
Macrocioli, che racchiude<br />
come in uno scrigno il<br />
paese di Longobucco. La<br />
sensazione è quella di<br />
immergersi in un viaggio a<br />
ritroso nel tempo, con il<br />
fragore delle acque sorgive<br />
che spuntano da ogni<br />
frattura del substrato<br />
granitico, i primi profumi<br />
marini che risalgono la<br />
valle, accompagnati dalla<br />
macchia mediterranea, dal<br />
Trionto, i forti colori<br />
soprattutto autunnali di<br />
faggi, castagni e alberi da<br />
frutto, le “baracche”<br />
appese agli angoli degli<br />
innumerevoli terrazzamenti<br />
delle aree golenali, su cui<br />
prosperano orti fiorenti<br />
che, come nel passato,<br />
arricchiscono con le loro<br />
delizie i banchetti dei<br />
longobucchesi e delle<br />
trattorie e cantine del<br />
centro. Un luogo<br />
incantevole, che ha visto<br />
l’impiantarsi dei primi<br />
arnesi medievali per<br />
l’estrazione dell’argento,<br />
che ha visto passare<br />
Norman Duoglas e,<br />
soprattutto, l’abate<br />
Gioacchino da Fiore.<br />
Su questa pagina, in alto:<br />
il Convento dei Riformati<br />
di Calopezzati, che segue<br />
gli stilemi architettonici<br />
dei classici monasteri<br />
benedettini.<br />
Sulla pagina a lato, da<br />
sinistra: l’arte sacra ha<br />
dato vita ad opere di rara<br />
bellezza su tutto il<br />
territorio della Sila<br />
Greca: nel dettaglio, un<br />
particolare della Chiesa<br />
di Santa Maria Assunta<br />
di Cropalati; tra i tanti<br />
prodotti stagionati locali<br />
della Sila Greca non<br />
mancano i salumi tipici<br />
come capicollo, salsiccia,<br />
soppressata e pancetta,<br />
spesso associati a<br />
formaggi quali provole e<br />
caciocavalli, e ai prodotti<br />
del forno, tra cui i<br />
tarallini di Longobucco;<br />
un’imbarcazione da pesca<br />
lungo il litorale di<br />
Centofontane a Mirto.<br />
8<br />
sboscate e furono avviate le prime coltivazioni<br />
intensive di cereali, ulivi e viti. Le pianure<br />
della Magna Grecia furono poi conquistate dai<br />
Romani, che vi costruirono nuovi centri rurali<br />
e commerciali, come le ville e le fattorie di Rossano.<br />
I boschi della Sila vennero messi a dura<br />
prova dall’Impero, che tagliò gli alberi sconsideratamente<br />
per costruire navi e abitazioni.<br />
Con la caduta dell’Impero Romano furono i<br />
Bizantini a insediarsi nell’entroterra, contribuendo<br />
a creare vari centri abitati e la cui presenza<br />
si respira nelle tante testimonianze sparse<br />
sul territorio, grotte e angoli di meditazione,<br />
ruderi di chiesette e radure coltivate.<br />
Soste di piacere<br />
L’arte e i mestieri antichi si sono conservati in<br />
quelle vecchie botteghe di paese al di là del tempo,<br />
forse grazie anche all’isolamento geografico.<br />
Uomini ormai anziani battono ancora il ferro<br />
sotto gli occhi dei figli apprendisti e curiosi, impagliatori<br />
stanno seduti sulle sedie all’aperto,<br />
davanti al negozio, a creare cestini e imbottiture,<br />
mentre gli intagliatori portano avanti la<br />
maestria nell’arte sacra con icone di legno d’acero,<br />
finemente lavorate. Sono poche le donne<br />
che ancora usano il telaio, e lo fanno per creare<br />
corredi nuziali e ricami secondo i disegni della<br />
tradizione. La gente che vive nei paesi della Presila<br />
attraversa le strade assolate, passando davanti<br />
a crocefissi ed edicole che proteggono i<br />
viaggiatori, e scompaiono nelle loro case a gustare<br />
un pasto fatto essenzialmente di piatti tipici.<br />
Le donne preparano ancora la pasta fatta<br />
in casa al ferretto con sugo di cacciagione, i<br />
maccheroni con le verdure, i cavatelli di patate<br />
conditi con sugo di salsiccia bolliti. Il capretto o<br />
l’agnello sono teneri per la lunga cottura, il<br />
maiale utilizzato in ogni suo pezzo. Le conserve,<br />
la frutta secca e i formaggi non possono<br />
mancare sulla tavola, insieme ad un buon vino.<br />
Scorre così la vita, ancora genuina come un<br />
tempo.<br />
Uno sguardo al futuro<br />
Ma tradizione non vuol dire negare il cambiamento,<br />
ma impregnarne il futuro.<br />
Questo è l’impegno principale del Gal Sila<br />
Greca <strong>–</strong> Basso Jonio Cosentino, ente costituitosi<br />
per "Lo sviluppo economico, sociale, culturale<br />
ed ambientale del territorio". Le attività<br />
del Gal pongono l’accento sulla riscoperta della<br />
ruralità mediterranea, grazie alla creazione di<br />
itinerari culturali e gastronomici che favoriscano<br />
uno sviluppo di carattere socio-economico.<br />
Una rete per portare alla ribalta europea le eccellenze<br />
locali, creare un turismo ad hoc che sia<br />
di sostegno alle popolazioni locali fornendo le<br />
condizioni ottimali per evitare lo spopolamento<br />
e mantenere quindi le comunità sul territorio.<br />
Di particolare importanza il progetto di<br />
realizzazione di un marchio per i prodotti gastronomici<br />
dell’area, denominato “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”.<br />
Continua quindi la storia e la grandezza<br />
della Sila Greca, il cui respiro attraversa<br />
strade strette ed irte di ciottoli fluviali, eterogenei<br />
nella forma e nei colori, sotto tetti rossi di<br />
coppi, ripide scale e balconi in ferro battuto da<br />
cui ancora oggi si affacciano i fantasmi dei centri<br />
storici, illuminati dalla luce dei lampioni che<br />
stana dagli angoli dell’intricato labirinto di case<br />
la storia e la tradizione. ■
CARTA D’IDENTITÀ DEL <strong>GAL</strong> <strong>SILA</strong><br />
<strong>GRECA</strong> E <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />
Regione: Calabria<br />
Provincia: Cosenza<br />
Istituzione: 28/11/2000<br />
Sede: Viale Jonio di Mirto Crosia 96<br />
89060 Mirto - Crosia (Cosenza)<br />
0938/42062<br />
www.galsilagreca.it<br />
segreteria@galsilagreca.it<br />
galsilagreca@alice.it<br />
Comuni: Bocchigliero, Calopezzati,<br />
Caloveto, Campana, Cariati, Cropalati,<br />
Crosia, Longobucco, Mandatoriccio,<br />
Paludi, Pietrapaola, Rossano, Scala<br />
Coeli, Terravecchia.<br />
◗ Come arrivare<br />
La Sila Greca può essere facilmente<br />
raggiunta in automobile, in treno o in<br />
aereo. In auto. Per chi si mette in<br />
viaggio su quattro ruote il percorso da<br />
seguire è quello dell’autostrada A.3,<br />
con uscite a Sibari da Nord, mentre da<br />
sud a Tarsia, Spezzano e nuovamente<br />
Sibari. Le strade statali su cui<br />
proseguire sono la SS.106 dell’area<br />
ionica, mentre per inerpicarsi verso il<br />
cuore della Sila bisogna seguire la<br />
SS.107 silano-crotonese, eccellente<br />
percorso intermedio all'interno del<br />
comprensorio.<br />
In treno. Chi volesse recarsi in Sila<br />
in treno può usufruire della rete<br />
ferroviaria Taranto-Reggio Calabria.<br />
In aereo. Al momento chi volesse<br />
viaggiare in aereo dovrà utilizzare gli<br />
scali di Lamezia Terme sul versante<br />
tirrenico e di quello di Crotone S.<br />
Anna sul versante ionico collegati<br />
rispettivamente con l’autostrada A.3<br />
e la statale SS.106.<br />
I COMUNI DEL <strong>GAL</strong><br />
◗ BOCCHIGLIERO<br />
Municipio Piazza Arento - 87060<br />
0983 92001 Fax 0983 92242<br />
info@comune.bocchigliero.cs.it<br />
bocchigliero.asmenet.it<br />
Pro Loco<br />
prolocobocchigliero@unplicalabria.it<br />
◗ CALOPEZZATI<br />
Municipio Via Sant’Antonio 10 - 87060<br />
0983 47245 Fax 0983 47868<br />
comune-calopezzati@libero.it<br />
www.comune.calopezzati.cs.it<br />
◗ CALOVETO<br />
Municipio Piazza Dei Caduti - 87060<br />
0983 63005 Fax 0983 63900<br />
comunedicaloveto@virgilio.it<br />
www.comune.caloveto.cs.it<br />
◗ CAMPANA<br />
Municipio Piazza Parlamento - 87061<br />
0983 93022 Fax 0983 937694<br />
appunti di viaggio<br />
info@comune.campana.cs.it<br />
www.comune.campana.cs.it<br />
Pro Loco Via N.Ausilio, 11 - 87061<br />
0983 93191<br />
tolavia1@virgilio.it<br />
◗ CARIATI<br />
Municipio Piazza F. Friozzi - 87062<br />
0983 94021 Fax 0983 968248<br />
segreteria.cariati@asmecert.it<br />
www.comune.cariati.cs.it<br />
◗ CROPALATI<br />
Municipio Via Roma 86 - 87060<br />
0983 61261 Fax 0983 61877<br />
comune.cropalati.cs@asmepec.it<br />
www.comune.cropalati.cs.it<br />
◗ CROSIA<br />
Municipio Viale Sant'Andrea - 87060<br />
0983 485016 Fax 0983 41052<br />
crosia.cs@pec.comunedicrosia.it<br />
www.comunedicrosia.it<br />
◗ LONGOBUCCO<br />
Municipio Via Mazzini 66 - 87066<br />
0983 72505 Fax 098371071<br />
affarigenerali@comune.longobucco.cs.it<br />
www.comune.longobucco.cs.it<br />
Pro Loco Via Boccuti 1 - 87066<br />
Longobucco (CS)<br />
0983 71048<br />
◗ MANDATORICCIO<br />
Municipio Piazza Del Popolo 1 - 87060<br />
0983 994009 Fax 0983 994626<br />
www.comunedimandatoriccio.eu<br />
◗ PALUDI<br />
Municipio Via Giordano Bruno - 87060<br />
0983 62029 Fax 0983 62873<br />
protocollogenerale.paludi@asmepec.it<br />
www.comunepaludi.it<br />
Pro Loco Piazza Aldo Moro - 87060<br />
prolocopaludi@virgilio.it<br />
◗ PIETRAPAOLA<br />
Municipio Via Roma - 87060<br />
0983 994013 Fax 0983 995873<br />
protocollogenerale.pietrapaola@asmepec.it<br />
www.comunepietrapaola.it<br />
◗ ROSSANO<br />
Municipio Piazza Santi Anargiri -<br />
87067<br />
0983 529408<br />
Fax 0983 522164<br />
www.comune.rossano.cs.it<br />
segreteria@comune.rossano.cs.it<br />
Pro Loco Piazza Matteotti - 87067<br />
0983 030760<br />
prolocorossano@libero.it<br />
www.prolocorossano.it<br />
◗ SCALA COELI<br />
Municipio Via Provinciale 24 - 87060<br />
0983 95013 Fax 0983 95336<br />
www.comune.scalacoeli.cs.it<br />
◗ TERRAVECCHIA<br />
Municipio Via Garibaldi 18 - 87060<br />
0983 97013 Fax 0983 97197<br />
www.comune.terravecchia.cs.it
ITINERARI DELLA CULTURA LA<br />
10<br />
CIVILTÀ DEL<br />
E LA PRESENZA ENOTRIO-<br />
Per i Greci era ‘hyle’, per i Latini ‘silva’. Il territorio oggi indicato<br />
come Sila Greca Basso Jonio Cosentino è denso di tracce del<br />
passato: dalle testimonianze degli Enotrii e dei Brettii, al<br />
patrimonio bizantino, ai preziosi reperti conservati nei numerosi<br />
parchi archeologici della zona. Secondo Eliano, l’origine del nome<br />
risale a Silene, dio della foresta.<br />
Di questo territorio e dei suoi boschi scrissero<br />
Virgilio, Plinio e Cassiodoro.<br />
Visitarla è una promessa di meraviglie.<br />
L’UOMO E LA NATURA:<br />
LA PIETRA RACCONTA
LA MONTAGNA<br />
BRETTIA<br />
Le misteriose pietre<br />
dell’Incavallicata,<br />
poco lontano dall’abitato<br />
di Campana.<br />
LE MONTAGNE JONICO<strong>SILA</strong>NE FURONO LE TERRE DEGLI ENO-<br />
TRII E DEI BRETTII. Questo territorio fu abitato, tra il XV e<br />
il IV secolo a.C., da una popolazione italica autoctona nota<br />
con il nome di Enotrii, che in greco significa “produttori e<br />
consumatori di vino”, talora in conflitto, più spesso in rapporti commerciali<br />
con i Greci della vicina Sibari. A Sibari si unirono (o probabilmente<br />
sono gli stessi), dopo il 356 a.C., i Brettii (che, secondo Strabone,<br />
significa “ribelli”) o Bruzi o Brutti (così designati spregiativamente<br />
dai Romani), famosi per la loro fierezza e per avere difeso strenuamente<br />
la propria libertà dagli invasori romani. Contro Roma, i<br />
Brettii si allearono prima con Pirro d’Epiro intorno al 275 a.C., poi<br />
con Annibale durante le Guerre Puniche, e ancora con Spartaco, nel<br />
71 a.C. Alla fine, furono sconfitti, decimati, umiliati dai conquistatori.<br />
Enotrii e Brettii elaborarono un’autonoma ed originale, ma ancora<br />
poco conosciuta, civiltà della montagna o Mesògaia, con una<br />
propria organizzazione politica ed economico-sociale (pastorizia, agricoltura,<br />
artigianato, commercio) e una propria lingua (quella osca).<br />
11
In alto in senso orario:<br />
resti dell’insediamento<br />
brettio nel parco Pruija di<br />
Terravecchia;<br />
paesaggio geologico<br />
sulle colline di Paludi;<br />
l’ingresso della tomba<br />
brettia a Cariati;<br />
testimonianze<br />
archeologiche a<br />
Castiglione di Paludi.<br />
12<br />
Per l’impero di Roma, che ha lasciato tracce nei<br />
resti delle ville che si trovano sparse in tutto il<br />
Basso Jonio Cosentino, queste terre furono miniera<br />
di legname pregiato ma anche di pece, entrambi<br />
materiali usati nella costruzione di robuste<br />
navi. Dionigi di Alicarnasso scrisse che la foresta<br />
della Sila produceva “la pece migliore che si<br />
conosca, detta pece brettia” appunto. Questa resina<br />
vegetale, oltre che per le imbarcazioni, veniva<br />
usata per impermeabilizzare botti o contenitori,<br />
per realizzare i calchi per le statue, in oreficeria,<br />
nonché nella cosmesi, in campo medico e<br />
veterinario, come attestano Plinio il Vecchio,<br />
Teodoro Prisciano e Scribonio Largo.<br />
Le tracce del tempo<br />
Per esigenze di controllo del territorio e difesa dai<br />
nemici, Greci prima e poi Romani, gli Enotrii e<br />
i Brettii si insediarono soprattutto sulle colline a<br />
ridosso delle fiumare e a distanza di sicurezza an-<br />
che dagli insalubri stagni e piccole paludi presenti<br />
in modo molto diffuso nelle zone costiere.<br />
Siti enotrii e brettii sono stati individuati a Rossano<br />
(Colline di S. Antonio, di Basili, di S. Croce,<br />
Bucita, Ciminata, Petraro, ecc.), Cariati (Palumbo,<br />
Salto, Montagnola, ecc.), Bocchigliero<br />
(Basilicò), Cropalati (Bisciglia, Strange), Calopezzati<br />
(Orecchiuta di osco, Borea), Crosia (zona<br />
Castello, S.Tecla), Longobucco (Manche,<br />
Ortiano), Mandatoriccio (Cipodero, Procello,<br />
Torre Jaccata), Scala Coeli (S. Martino). A Pietrapaola<br />
si segnalano testimonianze enotrie a<br />
Monte Colonina, Brugliaturo e una testimonianza<br />
brettia è rappresentata dalle cosiddette<br />
“Muraglie di Annibale” (IV-III secolo a.C.), possente<br />
centro fortificato. Il nome forse non è legato<br />
davvero al condottiero cartaginese, sebbene<br />
abbia frequentato per lunghi periodi questi territori,<br />
ma di certo è testimonianza eloquente dell’architettura<br />
difensiva dei Brettii lungo il tratto
jonico tra la piana di Sibari e Petelia (l’odierna<br />
Strongoli in provincia di Crotone). Anche a Caloveto,<br />
in località Cerasello, si trova una cinta<br />
muraria brettia, che, secondo alcuni studiosi, si<br />
può identificare con la quarta Sibari. Altri reperti<br />
sono stati rinvenuti a Campana, la vecchia ‘Kalasarna’<br />
probabilmente fondata dall’eroe omerico<br />
Filottete fuggito dalla sua patria Melibea (come<br />
ci narra Strabone): precisamente in località Cozzo<br />
del Morto, possibile stazione di transumanza<br />
di epoca brettia, sono stati trovati resti di strutture<br />
murarie a secco e frammenti ceramici. Poco<br />
distante, sull’altura Terra dei Fossi, si trovano anche<br />
resti di abitazioni brettie. In località Rubillo<br />
troviamo le grotte di Ornarito, esempio di civiltà<br />
rupestre.<br />
Ma la terra jonicosilana è generosa con gli appassionati<br />
di archeologia anche lungo la costa. A<br />
Cariati, in località Cozzo del Salto, a nord del<br />
fiume Nicà (l’antico Hilyas), su una collina in<br />
mezzo agli ulivi si trova la Tomba del Guerriero<br />
brettio, del IV secolo a.C., rinvenuta nel 1978.<br />
Al suo interno furono trovati i resti del corpo del<br />
guerriero con il tipico corredo funerario, l’armatura<br />
in bronzo, un cinturone, l’elmo, una spada,<br />
anfore e piatti: oggetti oggi esposti nel Museo Ar-<br />
cheologico di Sibari. Un’altra tomba di estremo<br />
interesse di periodo ellenistico si trova infine a<br />
Pietrapaola: viene chiamata Tomba del Gigante,<br />
in località Spinetta, su un versante del torrente<br />
Laurenzana, ipogea a pianta rettangolare, con<br />
corridoio di accesso, ed è ritenuta una delle tombe<br />
più importanti a livello regionale.<br />
Il modello insediativo dei Brettii era concepito<br />
con il centro fortificato su un pianoro in grado di<br />
accogliere e ospitare, anche per diversi mesi, tutti<br />
gli abitanti sparsi per le campagne e le fattorie<br />
in caso di attacchi nemici. Questo spiega l’imponenza<br />
delle mura di cinta, realizzate con macigni<br />
assemblati a secco, ma anche il vasto territorio<br />
che le mura racchiudevano, che arriva anche a<br />
qualche decina di ettari.<br />
Parco archeologico naturalistico<br />
di Pruija di Terravecchia-Cariati<br />
L’insediamento brettio di Pruija di Terravecchia<br />
dice molto delle funzionalità dei centri fortificati<br />
sulle alture del Basso Jonio Cosentino. Situato a<br />
400 metri di quota, esso garantiva il controllo<br />
della costa e della vallata del fiume Nicà. Solo nel<br />
1970 gli studiosi si sono occupati del sito. Particolarmente<br />
interessante è lo studio avviato a par-<br />
➜ PIANO AGRETTO,<br />
LA NECROPOLI DELL’ETÀ<br />
DEL FERRO<br />
Gli Enotrii furono i primi<br />
abitanti della Sila Greca.<br />
La frequentazione umana<br />
autoctona più antica di<br />
tutta l’area risale ai sec.<br />
XV - VIII a.C., dall’Età del<br />
Bronzo all’Età del Ferro,<br />
come testimoniano i resti<br />
ritrovati a Piano Agretto,<br />
nel Parco Archeologico di<br />
Castiglione di Paludi e a<br />
valle delle mura di cinta.<br />
Si tratta di circa 50<br />
tombe a fossa, delimitate<br />
e coperte da ciottoli di<br />
fiume, con corredi<br />
databili tra la fine del X<br />
secolo e la seconda metà<br />
dell’VIII secolo: punte di<br />
lancia in bronzo e in<br />
ferro, monili e ornamenti,<br />
coltelli e rasoi. Sono le<br />
tratte degli Enotrii, un<br />
popolo italico che ha<br />
preceduto in queste terre<br />
Greci, Brettii, Romani e<br />
Bizantini.<br />
➜ LE PIETRE<br />
DELL’INCAVALLICATA<br />
Sono così chiamate due<br />
pietre molto suggestive di<br />
grandi dimensioni, site a<br />
poca distanza dal centro<br />
di Campana, su cui sono<br />
nate diverse leggende e<br />
credenze. La prima, alta<br />
circa 5 metri, ricorda le<br />
sembianze di un elefante,<br />
di cui sono ben visibili la<br />
proboscide e le zanne. La<br />
seconda pietra, che<br />
raggiunge un’altezza di 6<br />
metri, è di più difficile<br />
interpretazione: a molti<br />
ricorda la testa di un<br />
cane o di un orso; ad altri<br />
invece sembrano due<br />
gambe umane, forse di un<br />
guerriero, dalle ginocchia<br />
in giù. Sono davvero<br />
molto affascinanti e<br />
imponenti e meritano<br />
senz’altro una visita.<br />
A lato: per ampi tratti le<br />
antiche mura di cinta del<br />
parco Pruija di<br />
Terravecchia,<br />
recentemente consolidate<br />
e restaurate.<br />
13
14<br />
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE<br />
➜ IL MUSEO DI SIBARI<br />
Il Museo Archeologico<br />
Nazionale della Sibaritide<br />
si trova tra il Parco<br />
archeologico dell’antica<br />
Sybaris greca e l’attuale<br />
Sibari, frazione di<br />
Cassano allo Jonio.<br />
Inaugurato nel 1996, è<br />
composto da cinque unità<br />
in cui sono esposti i<br />
reperti archeologici più<br />
significativi provenienti<br />
dal territorio della<br />
Sibaritide nonché dagli<br />
scavi delle tre città<br />
sovrapposte di Sibari<br />
(colonia magno-greca,<br />
distrutta da Crotone:<br />
720-510 a.C.), Thurii, la<br />
seconda Sibari (rifondata<br />
da coloni ateniesi inviati<br />
da Pericle: 444-193 a.C.)<br />
e Copia Thurii, la terza<br />
Sibari (fondata dai<br />
Romani: 193 a.C.-597<br />
d.C.). I reperti coprono<br />
dunque un lungo periodo,<br />
che va dal 720 a.C. al VI<br />
secolo d.C.<br />
A destra in senso orario:<br />
antica strada d’accesso<br />
al centro fortificato di<br />
Kossa o Etas, oggi<br />
Castiglione di Paludi;<br />
vista dall’alto del colle,<br />
sullo sfondo il torrente<br />
Coserie; resti di uno dei<br />
muraglioni a protezione<br />
del centro.<br />
La Sila Greca e il Basso Jonio Cosentino sono in grado di offrire anche tracce di un tempo<br />
più recente, ugualmente affascinanti.<br />
Lungo il fiume Trionto, nei pressi dell’antica Traes, nel tratto tra Cropalati e Longobucco,<br />
intorno al 1910 furono realizzate e si conservano oggi cinque piccole centrali idroelettriche,<br />
delle quali due <strong>–</strong> in località Campitella e Sullacca <strong>–</strong> sono state riattivate, a testimoniare<br />
un’economia dell’acqua che richiama i grandi temi della sostenibilità e della<br />
conservazione dell’ambiente.<br />
Fra gli edifici di archeologia industriale rientrano anche mulini, frantoi, opifici e masserie.<br />
I mulini ad acqua a palmento sono presenti sul territorio sin dai secoli XI-XII. Alcuni<br />
sono ancora visibili lungo i torrenti Coserie e Cino, due lungo il Trionto.<br />
Il numero più consistente si trova ai piedi della rupe orientale della Rossano bizantina,<br />
lungo le due sponde del torrente Celadi, oggi area SIC, in una stretta e lunga gola. Particolarmente<br />
suggestiva è la centrale, ormai in disuso, di Puntadura a Longobucco, preceduta<br />
dall’interessante chiesetta di Santa Maria della Mercede, del XV secolo.<br />
Il luogo si raggiunge facilmente a piedi dalla strada statale 177 dopo pochi chilometri<br />
dalla frazione Destro.<br />
tire dal 1990, atto a dimostrare la teoria già formulata<br />
da Pier Giovanni Guzzo negli anni ’80<br />
del Novecento, ossia che i Brettii avessero realizzato<br />
un vero e proprio sistema di difesa territoriale,<br />
caratterizzato da un organico collegamento<br />
visivo tra i centri fortificati. Pruija di Terravecchia<br />
era collegata a vista con la Muraglia di Annibale<br />
di Pietrapaola e tra questi due siti l’insediamento<br />
di Palumbo di Cariati fungeva da stazione intermedia,<br />
mentre quello di Cerasello faceva da anello<br />
di comunicazione visiva con Castiglione di Paludi,<br />
la località più ricca di testimonianze archeologiche<br />
brettie ed enotrie.<br />
Le rovine di Castiglione di Paludi<br />
Ne ha parlato per la prima volta Vincenzo Padula,<br />
sacerdote e poeta calabrese, nell’Ottocento.<br />
Le rovine di Castiglione di Paludi (l’imponente<br />
centro brettio di Kossa o più probabilmente<br />
di Etas), situate su un colle di circa quaranta<br />
ettari che domina la media vallata del torrente<br />
Coserie, sono ancora oggi oggetto di<br />
esplorazioni a cura della Soprintendenza alle<br />
Antichità della Calabria, che, insieme con l’amministrazione<br />
comunale di Paludi, ha avviato<br />
nel 2006 un progetto ad hoc per il Parco Archeologico.<br />
L’area fu abitata dal IX al III secolo<br />
a.C. e reca i resti di una necropoli enotria dell’età<br />
del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), in località<br />
Piano Agretto, e quelli più consistenti di un centro<br />
fortificato brettio (IV-III secolo a.C.). In par-<br />
ticolare, la cinta muraria che fortifica la sommità<br />
del sito costituisce una delle più importanti testimonianze<br />
concrete di architettura militare di<br />
tutta l’area della Magna Grecia. Le mura, realizzate<br />
con blocchi squadrati di arenaria locale e<br />
datate alla seconda metà del IV secolo a.C., presentano<br />
porte d’accesso, torri e rampe di scale<br />
per il cammino di ronda in un sistema organico
difensivo difficile da espugnare. L’accesso principale<br />
al centro abitato era costituito dalla Grande<br />
Porta Est, preceduta da due grandi torri di guardia<br />
e collegata alla costa attraverso la valle del<br />
torrente Coserie; una “porta a cortile” in quanto<br />
preceduta da un varco chiuso da alte cortine<br />
murarie, sistema che consentiva un’ottima<br />
guardia e un doppio controllo per chi entrava<br />
in città. A nord la Torre gamma, a pianta circolare,<br />
proteggeva lo sperone nord-est delle mura<br />
rivolto allo Jonio. Lungo il tratto più settentrionale<br />
della cinta è stata recentemente scoperta<br />
una torre di dimensioni inferiori (Torre delta)<br />
con scala interna. Sul versante sud-orientale<br />
del pianoro nord si apre una seconda porta<br />
d’accesso al centro abitato: la Porta Sud-Est, tipologia<br />
“a corridoio semplice”, che permetteva,<br />
attraverso il fondovalle del torrente Sant’Elia,<br />
oggi area SIC (Sito di Interesse Comunitario),<br />
di accedere al centro abitato dalla parte dell’edificio<br />
assembleare, altrimenti detto “teatro” in<br />
quanto presenta anche una cavea e uno spazio<br />
per l’orchestra. Oltre ai resti di questo edificio,<br />
oggi si può vedere anche parte del cosiddetto<br />
“Lungo Muro”, imponente struttura lunga 42<br />
metri circa e alta 4, che aveva funzioni di contenimento<br />
del terreno. ■<br />
DA VISITARE<br />
appunti di viaggio<br />
◗ Museo Archeologico della Sibaritide<br />
e Scavi<br />
Località Casa Bianca Sibari-Contrada<br />
Casone<br />
87011 Sibari <strong>–</strong> Frazione del comune<br />
Cassano Allo Jonio, CS<br />
Proprietà e gestione. Statale<br />
0981.79391 / 2<br />
Fax 0981.79394<br />
museomg@unical.it /<br />
sibaritide@beniculturali.it<br />
www.retemuseale.provincia.cs.it<br />
Orari. Museo: 9:00/19:30 Scavi:<br />
9:00/un’ora prima del tramonto<br />
Giorno di chiusura. Lunedì<br />
Ingresso. A pagamento (gratuito<br />
fino a 18 e oltre 65 anni)<br />
Visite guidate. Previste per scuole<br />
Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio<br />
Calabria, uscita Spezzano Terme-Sibari,<br />
SS.534 in direzione Sibari fino ad<br />
incrociare la SS.106 Ionica. Da lì, seguire<br />
le indicazioni: il Parco e il Museo distano<br />
circa 2 chilometri dall’incrocio. In treno:<br />
arrivati da Paola a Cosenza si può<br />
prendere il treno per Sibari. La stazione<br />
dista 4 chilometri dagli scavi archeologici e<br />
dal Museo.<br />
◗ Museo Parco Archeologico<br />
Castiglione di Paludi<br />
Comune di Paludi<br />
Via Giordano Bruno<br />
Proprietà e gestione. Comunale<br />
0983.62029<br />
Fax 0983.62873<br />
sindaco.paludi@asmepec.it /<br />
protocollogenerale.paludi@asmepec.it<br />
www.comunepaludi.it<br />
Orari di apertura. Apertura su richiesta<br />
agli uffici comunali<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta.<br />
Come arrivare. SS.106 bis Jonica.<br />
Provenendo da Nord si supera Rossano,<br />
provenendo da Sud si supera Mirto e<br />
Acquapark 2000 e uscita Paludi.<br />
Si prosegue fino a raggiungere il paese.<br />
Da qui si percorre per 4 chilometri la<br />
strada che conduce al Parco Archeologico<br />
di Castiglione.<br />
◗ Parco Archeologico<br />
Pruija di Terravecchia-Cariati<br />
Comune di Terravecchia<br />
Via Garibaldi<br />
0983.97013<br />
www.comunediterravecchia.info<br />
Comune di Cariati<br />
Piazza F.Friozzi<br />
0983.94021<br />
www.comune.cariati.cs.it<br />
Orari di apertura. Apertura su<br />
prenotazione<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio<br />
Calabria, uscita Sibari, SS.106 fino a<br />
Cariati Marina per poi immettersi sulla<br />
SS.108 ter fino a Terravecchia.<br />
Il parco archeologico di Pruija è<br />
raggiungibile dalla strada comunale<br />
Terravecchia-Prato.<br />
15
ITINERARI DELLA CULTURA<br />
16<br />
LA CIVILTÁ DEL<br />
E LA PRESENZA BIZANTINA<br />
Le terre <strong>Jonicosilane</strong> sono state sin dal VII secolo<br />
meta spirituale di grande interesse per i monaci in fuga<br />
dall’Oriente, quasi una sorta di Montagna Sacra.<br />
I suoi comuni sono ricchi di grotte scavate<br />
nella roccia come veri e propri rifugi per esuli, asceti,<br />
anacoreti, eremiti e santi, mentre in tempi<br />
più recenti per sfollati e briganti.<br />
Esse costituiscono oggi una delle attrattive più affascinanti<br />
del territorio, perché ricche di storia e di un’atmosfera magica.
MARE<br />
Madonna col Bambino di epoca<br />
bizantina: impreziosisce le<br />
pareti di una grotta<br />
arenacea all’interno della<br />
Chiesa di Santa Maria<br />
ad Gruttam, a Cropalati.<br />
LE GROTTE SACRE<br />
TRA PREGHIERA E MEDITAZIONE<br />
LA CITTÀ PIÙ BIZANTINA DEL TERRITORIO È ROSSANO, nota come la “la perla bizantina della Calabria” o<br />
“la Ravenna del Sud”. Sorta sul mare come porto-arsenale di Thurii (la seconda Sibari), nel sec. VI a.C.,<br />
con il nome di “Ruskía” o “Ruskiané”, e poi in collina come città-fortezza dei Romani, intorno al 193<br />
a.C., con il nome di “Roscianum”, diventa, dopo la Guerra Greco-Gotica (535-553 d.C.) e fino all’arrivo<br />
dei Normanni (1059), uno dei centri bizantini più importanti d’Italia, specificamente nel 951-981, quando<br />
viene riconosciuta come la capitale dei possedimenti dell’Impero di Bisanzio in Italia meridionale (allora era<br />
famosa con il nome di Rusiànon). Rossano è sempre stata meta prediletta dei monaci cosiddetti “basiliani” in<br />
fuga dall’Oriente, per sfuggire alle cruente persecuzioni della politica iconoclastica degli imperatori di Bisanzio<br />
(sec. VIII).<br />
17
18<br />
➜ LA GROTTA DEL<br />
PRINCIPE<br />
A Pietrapaola, tra le<br />
grotte della Rupe del<br />
Salvatore, si distingue la<br />
Grotta del Principe, che<br />
contiene una delle più<br />
interessanti realizzazioni<br />
di arte rupestre di tutta<br />
la Sila Greca.<br />
Probabilmente il suo<br />
nome è riconducibile<br />
all’ampiezza e al numero<br />
dei vani e fu quasi<br />
certamente abitata da<br />
indigeni. La particolarità<br />
che la contraddistingue<br />
dalle altre caverne sono<br />
le incisioni direttamente<br />
sulla roccia che<br />
rappresentano un<br />
singolare esempio di arte<br />
rupestre. Non è facile da<br />
raggiungere, se non<br />
tramite gradini scavati<br />
direttamente nella roccia<br />
viva, ma, una volta<br />
arrivati, la vista è<br />
davvero affascinante.<br />
Nella pagina a lato,<br />
in senso orario:<br />
incisione sulle pareti della<br />
Grotta del Principe;<br />
il complesso di grotte<br />
eremitiche nelle vicinanze<br />
di Pietrapaola; un altro<br />
dettaglio della Grotta del<br />
Principe; da alcune<br />
aperture della Grotta del<br />
Principe è possibile<br />
vedere dall’alto l’abitato<br />
di Pietrapaola.<br />
In quest’area della Calabria trovarono accoglienza<br />
e condizioni favorevoli per conservare<br />
un intenso rapporto di dialogo con Dio attraverso<br />
l’ascetismo personale e comunitario. Inizialmente,<br />
fino ai secc. IX-X, il monachesimo<br />
greco-bizantino operò e si sviluppò in grotte,<br />
edificate nella roccia arenaria. Due sono le tipologie<br />
delle suggestive grotte monastiche cosiddette<br />
“basiliane”: quelle singole, eremitiche o<br />
anacoretiche, e quelle contigue o lauritiche. L’architettura<br />
rupestre è semplice e povera: un giaciglio<br />
e un sedile ricavati nella roccia, talora una<br />
colonna centrale che regge la volta, una serie di<br />
nicchie parietali, dove si veneravano le icone della<br />
Madre di Dio (Theotókos o Méter Theú) o<br />
dei santi greco-bizantini, pochi beni materiali,<br />
penne, inchiostri, testi sacri, manoscritti e le<br />
scarse vivande di chi scelse la rinuncia, la povertà,<br />
la “fuga mundi” per trovare tutto. I monaci<br />
amanuensi negli “scriptoria” e biblioteche<br />
dei loro eremi e laure salvarono e conservarono<br />
i testi della sapienza sacra e pagana greco-latina<br />
e furono i protagonisti di un secondo ellenismo,<br />
religioso greco-bizantino, dopo quello delle poleis<br />
magno-greche. Alcune delle grotte ipogee<br />
superstiti sono visibili ai molti turisti, che rimangono<br />
rapiti dai tanti occhi che sembrano<br />
formare nella montagna che le contiene; altre<br />
invece sono ricomprese in proprietà private.<br />
Lungo il versante del torrente Celadi sono state<br />
individuate tre laure nelle località del rione Pente,<br />
San Nicola al Vallone e nella zona sottostante<br />
l’oratorio di San Marco. Altri insediamenti<br />
monastici rupestri sopravvivono in diverse località<br />
del territorio di Rossano: come le laure di<br />
Rupe S. Giovanni della zona Suda, delle contrade<br />
di Calamo Grotte, di Forello, e gli eremi delle<br />
contrade di S. Maria delle Grazie, del Patìr, di<br />
S. Onofrio. Grotte sacre si segnalano negli altri<br />
paesi jonicosilani, come Caloveto, Cropalati,<br />
Pietrapaola, Calopezzati, Campana, Paludi, ecc.<br />
L’ascesa dei monaci di San Marco<br />
Nella zona chiamata “Graecìa” troviamo il piccolo<br />
oratorio di San Marco, risalente al X secolo,<br />
considerato uno dei massimi capolavori di architettura<br />
religiosa bizantina in Calabria. Recentemente<br />
restaurato, è oggi una delle mete preferite<br />
per le visite guidate. Originariamente dedicato a<br />
Sant’Anastasia, nacque come oratorio bizantino<br />
per l’ascesi comunitaria dei monaci che vivevano<br />
nelle sottostanti grotte eremitiche e lauritiche.<br />
Esso conserva alcuni motivi architettonici tipici<br />
bizantini: la forma quadrangolare a croce greca,<br />
la cupola centrale con quattro volte intorno, la<br />
facciata orientale adornata da tre absidi che guardano<br />
ad Oriente. Il recente restauro dell’edificio<br />
ha portato alla luce due fosse: una destinata alla<br />
sepoltura comune dei cadaveri, l’altra probabilmente<br />
utilizzata come una sorta di passaggio segreto,<br />
possibile via di fuga, per arrivare direttamente<br />
prima alla Cattedrale di Rossano, dedicata<br />
a S. Maria della Pace (Eiréne). Sottostante la<br />
Chiesa sorge l’altro oratorio, di S. Maria del Pilerio,<br />
anticamente Sant’Angelo di Tropea, anch’esso<br />
destinato all’ascesi comunitaria, la cui data di<br />
fondazione sembra essere anteriore all’anno Mille,<br />
che conserva solo un’abside semicilindrica,<br />
con volta a calotta ricoperta di tegole a testimonianza<br />
delle originarie caratteristiche bizantine.<br />
San Giovanni Calibyta a Caloveto<br />
La storia civile di Caloveto si interseca con<br />
quella religiosa. La sua nascita, avvenuta nel<br />
750 d.C., è opera di un gruppo di monaci<br />
acemeti, che, scappati dalla persecuzione<br />
iconoclasta del 726 d.C., si insediarono in<br />
questo luogo. Scavarono nella roccia una serie<br />
di grotte nelle quali venerarono il loro<br />
santo, Giovanni Calibyta, trasformandole in<br />
un monastero. Intorno a questo si formò<br />
una piccola comunità agricola, che diede<br />
origine a Caloveto, il cui nome, derivante<br />
proprio dal monastero fondato dai monaci,<br />
cambiò diverse volte nel corso dei secoli.<br />
“Timpa di San Giovanni” è il nome con cui<br />
i calovetesi hanno sempre identificato il luogo<br />
dove scelsero di vivere i monaci calibiti.<br />
La bizantina Kuropalates<br />
Il centro urbano di Cropalati è di origine bizantina,<br />
come il nome stesso che, dal greco bizantino<br />
Kuropalates, significa “funzionario di<br />
palazzo”. Nel suo paesaggio incontaminato ritrovamenti<br />
archeologici dimostrano l’antica<br />
presenza di popoli italici. Si pensa che Cropalati<br />
sia stata un accampamento fortificato,<br />
chiamato Castrum Cropalatum, con il compito<br />
di controllare i traffici e i commerci dell’argento<br />
estratto nelle importanti miniere di Longo-
ucco. Nel primo Medioevo è probabile che il<br />
centro si fosse sviluppato intorno alle grotte<br />
arenacee, scavate dai monaci che diffusero il<br />
culto di S. Antonio Abate. Agli inizi del XIV<br />
secolo sorse l’agglomerato urbano attuale, intorno<br />
al castello feudale, i cui ruderi si possono<br />
ammirare ancora oggi nella parte alta di<br />
Cropalati.<br />
I monaci cosiddetti “Basiliani”<br />
a Pietrapaola<br />
Uno scenario spettacolare si presenta a chi<br />
arriva a Pietrapaola, il cui nome, di origine<br />
brettia, deriva da Petrapia, che significa proprio<br />
“luogo della rupe”: un’enorme rupe,<br />
chiamata Timpa del Castello, sovrasta maestosamente<br />
l’abitato ai cui piedi si adagiano<br />
le case.<br />
Al suo fianco si distingue un’altra imponente<br />
roccia, più frastagliata, chiamata rupe del<br />
Salvatore, presso cui si trova la caratteristica<br />
grotta del Principe, un esempio molto interessante<br />
di arte rupestre. Anche a Pietrapaola<br />
si possono ammirare le suggestive grotte<br />
arenacee di tipo eremitico, realizzate dai monaci<br />
greco-bizantini. ■<br />
19
ITINERARI DELLA CULTURA<br />
20<br />
LA CIVILTÁ<br />
E LA PRESENZA BIZANTINA<br />
La diffusione del culto mariano, della Theotókos o Méter Teù (la Madre<br />
di Dio) risale al primo Monachesimo greco, dal VI secolo.<br />
Nel territorio della Sila Greca sono molte le immagini sacre o icone<br />
che rappresentano la figura della Vergine Maria, nelle chiese,<br />
ma non solo. Numerosi anche i santuari dedicati alla Madonna,<br />
tutti di antico fascino storico.
