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volume primo - immac.it

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Edizione di 500 esemplari, dei quali 400 fuori di commercio e 100 designati<br />

dall' autore a beneficio dell'Asilo Infantile di Busseto.<br />

ALL'OTTIMA MIA MADRE<br />

DEDICO<br />

QUESTE MEMORIE<br />

TRIBUTO<br />

DI AMORE E DI ONORANZA.<br />

Il c<strong>it</strong>tadino che non sa la Storia della<br />

sua patria è al disotto del trovatello,<br />

che ignora il suolo natio ed i gen<strong>it</strong>ori.<br />

JÀGER, Pensieri<br />

L' Italia nei tempi di mezzo contò numerosi Stati, molti de' quali disparvero non solo dalla<br />

presenza della terra, ma ben anco dalla memoria degli uomini, perché nessuno parlò di essi ,<br />

o non vi fu chi, rimovendo la polvere da secoli accumulata sulle loro rovine, volle<br />

presentarli a' suoi conterranei, facendo così rivivere una C<strong>it</strong>tà, un Comune forse un dì<br />

potente. E la storia generale d'Italia non sarà mai intera, finché tutti questi Stati non saranno<br />

tolti dal1' oblio, e ciascuno di essi non avrà la sua Storia da offerire a chi si sentirà da tanto d' imprendere<br />

la narrazione vasta e molteplice della Stoma della Penisola, Ond' è, che la monografia delle varie nostre<br />

c<strong>it</strong>tà è opera utile non solo, ma necessaria; come all’intera cognizione del nostro organismo, è<br />

indispensabile lo studio delle varie parti, che lo compongono. L'importanza però di molte nostre c<strong>it</strong>tà non<br />

stà sempre nella vasta estensione del terr<strong>it</strong>orio, o nella molt<strong>it</strong>udine delle loro popolazioni, sibbene nella<br />

serie degli avvenimenti, che in esse succedettero; negli uomini illustri, che per modestia o per contrari<br />

eventi non salirono in fama oltre la cerchia dei nativi castelli; pei monumenti infine, poiché le nostre arti<br />

lasciarono nobili impronte, si può dire, ovunque fu qualche centro di popolazione <strong>it</strong>aliana.<br />

Uomini dottissimi nella storia, che furono pure c<strong>it</strong>tadini di Busseto, sentirono questo bisogno e<br />

raccolsero materiali per uno storico edificio; ma nessuno si decise di dar compimento a tale lavoro, che<br />

per opera loro sarebbe riusc<strong>it</strong>o eccellente. - Amante di questi studi e non meno di Busseto, di cui mi vanto<br />

oriundo, sebbene conscio della pochezza mia, sollec<strong>it</strong>ato da buoni amici, impresi a radunare le notizie<br />

sparse, acciò che questo municipio avesse pure le sue Monorie Storiche, che i padri potessero leggere in<br />

famiglia ai figliuoli per inc<strong>it</strong>arli al bene ed animarli ad im<strong>it</strong>are le virtù dei loro antenati, onde meglio illustrare<br />

la patria C<strong>it</strong>tà.<br />

Dissi Memorie, perché altrimenti non si ponno chiamare, mancando la narrazione di quella<br />

continu<strong>it</strong>à di fatti e quindi di quegli apprezzamenti necessari. per pretendere al nome di Storia, - Ho<br />

cercato lasciare meno lacune, che mi fosse possibile, e gelosamente raccolsi quanto poteva interessare la<br />

nostra C<strong>it</strong>tà, a pericolo di essere censurato di arid<strong>it</strong>à e di minuzie; ma è pensamento di molti, che quanto<br />

non conviene alla storia generale, si addica alla municipale, cioè di non trasandare le più piccole e<br />

disparate notizie, poiché servir potrebbero a quella pe' suoi giudizi, e che del resto sono poi sempre<br />

desiderate dai conc<strong>it</strong>tadini.<br />

Ho stimato conveniente distinguere questi Annali in cap<strong>it</strong>oli secondo i personaggi e i fatti<br />

principali, mirando però ad un piano continuativo il più completo possibile, e riunire i meglio interessanti<br />

Documenti in un terzo <strong>volume</strong>, che servisse di Appendice, e dirò quasi di Archivio C<strong>it</strong>tadino, custode dei<br />

patri cimeli.<br />

Vogliano ora i C<strong>it</strong>tadini Bussetani accogliere benevoli questa, illustrazione; alla rude semplic<strong>it</strong>à<br />

del dettato e alla pochezza delle forze supplisca l'amore, che mi animò a tentare il lavoro, al quale, se<br />

mancherà la leggiadria dello stile, non verrà mai meno la ver<strong>it</strong>à e la diligenza istorica.<br />

Da veniam scriptis, quorum non gloria nobis<br />

Causa, sed util<strong>it</strong>as officiuraque Ju<strong>it</strong>.<br />

OVIDIO.


DESCRIZIONE DI BUSSETO<br />

Dalla conoscenza di ciò che è, meglio si<br />

sale a conoscere il passato.<br />

La piccola C<strong>it</strong>tà di Busseto (1), eretta nella Lombardia Cispadana, come vedremo, in<br />

tempi antichi per quanto incerti, ed in varie epoche ampliati, giace poco lontana dalle<br />

rive della romana Longena od Ondina, a sei chilometri dal Po, a venti da Cremona, a<br />

trentatrè all' est di Piacenza, e a quarantadue al nord-nord-ovest di Parma, dalle quali<br />

c<strong>it</strong>tà vi si arriva per comode strade.<br />

Ai punti estremi di Busseto si allungano due sobborghi, il meglio popolato dicesi della<br />

Pianellata, da cui partono le strade, che mettono a Parma e a Piacenza, lo bagna il canale Pallavicino,<br />

originante dall'Arda tre chilometri in su di Fiorenzuola, che passa per Fiorenzuola, Basilica<br />

Duce, Bagnolo, Chiaravalle, Mercore, arricch<strong>it</strong>o poi da altri canali sottopassa l'Ongina, ed arrivato<br />

in Busseto, lo scorre entro tomba, scaricando in Po nel comune di Polesine, dopo di avere<br />

beneficato colle sue acque lungo tratto di campa, e serv<strong>it</strong>o a molini e ad altri opifici.<br />

Dal sobborgo di Pianellata per un passeggio ornato di acacie ombrellifere si va alla Chiesa<br />

di S. Maria degli Angeli, ed al magnifico palazzo dei Marchesi Pallavicino; questo palazzo,<br />

pretesa opera del Vignola, ma forse di epoca anteriore, fu eretto in quattro edifici fra loro collegati<br />

da formarne un solo; puro e grazioso ne è l'aspetto, e, a detta dei vecchi cronisti, sarebbe stato<br />

capace di ab<strong>it</strong>azione per quattro Principi, senza che l'uno dèsse soggezione all'altro. - Pietro V<strong>it</strong>ali<br />

fa mer<strong>it</strong>o della costruzione alla famiglia Marri, e scrive, che in segu<strong>it</strong>o venisse acquistato dai<br />

Pallavicino , Signori di Busseto, e che da questi, siccome bene libero passasse nei Pallavicino di<br />

