volume primo - immac.it

Ripigliando il discorso intorno alle imprese del marchese Uberto, sappiamo, come
questi unito ai Cremonesi, che non potevano tollerare in pace la perdita del carroccio, venisse a
Borgo San Donnino, in allora tenuto dai Parmigiani, e, in forza della investitura di Federico II,
se ne impadronisse nel 18 agosto 1250; poscia continuasse la marcia verso Parma, spiegando le
tende sulle rovine della città di Vittoria. - I Parmigiani prese le armi uscirono ad incontrarlo; e
micidiale fu la pugna, che fra quei Guelfi e Ghibellini si commise, quando per una mossa di
fianco dei fuorusciti Parmigiani, che stavano nel campo di Uberto, l'esercito guelfo stimò bene
indietreggiare a difesa della minacciata città, e nel panico, facile a nascere in simili frangenti
di improvvise ritirate, Parma perdette il suo carroccio, detto Biancardo, con mille settecento
cinquanta, e secondo alcuni, anche tremila cavalieri. e pedoni, che prigionieri vennero
trascinati a Cremona, ove, orribile a dirsi, furono sacrificati alla ferocia di un partito; la
maggior parte di essi, dopo duri stenti, morì nel fondo delle torri; e più miseri quelli restituiti
in patria, poichè lo furono solo dopo strappati loro gli occhi. Così soleansi trattare i prigioni di
guerra in que' secoli di ferro.
Alli 13 dicembre di questo stesso anno in Ferentino moriva Federico II, dopo Carlo
Magno e Gregorio VII il più grande personaggio del medio evo, e che seppe indicare al
concetto dell' unità italiana. La sua morte non acquietò le ire civili degli Italiani, chè peggio si
svegliarono le discordie fra i Comuni, dando al marchese Uberto occasione di mostrare il suo
valore nell' arte della guerra.
Successo nell'Impero il figlio Corrado, Uberto protestò subito a questo la sua fedeltà e
dallo stesso otteneva in Canusio, castello della Puglia, nel 22 febbraio 1251, un diploma, pel
quale veniva nominato Vicario Imperiale in Lombardia colla potestà di mero e misto imperio,
coi diritti tutti di quella carica, ordonando ai popoli di ubbidirlo sotto pene gravissime (15).
Nel medesimo anno si trova Ubertino dei marchesi di Pellegrino in Cremona qual
Podestà, a far le veci dello zio Uberto, che in quel tempo si maneggiava per avere il dominio di
Lodi; questa volta però fallirono le sue mene, e ritornato nel Piacentino occupava senza fatica
Rivergaro ed altre ròcche del territorio; poco da poi il Castello di Brescello, e colle continue
sue conquiste metteva lo sgomento in coloro, che lo sapevano nelle schiere del nemico.
Volle però talvolta rappresentare l'uomo della pace; così nel 1252 furono per sua opera
ravvicinati i Nobili ai Popolani di Piacenza; ma anso di questi atti era facile travedere lo scopo. -
Bisognosi di quiete i Piacentini si persuasero di nuovamente eleggerlo in loro Podestà, con facoltà
di nominarsi un Vicario (1253), e da quel grado presto agognò all'assoluta Signoria. - Visto poi
come si poteva riescire anche senza la violenza delle armi, si offerse paciere ai Parmigiani,
affinchè da fratelli volessero ricevere in città i loro fuorusciti; e, con animo non diverso, si propose
mediatore di pace alle città tutte di Lombardia.
Il nostro Bussetano che non era un semplice soldato di fortuna, ma che aveva una mente
eletta, come lo vedremo iniziatore di un congresso, per 1'unificazione della moneta, così a lui va il
merito di un trattato di commercio conchíuso nel 1253 colle città di,Genova, di Marsiglia e di
Montpellier, pel qual trattato apriva le più facili comunicazioni alle inerti e derrate fra i valligiani
del Po e le rive del Mediterraneo (16).
Allo stesso anno si nota l'acquisto da lui fatto di Pontremoli, tenuto in prima dai Malaspina;
e da Napoli nel mese di giugno Re Corrado mandava ad Uberto pei fedeli suoi servigi
un'amplissima investitura di dominio per sè ed eredi (17) di tutto lo spazio di territorio, che giace
da levante a ponente, tra il 'l'aro e la Chiavenna, e da mezzodì a tramontana da Valmozzola al Po,
quale propriamente fu detto lo Stato Pallavicino con Busseto a capitale (18).