DEL MARE<br />
GLI EDIFICI SACRI: ASCESI,<br />
LASCITI CULTURALI,<br />
OPERE SOCIALI<br />
L’interno del Patìr o Patire<br />
o Patirion,<br />
uno dei più importanti<br />
monsteri greco-bizantini<br />
cosiddetti basiliani di tutta<br />
l’Italia meridionale.<br />
L’IMMAGINE DELLA MADONNA, PERMEATA DI LEGGENDE E CREDENZE, si ritrova oggi in moltissime chiese presenti<br />
nei Comuni jonicosilani. Infatti, la spiritualità delle popolazioni del territorio è essenzialmente incentrata sul<br />
culto e sulla venerazione di Maria: una religiosità tutta al femminile, materna e protettrice. La Madonna è profondamente<br />
sentita come mediatrice di salvezza ed è diffusamente rappresentata da molteplici e variegate immagini e<br />
sculture. Ella è la Theotókos o Méter Teù, ossia la Madre di Dio, è l’Achiropìta, colei che è dipinta da mano non umana, è<br />
l’Odigìtria o colei che guida sulla via della verità e della vita, è l’Eiréne o la vergine della Pace, è la Panaghìa o la tutta santa, è<br />
Upéragnos Theotókos o immacolata Madre di Dio, è la Prostátis o la protettrice, è la Paidagoghé o l’educatrice dei giovani.<br />
21
22<br />
A Bocchigliero si conserva l’immagine della<br />
Madonna de Jesu nella Chiesa della Riforma,<br />
edificata intorno al 1400 nel punto in cui sorgeva<br />
il convento dei Riformati. Oggi è conosciuta<br />
anche come chiesa della Madonna delle<br />
Nevi. Tradizione vuole che una suora, Sorella<br />
Ortenza, sognò la Madonna che le chiedeva di<br />
cercare fra i ruderi della piccola chiesa posta nell’attuale<br />
Cozzo della Chiesa. Dopo molte insistenze,<br />
la suora convinse il suo confessore ad accompagnarla<br />
per una verifica sul luogo indicato.<br />
In quel punto trovarono un’immagine di Maria<br />
scolpita in pietra, da cui inavvertitamente si<br />
spezzò il mignolo che cominciò a liberare san-<br />
gue. La scultura fu portata nell’attuale chiesa di<br />
S. Francesco di Paola, ma una mattina di agosto<br />
fu ritrovata in un campo, innevata. Fu così che<br />
in questo luogo si edificò il nuovo Santuario in<br />
suo onore e l’immagine, con la mutilazione al<br />
dito mignolo, è conservata ancora oggi sull’altare.<br />
A Calopezzati la Chiesa parrocchiale dedicata<br />
alla Madonna o Santa Maria Assunta, conserva<br />
una pala raffigurante la Madonna Achiropita,<br />
risalente al 1728. Nella pala d’altare della<br />
Cappella del Rosario, recentemente restaurata,<br />
particolarmente interessante dal punto di vista<br />
artistico è il dipinto con olio su tela di scuola napoletana<br />
del tardo Seicento, che raffigura la Ma-
donna del Rosario col Bambino tra i santi Domenico<br />
e Caterina, con alcune anime del purgatorio.<br />
A Cropalati vi sono tre chiese di interesse artistico<br />
che meritano una visita: la prima è la chiesa<br />
di Santa Maria ad Gruttam, sita a pochi chilometri<br />
dal paese, che al suo interno conserva un’icona<br />
bizantina rappresentante la Madonna col<br />
Bambino, affrescata sulla parete di una grotta<br />
arenacea; la chiesa Matrice di Santa Maria Assunta,<br />
da poco restaurata, che presenta lo stile<br />
architettonico classico tipico delle chiese calabresi<br />
di fine Seicento e un incantevole affaccio<br />
sulla media valle del Trionto; infine la chiesa del-<br />
l’Annunziata, oggi del Rosario, con annesso l’ex<br />
Convento dei Domenicani, a forma di castello.<br />
Nei pressi di Crosìa segnaliamo la chiesa della<br />
Mater Dolorosa, oggi conosciuta come Mater<br />
della Pietà. La sua storia è legata ad un evento<br />
miracoloso: nel pomeriggio del 23 maggio 1987<br />
si narra infatti che una statua raffigurante la Madonna<br />
della Pietà iniziò a lacrimare e a parlare a<br />
due giovani del luogo. A tale avvenimento seguirono<br />
fenomeni luminosi, che, pur diversamente<br />
giudicati, hanno portato molti fedeli e<br />
curiosi in questo luogo.<br />
A Pietrapaola possiamo ammirare la chiesa di<br />
Santa Maria delle Grazie, una costruzione medievale<br />
risalente ai primi anni del XIII secolo.<br />
Molto interessante, dal punto di vista artistico, è<br />
la statua della Vergine posta sull’altare, intarsiata<br />
in marmi policromi e affiancata da due angeli.<br />
Ma è nel cuore di Rossano che troviamo le rappresentazioni<br />
mariane più interessanti. La prima<br />
tappa è la Cattedrale, che si trova nel punto dove<br />
sorgeva un antico oratorio eremitico (sec.<br />
VI), in cui viveva e pregava un monaco di nome<br />
Efrem. Secondo la tradizione, fu per sollecitazione<br />
di Efrem, per opera dell’imperatore bizantino<br />
Maurizio e per intervento divino che sorse,<br />
intorno al 580, la Cattedrale dedicata alla Madre<br />
di Dio, autoaffrescatasi su una colonna e<br />
perciò nota come l’Achiropìta, ossia la dipinta<br />
da mano non umana. Particolarmente venerata<br />
dai rossanesi, è il cuore spirituale della storia della<br />
città e la patrona di Rossano. L’immagine è<br />
custodita in una pregiata nicchia marmorea del<br />
XVIII secolo e rappresenta la Vergine (Madre di<br />
Dio: Theotókos o Méter Teù) che regge sul<br />
braccio sinistro il Messia Bambino. Meritano<br />
una visita anche il chiostro e il Museo dedicato<br />
all’arte sacra, ospitato all’interno del palazzo arcivescovile.<br />
Un altro luogo che fonde sapientemente religiosità<br />
e leggenda è la chiesa rurale di Santa Maria<br />
a Terravecchia, dove si può ammirare un intenso<br />
affresco della Madonna del Carmine, che, secondo<br />
la tradizione, salvò i fanciulli della popolazione<br />
locale da un rettile che li rapiva e divorava.<br />
Una visita meritano infine anche l’antica<br />
Cattedrale di Cariati, riedificata nel 1857, e la<br />
chiesa Matrice di San Clemente a Paludi, dove<br />
sono custodite due tele di Onofrio Ferro,<br />
attivo a metà del XVIII secolo: la prima, del<br />
➜ LO SCRIPTORIUM<br />
Nati intorno alla metà del<br />
V secolo, gli scriptoria<br />
erano collocati nei<br />
monasteri in una sala<br />
spaziosa, ben illuminata<br />
da numerose finestre,<br />
destinata alla copiatura<br />
dei manoscritti. Al suo<br />
interno i monaci<br />
amanuensi lavoravano ai<br />
tavoli nella posizione più<br />
idonea a ricevere la luce,<br />
decorando e ricopiando i<br />
testi, chiamati codici, che<br />
erano sia sacri, sia<br />
profani e, per non<br />
disperdere la conoscenza<br />
della lingua latina, anche<br />
classici. Il prezioso lavoro<br />
di questi copiatori è<br />
conosciuto ancora oggi<br />
per l’importanza che ha<br />
avuto nel tramandare il<br />
patrimonio culturale<br />
greco e latino, anche<br />
nelle correnti teologicofilosofiche<br />
dell’Umanesimo fiorentino<br />
del XIV secolo.<br />
Sulla doppia pagina,<br />
in senso orario:<br />
il cortile del convento di<br />
San Bernardino a<br />
Rossano; particolare<br />
della Chiesa Matrice di<br />
Cropalati, dedicata a S.<br />
Maria Assunta (sec.<br />
XVII); interno del<br />
Santuario di Bocchigliero;<br />
un dettaglio delle<br />
numerose opere<br />
conservate nel museo<br />
dell’Arte Sacra di<br />
Rossano; antichi reperti<br />
custoditi nella Chiesa<br />
Madre di Cropalati, il suo<br />
altare e un particolare<br />
degli oggetti sacri<br />
presenti all’interno.<br />
23
24<br />
I CONVENTI DEL SEICENTO<br />
Tra i conventi più importanti delle terre <strong>Jonicosilane</strong> e del Basso Jonio Cosentino sono da ricordare<br />
quello di Calopezzati e di Longobucco, entrambi risalenti al XVII secolo. Il Convento<br />
dei Riformati di Calopezzati fu edificato per volere del principe Bartolomeo Sambiase, e costruito<br />
su progetto di Joannes Campitellus, di fronte al castello, con la tipica struttura dei monasteri<br />
benedettini. Con l’autorizzazione di papa Clemente XI nel 1702 fu aperto e assegnato<br />
dal principe ai Frati Minori di San Francesco d’Assisi, detti Riformati, con dedica a Santa<br />
Maria del Rimedio. Dopo che incendi e terremoti lo tramutarono in rudere, Gerardo Leonardis<br />
ne commissionò un restauro negli anni ’80, durato ben tre anni, che lo riportò alla sua antica<br />
bellezza. La facciata della chiesa e il chiostro sono ispirati al primo Seicento meridionale<br />
caratterizzati da semplicità ed eleganza. Nel 1615 fu inaugurato, invece, il convento dei Padri<br />
Francescani Minori di Longobucco, detto “dei Monaci”, adiacente all’antica chiesa di Santa Maria Maddalena. Uno dei probabili fondatori<br />
fu il dottor Benedetto Greco. Nel 1937, sino al 2000, al suo interno fu istituito un corso annuale di avviamento professionale di tipo industriale,<br />
che si trasformò poi in una scuola di formazione e di riqualificazione professionale. Nel 2008 fu sottoposto a lavori di restauro e oggi,<br />
conservando ancora il suo antico stile barocco e l’importanza di centro della cultura longobucchese, ospita una mostra su “L’artigianato e<br />
gli antichi mestieri” e un Ecomuseo dell’Artigianato silano e della Difesa del suolo, di recente istituzione.<br />
➜ IL MUSEO DIOCESANO<br />
DI ARTE SACRA<br />
DI ROSSANO<br />
Il Museo Diocesano di<br />
Rossano fu istituito, nel<br />
1952, dall’arcivescovo<br />
Giovanni Rizzo nei locali<br />
ristrutturati della<br />
Sagrestia della<br />
Cattedrale, come<br />
testimonianza del glorioso<br />
passato della città di<br />
Rossano, emerso<br />
soprattutto in età<br />
bizantina. Al suo interno<br />
una sala riservata<br />
custodisce<br />
orgogliosamente il<br />
prezioso Codex Purpureus<br />
Rossanensis. La struttura<br />
attuale del Museo,<br />
composta di dieci sale, è<br />
il risultato di anni di<br />
lavori di restauro, che<br />
hanno permesso ai<br />
visitatori di ammirare le<br />
testimonianze artistiche e<br />
le suppellettili sacre e<br />
liturgiche presenti con<br />
una precisa distribuzione<br />
tematica e cronologica.<br />
1736, riproduce il battesimo di Gesù, mentre<br />
la seconda, del 1740, raffigura l’incoronazione<br />
di San Clemente Papa. Sempre a Paludi, in<br />
località Nazaret, merita una visita la chiesetta<br />
di Sant’Antonio, del XVI secolo, con l’annesso<br />
campanile, che conserva un prezioso altare<br />
e un affresco raffigurante la Madonna con il<br />
Bambino del 1525.<br />
Lo splendore della Rossano bizantina<br />
Considerata la città più bizantina d’Italia insieme<br />
a Ravenna, Rossano è piena di ricchezze storiche<br />
e religiose. Esemplificativo il piccolo oratorio<br />
bizantino della Panaghìa, situato nella zona<br />
centrale della città di Rossano e costruito nei<br />
sec. X-XI. Il nome in greco significa “la tutta<br />
santa” e la sua costruzione è legata al culto e alla<br />
venerazione della Madonna e all’ascesi comunitaria<br />
dei monaci eremiti e lauriti. Conserva la<br />
struttura architettonico-artistica originaria, molto<br />
bella e suggestiva, gli affreschi frammentati di<br />
S. Basilio di Cesarea e l’enigmatica figura di S.<br />
Giovanni Crisostomo. Altre importanti ricchezze<br />
di architettura e arte sacra bizantine sono la<br />
chiesa e il Monastero di Santa Maria Nuova<br />
Odigìtria o del Patìr o del Patire o del Patirion,<br />
collocati sulla montagna rossanese, tra la contrada<br />
rurale Piragineti e la città di Corigliano, e<br />
fondati tra il 1090 e il 1101-1105. Il Monastero<br />
prese il nome dall’icona portata da San Bartolomeo<br />
da Simeri, suo fondatore, direttamente<br />
da Costantinopoli. Per secoli fu un importante<br />
centro culturale e di preghiera, lo “Scriptorium”<br />
e la Biblioteca più importanti e famosi dell’Italia<br />
meridionale, che hanno salvato gran parte<br />
della memoria storica collettiva della civiltà greco-latina<br />
e trasmesso, attraverso l’Umanesimo e<br />
il Rinascimento, alle future generazioni. Il Patìr,<br />
formato dalla chiesa, perfettamente conservata,<br />
e dal Monastero <strong>–</strong> restaurato nel 2010 <strong>–</strong> costituisce<br />
ancora oggi l’edificio sacro che rappresenta,<br />
nella maniera più fedele, la religiosità, la cultura,<br />
l’arte e la bellezza della Rossano bizantina.<br />
L’icona della “Madonna dei Carbonai”<br />
Tra i beni storici e monumentali di Longobucco<br />
spicca la chiesa Matrice, tipicamente<br />
barocca, ma impostata su un precedente impianto<br />
medievale, dedicata a Santa Maria Assunta<br />
e diventata dal 1960 Santuario Mariano.<br />
Affascinante la facciata in calcare marnoso<br />
con decorazioni in parte baroccate e in parte<br />
romaniche.<br />
La Chiesa è un vero e proprio scrigno di opere<br />
d’arte. All’interno, infatti, sono custodite opere<br />
pregiate: quelle in legno create dagli intagliatori<br />
di Serra San Bruno; i due grandi affreschi<br />
del coro, “La Natività” e “L’Adorazione<br />
dei Magi”, eseguite da Cristoforo Santanna da<br />
Rende, uno dei più grandi artisti calabresi del<br />
Settecento e ispirate a modelli umani longobucchesi;<br />
“La cena”, di Onofrio Ferro da Palu-
di; “La Fonte Battesimale”, opera anonima in<br />
stile romanico-normanno. Ma la più prestigiosa<br />
è l’icona lignea a rilievo raffigurante una<br />
Madonnina nera col Bambino, detta “dei Carbonai”.<br />
L’opera, sistemata sull’altare della cappella<br />
dell’Assunta, fu realizzata da artisti silani<br />
intorno al XII-XV secolo.<br />
I monasteri Normanni, Gotici,<br />
Rinascimentali, Barocchi<br />
Dopo il 1060 cominciò il processo di latinizzazione<br />
religiosa imposto dai Normanni di<br />
Roberto il Guiscardo nei territori della Sila Greca.<br />
Tale processo non fu affatto facile ed ebbe<br />
non poche resistenze, specie a Rossano, tanto<br />
che durò a lungo, fino al 1460, quando, alla<br />
morte dell’ultimo pastore greco, fu nominato<br />
dal Papa il primo arcivescovo latino-cattolico di<br />
questa diocesi nella persona di Matteo Saraceno.<br />
Nel corso di quei quattro secoli si diede un<br />
forte impulso all’edificazione di chiese e monasteri<br />
di spiritualità occidentale-latina e di religiosità<br />
devozionale prevalentemente mariana,<br />
come a Longobucco (Madonna dei Carbonai),<br />
Bocchigliero (S. Maria de Jesu), Campana<br />
(Madonna di Costantinopoli), Scala Coeli e<br />
Terravecchia (Madonna del Carmine), Mandatoriccio<br />
(Madonna dei Fiori), Calopezzati (Madonna<br />
del Rimedio), Caloveto (Matrice di S.<br />
Giovanni Calibyta), Cariati (chiesa degli Osservanti).<br />
Il primo monastero latino di Rossano è<br />
quello intitolato a S. Bernardino da Siena, voluto<br />
da Matteo Saraceno, elegante ed imponente,<br />
a segnare la discontinuità con il passato<br />
greco-bizantino della città.<br />
La chiesa e il chiostro sono di stile neo-gotico,<br />
con forti influenze rinascimentali del Cinquecento,<br />
come il sepolcro marmoreo di Oliverio<br />
di Somma, e barocche del Seicento nell’altare<br />
del crocefisso ligneo e negli splendidi arredi di<br />
legno intarsiato.<br />
L’architettura e l’arte religiose del Cinquecento<br />
rinascimentali sono rappresentate dalla Matrice<br />
di S. Clemente di Paludi, dagli ex monasteri di<br />
S. Francesco di Paola ora seminario arcivescovile<br />
e di S. Maria delle Grazie extra moenia di<br />
Rossano. Il barocco del sec. XVII è rappresentato<br />
dalla chiesa Matrice e dal Convento dei<br />
Riformati di Calopezzati, dal Convento dei<br />
Monaci e dalla chiesa Matrice di Longobuc-<br />
DA VISITARE<br />
appunti di viaggio<br />
◗ Museo Diocesano di Arte Sacra<br />
Comune di Rossano<br />
Via Largo Duomo 5 (accanto alla<br />
Cattedrale)<br />
Proprietà. Diocesi di Cosenza<br />
Gestione. Cooperativa Neilos<br />
0983.525263 / 340.4759406<br />
Fax 0983.525263<br />
neilos@tiscalinet.it<br />
www.artesacrarossano.it<br />
Orari di apertura.<br />
Apertura invernale (16/09 al 30/06)<br />
09:30/12:30 <strong>–</strong> 15:00/18:00.<br />
co, dalla chiesa della Madonna del Carmine<br />
di Caloveto, dalle chiese di S. Antonio e della<br />
Madonna delle Grazie di Campana, dal<br />
palazzo vescovile e dal Seminario di Cariati,<br />
dalla Matrice di Cropalati, dalla Matrice dei<br />
SS. Pietro e Paolo di Mandatoriccio, dalla<br />
Matrice di S.Maria delle Grazie di Pietrapaola,<br />
dalla Matrice di S. Maria Assunta di<br />
Scala Coeli, dalla Matrice di Terravecchia,<br />
dalla Matrice di Bocchigliero, dagli ex monasteri<br />
dei Cappuccini (S. Maria di Costantinopoli)<br />
e di S. Domenico e dalle chiese di<br />
S. Nilo e di S. Martino di Rossano. ■<br />
Festivi 10:00/12:00 <strong>–</strong> 16:00/18:00<br />
Apertura estiva (01/07 al 15/09)<br />
09:30/13:00 <strong>–</strong> 16:30/20:00 tutti i giorni<br />
Giorno di chiusura. Lunedì, nel periodo<br />
invernale (16/09 al 30/06)<br />
Ingresso. A pagamento<br />
Visite guidate. Previste<br />
Come arrivare. A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio<br />
Calabria, uscire allo svincolo di Sibari e<br />
proseguire per le SS.534-SS.106 fino a<br />
Rossano.<br />
◗ Museo dell’Artigianato silano e<br />
della Difesa del Suolo<br />
Informazioni, orari, come arrivare:<br />
vedi a pagina 31<br />
➜ LE MADONNE NERE<br />
Il culto delle Madonne<br />
nere ha sempre suscitato<br />
un grande interesse. La<br />
sua diffusione in<br />
Occidente è molto antica<br />
e viene associata a<br />
legami con l’Oriente, in<br />
particolare all’epoca delle<br />
Crociate.<br />
La ragione dell’origine del<br />
colore più scuro che si<br />
nota nella carnagione<br />
delle raffigurazioni<br />
presenti in questo<br />
territorio, si pensa sia<br />
legata ad una specifica<br />
scelta teologica secondo<br />
cui i personaggi sacri,<br />
come la Madonna, ma<br />
anche i Santi e Gesù<br />
Cristo, sono<br />
rappresentati come<br />
evocazioni spirituali e non<br />
come corpi materiali.<br />
Questo culto ha portato<br />
alla nascita di tradizioni e<br />
miracoli tramandati nei<br />
secoli.<br />
Dall’alto: la Madonna<br />
Nera dei Carbonari a<br />
Longobucco; interno della<br />
Chiesa Madre di<br />
Longobucco.<br />
25
ITINERARI DELLA CULTURA<br />
26<br />
MUSEI<br />
E CENTRI STORICI<br />
MEMORIA E SPECCHIO<br />
DEL TERRITORIO<br />
I musei presenti nei Comuni delle terre jonicosilane e del Basso Jonio<br />
Cosentino e tutti i centri storici costituiscono gli elementi più rilevanti<br />
per conoscere il territorio. Essi racchiudono testimonianze importanti:<br />
dalla storia antica a quella contemporanea, dall’arte sacra<br />
ai capolavori dell’artigianato locale.
Paramenti di pregiata<br />
fattura, opera<br />
dell’artigianato locale,<br />
esposti al Museo Diocesano<br />
di Arte Sacra a Rossano.<br />
ICENTRI STORICI DEL TERRITORIO, VERI E PROPRI MUSEI A<br />
CIELO APERTO, sono i sacrari della memoria storica collettiva,<br />
le radici dell’identità e del senso dell’appartenenza.<br />
I campionari suggestivi delle testimonianze della<br />
vita, dell’arte, dell’artigianato lasciate dagli uomini in oltre<br />
venti secoli, tutti da salvaguardare e visitare. L’arte sacra<br />
è un elemento importante per conoscere l’intensità della religiosità<br />
e della ricchezza storico-artistica del Basso Jonio<br />
Cosentino: per questo meritano una visita i numerosi musei<br />
del territorio. Partendo da Rossano, nel palazzo arcivescovile,<br />
troviamo il Museo Diocesano di Arte Sacra, attiguo<br />
alla Cattedrale, che raccoglie preziosi arredi, oggetti e opere<br />
d’arte sacra: da segnalare l’anello sigillo di San Nilo del<br />
XII secolo, i manoscritti dei Privilegi alla città della Regina<br />
Bona Sforza, numerose tele e sculture e alcune pergamene.<br />
Ma l’oggetto custodito più importante è sicuramente il Codex<br />
Purpureus Rossanensis.
In alto, in senso orario:<br />
le celebri pipe di<br />
Mandatoriccio; Museo<br />
delle Attività Contadine di<br />
Bocchigliero; un<br />
ostensorio conservato a<br />
Rossano; una sella<br />
“d’epoca” a Bocchigliero;<br />
Museo di Arte Sacra a<br />
Rossano; antichi oggetti<br />
di uso quotidiano,<br />
sempre a Bocchigliero.<br />
28<br />
➜ IL MUSEO<br />
DELLA LIQUIRIZIA<br />
La liquirizia è sempre<br />
stata per la Calabria una<br />
fonte di ricchezza. Oggi<br />
l’80% della produzione di<br />
liquirizia in Italia si<br />
concentra nei Comuni di<br />
Rossano e Corigliano.<br />
Proprio a Rossano è nato<br />
il Museo della Liquirizia<br />
“Giorgio Amarelli”, per<br />
raccontare la storia della<br />
liquirizia e della famiglia<br />
Amarelli, maggiore<br />
produttrice in Italia.<br />
Ospitato nei locali<br />
dell’antico concio di<br />
famiglia, il Museo offre<br />
uno spaccato della<br />
società settecentesca<br />
tramite una sezione<br />
documentaria sulla storia<br />
della famiglia e<br />
dell’azienda. È possibile<br />
anche seguire il ciclo<br />
produttivo dalla radice<br />
alla liquirizia. Maggiori<br />
approfondimenti sul<br />
Museo della Liquirizia a<br />
pagina 50<br />
Si tratta di un preziosissimo evangelario greco<br />
miniato risalente ai secc. V-VI. Sempre a Rossano<br />
è stato inaugurato nel 2011 il Museo dedicato<br />
a Isabella De Rosis, fondatrice della congregazione<br />
delle suore Riparatrici del Sacro<br />
Cuore, in occasione del primo centenario della<br />
sua morte. Il museo si trova all’interno dell’antico<br />
palazzo De Rosis, recentemente restaurato,<br />
dove Isabella nacque e trascorse l’adolescenza.<br />
Nella chiesa madre Santa Maria Assunta di Longobucco<br />
possiamo ammirare oggetti liturgici<br />
antichi, quali ostensori, calici e un secchiello per<br />
l’acqua santa, testimoni dell’antica arte argentiera<br />
del paese, che costituiscono un’importante<br />
esposizione d’arte sacra. Documenti ufficiali riferiscono<br />
della permanenza a Longobucco dell’abate<br />
Gioacchino da Fiore, uno dei più grandi<br />
personaggi del Medioevo. A Bocchigliero, nell’antica<br />
cappella del Sacramento della Chiesa<br />
Matrice, troviamo l’esposizione permanente di<br />
oggetti antichi di grande valore artistico, abiti e<br />
paramenti sacri dal Settecento ai giorni nostri,<br />
inaugurata nell’agosto del 2003. Infine l’esposizione<br />
d’Arte Sacra nella sagrestia della Cattedrale<br />
di Cariati, in fase di ampliamento, raccoglie<br />
opere suddivise in sezioni, come quella dei paramenti,<br />
dei calici e degli ostensori sacri, quella dei<br />
dipinti e pale d’altare di grande formato e la sezione<br />
della statuaria sacra. Molte e interessanti<br />
sono le opere custodite nella sala espositiva di<br />
Arte Sacra della Chiesa di S. Giovanni Calibyta<br />
a Caloveto: ostensori, calici,<br />
pissidi, croce ostile, lavabo, turiboli, ampolle,<br />
candelieri, corone dei secc. XVII-XIX.<br />
I musei della civiltà contadina<br />
Un altro tassello importante della storia e della<br />
cultura del territorio jonicosilano è la civiltà rurale,<br />
degnamente raccontata dai Musei della civiltà<br />
contadina di Mandatoriccio, Bocchigliero,<br />
Paludi e dalla mostra su “L’artigianato e gli antichi<br />
mestieri” di Longobucco. Il primo è ospitato<br />
all’interno della locale scuola media, con l’obiettivo<br />
di fare memoria attuale degli antichi mestieri<br />
e fornire una corretta storia dell’evoluzione sociale,<br />
economica e culturale delle professioni nel<br />
tempo. La sua realizzazione è avvenuta grazie al<br />
lavoro di ricerca, catalogazione e confronto degli<br />
strumenti da lavoro dell’epoca. Le sezioni che<br />
ospitano gli oggetti sono frazionate rispettando i<br />
diversi aspetti della vita domestica, agricola, pastorale<br />
e artigianale. Anche il Museo della civiltà<br />
contadina di Bocchigliero svolge una funzione<br />
didattica molto importante per la presenza di<br />
utensili e attrezzi riguardanti gli antichi mestieri<br />
della civiltà bocchiglierese che tracciano una storia<br />
della vita contadina. Inoltre si possono ammirare<br />
quattrocento fotografie storiche che aiutano<br />
nella ricostruzione dei costumi, della vita<br />
sociale, del lavoro nei campi e degli antichi mestieri<br />
del passato. Il museo ubicato nel centro di<br />
Paludi, in un edificio recentemente restaurato,
CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS<br />
Il Codex è un evangeliario greco miniato, per molti versi un “unicum” nel mondo, conservato<br />
nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano. È prezioso per la sua antichità e per<br />
il materiale scrittorio usato, la pergamena purpurea di colore rosso (da cui deriva il nome),<br />
usata nel mondo bizantino per i documenti più preziosi.<br />
La questione della provenienza e della localizzazione è ancora piuttosto incerta: composto<br />
probabilmente in Siria, forse ad Antiochia tra il V e il VI-sec. d.C., le ipotesi del come arrivò<br />
in Calabria sono diverse: c’è chi pensa per mano dei monaci melchiti che, nel VII sec., fuggirono<br />
dalle persecuzioni islamiche, e chi dice invece che un nobile bizantino lo donò alla Chiesa<br />
di Rossano. Conservato per secoli nella Chiesa di Rossano, fu riscoperto nel 1831 da Scipione<br />
Camporota, canonico della Cattedrale, autore dell’attuale disposizione e della numerazione<br />
ai fogli. Il testo fu segnalato per la prima volta nel 1846 dal giornalista Cesare Malpica.<br />
Nel 1879 fu studiato scientificamente e pubblicato da Adolf Harnach e da Oscar von Gebhardt nel 1880 a Lipsia, con il titolo “Evangeliorum<br />
Codex Graecus Purpureus Rossanensis”, che battezzò ufficialmente il prezioso manoscritto. Esso conserva centottantotto fogli dei quattrocento originari,<br />
pari a trecentosettantasei pagine, contenenti quindici miniature sulla vita di Cristo, con il testo greco dei vangeli di Matteo e Marco (parzialmente<br />
completo), scritto con caratteri onciali in oro e argento, mentre gli altri due vangeli di Giovanni e Luca sono andati perduti.<br />
permette una corretta ricostruzione delle origini<br />
e della storia locale tramite una raccolta di attrezzi,<br />
strumenti e materiali d’ogni genere. A Longobucco<br />
l’ex convento dei Riformati ospita la<br />
mostra dedicata all'artigianato e agli antichi mestieri,<br />
con l’intento di testimoniare le professioni<br />
del passato che hanno caratterizzato il paese, importante<br />
centro culturale e del sapere.<br />
Ecomuseo dell’Artigianato Silano<br />
e della Difesa del suolo<br />
L’Ecomuseo dell’Artigianato silano e della Difesa<br />
del suolo di Longobucco rientra nel progetto<br />
di riqualificazione del territorio del Parco della<br />
Sila e della sua promozione come meta di turismo<br />
culturale, naturalistico e sportivo, e fu<br />
promosso e finanziato dell’Ente Parco fin dal<br />
2002, anno di costituzione. L’Ecomuseo, ubicato<br />
nell’ex Convento dei Frati Francescani minori<br />
Riformati, a fianco della Chiesa di Santa<br />
Maria Maddalena, contiene un’interessante<br />
mostra permanente dedicata all’artigianato e<br />
agli antichi mestieri, oltre a oggetti d’interesse<br />
storico della cultura popolare longobucchese,<br />
che testimoniano perfettamente l’arte contadina<br />
passata. Chiamato “ecomuseo” proprio per<br />
sottolineare che le componenti essenziali sono il<br />
territorio, la popolazione e il patrimonio sociale<br />
e culturale, costituisce un passo importante<br />
nel tentativo di recuperare la memoria storica e<br />
culturale del paese.<br />
Rossano, memoria antica e multimedialità<br />
Rossano, città di arte e cultura, si suddivide<br />
nella zona antica, chiamata “Rossano paese”,<br />
e in quella nominata “Rossano scalo”, più<br />
moderna e vicina al mare. Una visita particolare<br />
merita il Museo Diocesano d’Arte Sacra,<br />
istituito nel 1952 dall’arcivescovo Giovanni<br />
Rizzo. Inizialmente composto di sole due sale,<br />
ottenute ristrutturando i locali della Sagrestia<br />
della Cattedrale, dopo anni di lavori<br />
nell’ala del Palazzo Arcivescovile, nel 2000<br />
In basso: un telaio<br />
tradizionale conservato<br />
al Museo dell’Artigianato<br />
di Longobucco.<br />
29
➜ IL MUSEO<br />
DELLA GINESTRA<br />
Chiamata la città “degli<br />
argenti e dei telai”,<br />
Longobucco è sempre<br />
stata un luogo di grande<br />
interesse per la<br />
tradizione della<br />
lavorazione tessile. Nel<br />
corso dei secoli le donne<br />
che vi abitarono<br />
divennero talmente<br />
esperte nella lavorazione<br />
dei tessuti, come la seta<br />
cruda, cascami e lana,<br />
che i loro manufatti,<br />
ancora oggi, sono<br />
considerati vere e<br />
proprie opere d’arte. A<br />
Longobucco troviamo il<br />
Museo della Ginestra<br />
“Eugenio Celestino”, che<br />
espone diversi manufatti<br />
tessili lavorati, quali<br />
copriletti, tappeti, arazzi<br />
e che documenta l’intero<br />
ciclo di lavorazione dalla<br />
pianta sino ai filati.<br />
Sulla doppia pagina<br />
in senso orario:<br />
paramenti sacri al Museo<br />
di Rossano; arte<br />
contemporanea e<br />
moderna si incontrano alla<br />
Pinacoteca di<br />
Bocchigliero; ancora arte<br />
sacra al Museo di<br />
Rossano.<br />
30<br />
In basso: l’artista<br />
Domenico Fontana,<br />
curatore della Pinacoteca<br />
di Bocchigliero.<br />
l’arcivescovo Andrea Cassone inaugurò la<br />
nuova sede, formata da dieci sale, di cui una<br />
riservata all’oggetto più prezioso che il Museo<br />
custodisce: il Codex Purpureus Rossanensis.<br />
L’attuale organizzazione degli spazi espositivi<br />
del Museo ha seguito criteri moderni, mirati<br />
a sfruttare adeguatamente gli spazi e a valorizzarne<br />
i contenuti. Al suo interno, oltre all’importante<br />
Codex, si possono ammirare<br />
oggetti di notevole importanza storica ed artistica,<br />
come uno specchio greco in bronzo<br />
del V secolo a.C., la tavola a fondo oro della<br />
Pietà risalente al XV secolo di scuola veneta,<br />
la Sfera Greca, ostensorio cesellato in stile gotico<br />
di fine XV secolo. Nel progetto “Parco<br />
tematico del bizantino” è rientrata l’idea di<br />
creare un Museo multimediale del Codex,<br />
presso palazzo San Bernardino, con tanto di<br />
touch screen, tramite cui è possibile consultare<br />
virtualmente il “Rossanensis”, ingrandendo<br />
ogni suo piccolo particolare, oltre alla<br />
possibilità di selezionare file audio in diverse<br />
lingue. In un angolo del Museo è posta un’opera<br />
pressoché sconosciuta fino a poco tempo<br />
fa: la “Tavoletta della Pace”, una miniatura<br />
che raffigura il matrimonio mistico di<br />
Santa Caterina d’Alessandria, che il padre<br />
gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di storia<br />
dell’arte alla Pontificia Università Gregoriana<br />
di Roma, ha attribuito recentemente al<br />
miniaturista croato del Cinquecento Giulio<br />
Clovio.<br />
Arte contemporanea a Bocchigliero<br />
Nel comune di Bocchigliero oltre ai tesori antichi,<br />
si possono ammirare patrimoni artistici<br />
contemporanei, come quelli custoditi nella<br />
Pinacoteca Comunale di Arte moderna e<br />
contemporanea. Nell’antico palazzo Tucci, rilevato<br />
dall’Amministrazione Comunale e destinato<br />
a Museo di Arte Contemporanea, sono<br />
esposte opere di artisti contemporanei calabresi<br />
e bocchiglieresi, quali Alfredo Granata,<br />
Flaccavento e Franco Santoro. L’androne<br />
del palazzo è dedicato a Domenico Fontana,<br />
noto artista locale, oltre che studioso e responsabile<br />
del Museo. Le sue sculture e i suoi<br />
dipinti, raccolti negli spazi espositivi del Museo,<br />
rappresentano le diverse figure che hanno<br />
popolato la storia del paese, creando una<br />
raffigurazione della storia e della società bocchiglierese.<br />
Il centro di documentazione sul brigantaggio<br />
Il fenomeno del brigantaggio era molto diffuso<br />
nella Sila Greca e nel Basso Jonio Cosentino<br />
dal XVIII al XIX secolo. Fu un fenomeno sociale<br />
complesso e diffuso, costituito prevalentemente<br />
dalla resistenza attiva di massa di<br />
gruppi di operai, artigiani e contadini che,
PinacotBocchigl7521 lay<br />
PinacotBocchigl7516 lay<br />
PinacotBocchigl7510 lay<br />
PinacotBocchigl7508 lay<br />
PinacotBocchigl7504 lay<br />
PinacotBocchigl7503 lay<br />
PinacotBocchigl7501 lay<br />
PinacotBocchigl5424 lay<br />
stanchi di subire soprusi, ingiustizie e sfruttamento,<br />
si rifugiarono nei boschi e difesero i<br />
propri territori, rivendicando la fine dell’oppressione<br />
e una società più umana e giusta.<br />
Non furono capiti e, per questo, perseguitati<br />
ed elimitati all’indomani dell’unità d’Italia.<br />
Sono molti i briganti e le bande che operarono<br />
sui monti della Sila. Le comitive più importanti<br />
furono quelle di Antonio Santoro,<br />
detto “Re Curemme”, Domenico Sapia detto<br />
“Brutto”, Francesco Godino detto “Faccione”,<br />
Luigi Maio detto “Catalano”, Domenico Graziano<br />
detto “Turchio”, Domenico Straface<br />
detto “Palma” ma anche “Il re della foresta”,<br />
tutti di Longobucco, il centro più attivo del<br />
brigantaggio calabrese. Il 24 settembre 2011 il<br />
Comune di Longobucco ha inaugurato il<br />
Centro di Documentazione sul Brigantaggio,<br />
con lo scopo di raccogliere e conservare i documenti<br />
riguardanti questo fenomeno, costituendo<br />
così un punto di riferimento fondamentale<br />
per studiosi, ricercatori e studenti. La<br />
sede si trova nel Convento dei Francescani <strong>–</strong><br />
Casa delle Associazioni e delle Culture e tutti<br />
i documenti raccolti al suo interno raccontano<br />
il fenomeno sotto diversi aspetti: sociale, militare,<br />
politico, letterario, giuridico e umano.■<br />
MUSEI<br />
appunti di viaggio<br />
◗ Museo Diocesano d’Arte Sacra<br />
Comune di Rossano, Informazioni, orari,<br />
come arrivare: vedi pagina 25<br />
◗ Casa - Museo Isabella De Rosis<br />
Comune di Rossano, Piazza Steri<br />
0983.525623 Riapre Aprile 2012.<br />
Orari di apertura. Orario invernale<br />
9:30/12:30 <strong>–</strong> 16:30/18:00 (giorni feriali).<br />
10:00/12:00 <strong>–</strong> 16:00/18:00 (giorni<br />
festivi). Orario estivo (1/07 al 15/9)<br />
9:30/12:30 <strong>–</strong> 16:30/18:00<br />
Come arrivare a Rossano. A.3 Salerno-<br />
Reggio Calabria, uscita svincolo di Sibari,<br />
segue SS.534 <strong>–</strong> SS.106 fino a Rossano.<br />
Seguire indicazioni per Palazzo de Rosis.<br />
◗ Esposizione d’Arte Sacra<br />
Comune di Bocchigliero, Chiesa di<br />
S. Maria Assunta, Via San Francesco<br />
0983.92078 Orari di apertura. Dall'11 al<br />
23 Agosto (in coincidenza con il novenario di<br />
S. Rocco) 17:00/21:00<br />
Giorno di chiusura. 15 agosto (apertura<br />
su prenotazione)<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta<br />
Come arrivare a Bocchigliero. A.3 Salerno-<br />
Reggio Calabria, uscita svincolo di<br />
Cosenza, poi SS.107 fino a Camigliatello <strong>–</strong><br />
SS.177 fino a lago Cecita, infine SS.282<br />
◗ Esposizione d’Arte Sacra della Cattedrale<br />
Comune di Cariati, Via xx Settembre<br />
0983.94021<br />
www.comune.cariati.cs.it<br />
Come arrivare a Cariati. Autostrada<br />
Adriatica, uscita Taranto, SS.106 Jonica<br />
direzione Reggio Calabria. A.3 Salerno <strong>–</strong><br />
Reggio Calabria, uscita di Sibari, segue<br />
SS.106 Jonica direzione Reggio Calabria.<br />
◗ Museo d’Arte Sacra<br />
Comune di Caloveto 0983.63005<br />
Orari di apertura: 9:00/19:00<br />
Ingresso. Libero.<br />
Visite guidate. previste su richiesta<br />
◗ Museo della Civiltà Contadina<br />
Comune di Mandatoriccio, Scuola Media<br />
0983.994027 / 366.3187492<br />
(Costantino Giuseppe, per visite)<br />
Orari di apertura. Lunedì e mercoledì<br />
7:30/17:30 <strong>–</strong> Martedì e giovedì<br />
7:30/16:30 <strong>–</strong> Venerdì 7:30/14:00<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta<br />
Come arrivare a Mandatoriccio. A.3<br />
Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita<br />
Sibari<strong>–</strong>Spezzano<strong>–</strong>Albanese, dalla E.844<br />
proseguire per la E.90 e poi SS.106<br />
direzione Mandatoriccio.<br />
◗ Museo della Civiltà Contadina<br />
Comune di Bocchigliero, Via Sandro Pertini<br />
0983.92001<br />
sindacobocchigliero@libero.it<br />
www.bocchigliero.asmenet.it<br />
Orari di apertura.<br />
10:00/12:00<strong>–</strong>16:00/18:00<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta<br />
Come arrivare a Bocchigliero.<br />
Vedi: Esposizione d’Arte Sacra<br />
◗ Pinacoteca comunale d’Arte Moderna<br />
e Contemporanea<br />
Comune di Bocchigliero<br />
Palazzo Tucci, Via Roma,<br />
0983.92001<br />
sindacobocchigliero@libero.it<br />
www.bocchigliero.asmenet.it<br />
Orari di apertura. 10:00/12:00 <strong>–</strong><br />
16:00/18:00<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta<br />
Come arrivare a Bocchigliero. Vedi:<br />
Esposizione d’Arte Sacra<br />
◗ Museo dell’Artigianato silano<br />
e della Difesa del Suolo<br />
Comune di Longobucco<br />
Via Roma 58, 87066<br />
Proprietà. Comunale<br />
Gestione. Società Syremont del Gruppo<br />
Thesauron<br />
0984.902838 / 0984.72765<br />
info@parcosila.it longobucco.sila@novamusa.it<br />
www.ecomuseolongobucco.it<br />
Orari di apertura. (16/03 al 15/11)<br />
9:30/18:00. Negli altri mesi apertura su<br />
richiesta. Apertura durante le festività di<br />
Natale e Capodanno: 7/11 dicembre e 22<br />
dicembre/8 gennaio<br />
Giorno di chiusura. Lunedì dal 16 marzo al<br />
15 novembre, Ingresso. A pagamento<br />
Visite guidate. Percorsi di visita curati da<br />
operatori specializzati con escursioni nel<br />
territorio del Parco. Prevista anche<br />
l’organizzazione di visite per scuole e<br />
comitive<br />
Come arrivare a Longobucco. A.3, uscite<br />
Cosenza (nord e sud), SS.107 direzione<br />
Sila, uscita Camigliatello, direzione Fossiata<br />
SS.117; oppure SS.106 uscita Mirto-<br />
Crosia, direzione Longobucco SS.177. In<br />
treno. Stazione Cosenza o Rossano, servizi<br />
autolinee direzione Longobucco.<br />
◗ Centro di Documentazione sul Brigantaggio<br />
Comune di Longobucco, Via Roma 58<br />
Ex Convento dei Francescani <strong>–</strong> Casa delle<br />
Associazioni e delle Culture<br />
0983.72178<br />
comunelongobucco@yahoo.it<br />
Ingresso. Gratuito, Visite guidate. Previste<br />
su richiesta (Cell. 338.4725757)<br />
Come arrivare. Vedi Museo dell’Artigianato<br />
silano e della Difesa del Suolo<br />
◗ Museo della Ginestra Eugenio Celestino<br />
Comune di Longobucco<br />
Via Monaci 14<br />
0983.71048<br />
mariocelestino@alice.it<br />
www.mariocelestino.it<br />
Orari di apertura. 10:00/13:00 <strong>–</strong><br />
15:00/18:00 tutti i giorni<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta (Cell.<br />
328.8186050, Mario Celestino)<br />
Come arrivare. Vedi: Museo dell’Artigianato<br />
silano e della Difesa del Suolo.<br />
◗ Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli<br />
Informazioni, orari, come arrivare: vedi<br />
pagina 51
ITINERARI DELLA CULTURA<br />
32<br />
ANDARE PER ROC<br />
CASTELLI<br />
Nelle terre <strong>Jonicosilane</strong> si ritrova se stessi all’ombra di copiose<br />
tracce di civiltà remote. E sono loro, i castelli e le torri,<br />
inespugnabili sentinelle del mare e del territorio, a raccontare le<br />
gesta dei popoli che si sono succeduti nel Basso Jonio Cosentino,<br />
mentre le masserie o “casini” ci parlano della vita materiale<br />
di uomini e società delle terre <strong>Jonicosilane</strong>.