Zibello, che ne sono ancora in possesso.<br />

Nell'altro sobborgo, chiamato di S. Maria dalla Chiesa, che ivi sorge, veggonsi gli avanzi<br />

del Convento delle Clarisse, e una vasta piazza per il mercato del bestiame; la strada di<br />

circonvallazione, che gira tutta la c<strong>it</strong>tà, offre da un lato la vista di Busseto, che per lo stato cadente<br />

delle sue mura, e delle sue torri, quali un di lo fortificavano, può essere desiderata da un paesista<br />

per trarre dal vero bellissimo quadro; e dall'altro lato presenta all'osservatore la ferace campagna<br />

sparsa di modesti ed acconci edifici destinati a villini suburbani.<br />

Si entra in Busseto, o meglio si entrava pochi anni ora sono da due porte: l’una a mezzodì<br />

detta Papale dall' esservi passato Paolo III; l'altra a settentrione detta Imperiale da Carlo.V, ed<br />

una terza entrata si può avere dalla Rocca a ponente.<br />

Il piano della c<strong>it</strong>tà presenta la figura di un rettangolo irregolare, ha un perimetro di 1340<br />

metri; la strada primaria, detta Maggiore, si, prolunga da mezzodì a settentrione, divide in due il<br />

paese, ed è ornata d'ambo i lati di comodi portici con, ben costrutte case; di portici è pure<br />

circondata la vasta piazza del Comune, nella quale era <strong>primo</strong> ornamento la Rocca coll'alta torre, in<br />

questi ultimi tempi ridotta a Teatro e ad Uffici, il vecchio Palazzo. municipale fregiato di terre<br />

cotte, e il Palazzo deiconti Dordoni. - Altre – diciassette vie, non tutte' commendevoli. per<br />

pavimentazione, mettono alla strada di mezzo: alcune sono denominate dagli edificii che vi<br />

sorgono, come della Fornace, dell' Ospedale, della Biblioteca, Beccarie, S. Rocco, S. Trin<strong>it</strong>à,<br />

altre dalla loro configurazione, quali Coda Lunga, Strettino, Cimerio (2), o dagli illustri c<strong>it</strong>tadini<br />

che le ab<strong>it</strong>arono, quelle dei V<strong>it</strong>ali, Pettorelli, Ferro, Affó.<br />

Busseto deve alla fertil<strong>it</strong>à dei campi ed al commercio il suo benessere; vi sono tess<strong>it</strong>orie di<br />

tela,, varie conce di pelli, distillatori per liquori, fabbriche di buona cera; a ragione si vantano i<br />

suoi salati e paste dolci, si, cuociono stoviglie -per uso comune, e dalla campagna vi si portano<br />

trecce di paglia per cappelli da contadini (3) ; il mercato, del venerdì e quello in ispecie del<br />

martedi di ogni settimana vi attira moltissima gente, ed è stimato fra i primi - della provincia<br />

parmense; si tengono pure tre fiere annuali, una nel 25 marzo detta della Madonna, l'altra nel<br />

giorno di S. Anna 26 luglio, la terza nel 24 e 25 agosto per Santo patrono Bartolomeo.


Ferace è il terr<strong>it</strong>orio, ed il raccolto supera il bisogno del consumo. La proprietà è alquanto<br />

divisa, e l' estensione media di un podere è di ettari venti; le colture principali consistono nel<br />

frumento, melica, fave, avena, pochi i prati e i gelsi; si fa importante commercio di buoi, maiali,<br />

polli. Il contadino gode di una v<strong>it</strong>a abbastanza comoda, mercè il contratto agricolo generalmente in<br />

uso il terziario, pei quale i raccolti si dividono per due parti al proprietario del fondo e per una al<br />

coltivatore, meno la melica che si divide a metà, così l'utile della stalla, quantunque il bestiame sia<br />

del padrone; le sementi per un terzo si devono dal colono. Il cibo del contadino consiste in pasta<br />

cond<strong>it</strong>a col lardo; pane misto di frumento e fava, polenta e vino; sane le case di ab<strong>it</strong>azione, che<br />

stanno costrutte sul fondo stesso a coltivarsi, e le riparazioni spettano al proprietario. Si pratica<br />

anche il contratto di aff<strong>it</strong>to, che si conviene in danaro e in generi per nove anni rescindibile di tre<br />

in tre. Si può calcolare la rend<strong>it</strong>a netta di lire cento per ettaro, e dal 5 al 6 per cento si usa<br />

impiegare il danaro nell' acquisto dei fondi.<br />

Le frazioni del Comune di, Busseto, o comunelli da questo dipendenti sono Consolatico<br />

superiore e inferiore, Frescarolo, Roncole, Sant' Andrea, Samboseto, San Rocco, Semoriva,<br />

Spigarolo.<br />

La superficie del Comune occupa 7546 ettari, 97 are, 27 centiare; nel censimento del 1881<br />

contava 8141 ab<strong>it</strong>anti, divisi in 4205 maschi, e 3936 femmine. Intersecato dal ruscello Onginella,<br />

dai canali Borra e Pallavicino, dal Nazano, dalle Roncole e di Boseto, e dai cavi Fontana,<br />

Vallazza, Fossa Parmigiana e da altri minori vi lavorano cinque molini. Alloraquando il Po<br />

ingrossa per le continue pioggie, i campi inferiori a Busseto vanno soggetti a facili inondazioni,<br />

causate dai rigurg<strong>it</strong>i dei cavi che li attraversano.<br />

L'ammontare della rend<strong>it</strong>a ascende pei Terreni a L. 317410.40, pei Fabbricati a L. 88030.<br />

83, e per la Ricchezza mobile a L. 25189. 34.<br />

Gli elettori pol<strong>it</strong>ici sono inscr<strong>it</strong>ti nelle liste del collegio di Borgo San Donnino e sommano a 533 .<br />

Busseto é sede di una Pretura di Mandamento, dipendente dal Tribunale Civile e Correzionale<br />

di Parma, di un ufficio postale e telegrafico, e dell' ufficio di registro per le esazioni. Avanti 1'<br />

unificazione del sistema metrico usava di alcuni pesi e misure proprie, che variavano dagli altri<br />

luoghi della Provincia (4).<br />

Si noti, che sotto il portico del palazzo Comunale stavano scolp<strong>it</strong>e per il pubblico comodo<br />

alcune misure lineari, in questi ultimi tempi levate.<br />

L'antico stemma di Busseto figurava una pianta di bosso con tre radici in campo azzurro,<br />

certo alludendo al nome del castello, che per aver tenuto poi sempre per la parte ghibellina ebbe<br />

dagli Imperatori e Re di Germania facoltà di aggiungervi l'aquila nera di un solo capo col rostro<br />

aperto e piegato verso il petto, con coda ed ali spiegate in campo aureo. Carlo V nel 1533 concesse<br />

alla testa dell' aquila la corona d'oro e in mezzo al petto in piccolo scudo d'argento una croce<br />

azzurra; i Farnesi da poi vi aggiunsero la corona Ducale.<br />

(I) BERN. BALDO, Historia twriversalis geografica. - MOLOSSI , Vocabolario topografico dei Ducati di<br />

Parata Piacenza e Guastalla. - AMATI prof. AMATO, Dizionario corografico dell'Italia, ecc., tip, dott. 1 r,<br />

Vallardi.<br />

(2) Nel testamento di Orlando Pallavicino. del 1453 si nomina la via del Cimerio; Cimerio dal latino<br />

timeriuna, l' impresa che i Cavalieri portavano in cima dell'elmetto.<br />

(3) Su quest’ industria speciale della campagna Bussetana si legge un bel cenno nella Strenna La Rocca di<br />

Busseto. Anno II; 1870, pag. 25.<br />

(4) G. VENEZIANI Tavole di confronto delle misure Piacentine colle misure del nuovo sistema metrico. - Piacenza,<br />

1840. A pag. 169, 171, 173 , 174 176, 179 è detto delle misure di Busseto.


CAPITOLO I.<br />

ANTICHE NOTIZIE DI BUSSETO E DEL SUO TERRITORIO.<br />

Reverere g1oria m veterem et hanc ipsant<br />

senectutem, quae in homine venerabilis, in urbibus sacra est.<br />

PLINIO.<br />

Que1 terr<strong>it</strong>orio, che nel segu<strong>it</strong>o di queste memorie verremo a conoscere per il contado<br />

dell’Aucia, e poscia, ingrandendosi, per la marca Pallavicino, e che segnava i suoi confini col<br />

