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costoro la sorte delle armi non arrise, e venuta la notizia che gli Angioini s'avanzavano nell'alta<br />
Italia Uberto con Boso da Dovara e coi Ghibellini Lombardi tentò impedir loro il passo in<br />
Lombardia. Se non che l'argento dei Franceschi comperò il Dovara (29), ed i Francesi guidati da<br />
Napo della Torre poterono facilmente passare nel Bresciano prendendo Palazzolo, Monte Chìaro,<br />
ed un<strong>it</strong>i al marchese Obizzo d' Este coi Ferraresi e al conte Lodovico di S. Bonifacio coi<br />
Mantovani senza ostacolo raggiungere il loro Principe, che, data battaglia a Benevento nel 25<br />
febbraio 1265, sbaragliò intieramente l'eserc<strong>it</strong>o ghibellino colla morte dello stesso Manfredo.<br />
Da quella sconf<strong>it</strong>ta ne venne grandissimo danno ad Uberto, che anzi fu colpo micidiale<br />
recato alla sua sorte; poichè da quel tempo tutte le c<strong>it</strong>tà in prima partigiane dell'impero si elessero<br />
altri regg<strong>it</strong>ori.<br />
Brescia dié i1 segnale, ribellandosi ad Uberto, così Alessandria e Tortona non vollero più<br />
saperne di lui. - I Piacentini tentarono pure di levarsi di dosso la signoria di Ubertino Landi e<br />
del Pallavicino (1266); ma questi per poco ebbero la v<strong>it</strong>toria, mettendo a morte quanti della parte<br />
avversa non arrivarono in tempo a fuggire; quegli esuli però sparsi per le campagne riescirono a<br />
togliere loro. molte terre e castelli.<br />
Uberto si portò a Cremona per ristabilire il suo impero, che aveva ricevuto colpi fatali, e<br />
decise concentrare in un punto solo le forze, r<strong>it</strong>enendo all'uopo conveniente la c<strong>it</strong>tà di Parma, e per<br />
impadronirsi di questa tentò giovarsi dell' interna ag<strong>it</strong>azione dei part<strong>it</strong>i; così nel 28 marzo, giorno<br />
di Pasqua, i Ghibellini da lui diretti presero le armi al grido di Uberto, Uberto; se non che il<br />
part<strong>it</strong>o papalino cap<strong>it</strong>anato da un ard<strong>it</strong>o popolano, sarto di mestiere, certo Giovanni Barisello, si<br />
oppose alle loro mire, e dopo ostinato combattere, la v<strong>it</strong>toria rimase al popolo. - Raccontasi che il<br />
tumulto e il saccheggio durò per tre giorni, e furono in allora cacciati quei del part<strong>it</strong>o Pallavicino;<br />
il palazzo dello stesso marchese Uberto, vicino a Sant'Alessandro venne atterrato, come lo fu il<br />
palazzo de' suoi nipoti i Marchesi di Scipione.<br />
Mentre succedevano tali cose, da Roma erano stati mandati in Lombardia due Legati a<br />
tentare la pace; ma questi avendo conosciuto in luogo, quanto erano stremate le forze dei Ghibellini,<br />
si accordarono col trad<strong>it</strong>ore Dovara, offrendo a lui solo la signoria di Cremona, c<strong>it</strong>tà che il<br />
Pallavicino ebbe sempre prima fra li suoi ausiliari; in simile rovescio di fortuna fu costretto<br />
rinunciare anche al dominio di Piacenza nelle mani di quel Vescovo, e r<strong>it</strong>irarsi in Borgo San<br />
Donnino, siccome il punto meglio centrale della sua Marca, nella vista di tentare da questo posto il<br />
ricupero dei perduti domini; ma intanto i Guelfi di Parma non posavano le armi, e si<br />
impadronivano dei castelli di Noceto, San Secondo e Soragna.<br />
Il Pallavicino da Borgo faceva appello e raccoglieva i dispersi Ghibellini, deciso all'<br />
ultima guerra; non minori erano però gli sforzi dei Guelfi di Parma per poterlo annientare, e<br />
chiamati quei di Modena e di Reggio, compatti s'avanzarono contro San Donnino, al cui castello<br />
ponevano regolare assedio, mentre si impadronivano di Tabiano, di Bargone e delle Alpicelle,<br />
sempre più restringendo il cerchio del vacillante dominio del Pallavicino. Se non che, in questo<br />
mentre Boso da Dovara accortosi dell' errore di aver fidato nel Legato Pontificio, che mai si<br />
determinava a lasciare la c<strong>it</strong>tà di Cremona, pensò di cacciarlo colle armi, ed in allora i Guelfi<br />
tolsero 1'assedio da Borgo per Correre a Cremona in difesa del Legato. - Uberto colse il<br />
momento, e fatta una sort<strong>it</strong>a vinse a Medesano; fu però l'ultima v<strong>it</strong>toria, poiché presto ebbe<br />
contro il forte eserc<strong>it</strong>o dei Guelfi, che lo ricacciò nel Castello di Borgo colla perd<strong>it</strong>a di Monte<br />
Palerio, Parola, Miano, Ravirano, le Corticelle dei Marchesi.<br />
Sollec<strong>it</strong>ato da Uberto e dagli altri Ghibellini scendeva frattanto in Italia 1'infelice Corradino,<br />
ultimo della Casa dei Duchi di Svevia, figlio di Corrado e nipote di Federico II, che veniva per<br />
riconquistare gli av<strong>it</strong>i possessi delle Due Sicilie. - Da Verona moveva Corradino sui primi del<br />
1268 a Pavia, ove stavano raccolti in aspettazione i moltissimi fedeli dell'Impero; ma a<br />
Tagliacozzo nella giornata del 23 agosto Corradino fu debellato e prigione condotto a Napoli,<br />
miseramente pagava sul palco il coraggio dimostrato nella sua impresa (29 ottobre). La morte di<br />
Corradino fu sciagura pei Ghibellini d'Italia, e i Parmigiani fattisi allora più ard<strong>it</strong>i, pensarono un colpo<br />
estremo contro il Pallavicino, che da borgo San Donnino con indom<strong>it</strong>o valore incessantemente li<br />
infestava e comunicando col forte castello di Busseto, con Landasio, Gisalecchio e con altre rócche nel<br />
Parmigiano, difese dai suoi nipoti di Scipione, di Pellegrino e dagli esuli di Parma teneva occupato<br />
oltre trentamila uomini, le forze di tante c<strong>it</strong>tà contro di lui coalizzate. Deliberarono quindi i Parmigiani