CHE,<br />
E MASSERIE<br />
La Torre Stellata o Castello<br />
Sant’Angelo sul lido di<br />
Rossano, fortificazione<br />
militare del XVI secolo,<br />
è tuttora in un perfetto<br />
stato di conservazione.<br />
PRIMA I GRECI, POI I ROMANI, E, CON LA CADUTA DEL LORO IMPERO, LE INVASIONI BARBARICHE, quindi<br />
Bisanzio e poi i Saraceni e i Turchi. Stretto tra la Piana di Sibari e le montagne della Sila, storicamente<br />
questo territorio è sempre stato stuzzicante per numerosi invasori. La presenza di castelli e torri, masserie<br />
e centri fortificati, ferrigni come guerrieri, sono il prezioso lascito degli avvenimenti storici che hanno<br />
segnato il Basso Jonio Cosentino.<br />
33
➜ CAMPANE... DI<br />
GUARDIA<br />
Le campane delle torri<br />
civiche servivano non solo<br />
a scandire il tempo o a<br />
riunire i fedeli per la<br />
messa, ma anche ad<br />
allertare la popolazione,<br />
impegnata nel lavoro dei<br />
campi o con le greggi, in<br />
caso di incursioni<br />
nemiche. Addirittura il<br />
comune di Campana<br />
prende il nome dalla<br />
grossa campana posta<br />
sulla torre civica in età<br />
normanna. Nell’alta valle<br />
del Trionto, anche il<br />
campanile di Longobucco<br />
era una torre di<br />
avvistamento a pianta<br />
quadrangolare, tipica<br />
struttura normanno-sveva<br />
con murature in blocchi<br />
di tufo (il travertino che<br />
affiora intorno a colle<br />
d’Avri), che poggiano su<br />
ciottoli di granito. I<br />
longobucchesi vanno<br />
orgogliosi del loro<br />
campanile che si trova<br />
nella piazza,<br />
comunemente detta ‘u<br />
campanaru’, dinanzi alla<br />
Chiesa Matrice.<br />
In basso:<br />
il campanile della<br />
Chiesa Madre di<br />
Longobucco.<br />
In viaggio di castello in castello<br />
Costruito dai Normanni e modificato dagli<br />
Angioini, il castello feudale di Calopezzati,<br />
borgo sulla costa jonica inserito tra Crosia e<br />
Pietrapaola, costituisce un perfetto esempio<br />
dell’abilità umana nel trasformare una semplice<br />
rocca in un’elegante dimora. Buona<br />
parte della sua metamorfosi in lussuosa e<br />
prestigiosa residenza la si deve agli Svevi (sec.<br />
XIII). Tra il 1500 e il 1700 i nobili Sambiase<br />
arricchirono l’interno del castello di decorazioni<br />
e biblioteche, di nuovi soffitti, di camini,<br />
di un salone d’onore e di un ponte levatoio.<br />
Oggi la fortezza è di proprietà della<br />
famiglia Giannone.<br />
Proseguendo verso sud lungo la costa e poi<br />
verso l’interno, si raggiunge il castello di<br />
Mandatoriccio, fatto costruire dal marchese<br />
Guidasso tra il sec. XV e il XVI, quando il<br />
paese era solo un casale della contea della vicina<br />
Pietrapaola. Si presume che proprio intorno<br />
al castello si sia formato il primo nucleo<br />
abitato, circondato da mura di cinta,<br />
come si evince dai resti di bastioni rinvenuti<br />
nelle vicinanze. Il Castello, restaurato, è oggi<br />
sede del municipio.<br />
A pochi chilometri di distanza, sempre<br />
verso l’interno, si trova Pietrapaola, abbarbicata<br />
alla rupe del Salvatore, che<br />
sovrasta il paesino insieme alla Timpa<br />
del Castello. Sulla rupe del Salvatore<br />
si trova la grotta del Principe,<br />
esempio di arte rupestre e utilizzata<br />
in periodo feudale come<br />
rifugio in caso di attacchi nemici.<br />
Stessa funzione aveva la<br />
Timpa del Castello, come<br />
confermano i resti di una cisterna<br />
per la raccolta dell’acqua.<br />
Salendo lungo la<br />
caratteristica strada che<br />
porta dal fondovalle dell’Acquaniti<br />
al Centro<br />
Storico di Pietrapaola, si<br />
scorgono, oltre al paesaggio<br />
delle grotte, i<br />
frammenti dell’antica<br />
“silica”, la mulattiera<br />
fatta con pietre di fiume,<br />
tenute insieme da<br />
una matrice limosa-argillosa che ha garantito<br />
per secoli l’accesso al borgo dal mare.<br />
Tra il fiume Trionto e la Piana di Sibari è<br />
ubicata Rossano, dove in passato vi erano<br />
addirittura tre castelli. Il primo, Oppidum o<br />
Castrum Roscianum, apparteneva forse alla<br />
gens romana dei Rosci, risalente al 193 circa<br />
a.C. Il castello romano fu trasformato nel<br />
sec. XVII nel Monastero dei Cappuccini,<br />
nella seconda metà dell’Ottocento in ospedale<br />
civico. Il secondo è stato incorporato<br />
nell’attuale palazzo De Rosis (famiglia di baroni<br />
proveniente dalla vicina Corigliano): si<br />
tratta del castello dello Steri o del Governatore,<br />
risalente al XV secolo. Il terzo fortilizio,<br />
infine, risale al periodo storico in cui<br />
Rossano era un Principato sotto i Ruffo.<br />
Borghi fortezza<br />
Non solo castelli e rocche. Le terre jonicosilane<br />
e il Basso Jonio Cosentino sono disseminati<br />
di straordinari borghi fortezza, dove<br />
la popolazione trovava sicuro rifugio dalle<br />
frequenti incursioni prima dei Saraceni provenienti<br />
dalla Sicilia (secc. IX-X), poi dalla<br />
pirateria turchesca e barbaresca proveniente<br />
dalle coste del Nord Africa (secc. XVI-<br />
XVII). Cariati è una stupenda piazzaforte<br />
militare di epoca bizantina, posta tra Punta<br />
Alice e Capo Trionto, ancora oggi circondata<br />
dai resti della poderosa cinta muraria eret-
SENTINELLE DEL MARE<br />
Un accenno a parte meritano le torri costiere, presenti sulla costa come strumento di avvistamento degli attacchi nemici e di difesa per le popolazioni<br />
indigene. La torre Stellata o Castello di Sant’Angelo fu realizzata a Rossano nel XVI secolo, vittima allora di tante scorrerie da parte dei pirati turchi. A<br />
Mandatoriccio è caratteristica la struttura della torre dell’Arso, per via delle inconsuete facciate ‘a vela’ in pietra. Sorta all’imbocco della valle e del torrente<br />
omonimo, oggi è di proprietà privata, ma anticamente è stata importantissima per il controllo del territorio e la difesa dalle incursioni o invasioni.<br />
Altra struttura legata all’architettura militare è la torre di Santa Tecla, costruita nella<br />
seconda metà del XVI secolo sull’altura prossima al torrente Fiumarella, nel comune<br />
di Crosia, dove si segnala anche la torre Turriazzo. Cilindrica su base troncoconica, Santa<br />
Tecla faceva parte di un complesso sistema di avvistamento e segnalazione, essendo<br />
collegata visivamente con la torre dell’Acquaniti di Pietrapaola, la torre del Trionto, il<br />
castello di Calopezzati, la fortezza di Crosia e con Caloveto. Se la visitate in giorni dal<br />
cielo terso, dalla torre di Santa Tecla potrete ammirare oltre cinquanta miglia di terra<br />
jonica e lasciarvi andare all’immaginazione, tornare indietro al tempo delle incursioni<br />
turchesche o barbaresche, quando la Torre lanciava segnali per avvertire le popolazioni<br />
interne del pericolo imminente.<br />
ta a difesa del nucleo cittadino, fondato su<br />
una collina a circa un chilometro dal mare.<br />
Le mura che vediamo oggi sono il risultato<br />
dei rimaneggiamenti del Quattrocento e<br />
Cinquecento da parte dalle varie Signorie<br />
che si susseguirono nel dominio della città,<br />
dai Ruffo ai Riario, dai Sanseverino ai Coppola,<br />
dai Borgia agli Spinelli (gli ultimi signori,<br />
nel 1505), che la tennero fino all’Ottocento.<br />
Scala Coeli sembra invece arrampicarsi<br />
su una rupe “verso l’infinito”, da cui il<br />
nome del centro, che, nel 1325, veniva chiamato<br />
‘Terra Scale’. Anche qui, sulla parte alta<br />
della collina affacciata sulla sponda sini-<br />
stra del fiume Nicà, c’è il Castello, costruito<br />
nel sec. XIII dal principe Pignatelli e appartenuto<br />
alla famiglia dei principi Spinelli. È<br />
un gioiello architettonico dove si possono<br />
notare ancora le celle, i sotterranei, il ponte<br />
levatoio, un’alta torre cilindrica, bastioni e<br />
mura. Vincenzo Padula, sacerdote e poeta<br />
calabrese dell’Ottocento, scrisse che il colle<br />
di Scala Coeli era quasi inespugnabile, in<br />
quanto “murato…, cinto da rupi e grotte”.<br />
In effetti, si entrava nel paese solo attraverso<br />
quattro porte che si aprivano all’alba e si<br />
chiudevano al tramonto: Portavavuza, Portafischìa,<br />
Portapiano e Portello o Portello del-<br />
Sulla doppia pagina,<br />
da sinistra: Torre Arso a<br />
Mandatoriccio; il Castello<br />
di Calopezzati a pianta<br />
quadrangolare rinforzato<br />
in successive fasi dai<br />
Normanni e dagli<br />
Angioini.<br />
➜ L’ALTOPIANO DELLE<br />
MURAGLIE<br />
Situato a tre chilometri<br />
da Pieatrapaola,<br />
l’Altopiano delle Muraglie<br />
domina su Capo Trionto e<br />
Punta Fiume Nicà e su<br />
alcuni torrenti minori<br />
(Fiumarella, Acquaniti e<br />
Arso). Lo si raggiunge dal<br />
bivio della Stazione<br />
Pietrapaola, sulla SS.106,<br />
e proseguendo sulla<br />
strada provinciale lungo il<br />
torrente Acquaniti, si<br />
svolta a destra prima dei<br />
tornanti che portano al<br />
paese, all’altezza di un<br />
ponticello, imboccando<br />
una mulattiera carrabile<br />
che sale verso sud-ovest<br />
per circa 2 chilometri. Lì<br />
la muraglia vi accoglierà<br />
con i suoi 450 metri di<br />
lunghezza, quasi<br />
completamente immersi<br />
in una fitta macchia<br />
mediterranea: è il punto<br />
dove l’opera di epoca<br />
brettia lunga un<br />
chilometro e mezzo si è<br />
meglio conservata. Una<br />
porta con corridoio si<br />
trova a nord-est, a sudest<br />
invece si conserva il<br />
basamento di una torre a<br />
pianta quadrangolare.<br />
35
36<br />
la Timparella. Un dedalo di viuzze accoglie<br />
invece il turista che visita il piccolo borgo di<br />
San Morello, adagiato su un panoramico colle<br />
da dove la vista fugge verso il mare e la<br />
bassa valle del torrente Arso. Questo suggestivo<br />
paese, già piccolo feudo degli Abenante<br />
di Rossano, venne incorporato nel territorio<br />
di Scala Coeli nel 1811 nell’ambito del<br />
riordino amministrativo napoleonico. A destra<br />
della foce del Trionto, si estende il territorio<br />
del comune di Crosia, con la frazione<br />
di Mirto, centro dove oggi vive la maggioranza<br />
della popolazione. Le viuzze del centro<br />
storico sono il ricordo dello splendore del<br />
principato di Giovan Michele Mandatoriccio<br />
di Rossano, che, all’inizio del Seicento,<br />
volle la realizzazione del castello di Mirto,<br />
masseria fortificata che sorge su una struttura<br />
di origine normanna. Se dovessimo scegliere<br />
idealmente un posto da cui assistere<br />
all’epico scontro avvenuto, nel 510 a.C., tra<br />
le città magnogreche di Sibari e Crotone,<br />
sceglieremmo sicuramente l’affaccio della<br />
villa comunale di Acqua del Pozzo a Crosia,<br />
un balcone sulla località Strange, luogo della<br />
mitica battaglia.<br />
Altro esempio importante di architettura<br />
con scopi difensivi è il centro fortificato<br />
brettio di Kossa o Etas, dei secc. IV-III a.C.,<br />
i cui resti fanno parte del Parco Archeologi-
co di Castiglione di Paludi, su un colle che<br />
sovrasta il torrente Coserie. E sempre alla civiltà<br />
brettia risale il centro fortificato di<br />
Pruija di Terravecchia, anch’esso dei secc.<br />
IV-III. a.C., con la sua imponente cinta muraria<br />
e le torri di avvistamento, inserite in un<br />
sistema di collegamento visivo con altre<br />
strutture simili nel territorio del Basso Jonio<br />
Cosentino.<br />
L’odierna Terravecchia nacque probabilmente<br />
nel Medioevo e aveva un proprio castello<br />
su un promontorio roccioso con vista sulla<br />
costa. Anche Cropalati, situata nell’interno,<br />
sulla sponda sinistra del Trionto, probabilmente<br />
fu un accampamento fortificato, il<br />
Castrum Cropalatum, con la funzione di<br />
controllo sulla via della transumanza dallo<br />
Jonio alla Sila e sui commerci dell’argento<br />
estratto nelle miniere della vicina Longobucco.<br />
L’impianto urbano attuale sorse intorno<br />
a un castello feudale agli inizi del XIV secolo,<br />
i cui ruderi sono visibili oggi nella parte<br />
alta del paese.<br />
Architettura rurale<br />
Il Basso Jonio Cosentino è caratterizzato da<br />
un’imponente architettura rurale rappresentata<br />
da masserie o “casini”, casali, casolari,<br />
molti dei quali restaurati e riutilizzati, sparsi<br />
nelle campagne e sulle colline dei Comuni<br />
DA VISITARE<br />
appunti di viaggio<br />
◗ Castello Giannone di Calopezzati<br />
Come Arrivare. Da nord, autostrada<br />
Bologna-Taranto, uscita Taranto, segue<br />
SS.106 Da sud, autostrada Salerno -<br />
Reggio Calabria uscita Sibari <strong>–</strong> SS106 fino<br />
a Calopezzati..<br />
◗ Centro fortificato Pruija di Terravecchia<br />
Via Garibaldi, 18<br />
Comune di Terravecchia<br />
0983.97013<br />
Fax 0983.97197<br />
www.comunediterravecchia.info<br />
jonicosilani. La fine della civiltà contadina<br />
ha dato un duro colpo a queste antiche realizzazioni<br />
rurali. Esse costituiscono un patrimonio<br />
considerevole per il valore che hanno<br />
nel raccontare e conservare la memoria del<br />
mondo contadino. Numerosi casali, risalenti<br />
ai secc. XVIII-XIX , si possono ammirare<br />
nel territorio di Rossano, come quello dei<br />
Malena sul torrente Otturi, dei De Rosis al<br />
Crosetto, dei Labonia alla Foresta, dei Cherubini<br />
a Jti, degli Joele a Toscano-Joele, dei<br />
Mascaro ad Amica, dei Martucci a Malvitano,<br />
ecc. Oppure la Masseria fortificata di<br />
Mirto-Crosìa, splendido esempio di architettura<br />
rurale, costruita in una posizione dominante<br />
e chiamata Castello per il monumentale<br />
scalone d’accesso e la suggestiva<br />
corte interna. ■<br />
Orari di apertura. Apertura su<br />
prenotazione.<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio<br />
Calabria, uscita Sibari, SS.106 fino a<br />
Cariati Marina, segue SS.108 ter fino a<br />
Terravecchia.<br />
Il parco archeologico di Pruìia è<br />
raggiungibile dalla strada comunale<br />
Terravecchia-Prato.<br />
◗ Parco Archeologico di Castiglione<br />
di Paludi<br />
Informazioni, orari, come arrivare:<br />
vedi a pagina 15<br />
➜ I “CASINI”<br />
Una delle attrazioni<br />
turistiche della Sila Greca<br />
Basso Jonio Cosentino<br />
sono sicuramente le<br />
masserie o casali o<br />
“casini”, costruzioni<br />
rurali concepite di solito<br />
su due piani, con la parte<br />
superiore destinata a<br />
residenza e quella<br />
inferiore utilizzata per i<br />
coloni e le attività<br />
aziendali. Si tratta di<br />
edifici compatti e con<br />
poche aperture, specie al<br />
piano inferiore.<br />
Un esempio di casino tra i<br />
meglio conservati è<br />
quello di Sant’Isidoro, nel<br />
comune di Cropalati. Tra i<br />
tanti ‘Casini’ sparsi nel<br />
territorio possiamo<br />
citare, Malvitano, Iti,<br />
Ioele, Seggio, Turrapinta,<br />
Mazzei e De Rosis a<br />
Rossano, Vota a Mirto,<br />
Filippelli in località<br />
Macchie a Calopezzati,<br />
Vecchierello a<br />
Pietrapaola.<br />
Sulla doppia pagina<br />
dall’alto: visione esterna<br />
del Castello di Mirto;<br />
la Mazza del Diavolo a<br />
Bocchigliero; masseria<br />
Vota a Crosia; la Timpa<br />
del Castello che domina<br />
sull’abitato di Pietrapaola;<br />
Palazzo del Comune di<br />
Mandatoriccio; mulattiera<br />
e tracce di mura<br />
difensive in prossimità<br />
dell’abitato<br />
di Campana.<br />
37
ITINERARI DELLA CULTURA<br />
38<br />
SULLE TRACCE<br />
DELLE ARTI E DEI<br />
Visitare le terre <strong>Jonicosilane</strong> e il Basso Jonio Cosentino è come<br />
aprire uno squarcio nel passato. Ancora oggi, fortunatamente,<br />
antichi mestieri sopravvivono imperterriti e incuranti dello<br />
scorrere del tempo, per riproporre l’attualità e l’universalità<br />
delle arti identitarie di questo territorio.
MESTIERI<br />
La creazione degli scafi di<br />
legno nel Basso Jonio<br />
Cosentino è ancora<br />
strettamente legata all’antica<br />
arte dei maestri d’ascia,<br />
che seguono le stesse<br />
tradizioni da molte<br />
generazioni.<br />
CON GLI STESSI STRUMENTI E LE STESSE TECNICHE DI SECOLI FA, numerosi artigiani continuano a produrre<br />
oggetti di uso quotidiano e vere opere d’arte. Ci si potrebbe chiedere il senso di tutto questo: ci si potrebbe<br />
chiedere per quale motivo una donna dovrebbe passare settimane al telaio per produrre una coperta quando<br />
le basterebbe andare al centro commerciale e comprarne una con pochi euro, o per quale ragione un fabbro<br />
dovrebbe respirare il carbone della forgia e sporcarsi il viso e le mani per produrre una fioriera in ferro battuto, quando è<br />
sufficiente collegarsi ad internet per ordinarne una direttamente da casa.<br />
39
➜ I PRODOTTI DEL<br />
TELAIO<br />
I magri salari di un tempo<br />
costringevano le massaie<br />
a lunghe nottate al telaio,<br />
per creare tutto ciò di cui<br />
la famiglia aveva bisogno.<br />
Non era possibile<br />
acquistare stoffe da<br />
confezionare, tutto<br />
doveva essere realizzato<br />
all’interno delle mura<br />
domestiche. Aguzzando<br />
l’ingegno e grazie ad un<br />
territorio ricco di<br />
risorse, le fibre da<br />
tessere venivano raccolte<br />
direttamente in natura<br />
come nel caso della<br />
ginestra. Dalla fantasia<br />
delle donne nascevano<br />
vestiti, coperte e oggetti<br />
di uso comune come la<br />
“tuvagna e ru pane”, che<br />
serviva per coprire il<br />
pane durante la<br />
lievitazione, i<br />
“saccucciaddi”(sporte per<br />
la spesa), i “sarbietti”<br />
(pezzi di stoffa per<br />
avvolgere il cibo dei<br />
mariti), e le “mappine”<br />
(strofinacci).<br />
Nella pagina a lato,<br />
in senso orario:<br />
pregiati prodotti del<br />
telaio conservati al<br />
Museo dell’Artigianato di<br />
Longobucco; l’antica arte<br />
del telaio è legata a gesti<br />
antichi, tramandati da<br />
generazioni, e si opera<br />
ancora su strumenti<br />
tradizionali; cantiere<br />
navale che segue l’antica<br />
arte dei maestri d’ascia;<br />
nel Basso Jonio<br />
Cosentino molti pescatori<br />
seguono le antiche<br />
tradizioni tramandate di<br />
padre in figlio; prodotti in<br />
ferro battuto a<br />
Bocchigliero; la fucina di<br />
un fabbro ferraio, sempre<br />
a Bocchigliero; anche le<br />
tecniche nella creazione<br />
dei tessuti nelle terre<br />
<strong>Jonicosilane</strong> sono<br />
rimaste legate agli<br />
antichi gesti della<br />
tradizione, e i filati, con i<br />
loro colori sgargianti,<br />
spiegano le ragioni di<br />
questa scelta.<br />
40<br />
La risposta è semplice. Basta uno sguardo alle<br />
opere di questi artigiani per comprenderne<br />
in profondità l’essenza, per capire come<br />
mai ancora oggi esistono persone che dedicano<br />
tutto il loro tempo a queste creazioni.<br />
Ammirandole, ci si rende conto della passione<br />
e del grande amore di questi uomini e<br />
donne per la propria terra e la propria cultura,<br />
che traspaiono da ogni gesto compiuto<br />
con solennità secondo quanto appreso dai<br />
genitori, dai nonni, dai bisnonni e così via<br />
fino alla notte dei tempi.<br />
La memoria dei telai<br />
Lavorare al telaio è faticoso, richiede molto<br />
tempo, grande concentrazione e ottime capacità<br />
manuali. Tutto il comprensorio della<br />
Sila Greca era famoso anche in passato per le<br />
pregiate produzioni tessili. Ecco come Giovanni<br />
De Giacomo, precursore e appassionato<br />
dello studio del folklore calabrese, descrive<br />
l’arte tessile di Longobucco: “M’ero<br />
tante volte piegato in religioso raccoglimento<br />
sugli orditi portentosi delle donne dei<br />
monti calabri e avevo assistito al mistico germogliare<br />
e al lieto rifiorire di lussureggianti<br />
primavere, dietro al loquace rincorrersi delle<br />
lucide spole, tra i subbi rigonfi di qua dei sapienti<br />
lecci, ai quali due piedini avvolti in<br />
calze di lana imprimevan brividi febbrili. E<br />
in poche ore, calde di vita, balzavan figure e<br />
ornamenti leggiadri: era la creatività dello<br />
spirito, trionfante sulle ostili forze della materia<br />
bruta: lo stame s’animava e accoglieva<br />
con anelito, all’amplesso tenace, le trame dei<br />
vari colori”.<br />
In epoche passate questo era il lavoro tipico<br />
delle donne, che, dopo le faticose giornate<br />
nei campi, passavano la sera a lavorare nelle<br />
spoglie abitazioni al lume di candela per realizzare<br />
le stoffe di cui avevano bisogno per i<br />
vestiti, le coperte e per lo scarno corredo delle<br />
figlie. Ma il lavoro al telaio, già di per sé<br />
lungo e logorante, era pur sempre solo una<br />
parte di ciò che portava alla creazione dei tessuti.<br />
Bisognava procurarsi le materie prime<br />
da filare, come la seta e la lana, o addirittura<br />
inerpicarsi sui versanti dei dirupi per raccogliere<br />
la ginestra, con la quale era poi realizzata<br />
una fibra che poteva essere lavorata al te-<br />
laio. Un’altra importante fase del lavoro era<br />
la colorazione, fatta prevalentemente con<br />
materie prime locali, come particolari terre<br />
ricche di ossidi di ferro, estratti di erbe, cortecce<br />
di alberi e radici. Le conoscenze e le capacità<br />
delle massaie erano tali da permettere<br />
loro di realizzare tessuti dai colori vivaci e variegati,<br />
come il rosso, l’arancio, il giallo, il<br />
verde, il celeste, il blu, il marrone e il nero.<br />
Ancora oggi l’utilizzo del telaio avviene principalmente<br />
in casa o in piccole botteghe artigianali,<br />
dove, seguendo gli antichi motivi<br />
ornamentali riportati sugli nziembri (una<br />
sorta di disegno-guida), sono realizzati tessuti<br />
pregiati, rispettando e perpetuando le<br />
tradizioni. Girovagando per i borghi antichi<br />
del territorio della Sila Greca, non di rado è<br />
possibile sentire i ticchettii tipici delle donne<br />
al telaio, intente a realizzare chissà quali<br />
incantevoli stoffe. Chi ha la fortuna di trovarsi<br />
tra i vicoli dei centri storici, durante le<br />
processioni dei Santi, in occasione delle feste<br />
religiose, può ammirare, appesi ai balconi,<br />
una gamma completa di tipologie di tessuti<br />
ricamati e colorati con le tinte più varie, una<br />
vera e propria mostra temporanea tra il ferro<br />
battuto delle ringhiere e le murature in<br />
blocchi di pietra e mattoni.<br />
Nella bottega del fabbro<br />
La lavorazione del ferro nella zona della Sila<br />
ha origini antiche. Da alcuni documenti si<br />
evince infatti che, in quest’area, già nei secc.<br />
XIII e XIV erano presenti alcune ferriere<br />
molto attive. Le produzioni fino all’epoca<br />
barocca erano principalmente costituite da<br />
portoni, ringhiere, fioriere e oggetti di uso<br />
quotidiano.<br />
Il fabbro, grazie alla sua abilità ed esperienza,<br />
era in grado di creare forme complesse,<br />
leggere ed eleganti, utilizzando semplicemente<br />
un martello e un’incudine. Grazie al<br />
pregiato carbone di ciocco di erica, il ferro<br />
era riscaldato nella forgia a temperature<br />
comprese tra i 750 e i 900 °C e poi battuto<br />
e modellato sull’incudine (‘ncurna). Era un<br />
lavoro assai faticoso, ma importantissimo,<br />
dato che il fabbro creava anche numerosi attrezzi<br />
impiegati da altri artigiani, come falegnami<br />
e muratori, e inoltre realizzava uten-
sili fondamentali per l’agricoltura e l’allevamento,<br />
come zappe, picconi, forconi, ferri<br />
di cavallo, campane per le greggi e oggetti<br />
per la casa come pentole, ciotole e posate.<br />
Oggi, sebbene sia un lavoro sempre meno<br />
diffuso, è ancora possibile trovare botteghe,<br />
in particolare a Pietrapaola, dove sapienti<br />
mani riescono a produrre oggetti che sono<br />
espressione della cultura del territorio. Non<br />
si producono più ferri di cavallo o zappe, ma<br />
vere e proprie opere d’arte come cancellate,<br />
panchine e inferriate, nonché piccoli oggetti<br />
come candelabri e fiori ornamentali.<br />
Gli artigiani del legno<br />
Il legno è stata una delle grandi risorse del<br />
territorio silano. Greci e Romani sfruttarono<br />
intensamente i boschi della Sila per ricavarne<br />
principalmente legname per la costruzione<br />
e la riparazione delle grandi flotte navali<br />
e per l’estrazione della pece bruzia (ricavata<br />
dal pino laricio), considerata la migliore di<br />
tutto l’Impero e per questo oggetto di rapina<br />
da parte di eserciti d’invasori.<br />
Dionigi di Alicarnasso, retore e storico greco<br />
del I secolo a.C., in “Antichità di Roma”,<br />
parlando della Sila e dei boschi di pino lari-<br />
41
42<br />
KOS, MARCHIO DI QUALITÀ<br />
Da alcuni anni, al fine di qualificare le più importanti produzioni artigianali locali, è nato<br />
il marchio “KOS” che certifica la qualità delle realizzazioni artistiche tradizionali. L’iniziativa,<br />
promossa dalla Camera di Commercio dell’Industria dell’Artigianato e dell’Agricoltura<br />
di Cosenza, ha come obiettivo la valorizzazione di produzioni artigianali della<br />
Provincia e ha portato alla stesura dei disciplinari produttivi dei tessuti d’arte di Longobucco,<br />
della liuteria e della ceramica di Bisignano e dell’arte orafa di San Giovanni<br />
in Fiore. Il marchio riporta i simboli dei tessuti (un lembo di stoffa), della liuteria<br />
(una chiave a f di un violino), della ceramica (una giara) e dell’oro (un sole). La<br />
scritta “KOS” sovrasta il tutto, a sottolineare l’origine antica e territoriale dei prodotti<br />
con questo marchio. Il termine Kos deriva infatti dall’antica lingua brettia ed era il<br />
nome dell’attuale città di Cosenza. Per quanto riguarda i prodotti del telaio di Longobucco,<br />
per aderire al marchio l’azienda deve produrre i tessuti all’interno del territorio<br />
del comune, utilizzando esclusivamente il telaio tradizionale in legno e le tecniche e le forme consolidate nel corso dei secoli. I filati impiegati<br />
devono essere rigorosamente lana di pecora, cotone, ginestra, seta, lino e canapa. Le creazioni ammesse sono arazzi, tappeti, complementi<br />
d’arredo, coperte, copriletto e biancheria.<br />
Sulla doppia pagina:<br />
antichi strumenti e tanta<br />
manualità: è questo il<br />
segreto dei maestri<br />
d’ascia di Cariati; a<br />
Mandatoriccio una delle<br />
tradizioni artigiane più<br />
radicate è quella delle<br />
pipe, che è ormai<br />
conosciuta e rinomata in<br />
tutto il mondo; a<br />
Cropalati anche le<br />
ceramiche sono<br />
strettamente legate alle<br />
tradizioni: a partire dai<br />
colori e dalle decorazioni<br />
fatte a mano, per finire<br />
con i dettagli e le<br />
rifiniture.<br />
cio, precisa che “La maggior parte di quegli<br />
alberi trasuda una resina molto pingue, e fra<br />
quelle note ai mercati, la più odorosa e gradevole,<br />
chiamata pece bruzia, da cui i Romani<br />
traggono annualmente notevoli rendite”.<br />
Ancora oggi, sparse sul territorio di Longobucco,<br />
Bocchigliero e Rossano, si trovano<br />
le tracce di teleferiche e segherie; la più grande<br />
di queste è lo splendido complesso del<br />
Cupone, sul lago Cecita, accogliente centro<br />
visitatori del Parco della Sila.<br />
L’estrazione era fatta dai boscaioli, che incidevano<br />
il tronco del pino laricio con caratteristiche<br />
intaccature a lisca di pesce, dalle<br />
quali scolava la preziosa linfa. Gli impieghi<br />
erano molteplici, dalla farmacologia all’artigianato,<br />
dall’impermeabilizzazione dei tessuti<br />
alla costruzione delle barche. Alcuni im-<br />
portanti cantieri navali nascevano proprio<br />
nel Basso Jonio Cosentino, una tradizione<br />
che non si è persa, come testimonia la presenza<br />
di abili maestri d’ascia a Cariati, che,<br />
utilizzando il legno locale, costruiscono barche<br />
da pesca anche di grandi dimensioni.<br />
Fino a tutto il Medioevo, l’area era particolarmente<br />
rinomata per la presenza di numerosi<br />
artigiani falegnami, che realizzavano arredamenti<br />
sacri per chiese e conventi, come<br />
altari e statue. Importante era anche la produzione<br />
di oggetti di uso comune, come attrezzi<br />
per l’agricoltura, scodelle, stampi per i<br />
formaggi, telai, botti per il vino e mobili,<br />
nonché strumenti musicali folkloristici, come<br />
la chitarra battente, una volta diffusa in<br />
tutto il Sud Italia e attualmente ancora costruita<br />
da alcuni artigiani calabresi.