Parmigiano, col Piacentino e col Cremonese, fu negli antichi tempi occupato alla sua volta<br />

dagli Etrusci, dai Galli , dai Romani.<br />

Lo studio sull'Italia prima dei Romani invogliò forti ingegni ad attenervi; però fuorviati<br />

dalle loro stesse ricerche si formarono opinioni così diverse e talvolta così incerte, che il ques<strong>it</strong>o – quali<br />

fossero i primi ab<strong>it</strong>atori – giunse sino a noi si può dire insoluto, se cioè fossero aborigeni o stranieri.<br />

L’opinione che ha maggiore autor<strong>it</strong>à pare però questa, che il nostro bel paese debba essere stato occupato<br />

da estranei popoli, qui venuti sia per le vie del mare, sia per le vie di terra, così che i primi ab<strong>it</strong>atori<br />

appartenessero all'Asia, unica culla di tutte le schiatte del nostro continente.<br />

Non é mio cómp<strong>it</strong>o studiare l'origine dei primi ab<strong>it</strong>atori d'Italia, né dilungarmi in ipotesi sui primi,<br />

che possono avere ab<strong>it</strong>ato il terr<strong>it</strong>orio, del quale mi sono proposto narrare alcuna cosa: lascierò quindi da<br />

parte le indagini sulle prim<strong>it</strong>ive invasioni dei Tirreni, degli Iberici, degli Unibri, tralascerò pure di<br />

scrivere intorno a quelle minori dei Pelasgi, degli Elleni avvenute circa il 1150 avanti Cristo, mentre<br />

avvertirò sulla occupazione degli Etrusci, che secondo T<strong>it</strong>o Livio e la maggior parte degli antichi scr<strong>it</strong>tori<br />

Polibio, Plinio, Plutarco, avrebbero mandate al di qua dell' Apennino dodici colonie, le quali si sarebbero<br />

sparse dal Po alle Alpi; e penso con quegli scr<strong>it</strong>tori, che guidati dalla geologia di questo terr<strong>it</strong>orio basso e<br />

paludoso per gli straripamenti del Po e delle acque allo stesso affluenti dai colli dell'Apennino;<br />

giudicarono quasi impossibile, che in questa valle sorgessero c<strong>it</strong>tà e grossi centri popolati , accettandosi<br />

però l'opinione, che dovesse appartenere agli Etrusci fino all'invasione dei Galli, e che potessero popolare<br />

la parte alta, ossia montuosa.<br />

I Galli poi o Celti, che sono lo stesso, secondo che viene attestato da Plutarco e da Cesare,<br />

lasciarono a questa parte d'Italia il nome di Gallia. - Gente bellicosa riescì a dettare cap<strong>it</strong>olazioni ai Quir<strong>it</strong>i<br />

Romani, e formare un regno dalle Alpi lungo l'Apennino sino all'Adriatico; eressero Bologna, al dire di<br />

alcuni, anche Piacenza e Crisopoli (detta da poi Parma), opinione però combattuta da erud<strong>it</strong>issimi cr<strong>it</strong>ici.<br />

T<strong>it</strong>o Livio vorrebbe, che i Galli ab<strong>it</strong>atori del nostro terr<strong>it</strong>orio non fossero i primi, ch'egli chiama<br />

Cenomani, né i secondi Salì, né i terzi Boi e Lingoni; ma solo quelli della quarta invasione cioè i Boi e<br />

Sennoni, i quali avrebbero valicato il Po occupando queste terre fino all'Adriatico circa il 358 di Roma,<br />

ab<strong>it</strong>ando all'aperto secondo il barbaro loro costume, quasi accampati e di passaggio, e non vi sarebbe stata<br />

alcuna c<strong>it</strong>tà popolata da Taneto in avanti. Ma dilungarmi pure non oso torno a questo popolo, appena<br />

studiato da gli antichi e trascurato sino agli ultimi tempi, sebbene possiamo tenerci sicuri, che i Celti -<br />

ab<strong>it</strong>assero le nostre terre in allora selve e paludi; e dalla loro occupazione vi fu chi pensò, contrariamente<br />

alle opinioni degli egregi Strobel e Pigorini (1), che a quelli potessero appartenere gli avanzi di ab<strong>it</strong>uri<br />

nelle marriere di Casaroldo in Samboseto, in Roncole, e nelle palaf<strong>it</strong>te di Castione, ove si scoprirono<br />

moltissimi vasi per usi domestici ed altri utensili in osso, in pietra, in bronzo: ma quegli avanzi ci potrebbero<br />

far sospettare ad una emigrazione di Liguri montani discesi nella valle del Po; solo che allo stato,<br />

quale oggi ancora si trovano gli studi di paletnologia, è ben rischioso il pronunziare intorno alla gente,<br />

che lasciò tali cimeli.<br />

I Sennoni furono alla loro volta dopo varia fortuna cacciati dai Romani, ed il nostro terr<strong>it</strong>orio<br />

divenne provincia di quella potente Repubblica. Nell'intento poi di porre un argine ai bellicosi Galli<br />

irrequieti per le sconif<strong>it</strong>te loro toccate, furono condotte due colonie da Roma a fondare Piacenza, e ad<br />

ampliare Cremona (535 di Roma), le quali c<strong>it</strong>tà vennero fortificate, la


prima a destra, la seconda sulla sinistra del Po, anche nell’evento di una guerra col Cartaginese Annibale<br />

che dalla distrutta Sagunto minacciava con Roma tutta l'Italia.<br />

Annibale, coll’appoggio dei Galli transpadani, vinse i Romani alla Trebbia, e li inseguì fino in<br />

Toscana, tenendo la via dei colli; poiché il pantano e le selve, che ancora ingombravano la nostra valle del<br />

Po, non permettevano certo' un facile passaggio agli eserc<strong>it</strong>i. Primo fu il Console Marco Emilio Lepido,<br />

che reduce dalla guerra contro i Liguri (567 di Roma), pensò far aprire e pavimentare dai suoi soldati una<br />

via costeggiante le selve e le paludi, detta dal suo nome Emilia, la quale menasse da Piacenza a Rimini<br />

per congiungerla alla via Flaminia.<br />

Ed è circa questo tempo, che una colonia Romana venne ad erigere ed ab<strong>it</strong>are la c<strong>it</strong>tà di Parma,<br />

come a non molta distanza di anni il console M. Emilio Scauro (638 di Roma), riconducendo 1' eserc<strong>it</strong>o<br />

dalle Gallie, lo occupò a scavare canali nel Piacentino e nel Parmigiano, allo scopo di bonificare quei<br />

paludosi terreni ed allontanare il pericolo degli allagamenti; canali, che al dire del Poggiali (2) sono quelli<br />

oggidì chiamati Nure, Chiavenna, Ravacolla, Arda, Ongena, Stirone, Taro ed altri, che dalle colline vanno<br />

al Po: e con questo alveamento il paese fu ridotto facile alla coltivazione, salubre agli ab<strong>it</strong>atori, ed in<br />

quell'epoca sorse il Vico di Fidenza nelle campagne di Samboseto sulla via Emilia (3), poco lontano da<br />

Busseto. - Così altri nomi latini di paesi oggi ancora fiorenti valgono a ricordare la loro origine<br />

Romana, nomi che non sarebbero stati usati ne' secoli posteriori, ad esempio Roncole, a tre chilometri da<br />

Busseto, dal latino runcare dissodare, mettere a coltivo, Polesine (Polexinum) da palus palude, dalla<br />

posizione sua lambente il Po, o da laesus a Pado corroso dal Po.<br />

E venendo a parlare di quella terra, che meglio c'interessa, di Busseto, mi sento invogliato a<br />

penetrare nella nebbia, che avviluppa la sua origine. – E’ certo, che dove il vero non si fa per sè<br />

manifesto, la storia procede a tentoni; ma è pur dovere dello storico il rovistare nelle memorie e formarsi<br />

un' opinione che a lui sembri la meglio fondata per non lasciare delle lacune, e se non di tutta util<strong>it</strong>à,<br />

grad<strong>it</strong>e poi sempre tornano le ricerche della prima origine della propria patria.<br />