Oggi è ancora molto apprezzata la produzione<br />
delle pipe: a Mandatoriccio è famoso l’artigiano<br />
Vito Carlino. L’ottima qualità dei<br />
ciocchi di erica arborea dei boschi della Sila<br />
hanno fatto sì che le pipe che se ne ricavano<br />
siano tra le più ricercate a livello internazionale,<br />
veri e propri pezzi da collezione. Il processo<br />
che porta alla pipa finita è lungo e laborioso.<br />
Il cioccatore esperto estrae il ciocco<br />
di erica senza danneggiarlo; segue poi una<br />
fase di stagionatura del legno, che può durare<br />
anche un decennio.<br />
Dopo questo periodo i ciocchi vengono tagliati<br />
e gli abbozzi che se ne ricavano sono<br />
lasciati a mollo per circa venti giorni e poi<br />
bolliti per ventiquattro ore. Infine, in grandi<br />
contenitori l’erica viene fatta essiccare in apposite<br />
stanze per nove, dodici mesi e poi lavorata<br />
per ricavarne le pipe.<br />
Le forme eleganti della ceramica<br />
Tra gli antichi mestieri, un posto di rilievo<br />
spetta sicuramente al mastro pignataro. Era<br />
lui infatti a realizzare numerosi oggetti di ceramica<br />
fondamentali per le case e per interi<br />
villaggi. Utilizzando l’argilla, il mastro creava<br />
recipienti di ogni forma e di ogni tipo per<br />
l’acqua, per l’olio, per il vino, per cucinare e<br />
per conservare i cibi. Inoltre produceva i<br />
mattoni necessari per la costruzione delle<br />
abitazioni e i coppi per i tetti (“ceramili”).<br />
Oggi, soprattutto a Cropalati presso la Fabbrica<br />
Parrilla, dove la tradizione si è mantenuta,<br />
è possibile ammirare produzioni di<br />
pregio destinate ad arredare e abbellire abitazioni<br />
e borghi come piastrelle ornamentali,<br />
piatti, ciotole e decorazioni di vario tipo,<br />
abbellite con delicati dipinti.<br />
Il tesoro delle miniere d’argento<br />
L’area attorno a Longobucco è stata, per secoli,<br />
utilizzata per l’estrazione di pregiati<br />
metalli, soprattutto argento.<br />
La galena argentifera già in epoca romana<br />
era estratta per ricavarne il prezioso metallo,<br />
prevalentemente per realizzare le monete.<br />
I primi documenti riguardanti la lavorazione<br />
dell’argento risalgono al XII secolo, come<br />
documenta un diploma risalente al 1197, a<br />
firma dell’imperatore Enrico VI di Svevia,<br />
appunti di viaggio<br />
CERAMICA<br />
◗ Fornace Parrilla<br />
Via San Vito<br />
Cropalati (CS)<br />
0983.61276 Fax 0983.61708<br />
info@fornaceparrilla.com<br />
www.fornaceparrilla.it<br />
PRODUZIONE PIPE<br />
◗ Pipe Carlino<br />
Via Nazionale<br />
Mandatoriccio (CS)<br />
/ Fax 0983.994563<br />
www.calabriapipe.com<br />
TESSITURA<br />
◗ Tessuti Bossio Vincenzo<br />
Via P. Mancini 3<br />
Calopezzati (CS)<br />
0983.44246 Fax 0983.44221<br />
info@fabbricatessilebossio.it<br />
www.fabbricatessilebossio.it<br />
◗ Tessuti Bossio Orlando<br />
Via P. Mancini 5<br />
Calopezzati (CS)<br />
0983.44281<br />
Fax 0983.44281<br />
◗ Tessitura Celestino<br />
Via Monaci 14<br />
Longobucco (CS)<br />
0983.71048<br />
con il quale concedeva ad un suo familiare,<br />
un certo Pietro di Livonia, il diritto di<br />
estrarre il prezioso metallo.<br />
I maestri argentari di Longobucco erano conosciuti<br />
in tutta Italia e realizzarono diversi<br />
pezzi divenuti famosi per il loro splendore<br />
come quelli conservati attualmente nella sagrestia<br />
della chiesa Madre, tra cui una preziosa<br />
croce in stile barocco con lamine d’argento<br />
e pezzi finemente cesellati, un secchiello<br />
per l’acqua santa con l’aspersorio, un<br />
turibolo, dei calici, una navicella portaincenso<br />
e altro ancora.<br />
Il lavoro nelle miniere era duro e logorante.<br />
Squadre di minatori composte da sei, otto<br />
persone lavoravano ininterrottamente da<br />
marzo a giugno per estrarre la galena (galanza<br />
nel dialetto locale) che veniva poi frantumata<br />
al mulino, pulita e trasportata ai depositi<br />
per essere lavorata.<br />
Il minerale veniva posto in un liquido (la<br />
“mamma”) e lasciato per cinque giorni in<br />
una fornace. Se ne ricavava il “piombo d’opera”,<br />
che veniva rifuso in un altro forno fino<br />
alla comparsa delle caratteristiche bolle<br />
bianche d’argento. A questo punto si fermavano<br />
i mantici della fornace, si raffreddava il<br />
tutto con acqua e si recuperava il prezioso<br />
metallo. ■<br />
CANTIERISTICA<br />
◗ Aiello Cataldo Maestro d'Ascia<br />
Lungomare di Cariati<br />
Cariati (CS)<br />
Cell. 333.2374939<br />
◗ Fratelli Montesanto<br />
Lungomare di Cariati<br />
Cariati (CS)<br />
0983.91792<br />
LAVORAZIONE METALLO<br />
◗ I figli del fabbro<br />
Loc. Filiciusa<br />
Mandatoriccio (CS)<br />
0983.90874<br />
info@ifiglidelfabbro.it<br />
www.ifiglidelfabbro.it<br />
➜ LA VIA DELLE MINIERE<br />
Longobucco è un paese<br />
della Sila famoso per la<br />
lavorazione del “metallo<br />
nobile”. Nel suo territorio<br />
furono attive, sin<br />
dall’epoca romana,<br />
diverse miniere dalle<br />
quali si ricavava un<br />
ottimo argento. Oggi le<br />
miniere, che sorgono<br />
nelle vicinanze del centro<br />
abitato, non sono più<br />
attive ma è comunque<br />
possibile visitarle insieme<br />
ad esperte guide locali<br />
che vi permetteranno di<br />
scoprire un lato<br />
particolare e poco<br />
conosciuto della cultura e<br />
della tradizione silana,<br />
mediante un percorso<br />
sicuro che si snoda tra<br />
boschi e squarci sul mare<br />
e che vi darà anche la<br />
possibilità di ammirare le<br />
bellezze naturalistiche<br />
dell’area.<br />
43
ITINERARI DEL FOLCLORE<br />
44<br />
IN UN GIORNO
DI FESTA<br />
L’amore per questa terra si può comprendere soprattutto attraverso le tradizioni<br />
popolari, massima espressione del bisogno di conservare le proprie radici e<br />
tutelare l’originale identità, di sentirsi partecipi di una collettività.<br />
Andiamo dunque alla scoperta di riti, cerimonie e credenze per vivere fino in<br />
fondo le terre <strong>Jonicosilane</strong> nella Sila Greca.<br />
ICALABRESI, È NOTO, SONO UN POPOLO<br />
OSTINATO. L’ostinazione però è anche sinonimo<br />
di tenacia. Ed è solo con la tenacia<br />
che si possono mantenere vive le tradizioni<br />
e l’identità per tramandarle così ai più giovani.<br />
Andiamo allora indietro nel tempo e facciamoci<br />
travolgere dall’irrefrenabile voglia di vivere<br />
che questa gente riesce a trasmettere tutto<br />
l’anno. Abbandoniamoci all’euforia della tarantella,<br />
ammiriamo lo spettacolo dei fuochi pirotecnici,<br />
gustiamo gli intensi sapori che i prodotti<br />
silani sanno offrire.<br />
Incontrarsi d’Inverno<br />
I primi sapori che a gennaio inondano le tavole<br />
calabresi sono quelli delle carni suine. A Bocchigliero<br />
va in scena la macellazione del maiale,<br />
protagonista di questa sagra che offre la possibilità<br />
di gustare piatti di ogni tipo, affiancati da<br />
un buon rosso locale e di acquistare il meglio<br />
della produzione gastronomica, tutta basata<br />
sulle carni dell’animale.<br />
Il 15 gennaio nel comune di Caloveto si festeggia<br />
il patrono San Giovanni Calibyta per il quale<br />
viene organizzata una processione lungo le<br />
vie del centro storico.<br />
La tradizione del Carnevale che anima il mese<br />
di febbraio è molto sentita in tutti i comuni del<br />
comprensorio, in particolare a Rossano. Qui il<br />
Carnevale, subendo un processo di personificazione,<br />
si trasforma in un fantoccio che muore<br />
per indigestione! Si gioca con la morte, in un rituale<br />
che porta alla liberazione. Salsicce, soppressate<br />
e frittole fanno ritornare alla mente i<br />
sogni di abbondanza alimentare degli antichi,<br />
costretti a nutrirsi con alimenti di fortuna.<br />
Anche il periodo della Settimana Santa che precede<br />
la Pasqua è particolarmente sentito. Il Venerdì<br />
Santo, in molti borghi, alle prime luci<br />
dell’alba si svolgono le Processioni delle Congreghe.<br />
Rossano in particolare ne ospita una<br />
delle più importanti: diversi cortei partono da<br />
tutte le parrocchie e, percorrendo i vicoli del<br />
centro storico, rievocano la Passione di Cristo<br />
con preghiere e canti popolari.<br />
Il risveglio della Primavera<br />
Ancora Rossano è protagonista dei Fuochi di<br />
San Marco, festa che si svolge nella notte tra il<br />
24 e il 25 aprile, in ricordo del violento terremoto<br />
che colpì questo territorio nel 1836 e che<br />
costrinse la gente a trascorrere la notte all’addiaccio<br />
e ad accendere numerosi fuochi per scaldarsi.<br />
Esiste però un’altra ipotesi, che ricollega<br />
questa usanza a quando in primavera i pastori,<br />
terminata la transumanza, accendevano grandi<br />
falò per festeggiare l’arrivo della primavera.<br />
Ogni anno, come ormai da tradizione secolare,<br />
la terza domenica di maggio, Rossano celebra<br />
una delle sue feste antiche più caratteristiche,<br />
dedicata a Sant’Onofrio. La Processione prevede<br />
che la statua raffigurante il Santo, patrono<br />
dei pastori, custodita nella chiesetta che si trova<br />
nell’alta valle del torrente Colognati, venga portata<br />
in spalla nei luoghi attorno all’eremo, seguita<br />
da alcuni particolari bastoni decorati con<br />
i caratteristici “taralli”, che al termine della stessa<br />
vengono offerti in dono. A Cariati il 9 e 10<br />
maggio è attesa la benedizione del paese e del<br />
mare del Santo navigatore: così da molti viene<br />
Sulla pagina a lato,<br />
dall’alto:<br />
flauti, percussioni,<br />
zampogne e tanti altri<br />
strumenti musicali del<br />
passato servono a creare<br />
le musiche popolari di<br />
sottofondo a una delle<br />
numerose feste che<br />
animano la città di<br />
Rossano; a Longobucco<br />
come ogni anno si<br />
celebra San Domenico,<br />
santo patrono della città,<br />
la cui statua viene<br />
portata in processione<br />
lungo le vie del borgo:<br />
eventi di questo genere,<br />
carichi di spiritualità,<br />
tradizione e caratterizzati<br />
da un grande<br />
coinvolgimento popolare,<br />
sono diffusi su tutto il<br />
territorio della Sila<br />
Greca.<br />
45
Su questa pagina,<br />
in basso:<br />
la statua di San<br />
Domenico di Guzman in<br />
processione per le vie del<br />
centro di Longobucco.<br />
Nella pagina a lato,<br />
in basso: ogni anno<br />
l’evento della<br />
‘A Remurata’ illumina le<br />
notti di agosto di Crosia<br />
con musica, teatro,<br />
eventi culturali e fuochi<br />
d’artificio; sapori locali<br />
del periodo natalizio.<br />
46<br />
definito San Cataldo, vescovo irlandese vissuto<br />
nel VII secolo. A Crosia, il 23 maggio, si festeggia<br />
invece la Madonna della Pietà in ricordo del<br />
giorno in cui, nel 1987 due ragazzi, Anna e<br />
Vincenzo, videro la statua, situata in una chiesetta<br />
allora abbandonata, piangere davanti ai loro<br />
occhi. Da allora pellegrini provenienti da tutta<br />
Italia fanno visita alla Madonna di Crosia.<br />
Estate insieme<br />
Questo è naturalmente il periodo più ricco di<br />
avvenimenti, spesso dedicati al santo patrono.<br />
Si parte da Longobucco, le cui strade, a giugno,<br />
vengono addobbate dagli abitanti con altarini,<br />
tappeti, arazzi e coperte in occasione della Processione<br />
del Corpus Domini, accompagnata<br />
dall’antichissima Confraternita del SS. Sacramento.<br />
Ad agosto invece è tempo della Settimana<br />
della Tessitura, manifestazione che esalta<br />
la produzione tessile locale, capace di attrarre<br />
migliaia di turisti. Il 14 agosto, sempre a Longobucco,<br />
si corre il Palio dell’Assunta che, insieme<br />
alla Giostra del Castrato, offre uno spettacolo<br />
imperdibile: sbandieratori, cavalli e cavalieri,<br />
trombe e tamburi riportano il borgo indietro<br />
di secoli. Torniamo a Rossano per il “Marco<br />
Fiume Blues Passion” che ormai da diversi anni<br />
anima le serate di luglio con grandi artisti di fama<br />
internazionale del panorama Jazz, blues, ma<br />
non solo. Il festival musicale, cresciuto di importanza<br />
edizione dopo edizione, è dedicato alla<br />
memoria del giovane chitarrista calabrese<br />
scomparso nel 2002 a soli trent’anni. Crosia,<br />
durante la seconda decade di agosto, ospita dal<br />
2006 “A remurata”, una kermesse culturale uni-<br />
ca nel suo genere, capace di unire teatro, cinema,<br />
musica jazz ed etnica, fotografia, arte, artigianato<br />
ed enogastronomia. A proposito di prelibatezze<br />
gastronomiche, nei primi giorni di<br />
agosto non vanno assolutamente perse tre sagre<br />
che si svolgono quasi in sequenza a Mandatoriccio.<br />
Si comincia con quella dedicata ai Cavatelli,<br />
si prosegue con quella del Vitello e si conclude<br />
con la sagra dei Maccheroni al Ferretto,<br />
ovvero una particolare pasta preparata grazie a<br />
un bastoncino di ferro a sezione quadrata. Molto<br />
particolare la Sagra della Porchetta e dello<br />
Scoratello che, tra la fine di luglio e i primi di<br />
agosto si svolge a Paludi, ed è accompagnata<br />
dall’esibizione del “Cavallo pirotecnico”, un<br />
quadrupede di cartapesta sormontato da una<br />
persona che balla la tarantella sul quale vengono<br />
accesi dei fuochi pirotecnici. Fuochi che ci conducono<br />
al gran finale nel paese di Pietrapaola,<br />
quando il 14 agosto, in occasione delle celebrazioni<br />
dedicate a Santa Maria Assunta, si svolge<br />
la consueta Gara dei fuochi d’artificio.<br />
Atmosfere d’autunno<br />
L’evento “Back to Cropalati” è organizzato in<br />
due giorni di arte, scrittura, teatro, musica e<br />
performance, che animano le vie di Cropalati<br />
nei primi giorni di settembre con artisti esclusivamente<br />
meridionali che condividono un laboratorio<br />
di esperienze e suggestioni. L’8 settembre,<br />
presso il convento dei Cappuccini di Rossano,<br />
si festeggia Santa Maria delle Grazie, che<br />
richiama fedeli da tutte le contrade e i comuni<br />
limitrofi e in occasione della quale è allestita<br />
una fiera gastronomica che permette di degustare<br />
le primizie delle noci. Il comune di Longobucco<br />
è sempre molto attivo, con la festa dedicata<br />
alla Madonna delle Mercede che ogni<br />
anno nella terza decade di settembre si lega all’antica<br />
Fiera di Puntadura, appuntamento secolare<br />
dalla forte rievocazione storica dove ancora<br />
oggi si vendono animali, attrezzi da lavoro<br />
e utensili per la casa, proprio come avveniva in<br />
passato. Ancora il borgo di Longobucco rende<br />
omaggio, alla fine di ottobre, a uno dei più tipici<br />
frutti autunnali con la Sagra della Castagna.<br />
In questa occasione si possono degustare le<br />
castagne locali e i piatti preparati con esse, accompagnati<br />
da musica popolare, danze e appuntamenti<br />
culturali.
La gioia del Natale<br />
In un territorio dove la religiosità scandisce ancora<br />
il corso delle vite degli uomini, il Natale assume<br />
un’importanza fondamentale. Nella manifestazione<br />
“Rossano bizantina...a Natale” si<br />
rinnova la tradizione dei presepi che vengono<br />
allestiti dai singoli cittadini o dalle associazioni,<br />
nelle chiese, case, scuole ed edifici vari. Contemporaneamente<br />
vengono organizzati concerti,<br />
rappresentazioni teatrali, con un occhio di riguardo<br />
all’intrattenimento per i più piccoli,<br />
mercatini di artigianato e degustazione di prodotti<br />
tipici. A Calopezzati invece è ormai consolidata<br />
la tradizione del “Presepe vivente”. Tutto<br />
il borgo si trasforma in un grande teatro all’aperto:<br />
dalle caratteristiche botteghe fanno capolino<br />
gli antichi mestieri; le massaie portano<br />
in bilico sul capo le tavole col pane da cuocere,<br />
i compari bevono vino nelle osterie, il fabbro<br />
batte il ferro sull’incudine e i “trappitari” sono<br />
intenti a macinare le ultime olive. Ogni anno,<br />
durante la notte di San Silvestro, a Bocchigliero<br />
si perpetua una vecchia tradizione: la gente si<br />
riunisce in squadre che girano per il paese intonando<br />
canti accompagnati dal suono dei “cupicupi”<br />
(uno strumento artigianale formato da<br />
un recipiente cilindrico colmo d’acqua, coperto<br />
da una pelle di capra ben tirata e al cui centro<br />
viene fissata una canna che, opportunamente<br />
manipolata, provoca un suono particolare), di<br />
chitarre, mortai, pentole e qualsiasi cosa possa<br />
emettere un suono, augurando benessere a chi<br />
resta nelle case. Spesso i suonatori vengono invitati<br />
ad entrare per proseguire il loro spettacolo<br />
attorno a una tavola imbandita. ■<br />
SAGRE E FESTE<br />
appunti di viaggio<br />
◗ BOCCHIGLIERO<br />
Sagra del Maiale sagra, gennaio<br />
0983.92001<br />
Notte di San Silvestro religiosa<br />
31 dicembre 0983.92001<br />
Festa di San Nicola festa patronale<br />
maggio 0983.92001<br />
Festa di San Rocco religiosa<br />
21 agosto 0983.92001<br />
◗ CALOPEZZATI<br />
Festa dell’ospite sagra e folclore<br />
agosto 0983.47245<br />
Festa di San Francesco festa patronale<br />
aprile 0983.47245<br />
Festa di Santa Maria Assunta festa mariana<br />
15 agosto 0983.47245<br />
◗ CALOVETO<br />
Festa di San Giovanni Calibyta festa patronale<br />
15 gennaio 0983.63005<br />
◗ CAMPANA<br />
Fiera della Ronza sagra e folclore<br />
giugno 0983.93022<br />
San Domenico di Guzman festa patronale<br />
3 e 4 agosto 0983.93022<br />
◗ CROPALATI<br />
Back to Cropalati cultura<br />
settembre 0983.61261<br />
Festa di Sant’Antonio Abate festa patronale<br />
17 gennaio 0983.61261<br />
◗ CROSIA<br />
A remurata cultura<br />
agosto 0983.485016<br />
Festa di San Michele Arcangelo festa patronale<br />
7 e 8 maggio 0983.485016<br />
Madonna della Pietà festa mariana<br />
23 maggio 0983.485016<br />
Festa del Sacro Cuore religiosa<br />
Prima decade di agosto 0983.485016<br />
◗ LONGOBUCCO<br />
Processione del Corpus Domini religiosa<br />
giugno 0983.72505<br />
Settimana della tessitura arte tessile<br />
agosto 0983.72505<br />
Festa di San Domenico festa patronale<br />
4 ottobre 0983.72505<br />
Palio dell’Assunta folcore<br />
14 agosto 0983.72505<br />
Festa della Madonna della Mercede festa mariana<br />
settembre 0983.72505<br />
Sagra della castagna sagra<br />
ottobre 0983.72505<br />
◗ MANDATORICCIO<br />
Festa di San Francesco di Paola festa patronale<br />
2 aprile 0983.994009<br />
Sagra dei cavatelli sagra<br />
agosto 0983.994009<br />
Sagra del vitello sagra<br />
agosto 0983.994009<br />
Sagra dei maccheroni al ferretto sagra<br />
agosto 0983.994009<br />
◗ PALUDI<br />
Sagra del maiale sagra<br />
febbraio 0983.62029<br />
Carnevale sagra e spettacolo<br />
febbraio 0983.62029<br />
Sagra della porchetta e dello scoratello sagra<br />
luglio-agosto 0983.62029<br />
Festa di San Clemente V festa patronale<br />
23 novembre 0983.62029<br />
Rappresentazione presepe vivente religiosa<br />
24-25 dicembre 0983.62029<br />
◗ PIETRAPAOLA<br />
Festa di San Domenico Guzman festa patronale<br />
3 e 4 agosto 0983.994013<br />
Gara dei fuochi pirotecnici spettacolo<br />
14 agosto 0983.994013<br />
◗ ROSSANO<br />
Fuochi di San Marco religiosa e spettacolo<br />
notte tra 25 e 26 aprile 0983.529408<br />
Festa di Sant’Onofrio religiosa<br />
Terza domenica di maggio 0983.529408<br />
Marco Fiume Blues Passion musica<br />
luglio 0983.529408 - 333.3230195<br />
www.marcofiumebluespassion.it<br />
Peperoncino Jazz festival sagra e musica<br />
agosto 0983.529408<br />
www.peperoncinojazzfestival.it<br />
Festa della Madonna Chiropita festa mariana<br />
15 agosto 0983.529408<br />
Festa di San Nilo festa patronale<br />
26 settembre 0983.529408<br />
Rossano la bizantina... a Natale<br />
religiosa e spettacolo dicembre<br />
0983.529408<br />
Processione delle Congreghe religiosa<br />
Pasqua 0983.529408<br />
◗ SCALA COELI<br />
Festa di San’Antonio da Padova religiosa<br />
13 giugno 0983.95013<br />
◗ TERRAVECCHIA<br />
Festa della Madonna del Carmine religiosa<br />
primo martedì dopo Pasqua<br />
0983.97013
ITINERARI DEI SAPORI<br />
48<br />
IL NERO
CHE SEDUCE<br />
La rivoluzione industriale è nata in Calabria? A Rossano, la geniale<br />
intuizione dei baroni Amarelli realizzò uno dei primi insediamenti industriali<br />
dell’età moderna: il concio, oggi sede del Museo della Liquirizia.<br />
LA FAMIGLIA AMARELLI VANTA ANTE-<br />
NATI ILLUSTRI, persino fra i più valorosi<br />
combattenti delle Crociate,<br />
ma la sua fama la si deve al plurisecolare<br />
sodalizio che la lega a una piccola erba<br />
rustica: la liquirizia.<br />
L’uso di questa pianta erbacea perenne<br />
affonda le sue origini in tempi antichissimi.<br />
I primi a codificarne le proprietà furono i cinesi,<br />
che già 2500 anni fa ne descrissero i benefici<br />
effetti, ma solo nel XV secolo fu introdotta<br />
dai frati domenicani in Europa. Apprezzato<br />
per il sapore e per le proprietà curative,<br />
il lungo rizoma dal quale si estrae un<br />
succo dolce (che è anche l’origine del nome<br />
scientifico della pianta, Glycyrrhiza dal greco<br />
glucoj = dolce e riua = radice), ha rappresentato<br />
una merce preziosa per tutto il Medioevo.<br />
A partire dal 1500 in Calabria nacque un<br />
ricco commercio di radici grezze. Erano un<br />
prodotto ricercato, apprezzato e abbastanza<br />
raro, dato che la pianta non cresce ovunque, e<br />
in più la varietà delle terre <strong>Jonicosilane</strong> era ed<br />
è universalmente considerata la migliore. Sulla<br />
base di traffici già molto ben avviati, i baroni<br />
Amarelli intuirono la possibilità di commerciare<br />
non solo il vegetale grezzo, ma anche<br />
il suo estratto.<br />
È così che nella loro residenza di famiglia impiantarono<br />
una fabbrica per l’estrazione del<br />
succo dalle radici di liquirizia. Correva l’anno<br />
1731 quando a Rossano il concio Amarelli avviò<br />
la lavorazione della liquirizia su scala industriale.<br />
Era a tutti gli effetti un insediamento<br />
produttivo, come quelli inglesi che trent’anni<br />
più tardi avrebbero inaugurato la rivoluzione<br />
industriale. L’innovazione fu duplice: da un<br />
lato lo sfruttamento sistematico di prodotti<br />
agricoli coltivati sui terreni di famiglia; dall’altro<br />
il miglioramento dell’estratto di liquirizia,<br />
che con i conci evolse alla forma<br />
attuale.<br />
Lo sfruttamento delle risorse agricole familiari<br />
si configurò in un vero e proprio ciclo<br />
combinato: i possedimenti Amarelli non solo<br />
fornivano la materia prima (le radici di liquirizia),<br />
ma anche la legna per alimentare le<br />
caldaie. Oggi diremmo l’energia. I residui<br />
della lavorazione erano inoltre riciclati come<br />
fertilizzanti per i terreni.<br />
La seconda innovazione aveva i tratti più<br />
strettamente industriali di un’autentica evoluzione<br />
di prodotto. Già dal Medioevo accanto<br />
all’uso della radice grezza si era diffu-<br />
Sulla pagina a lato,<br />
dall’alto: l’interno del<br />
Museo Amarelli è ricco di<br />
cimeli e oggetti d’epoca,<br />
che ricordano i vecchi<br />
metodi di lavorazione e<br />
vendita della liquirizia; un<br />
francobollo<br />
commemorativo emesso<br />
nel 2004 dalla Poste<br />
Italiane e dedicato alla<br />
storica fabbrica<br />
rossanese; un dettaglio<br />
dei cimeli conservati<br />
all’interno del Museo: il<br />
marchio Amarelli è ormai<br />
conosciuto in tutto il<br />
mondo. Su questa<br />
pagina, in alto: liquirizia<br />
grezza conservata al<br />
Museo Amarelli, che,<br />
con il suo aspetto<br />
fibroso, tradisce la vera<br />
natura di radice.<br />
49
50<br />
IL MUSEO GIORGIO AMARELLI<br />
Nato per raccontare la storia della liquirizia, alla quale, negli ultimi quattro secoli, la famiglia Amarelli ha indissolubilmente legato<br />
il suo nome, il “Giorgio Amarelli” è tra i musei industriali più visitati in Italia e nel mondo. Si colloca nei locali della quattrocentesca<br />
residenza (affiancata da un giardino di agrumi e da una piccola chiesetta), in cui la famiglia Amarelli ha da sempre<br />
accentrato i propri interessi. Qui è nato il loro concio: un insediamento proto-industriale destinato alla lavorazione della radice su<br />
ampia scala.<br />
All’ingresso il visitatore è accolto da una vetrina con abiti e altri oggetti d’epoca, che ricostruisce la società degli anni di prima fondazione<br />
dell’impresa. La sala iniziale mostra l’evoluzione delle tecniche di lavorazione, partendo dalle balle di radice grezza e dai<br />
primi strumenti manuali, sino ad arrivare a un prototipo di “bollitore” a vapore. A lato di questi si trovano testimonianze dell’organizzazione<br />
e della vendita, oltre alle prime confezioni, alle antiche bolle di carico e a documenti commerciali d’epoca. C’è persino<br />
la ricostruzione di un locale commerciale dell’Ottocento.<br />
La seconda sala racconta l’introduzione<br />
nella fabbrica dell’energia elettrica, simboleggiata<br />
da vecchi tralicci e dalle lampade “Edison”; vi sono i<br />
primi macchinari elettrici e le rivoluzioni che hanno<br />
portato, inclusi inediti formati di vendita e le nuove<br />
prospettive commerciali, con documentazione dell'attuale<br />
mercato globale. Infine si arriva all’era<br />
dell’elettronica, con l’automazione di tutte le fasi<br />
produttive e un’area informatica dove si può accedere<br />
a innumerevoli dati sulla liquirizia e ai non meno<br />
numerosi siti ad essa dedicati.<br />
➜ AMARELLI,<br />
RICONOSCIMENTI<br />
E PRESTIGIO<br />
Fortemente voluto dal<br />
Cavaliere del Lavoro Pina<br />
Amarelli, il Museo della<br />
Liquirizia Giorgio Amarelli<br />
ripercorre la storia<br />
dell’omonima impresa.<br />
Iniziativa che, nel 1996, è<br />
valsa l’affiliazione a “Les<br />
Hènokiens”, l’associazione<br />
che riunisce le rare<br />
imprese plurisecolari e<br />
nel 2001 il prestigioso<br />
Premio Guggenheim per i<br />
musei d'impresa.<br />
Il Museo attira ogni anno<br />
migliaia di visitatori,<br />
coniugando conoscenza<br />
d’impresa, storia e<br />
passione per il territorio:<br />
merito confermato nel<br />
2004 dal francobollo<br />
“Museo della Liquirizia<br />
Giorgio Amarelli”, creato<br />
dalle Poste Italiane per la<br />
serie “Il Patrimonio<br />
Artistico e Culturale<br />
Italiano”.<br />
so l’impiego dell’estratto di liquirizia, bevuto<br />
sotto forma di tisana. Nei conci, questi<br />
infusi subivano cicli progressivi di riscaldamento<br />
in cui perdevano la parte liquida per<br />
evaporazione, fino a solidificarsi. Il risultato<br />
finale era una pasta semisolida, facile da modellare<br />
e che, con un trattamento di vapore,<br />
assumeva un bel colore nero lucido: un prodotto<br />
molto accattivante e adatto al commercio.<br />
Ancora oggi il concio Amarelli produce liquirizia<br />
secondo la stessa ricetta. I sapienti<br />
restauri e l’introduzione delle nuove tecnologie<br />
hanno saputo amalgamarsi all’antica<br />
passione, per liberare ancora di più la fantasia<br />
dei mastri liquiriziai. L’attuale produzione<br />
della casa è una letterale esplosione di colori<br />
e forme: scaglie, rombi e molti altri formati<br />
fantasiosi.<br />
La migliore al Mondo<br />
La geniale intuizione dei baroni Amarelli<br />
non può prescindere dal primato naturale<br />
della liquirizia calabrese.<br />
La Calabria, da sola, assicura all’Italia una<br />
delle posizioni di vertice nella produzione<br />
mondiale di liquirizia e il dominio indiscusso<br />
in termini qualitativi: persino l’enciclopedia<br />
Britannica qualifica quella Calabrese come<br />
la “migliore liquirizia al Mondo”.<br />
La produzione si concentra in una porzione<br />
di questo territorio: accanto al famoso territorio<br />
di Rossano si sono affermati altri importanti<br />
centri di raccolta, quali ad esempio<br />
Caloveto, Paludi e Crosia e, più in generale,<br />
sui terreni alluvionali e sui primi rilievi collinari<br />
argillosi di tutta la Sila Greca.<br />
Qui infatti ci sono le condizioni ideali per la<br />
specie più pregiata di liquirizia: la Glycyrrhiza<br />
glabra, Cordara in dialetto.<br />
La liquirizia calabrese si distingue dal punto<br />
di vista chimico-fisico, e in particolare presenta<br />
il miglior equilibrio organolettico: essendo<br />
relativamente povera di principio attivo<br />
(la glycyrrhizina) e di zuccheri è l’ideale<br />
per l’uso alimentare.<br />
Le inconfondibili proprietà delle preziose radici<br />
sono valse alla produzione calabrese il<br />
riconoscimento della denominazione di origine<br />
protetta o D.O.P. ■
DA VISITARE<br />
appunti di viaggio<br />
◗ Museo della Liquirizia<br />
"Giorgio Amarelli"<br />
Comune di Rossano, Contrada Amarelli<br />
0983.511219<br />
info@museodellaliquirizia.it<br />
www.museodellaliquirizia.it<br />
Orari di apertura. 9:30/12:00 <strong>–</strong><br />
15:00/17:00 tutti i giorni<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su prenotazione.<br />
Il pomeriggio, il sabato e la domenica<br />
la visita alla produzione<br />
è sostituita dalla visione di un filmato.<br />
Come arrivare. A.3 Salerno - Reggio<br />
Calabria direzione sud, uscita Sibari,<br />
SS.106 Ionica, poco prima<br />
dello svincolo per Rossano seguire<br />
indicazioni Contrada Amarelli.<br />
Su questa pagina,<br />
in senso orario:<br />
confezioni d’epoca di<br />
liquirizia; il Museo<br />
dispone di un negozio<br />
interno, dove la varietà di<br />
prodotti e formati è<br />
sorprendente; registri e<br />
documenti d’epoca legati<br />
al commercio della<br />
radice; una visione<br />
notturna del Museo<br />
Amarelli; gli aspetti<br />
singolari che assumono<br />
talvolta le caramelle e,<br />
accanto, i rombi, uno dei<br />
tanti formati della<br />
liquirizia; uno stampo<br />
tradizionale per la<br />
creazione dei quadratini<br />
di liquirizia.<br />
51
ITINERARI DEI SAPORI<br />
52<br />
VIAGGIO NEL<br />
Contro ogni logica da grande magazzino, muri di scatole<br />
multicolore che vendono l’illusione di avere tutto e subito,<br />
tornano al centro dell’attenzione la raccolta, la lavorazione e la<br />
conservazione dei prodotti locali, interessante chiave di lettura<br />
per conoscere le terre <strong>Jonicosilane</strong> e la loro gente.
GUSTO<br />
C’è un<br />
La classica architettura<br />
rurale dei ‘casini’ in<br />
prossimità di un agrumeto:<br />
una delle visioni tipiche che<br />
si possono incontrare<br />
girovagando tra i borghi e le<br />
campagne delle terre<br />
<strong>Jonicosilane</strong>.<br />
tempo per tutto. Lo sanno bene i pastori e i vecchi lupi di mare, i contadini innamorati della<br />
loro terra e le nonne dalle mani nodose di chi ha lavorato una vita intera. Un orologio meticoloso,<br />
sincronizzato con il ciclo delle stagioni, regola il ritmo naturale dello splendido territorio che<br />
appartiene alla Sila Greca e al Basso Jonio Cosentino. Partiamo per un viaggio nel gusto che tra<br />
profumi e colori svela tradizioni antiche, conservate nella memoria del luogo e nelle sue affascinanti contaminazioni<br />
culturali.<br />
Una grande linea di scoperta<br />
La pasta filamentosa si muove veloce, scivola tra le dita del mastro casaro che lavora la cagliata matura per ottenere<br />
l’inconfondibile forma a pera da appendere in coppie, a cavallo di antiche travi in legno. Così liscio e perfetto,<br />
dalla buccia sottile color paglierino, il Caciocavallo Silano DOP sembra arrivare da una fiaba. Chi sceglie<br />
i borghi dell’entroterra, verso le maestose montagne della Sila, avrà la fortuna di vedere da vicino i fuscelli di<br />
giunco colmi di ricotta messi a spurgare, in attesa di poter assaggiarla affumicata (PAT <strong>–</strong> Prodotti Agroalimentari<br />
Tradizionali), nei cilindri dalla buccia scura che svelano al taglio un interno bianco avorio. Ma una visita ai<br />
pastori riserba altre sorprese inaspettate, come i piccoli caciocavalli dal segreto cuore di burro, un prodotto par-<br />
53
54<br />
➜ SULLE TRACCE<br />
DELL’OLIO<br />
Nel cuore della<br />
campagna, tra la costa e<br />
le prime colline, si<br />
incontrano antiche<br />
strutture rurali, che<br />
conservano la memoria di<br />
chi ha vissuto a stretto<br />
contatto con l’uliveto. Qui<br />
si chiamano “casini” o<br />
masserie: costruzioni di<br />
considerevole pregio<br />
architettonico che tra il<br />
XVIII e il XIX secolo<br />
hanno ospitato la<br />
manodopera bracciantile<br />
proveniente dai paesi di<br />
montagna per tutto l’arco<br />
di tempo necessario alla<br />
produzione del prezioso<br />
“oro giallo”. Nella stessa<br />
struttura dimorava anche<br />
il proprietario del<br />
terreno, che doveva<br />
controllare<br />
costantemente il ciclo di<br />
raccolta e la molitura<br />
delle olive.<br />
ticolarmente sfizioso noto come Butirro<br />
(PAT) o i teli di giunco ancora utilizzati per<br />
conservare un altro formaggio morbido e<br />
ovale, la Giuncata Silana (PAT), o Sciungata<br />
nel dialetto locale.<br />
Musica e balli tradizionali, voglia di incontrarsi<br />
e una grande tavola apparecchiata per<br />
rendere onore a uno dei rituali più importanti<br />
della cultura contadina, il rito del<br />
maiale.<br />
Oggi chi si ferma a Paludi e a Bocchigliero<br />
ha la fortuna di scoprire le carni pregiate del<br />
suino nero, la cui dieta naturale è a base di<br />
ghiande, tuberi e radici. Dai macinati si ottengono<br />
specialità che esprimono al meglio<br />
il carattere deciso di questa terra: insaccata<br />
in budella naturali legate a mano, la soppressata<br />
aromatizzata al pepe arriva sulle tavole<br />
dopo una permanenza di alcuni giorni<br />
nelle tipiche ceste di vimini.<br />
Le budella del maiale si confermano fondamentali<br />
anche per la lavorazione della salsiccia,<br />
il cui impasto delicato è intrecciato nelle<br />
tradizionali catenelle, spesso consumate al<br />
sugo, arrosto o con i broccoli di rapa.<br />
L’odore della salsedine<br />
Se nell’entroterra non è difficile incontrare ancora<br />
pastori e allevatori che si prendono cura<br />
del loro bestiame come secoli fa, la storia della<br />
costa è indissolubilmente legata a quella dei<br />
pescatori che, con le loro reti a sacco e le loro<br />
lampare, ringraziano il mare generoso sotto<br />
una trapunta di stelle. Splendido esempio di<br />
borgo medioevale sul Mediterraneo è Cariati,<br />
un luogo unico, dove le attività della pesca<br />
conservano un peso fondamentale nell’economia<br />
locale: dall’alba i pescatori vendono il loro<br />
pesce azzurro, le sarde, le alici e la famosa<br />
sardella (PAT), minuscoli bianchetti di sarde<br />
aromatizzati al pepe rosso e sale, talmente apprezzati<br />
da meritarsi il particolare appellativo<br />
di “caviale dei poveri”. Altrettanto facile è trovare<br />
questi prodotti conservati in barattoli,<br />
pronti per restituire sapori intensi e decisi. Come<br />
venticinque secoli fa, le sarde si conservano<br />
tra strati di sale e peperone nei tradizionali<br />
contenitori di terracotta smaltata (“terzaluru”)<br />
mentre le alici salate acquisiscono un gusto<br />
particolarmente raffinato grazie all’utilizzo del<br />
pepe nero.
IL PANIERE TERRE JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />
Il Gal Sila Greca Basso Jonio Cosentino ha sviluppato il marchio d’area “<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong>”<br />
per conto di un’associazione di comuni con capofila il comune di Calopezzati, forte della convinzione<br />
che la valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche e il sostegno al settore<br />
dell’artigianato e del turismo possano rappresentare interessanti opportunità di sviluppo<br />
e crescita per il sistema locale. Nasce così un paniere unico comprensivo dei prodotti dell’agricoltura,<br />
della gastronomia e dell’artigianato, del commercio, del turismo e della cultura<br />
che devono rigorosamente appartenere al territorio, rispettare processi di produzione<br />
specifici e standard qualitativi elevati. Dai pastori e dagli allevatori arrivano la soppressata<br />
e la salsiccia, ma anche il caciocavallo, la ricotta, il butirro e la giuncata, mentre tra i doni<br />
del mare troviamo la sardella e le alici salate e pepate. Sulla tavola, l’olio extravergine di<br />
oliva nella varietà dolce di Rossano, i liquori profumati alla piretta e al finocchietto selvatico e l’antico mosto cotto. Non mancano specialità dolci come<br />
le chinulille infornate, le crocette di fichi con noci e mandorle e la giurgiulena, un torrone di semi di sesamo. Per finire il gusto inconfondibile<br />
della liquirizia e il sapore mediterraneo delle Clementine. Il paniere comprende inoltre lavorazioni artigianali come quella del cotto, del legno, della<br />
paglia, del ferro battuto e l’arte tessile. Per riconoscere il marchio occorre cercare il logo che lo rappresenta, una mano che racchiude una spirale:<br />
la prima è simbolo di accoglienza, mentre la seconda ricorda il continuo divenire.<br />
I doni dei cereali<br />
Il ricordo delle colonie greche e il profumo<br />
del forno a legna ci accompagnano tra nuvole<br />
di farina e sacchi di cereali, dove la notte<br />
cuoce il pane mentre si preparano le rosette<br />
alla sardella, perfetto connubio tra terra<br />
e mare. Un pescato prezioso, quello dei neonati<br />
delle sarde, che va ad arricchire un impasto<br />
molto simile a quello della pizza, disteso<br />
fino a formare un foglio di pasta sottile, spennellato<br />
di sardella salata. E infine l’abbraccio<br />
tra il sapore del mare e la pasta, avvolta nelle<br />
invitanti rosette da mangiare morbide o croccanti.<br />
In una cultura parsimoniosa, dove tutto<br />
si conserva e nulla si spreca, è giunta poi fino<br />
a noi la passione per i taralli, gli anelli dorati<br />
prodotti dai tarallifici di Longobucco,<br />
tramandata dai fornai del XVIII secolo, che<br />
usavano arrotolare e infornare i resti della pasta<br />
del pane. Ingredienti semplici e un ampio<br />
retaggio culturale contraddistinguono anche<br />
la pasta fatta in casa, qui interpretata dalla celebre<br />
pasta con il ferretto (PAT). Chi crede<br />
che questo oggetto antico si trovi ormai solo<br />
nelle collezioni dei musei etnografici rimarrà<br />
piacevolmente stupito nell’assaggiare i tradizionali<br />
maccaruni, preparati rigorosamente a<br />
mano creando un incavo nei cilindretti di pasta<br />
proprio con il tradizionale ferretto oppure<br />
gli scilatelli a ru ferriettu, che prevedono l’utilizzo<br />
dell’attrezzo per arrotolare la pasta di<br />
grano duro, successivamente condita con il<br />
sugo di castrato. Fatti a mano sono anche i<br />
tagghiarini cu ru ruciu, tagliolini che viziano<br />
i golosi con il loro condimento dolce di uva<br />
passa e mosto cotto.<br />
Cultura agreste: l’ulivo<br />
Le chiome color dell’argento e i tronchi bassi,<br />
imponenti e contorti sembrano vecchi<br />
saggi, sentinelle sulle dolci colline che circondano<br />
Rossano e dintorni. Qui la pianta<br />
dell’ulivo esprime un intero universo culturale<br />
e la sua storia millenaria ha disegnato il<br />
volto del paesaggio, condizionandone l’economia<br />
e la tradizione enogastronomica. In<br />
questa campagna, punteggiata di antiche<br />
strutture rurali, è protagonista la Dolce di<br />
Rossano, una straordinaria cultivar arrivata<br />
fin qui dall’antica Grecia. Da questa varietà<br />
pregiata nasce la DOP Brutio “Colline Joniche<br />
Presilane”, dal profumo fruttato che rivela<br />
sorprendenti note di erbe balsamiche e<br />
mandorla dolce. L’olio assume poi un’altra<br />
valenza fondamentale in quanto, fin dai<br />
tempi remoti, è stato utilizzato per conservare<br />
il cibo. Oggi le aziende artigiane propongono<br />
ancora un’ampia scelta di sottolio,<br />
gli invitanti vasetti in vetro che conservano<br />
funghi, cicorietto, olive, peperoncini, pomodori,<br />
melanzane, cipolle selvatiche, carciofino<br />
selvatico e la celebre sardella (PAT).<br />
➜ CASTAGNE, TESORI<br />
DEL BOSCO<br />
Collocate in passato al<br />
centro dell’economia rurale,<br />
le castagne della Sila, nei<br />
territori di Campana,<br />
Bocchigliero e Longobucco,<br />
presentano una forma tonda<br />
da un lato e piatta dall’altro.<br />
Le più importanti varietà si<br />
riconoscono per le<br />
differenti caratteristiche<br />
della buccia: nella castagna<br />
riggiola la buccia interna e<br />
quella esterna si tolgono<br />
contemporaneamente<br />
mentre per chi pulisce una<br />
castagna ‘nzerta<br />
l’operazione sarà un po’ più<br />
difficoltosa. L’impresa<br />
diventa impossibile con la<br />
castagna curcia, che cede la<br />
sua buccia solo dopo<br />
bollitura. Le tradizioni<br />
enogastronomiche legate<br />
alle castagne sono tante,<br />
ma per provare un<br />
abbinamento decisamente<br />
unico, si consiglia di<br />
assaggiarle imbevute<br />
nell’anice.<br />
Sulla pagina a lato, in<br />
senso orario: l’antica<br />
varietà del suino nero oggi<br />
non è più a rischio<br />
estinzione; uliveti nelle<br />
campagne di Rossano;<br />
il pesce azzurro ricopre<br />
un ruolo fondamentale<br />
nella produzione dei<br />
pescatori jonicosilani.<br />
55
➜ STORIE DI MARINAI<br />
Una tradizione che risale al<br />
tempo delle colonie greche<br />
e custodisce il ricordo di<br />
grandi navi, sul cui albero si<br />
appendeva il pescato ad<br />
asciugare, e di giare di<br />
terracotta per conservare il<br />
tonno. Questo tratto di Mar<br />
Jonio è da sempre<br />
particolarmente pescoso,<br />
basti pensare che, già nel<br />
XVIII secolo, le flotte<br />
amalfitane frequentavano il<br />
litorale di Cento Fontane,<br />
nella frazione di Mirto del<br />
Comune di Crosia. Nelle<br />
loro baracche provvisorie, i<br />
marinai divennero testimoni<br />
e narratori del devastante<br />
terremoto che colpì l’area<br />
della Sila Greca la notte del<br />
25 aprile del 1836. Il<br />
fenomeno sismico provocò<br />
inoltre un maremoto che<br />
distrusse barche e ricoveri.<br />
La tragedia è ricordata ogni<br />
anno dall’evento rossanese<br />
dei “fuochi di San Marco”.<br />
➜ PAT - PRODOTTI<br />
AGROALIMENTARI<br />
TRADIZIONALI<br />
I PAT sono una recente<br />
categoria di alimenti<br />
abbinata a una politica di<br />
qualità nel campo agroalimentare.<br />
Essi rispecchiano<br />
nuove esigenze e tendenze<br />
da parte sia dei consumatori<br />
che di piccoli produttori<br />
locali. Il requisito per essere<br />
riconosciuti è quello di<br />
essere ottenuti con metodi di<br />
lavorazione, conservazione e<br />
stagionatura consolidati nel<br />
tempo, omogenei per tutto il<br />
territorio interessato,<br />
secondo regole tradizionali,<br />
per un periodo non inferiore<br />
ai 25 anni. Sono inclusi in un<br />
apposito elenco, predisposto<br />
dal Ministero delle Politiche<br />
Agricole, Alimentari e<br />
Forestali con la<br />
collaborazione delle Regioni.<br />
Sulla doppia pagina, da<br />
sinistra a destra: i prodotti<br />
tipici del pescato sono<br />
protagonisti assoluti sulle<br />
tavole della Sila Greca;<br />
limoni, mandarini e arance<br />
popolano gli agrumeti della<br />
Sila Greca; lungo la Strada<br />
del Vino e dei Sapori delle<br />
terre <strong>Jonicosilane</strong> si<br />
incontrano il pane, la ricotta,<br />
le castagne, il peperoncino<br />
rosso e gli insaccati come<br />
il “sacchiattu”, tipico<br />
di Longobucco.<br />
56<br />
Non solo vino<br />
“L’odore del mosto, spesso, dalla cantina o<br />
dal “catojo” (dove fermentava in doghe di legno),<br />
si spargeva per le vie del paese e si sentiva<br />
nell’aria.” Così Armando Grisaro racconta<br />
la festa della vendemmia, tra i canti<br />
popolari delle donne e il lavoro dei contadini.<br />
Nonostante l’attività si sia ridotta rispetto ad<br />
un tempo, le cantine seducono ancora chi passa<br />
a Rossano, lungo la Strada del Vino e dei Sapori<br />
delle terre <strong>Jonicosilane</strong>, dove l’uva arriva<br />
da Cropalati e Paludi, o ancora chi fa una sosta<br />
a Mandatoriccio e a Cariati. Dell’uva gallioppo<br />
si conserva gelosamente il mosto, cui si<br />
aggiungono le pere spaduna, una varietà particolarmente<br />
antica che matura nella paglia per<br />
ottenere il mosto cotto, uno sciroppo goloso<br />
utilizzato in particolar modo per i dolci. E prima<br />
di alzarsi da tavola non può mancare la<br />
scelta di un buon liquore da gustare nelle grandi<br />
occasioni o semplicemente con gli amici di<br />
sempre. Durante i matrimoni gli ospiti vengono<br />
accolti dall’insolito profumo del liquore alla<br />
piretta, mentre chi cerca sapori insoliti può<br />
chiedere un liquore alla liquirizia (PAT), un liquore<br />
al finocchietto selvatico (PAT) dall’aroma<br />
unico e rinfrescante o, ancora, la dolcezza<br />
del liquore al mirto o “murtidda”.<br />
I frutti della terra<br />
Questo territorio dalla doppia anima, dove<br />
l’area dell’entroterra alle pendici della Sila incontra<br />
le atmosfere e i colori della costa, regala<br />
boschi incontaminati a un passo dagli agrumeti<br />
mediterranei. Querceti, castagneti e faggete:<br />
all’ombra delle folte chiome nascono i<br />
raffinati porcini o “sillu”, conservati sottolio<br />
se ancora piccoli e chiusi (PAT) o messi ad es-
siccare quando maturi (prote). Chi preferisce<br />
i funghi di pino trova nel rosito (PAT) di<br />
Bocchigliero dal caratteristico colore arancione-rosato,<br />
un prodotto eccezionale sia fresco<br />
che sottolio. Nei castagneti, quando il sottobosco<br />
si riempie di ricci caduti come un generoso<br />
dono, si colgono ancora oggi antiche<br />
varietà di castagne dalla polpa saporita e<br />
asciutta. Se ci spostiamo nella Piana di Sibari<br />
verso lo Jonio ecco comparire gli agrumeti<br />
dove, grazie al sole e al clima mediterraneo,<br />
maturano le Clementine di Calabria IGP e le<br />
Clementine della Piana di Sibari (PAT). Il<br />
nome di questo agrume ricorda frate Clemente,<br />
direttore di un orfanotrofio in Algeria,<br />
che pareva coltivarlo nel suo orto. Neanche<br />
a farlo apposta, le clementine sembrano<br />
perfette per i più piccoli con il loro sapore<br />
dolce, facili da sbucciare e senza semi. ■<br />
appunti di viaggio<br />
CASEIFICI<br />
◗ Azienda Agricola Ruffolo<br />
Contrada Canalicchi, Bocchigliero (CS)<br />
0983.96436 0983.92569<br />
www.aziendaruffolo.it<br />
◗ Azienda Morrone<br />
Contrada Cartacia, Bocchigliero (CS)<br />
0983.64874<br />
◗ Azienda Franco Cataldo<br />
Loc. Puntadura SS177, Longobucco (CS)<br />
0983.71370<br />
Cell. 339.6912181<br />
cataldofranco@virgilio.it<br />
CANTINE<br />
◗ Fattorie Greco<br />
Via Magenta 34, Cariati (CS)<br />
0983.969441 840.000583<br />
Fax 0983.96020<br />
info@igreco.it www.igreco.it<br />
◗ Azienda Vinicola Parrotta<br />
Contrada Marotta, Mandatoriccio (CS)<br />
/ Fax 0983.994012<br />
info@viniparrotta.it www.viniparrotta.it<br />
◗ Azienda Agricola Panettiere<br />
Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS)<br />
0983.565517 Fax 0983.282299<br />
info@agricolapanettiere.com<br />
www.agricolapanettiere.com<br />
PRODUZIONE DA FORNO<br />
◗ Azienda Astone<br />
Via IV Novembre 3, Calopezzati (CS)<br />
Cell. 345.2129498<br />
◗ Panificio Palopoli<br />
Via della Pace 4<br />
87060 Longobucco<br />
/ Fax 0983.71094<br />
◗ Panificio Bitonto<br />
Via Nazionale 202, Mirto Crosia (CS)<br />
0983.42073<br />
SALUMIFICI<br />
◗ Azienda Coop. Basilicò<br />
Piazza Arento 1, Bocchigliero (CS)<br />
0984.851680<br />
Fax 0984.851681<br />
◗ Azienda Morrone<br />
Contrada Cartacia, Bocchigliero (CS)<br />
0983.64874<br />
PRODOTTI TIPICI CALABRESI<br />
◗ Azienda Il Gelso<br />
Contrada Gelso Mazzei, Rossano (CS)<br />
0983.569136<br />
Cell. 335.5366452 Cell. 338.4289504<br />
www.lecollinedelgelso.it<br />
◗ Mediterranea Food<br />
Contrada S. Irene Z.I., Rossano (CS)<br />
0983.565616 Fax 0983.565613<br />
www.mediterraneafood.com<br />
◗ Azienda Berardi<br />
Contrada S. Maria delle Grazie<br />
Rossano (CS)<br />
PRODUZIONE OLEARIA<br />
◗ Fattorie Greco<br />
Via Magenta 34, Cariati (CS)<br />
0983.969441 840.000583<br />
Fax 0983.96020<br />
info@igreco.it www.igreco.it<br />
◗ Oleificio Stella<br />
Via della Sila, Cropalati (CS)<br />
0983.61145<br />
Cell. 333.3109245<br />
info@frantoiostella.it<br />
www.frantoiostella.it<br />
◗ Olio Vulcano<br />
Contrada Vallelunga, Mirto Crosia (CS)<br />
0983.42185<br />
◗ Oleificio Santorolii<br />
Contrada Oliveto Longo, Rossano (CS)<br />
0983.64501 Cell. 347.5241469<br />
◗ Azienda Agricola Parisi Donato<br />
Contrada Scinetto, Rossano (CS)<br />
0983.64956<br />
ufficio@olioparisi.it www.olioparisi.eu<br />
◗ Converso Guglielmo<br />
Contrada S. Paolo Rossano (CS)<br />
/ Fax 0983.513490 Cell. 333.7615368<br />
con.oil@tiscali.it<br />
www. frantoioconverso.com<br />
◗ Azienda Agricola Panettiere<br />
Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS)<br />
0983.565517 Fax 0983.282299<br />
info@agricolapanettiere.com<br />
www.agricolapanettiere.com<br />
APICOLTURA<br />
◗ Miele Garasto<br />
Viale L. De Mundo, Calopezzati (CS)<br />
338.6204217<br />
gianluigi.garasto@gmail.com<br />
◗ Gigliotti Mielizia<br />
Via A. De Gaperi, Calopezzati (CS)<br />
0983.44306<br />
apicoltore.gigliotti@libero.it<br />
◗ Ape Regina I mielosi<br />
Loc. Cozzo Pirillo, Rossano (CS)<br />
0983.511263 Cell. 335.8047821<br />
info@imielosi.it www.imielosi.it<br />
CONFETTURE E SOTT'OLIO<br />
◗ Azienda Agricola Panettiere<br />
Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS)<br />
0983.565517 Fax 0983.282299<br />
info@agricolapanettiere.com<br />
www.agricolapanettiere.com<br />
LIQUIRIZIA<br />
◗ Amarelli Fabbrica di liquirizia<br />
Contrada Amarelli, Rossano (CS)<br />
0983.511219<br />
info@museodellaliquirizia.it<br />
www.museodellaliquirizia.it<br />
LAVORAZIONE FUNGHI<br />
◗ Azienda Chiodo<br />
Via Piave 193, Campana(CS)<br />
/ Fax 0983.93378<br />
info@funghichiodo.com<br />
www.funghichiodo.com<br />
TRASFORMAZIONE PRODOTTI AGRICOLI<br />
◗ Azienda New Agrical<br />
Loc. Scarcella, Campana (CS)<br />
0983.93674 Fax 0983.93675<br />
info@newagrical.it<br />
www.newagrical.com
ITINERARI DEI SAPORI<br />
58<br />
Un viaggio è fatto di esperienze, di storie da ascoltare<br />
e di momenti unici. Aprire un menu per scoprire un mondo, leggere<br />
la lista e lasciarsi tentare da profumi e colori lontani dal proprio<br />
universo culturale, con la voglia di ordinare un piatto di cui<br />
non si conosce il nome, per cercare un contatto profondo<br />
con il territorio, le sue radici, la sua identità...<br />
le terre <strong>Jonicosilane</strong> offrono tutto questo.
IL PASTO<br />
È SERVITO<br />
PARLARE DI ENOGASTRONOMIA NEL TERRITORIO JONICO<strong>SILA</strong>NO DEL <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong> significa, in<br />
primo luogo, parlare di incontri. Sono davvero tante le culture che hanno portato qualcosa sulla tavola silana:<br />
dalle melanzane degli spagnoli ai legumi dei romani, dalle spezie dei bizantini alle salse piccanti degli<br />
angioini fino al peperoncino rosso degli arabi.<br />
Questa straordinaria propensione a stabilire relazioni,<br />
legami forti, che uniscono realtà diverse,<br />
diventa ancor più evidente nella perdita<br />
di confini geografici tra la cucina di terra, che<br />
appartiene ai borghi dell’interno, e la cucina<br />
di mare, anima dei piccoli centri sulla costa.<br />
Una contaminazione che trova le sue origini<br />
in un consistente spopolamento, tutt’oggi in<br />
corso, iniziato a partire dagli anni ’50 del secolo<br />
scorso, dei paesi montani e collinari, a<br />
vantaggio degli insediamenti urbani marini.<br />
Così non è difficile assaggiare la “sardella”<br />
tra boschi e pascoli come non è impensabile<br />
trovare un invitante arrosto di agnello sul litorale<br />
che profuma di<br />
Mediterraneo.<br />
Tradizioni radicate<br />
nel<br />
tempo, ormai<br />
parte<br />
del quotidiano,<br />
frutto di<br />
uno scambio virtuoso<br />
tra aree a vocazione<br />
differente. Una cucina<br />
capace di veicolare connessioni, sobria ed essenziale,<br />
da sempre sincronizzata con il ciclo<br />
delle stagioni e con il calendario di ricorrenze<br />
locali, ma pronta a stupire non appena si<br />
presenta l’occasione di festeggiare, di offrire<br />
ospitalità o, molto più semplicemente, di stare<br />
insieme.<br />
I primi, custodi del tempo<br />
Qui in Sila Greca, dove la<br />
pasta si fa rigorosamente a<br />
mano, ogni piatto porta in tavola<br />
un aspetto diverso della complessa<br />
cultura enogastronomica locale, riuscendo<br />
a valorizzare una risorsa sempre più rara:<br />
il tempo. Tempo per lavorare l’impasto di<br />
acqua e farina di grano duro, per creare le forme<br />
tradizionali utilizzando le dita o il ferro<br />
della calza. E ancora tempo per seguire passo<br />
dopo passo la cottura della carne da sugo, che<br />
conferisce un sapore unico ai primi dell’area<br />
Nella pagina a lato,<br />
dall’alto: il pesce fresco<br />
è uno dei protagonisti<br />
assoluti dei secondi delle<br />
terre <strong>Jonicosilane</strong>;<br />
crustoli, giurgiulena,<br />
torrone di mandorle, fritti<br />
a vento, coccia e la pasta<br />
a confetti sono soltanto<br />
alcune tra le infinite<br />
delizie della cucina locale.<br />
Su questa pagina, in alto:<br />
tra i luoghi ideali dove<br />
assaporare i piatti tipici<br />
delle terre <strong>Jonicosilane</strong><br />
ci sono gli accoglienti<br />
agriturismi.<br />
59
➜ LE PITTE,<br />
DELIZIE DEL FORNO<br />
Dal forno alla tavola per<br />
scoprire la creatività delle<br />
pitte farcite (insignite del<br />
marchio PAT Prodotti<br />
Agroalimentari Tradizionali),<br />
un impasto di farina di segale<br />
e patate lesse, condito con<br />
gli ingredienti tipici della<br />
cucina locale. Del maiale non<br />
si butta niente: ne sono un<br />
brillante esempio le frittole<br />
che aggiunte all’impasto della<br />
pitta regalano una<br />
gustosissima pizza rustica.<br />
Con la stessa base è<br />
possibile proporre uno<br />
stuzzichino al sapore di mare<br />
grazie alla sardella,<br />
considerata, al pari delle<br />
frittole, un ottimo<br />
condimento per le pitte. Chi è<br />
invece alla ricerca di sapori<br />
insoliti sarà inevitabilmente<br />
attratto dalla pitta “cu ru<br />
maju”, preparata con i fiori di<br />
sambuco essiccati.<br />
➜ OLIVE IN TAVOLA<br />
Nel menu delle grandi<br />
occasioni o dei semplici<br />
spuntini, le olive, in<br />
particolare a Rossano e<br />
Crosia e, in generale, nei<br />
territori costieri e collinari,<br />
sono sempre protagoniste<br />
della tavola silana. Tra le<br />
specialità troviamo<br />
indubbiamente le olive<br />
“arriganate”,<br />
tradizionalmente nere,<br />
trattate con origano, olio,<br />
sale e, se gradito, pepe<br />
rosso a scaglie. Le olive verdi<br />
sono invece preparate “ara<br />
conza”, in salamoia con<br />
acqua, sale e l’apporto della<br />
cenere, per poi essere<br />
conservate sotto vetro con<br />
alloro e finocchio selvatico.<br />
Quando la polpa delle olive,<br />
raccolte verdi, si stacca<br />
facilmente dal nocciolo, è<br />
tempo di “ventuse”,<br />
tipicamente schiacciate nei<br />
mortai di pietra.<br />
Nel tondo:<br />
“Pipi e patati”, ovvero<br />
peperoni e patate, uno dei<br />
contorni tipici della cucina<br />
della Sibaritide e, più in<br />
generale, di tutta<br />
la Calabria.<br />
60<br />
jonicosilana. Dalla sfoglia tagliata a strisce con<br />
l’aiuto di un ferretto a sezione tonda nascono<br />
i maccheroni, successivamente cucinati assieme<br />
al sugo di pomodoro, al castrato e all’immancabile<br />
peperoncino. Così tenera e raffinata,<br />
questa carne va ad insaporire numerosi<br />
altri piatti, tra cui i classici<br />
fusilli.<br />
La pasta fresca, in particolare<br />
quella preparata<br />
con il ferretto, si rivela<br />
straordinaria anche<br />
in abbinamento<br />
ad altri elaborati<br />
sughi di carne, come<br />
il ragù di selvaggina<br />
o il ragù di<br />
maiale, indicato per<br />
condire i “vermiciaddi”,<br />
una pasta lunga e<br />
morbida cui si aggiunge la<br />
“finninula”, insaccato di maiale.<br />
Chi preferisce la pasta corta può scegliere<br />
invece un bel piatto di “cavatelli”, gli gnocchi<br />
realizzati a mano simili alle orecchiette e serviti<br />
con patate e salsiccia.<br />
Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, è l’occasione<br />
per cucinare i “tagghjarini”, le tagliatelle offerte<br />
ai parenti, agli amici e al proprio “vicinato”,<br />
accompagnate da fagioli e ceci cotti assieme<br />
al baccalà. In tavola arrivano anche i primi<br />
profondamente legati alla tradizione contadina,<br />
come i “tagghjarini” con i legumi o la minestra<br />
con il pane, resa decisamente gustosa<br />
dall’uso della cicoria, che cresce rigogliosa in<br />
loco, della verza, e degli stessi legumi.<br />
Secondi di terra<br />
Giornate lunghissime, lontano da casa, a camminare<br />
assieme al gregge tra gli sconfinati pascoli<br />
della Sila. Uno dei modi migliori per entrare<br />
in contatto con la cucina di terra della Sila<br />
Greca è la scelta, tra gli ottimi secondi di carne,<br />
dei raffinati arrosti di capretto e di agnello.<br />
Piatto fuori dal consueto è poi la capra alla<br />
montanara, la cui preparazione è ancora basata<br />
su ricette dalle antiche origini. Il menu è inoltre<br />
arricchito dall’insieme dei prodotti derivati<br />
dalle carni suine, magistralmente lavorate e servite<br />
come veri e propri secondi. Il singolo nu-<br />
cleo familiare è solito allevare il maiale “casaluru”,<br />
da cui si ottengono soppressate, salsicce<br />
piccanti, sanguinacci dalla crema porpora. In<br />
cucina, ogni singolo elemento del suino viene<br />
valorizzato, e in tavola arrivano le “risimuglie”,<br />
ciccioli ottenuti dalla cotica, le “frittule”,<br />
le parti meno nobili insaporite<br />
con il grasso, “u suzu”, una<br />
gelatina preparata con la<br />
testa e le zampe, le “nuglie”,<br />
salsicce a base di<br />
trippa, lingua e fegato,<br />
“u ncantaratu”,<br />
gustoso lardo di<br />
maiale salato, “u<br />
sacchiattu”, insaccato<br />
prodotto con le<br />
zampe anteriori del<br />
maiale. Grande attenzione<br />
anche per i contorni,<br />
splendidamente rappresentati<br />
da verdure elaborate come<br />
i “pipi arrustiti” (peperoni arrostiti), le “lumingiane<br />
chjine” (melanzane ripiene), le “rape<br />
affucate” (rape soffritte) e i noti pomodori<br />
secchi che colorano le portate.<br />
Secondi di mare<br />
Nel tegame di ferro, spolverato di peperoncino,<br />
gli spicchi d’aglio tagliati a fettine insaporiscono<br />
l’ottimo olio locale. Siamo a Cariati, borgo<br />
marinaro, bandiera blu. I gesti sono quelli decisi<br />
ed esperti di chi conosce ogni segreto di questo<br />
straordinario piatto di mare, le alici scattiate.<br />
Adagiate nel tegame “scontrate”, con una fitta<br />
alternanza testa coda, sono profumate all’ori-
gano durante la cottura e successivamente capovolte<br />
come una frittata, con l’aiuto di un<br />
piatto. In conclusione, questo raffinato pesce<br />
azzurro viene spruzzato con abbondante aceto.<br />
Piccanti e dal colore intenso sono poi le alici<br />
pepate e salate, mentre dalla famiglia dell’aguglia<br />
arrivano i costardelli, “grastateddi” preparati<br />
con pomodori e peperoni freschi.<br />
E non può certo mancare la celebre sardella,<br />
detta anche rosamarina e novellame, abbinata a<br />
tantissime ricette locali come condimento di<br />
primi piatti, i vermicelli o gli spaghetti, proposta<br />
in piccantissima crema, o leggera e nutriente<br />
se cucinata a bagnomaria.<br />
La festa dei dolci<br />
Tanti ingredienti semplici e ricette tramandate<br />
dalle generazioni anziane per condividere e festeggiare<br />
le ricorrenze con i dolci sapori della tavola<br />
nelle terre <strong>Jonicosilane</strong>. Il 13 dicembre, a<br />
Santa Lucia, si offre la “coccia”, preparata con<br />
grano tenero e mostarda. Tantissimi i dolci tipici<br />
del Natale come le “chinulille” infornate,<br />
piccoli ravioli ripieni di uva passa, noci, marmellata<br />
d’uva e miele, con la variante della ricotta,<br />
o la “giurgiulena”, i torroncini fatti a mano<br />
con semi di sesamo e miele, profumati al limone,<br />
di origine greca.<br />
Ancora tanto miele nei golosi “crustuli”, incavati<br />
con le dita come gnocchi giganti prima di<br />
essere fritti, nella pasta a confetti, maccheroni<br />
dolci conditi con il miele d’api sciolto, o nei<br />
“fritti a ventu”, anellini di pasta dalle forme diverse.<br />
Gli amanti dei biscotti troveranno ottimi<br />
i “mustazzoli”, di origine araba e dal sapore insolito<br />
dovuto al miele caramellato e al liquore<br />
appunti di viaggio<br />
RISTORANTI TIPICI<br />
◗ Hotel Renzini<br />
Russi 193<br />
Bocchigliero (CS)<br />
0983.92015<br />
Fax 0983.92777<br />
◗ La Tavernetta<br />
Via Trieste 15<br />
Calopezzati (CS)<br />
0983.47290<br />
Cell. 345.5107508<br />
www.latavernettacalopezzati.nelsito.it<br />
◗ Il Buongustaio<br />
Via Murate Feudali<br />
Calopezzati (CS)<br />
0983.47291<br />
Cell. 345.8384945<br />
◗ Trattoria Kaliserna<br />
Largo Plebiscito 11<br />
Campana (CS)<br />
0983.93734<br />
◗ Antico Frantoio<br />
Via Paradiso 6<br />
Cariati (CS)<br />
0983.91378<br />
Cell. 342.3866632<br />
rita@anticofrantoiocariati.it<br />
www.anticofrantoiocariati.it<br />
◗ Il Granaio<br />
Via della Sila<br />
Cropalati (CS)<br />
0983.61426<br />
all’anice. Proprio l’anice si utilizza anche nell’impasto<br />
delle “scalille”, dolcetti attorcigliati e<br />
fritti. I fichi bianchi diventano uno straordinario<br />
dessert grazie al ripieno di noci e mandorle,<br />
e alla successiva disposizione incrociata uno<br />
sull’altro, come suggerisce il nome “crocette<br />
di fichi”, sovente infilzate da penetranti bastoncini<br />
di canne. Infine a Pasqua arriva il<br />
“piccellato”, tradizionale pane dolce con uva<br />
passa, canditi e frutta secca tritata. ■<br />
◗ C’era una volta<br />
Via Torre del Giglio<br />
Crosia (CS)<br />
0983.485889<br />
Cell. 331.9399262<br />
salernofrancesco@libero.it<br />
◗ Al Rustico<br />
Contrada<br />
Fiumarella<br />
Crosia (CS)<br />
/ Fax 0983.42339<br />
comitecg@alice.it<br />
www.ristorantealrustico.com<br />
◗ La Campanara<br />
Via G. Mazzini<br />
Longobucco (CS)<br />
0983.72316<br />
info@lacampanara.it<br />
www.lacampanara.it<br />
◗ Tenuta “Il Gaglioppo”<br />
Contrada Colite<br />
Mandatoriccio (CS)<br />
0983.994962<br />
Cell. 331.8018054<br />
Cell. 366.4397596<br />
www.tenutailgaglioppo.com<br />
◗ La Bottega del Pesce<br />
Via Nazionale 523<br />
Mirto Crosia (CS)<br />
◗ Ristorante La Torre<br />
Viale Jonio Sant'Angelo<br />
Rossano (CS)<br />
0983.510656<br />
Sulla doppia pagina, da<br />
sinistra a destra: salami,<br />
soppressate, sanguinacci e<br />
salsicce: gli insaccati delle<br />
terre <strong>Jonicosilane</strong><br />
soddisfano i palati più<br />
esigenti; le tipiche salse di<br />
pomodoro<br />
e a base di peperoncino;<br />
anche i dolci fanno<br />
dell’originalità il loro punto<br />
di forza; i cavatelli, la<br />
tradizionale pasta fresca<br />
fatta a mano.<br />
61
ITINERARI DELLA NATURA NATURA<br />
62<br />
PRO<br />
Una grande montagna sul mare: la Sila Greca regala<br />
magnifici scorci in una cornice<br />
di grande pregio naturalistico e paesaggistico,<br />
di notevole valore scientifico.<br />
LA <strong>SILA</strong> <strong>GRECA</strong> SI ESTENDE SU UNA SUPERFICIE DI QUASI CENTOMILA ETTARI<br />
tra la Sila Grande, il crotonese, e la Piana di Sibari. Dal punto di vista geologico,<br />
il territorio è molto simile alle Alpi, essendone un suo frammento che è<br />
migrato verso sud a seguito della formazione del mar Tirreno, a partire da 8<br />
milioni di anni fa. Il paesaggio geologico, nella sua componente più antica e alpina, è<br />
costituito prevalentemente da graniti, gneiss, filladi, la cui origine risale al paleozoico<br />
(250 milioni di anni). Su queste si sono adagiate le formazioni carbonatiche mesozoiche,<br />
formatesi a partire da 200 milioni di anni fa, spesso fossilifere, che danno quella<br />
spettacolare varietà di forme e colori che si osservano nella risalita dei torrenti della Sila<br />
Greca. Ma l’emersione e l’apparizione di questo “corpo esotico” quale può essere considerata<br />
tutta la Calabria, inizia a partire da circa 2 milioni di anni fa, con dei tassi di<br />
sollevamento notevoli, ancora in atto.
TAGONISTA<br />
I castagni giganti di Cozzo del Pesco.<br />
In basso: il fico d’India; numerose varietà di<br />
uccelli vivono lungo la costa jonica;<br />
il pino laricio veniva utilizzato in passato per<br />
la raccolta della pece bruzia utilizzando le<br />
tipiche incisioni “a spina di pesce”;<br />
la flora spontanea della Sila Greca vanta<br />
alcuni bei rappresentanti del genere Crocus,<br />
di cui il principe è lo zafferano.<br />
63
➜ LE CENTRALI<br />
IDROELETTRICHE<br />
L’acqua dei fiumi<br />
calabresi, sin dai tempi<br />
più antichi, è sempre<br />
stata sfruttata dal punto<br />
di vista energetico.<br />
Ne sono testimonianza i<br />
resti di un gran numero di<br />
attività produttive<br />
industriali (tra le quali<br />
mulini, frantoi e opifici)<br />
che sono sorte nel corso<br />
dei secoli lungo le sponde<br />
dei corsi d’acqua<br />
principali come il Trionto.<br />
Agli inizi del Novecento in<br />
Calabria erano attive<br />
circa 15 centrali<br />
idroelettriche.<br />
La particolare<br />
conformazione del<br />
territorio, con ampi<br />
massicci montuosi (come<br />
la Sila, l’Aspromonte e il<br />
Pollino) e profonde gole,<br />
ha reso possibile la<br />
creazione di condotte a<br />
cielo aperto (acquaro)<br />
che prelevano l’acqua a<br />
monte, la convogliano a<br />
valle ad una quota tale da<br />
consentire una “caduta”<br />
dell’acqua sulle turbine<br />
delle centrali poste in<br />
basso. Alcune di queste<br />
centrali sono state<br />
dismesse in epoche<br />
relativamente recenti<br />
come quella di Torre<br />
Menta nel comune di<br />
Cropalati, e quelle di<br />
Puntadura e Castellace<br />
nel comune di<br />
Longobucco, altre invece<br />
sono tuttora in funzione,<br />
come quelle di Sullacca e<br />
Campitella sempre nel<br />
comune di Longobucco.<br />
Su questa pagina,<br />
in senso orario:<br />
allontanandosi dal mare,<br />
non è raro incontrare<br />
scorci di natura selvaggia<br />
con brevi corsi d’acqua<br />
cristallina, nascosti tra<br />
le fronde di boschi fitti<br />
e lussureggianti, come la<br />
piscina naturale sul<br />
Colognati;<br />
i maestosi boschi della<br />
Sila, immagine di<br />
rara bellezza;<br />
depositi di travertino<br />
a Vurga Nivura, nel<br />
territorio di Longobucco.<br />
64<br />
Parliamo di un’area molto viva geologicamente,<br />
dove l’intensa fatturazione degli ammassi<br />
rocciosi, unitamente a questo dinamismo<br />
verticale ed orizzontale dei vari blocchi<br />
che la costituiscono, se da un lato produce<br />
un’estrema vulnerabilità idrogeologica e sismica,<br />
dall’altro, offre un laboratorio didattico<br />
e scientifico per la comprensione di importanti<br />
fenomeni sulla dinamica della terra,<br />
ma anche un mosaico ricchissimo di ambienti<br />
e di risorse che si manifestano in<br />
un’abbondante flora e fauna con specie di<br />
grande interesse dal punto di vista naturalistico.<br />
L’amico bosco<br />
Dalla riva del mare fin sulle pendici collinari,<br />
agli estremi limiti climatici della stessa<br />
coltura, l’ulivo rappresenta una presenza imprescindibile<br />
del paesaggio del Basso Jonio<br />
Cosentino, come anche i fichi e gli alberi da<br />
frutta (in particolare le clementine), che testimoniano<br />
momenti di cultura agreste millenaria.<br />
Salendo di quota, tra i 250 e i 1.000<br />
metri, la fascia pedemontana ospita essenze<br />
tipicamente mediterranee, tanto erbacee ed<br />
arbustive <strong>–</strong> euforbia, ginepro e lentisco <strong>–</strong><br />
quanto arboree con formazioni miste di<br />
piante xerofile; a seguire iniziano i boschi di<br />
cerro, roverella e leccio. Il castagno, simbolo<br />
di una vita di stenti e povertà, inizia a comparire<br />
oltre i 1000 metri di quota, con esemplari<br />
secolari e dalle dimensioni ragguardevoli.<br />
Un esempio su tutti è rappresentato dai<br />
giganti di Cozzo del Pesco, un nucleo di 103<br />
castagni monumentali concentrati in un’area<br />
molto ristretta della Sila Greca. Il castagneto<br />
invita gli escursionisti a percorrere sentieri<br />
ombrosi e freschi, ammirando i tronchi contorti<br />
e scavati dal tempo, testimoni di riti e<br />
abitudini che cadenzavano la quotidianità<br />
della gente sulle montagne di Rossano. Alle<br />
stesse altitudini troviamo anche le faggete e<br />
il pino nero laricio (sottospecie del pino nero).<br />
Si riconosce per la sua stretta chioma,<br />
per il tronco slanciato e per gli aghi inseriti a<br />
coppie sui rametti. Il pino laricio raggiunge<br />
la massima espressione nella riserva dei Giganti<br />
della Sila a Fallistro e nel bosco della<br />
Fossiata vicino al lago Cecita, con esemplari<br />
che sfiorano i 50 metri di altezza e un diametro<br />
alla base di ben 2 metri. Si tratta di alberi<br />
secolari di notevole interesse naturalistico,<br />
ma anche storico dal momento che su alcuni<br />
esemplari è ancora possibile vedere le tipiche<br />
incisioni a lisca di pesce realizzate per<br />
l’estrazione della resina dalla quale si ricavava<br />
la pece. L’estensione di fitti boschi favori-
AGENZIA REGIONALE SVILUPPO E SERVIZI IN AGRICOLTURA (ARSSA)<br />
In un’antica azienda della famiglia Piccinelli, sorta nel 1966 nel comune di Crosia, nasce il Centro Sperimentale Dimostrativo<br />
(CSD) di Mirto, costituito dall’ex ESAC, oggi ARSSA, con delibera nr 91/C/83 del 28.12.1983. Scopo principale dell’Agenzia è il recupero<br />
della produzione della seta, attività fiorente in tutta la Calabria durante il Medioevo. Il clima particolarmente favorevole alla<br />
coltivazione del gelso bianco e del baco da seta, che si nutre delle sue foglie, favorì la nascita di una vera e propria industria serica<br />
che nel tempo è andata scemando fino al totale abbandono. Oggi il Centro Sperimentale Dimostrativo è particolarmente attrezzato<br />
per la gelsibachicoltura e ne rappresenta una singolare struttura di riferimento e supporto<br />
per il meridione d’Italia. Dispone di un vasto gelseto, di una camera di incubazione per riprodurre le<br />
condizioni ideali per il baco da seta, di lettiere per l’allevamento dei bachi e di un piccolo filatoio. All’interno<br />
degli stessi locali sorge un Museo dove è possibile ammirare vecchi attrezzi utilizzati per la<br />
tessitura e l’allevamento dei bachi da seta. È importante sottolineare che con l’approvazione, nel<br />
1998, da parte del Ministero per le Politiche Agricole (Mi.P.A.) del Progetto Finalizzato "Gelsibachicoltura"<br />
, il CSD è una delle sette Unità Operative (unica per l’Italia meridionale ed isole) a cui è affidato<br />
lo svolgimento del Progetto. Il CSD svolge anche attività sperimentale e/o dimostrativa sui<br />
comparti colturali di maggiore interesse per l’areale d’influenza, quali: agrumicoltura, olivicoltura,<br />
ortofrutticoltura, curando l’aggiornamento varietale e l’applicazione delle tecniche agronomiche ritenute<br />
più appropriate per il miglioramento della fertilità naturale e il contenimento dell’impatto ambientale.<br />
La sede svolge inoltre attività di educazione ambientale e ricerca scientifica in collaborazione<br />
con diverse Università, italiane ed europee.<br />
sce la presenza di numerosi funghi, alcuni<br />
dei quali, come i pregiati e ricercatissimi Boletus<br />
edulis e Boletus aureus, sono entrati a far<br />
parte del patrimonio gastronomico tradizionale<br />
della Sila Greca. Molto diffusi sono anche<br />
l’ovolo buono (Amanita cesarea), l’agarico<br />
delizioso, le manine e il tipico "rosito"<br />
(piniculu).<br />
I sentieri della biodiversità<br />
Nonostante la riduzione delle aree forestali e<br />
la progressiva antropizzazione, la fauna della<br />
Sila Greca è numericamente importante e<br />
registra specie ormai rare o estinte nella maggior<br />
parte del territorio italiano, come il tasso,<br />
la martora e il gatto selvatico. Anche il lupo,<br />
che fa parte della cosiddetta “lista rossa”<br />
redatta dall’Unione Internazionale per la<br />
Conservazione della Natura (IUCN), ha ricolonizzato<br />
la fascia appenninica e trova nelle<br />
montagne della Calabria il suo habitat<br />
ideale. Altre specie di mammiferi, più comuni,<br />
sono il cinghiale, l’istrice, il riccio, la volpe,<br />
la donnola, la faina, la lepre, lo scoiattolo<br />
nero e il ghiro. Tornano a volteggiare con<br />
la loro inconfondibile sagoma sul cielo delle<br />
terre <strong>Jonicosilane</strong> l’avvoltoio degli agnelli, il<br />
capovaccaio, il grifone, l’aquila reale, l’aquila<br />
del Bonelli e la poiana. Insieme al nibbio<br />
reale, all’astore e al gufo reale, la loro presenza<br />
in Calabria è di particolare interesse visti<br />
gli areali molto ristretti a livello italiano e europeo.<br />
Non meno importanti sono i rettili<br />
presenti come la biscia nera e la meno comune<br />
vipera, che occupa prevalentemente le<br />
zone collinari e boscose. Da segnalare la presenza<br />
del più grosso serpente italiano, il cervone,<br />
e di altri rettili come il biacco, la natrice,<br />
la luscengola e l’orbettino. Infine tra gli<br />
anfibi ritroviamo l’ululone dal ventre giallo,<br />
il tritone italico, la salamandra pezzata e la<br />
salamandra con gli occhiali.<br />
Natura da preservare<br />
Su un’altura che domina la sottostante valle<br />
del Cino si estende il bosco di Cozzo del Pesco,<br />
dove castagni ultracentenari dalle proporzioni<br />
riguardevoli (4 esemplari raggiungono<br />
gli 8 metri di circonferenza e superano<br />
i 700 anni di età) sono cresciuti l’uno a fianco<br />
all’altro (una particolarità di questo luogo).<br />
L’area di 7 ettari, che ricade all’interno<br />
della ZPS Foreste Rossanesi, è protetta da<br />
una convenzione comunale con un’associazione<br />
naturalistica locale ed è stata riconosciuta<br />
tra le oasi del WWF; necessita di una<br />
protezione regionale o di un inquadramento<br />
all’interno del Parco Nazionale della Sila.<br />
➜ LE PIETRE<br />
DELL’INCAVALLICATA<br />
Al centro di numerosi<br />
racconti e superstizioni, le<br />
pietre dell’Incavallicata si<br />
ergono maestose nei pressi<br />
del paese di Campana. Si<br />
tratta di due differenti<br />
grandi pietre di arenaria<br />
che sembrano raffigurare<br />
un elefante alto 6 metri e le<br />
gambe di un guerriero.<br />
Nella stessa area sorge<br />
un’intera collina con le<br />
sembianze di una balena e<br />
una scultura che raffigura<br />
un serpente lungo<br />
complessivamente circa 10<br />
metri. L’ipotesi è quella di<br />
trovarsi di fronte alle<br />
sculture preistoriche più<br />
grandi d’Europa, pertanto di<br />
natura antropica, oppure<br />
che queste arenarie<br />
facilmente erodibili siano<br />
l’opera di Madre Natura,<br />
plasmate con l’incedere del<br />
tempo. Di certo stuzzicano<br />
la fantasia<br />
dei turisti.<br />
65
66<br />
SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA<br />
Nel 1992 l’Unione Europea, mediante la direttiva 92/43/CEE, cosiddetta<br />
“direttiva habitat”, istituiva la “Rete Natura 2000” per la conservazione<br />
degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatica. Gli stati membri<br />
dell’Unione hanno l’obbligo di individuare sul territorio nazionale i Siti di<br />
Interesse Comunitario (SIC), che ospitano habitat e specie elencati negli allegati<br />
I e II della direttiva. Speciali commissioni europee si pronunciano<br />
sulla validità dei siti proposti e decidono quali far rientrare nelle Zone Speciali<br />
di Conservazione (ZSC), che insieme alle Zone di Protezione Speciale<br />
(ZPS) individuate dalla direttiva 79/409/CEE, detta “direttiva uccelli”, costituiscono<br />
la “Rete Natura 2000”.<br />
All’interno di questi siti le attività umane non sono escluse, in quanto non<br />
si tratta di riserve rigidamente protette ma, al contrario, di aree come quelle<br />
agricole, dove la secolare presenza dell’uomo ha fatto sì che si instaurasse<br />
un particolare equilibrio tra attività antropiche e natura.<br />
Nel territorio della Sila Greca rientrano ben otto Siti di Importanza Comunitaria,<br />
istituiti per la salvaguardia di differenti ambienti e delle specie che<br />
li occupano. Essi sono: Fiumara Trionto (comuni di Crosia, Rossano, Calopezzati,<br />
Caloveto, Cropalati e Longobucco), Torrente Celadi (comune di<br />
Rossano) e Vallone Sant’Elia (comune di Paludi), per quanto riguarda gli<br />
ambienti fluviali; Dune di Camigliano (comuni di Calopezzati e Pietrapaola)<br />
e Macchia della Bura (comune di Crosia) per gli ambienti costieri; Foreste<br />
Rossanesi (comune di Rossano) e Monte Basilicò (comune di Bocchigliero)<br />
per gli ambienti montani; Fondali a Posidonia Oceanica (comuni di<br />
Crosia, Cariati, Calopezzati, Pietrapaola e Mandatoriccio) per quanto riguarda<br />
gli ambienti marini.<br />
Da alcuni documenti storici risulta che i primi<br />
esemplari di Castanea sativa furono piantati<br />
dai monaci basiliani nello stesso periodo<br />
in cui fu edificata l’abbazia del Patire (fine<br />
del XI secolo). Nella stessa Oasi ritroviamo<br />
anche altri alberi monumentali, specialmente<br />
aceri e querce. Questo ambiente, grazie all’alto<br />
grado di naturalità, costituisce l’habitat<br />
prediletto di numerose specie animali come<br />
il lupo, il tasso, la faina e la donnola.<br />
Un’altra area protetta che si estende per circa<br />
320 ettari, compresa nel Parco Nazionale<br />
della Sila, è la Riserva Biogenetica di Macchia<br />
della Giumenta-San Salvatore, per lo<br />
più pianeggiante e solcata da numerosi piccoli<br />
corsi d’acqua che si gettano nel Trionto.<br />
Particolare rilievo hanno le formazioni di pino<br />
laricio, ontano, pioppo tremolo e faggio.<br />
All’interno della Riserva i più fortunati possono<br />
scorgere il lupo, il gatto selvatico, la lepre<br />
comune e lo scoiattolo nero, oppure riconoscere<br />
in cielo o tra la vegetazione lo<br />
sparviero, l’allocco e la civetta.<br />
Dal distretto del comune di Bocchigliero ci<br />
si sposta nella zona di Longobucco dove, a<br />
pochi chilometri dal lago Cecita, la Riserva di<br />
Gallopane si estende su una superficie di circa<br />
200 ettari, tra i 1.300 e i 1.600 metri di altitudine.<br />
Essa preserva magnifici boschi puri<br />
di pino laricio del Parco Nazionale, e formazioni<br />
miste di pino laricio e faggio sui versanti<br />
meno assolati e nelle zone più elevate. Altre<br />
specie forestali presenti sono l’ontano e l’acero.<br />
Nella Riserva è presente un gruppo di pini<br />
secolari dalle notevoli dimensioni detti “I<br />
giganti di Gallopane”. Anche qui si registra la<br />
presenza di importanti specie animali come il<br />
lupo, il gatto selvatico, la martora, il tasso, l’astore<br />
e lo sparviere. Per la sua importanza dal<br />
punto di vista dell’avifauna, la Riserva è stata<br />
dichiarata ZPS <strong>–</strong> Zona Protezione Speciale.<br />
Poco più a nord della Riserva, sul lago Cecita<br />
sorge il Centro Visite di Cupone che occupa i<br />
locali di un’antica segheria demaniale. Oggi<br />
costituisce un importante Centro di Educazione<br />
Ambientale e un punto di riferimento<br />
per i turisti grazie ai sentieri, agli osservatori<br />
faunistici, al museo, al giardino geologico, all’orto<br />
botanico accessibile ai non vedenti e all’area<br />
pic-nic attrezzata.