La fondazione di Busseto è attribu<strong>it</strong>a da Fabrizio Fontana ad un ricco cavaliere romano per nome<br />

Cajo Busso, così in una sua operetta manoscr<strong>it</strong>ta (4); parimente la pensò il Campi nella Storia<br />

Ecclesiastica di Piacenza, ed altri ancora sulla loro autor<strong>it</strong>à, Iua senza valido argomento.<br />

Nella vece Buonafede V<strong>it</strong>ali juniore lasciò scr<strong>it</strong>to, che Busseto fosse stato fondato da una Colonia<br />

di Cremonesi, qui rifugiati nel 69 di nostra era, alloraquando Antonio cap<strong>it</strong>ano di ss d. G. Vespasiano<br />

vinse i V<strong>it</strong>telliani rinserrati nella c<strong>it</strong>tà di Cremona, interamente distruggendola e disperdendone gli<br />

ab<strong>it</strong>anti (5).<br />

Che in questa occasione i Cremonesi venissero ad ab<strong>it</strong>are un paese, da essi chiamato Busseto,<br />

sarebbe arduo il determinare; che però fossero di Cremona i primi ab<strong>it</strong>atori, mi pare lo si possa r<strong>it</strong>enere,<br />

quando si consideri essere stata quella c<strong>it</strong>tà il centro più vicino e popolato, e che più volte i Cremonesi<br />

furono costretti dalle pol<strong>it</strong>iche loro vicende a rifugiarsi oltre il Po. Grave argomento poi, perchè si<br />

abbiano a r<strong>it</strong>enere per Cremonesi i primi ab<strong>it</strong>atori di Busseto, si è quello, che sebbene divisi dal Po, fino<br />

dai primi documenti si trova, chè Busseto faceva parte della Diocesi di Cremona, ed in que' tempi antichi<br />

la Diocesi corrispondendo appunto al terr<strong>it</strong>orio municipale (6), ci induce a pensare, che l'amore di patria,<br />

conservandosi nei Cremonesi emigrati, facesse loro riconoscere la madre terra a cap<strong>it</strong>ale del culto<br />

religioso.<br />

Che Busseto dati dai tempi di Roma, lo si potrebbe congetturare anche dal suo nome, che è latino,<br />

ed usato da Virgilio e da Marziale.<br />

La denominazione di Busseto (Buxetum) non dub<strong>it</strong>o sia derivata dalle piante di bosso, poichè<br />

certo quel terreno doveva essere una selva alloraquando vi vennero i primi ab<strong>it</strong>atori, e in tal modo si<br />

chiamasse al pari di Canneto, Ginepreto, Frassineto, Noceto dalle canne, dai ginepri, dalle noci. - Il<br />

Biondi ed il Negri scrissero erroneamente invece di Buxetum , Buschetum; Busseto fu pure da altri<br />

derivato da Bassetto luogo basso (7)<br />

Al nome latino vengono in sussidio i monumenti per comprovare, elle sino dall'epoca dei Romani<br />

il tratto del paese su cui sorge Busseto sia stato ab<strong>it</strong>ato; posto a breve distanza dall'Emilia sulle sponde<br />

può dirsi del canale Ongena o Longena (8), quivi si scoprirono moltissime medaglie in tutti i metalli:<br />

Pietro V<strong>it</strong>ali ne descrisse alcune nelle c<strong>it</strong>ate sue Memorie, ed in numero ben maggiore io stesso ne potrei<br />

menzionare, se alla numismatica Romana lo avessi stimato di vantaggio, poichè delle medaglie scoperte<br />

in Busseto e nelle sue vicinanze, sia della Repubblica che dell'Impero, molte ne conservo nelle mie


collezioni, come in numero ragguardevole trovavansi presso altri privati, ed in ispecie presso il defunto<br />

Giuseppe Antonio Sivelli, che me ne mostrava alcune centinaia, raccolte nei campi dintorno a Busseto,<br />

oltre quelle che il Sivelli aveva cedute a diversi amatori e fra questi al dotto archeologo il marchese Giuseppe<br />

Ala-Ponzoni di Cremona. - Il Sivelli rinvenne pure una accetta di bronzo, molti anelli mil<strong>it</strong>ari,<br />

frammenti di mosaici, ed ebbe ad accertarmi di avere scoperto sette piccole tombe, alla foggia romana<br />

con embrici aventi un labro dalla parte più lunga, nella possessione detta del Balsamano, appena fuori di<br />

Busseto, costeggiante la via che conduce a Cremona.<br />

Non voglio però nel desiderio di dare maggior lustro a Busseto, di cui non abbisogna, sostenervi<br />

quell'antich<strong>it</strong>à, che solo appoggia sul diseppellimento di qualche centinaia di medaglie e di altre poche<br />

reliquie romane, poichè sarebbe un sentenziare ardimentoso con danno di quella ver<strong>it</strong>à, a cui deve<br />

informarsi la storia e dalla quale procede l'utile suo.<br />

I Romani, non mai contenti dì conquiste, 'restarono alla fine preda essi pure della conquista, e<br />

l'Italia fu invasa dai Barbari del Settentrione, le cui ingorde masnade col vessillo della distruzione<br />

segnarono, a sangue le vie che percorsero dai. tempi della morte di Teodosio il Grande, (395) al regno di<br />

Alboino (568), col quale si fissa 1'entrata dei Longobardi in Italia (9). - A ricordo di quest'epoca, per<br />

quanto può riferirsi al nostro terr<strong>it</strong>orio riporterò ciò, che il Vescovo Ambrogio scriveva a Faustino<br />

nell'epistola 39°… Partendo da Bologna, tu lasci alle spalle Claterna, essa Bologna, Modena, Reggio;<br />

hai a destra Brescello, di fronte Piacenza, di cui non altro che il nome rimembra l' antica celebr<strong>it</strong>à, a<br />

sinistra mettono compassione gli incolti Apennini, e considerando le borgate un tempo vivissime di<br />

popolo, ti si stringe il cuore nell' osservare i cadaveri di tante c<strong>it</strong>tà mezzo diroccate e la morte di tante<br />

contrade per sempre distrutte. - A tale misera condizione era ridotta 1'Emilia in quei secoli, ed alcuni<br />

Cronisti vorrebbero che appunto fuggendo gli ab<strong>it</strong>anti delle c<strong>it</strong>tà nelle vicine selve, per ripararsi dalle<br />

carneficine delle orde settentrionali, fondassero quel borgo, che in processo di tempo mun<strong>it</strong>o di mura si<br />

chiamò il Castello di Busseto, datando d'allora la sua prima origine (10).<br />

Buonafede V<strong>it</strong>ali pensò, così nel ricordato manoscr<strong>it</strong>to di suo figlio Pietro, che in segu<strong>it</strong>o alla<br />

distruzione di Cremona successa nel 603 per opera di Agilulfo re Longobardo, molti di quegli ab<strong>it</strong>anti si<br />

fossero rifugiati in Busseto, vico di già esistente, e quivi costruissero un castello a difesa delle<br />

Longobarde aggressioni; opinione che trova posto nelle Cronache di Cremona, le quali, ricordando la<br />

rovina del 6o3, affermano, che gli ab<strong>it</strong>anti si salvassero nelle campagne, nelle isole del Po, e nei luoghi<br />

meglio nascosti del terr<strong>it</strong>orio, aquis et sylvis impervia, dando così v<strong>it</strong>a a molti casali e castelli, divenuti<br />

col tempo importanti, e denominandoli dalle acque e dalle selve. - Non è quindi fuori del possibile, che in<br />

quel tempo Busseto venisse in miglior modo ricostrutto e fortificato; forse in allora fu alzata una torre di<br />

vedetta, che si ricorda sorgesse su quel monticello a tre chilometri verso il Po, e che ora occupa la. Chiesa<br />

curata di Vidalenzo.<br />

Lo storico Paolo Diacono, discorrendo della spedizione di Re Liutprando a Ravenna contro il<br />