Testimoni del tempo<br />
Nelle vicinanze del lago Cecita, sorge anche<br />
il bosco della Fossiata. Si tratta di un antico<br />
bosco di circa 2.000 ettari, con formazioni<br />
secolari di pino laricio. La sua posizione all’interno<br />
del Parco Nazionale della Sila e la<br />
sua articolata orografia fanno di questo bosco<br />
la meta ideale per gli escursionisti. Il Bosco di<br />
Basilicò ricade all’interno del comune di<br />
Bocchigliero e rappresenta una Riserva Biogenetica<br />
che occupa un’area particolarmente<br />
importante dal punto di vista floristico. Una<br />
visita nel periodo primaverile offre incredibili<br />
spettacoli grazie ai numerosi anemoni, orchidee,<br />
campanule e primule. Non mancano<br />
specie arbustive come rosa canina, alloro, ginestra,<br />
agrifolgio, erica, pungitopo e biancospino<br />
e specie arboree come querce, aceri,<br />
frassini e tigli.<br />
Il Bosco di Verro si trova al confine tra i comuni<br />
di Terravecchia e Scala Coeli. È il tipico<br />
bosco mediterraneo di collina con prevalenza<br />
di querce e abbondante fauna tipica come<br />
cinghiali, volpi, ghiri e falchi. Nella parte<br />
più elevata, intorno ai 470 metri di altitudine,<br />
il Bosco di Verro si congiunge con la Pineta<br />
Littirena, un’area di riforestazione a pino<br />
marittimo di circa 100 ettari che risale<br />
agli anni Settanta del Novecento. Grazie alla<br />
frescura e all’area attrezzata che dispone di tavoli,<br />
panche e bracieri, è il luogo ideale dove<br />
passare le calde giornate estive immersi nella<br />
natura, mentre nel periodo autunnale è possibile<br />
godere di magnifiche passeggiate alla<br />
ricerca dei numerosi funghi porcini.<br />
L’ombra dei terremoti<br />
La Calabria è uno dei territori con più alta<br />
attività sismica d’Italia. Il gran numero di<br />
scosse, alcune delle quali hanno causato ingenti<br />
danni in epoche passate, sono la manifestazione<br />
di processi di evoluzione geologica<br />
in corso. L’arco calabro, a differenza del resto<br />
dell’Appennino di origine prevalentemente<br />
calcarea, è costituito da rocce cristalline, come<br />
i graniti sottoposti a spinte tettoniche<br />
molto intense che ne causano il costante e veloce<br />
sollevamento. Questo processo provoca<br />
un accumulo di energia che viene periodicamente<br />
scaricata dalle enormi masse rocciose<br />
appunti di viaggio<br />
PARCO NAZIONALE DELLA <strong>SILA</strong><br />
◗ Ente Parco Nazionale della Sila<br />
Istituzione: 1997<br />
Superficie: 79.695 ettari<br />
Sede: Via Nazionale, 87055 Lorica San<br />
Giovanni in Fiore (CS) - 0984.537109<br />
info@parcosila.it www.parcosila.it<br />
Provincie: Cosenza, Catanzaro e Crotone<br />
Comuni (del <strong>GAL</strong> che si trovano dentro i<br />
perimetri del Parco): Bocchigliero e<br />
Longobucco<br />
Come arrivare. La posizione di centralità<br />
del Parco Nazionale della Sila rispetto alla<br />
morfologia regionale, lo rende facilmente<br />
raggiungibile in automobile sia che si<br />
provenga dall'area ionica percorrendo la<br />
SS.106, che tirrenica sulla SS.18. In<br />
entrambi i casi comunque, con le sue<br />
uscite di Cosenza, Rogliano, Altilia<br />
Grimaldi e più a sud di Lamezia Terme,<br />
l’arteria autostradale A.3 rappresenta<br />
l’asse viario primario sul quale indirizzare<br />
la propria scelta.<br />
◗ Centro visite di Cupone<br />
Comune di Spezzano della Sila<br />
Cupone (Camigliatello Silano),<br />
sul lago Cecita<br />
coinvolte mediante imponenti eventi sismici<br />
come quelli del 1638, del 1783, del 1888,<br />
del 1905 e del 1908, che hanno causato decine<br />
di migliaia di vittime. Nella Sila Greca si<br />
ricordano ancora i danni provocati da altre<br />
scosse sismiche come quelle che si verificarono<br />
tra il 950 e il 970 che causarono la distruzione<br />
di 3 rioni di Rossano (S. Nicola,<br />
Grano e Giudeca). Un altro evento violento<br />
si registrò nel 1836 e procurò gravissimi danni,<br />
tanto che si dovettero ristrutturare diversi<br />
palazzi nobiliari, che persero il loro originale<br />
aspetto e si presentano oggi con uno stile ottocentesco.<br />
Anche all’inizio del secolo scorso,<br />
in particolare nel 1905, alcune scosse di terremoto<br />
interessarono il comune di Campana<br />
e produssero ingenti danni. Il territorio calabro<br />
presenta inoltre un forte rischio idrogeologico,<br />
come testimoniano grandi alluvioni e<br />
frane che periodicamente si verificano. Attivare<br />
in tempi brevi un sistema di difesa del<br />
suolo porterebbe a notevoli benefici alla popolazione,<br />
una maggiore attenzione all’ecologia<br />
e agli ambienti naturali significa preservare<br />
la regione e l’inestimabile patrimonio culturale<br />
della Sila Greca, consegnandolo in<br />
perfetto stato alle generazioni future. ■<br />
0984.579757 (Cupone) / 0984.76760<br />
(Amministrazione Corpo Forestale<br />
di Cosenza)<br />
utb.cosenza@corpoforestale.it<br />
Come arrivare. Da Cosenza SS.107<br />
direzione Spezzano della Sila, procedere in<br />
direzione Camigliatello Silano, infine per<br />
Lago Cecita/Cupone. Da Rossano SS.<br />
Rossano-Sila, proseguire in direzione<br />
Camigliatello.<br />
A.R.S.S.A. CALABRIA<br />
◗ Agenzia regionale per lo sviluppo<br />
e per i servizi in agricoltura<br />
Centro Sperimentale Dimostrativo<br />
C.da Pantano Martucci <strong>–</strong> Mirto/Crosia<br />
(CS)<br />
0983.42235 - Fax 0983.480832<br />
Orario di apertura. 8:00/13:30<br />
Giorno di chiusura. Sabato<br />
Ingresso. Gratuito<br />
Visite guidate. Previste su richiesta<br />
arssacsdmirto@libero.it<br />
www.arssacsdmirto.it/arssa.htm<br />
Come arrivare. A.3 Napoli - Salerno -<br />
Reggio Calabria, uscita Spezzano<br />
Albanese-Sibari, SS.106 fino a Crosia,<br />
seguire indicazioni per Centro ARSSA.<br />
➜ IL SISTEMA<br />
DELLE GROTTE<br />
L’uomo dalla roccia ha<br />
sempre ricavato utensili,<br />
attrezzi agricoli, macine e<br />
la materia prima per la<br />
costruzione di case. Un<br />
tempo la casa veniva<br />
scavata direttamente<br />
nella pietra sui costoni di<br />
colline e montagne, per<br />
cui venivano colonizzate<br />
preferibilmente aree<br />
dotate di una roccia<br />
facilmente lavorabile.<br />
È il caso di territori come<br />
quelli di Cropalati,<br />
Caloveto, Rossano e<br />
Pietrapaola, interessati<br />
dalla presenza di monaci<br />
Basiliani, che realizzarono<br />
un articolato sistema di<br />
grotte, all’interno delle<br />
quali vivevano, e che oggi<br />
fanno parte del paesaggio<br />
urbano e rurale degli<br />
stessi centri.<br />
Pagina a lato: il Centro<br />
Visite del Parco<br />
Nazionale della Sila<br />
presso il Lago Cupone;<br />
la posidonia, indice di<br />
buona qualità dell’acqua;<br />
dune costiere in<br />
prossimità di Macchia<br />
della Bura, Mirto.<br />
67
ITINERARI DELLA NATURA<br />
68<br />
IL DISEGNO<br />
DELL’ACQUA
Scorre, sparisce, in piena o in secca, lambisce<br />
le coste con lente danze d’onda o si muove<br />
scolpendo la roccia intorno a sè.<br />
L’acqua è uno degli elementi più importanti<br />
e affascinanti delle terre <strong>Jonicosilane</strong> nel<br />
Basso Jonio Cosentino.<br />
TUTTI I BACINI IDROGRAFICI sono<br />
strettamente connessi gli uni agli<br />
altri: il più grande tra questi è<br />
quello del Trionto, “Traes” per i<br />
Greci, “Traentum” per i Romani, che, nel<br />
tempo, ha contribuito a modellare ampi<br />
tratti di costa intorno alla sua foce. Trasportando<br />
a valle una grande quantità di detriti,<br />
soprattutto a partire dal periodo dei Romani,<br />
grandi “disboscatori”, ha letteralmente<br />
spostato in avanti la linea costiera (progradazione),<br />
finché gli interventi di riforestazione<br />
degli anni ’60 del Novecento hanno innescato<br />
un’inversione di tendenza e un conseguente<br />
arretramento del suo delta. Questo<br />
fiume, che ha una lunghezza del ramo principale<br />
di circa 40 chilometri, un bacino idrografico<br />
di 288 km 2 e una portata media di<br />
circa 4.4 m 3 /s, nasce dalle montagne della Sila<br />
e attraversa, con i suoi affluenti (torrenti<br />
Manna, Macrocioli, Ortiano e Laurenzana),<br />
i comuni di Calopezzati, Caloveto, Pietrapaola,<br />
Campana, Bocchigliero, Crosia, Cropalati,<br />
Longobucco e Rossano. Da qui partono<br />
diversi sentieri che portano alla scoperta<br />
di canyon, piscine naturali e cascate che la<br />
forza dell’acqua ha creato scavando la roccia.<br />
Uno dei più conosciuti è il sentiero Norman<br />
Douglas, che prende il nome dal famoso viag-<br />
Sulla doppia pagina:<br />
cariche d’acqua e<br />
caratterizzate da una<br />
portata talvolta anche<br />
impetuosa d’inverno,<br />
spesso in secca d’estate:<br />
le fiumare, o “jumare” nel<br />
dialetto locale, dominano<br />
il paesaggio della Sila<br />
Greca e del Basso Jonio<br />
Cosentino e lo<br />
caratterizzano, con i loro<br />
alvei larghi e ciottolosi in<br />
prossimità del mare, più<br />
stretti e impervi<br />
allontanandosi dalla<br />
costa.<br />
Su questa pagina, a lato:<br />
le tradizionali barche a<br />
remo issate sul litorale di<br />
Mirto, testimoni di un<br />
passato che rivive negli<br />
antichi gesti dei<br />
pescatori, che vengono<br />
tramandati di<br />
generazione in<br />
generazione.<br />
69
➜ CENTO FONTANE:<br />
L’ACQUA CHE RIEMERGE<br />
ALL’IMPROVVISO<br />
A Mirto, nel comune di<br />
Crosia, a circa 400 metri<br />
dal mare e ad 8 metri di<br />
quota, affiora una delle<br />
più grandi sorgenti<br />
dell’Italia meridionale a<br />
livello di piana alluvionale.<br />
Parliamo della sorgente di<br />
Cento Fontane, un fronte<br />
acquifero lungo più di 200<br />
metri che scaturisce dal<br />
terreno incoerente, in<br />
corrispondenza di un<br />
gradino morfologico,<br />
alimentato dalla falda<br />
subalvea del Trionto.<br />
Prima delle trasformazioni<br />
urbanistiche iniziate a<br />
partire dal decennio<br />
1950-1960, esisteva un<br />
intero sistema di zone<br />
umide, a tratti paludose e<br />
salmastre, con flora e<br />
fauna caratteristica di<br />
questi ambienti, solo in<br />
parte conservate.<br />
La sorgente aveva una<br />
portata di 152 L/sec.<br />
(misurata il 28-07-1934).<br />
In una stampa della<br />
Calabria Citeriore del<br />
1657, tratta dall’opera di<br />
Matteo Greuter, questo<br />
fronte acquifero è<br />
segnalato come<br />
“Cento Fontanelle”,<br />
ma anche “Cento Fonti”<br />
in altre cartografie<br />
antiche.<br />
giatore inglese che ne scrisse entusiasticamente<br />
dopo averlo percorso agli inizi del XX secolo,<br />
nel suo tragitto da Acri a Longobucco. La<br />
millenaria erosione della valle ha portato alla<br />
luce aspetti geologici di grande interesse, tra<br />
cui gli importanti filoni di galena argentifera.<br />
Il fiume si snoda in anse che si susseguono tra<br />
strette e ripide pareti rocciose, con il greto<br />
spesso invaso da massi levigati dai colori bizzarri<br />
di origine granitica, metamorfica e sedimentaria.<br />
I costoni, grigi o tendenti al bianco<br />
in prossimità delle formazioni calcareo-marnose<br />
nel tratto medio del bacino idrografico,<br />
diventano addirittura rossastri nei tratti “marmorei”<br />
di Longobucco (le quarzareniti di timpa<br />
Rossa).<br />
La diversa resistenza agli agenti atmosferici e<br />
all'erosione ha creato un contrasto molto netto<br />
tra il paesaggio montano e quello della bassa<br />
collina e della pianura costiera, dove la scarsa<br />
copertura forestale, prevalentemente macchia<br />
mediterranea, e le ricche coltivazioni di<br />
uliveti ed agrumeti, creano un intreccio equilibrato<br />
e dinamico di colori e profumi. Alla foce<br />
dei fiumi si aprono spiagge ciottolose che<br />
diventano poi di sabbia finissima, costantemente<br />
lambite dalla carezza delle onde. Il mare<br />
ha fondali che rimangono poco profondi,<br />
che degradano lentamente lungo ampi “giardini”<br />
di Posidonia oceanica, principalmente tra<br />
la foce del Trionto ed il Nicà. Qui la costa del<br />
Basso Jonio Cosentino ha anche località insignite<br />
con la prestigiosa bandiera blu, che tiene<br />
in considerazione non solo l’acqua incontaminata,<br />
ma anche le attrezzature delle spiagge, la<br />
ricettività e la qualità dei servizi offerti.<br />
Una delle più belle spiagge della Costa degli<br />
Achei è sicuramente quella di Lido Sant’Angelo,<br />
a Rossano: una lunga lingua di sabbia dorata,<br />
incastonata tra la costa e la macchia mediterranea.<br />
I fondali marini degradano dolcemente<br />
verso la profondità, rendendo l’acqua<br />
cristallina e ricca di fauna, l’ideale per nuotate<br />
rinfrescanti e per gli appassionati di pesca. Ma<br />
la spiaggia non è l’unica attrattiva, si possono<br />
fare stupende passeggiate verso le pendici della<br />
Sila, attraversando i meravigliosi boschi di castagni<br />
secolari.<br />
Le sorgenti pietrificanti:<br />
i travertini di Vurganivura<br />
La natura a volte può costruire paesaggi fantastici<br />
in luoghi che non ti aspetti e con ingredienti<br />
che si combinano per caso. Immaginate<br />
un rilievo carbonatico molto fratturato<br />
(colle d’Avri), in un contesto prevalentemente<br />
granitico e metamorfico (la Sila); aggiungete<br />
una persistente circolazione d’acqua<br />
ricca in bicarbonato di calcio che scambia<br />
anidride carbonica con l’aria e con gli orga-
FIUMARE: LA MAGIA DELL’ACQUA<br />
Lungo le pendici della Sila Greca si possono ammirare numerose “fiumare”, sistemi idrografici tipici dell’Italia<br />
meridionale e del versante ionico calabrese in particolare. Sono corsi d’acqua generalmente brevi<br />
e dal letto largo e ciottoloso, che cambiano continuamente fisionomia. Non hanno una vera e propria sorgente<br />
e sono alimentate soprattutto dall’acqua piovana, perciò la loro portata è soggetta alle stagioni. Durante<br />
il periodo che va da ottobre a marzo scorrono impetuose, cariche di acqua, con fenomeni di piena<br />
rapida che sovente creano gravi danni al territorio e alle cose, ma che per la loro selvaggia bellezza sono<br />
un vero e proprio patrimonio da conservare e valorizzare. Nei mesi più caldi possono rimanere asciutte,<br />
dove all’acqua si sostituisce un paesaggio quasi lunare, di rocce e detriti, come calato dall’alto tra i rilievi<br />
collinari argillosi. Il sistema delle fiumare nel territorio è molto diffuso; da Rossano a Cariati incontriamo<br />
il torrente Cino, il Colognati, il Coserie, il Trionto, il Fiumarella, l’Acquaniti, l’Arso, e, per ultimo, il Nicà, che<br />
si trova al confine tra la provincia di Cosenza e Crotone. Le fiumare hanno importanza non solo sotto il<br />
profilo geomorfologico, idrogeologico e naturale, ma anche perchè sono state, e sono in modo minore ancora<br />
oggi, fonte preziosa per la produzione di energia idroelettrica per i comuni sparsi sul territorio. Sono molte le centraline costruite<br />
agli inizi del ’900 che sfruttavano la caduta dell’acqua, tramite le turbine che la trasformavano in corrente. Le prime in Calabria sorsero<br />
lungo il corso del Trionto, nel territorio di Longobucco, ma ad oggi sono ormai dismesse, ad eccezione di due, in località Campitella<br />
e Sullacca, che sono state recentemente restaurate e rimesse in produzione. Ma prima della scoperta dell’energia elettrica la forza dell’acqua<br />
veniva sfruttata dai mulini, che venivano usati per la molatura del grano e di altri cereali. Nella zona di Pietrapaola, lungo l’Acquaniti,<br />
ce ne sono addirittura quattro ma se ne possono ancora ammirare diversi, in vario stato di conservazione, in tutto il territorio<br />
della Sila Greca. Si ricordano i mulini del Celadi, dell’Acquaniti, del Colognati, del Coseria, del Trionto, dove l’acqua ha alimentato fino<br />
a pochi decenni fa anche un lanificio, adiacente ai ruderi della chiesa di Sant’Antonio da Padova, sotto l’abitato di Longobucco.<br />
nismi fotosintetici. Immaginate poi la presenza<br />
di batteri e alghe, rami, foglie e tronchi<br />
d’albero bagnati dal gocciolio dell’acqua<br />
e da tanta umidità, con l’acqua che scorre su<br />
incisioni vallive ad elevata pendenza (il torrente<br />
Vurganivura). Il risultato di questa arcana<br />
combinazione è esattamente quello che<br />
offre alla vista questo angolo nascosto della<br />
Calabria: incrostazioni di travertino (lapis tiburtinus<br />
per i Romani) dalle maestose architetture<br />
e dalle forme bizzarre e fantasiose,<br />
con cascate, ventagli di accrescimento, antri<br />
e concrezioni mammellonari, affascinanti e<br />
delicati.■<br />
➜ LA COSTA DEGLI ACHEI E<br />
LA PIANA DI SIBARI<br />
Si sviluppa per 150 chilometri,<br />
delimitata a nord dal fiume<br />
Ferro e a sud dal Trionto.<br />
È incorniciata dai rilievi del<br />
massiccio del Pollino e dalle<br />
ultime pendici della Sila Greca,<br />
proprio al centro della Piana<br />
di Sibari, dove giunsero i Greci<br />
nel corso dell’VIII secolo a.C.,<br />
fondando la città di Sibarys, da<br />
cui poi prese il nome. La piana<br />
è caratterizzata da numerosi<br />
scavi archeologici, in<br />
particolare quelli del Parco<br />
Archeologico della Sibaritide<br />
con il suo Museo.<br />
Sulla doppia pagina, in senso<br />
orario: il litorale di Rossano,<br />
nella fascia orientale della<br />
piana di Sibari tra la Sila e la<br />
costa jonica; la cascata di<br />
Vurga Nivura, a Longobucco,<br />
formate da concrezioni<br />
calcaree di travertino;<br />
il Lago di Cecita, nato dalla<br />
costruzione di una diga sul<br />
Fiume Mucone;<br />
lungo i corsi d’acqua si<br />
incontrano formazioni di<br />
travertino; alcune formazioni<br />
sedimentarie di fondale<br />
marino, ormai emerse e<br />
deformate dopo milioni di anni,<br />
a Vurga Nivura.<br />
71
ITINERARI OUTDOOR<br />
72<br />
SPIRITO<br />
OUTDOOR<br />
Come una grande piramide orografica, che ha per centro il monte<br />
Paleparto (m. 1481) ed è solcata, sul versante orientale, da una<br />
serie di gole fluviali che si alternano a scoscesi contrafforti<br />
montuosi, la Sila Greca offre infinite possibilità per l’outdoor,<br />
in un mondo fiabesco, isolato e romantico, dove il tempo<br />
sembra essersi fermato.
Uno dei tratti più<br />
suggestivi del torrente<br />
Ortiano: il territorio della<br />
Sila Greca è segnato da<br />
corsi d’acqua impetuosi,<br />
strette valli e gole, boschi<br />
lussureggianti e una natura<br />
incontaminata che<br />
domina il paesaggio.<br />
FURONO POCHI I “TEMERARI” CHE INCURANTI DELLE CARENTI VIE DI COMU-<br />
NICAZIONE e della mancanza di comodi alloggi, scelsero di affrontare un viaggio<br />
di conoscenza e scoperta del selvaggio e isolato Sud Italia. Due di loro lasciarono<br />
vividi ricordi nei loro diari durante l’esplorazione della Calabria e in<br />
particolare della Sila Greca: Duret de Tavel e Norman Douglas. Il primo, ufficiale<br />
dell’esercito napoleonico, un soldato che nell’occasione seppe descrivere uomini e<br />
luoghi esattamente come un viaggiatore, nel 1808 così si esprimeva nella XX lettera<br />
del suo epistolario dalla Calabria pubblicato poi a Parigi, nel 1820, con il titolo<br />
“Séjour d’un officier français en Calabre”: Vi scrivo dal paese più selvaggio degli appennini<br />
[…]. Longobucco si trova a quindici miglia da Rossano. Le strade per raggiungerlo<br />
sono spaventose e tutte dominate da alte montagne. […]. Le nostre guide […] ci condussero<br />
con prudenza ed abilità attraverso delle estese foreste dove si incontrano solo branchi<br />
di daini e caprioli, i soli abitanti di questi luoghi solitari (…). Prima che facesse notte<br />
raggiungemmo un’altura da dove si scorge Longobucco, che è situata in una vallata<br />
stretta, profonda e attraversata da un torrente (il Trionto - n.d.r. -) che scorre fragorosamente<br />
tra enormi rocce. Le alte montagne boscose che circondano quest’orrido luogo vi<br />
spandono un colore cupo e selvaggio che ispira un senso di desolazione. (…) Non si vedono<br />
che montagne a picco addossate ad altre montagne, dei massi rocciosi che minacciano<br />
di schiacciare le abitazioni e torrenti che muggiscono nel fondo di vallate profonde<br />
e tenebrose.<br />
73
Sulla pagina a lato, in<br />
senso orario: il territorio<br />
della Sila Greca, incontaminato<br />
e maestoso, è caratterizzato<br />
da montagne<br />
e valli che si alternano in<br />
un susseguirsi di<br />
panorami cangianti e<br />
dalle mille sfaccettature,<br />
dove tutti gli amanti dell’outdoor<br />
possono<br />
trovare la propria<br />
dimensione: un esempio<br />
si può trovare sulla cima<br />
del monte Iurentino;<br />
alcune delle valli più<br />
strette e ripide, come il<br />
canyon del Vulganera,<br />
sono tra le mete<br />
privilegiate per gli<br />
appassionati di<br />
torrentismo; alberi<br />
imbiancati in Colle<br />
Dell’Esca, nell’altopiano<br />
della Sila;<br />
le classiche incisioni a<br />
spina di pesce realizzate<br />
sulla corteccia dei tronchi<br />
di pino laricio per<br />
raccoglierne la resina.<br />
74<br />
Un secolo dopo, l’eccentrico e coltissimo<br />
scrittore britannico Norman Douglas attraversò<br />
per puro diletto la Sila, oltre che buona<br />
parte della Calabria, da ovest ad est e rigorosamente<br />
a piedi: da Acri salì sino a Croce<br />
Greca e si tuffò poi sul versante opposto<br />
lungo la valle del Trionto, tra contadini che<br />
falciavano il fieno, mandrie scampananti,<br />
boschi di pini digradanti dalla cima del<br />
monte Paleparto. Ma ad attrarre l’attenzione<br />
di Douglas fu soprattutto il paesaggio di cui<br />
offre, nel suo Old Calabria pubblicato a<br />
Londra nel 1915, una immaginifica descrizione.<br />
Ben presto lo stretto alveo del Trionto,<br />
percorso da acque irruente e costellato di<br />
canyon e dirupi, costrinse però Douglas a<br />
dar fondo alle sue doti di trekker ante litteram.<br />
Sino a che sul far della sera, dopo numerosi<br />
guadi e una serie interminabile di meandri,<br />
ecco apparire Longobucco con il suo improbabile<br />
Hotel Vittoria, dove il britannico non<br />
trovò però nulla da mangiare, finché qualcuno<br />
non gli procurò del cibo presso le ospitali<br />
case private. Si meravigliò del fatto che<br />
anche le zone più povere del paese fossero illuminate<br />
discretamente, conseguenza delle<br />
centrali idroelettriche da poco messe in funzione.<br />
Zaino in spalla<br />
Il modo più autentico e sorprendente per<br />
conoscere le terre <strong>Jonicosilane</strong> sono i passi<br />
lenti. Basta abbandonare le strade asfaltate<br />
e, zaino in spalla, incamminarsi lungo uno<br />
dei tanti sentieri che attraversano, come<br />
una trama intricata, questo territorio impervio<br />
e affascinante.<br />
La caratteristica geomorfologia lievemente<br />
ondulata della parte centrale dell’altopiano<br />
silano cede il posto a linee di paesaggio oblique<br />
se non anche verticali, che hanno come<br />
unico approdo la vicina costa jonica, indissolubilmente<br />
legata per storia e tradizioni alle<br />
montagne dell’interno.<br />
Proprio dal mare infatti vennero le popolazioni<br />
del mare Egeo e del Peloponneso, che<br />
diedero il nome alla Sila Greca. Lentamente<br />
si attraversano fitte foreste di lecci e roverelle,<br />
in basso e sui fianchi scoscesi delle gole<br />
fluviali, di roveri (ve ne sono di giganteschi<br />
lungo la strada che scende verso l’antico eremo<br />
monastico di S. Onofrio, nella valle del<br />
Colognati), castagni (millenari quelli di<br />
Cozzo del Pesco) cerri, faggi e pini larici nelle<br />
zone più alte, soprattutto intorno al monte<br />
Paleparto.<br />
Lentamente si procede sull’alveo dei fiumi<br />
incontrando rapide, cascate, canyon, architetture<br />
di roccia (Cino, Colognati, Ortiano,<br />
Coserie, Vulganera, Laurenzana). Le gole<br />
dell’alto Trionto furono attraversate, suo<br />
malgrado, anche da Norman Douglas nella<br />
discesa verso Longobucco, per la scomparsa<br />
di un tratto di sentiero a causa di una frana<br />
(Timpa di Margiamunta). Lentamente si sale<br />
su ripidi ed alti crinali dai panorami sconfinati<br />
(Serra S. Angelo, monte Iurentino,<br />
monte Serino e Basilicò, colle d’Avri, Serra<br />
Castagna, monte Paleparto).<br />
Tutti i paesi del <strong>GAL</strong>, che, come un rosario,<br />
circondano la parte più propriamente montagnosa<br />
del territorio, possiedono sentieri <strong>–</strong><br />
ma anche comode sterrate <strong>–</strong> che salgono<br />
verso il centro della piramide.<br />
Si susseguono interminabili ghirigori, entrando<br />
e uscendo da valloni tenebrosi, passando<br />
per antichi stazzi e per arcaici rifugi di<br />
pastori, i “pagliari”, che paiono usciti da un<br />
passato leggendario se non addirittura dalla<br />
preistoria, affacciandosi su dirupi rocciosi,<br />
guadando torrenti su instabili ponticelli di<br />
pertiche e pietre e attraversando foreste lussureggianti.<br />
Non solo trekking<br />
Se il muoversi a piedi è lo strumento più<br />
consono per la morfologia del territorio della<br />
Sila Greca, diverse altre sono le possibilità<br />
dell’outdoor in questa spettacolare e poco<br />
conosciuta porzione dell’altopiano silano.<br />
Durante le nevicate abbondanti la parte<br />
sommitale del monte Paleparto si presta magnificamente<br />
per lo sci escursionismo e per<br />
le ciaspole (accessi da Longobucco, da Bocchigliero,<br />
Campana e Rossano).<br />
Le stradine forestali, disseminate ovunque,<br />
sono inoltre ottimi percorsi per la mountain<br />
bike e offrono la possibilità di favolose traversate<br />
da un paese all’altro passando per le
montagne: da Cropalati a Longobucco, da<br />
Paludi a Rossano solo per fare qualche esempio.<br />
Le stesse stradine, ma anche le praterie<br />
e i boschi della zona sommitale della Sila<br />
Greca, ben si adattano alle passeggiate a cavallo,<br />
mentre gli stretti sentieri delle valli<br />
paiono fatti apposta per rivitalizzare l’uso<br />
degli asini e muli, tradizionali mezzi di trasporto.<br />
Tutte le forre dell’area, in particolare<br />
quelle del Colognati, del Trionto, del Coserie,<br />
del Vurganivura, dell’Ortiano e del Laurenzana,<br />
offrono straordinarie possibilità per<br />
il torrentismo. Infine sulla costa i fondali<br />
marini <strong>–</strong> ad esempio quelli antistanti Capo<br />
Trionto <strong>–</strong> si possono ammirare con lo<br />
snorkeling o le immersioni con le bombole<br />
per scoprire scogliere e praterie di posidonia,<br />
dove non è difficile incontrare ricciole, pesci<br />
spada, tonni, delfini e talvolta anche tartarughe.<br />
Non solo trekking dunque: qui la natura<br />
ricopre un ruolo di assoluta protagonista<br />
e offre all’appassionato di outdoor infinite<br />
possibilità di esplorazione, in un territorio<br />
magico e misterioso, tutto da scoprire. ■<br />
75
TREKKING NELLE TERRE JONICO<strong>SILA</strong>NE<br />
Alcuni sentieri sono realizzati in modo da essere percorsi agevolmente, altri richiedono un certo grado di dimestichezza,<br />
noi in questo articolo ne suggeriamo alcuni, però, dove presente, bisogna seguire la segnaletica in uso nei sentieri,<br />
perché rappresenta uno strumento di grande aiuto per affrontare in sicurezza la escursioni.<br />
76<br />
In basso: una delle<br />
numerose gole lungo il<br />
corso del Trionto; uno dei<br />
castagni monumentali di<br />
località Cozzo del Pesco;<br />
una cascata generata dal<br />
torrente Colognati.<br />
1° itinerario<br />
Da Longobucco alle gole del Trionto<br />
Località di partenza<br />
Ponte stradale sul Trionto, Longobucco<br />
Località di arrivo<br />
Gole del Trionto<br />
Difficoltà<br />
E<br />
Dislivello<br />
300 metri circa<br />
Tempo di percorrenza<br />
3 ore<br />
Periodo consigliato<br />
Estate<br />
Da Longobucco si prenda<br />
la vecchia strada per Cropalati<br />
e la costa; subito dopo<br />
l’abitato si lascia l’auto<br />
prima del ponte sul Trionto.<br />
Descrizione: una via a<br />
sinistra del ponte scende<br />
sul greto del torrente, la si<br />
risale finché il paesaggio si fa più appagante e romantico,<br />
le anse del Trionto si susseguono, strette tra ripidi costoni,<br />
che scendono dai due opposti versanti, dove radicano lecci,<br />
roveri, cerri, pini e castagni. In molti punti l’alveo è ingombro<br />
di grandi massi, su uno dei quali alligna un incredibile<br />
pino che protende le sue radici nude sulla roccia in cerca della<br />
terra e dell’acqua. In alcuni punti occorre guadare da una<br />
riva all’altra. Tutt’intorno le pendici vallive sono particolarmente<br />
erose e solo nel tratto più alto diventano più strette<br />
e composte, formando piccoli tratti a canyon (diverse pozze<br />
invitano ad un bagno tonificante). Sono possibili anche sentieri<br />
che aggirano le anse e riportano sul greto. Ad un certo<br />
punto sulla sinistra si stacca un sentiero, che, passato accanto<br />
ad una sorgente, torna indietro a mezza costa, sbucando<br />
nella parte alta di Longobucco (può essere una buona<br />
alternativa per raggiungere la parte alta delle gole o per<br />
rientrare ad anello senza ripercorrere all’inverso la prima<br />
parte del greto). Più avanti si raggiunge un magnifico<br />
canyon, insuperabile se non con un lungo e faticoso aggiramento<br />
a monte. Siamo nel regno del granito silano, lucidato<br />
e levigato dall’azione delle acque. L’escursione può essere<br />
continuata a piacimento.<br />
2° itinerario<br />
Le cascate dei torrenti Cerasia e Colognati<br />
Località di partenza<br />
Chiesetta di S. Onofrio nella montagna di Rossano<br />
Località di arrivo<br />
Cascate del Cerasia<br />
Difficoltà<br />
EE<br />
Dislivello<br />
250 metri 50 metri<br />
Tempo di percorrenza<br />
2 ore<br />
Periodo consigliato<br />
Primavera e estate<br />
Da Rossano prendere la<br />
strada per la Sila, superato<br />
il bivio a destra per il<br />
Patirion, dopo circa 3 chilometri<br />
percorsi si oltrepassa<br />
una fontana sulla<br />
destra e si scende a sinistra<br />
nella Valle del Colognati<br />
(cartello con scritto “Sant’Onofrio”). Questi 6 chilometri,<br />
seppure percorribili, sono malmessi, soprattutto nell’ultimo<br />
tratto. La discesa nel bosco si fa più ripida, con una serie<br />
di tornanti e magnifiche vedute sulla valle. Raggiunta<br />
una radura con la graziosa chiesetta di Sant’Onofrio, sorta<br />
su un antico luogo di culto bizantino (fontana), si parcheggia<br />
per percorrere la stradina a fondo naturale che risale a<br />
mezza costa, lungo il corso del Colognati. Si guadano due<br />
fossi, poi dritti fino ad un bivio (la stradina a destra conduce<br />
ad uno stazzo con un bellissimo “pagliaru”, un antico rifugio<br />
di pastori), si guada un terzo fosso e si risale ripidamente,<br />
fino ad una selletta con le cosiddette Pietre Pizzute<br />
a destra, un belvedere a picco sulle gole del Colognati a sinistra.<br />
Una breve ma impegnativa digressione sulla sinistra<br />
(50 metri circa), nella scarpata sottostante la strada, accompagna<br />
l’escursionista alle prime cascate del Colognati,<br />
alte una ventina di metri. Fare attenzione per assenza di segnali<br />
e sentiero. Tornati sui propri passi si ridiscende lievemente<br />
guadando un quarto fosso proveniente dalla destra.<br />
Ora, dopo una breve salita e discesa, si incontra il fosso del<br />
Cerasìa (sempre proveniente dalla destra); da qui si può risalire<br />
il torrente lungo un labile camminamento posto sulla
pendice di sinistra della valletta, che consente di aggirare<br />
l’alveo. Dopo occorre arrampicare su alcune pareti di roccia<br />
e aggirare nuovamente una zona impervia sulla sinistra, sino<br />
alla base delle alte cascate. Le frane in atto possono modificare<br />
con frequenza il percorso. Rientrati sulla stradina si<br />
può tornare indietro o continuare a risalire lungo la valle<br />
con ulteriori magnifici scorci (strettoie, anse, pozze, rapide,<br />
boschi). In questa zona affiorano tra i graniti, nascosti tra<br />
dirupi e una folta vegetazione, splendidi frammenti di una<br />
megabreccia rossastra, contenenti grandi esemplari di ammoniti,<br />
fossili del giurassico (località Torno).<br />
3° itinerario<br />
I castagni giganti di Cozzo del Pesco<br />
Località di partenza<br />
Strada tra l’ex Monastero del Patirion (Rossano) e Sila<br />
Località di arrivo<br />
Cozzo del Pesco<br />
Difficoltà<br />
T<br />
Dislivello<br />
70 metri<br />
Tempo di percorrenza<br />
0.30 ore<br />
Periodo consigliato<br />
tutto l’anno.<br />
Da Rossano si prende la<br />
strada per il monastero<br />
italo-bizantino del Patirion<br />
e per l’Oasi dei Giganti di<br />
Cozzo del Pesco. Dopo il<br />
suggestivo luogo religioso,<br />
si prosegue lungo la strada<br />
sino a incontrare una<br />
deviazione sterrata sulla destra, contrassegnata da una baracca<br />
in legno e un cartello indicante l’oasi. Lasciata l’auto<br />
si imbocca a piedi la stradina, inoltrandosi nel bosco, tralasciando<br />
le deviazioni a destra, che scendono verso il fondovalle.<br />
In breve si giungerà alla base del bosco monumentale<br />
posto in pendio, che è composto da un centinaio di castagni<br />
plurisecolari, con un nucleo centrale composto da veri<br />
e propri colossi di un’età probabile di 800 anni, oltre a<br />
circa novanta aceri. Si può continuare a salire lungo la stradina<br />
o entrare liberamente nel bosco, visitando uno per uno<br />
i giganteschi castagni, alcuni dei quali possono ospitare diverse<br />
persone nel loro tronco cavo. Il sentiero si collega alla<br />
strada provinciale che porta in Sila, in prossimità del centro<br />
forestale della Finaita.<br />
ESCURSIONI<br />
DA NON PERDERE<br />
Oltre a quelli analiticamente descritti segnaliamo altri itinerari da non<br />
perdere.<br />
Monte Paleparto <strong>–</strong> L’articolata cima di monte Paleparto (m. 1481), massima<br />
elevazione della Sila Greca, può essere raggiunta grazie a tre diversi itinerari.<br />
Da Longobucco si segue la ripida stradina che passa da Pietragnizzita. Da<br />
Cropalati si sale in auto sino allo spartiacque tra le valli del Coserie e del Trionto:<br />
dove termina l’asfalto si prosegue a piedi verso i monti Iurentino e Iantrìnico.<br />
Da San Pietro in Angaro, una frazione alta di Longobucco, ci si incammina<br />
direttamente a piedi lungo la stradina che sale attraverso fitti boschi di pini.<br />
Cozzo Pica <strong>–</strong> Percorrendo la vecchia SS.177 da Rossano in direzione Paludi-Cropalati,<br />
si supera il ponte sul Colognati, aggirato un costone si sale a destra<br />
verso località Case Gennaro fino a Cozzo Minestria. Lasciata l’auto dove<br />
la strada piega a sinistra, si prende la sterrata che si stacca dritta all’esterno<br />
della curva (versante della valle del Colognati). Si sale a piedi lungo la stradina<br />
e superati alcuni bivi si guadagna il crinale che fa da spartiacque con la valle<br />
del torrente Otturi. Ci si immette sulla stradina che proviene da Paludi e che<br />
va a destra verso Cozzo Pica e prosegue per i bivi sommitali del Paleparto.<br />
Gole del Coserie e del Vulganera (“Vurganivura”) <strong>–</strong> Magnifico itinerario<br />
di torrentismo, occorre guadare e bagnarsi. Dalla Stazione dei Carabinieri<br />
di Cropalati si prende la strada che sale e poi scende verso il fondovalle del<br />
Coserie. Raggiunto il greto si attraversa il fiume e si risale il corso lungo una<br />
sterrata, sin dove è possibile; lasciata l’auto si prosegue liberamente a piedi lungo<br />
le bellissime ed articolate gole sino ad un impressionante canyon.<br />
Gole e le cascate del Laurenzana <strong>–</strong> Itinerario di torrentismo lungo e impegnativo.<br />
Da Bocchigliero prima della piazza principale (provenendo da Caloveto<br />
l’incrocio è riconoscibile perché vi è una statua della Madonna colorata),<br />
prendere la strada che scende verso il fondovalle del Laurenzana; raggiunto il<br />
fondovalle, risalire il corso in auto sin dove possibile e proseguire poi a piedi<br />
verso la cascata.<br />
Gole dell’Ortiano <strong>–</strong> Itinerario di torrentismo che si snoda lungo l’Ortiano.<br />
Provenendo da Camigliatello - Lago Cecita, lungo la ex SS.282 si supera il bivio<br />
per Campana e si prosegue verso Bocchigliero. Al km 5,9 dal bivio, prima di Bocchigliero,<br />
si devia a sinistra seguendo l’indicazione Chiesa di Ortiano, presso un<br />
villaggio semidistrutto dall’alluvione del 1973. Si piega a sinistra, ancora a sinistra,<br />
seguendo le indicazioni per Via Vigna Tagliata. Al successivo bivio, prendere<br />
a destra sino ad una casa, dove una stradina scende sul greto del torrente.<br />
Cozzo del Pupatolo <strong>–</strong> Dalla chiesetta della Fossiata, raggiungibile da Camigliatello<br />
Silano o dal lago Cecita, ci si incammina a piedi e si sale nel bosco<br />
di pini. Superata la strada asfaltata che dal bivio dopo la Fossiata porta a Longobucco,<br />
si piega a sinistra lungo una sterrata e poi al bivio si prende a destra<br />
sino al Cozzo del Pupatolo.<br />
Il Bosco del Patire <strong>–</strong> Tutt’intorno al monastero del Patire (Rossano) si estende<br />
un magnifico bosco di macchia mediterranea con sentieri per semplici passeggiate.<br />
Foce del Fiume Nicà <strong>–</strong> La foce del Fiume Nicà, nel comune di Cariati, è zona<br />
di sosta di uccelli acquatici.<br />
Foce del Fiume Trionto <strong>–</strong> La foce del Fiume Trionto, tra i comuni di Rossano<br />
e Crosia.<br />
77
ITINERARI IN VIAGGIO<br />
78<br />
SULLE ORME DEGLI<br />
ENOTRII E DEI<br />
Centri fortificati, villaggi, muraglie, tombe e torri, testimonianze<br />
delle civiltà italiche degli Enotrii e dei Brettii, risalenti<br />
ai secc. XV-IV a.C., hanno resistito allo scorrere dei millenni<br />
arrivando sino ai nostri giorni, costituendo elementi di grandissimo<br />
pregio delle terre <strong>Jonicosilane</strong> nel Basso Jonio Cosentino.