Greco imperatore Leone Isaurico; narra, che nel 728 s' impadronisse dei Castelli sull'Emilia Foronianum<br />

et Montem Bellium, Buxeta et Persiceta.... (11) – Contro l'opinione però di alcuni scr<strong>it</strong>tori, che r<strong>it</strong>ennero<br />

questa Buxeta il Busseto dello Stato Pallavicino, il canonico Gian Francesco Erri (12) dimostrò, che<br />

quella Buxeta aveva esist<strong>it</strong>o nelle vicinanze di Cento sua patria (13); il Muratori così pure la pensò, e<br />

negli Annali d' Italiaall' anno 728 parlando della conquista di Liutprando scrive: non doversi confondere<br />

quel Busso o Busseta col Busseto fra Parma e Piacenza vicino al Po, aggiungendo, noti essere credibile,<br />

che i Longobardi padroni delle c<strong>it</strong>tà circonvicine a Busseto avessero differ<strong>it</strong>o sino a questi tempi la<br />

conquista del luogo, e l'argomentazione del Muratori ci viene autorevole parola in appoggio dell'opinione,<br />

che Busseto dovesse esistere avanti a quest'epoca.<br />

Il Poggiali (14.) pretende, che il Contado dell'Accia (15) occupasse tutto il vasto terr<strong>it</strong>orio, che formò da<br />

poi lo Stato Pallavicino: tale opinione non è però divisa dallo storico Affò (16), il quale asserisce, che<br />

solo si estendeva lungo le rive dell'Arda intorno alla Corte Regia, detta da poi Castel Lauro o Cortemaggiore;<br />

ma se manchiamo di dati precisi per segnarne i confini, ne abbiamo anche di troppo per sapere,<br />

come si allargasse nel Piacentino e nel Parmigiano, e come Busseto facesse parte di quel Contado.<br />

L'Affò scrive (17), che pel cambiamento del d<strong>it</strong>tongo Au usato dagli antichi in 0 ed 0l, ne venisse<br />

Ocia ed Oleia, corretto ancora in Oza ed Olza; per cui S. Martino in Olza ed altri villaggi oggi ancora<br />

chiamati Olza dalle parti di Monticelli e di Fioreuzuola indicherebbero al nome dell'antica Aucia.


Dell' Aucia si trova cenno in moltissimi documenti dei secoli IX e X , fra questi in uno dell' 833 ,<br />

c<strong>it</strong>ato dal Tiraboschi (18), si legge questa firma : Signutn manus Gariperti de Aucia.<br />

Il Muratori, che spende pure qualche parola intorno all'Aucia,. la farebbe derivata da Aure, una<br />

c<strong>it</strong>tà distrutta, e che doveva. sorgere, ove al presente è Borgo San Donnino, asserzione tutta sua, priva<br />

d'ogni fondamento; lo stesso Muratori nella Dissertazione XXI, e nelle sue Antich<strong>it</strong>à Italiane del Medio<br />

Evo all’anno 870 parlando di un testamento di Garibaldo Vescovo di Bergamo, in cui fra le varie<br />

disposizioni è detto et omnes rcs ipsas zii fìnibus Auciensis, inst<strong>it</strong>ui nuove riderche sull'Aucia; da. prima<br />

opinò, che potesse trovarsi nel terr<strong>it</strong>orio di Lecco, dove l'Adda esce dal Lario (19), poscia tentò fissarne il<br />

s<strong>it</strong>o tra Brescia. e Bergamo nell'odierno Orsinovi, e finalmente la r<strong>it</strong>enne s<strong>it</strong>uata. nello Stato Pallavicino. -<br />

Sotto l'anno 876 riferì un diploma. di Lodovico Re di Germania, nel quale è fatta donazione ad<br />

Ermengarda sua nipote fra le altre terre di Curtem majorem inPlacentino com<strong>it</strong>atu et in Aucia.<br />

Rispetto poi al t<strong>it</strong>olo di Contado, che si attribuì all' Aucia , abbiamo nell' Affarosi (20) un<br />

documento del 972, in cui si legge la sottoscrizione di certo Dido, che si dice, de com<strong>it</strong>atu Auciensi.<br />

La prima memoria scr<strong>it</strong>ta, che mi fu dato rinvenire della 768 della nostra Busseto, sarebbe<br />

dell'anno 768, in una carta che tornerebbe di sommo interesse, se non fu del tutto fabbricata dal canonico<br />

Dragoni per un' inconcepibile passione di illustrare documenti di sua fattura, e di ingannare insieme intimi<br />

amici e cultori di storia. - Il prete Orso addetto al Presb<strong>it</strong>erio di Cremona, e come oggi si direbbe<br />

Canonico, ricco proprietario di beni s<strong>it</strong>uati nel Milanese, nel Cremonese e nell' Aucia legava con suo<br />

testamento del 3 luglio 768 l'erezione di una cappella al nome del Nostro Signore e di S. Michele<br />

Arcangelo, Oraculo (21) domini Auctoris et Sancti Michaelis Arcangeli, con un Ospizio pei pellegrini nel<br />

vico di' Busseto oltre il Po.<br />

In tempi antichissimi si trova cenno di ospizi pei poveri; è dovuto però al Cristianesimo la<br />

fondazione delle maggiori pie ist<strong>it</strong>uzioni, ed il Medio Evo può essere pure segnato, siccome l'evo degli<br />

Osp<strong>it</strong>ali, sia che questi servissero a ricovero degli ammalati poveri, che dei pellegrini, e perciò nelle<br />

vecchie carte vengono diversamente ricordati coi nomi di hosp<strong>it</strong>ali, xenodochii, peregrinaria, e tenuti<br />

sempre quasi luoghi sacri; i peregrinari poi servivano a stazione di riposo pei molti pellegrini, che<br />

movevano in vis<strong>it</strong>a dei Santuarii , specialmente di Italia (22).<br />

Il prete Orso in quel suo testamento avrebbe disposto, che il detto Ospizio dovesse alloggiare e nutrire i<br />

pellegrini, se sani però non oltre tre giorni, e nel caso non vi fossero pellegrini, si dovesse in ogni giorno<br />

festivo alimentare a sazietà, tredici poveri; della esecuzione di codeste pie ist<strong>it</strong>uzioni incaricava i suoi<br />

confratelli del Presb<strong>it</strong>erio di S. Maria di Cremona, ai quali affidava la sorveglianza e la nomina di<br />

persone, che per virtù fossero atte alla direzione di quel Peregrinario, legando per la conservazione, oltre<br />

ad altri suoi beni esistenti in Busseto, anche alcuni stabili posti in fundo de Brixianorio de Bux<strong>it</strong>o,<br />

l'odierno Bersano, ed in Castelvetro de transpadum (23).<br />

Il canonico Dragoni illustrando il prec<strong>it</strong>ato testamento del prete Orso ci fa sapere, che Busseto fu<br />

sede di un, arcidiacono minore, dal quale dipendevano i Vicari foranei, e preposto oltre Po al governo<br />

della Diocesi Cremonese (24), dal che si può inferire dell'importanza di Busseto anche in quei tempi<br />

antichi.<br />

Sal<strong>it</strong>o al trono Papa Adriano I (772), Desiderio Re dei Longobardi s'affrettò spedire al Pontefice<br />

taluni Messi, che, presentando la sua devozione, lo ricercassero della di lui amicizia; ma Adriano, che<br />

nessuna fede poneva in Desiderio, rimandò quei reali ambasciatori poco soddisfatti del santo colloquio, e<br />

fu in allora, che Desiderio a compiere le sue voglie si affrettò ad occupare altre c<strong>it</strong>tà, oltre quelle ch' ei<br />

teneva, e sulle quali la Santa Sede avanzava mondane pretese; per cui Adriano, sve late le secrete sue<br />

trame; chiamò in Italia i Franchi con Carlo Magno; e fu in quel tempo appunto, che molti Duchi e<br />

Signori, vassalli dello stesso Desiderio, congiurarono di impadronirsi del loro Re, e consegnarlo a quel di<br />

Francia, sperando onori dal nuovo conquistatore; dobbiamo alle ricerche del Torresini (25) per la storia di<br />

Cremona se ci è dato conoscere il nonne dei tre Duchi o Conti minori Mezzolombardo di Sabioneda,<br />

Uspinello di Ottoville, e Rolando di Busseto, che si opposero alla esecuzione di un atto cotanto sleale.<br />

Chi fosse questo conte Rolando di Busseto, degno di ricordo nei nostri annali per la nobiltà dell'<br />

animo suo, è difficile il dire; seguendo però lo stesso Dragoni si potrebbe pensare, che quel Rolando<br />

appartenesse alla fortissima ed antica prosapia dei Sommi, forse derivante esso pure dallo stip<strong>it</strong>e, da cui<br />

cui discesero gli Estensi; fondando tale opinione anche sui lati possessi, che in secoli avanti il mille i<br />

Sommi tenevano nel terr<strong>it</strong>orio Aucense, ove padroneggiavano diversi castelli , e che nel 1331 furono


invest<strong>it</strong>i del feudo imperiale diPieve Ottoville colle molte sue dipendenze. Che la famiglia Sommi possedesse<br />

alcuni castelli nell'Aucia, passati da poi nei Pallavicino. ce lo attesta ancora il Robolotti (26).<br />

Lo stesso Robolotti riferisce, che nelle carte Cremonesi del' 786 trovasi fatto cenno di Corte<br />

Busc<strong>it</strong>o de ultra Padum, siccome di un borgo ragguardevole, e nel cui terr<strong>it</strong>orio Cremona teneva dei<br />

possedimenti donati in buona parte dai Re Franchi.<br />

In un diploma di Carlo Magno dato di Ravenna nel maggio dell'8oi (27), col quale venivan<br />

accertati alcuni antichi privilegi alla Chiesa di Cremona, si enumera fra le altre chiese di sua giurisdizione<br />

quella di Busseto, Ecclesiam de Bux<strong>it</strong>o, e si fa cenno anche della Cappella di San Michele, che dovrebbe<br />

essere quell'Oratorio, che il prete Orso legava da costruirsi col suo testamento del 768, e così saremmo<br />

fatti sicuri, torno a ripetere se pure è sincero il documento, che veniva ademp<strong>it</strong>a la volontà del pio<br />

fondatore.<br />

Le manomissioni , alle quali andarono soggetti gli Archivi di Cremona in antico, ed ultimamente<br />

nel 1796, dispersero forse i documenti, che ci avrebbero notiziato dei primi tempi del nostro terr<strong>it</strong>orio,<br />

tanto è, che dai due soli documenti rifer<strong>it</strong>i agli anni 768 ed 8oi , conservatici dal canonico Dragoni che<br />

raccolse un Codice di Diplomi Cremonesi (28), avessimo ottenuta la certezza, che Busseto fioriva da oltre<br />

due secoli prima del mill, mentre se alcuni Cronisti Bussetani dissero dell’esistenza della loro patria<br />

avanti quell’epoca, però per la inscienza di documenti talvota procedettero incerti, tal’altra si<br />

contraddirono.<br />

(1) Le terreniare dell'Emilia, 'l'orino. 1862.<br />

(2) Storia di Piacen Via, vol. I, pag. 224.<br />

(3) Intorno all' antica Fidenza stampò due erud<strong>it</strong>e Dissertazioni cr<strong>it</strong>iche il canonico Pietro Seletti , alle quali si può ricorrere per<br />

maggiori cognizioni.<br />

(4) POGGIALI, Op. C<strong>it</strong>., VOI. 1, pag. 69.<br />

(5) PIETRO VITALI, Memorie Storiche di Busseto, ms., di cui una copia presso l'autore di queste Memorie. - ATTO<br />

VANNUCCI, Storia dell'Italia Antica VOI. IV, pag. 465.<br />

(6) HEGEL, Storia. della cost<strong>it</strong>u,ione dei Municipi <strong>it</strong>aliani, Milano, 1861.<br />

(7) Istorietia di Busseto, di un anonimo Cappuccino: frammenti manoscr<strong>it</strong>ti presso l'autore di queste Memorie.<br />

(8) Longena, canale tagliato da 1-f. Emilio Scauro nel trs avanti Cristo, origina dal monte Ranca e serpeggiando fra il<br />

Piacentino e il Parmigiano mette in Po, dopo aver ricevuto l'Arda, che discende dal monte Lama.<br />

(9) C. BALBO, Storia d'Italia sotto ai Barbari.<br />

(10) Istorietta di Busseto, ms. c<strong>it</strong>.<br />

(11) PAULUS DIACONUs, De Gest. Lan; lib. VI, C. 49. - ANASTASIO Bibliotecario in V<strong>it</strong>a Papae Gregorii Ili. - CORTO,<br />

Storia di Milano, parte I, cap. 3<br />

(12) G. T. ERRI, Dell'origine di Cento e sua pieve, pag. 45- - C. BALBO,<br />

Storia d'Italia sotto ai Barbari, pag. 387, edizione Le Monnier.<br />

(13) L'odierno BaZZano; TIRABOSCHI, DiZ. Top.<br />

(14) Storia di Piacenza, tomo III, pag. 263<br />

(15) Sino dai tempi di Cesare e di Augusto nella ist<strong>it</strong>uzione dei Benefici, concessi ai loro mil<strong>it</strong>i, si fece presentire la v<strong>it</strong>a del<br />

Feudalismo in Italia, che propriamente ebbe corpo dai Re Longobardi nella cost<strong>it</strong>uzione dei Ducati a gratificare la fedeltà ed il<br />

valore, donando le terre conquistate col riservo dell'alta signoria. - L'ordinamento del feudalismo data però da Carlo Magno, e<br />

con questo il feudatario divenne un usufruttuario perpetuo del feudo, riconoscente la sovran<strong>it</strong>à del Signore , che lo aveva<br />

invest<strong>it</strong>o ed al quale giurava fedeltà; è col dominio dei Franchi, che compaiono i Conti (Com<strong>it</strong>es) in luogo dei Duchi e dei<br />

Gastaldi Lombardi, e da quelli Contadi si dissero i terr<strong>it</strong>ori di loro giurisdizione.<br />

(16) Storia di Parma, vol. II, pag. 4.<br />

(17) Storia di Par+na, Vol. Il , pag. S. - POZZETTI, Elogio dell'.4ffó, pag. 59<br />

(18) Storia della Badia di Nonartola, tomo II , Pag. 48.<br />

(19) In varie carte Milanesi e Comasche ricordasi un (luci, che non è altro che Olci, bel paese sulla destra dell'Adda poco<br />

distante da Lecco. - Dozio. Notizie di Vfinercate e sua pieve, pag. 174.<br />

(20) Memorie storiche del Monastero di S. Prospero di Reggio, parte I, pag: 367<br />

(21) Oraculum vale per oratorio, casa di preghiera.<br />

(22) L'uso del Pellegrinaggio fu tenuto vivo da papa Bonifacio VIII colla<br />

(23) DRAGONI, Storia Ecclesiastica Cremonese dal 320 al 773 , pag. 436. - ROIIOLOTTI, Storia di Cremona nella Grande<br />

Illustrazione del Louibardo-Veneto. - Si veda il vol. III di queste Memorie. Documento I,,pag. 9.<br />

(24) OP. c<strong>it</strong>. pag. 437. 450<br />

(25) Ibidem pag. 46o.<br />

(26) Op. c<strong>it</strong>.. pag. 613<br />

(27) Si veda nel voi. III a pag. 14_il documento II: diploma sulla cui ver<strong>it</strong>à la cr<strong>it</strong>ica moderna metterebbe grave dubbio. - G<br />

PORRO LAMBERTENGHI a pag. 643 del Codex Diplvmaticus Longobardiae, nei Monunlenta Historiae Patriae, tomo XIII,<br />

ed il ROBOLOTTI, Repertorio Diplowatico Creulonese, voi. I, pag. 13 , Cremona, 1878.