BRETTII<br />
Il sito archeologico di<br />
Castiglione di Paludi, una<br />
delle testimonianze più<br />
significative della storia<br />
antica delle terre<br />
<strong>Jonicosilane</strong>.<br />
È probabile l’identificazione<br />
di questo centro fortificato<br />
con le città brettie di<br />
Kossa o Etas.<br />
QUESTO ITINERARIO CONDUCE ALLA SCOPERTA DI DUE POPOLI STRAORDINARI che hanno occupato<br />
quest’area dal XV secolo al IV secolo a.C.: si tratta degli Enotrii e dei Brettii, due etnie italiche, quindi<br />
autoctone, che in oltre mille anni hanno costruito un’autonoma civiltà, detta della “Mesogaia” o della<br />
montagna, talora in conflitto, talaltra in pacifica coesistenza, con i Greci di Sibari e la civiltà del mare.<br />
I Brettii della Sibaritide hanno lasciato stupefacenti testimonianze della loro cultura: le ricostruzioni degli<br />
storici ipotizzano che questi fossero inizialmente subordinati ai Lucani, ma che nel 356 a.C. si siano ribellati acquisendo<br />
l’indipendenza e nominando Cosentia (l’attuale Cosenza) loro capitale. Iniziarono così a costruire fortificazioni<br />
militari, autentici capolavori di ingegneria che contribuirono a renderli un popolo temibile, in grado di attaccare e sconfiggere<br />
persino città della Magna Grecia come Terina, Thurii e Hipponion. Centri fortificati rinvenuti in varie località<br />
costituivano nell’insieme un sistema di controllo del territorio dotato di presidi posti vicino a corsi d’acqua, disposti su<br />
alture isolate difese in modo naturale e collegate visivamente. Insediamenti rurali (le fattorie) assicuravano invece preziose<br />
risorse alimentari attraverso agricoltura, silvicoltura e pastorizia.<br />
79
Su questa pagina:<br />
nonostante i quasi 2400<br />
anni di età, il centro<br />
fortificato di Castiglione<br />
di Paludi mantiene ancora<br />
un pregevole stato di<br />
conservazione; la celebre<br />
tomba a camera di<br />
origine brettia, che è<br />
possibile visitare nelle<br />
vicinanze di Cariati in<br />
località Salto,<br />
raggiungibile tramite la<br />
statale 106;<br />
uno scorcio caratteristico<br />
del centro storico di<br />
Mandatoriccio.<br />
80<br />
Castiglione di Paludi costituisce probabilmente<br />
il sito più spettacolare presente in Calabria, sia<br />
per l’estensione sia per la maestosità delle costruzioni.<br />
Venne edificato nel IV secolo a.C., e<br />
tra gli elementi che lo costituivano è oggi ancora<br />
possibile ammirare l’imponente cinta muraria<br />
e la grande porta est con le torri a pianta circolare.<br />
Numerose altre testimonianze di grande<br />
interesse sono sparse lungo l’itinerario; tra queste<br />
vi sono l’Altopiano delle “Muraglie” di Pietrapaola,<br />
la cinta muraria del sito di “Pruija” a<br />
Terravecchia e la tomba a camera di Cariati, che<br />
in particolare testimonia il livello di organizzazione<br />
e ricchezza, raggiunto dal popolo dei Brettii.<br />
Tali reperti, oltre a quelli rivenuti a Castiglione<br />
di Paludi, sono oggi esposti al Museo Archeologico<br />
di Sibari. Attraverso paesaggi incantevoli,<br />
ampie valli, fiumare e frutteti, si entra in<br />
contatto con centri abitati di grande interesse<br />
culturale come Cariati, Terravecchia, Scala Coeli,<br />
Mandatoriccio, Pietrapaola, Calopezzati, Paludi,<br />
Campana, Bocchigliero, Crosia, Cropalati,<br />
Longobucco e Rossano.<br />
L’ITINERARIO<br />
Località di partenza<br />
Cariati<br />
Località di arrivo<br />
Paludi<br />
Località intermedie e chilometraggio<br />
parziale<br />
Cariati <strong>–</strong> Terravecchia 10 km<br />
Terravecchia <strong>–</strong> Scala Coeli 12 km<br />
Scala Coeli <strong>–</strong> Mandatoriccio 11 km<br />
Mandatoriccio <strong>–</strong> Pietrapaola 26 km<br />
Pietrapaola <strong>–</strong> Calopezzati 18,5 km<br />
Calopezzati <strong>–</strong> Paludi 29 km<br />
Chilometraggio totale<br />
106,5 km<br />
Come arrivare<br />
A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita Sibari,<br />
proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla<br />
SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere<br />
sino a Cariati. Da Taranto seguire la SS.106 direzione<br />
Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno<br />
<strong>–</strong> Reggio Calabria, direzione Napoli,<br />
uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire<br />
sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione<br />
Reggio Calabria, procedere sino a Cariati.<br />
Da Crotone, la SS.106 fino a Cariati.
Si parte da Marina di Cariati, centro sul<br />
mare che si estende su circa dieci chilometri di<br />
costa.<br />
Per via della folta prateria a Posidonia oceanica,<br />
la zona di mare antistante il paese è<br />
stata dichiarata Sito di Interesse Comunitario<br />
(SIC).<br />
Grazie alla particolare morfologia e ad un<br />
territorio in parte collinare, l’area è sempre<br />
stata un importante centro militare. All’interno<br />
del porto di Cariati Marina è possibile<br />
osservare all’opera i maestri d’ascia ancora<br />
in attività, mentre riparano o costruiscono<br />
barche da pesca utilizzando ancora oggi<br />
il legno proveniente dai boschi limitrofi.<br />
Procedendo verso sud-est sulla SS.106 in direzione<br />
di Reggio Calabria, appena fuori dal<br />
paese incontreremo un’indicazione per la<br />
“Tomba Brettia”.<br />
Dopo pochi minuti, seguendo la strada raggiungiamo<br />
una piccola area attrezzata, all’interno<br />
della quale sorge la famosa tomba<br />
a camera di origine brettia (la strada è asfaltata<br />
in tutta la sua lunghezza, a parte l’attraversamento<br />
del letto di un piccolo torrente<br />
che potrebbe rendere difficoltoso il passaggio<br />
durante il periodo invernale). Da non<br />
perdere il centro storico di Cariati interamente<br />
chiuso da possenti mura del XV secolo<br />
con torrioni a tronco di cono e poligonali<br />
e la bellissima Porta del Ponte Nuovo,<br />
grazie alla quale si accede al paese attraverso<br />
la via principale, che si dirama poi in tortuosi<br />
vicoli ricchi di edifici storici e chiese,<br />
come il Palazzo Vescovile, il Palazzo Vennari,<br />
la Cattedrale, la Chiesa degli Osservanti<br />
e quella della S.S. Trinità.<br />
Da Cariati si seguono le indicazioni per Terravecchia,<br />
che si raggiunge, percorrendo la<br />
SS.108ter, dopo appena una decina di chilometri.<br />
Una volta a Terravecchia si continua a percorrere<br />
la statale fino ad incontrare l’indicazione<br />
per il “Parco Archeologico Pruija”,<br />
seguendo la quale costeggeremo il paese su<br />
Via San Giovanni. Mantenendosi sulla strada<br />
principale, si incontra uno slargo sulla<br />
destra e subito dopo si imbocca la strada<br />
(via Primo Maggio/strada comunale Terravecchia-Prato),<br />
che scende ad est verso le<br />
campagne. Dopo circa 900 metri si incontra<br />
una strada sulla sinistra con il fondo rivestito<br />
da pietre: imboccandola, in breve, si arriva<br />
ad un cancello sulla destra che delimita<br />
l’area archeologica di “Pruija”. Il Sito archeologico<br />
sorge su un’altura che domina la<br />
bassa valle e la foce del fiume Nicà, e al suo<br />
interno è possibile osservare un’imponente<br />
cinta muraria e i resti di una torre a base<br />
circolare di origine brettia. Ripercorrendo la<br />
strada all’inverso si torna a Terravecchia, dove<br />
tra le numerose attrattive segnaliamo<br />
l’Olmo della Libertà nella piazza principale,<br />
la torre di guardia del Cinquecento e la<br />
chiesetta rurale di Santa Maria.<br />
Da Terravecchia si riprende la SS.108ter in<br />
direzione di Scala Coeli, che si raggiunge dopo<br />
circa 12 chilometri.<br />
Il paese sorge a 370 metri di altitudine su<br />
una piccola collina che domina la media vallata<br />
del fiume Nicà. Il centro storico risale<br />
➜ LA TOMBA A CAMERA<br />
DI CARIATI<br />
A Cariati, in località Salto,<br />
sorge una tomba tipica<br />
della cultura brettia,<br />
rinvenuta verso la fine<br />
degli anni Settanta del<br />
Novecento. Si tratta di<br />
una struttura<br />
seminterrata realizzata<br />
con blocchi di roccia<br />
sedimentaria ben lavorati<br />
e squadrati. La sepoltura<br />
era affrescata e<br />
probabilmente destinata<br />
ad ospitare un<br />
personaggio importante<br />
della comunità brettia del<br />
luogo. All’interno sono<br />
stati rinvenuti vari<br />
reperti, tra cui<br />
un’armatura di bronzo,<br />
vasellame, una brocca, i<br />
resti di una statua,<br />
diversi cinturoni e un<br />
prezioso diadema. La<br />
composizione di questo<br />
corredo fa supporre si<br />
trattasse di un guerriero<br />
di alto rango.<br />
In basso: valle del<br />
torrente Coserie, visto<br />
dalla torre Nord di<br />
Castiglione di Paludi.
➜ MUSEO ARCHEOLOGICO<br />
DELLA SIBARITIDE E SCAVI<br />
Un itinerario sui popoli<br />
Brettio ed Enotrio non potrà<br />
considerarsi completo senza<br />
una visita al Museo<br />
Archeologico di Sibari.<br />
Qui sono conservati molti<br />
reperti rinvenuti durante gli<br />
scavi effettuati sui siti: in<br />
particolare due vetrine sono<br />
dedicate rispettivamente alla<br />
Tomba del Guerriero di<br />
Cariati e al sito di<br />
Castiglione di Paludi.<br />
Il Museo merita una visita<br />
anche per altre importanti<br />
collezioni, come quella sul<br />
popolo dei Romani. Per<br />
raggiungerlo, dalla Sila<br />
Greca basta immettersi sulla<br />
SS.106 in direzione Taranto<br />
e poco prima di Sibari<br />
seguire le indicazioni per il<br />
Museo Archeologico.<br />
Località Casa Bianca Sibari -<br />
Contrada Casone<br />
87011 Sibari <strong>–</strong> Frazione<br />
del comune Cassano Allo<br />
Jonio, CS<br />
Proprietà e gestione. Statale<br />
Tel. 0981.79391 / 2<br />
www.retemuseale.provincia.<br />
cs.it<br />
Orari. Museo: 9:00/19:30<br />
Scavi: 9:00/un’ora prima del<br />
tramonto<br />
Giorno di chiusura. Lunedì<br />
82<br />
➜ LA GROTTA DEL<br />
PRINCIPE<br />
All’interno del paese di<br />
Pietrapaola si trova<br />
un’affascinante<br />
testimonianza di arte<br />
rupestre: la Grotta del<br />
Principe. Il sito si<br />
raggiunge direttamente<br />
dal centro abitato tramite<br />
una scalinata intagliata<br />
direttamente nella roccia<br />
della Rupe del Salvatore.<br />
Il nome probabilmente<br />
deriva dal fatto che, al<br />
contrario della maggior<br />
parte delle grotte che<br />
sorgono nelle vicinanze,<br />
questa è particolarmente<br />
grande e curata. È<br />
possibile individuare tre<br />
differenti ambienti,<br />
caratterizzati dalla<br />
presenza di aperture che<br />
sembrano finestre,<br />
nicchie e persino<br />
colonnine, capitelli e<br />
figure umane intagliate<br />
nella pietra.<br />
al Medioevo ed è ancora possibile vedere le<br />
antiche mura che un tempo proteggevano<br />
l’abitato. Meritano una visita anche la Chiesa<br />
della Beata Vergine del Carmelo e una<br />
grotta in località Castelluccio, nei pressi del<br />
paese, dove sono stati rinvenuti alcuni fossili<br />
marini ed una particolare scultura a forma<br />
di animale.<br />
Continuando a percorrere la statale SS.108ter,<br />
si prosegue l’itinerario verso ovest in direzione<br />
di Mandatoriccio. Dopo circa 6,5 chilometri<br />
si lascia la SS.108ter e si imbocca la SS.383<br />
continuando a seguire le indicazioni per Mandatoriccio,<br />
che si raggiunge dopo altri 4 chilometri.<br />
Il comune offre la possibilità di compiere interessanti<br />
passeggiate naturalistiche, come<br />
quella che si snoda lungo un antico sentiero<br />
brettio e che porta alla sorgente di Cessia; oppure<br />
il sentiero della Montagnella, che offre<br />
una camminata rilassante tra pioppi e castagni<br />
e la suggestiva vista su Campana, Scala Coeli e<br />
Pietrapaola. Per gli appassionati di antichi mestieri,<br />
da non perdere una visita all’artigiano<br />
locale Vito Carlino in Via Nazionale 118,<br />
molto conosciuto, non solo in Italia, per la vasta<br />
produzione di pipe artigianali in erica della<br />
Sila.<br />
Seguendo la SS.205 si ritorna verso la costa dove,<br />
imboccando la SS.106 in direzione Rossano,<br />
si incontrano le indicazioni per Pietrapaola,<br />
che si raggiunge percorrendo la SP.199.<br />
Appena si arriva in prossimità del mare si può<br />
ammirare sulla sinistra la Torre (o Castello)<br />
dell’Arso (comune di Mandatoriccio), una<br />
splendida struttura difensiva in pietra dell’XI secolo<br />
a base quadrata con le caratteristiche “facciate<br />
a vela”. Una volta sulla costa, si può fare anche<br />
una velocissima deviazione per visitare il<br />
borgo di San Morello, che si raggiunge in pochi<br />
minuti, immettendosi sulla SS.106 in direzione<br />
Reggio Calabria e seguendo le indicazioni<br />
per Scala Coeli/San Morello. Si tratta di un paesino<br />
molto caratteristico, che sorge su una piccola<br />
altura, dalla quale lo sguardo abbraccia tutta<br />
la costa e le località vicine. Terminata la visita,<br />
si torna indietro sulla SS.106 in direzione Taranto<br />
e si raggiunge Pietrapaola, paese che sorge<br />
su un territorio molto ricco dal punto di vista<br />
naturalistico e ben conservato. Abbondante è la<br />
vegetazione, dominano gli uliveti nelle vallate e<br />
sulla costa, pini, castagni e querce sulle alture, ed<br />
interessanti sono anche i torrenti Laurenzana<br />
e Acquaniti, oltre ai fondali marini di Posidonia<br />
oceanica. Il paese è dominato da due grandi<br />
rocce, la Timpa del Castello e la Rupe del<br />
Salvatore. Su quest’ultima sorge la “Grotta del<br />
Principe”, un bellissimo esempio di architettura<br />
rupestre. Tutto il territorio, sia dentro sia attorno<br />
al paese, è costellato da numerose grotte,<br />
scavate nelle arenarie e utilizzate in passato dai<br />
monaci bizantini.
Da visitare infine le Muraglie di Annibale<br />
(un centro fortificato brettio del IV sec. a. C.),<br />
la tomba a camera in località Spinetta e la<br />
Chiesa Madre di S. Maria delle Grazie.<br />
Ripercorrendo la SP.199, si torna sulla statale<br />
106 in direzione Rossano, e seguendo le indicazioni<br />
si raggiunge velocemente Calopezzati dopo<br />
circa 18 chilometri.<br />
Il territorio di Calopezzati si estende dalle pendici<br />
di Colle Sant’Elia sino al mare, mentre il<br />
centro abitato sorge su una zona collinare. Alcuni<br />
punti, come il Colle di Sant’Elia, sono<br />
particolarmente panoramici ed è possibile far<br />
spaziare lo sguardo sulle verdi campagne (chiamate<br />
“vigne”), sul mare e sul Trionto. Il centro<br />
storico offre molti luoghi di interesse come il<br />
Castello Feudale Giannone, il Convento dei<br />
Riformati, la Chiesa Matrice e la Chiesa dell’Addolorata.<br />
Fuori dal centro abitato si trovano<br />
invece la Chiesa della Madonna delle Grazie<br />
alle Vigne e interessanti siti naturalistici come<br />
i già nominati fondali di Posidonia oceanica,<br />
che sorgono sul tratto di mare antistante,<br />
e le dune di Camigliano, entrambi dichiarati<br />
Siti di Interesse Comunitario (SIC).<br />
Tornando nuovamente sulla Statale 106 in direzione<br />
Rossano, dopo circa 17 chilometri all’altezza<br />
di Contrada Amica, troviamo le indicazioni<br />
per Paludi, che si raggiunge dopo circa 11 chilometri.<br />
Lungo il percorso si incontra il centro abitato<br />
di Mirto, dove merita una visita il Castello,<br />
del XVII secolo. Paludi sorge a quota 430, il<br />
territorio è in gran parte boschivo e raggiunge<br />
i 961 metri di altitudine grazie alla vetta del<br />
Monte Scarborato. Poco fuori il centro abitato<br />
sorge il sito archeologico di Castiglione di<br />
Paludi, che si estende su una superficie di ben<br />
35 ettari e costituisce la più importante testimonianza<br />
della presenza dei Brettii in Calabria.<br />
All’interno troviamo un Museo archeologico,<br />
una poderosa cinta muraria, torri e<br />
resti di villaggi in una cornice paesaggistica di<br />
grande pregio. Il sito sorge infatti su un altopiano<br />
che domina la vallata del torrente Coserie,<br />
l’area è completamente recintata, ed è<br />
possibile fare una rilassante passeggiata totalmente<br />
immersi nella storia e nella natura. ■<br />
appunti di viaggio<br />
CALOPEZZATI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Sant’Antonio 10 <strong>–</strong> 87060<br />
0983.47245 Fax. 098347868<br />
comune-calopezzati@libero.it<br />
www.comune.calopezzati.cs.it<br />
Pro loco<br />
Via Sant’Antonio, 5 <strong>–</strong> 87060<br />
0983.47245 Fax 0983.47868<br />
prolococalopezzati@unplicalabria.it<br />
◗ Da visitare<br />
Castello Giannone (informazioni utili a<br />
pagina 37), Convento dei Riformati, Chiesa<br />
dell’Addolorata, Dune di Camigliano<br />
CARIATI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Piazza F. Friozzi <strong>–</strong> 87062<br />
0983.94021 Fax 0983.968248<br />
segreteria.cariati@asmecert.it<br />
www.comune.cariati.cs.it<br />
Pro Loco Cariati Via Nazionale Stazione<br />
Ferroviaria<br />
0983.91664 Fax 0983.91664<br />
www.prolococariati.it<br />
◗ Da visitare<br />
Tomba Brettia, Statale 106 loc. Salto<br />
CROSIA<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Viale Sant’Andrea <strong>–</strong> 87060<br />
Crosia (CS)<br />
0983.485016 Fax. 0983.41052<br />
crosia.cs@pec.comunedicrosia.it<br />
www.comunedicrosia.it<br />
Pro Loco Via Zumpano <strong>–</strong> 87060 Crosia<br />
prolococrosia@libero.it<br />
prolococrosia facebook<br />
◗ Da visitare<br />
Castello Feudale, Loc. Mirto <strong>–</strong> Frazione<br />
del comune di Crosia (CS), centro storico,<br />
macchia della Bura<br />
MANDATORICCIO<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Piazza Del Popolo 1- 87060<br />
Mandatoriccio (CS)<br />
0983.994009 Fax 0983.994626<br />
www.comunedimandatoriccio.eu/<br />
◗ Da visitare<br />
Calabria Pipe <strong>–</strong> sig. Vito Carlino,<br />
Torre dell’Arso<br />
PALUDI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Giordano Bruno 46 - 87060<br />
0983.62029 Fax 0983.62873<br />
paludics@tiscali.it<br />
www.comunepaludi.it<br />
Pro loco Piazza Aldo Moro<br />
87060 Paludi (CS)<br />
0983 621418<br />
prolocopaludi@virgilio.it<br />
◗ Da visitare<br />
Parco Archeologico Castiglione di Paludi<br />
(informazioni utili a pagina 15)<br />
PIETRAPAOLA<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Roma - 87060 Pietrapaola (CS)<br />
0983.994013 Fax 0983.995873<br />
protocollogenerale.pietrapaola@asmepec.it<br />
www.comunepietrapaola.it<br />
◗ Da visitare<br />
Grotta del Principe <strong>–</strong> Loc. Rupe del<br />
Salvatore, Chiesa madre S.M. delle Grazie,<br />
Tomba a camera<br />
SCALA COELI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Provinciale 24 - 87060<br />
Scala Coeli (CS)<br />
0983.95013 Fax 0983.95336<br />
www.comune.scalacoeli.cs.it<br />
◗ Da visitare<br />
Chiesa Beata Vergine del Carmelo<br />
TERRAVECCHIA<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Garibaldi 18 - 87060<br />
0983.97013 Fax 0983.97197<br />
www.comune.terravecchia.cs.it<br />
◗ Da visitare<br />
Parco Archeologico Pruija di Terravecchia<br />
(informazioni utili a pagina 15)<br />
Sulla pagina a lato: la<br />
celebre Torre dell’Arso di<br />
Mandatoriccio,<br />
costruzione difensiva di<br />
origine normanna.<br />
Su questa pagina, a<br />
fianco: uno scorcio del<br />
borgo antico di Cariati.<br />
83
ITINERARI IN VIAGGIO<br />
84<br />
Il Patirion di Rossano,<br />
Monastero di Santa Maria<br />
Odigitria, edificato a 600<br />
metri di quota tra le alture<br />
della Sila Greca, è una<br />
delle più importanti<br />
testimonianze della cultura<br />
bizantina d’Italia.<br />
SULLE ORME DEI<br />
BIZANTINI
Le terre <strong>Jonicosilane</strong> e il Basso Jonio Cosentino sono stati per millenni crocevia<br />
di diverse popolazioni, civiltà e culture. Enotrii, Greci, Brettii, Romani, Bizantini,<br />
Normanni, Svevi, Saraceni, Francesi, Spagnoli e Austriaci hanno lasciato traccia<br />
della loro presenza, contribuendo a fare del territorio un vero e<br />
proprio museo a cielo aperto, attraverso il quale si può<br />
conoscere a fondo e apprezzare la storia del nostro<br />
bellissimo meridione.<br />
GRAZIE A QUESTO ITINERARIO È POSSIBILE OSSERVARE DA VICINO LE PIÙ IMPORTANTI TESTIMONIAN-<br />
ZE DEI BIZANTINI, che occuparono la Sila Greca tra il VI e l’XI secolo e sotto il dominio dei quali<br />
alcune città vissero un periodo di grande splendore sociale, artistico e culturale. Rossano in particolare<br />
fu uno dei centri più importanti dell’impero di Bisanzio nel Mezzogiorno d’Italia, sia dal<br />
punto di vista strategico-militare, sia da quello politico, sia infine sotto l’aspetto artistico, tanto da meritarsi<br />
appellativi come “la Bizantina” o “la Ravenna del Sud”.<br />
85
➜ IL MUSEO DIOCESANO<br />
Nel 2000 l’Arcivescovo<br />
Andrea Cassone inaugurò,<br />
presso un’ala del Palazzo<br />
Arcivescovile, il Museo<br />
d’Arte Sacra,<br />
precedentemente ospitato<br />
nei locali attigui alla<br />
Cattedrale. Il Museo<br />
occupa dieci sale<br />
tematiche ed espone<br />
numerose opere di<br />
assoluto rilievo, come uno<br />
specchio greco in bronzo<br />
del V secolo a.C., un<br />
ostensorio cesellato in<br />
stile gotico della fine del<br />
XV secolo, la tavola a<br />
fondo oro della Pietà,<br />
l’anello sigillare di San<br />
Nilo, risalente al XIII<br />
secolo e diverse antiche<br />
pergamene. L’opera<br />
certamente più nota<br />
conservata all’interno del<br />
museo rimane però il<br />
Codex Purpureus<br />
Rossanensis, un<br />
evangelario del VI secolo,<br />
con quindici miniature<br />
finemente decorate.<br />
➜ IL PATIRION<br />
Immerso nelle montagne<br />
rossanesi, a 600 metri di<br />
altitudine, sorge il<br />
Monastero di Santa Maria<br />
del Patire, il cui nome<br />
deriva dal greco “patèr”,<br />
in segno di devozione al<br />
suo padre fondatore San<br />
Bartolomeo da Simeri. Si<br />
tratta di un cenobio<br />
greco-bizantino<br />
cosiddetto “basiliano”,<br />
risalente al XI-XII secolo,<br />
costruito grazie alle<br />
donazioni dei principi<br />
Normanni. La chiesa è<br />
una fusione degli stili<br />
architettonici bizantino,<br />
arabo e normanno e<br />
presenta tre absidi rivolte<br />
ad oriente. Molto belli i<br />
pavimenti a mosaico, in<br />
gran parte ancora visibili,<br />
che riproducono animali e<br />
motivi geometrici<br />
policromi, i colonnati e il<br />
tetto in legno.<br />
86<br />
La città di Rossano, la “Bizantina”, svolse un<br />
ruolo fondamentale in ambito religioso, dal<br />
momento che durante tutto il Medioevo<br />
rappresentò il cuore della spiritualità grecocristiana.<br />
Alcune delle numerose chiese presenti<br />
sul territorio costituiscono magnifici<br />
esempi di arte bizantina, come la Cattedrale<br />
dell’Archiropita, con il sorprendente Codex<br />
Purpureus conservato nell’adiacente Museo<br />
del Palazzo Arcivescovile, la Chiesa di San<br />
Marco, la Chiesa della Panaghia e lo splendido<br />
Santuario del Patirion.<br />
L’itinerario si snoda attraverso un territorio<br />
ricco di aree particolarmente interessanti: oltre<br />
a Rossano si incontrano altri centri di<br />
origine bizantina come Cropalati, Caloveto<br />
e Pietrapaola, siti di particolare valenza storica<br />
come il Centro fortificato di Castiglione<br />
di Paludi, splendida testimonianza del<br />
popolo guerriero dei Brettii, grotte sacre occupate<br />
dai monaci durante il Medioevo e<br />
l’Oasi di Cozzo del Pesco con i suoi castagni<br />
monumentali e gli ombreggiati sentieri, in<br />
grado di regalare agli appassionati affascinanti<br />
passeggiate attraverso scenari indimenticabili.<br />
L’ITINERARIO<br />
Località di partenza<br />
Rossano<br />
Località di arrivo<br />
Caloveto<br />
Località intermedie e chilometraggio<br />
parziale<br />
Rossano <strong>–</strong> Paludi 15 km<br />
Paludi <strong>–</strong> Cropalati 11 km<br />
Cropalati <strong>–</strong> Caloveto 6 km<br />
Chilometraggio totale<br />
32 Km<br />
Come arrivare<br />
A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita Sibari,<br />
proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla<br />
SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino<br />
a Rossano. Da Taranto seguire la SS.106 direzione<br />
Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno<br />
<strong>–</strong> Reggio Calabria, direzione Napoli, uscita<br />
Sibari (direzione Taranto), proseguire sulla<br />
SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione<br />
Reggio Calabria, procedere sino a Rossano.<br />
Da Crotone, la SS.106 fino a Rossano.<br />
Si parte da Rossano, città compresa tra Capo<br />
Trionto e il Torrente Cino.<br />
Rossano è il centro nevralgico di tutta la Sila<br />
Greca: è uno dei borghi più antichi e sicuramente<br />
tra i più rappresentativi dell’intera Calabria,<br />
custode di inestimabili tesori storico-artistici.<br />
Camminare e perdersi tra i suoi vicoli labirintici<br />
è una continua sorpresa, grazie agli innumerevoli<br />
palazzi nobiliari, le piazze, i conventi<br />
e le chiese nascoste dietro ogni angolo e<br />
sopra ogni altura. Da vedere assolutamente la<br />
Cattedrale dell’Assunta del XII secolo, con la<br />
Madonna dell’Archiropita, il vicino Palazzo<br />
Vescovile con il Museo Diocesano che custodisce<br />
il famoso Codex Purpureus (evangelario<br />
del VI secolo finemente decorato), le Chiese di<br />
San Marco, del Pilerio, della Panaghia, di<br />
San Domenico, di San Nilo, di San Bernardino.<br />
Interessanti anche il Museo Isabella de<br />
Rosis, l’affascinante Museo Amarelli, che, dal<br />
2001, dedica le proprie sale alla storia della liquirizia<br />
più pregiata, la Torre Sant’Angelo<br />
dalla particolare architettura e il Faro Trionto.<br />
Tra le attrattive che sarebbe davvero un peccato<br />
perdere si colloca sicuramente il Monastero di<br />
Santa Maria del Patire (Patirion), splendida<br />
fusione architettonica degli stili bizantino, arabo<br />
e normanno. Durante tutto il Medioevo il<br />
Monastero fu tra i più importanti centri di religiosità<br />
greco-bizantina del meridione d’Italia,
Sulla doppia pagina,<br />
in senso orario: antichi<br />
manoscritti conservati<br />
nel Museo Diocesano di<br />
Arte Sacra di Rossano;<br />
l’abitato di Caloveto,<br />
fondato da un gruppo di<br />
monaci in fuga dalle<br />
persecuzioni iconoclaste;<br />
Casino Tocci in località<br />
Vigne, a Calopezzati;<br />
l’icona dell’Achiropita<br />
all’interno della Chiesa<br />
Madre di Rossano; alcuni<br />
oggetti sacri conservati<br />
al Museo Diocesano di<br />
Rossano; il rigoglioso<br />
bosco di castagno di<br />
Cozzo del Pesco;<br />
il Museo di Arte Sacra di<br />
Caloveto; l’interno della<br />
chiesa di S. Maria del<br />
Pàtire a Rossano.<br />
87
88<br />
Sopra: Rossano, grotte<br />
di Santa Maria delle<br />
Grazie e il mosaico<br />
del Patire.<br />
In basso in senso orario:<br />
il famoso Codex<br />
Purpureus, evangelario<br />
del VI secolo; il Museo<br />
della Liquirizia Giorgio<br />
Amarelli; radura di<br />
Sant’Onofrio, nel torrente<br />
Colognati.<br />
Pagina a lato: particolare<br />
dell’ex Oratorio bizantino<br />
di San Marco, sempre<br />
a Rossano.<br />
in virtù della sua ricca biblioteca e del suo<br />
“scriptorium”, animati dall’instancabile, paziente<br />
e minuziosa opera di copiatura degli<br />
amanuensi, grazie ai quali sono arrivate a noi<br />
importantissime testimonianze della cultura<br />
classica greca e latina. Il Patirion è immerso nel<br />
cuore delle montagne rossanesi, una zona verde<br />
di grande pregio a poca distanza dall’affascinante<br />
Oasi di Cozzo del Pesco, dove è possibile<br />
ammirare ben 103 castagni di enormi dimensioni.<br />
Sempre nelle vicinanze di Rossano,<br />
si trovano diversi antichi “casini” o masserie<br />
come quello di Malavitano, Torre Pinta, Seggio,<br />
Crosetto, Martucci, Mazzei, Iti, Mascaro e<br />
Foresta, la valle del Colognati con le cascate<br />
e l’ex eremo di Sant’Onofrio, il torrente Celadi<br />
e le foreste Rossanesi, le grotte monastiche.<br />
Da Rossano, imboccando la SS.177 o da contrada<br />
Amica, si raggiunge velocemente Paludi.<br />
Il territorio di Paludi è prevalentemente boschivo<br />
e offre la possibilità di effettuare rilassanti pas-<br />
seggiate all’aria aperta. Nel centro abitato meritano<br />
una visita la Chiesa di San Clemente, la<br />
Chiesa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa<br />
della Madonna del Soccorso e la Chiesa di<br />
Sant’Antonio, mentre dal punto di vista naturalistico<br />
da segnalare sono il torrente Coserie, il<br />
vallone Sant’Elia e il Monte Scarbonato che<br />
raggiunge i 961 metri di altitudine. Ciò che rende<br />
unica una visita a Paludi è però il Centro Fortificato<br />
Brettio in località Castiglione, un’area di<br />
oltre 35 ettari dove poter ammirare le tracce più<br />
importanti di un grande popolo di guerrieri che,<br />
nel IV secolo a.C., abitò da protagonista queste<br />
terre. A distanza di millenni, restano perfettamente<br />
visibili i tratti principali dell’architettura<br />
della fortezza, tra i quali una cinta muraria di diverse<br />
decine di metri, alcune torri e un centro<br />
abitato. Durante la camminata all’ombra delle<br />
querce si può ammirare la sottostante vallata del<br />
Coserie e visitare il Museo Archeologico.<br />
Da Paludi, seguendo la SS.177 si raggiunge<br />
Cropalati dopo una decina di chilomentri.