(28) Diplomi, che oggi severamente studiati dal Wústenfeld, dal Porro, dal Robolotti non furono stimati tutti per fedeli; però<br />

dice quest'ultimo intorno al Dragoni, che è divenuto presso gli storici in troppa difdenZa e sospetto, da far temere un dotto<br />

inganno anche quando scriaé il vero, op. c<strong>it</strong>. pag. I21.


CAPITOLO II.<br />

I PALLAVICINO E BUSSETO SINO ALL'ANNO 1218.<br />

.. mancata ogni idea di nazione o di<br />

Stato, quella soltanto sopraviveva di un<br />

signore e d'una terra.<br />

C. CANTÙ. St. delli Italiani.<br />

Sul principio del 898 Adalberto marchese di Toscana, discendeva per la via del monte<br />

Bardone a Borgo San Donnino, e qui sulle rive dello Stirone sorpreso dall'Imperatore<br />

Lamberto veniva sconf<strong>it</strong>to e condotto prigioniero a Pavia (1); vuolsi, che il nominato<br />

marchese Adalberto tenesse ricchi possessi, ed estendesse i suoi acquisti dall'alto dei<br />

colli Parmigiani e Piacentini nella valle del Po.<br />

Al presentarsi di un <strong>primo</strong> agnato di quella nobile famiglia, da poi detta Pallavicino, e alla<br />

quale Busseto deve in grado speciale la sua importanza, è deb<strong>it</strong>o il ricercarne 1' origine, se non che<br />

tale confusione ci appare, cagionata dalle cronache e dagli scr<strong>it</strong>tori ciecamente seguaci, da rendere<br />

malagevole la scoperta del vero. I più vecchi cronisti di questo casato lo designano originario di<br />

Germania, dai marchesi di Baden, innalzati al marchesato da Ottone I Imperatore (2); altri nella vece<br />

vorrebbero, che fosse di nazione Longobarda, fondandosi sul fatto dell' aver sempre vissuto secondo<br />

la legge Longobarda, mentre se di Germania a questa legge si sarebbe attenuto (3).<br />

II Festasio scrive , che il <strong>primo</strong> di questa famiglia, disceso in Italia, fu un Adalberto, nato in<br />

Belgrado d' Ungheria, e nel1' occasione che Ottone il Grande mandava in Italia suo figlio Liutolfo<br />

contro il ribelle Berengario II (956), a quegli affidasse il comando della cavalleria; vorrebbe poi, che<br />

di r<strong>it</strong>orno Ottone in Germania, dopo essere di nuovo disceso in Italia per pacificarla dalle<br />

ag<strong>it</strong>azioni mosse da Berengario, e dopo essersi fatto coronare Imperatore (962), lasciasse Adalberto<br />

quale suo Vicario e Luogotenente Imperiale in Italia, e questi prediligendo il terr<strong>it</strong>orio della<br />

Cispadana Lombardia, quivi facesse acquisto dei castelli di Gusalecchio, Pellegrino e Val di Muzola,<br />

dimorando però ab<strong>it</strong>ualmente in Parma.<br />

Narrano pure i vecchi cronisti, che nel 966 Adalberto con molti Signori di Lombardia si<br />

portasse al confine per incontrare Ottone, un'altra volta calato in Italia ad ordinare le faccende di<br />

Lombardia e di Roma, e che all'amichevole secolui trattasse 1'Imperatore, tenendolo sempre a sè<br />

vicino; da questo f<strong>it</strong>to derivando il cognome di Palavicino (al palazzo vicino). Lodarono in<br />

Adalberto la clemenza per avere risparmiata Roma da un totale eccidio, quando per non essere stato<br />

eletto Leone VIII a successore di Giovanni XII se ne impadroniva in nome dell' Imperatore Ottone.<br />

Si afferma, intendo sempre da quei primi annalisti, che nel 972 fosse riconfermato<br />

Luogotenente in Lombardia, e col t<strong>it</strong>olo di Marchese ottenesse invest<strong>it</strong>ura de' suoi possessi anche pei<br />

discendenti; invest<strong>it</strong>ura che a lui sarebbe stata rinnovata nel 973 da Ottone II, pel quale fu<br />

Cap<strong>it</strong>ano nella guerra della Puglia, della Calabria, e nella conquista della Corsica (981), e che per<br />

tutti questi servigi 1'Imperatore lo chiamasse marchese Palavicino benemer<strong>it</strong>oe fedele dell' impero;<br />

infine raccontano che, r<strong>it</strong>iratosi a v<strong>it</strong>a privata, ab<strong>it</strong>asse per la maggior parte dell'anno in Busseto, qui<br />

edificando la Rocca, ristaurandone le mura, ingrandendo il cerchio dell' ab<strong>it</strong>ato, e che a suoi fedeli<br />

distribuisse dei terreni da dissodare dietro una certa misura di grani in segno di vassallaggio; così che<br />

a lui sia data la fondazione del Monastero della Colomba presso Fiorenzuola (1001), e da Ottone III<br />

essendo stato invest<strong>it</strong>o di Castel Leone (Castione) presso Borgo San Donnino qui fabbricasse un altro<br />

Monastero, nella cui Chiesa sarebbe poi stato seppell<strong>it</strong>o dopo la sua morte successa il 6 gennaio<br />

1007.<br />

Prendendo dai Cronisti quanto mi é sembrato possa reggere all'esame cr<strong>it</strong>ico della storia, e<br />

colla guida del prof. Pietro V<strong>it</strong>ali, che studiò sulle schede lasciate dal suo dottissimo gen<strong>it</strong>ore<br />

Buonafede, così dietro le ricerche del canonico Pietro Seletti, e del conte Pompeo L<strong>it</strong>ta nella


genealogia della Famiglia Pallavicino, passerò con migliore sicurezza alla narrazione dei <strong>primo</strong>rdii di<br />

questo illustre casato (4).<br />

Certo Oberto, della stirpe degli antichi Duchi e Marchesi di Toscana, ebbe da Berengario II<br />

re, d'Italia il governo della Marca Toscana (953) in luogo di Uberto il Salico, che ne era stato privato;<br />

venuta a lui pure la volta di dover perdere quel marchesato, si diede in allora a parteggiare per Ottone<br />

I di Germania che nel tempo della sua incoronazione in Roma, (962) lo investì del dominio del<br />

Marchesato di Toscana, di Milano, e vuolsi ancora di Genova.<br />

Di passaggio 1'Imperatore a Pavia, dopo la presa dell' isola di S. Giulio nel lago d' Orta,<br />

insigniva il marchese Oberto della carica di Conte del Palazzo (5), e questi lo accompagnava<br />

nelle Romagne, poscia in Lombardia, e negli anni 954, 967 lo si trova a dar sentenze in Lucca, in<br />

Pavia ed in Volterra (6).<br />

L'Affò pretenderebbe inoltre, che il liberalissimo Monarca donasse a questo Conte di Palazzo<br />

alcune Signorie in varie parti d'Italia, e particolarmente tra il Parmigiano e il Piacentino,<br />

la dove ora sorge Busseto mia diletta patria e dove scorgesi l' antica Soragna (7), e<br />

così e in quel tempo venisse a stabilirsi la famiglia, detta poscia Pallavicino, nel nostro terr<strong>it</strong>orio, tale<br />

opinione fu ripetuta dallo Scarabelli (8), ma tutto ciò riferiscono senza alcun documento, in ispecie<br />

ove riguarda Busseto, che siccome faceva parte dell'Ancia, vedremo fra poco a chi dovesse<br />

appartenere sino al 1027, no certo ad Oberto, nè a' suoi figli, mentre solo nel di lui pronipote venne<br />

in possesso.<br />

Il marchese Oberto mori circa il 973, e gli si assegnarono quattro figli Adalberto, Oberto,<br />