Cropalati sorge su un’altura fiancheggiata da<br />
due monti. Dai suoi 384 metri di altitudine,<br />
dominando la vallata del Trionto e quella del<br />
torrente Coserie, offre una splendida vista soprattutto<br />
da zone panoramiche, come quella<br />
di Cozzo della Cresta. Le sue origini bizantine<br />
fanno presumere che il nome derivi da<br />
“Kuropalates”, ovvero funzionario di Palazzo.<br />
Durante il Medioevo, la città conobbe un periodo<br />
di grande splendore, complice la posizione<br />
strategica tra Rossano e Longobucco,<br />
una via di commercio molto attiva fino agli<br />
anni ’50 del 1900. Inoltre la posizione geografica<br />
alle porte della Sila rendeva Cropalati<br />
punto nevralgico anche per le vie della transumanza,<br />
percorse dai pastori tra la pianura e la<br />
montagna. Sul territorio sono sparse anche testimonianze<br />
storiche della presenza di monaci<br />
eremiti, devoti di Sant’Antonio Abate, che vivevano<br />
all’interno di grotte arenacee. Durante<br />
il periodo feudale molte famiglie nobili si<br />
stabilirono nelle campagne del comune, che,<br />
nel 1811, divenne capoluogo mandamentale.<br />
Tra le opere artistiche di grande pregio segnaliamo<br />
la Chiesa Madre, la Chiesa di Santa<br />
Maria ad Gruttam, i ruderi del Castello e il<br />
Casino di Sant’Isidoro con la vicina chiesetta.<br />
Percorrendo la SS.531 si scende verso valle e si<br />
attraversa il Trionto per risalire sul versante opposto<br />
in direzione di Caloveto seguendo la<br />
SP.251.<br />
Caloveto sorge sul fianco destro della Valle del<br />
Trionto. Provenendo da Cropalati, si attraversa<br />
il fiume mediante uno stretto ponticello:<br />
fermarsi a contemplare dal basso l’intera vallata<br />
permette di cogliere perfettamente la bellezza<br />
e la maestosità di una fiumara. Caloveto,<br />
paese antico e ricco di storia, ebbe il primo insediamento<br />
nel IX secolo, quando un gruppo<br />
di monaci che fuggiva da persecuzioni iconoclaste<br />
vi si stabilì scavando un laborioso sistema<br />
di grotte tufacee che funsero da monastero di<br />
rito bizantino dove poter venerare il santo protettore,<br />
San Giovanni Calybita (da cui proviene<br />
il nome Caloveto). Le vie del centro storico<br />
offrono interessanti scorci tra chiese e caratteristici<br />
vicoli; da visitare la Chiesa Madre costruita<br />
nel ’300 per sostituire l’ormai non più<br />
appunti di viaggio<br />
CALOVETO<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Piazza dei Caduti <strong>–</strong> 87060<br />
0983.63005 Fax 0983.63900<br />
comunedicaloveto@virgilio.it<br />
www.comune.caloveto.cs.it<br />
◗ Da visitare<br />
Chiesa di Sant’Antonio da Padova,<br />
Palazzo Mundo, Palazzo Pirillo,<br />
Cozzo Pupatolo, località brettia Cerasello,<br />
Museo d’arte sacra (informazioni utili a<br />
pagina 31)<br />
CROPALATI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Roma 86 <strong>–</strong> 87060<br />
0983.61261 Fax 0983.61877<br />
comune.cropalati.cs@asmepec.it<br />
www.comune.cropalati.cs.it<br />
◗ Da visitare<br />
Cozzo della Cresta, Chiesa Madre,<br />
Chiesa di Santa Maria ad Gruttam,<br />
Castello, Casino di Sant’Isidoro<br />
PALUDI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Giordano Bruno 46 <strong>–</strong> 87060<br />
0983.62029 Fax 0983.62873<br />
protocollogenerale.paludi@asmepec.it /<br />
sindaco.paludi@asmepec.it<br />
www.comunepaludi.it<br />
Pro Loco Piazza Aldo Moro<br />
87060 Paludi (CS)<br />
prolocopaludi@virgilio.it<br />
◗ Da visitare<br />
Chiesa della Madonna del Soccorso,<br />
Chiesa dell’Immacolata concezione,<br />
vallone Sant’Elia, Museo Parco<br />
Archeologico Castiglione di Paludi<br />
(informazioni utili a pagina 15)<br />
ROSSANO<br />
adatto Monastero, la Cappella di Sant’Antonio<br />
da Padova, il piccolo Museo di Arte Sacra<br />
e i palazzi nobiliari del periodo feudale come<br />
il Palazzo De Mundo, il Palazzo Pirelli,<br />
costruito sulle antiche grotte di San Giovanni<br />
e Palazzo Comite, con il cortile interno scavato<br />
nella roccia. Molto suggestiva una passeggiata<br />
sul Cozzo Pupatolo e una visita alle testimonianze<br />
brettie rinvenute in località Cerasello.<br />
Tracce della civiltà e della cultura bizantina<br />
si conservano anche a Pietrapaola, Calopezzati,<br />
Cariati e Campana. ■<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Piazza Santi Anargiri <strong>–</strong> 87067<br />
Tel. 0983.529408 Fax 0983.522164<br />
segreteria@comune.rossano.cs.it<br />
www.comune.rossano.cs.it<br />
Pro loco Piazza Matteotti <strong>–</strong> 87067<br />
Rossano (CS)<br />
0983.030760<br />
prolocorossano@hotmail.it<br />
www.prolocorossano.it<br />
◗ Da visitare<br />
Cattedrale dell’Assunta, Torre Sant’Angelo,<br />
Monastero di Santa Maria del Patire, Oasi<br />
di Cozzo del Pesco, montagne rossanesi,<br />
Museo Diocesano (informazioni utili a<br />
pagina 25), Casa <strong>–</strong> Museo Isabella De<br />
Rosis (informazioni utili a pagina 31),<br />
Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli<br />
(informazioni utili a pagina 51)<br />
➜ I GIGANTI DI<br />
COZZO DEL PESCO<br />
Sulle montagne sopra<br />
Rossano, intorno a quota<br />
1000, si estende per circa 8<br />
ettari l’Oasi del WWF di<br />
Cozzo del Pesco. L’intera<br />
area è dominata da<br />
magnifici castagni, alcuni<br />
dei quali (per l’esattezza<br />
centotre) assumono<br />
dimensioni colossali: diversi<br />
esemplari raggiungono gli<br />
otto metri di circonferenza e<br />
un’età di oltre 700 anni. La<br />
particolarità di questo<br />
castagneto risiede nel fatto<br />
che numerosi esemplari<br />
monumentali sono talmente<br />
vicini tra loro da doversi<br />
spartire la luce. Di norma,<br />
infatti, nei castagneti più<br />
antichi gli esemplari molto<br />
grandi tendono a isolarsi,<br />
mentre in quest’area, su una<br />
superficie di pochi ettari, si<br />
rinvengono centinaia di<br />
alberi giganteschi, uno a<br />
fianco all’altro, che rendono<br />
la passeggiata nel bosco<br />
un’esperienza più unica<br />
che rara.<br />
89
ITINERARI IN VIAGGIO<br />
90<br />
Uno scorcio suggestivo<br />
del Laurenzana, uno<br />
degli affluenti principali<br />
del Trionto.<br />
IL PAESAGGIO<br />
DISEGNATO DAL<br />
L’itinerario lungo la Valle del Trionto rappresenta un<br />
caleidoscopio di sensazioni ed emozioni sempre<br />
diverse, straordinarie, da vivere in tutte le stagioni,<br />
in grado di svelare l’origine più antica di questo<br />
territorio e le sue innumerevoli bellezze<br />
naturalistiche. Il percorso non mancherà di toccare<br />
punti di particolare interesse storico-artistico, in<br />
modo da proiettare il visitatore nella più intima<br />
essenza della cultura del Basso Jonio Cosentino.
TRIONTO<br />
TURISTICO SI ALLONTANA DALLA COSTA<br />
JONICA, risale la Valle del Trionto e i suoi affluenti,<br />
verso il lago Cecita nel cuore dell’altopiano della Si-<br />
L’ITINERARIO<br />
la (m 1150), per svelare l’emozione che trasmette<br />
l’ambiente incontaminato e di grande valenza naturalistica<br />
del Parco Nazionale della Sila, con splendide foreste e<br />
suggestivi paesaggi protesi verso la Sila Greca. Questo territorio,<br />
compreso tra la Piana di Sibari, la Sila Grande e<br />
l’Alto Crotonese, degrada verso la pianura costiera e il<br />
mare in una sequenza di colline e valli, ricoperte da secolari<br />
boschi di querce, castagni, pini, faggi e aceri, che<br />
consentono agli escursionisti emozioni profonde nel<br />
momento che, tra la vegetazione, si avvista un animale<br />
o, semplicemente, se ne avverte la presenza.<br />
91
➜ LE FIUMARE: DOCILI<br />
E TURBOLENTE<br />
Questi corsi d’acqua,<br />
tipici della Calabria, sono<br />
caratterizzati da un<br />
corso essenzialmente<br />
breve, da un letto assai<br />
largo e ciottoloso, da<br />
acque impetuose, durante<br />
l’inverno e l’autunno, e da<br />
una scarsissima portata<br />
nonché da relativo moto<br />
placido per il resto<br />
dell’anno. Il tratto alto<br />
delle fiumare ha spesso<br />
caratteristiche non<br />
dissimili da un torrente<br />
alpino o appenninico,<br />
cosicché scorre spesso<br />
inforrato formando anche<br />
suggestive cascate e<br />
gole. Il Trionto,<br />
annoverato tra le fiumare<br />
più grandi d’Europa, ha in<br />
alcuni punti un letto largo<br />
più di un chilometro. La<br />
formazione di questi<br />
sistemi fluviali è anche<br />
legato alla particolarità<br />
geologica della Calabria,<br />
considerata un frammento<br />
della catena alpina,<br />
staccatosi, insieme alla<br />
Corsica e alla Sardegna<br />
prima (con la formazione<br />
del mar Ligure) e da sola<br />
successivamente (con la<br />
formazione del mar<br />
Tirreno), a seguito di un<br />
processo di deriva delle<br />
placche presenti nel<br />
Mediterraneo, iniziato<br />
circa 20 milioni di anni fa,<br />
fino alla conformazione<br />
attuale, raggiunta circa 2<br />
milioni di anni fa.<br />
Sulla doppia pagina, in<br />
senso orario: la Valle del<br />
Trionto presenta aspetti<br />
intermedi tra la macchia<br />
e la gariga<br />
mediterranea e le<br />
caratteristiche più tipiche<br />
della flora submontana;<br />
le vacche podoliche,<br />
varietà originaria<br />
dell’oriente asiatico;<br />
la processione del<br />
Corpus Domini a<br />
Longobucco; uno scorcio<br />
del centro storico di<br />
Bocchigliero;<br />
il bacino artificiale del<br />
Lago Cecita; il borgo<br />
antico di Campana<br />
conserva l’architettura<br />
tradizionale in pietra viva;<br />
l’abitato di Longobucco<br />
imbiancato dalla neve.<br />
92<br />
Esemplari rari come il lupo appenninico, fuggevoli<br />
e in perenne lotta per la sopravvivenza<br />
nei freddi mesi invernali, restano nascosti<br />
nelle zone boschive agli occhi indiscreti degli<br />
escursionisti. Al verde delle foreste si contrappongono<br />
le immense distese di pietra<br />
delle fiumare, o “jumare”, che rappresentano<br />
una costante del paesaggio della Valle del<br />
Trionto: corsi d’acqua temporanei solitamente<br />
dall’aspetto molto tranquillo, ma che,<br />
nel periodo delle piogge, si gonfiano diventando<br />
irruenti, trasportando a valle grandi<br />
quantità di detriti. L’itinerario descritto è un<br />
invito alla scoperta di un inatteso tesoro di<br />
cultura, storia, arte e tradizioni, da ricercare<br />
nei piccoli borghi ricchi di storia, ognuno<br />
con le sue caratteristiche peculiari, le sue forme,<br />
i suoi sapori, i suoi odori e le sue genti.<br />
Crosia con il castello della frazione di Mirto,<br />
Cropalati e la lavorazione della ceramica,<br />
Longobucco noto per le miniere, i suoi tesori<br />
d’argento e il tradizionale telaio di legno<br />
per la fabbricazione dei tessuti, Bocchigliero<br />
dove l’acqua è protagonista con le sue cascate<br />
e torrenti, Campana e le sue misteriose<br />
pietre, Caloveto dove si colloca un piccolo<br />
ma interessante Museo di Arte Sacra.<br />
L’ITINERARIO<br />
Località di partenza<br />
Mirto<br />
Località di arrivo<br />
Fossiata Campana<br />
Località intermedie e chilometraggio<br />
parziale<br />
Mirto <strong>–</strong> Cropalati, 15 km<br />
Cropalati <strong>–</strong> Longobucco, 18 km<br />
Longobucco / Fossiata <strong>–</strong> Centro Visite<br />
Cupone 19 km<br />
Centro Visite Cupone <strong>–</strong> Bocchigliero 28 km<br />
Bocchigliero <strong>–</strong> Campana 20 km<br />
Chilometraggio totale<br />
100 km<br />
Come arrivare<br />
A.3 Salerno <strong>–</strong> Reggio Calabria, uscita Sibari,<br />
proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla<br />
SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere<br />
sino a Mirto. Da Taranto seguire la SS.106 direzione<br />
Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno<br />
<strong>–</strong> Reggio Calabria, direzione Napoli,<br />
uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire<br />
sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione<br />
Reggio Calabria, procedere sino a Mirto.<br />
Da Crotone, SS.106 fino a Mirto.<br />
Si parte da Mirto, estesa frazione di Crosia, che<br />
sorge sul mare tra il fiume Trionto e il torrente<br />
Fiumarella.
Il mare antistante Mirto è un’area pregevole e<br />
ricca di turisti nel periodo estivo. Si tratta infatti<br />
di un Sito di Interesse Comunitario<br />
(SIC), Macchia della Bura, nato per salvaguardare<br />
l’ambiente costiero. Nei fondali antistanti<br />
si registra la presenza della Posidonia<br />
oceanica, una pianta acquatica molto importante<br />
alla base degli ecosistemi mediterranei.<br />
Da visitare la Torre di Santa Tecla, che sorge<br />
nelle immediate vicinanze sulla SS.106 in<br />
contrada Fiumarella, e il Castello, masseria<br />
fortificata del XVII secolo, in parte abbandonato,<br />
ma caratteristico e suggestivo. Presso<br />
Crosia (che si raggiunge percorrendo un tratto<br />
della SS.531 per Cropalati) da non perdere<br />
il casino Vota, la Chiesa di San Michele, la<br />
Chiesa della Madonna della Pietà (dal 1987<br />
meta di pellegrinaggi di fedeli dovuti ad eventi<br />
mariani tuttora in fase di studio e accertamento)<br />
e il centro ARSSA <strong>–</strong> Agenzia Regionale<br />
Sviluppo e Servizi in Agricoltura, attrezzato<br />
per la gelsibachicoltura, di cui rappre-<br />
senta una singolare e innovativa struttura di riferimento<br />
e supporto per il meridione d’Italia.<br />
Da Mirto-Crosia, seguendo la SS531 si raggiunge<br />
Cropalati dopo circa 15 chilometri.<br />
Il percorso che dalla costa si dirige verso Cropalati<br />
segue il letto del Trionto. In certi punti<br />
è possibile ammirare l’intera vallata, alta e<br />
maestosa, con le pietre bianche, quasi accecanti<br />
durante le lunghe e assolate giornate estive.<br />
Le pietre bianche calcaree appartengono<br />
alla formazione gessoso-solfifera Messiniana<br />
dell’Italia meridionale che, in alcuni punti, alimenta<br />
piccole sorgenti di acqua salata, come<br />
quella della località “Acquasalita”, lungo la<br />
SS.531, subito dopo il bivio per Crosia. Pare<br />
che quest’acqua dia un sapore speciale alla famosa<br />
sardella, prelibatezza della Sila Greca, e<br />
ai prodotti caseari dei pastori del luogo. Nei<br />
pressi di Cropalati si attraversa un ponte sul<br />
fiume che ci dà la possibilità di godere pienamente<br />
dell’affascinante paesaggio fluviale.<br />
➜ IL CENTRO VISITE DI<br />
CUPONE<br />
Sorge nel cuore della<br />
Sila, sulle sponde del<br />
Lago Cecita, dove è<br />
possibile trascorrere<br />
intere giornate ad<br />
osservare gli animali<br />
all’interno delle aree<br />
faunistiche e a scoprire<br />
ogni aspetto dell’ambiente<br />
montano. Diverse sale del<br />
Centro Visite illustrano la<br />
ricca fauna del Parco e la<br />
caratteristiche degli<br />
alberi; vi è inoltre<br />
l’occasione di visitare<br />
l’orto botanico e un’antica<br />
segheria, con i<br />
macchinari perfettamente<br />
conservati e le grandi<br />
sale, che una volta<br />
divoravano enormi<br />
quantità di legname,<br />
proveniente dalle ricche<br />
foreste locali.<br />
93
In basso: al centro visite<br />
Cupone del Parco<br />
Nazionale della Sila si<br />
possono trovare numerosi<br />
reperti e percorsi<br />
didattici, che illustrano ai<br />
visitatori le tradizioni<br />
agricole e industriali<br />
dell’area, oltre agli antichi<br />
metodi di taglio e<br />
lavorazione del legname;<br />
struttura legata<br />
all’architettura militare, la<br />
torre di Santa Tecla venne<br />
costruita nella seconda<br />
metà del XVI secolo<br />
sull’altura prossima al<br />
torrente Fiumarella, nel<br />
comune di Crosia;<br />
le imponenti dimensioni<br />
della vallata del Trionto<br />
testimoniano la grande<br />
portata del corso d’acqua<br />
nei mesi invernali.<br />
Il centro abitato sorge su una piccola altura tra<br />
il Trionto e il torrente Coserie, entrambi ben<br />
visibili dal punto panoramico di Cozzo della<br />
Cresta. Nel periodo medioevale in queste zone<br />
si scavarono numerose grotte in arenaria, che<br />
venivano utilizzate dai monaci che diffusero il<br />
culto di S. Antonio Abate, e ancora visibili nelle<br />
vicinanze del centro abitato. Da visitare la<br />
Chiesa Madre di S. Maria Assunta del XII secolo,<br />
i resti del Castello feudale e del casino di<br />
Sant’Isidoro, mentre vicino al paese sorge la<br />
caratteristica chiesa di Santa Maria ad Gruttam.<br />
Il borgo di Cropalati è anche conosciuto e<br />
apprezzato per la lavorazione della ceramica,<br />
attività molto antica e tuttora fiorente.<br />
Da Cropalati si seguono le indicazioni per Longobucco,<br />
che si raggiunge dopo circa 19 km percorrendo<br />
la SS.177.<br />
Continuando a seguire l’alveo del Trionto<br />
(lungo il quale sorge un lanificio e vecchie centrali<br />
idroelettriche, di cui due sono tuttora in<br />
funzione), il paesaggio si fa più selvaggio, le<br />
vallate più ripide e la vegetazione più fitta.<br />
Gran parte del territorio di Longobucco, uno<br />
dei più estesi della Calabria, rientra all’interno<br />
dei confini del Parco della Sila. Il centro abitato<br />
sorge a quota 788, alle pendici del monte<br />
Castello. La storia di questo paese è molto antica<br />
e indissolubilmente legata alle sue preziose<br />
miniere d’argento, sfruttate sin dall’epoca dei<br />
Romani. Longobucco è famosa anche per l’antica<br />
tradizione dei telai e sono presenti pregevoli<br />
esposizioni sull’arte tessile. Meritano poi<br />
certamente una visita la Chiesa Madre, dedicata<br />
a S. Maria Assunta, dove è possibile ammirare<br />
alcune delle opere d’arte sacra realizzate<br />
con l’argento delle locali miniere e l’antico<br />
portale con immagini apotropaiche scolpite<br />
nella pietra (calcare marnoso), la Torre Civica<br />
del XII secolo, adattata successivamente a campanile<br />
e rivestito da travertino locale, i numerosi<br />
palazzi nobiliari e il Museo dell’Artigianato<br />
Silano e della Difesa del Suolo. Alcuni<br />
luoghi del territorio sono legati alla storia dei<br />
briganti, come la già citata torre civica, dalla<br />
quale penzolavano le teste dei briganti giustiziati,<br />
la Pietra ra Gna Zita, dove si dice venne<br />
trovato un tesoro nascosto, il rifugio del brigante<br />
Palma e vari nascondigli da lui utilizzati.<br />
Continuando a salire in direzione della Sila, si<br />
raggiunge il Lago Cecita e il Centro Visite<br />
Cupone. Uscendo da Longobucco, si seguono le<br />
indicazioni per SP.255 La Fossiata/Bocchigliero.<br />
Dopo alcuni chilometri ci si ritrova nel cuore<br />
della Sila, con grandi alberi che costeggiano le<br />
strade in una cornice da racconti fiabeschi.<br />
Dopo circa 8 chilometri, e dopo aver attraversato<br />
il vallone Macrocioli, si incontra l’incrocio<br />
con la SP.255, proseguendo a destra si raggiungerà<br />
il bosco della Fossiata, e, dopo ancora<br />
circa 6 chilometri il Lago Cecita e il<br />
Centro Visite Cupone, al quale è il caso di dedicare<br />
un po’ di tempo. Qui sorge un’antica<br />
segheria visitabile, un orto botanico, aree<br />
faunistiche, dove è possibile osservare varie<br />
specie da vicino e un Museo dedicato agli<br />
animali, agli alberi e agli ambienti del Parco.<br />
Dal Centro Visite è inoltre possibile partire<br />
per splendide escursioni in diverse aree del<br />
Parco e scoprire siti particolarmente interessanti<br />
dal punto di vista naturalistico, come la<br />
Riserva di Gallopane, che si è meritata il titolo<br />
di Sito di Interesse Comunitario (SIC) e
di Zona a Protezione Speciale (ZPS). Al suo<br />
interno è possibile trovare alcuni tra gli esemplari<br />
di pino laricio più imponenti della Sila.<br />
Lasciato il Centro Visite, si torna indietro sulla<br />
SP.255 e si seguono le indicazioni per Bocchigliero.<br />
Dopo circa 16 chilometri, si può fare una piccola<br />
deviazione di un paio di chilometri sulla<br />
SP.204 in direzione Campana. Si raggiungerà<br />
così la Riserva Biogenetica di Macchia della<br />
Giumenta <strong>–</strong> San Salvatore, un’altra area di<br />
elevato interesse naturalistico. Tornando indietro,<br />
si riprende la SP.255 in direzione di<br />
Bocchigliero, che si raggiunge dopo circa 12<br />
chilometri. Il paese sorge su un rilievo montuoso<br />
intorno ai 1.000 metri di altitudine. Il<br />
comune è immerso nella Sila e il suo territorio<br />
è ricco di aree boscose: oltre alla Riserva di<br />
Macchia della Giumenta, merita sicuramente<br />
una visita il Bosco Basilicò, che ospita specie<br />
arboree di straordinarie dimensioni. Di grande<br />
valenza sono anche il torrente Laurenzana<br />
e le cascate del vallone Falconara e del torrente<br />
Basilicò. A Bocchigliero invece, oltre al<br />
centro storico di origine medioevale, da segnalare<br />
sono la Chiesa Madre, il Santuario<br />
della Madonna di Jesu, la Pinacoteca Comunale<br />
e il Museo dell’Agricoltura.<br />
Da Bocchigliero si imbocca la SS.282 in direzione<br />
Campana e dopo circa 17 chilometri si<br />
prende la SP.260 / SS.108ter, mediante la quale<br />
si raggiunge il comune.<br />
Il territorio di Campana, borgo dell’entroterra<br />
pre-silano, è molto eterogeneo, a quote variabili<br />
dai 200 ai 1000 metri. Il paese è attorniato<br />
da boschi e si presenta come un tipico borgo<br />
montano, con la Torre dell’Orologio che<br />
sovrasta le abitazioni. Sulla stessa piazza si affacciano<br />
la Chiesa di San Domenico, la<br />
Chiesa di S. Antonio e la Chiesa della Madonna<br />
delle Grazie. Da visitare l’antico centro<br />
storico, ormai quasi del tutto abbandonato,<br />
con la Chiesa Matrice e la Torre Campanaria<br />
di epoca normanna. Prima di ripartire è<br />
infine d’obbligo una sosta alle Pietre dell’Incavallicata,<br />
giganteschi massi alti diversi metri<br />
che raffigurano un elefante e le gambe di<br />
un guerriero. ■<br />
appunti di viaggio<br />
BOCCHIGLIERO<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Piazza Arento - 87060<br />
0983.92001 Fax 0983.92242<br />
info@comune.bocchigliero.cs.it<br />
bocchigliero.asmenet.it<br />
◗ Da visitare<br />
Chiesa Madre, Santuario Madonna di Jesu,<br />
Pinacoteca comunale, Museo<br />
dell’Agricoltura, Riserva Naturale di<br />
Gallopane (informazioni utili a pagina 67),<br />
Riserva Biogenetica Macchia della<br />
Giumenta <strong>–</strong> San Salvatore (informazioni utili<br />
a pagina 67)<br />
CAMPANA<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Piazza Parlamento - 87061<br />
0983.93022 Fax 0983.937694<br />
info@comune.campana.cs.it<br />
www.comune.campana.cs.it<br />
Pro Loco Via N.Ausilio, 11 - 87061<br />
0983.93191 tolavia1@virgilio.it<br />
◗ Da visitare<br />
Torre dell’orologio, Chiesa di San<br />
Domenico, Chiesa di Sant’Antonio,<br />
Chiesa Madonna delle Grazie, Torre<br />
campanaria, Pietre dell’Incavallicata<br />
CROPALATI<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Roma 86 <strong>–</strong> 87060<br />
0983.61261 Fax 0983.61877<br />
comune.cropalati.cs@asmepec.it<br />
www.comune.cropalati.cs.it<br />
◗ Da visitare<br />
Cozzo della Cresta, Chiesa Madre,<br />
Chiesa di Santa Maria ad Gruttam,<br />
Castello, Casino di Sant’Isidoro<br />
CROSIA<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Viale Sant’Andrea <strong>–</strong> 87060<br />
Crosia (CS)<br />
0983.485016 Fax 0983.41052<br />
crosia.cs@pec.comunedicrosia.it<br />
Pro Loco Via Zumpano <strong>–</strong> 87060 Crosia<br />
prolococrosia@libero.it<br />
prolococrosia facebook<br />
◗ Da visitare<br />
Torre Santa Tecla, Castello di Mirto, Casino<br />
Vota, Chiesa di San Michele, Chiesa<br />
Madonna della Pietà, Chiesetta<br />
dell’Annunziata, Centro ARSSA <strong>–</strong> Centro<br />
Sperimentale Dimostrativo (informazioni<br />
utili a pagina 67)<br />
LONGOBUCCO<br />
◗ Informazioni turistiche<br />
Municipio Via Mazzini 66 - 87066<br />
0983.72505 Fax 0983.71071<br />
affarigenerali@comune.longobucco.cs.it<br />
www.comune.longobucco.cs.it<br />
Pro Loco Via Boccuti 1 - 87066<br />
Longobucco (CS) Tel. 0983.71048<br />
◗ Da visitare<br />
Miniere d’argento, Chiesa Madre, Casa del<br />
brigante Palma, Torre civica, Ecomuseo<br />
dell’Artigianato Silano e della Difesa del<br />
Suolo, Museo della ginestra (informazioni<br />
utili a pagina 31)<br />
<strong>GAL</strong> Sila Greca - Basso Jonio Cosentino<br />
Viale Jonio di Mirto Crosia 96 89060 Mirto - Crosia (Cosenza)<br />
Tel. 0938/42062 www.galsilagreca.it<br />
segreteria@galsilagreca.it galsilagreca@alice.it<br />
➜ LA POSIDONIA<br />
OCEANICA<br />
Questa pianta svolge una<br />
notevole azione nella<br />
protezione della linea di<br />
costa dall’erosione,<br />
ossigena le acque,<br />
costituisce un riparo per<br />
numerosi pesci e una<br />
vera e propria nursery<br />
per uova, larve, piccoli<br />
pesci e invertebrati. A<br />
differenza di un’alga, la<br />
Posidonia oceanica,<br />
essendo una pianta, è<br />
dotata di radici, fusto e<br />
foglie, e produce fiori e<br />
frutti. La sua presenza è<br />
indice di buono stato<br />
dell’ambiente: in tutti i<br />
Paesi europei del<br />
Mediterraneo, i tratti di<br />
costa ricchi di questa<br />
pianta sono stati<br />
dichiarati Siti di Interesse<br />
Comunitario (SIC).<br />
95
ARCO JONICO DELLA<br />
SIBARITIDE<br />
CULLA DELLA CIVILTÀ<br />
<strong>Terre</strong> <strong>Jonicosilane</strong> nel Basso Jonio Cosentino<br />
Fin dall’antichità, le rocche della Sila Greca e le coste del Basso Jonio<br />
Cosentino costituirono centri di notevole importanza, tanto da attirare,<br />
nei secoli, l’interesse di Enotrii, Greci, Brettii, Bizantini, Normanni<br />
e del vate mondiale della letteratura, Omero. La necropoli di<br />
Piano Agretto, risalente all’Età del Ferro, e l’insediamento di Castiglione,<br />
entrambe nel territorio di Paludi,<br />
sono le più antiche testimonianze della<br />
presenza dell’uomo nel territorio. Pietrapaola,<br />
di probabile origine bizantina, è a<br />
tutt’oggi protagonista della storia con le<br />
sue Mura di Annibale. A Cariati, la tomba<br />
del guerriero ricorda la presenza brettia,<br />
mentre Bocchigliero, secondo alcune<br />
fonti, potrebbe corrispondere all’antica<br />
città brettia di Arento, la romana Bocchilierus.<br />
Cropalati fu probabilmente il<br />
Castrum Cropalatum frequentato prima<br />
dai Brettii e poi dai Romani, che gli diedero<br />
tale nome con funzione di controllo<br />
sulla via della transumanza Jonio-Sila.<br />
Longobucco, Scala Coeli, Campana,<br />
Crosia hanno addirittura natali mitologici.<br />
Longobucco, oltre che con le sue antiche<br />
miniere di argento, si lega al passato<br />
con la leggenda del demone Alibante<br />
(“Libante”), spirito di Polite, soldato di<br />
Ulisse, e che Scala Coeli sia stata fondata<br />
dall’eroe Filottete esule dalla guerra di<br />
Troia. Strabone nella sua “Geografia” afferma che l’eroe omerico<br />
contribuì allo sviluppo di alcuni villaggi brettii, tra cui l’epica Kalasarna,<br />
l’attuale Campana, mentre Crosia, posta strategicamente tra Sibari<br />
e Crotone, dovrebbe il suo nome alla moglie di Enea, Kreusia. Rossano,<br />
fondata dagli Enotri intorno all’XI secolo a.C., nota nell’età classica<br />
con il nome di Ruskiane, porto di Adriano e arsenale acheo, visse<br />
il suo momento d’oro in periodo bizantino, passando in seguito<br />
sotto le dominazioni normanna, angioina, aragonese, fino<br />
alla borbonica. Come Rossano, anche Calopezzati<br />
domina il panorama dall’alto della sua posizione ab-<br />
barbicata, stretto intorno ai resti delle fortificazioni medioevali; in periodo<br />
feudale, la comunità si costituì intorno al Monastero di San Nicola,<br />
in seguito sostituito nella sua funzione sociale dal Castello, e a<br />
partire dal Cinquecento, il borgo da avamposto normanno divenne<br />
sede principesca dei signori locali, dai Sanseverino ai Giannone di<br />
Acri. Storia simile ebbe Caloveto, che<br />
fiorì nell’XI secolo intorno a un gruppo<br />
di monaci ameceti che decisero di costruire<br />
un edificio di culto in onore del<br />
santo Giovanni Calibyta. Mandatoriccio<br />
e Terravecchia furono le figlie più illustri<br />
del feudalesimo dell’Alto Medioevo:<br />
la prima si formò sul territorio<br />
della Baronia di Pietrapaola e sui possedimenti<br />
del Monastero di Sant’Angelo,<br />
di epoca normanna, continuando a<br />
crescere demograficamente per tutto il<br />
Settecento grazie all’immigrazione delle<br />
genti che fuggivano dalle scorribande<br />
costiere saracene. Terravecchia, invece,<br />
si sviluppò da un antico feudo, rientrando<br />
nei domini dei Borgia a metà<br />
Quattrocento, e dopo molti secoli di<br />
dominazione nobiliare, divenne comune<br />
indipendente nel 1923. Da questo<br />
territorio sono emersi due grandi personaggi;<br />
uno è “Bruno da Longobucco”<br />
(XIII sec.), padre della moderna<br />
chirurgia, l’altro è “San Nilo da Rossano” (X sec.), grande testimone<br />
del monachesimo ortodosso di matrice cattolica e fondatore<br />
dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata (RM). Ogni<br />
comune di questo territorio nasconde<br />
una storia unica e conserva segni di un<br />
passato difficile e orgoglioso, fatto di<br />
conflitti, vittorie, mitologia, fatica, emigrazione<br />
e legami saldi con la terra,<br />
che ne autenticarono il carattere<br />
e la bellezza.
OSPITALITÀ<br />
ALBERGHI<br />
◗ Hotel ◗ Hotel Renzini Renzini<br />
Via Via Russi Russi 193 193<br />
Bocchigliero (CS) (CS)<br />
0983.92015<br />
0983.92015<br />
◗ Hotel ◗ Hotel Maria Maria Grazia Grazia<br />
Viale Viale della della Libertà Libertà<br />
Calopezzati (CS) (CS)<br />
0983.44033<br />
0983.44033<br />
hotelmariagrazia@libero.it<br />
www.hotelmariagrazia.com<br />
◗ Hotel ◗ Hotel Garden Garden<br />
Via Via Nazionale 135 135<br />
Mandatoriccio (CS) (CS)<br />
0983.995852 0983.995852 Cell. Cell. 333.6378804<br />
info@hotelgardencalabria.com<br />
www.hotelgardencalabria.com<br />
◗ Albergo ◗ Albergo Romano<br />
Via Via Risorgimento 9-13 9-13<br />
Mirto Mirto Crosia Crosia (CS) (CS)<br />
0983.42135<br />
0983.42135<br />
info@albergo-romano.it<br />
www.albergo-romano.it<br />
◗ Hotel ◗ Hotel Siesta Siesta Marina Marina<br />
Via Via Firenze Firenze<br />
Pietrapaola (CS) (CS)<br />
0983.90023<br />
0983.90023<br />
AZIENDE AGRITURISTICHE<br />
◗ Tre ◗ Tre arie arie Acqua Acqua del del Cariglio<br />
Via Via San San Rocco Rocco Contrada Tre Tre Arie Arie<br />
Bocchigliero (CS) (CS)<br />
0983.92006<br />
0983.92006<br />
◗ Fattorie ◗ Fattorie Castelluccio<br />
Contrada Carigliti<br />
Bocchigliero (CS) (CS)<br />
0983.92676 0983.92676 Cell. Cell. 333.2499811<br />
gelricca@libero.it<br />
www.giovanniricca.it/castelluccio.htm<br />
◗ Il ◗Contadino Il Contadino<br />
Località Vigne Vigne<br />
Calopezzati (CS) (CS)<br />
0983.47057 0983.47057 Cell. Cell. 348.4029219<br />
info@agriturismoilcontadino.it<br />
www.agriturismoilcontadino.it<br />
◗ Torre ◗ Torre Prato Prato Cornito Cornito<br />
Contrada Torre Torre<br />
Calopezzati (CS) (CS)<br />
0983.44155 0983.44155 Cell. Cell. 368.922984<br />
◗ Il ◗Maresciallo Il Maresciallo<br />
Contrada Villari Villari<br />
Cariati Cariati Marina Marina (CS) (CS)<br />
339.3503148<br />
339.3503148<br />
ilmaresciallo@yahoo.it<br />
www.ilmaresciallo.it<br />
◗ Al ◗Grande Al Grande Gelso Gelso<br />
Contrada Sant'Angelo<br />
Cariati Cariati (CS) (CS)<br />
0983.91562 0983.91562 Cell. Cell. 333.6568900<br />
info@algrandegelso.com<br />
www.algrandegelso.com<br />
◗ Al ◗rustico Al rustico<br />
Contrada Fiumarella<br />
Crosia Crosia (CS) (CS)<br />
0983.42339<br />
0983.42339<br />
comitecg@alice.it<br />
www.ristorantealrustico.com<br />
◗ Il ◗Cappellano Il Cappellano<br />
Contrada Cappellano<br />
Mandatoriccio (CS) (CS)<br />
0983.968519<br />
0983.968519<br />
info@ilcappellano.it<br />
www.ilcappellano.it<br />
◗ Il ◗Colle Il Colle degli degli Ulivi Ulivi<br />
Via Via dei dei Mirtilli Mirtilli<br />
Mirto Mirto Crosia Crosia (CS) (CS)<br />
0983.42185<br />
0983.42185<br />
info@aziendavulcano.it<br />
www.aziendavulcano.it<br />
◗ Colle ◗ Colle dell'Unna<br />
Contrada Unna Unna<br />
Paludi Paludi (CS) (CS)<br />
0983.62365 0983.62365 Cell. Cell. 339.4934152<br />
info@colledellunna.com<br />
www.colledellunna.com<br />
◗ Acquaniti ◗ Acquaniti<br />
Contrada Pontì Pontì<br />
Pietrapaola (CS) (CS)<br />
0983.569121<br />
0983.569121<br />
Cell. Cell. 338.7521090 / 333.7848136<br />
/ 333.7848136<br />
info@agricarli.it<br />
www.agricarli.it<br />
◗ La ◗ Corte La Corte dell'Angelo<br />
Contrada Camigliano<br />
Pietrapaola (CS) (CS)<br />
0983.90153<br />
0983.90153<br />
info@lacortedellangelo.it<br />
www.agriturismolacortedellangelo.it<br />
◗ Le ◗ Colline Le Colline del del Gelso Gelso<br />
Contrada Gelso Gelso Mazzei Mazzei<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.569136<br />
0983.569136<br />
info@lecollinedelgelso.com<br />
www.lecollinedelgelso.com<br />
◗ Valanello ◗ Valanello<br />
Contrada Valanello<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.64092<br />
0983.64092<br />
msalvati3@yahoo.it<br />
www.agriturismovalanello.it<br />
◗ Campo ◗ Campo antico antico<br />
Contrada Fossa Fossa<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
appunti di di viaggio<br />
0983.569194 0983.569194 Cell. Cell. 392.3004970<br />
info@campoantico.it www.campoantico.it<br />
◗ Il ◗Pucchietto Il Pucchietto<br />
Contrada Bucita Bucita<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.42012 0983.42012 Cell. Cell. 333.8713524<br />
info@ilpucchietto.it<br />
www.ilpucchietto.it<br />
◗ Trapesimi ◗ Trapesimi<br />
Contrada Amica Amica<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.64392<br />
0983.64392<br />
info@agriturismotrapesimi.it<br />
www.agriturismotrapesimi.it<br />
◗ Il ◗Giardino Il Giardino di Iti di Iti<br />
Contrada Amica Amica<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.64508 0983.64508 Cell. Cell. 360.237271<br />
info@giardinoiti.it<br />
www.giardinoiti.it<br />
◗ Raggio ◗ Raggio di sole di sole<br />
Contrada Toscano Ioele Ioele<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.510202 0983.510202 Cell. Cell. 339.2271832<br />
◗ Malena ◗ Malena<br />
Contrada Malena Malena<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
339.6056075<br />
339.6056075<br />
george@agriturismomalena.it<br />
santagata.giorgio@libero.it<br />
www.agriturismomalena.it<br />
◗ Cozzo ◗ Cozzo di Simari di Simari<br />
Via Via Cozzo Cozzo di Simari di Simari<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.520896 0983.520896 Cell. Cell. 335.388065<br />
cozzodisimari@hotmail.com<br />
www.cozzodisimari.it<br />
◗ 4 ◗Stagioni 4 Stagioni<br />
Contrada Pantano<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.569026<br />
0983.569026<br />
quattrostagioni@tiscali.it<br />
www.agriturismoinitalia.com<br />
◗ Balanos ◗ Balanos<br />
Contrada Valano, Valano, Rossano (CS) (CS)<br />
0983.64244 0983.64244 Cell. Cell. 338.6169444<br />
enrico.defalco@libero.it<br />
◗ Oliva ◗ Oliva Grossa Grossa<br />
Contrada Amarelli<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
339.6104137<br />
339.6104137<br />
info@olivagrossa.it<br />
www.olivagrossa.it<br />
◗ Le ◗ Pisarre Le Pisarre<br />
Contrada Lacuna Lacuna<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.64498 0983.64498 Cell. Cell. 339.1995575<br />
lepisarre@alice.it<br />
www.webalice.it/lepisarre<br />
◗ Il ◗Casino Il Casino del del Tempo Tempo Perduto<br />
Contrada Pontì Pontì<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.511840 0983.511840 Cell. Cell. 333.8366946<br />
◗ Il ◗Trappeto Il Trappeto<br />
Contrada Strigari 369 369<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
339.1331214 339.1331214 Cell. Cell. 333.4755476<br />
il.trappeto@gmail.com<br />
www.agriturismoiltrappeto.it<br />
RESIDENZE DI CAMPAGNA DI CAMPAGNA<br />
◗ Il ◗Casale Il Casale Le Tre Le Tre Volte Volte<br />
Contrada Foresta<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.569345 0983.569345 Cell. Cell. 338.1685329<br />
info@letrevolte.it<br />
www.letrevolte.it<br />
◗ La ◗ Piana La Piana degli degli Ulivi Ulivi<br />
Località Trapesimi<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
0983.516445 0983.516445 Cell. Cell. 338.1747960<br />
info@lapianadegliulivi.it<br />
www.lapianadegliulivi.it<br />
BED BED & BREAKFAST & BREAKFAST<br />
◗ Le ◗ Torri Le Torri<br />
Via Via XX XX Settembre<br />
Cariati Cariati Marina Marina (CS) (CS)<br />
0983.91201 0983.91201 Cell. Cell. 339.8304922<br />
b&bletorri@libero.it<br />
mariellatorchia@tiscali.it<br />
◗ Mascambruno ◗ Mascambruno<br />
Via Via G. Garibaldi G. Garibaldi 59 59<br />
Cariati Cariati (CS) (CS)<br />
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◗ La ◗ Campanara La Campanara<br />
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Longobucco (CS) (CS)<br />
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◗ Casa ◗ Casa Solares<br />
Casello Casello Mascaro<br />
Rossano (CS) (CS)<br />
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◗ Le ◗ Macine Le Macine<br />
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LA LA MONOGRAFIA TERRE JONICO<strong>SILA</strong>NE <strong>–</strong> <strong>–</strong> <strong>BASSO</strong> <strong>JONIO</strong> <strong>COSENTINO</strong><br />
Direttore Responsabile: Italo Italo Clementi<br />
Caporedattore: Enrico Bottino BottinoArt Art Director: Francesca Massa, Stefano Roffo Roffo<br />
Testi Testi di: di: Davide Battaglia, Francesco Bevilacqua, Italo Italo Clementi, Sara Sara Dalessio Clementi, Domenico Forciniti, Diego Diego Garassino, Valeria Jannetti, Laura Laura Jelenkovich,<br />
Milena Milena Lombardo, Roberta Longo, Alfonso Lucifredi, Giovanni Marino, Gabriele Mastrilli, Angela Mauro.<br />
Referenze fotografiche: Francesco Bevilacqua, Enrico Enrico Bottino, Francesco Desimone, Domenico Forciniti, Giovanni Marino, Gabriele Mastrilli, Emanuele Pisarra,<br />
Rosario Previtera, Francesca Sciarra, <strong>GAL</strong> <strong>GAL</strong> Sila Sila Greca. Cartine: Daniela Blandino<br />
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