Oberto-Obizzo, ed Alberto. Gli scr<strong>it</strong>tori si accordano nel riputare Adalberto capo stip<strong>it</strong>e della<br />

famiglia Pallavicino; Oberto della Estense e dei Duchi di Brunsvic; Oberto-Obízzo secondo altri<br />

Alberto, dei Malaspina; ed Alberto, detto anche Anselmo, dei marchesi di Massa.<br />

Queste quattro famiglie, chiare nella storia d'Italia e discendenti da un solo ceppo,<br />

professarono legge Longobarda, come risulta da tutti i loro atti, e così resta confutata 1' asserzione<br />

di chi ce li vorrebbe derivati da Germania o dall'Ungheria, e che Adalberto fosse stato il <strong>primo</strong> a<br />

venire in Italia; mentre siamo fatti sicuri, che il nominato Oberto governava nel marchesato di<br />

Toscana avanti di parteggiare per Ottone I, e che discendeva esso pure dagli antichi Duchi di quella<br />

terra.<br />

L' aver vissuto secondo la legge Longobarda ci dà ragione della divisione dei possessi in parti<br />

uguali fra i maschi, spettando alle femmine per quella legge solo una congrua dote. Nell'atto<br />

divisionale dei quattro fratelli risulterebbe poi, che al ramo Estense fosse. stato assegnato Gavallo,<br />

oggi Polesine di Rovigo, agli altri tre rami i beni, che si stendevano da Massa lungo la riviera<br />

orientale del Genovesato, e lungo gli Appennini nei contadi di Tortona e di Piacenza; si vorrebbe di<br />

più che agli ascendenti dei Pallavicino toccassero i maggiori possessi nel Piacentino e nel<br />

Parmigiano, ove è certo, che tenevano estesi poderi. - I beni allodiali sembra pure venissero divisi in<br />

parti eguali fra loro, e da qui quella apparente confusione, che talvolta succede nella lettura delle<br />

invest<strong>it</strong>ure Imperiali e delle dotazioni di Monasteri, intorno alla denominazione di terre possedute<br />

nello stesso tempo in qualche porzione dalle diverse discendenze.<br />

Il nominato Adalberto, capostip<strong>it</strong>e del ramo Pallavicino, dopo la morte del padre fu<br />

Governatore della Marca di Toscana dal 975 al 996, ed in quest' ultimo anno lo si ricorda col t<strong>it</strong>olo di<br />

Marchese in un plac<strong>it</strong>o (9) convocato da Ottone III in Ravenna per accomodare una l<strong>it</strong>e dell' abate<br />

di S. Flora di Arezzo. - Nello stesso anno lo si trova in Soragna per dare esecuzione al testamento di<br />

suo figlio Oberto, morto in quel torno di tempo, che aveva legato ai Canonici di Parma una certa<br />

corte con cappella e beni posti nelle vicinanze del fiume Ta ro in luogo detto Tune (10). L'Affò però<br />

cadeva in errore, allorchè inferiva al solo appoggio della data del luogo, in cui fu rogato quell' atto ed<br />

un altro del 1012 (11), che Adalberto fosse stato Signore di Soragna; però se non teneva il governo<br />

di quel luogo, certo aveva ered<strong>it</strong>ato dal padre molti beni in queste parti, come avremo occasione di<br />

vedere. - La morte di Adalberto viene da alcuni fissata al 1002, da altri al 1007; costui ebbe a figli<br />

Oberto, premorto nel 996, e Berta, che aveva data in moglie a certo Lanfranco conte di Piacenza, e<br />

governatore di quella c<strong>it</strong>tà (12), figlio di Riniprando conte di Verona; a Lanfranco pare venisse<br />

concesso il contado dell'Aucia, risiedendo in Baselica-duce; di quel contado lo si trova in possesso<br />

nel 1012, e morì senza figli maschi sulla fine del 1026, o sul principio del 1027.


Di Adalberto II, figlio di Oberto, al dire di Pietro V<strong>it</strong>ali (13), sono due documenti del 1002 e<br />

del 1011 ne' quali si legge Adalbertus Marchio filius B. M. Adalberti qui fu<strong>it</strong> simil<strong>it</strong>er Marchio,<br />

documenti che il Muratori attribuisce con errore al <strong>primo</strong> Adalberto, i1 quale a quest' epoca doveva<br />

essere morto. - Adalberto II perdeva nel 1014 il governo tenuto da' suoi ascendenti nella Marca<br />

Toscana, e nipote, come sappiamo di Lanfranco conte di Piacenza e dell'Aucia per mezzo di Berta<br />

sorella di suo padre, alla morte di quello ottenne dall'Imperatore Corrado il Salico 1'invest<strong>it</strong>ura del<br />

governo di Piacenza, ove lo si trova nel luglio del 1027, e da quel tempo anche la signoria del<br />

Contado dell'Aucia sembra passasse in questa famiglia: non si può però accertare se per ered<strong>it</strong>à dello<br />

zio Lanfranco, se in compenso della perduta To scana, se per invest<strong>it</strong>ura di Imperatori, che nel<br />

conferimento dei feudi miravano a domare i Municipi, e a compensare i loro fedeli. Il Contado<br />

dell'Aucia. con Busseto solo in questo tempo e non prima, come pretesero alcuni cronisti, venne in<br />

potere di quel nobile Casato, e cogli anni allargatosi ne' suoi confini mutò t<strong>it</strong>olo e nome, prendendo<br />

quello di Marca Pallavicino.<br />

Il Festasio, 1'Angeli ed altri diedero vanto della ampliazione, riedificazione delle mura, e<br />

costruzione della Rocca di Busseto ad Adalberto l, che essi confusero col secondo, di cui sto dicendo,<br />

e se i loro racconti possono avere alcun che di attendibile, siccome appoggiati alla tradizione e a<br />

vecchie leggende di famiglia, in questo caso il mer<strong>it</strong>o di quelle opere sarebbe di Adalberto II conte di<br />

Piacenza e marchese dell'Aucia, essendo stato questo il <strong>primo</strong> che signoreggiò in Busseto, e avrà<br />

quindi sent<strong>it</strong>o il bisogno di meglio fortificare quel luogo, che stava per divenire la cap<strong>it</strong>ale del nuovo<br />

suo Stato.<br />

Verso il mille una spaventosa credenza, giuoco di astuti, era invalsa nell' universale, che cioè quel<br />

secolo sarebbe stato l'ultimo del mondo, per cui a calmare l'ira di Dio e a guadagnarsi il paradiso s'<br />

affaticavano i credenti nell' erigere chiese, conventi, o nel portare a questi i loro donativi, ed è forse<br />

sotto quella volgare opinione, che Adalberto e sua moglie Adelaide, figlia del conte Bosone (credesi<br />

dei conti di Sabbioneta), eressero nel 1033 la Chiesa di S. Maria in Castione a metà via fra Busseto e<br />

Borgo San Donnino (14), e la dotarono riccamente della Corte e Castello di quel luogo, dei fondi in<br />

Castione, in Pradella, in Costamezzana, Gavazolo, Silva e Villicallo; della Cappella di S. Dalmazio<br />

con tre jugeri di terra in Castione, giusta misura dell' area del Castello, sul quale fu costrutto il<br />

Monastero; di trenta jugeri di vigne e campi incolti, dugento jugeri di terra arabili e prati spettanti<br />

alla detta Cappella di S. Dalmazio e cento di selve e zerbi; similmente la donavano della Chiesa di S.<br />

Maria colle case e fondi in Marcaria, Casalego, Bonefasio, Tartaro; della decima sulle terre di loro<br />

ragione, in Pavia, Milano, Tortona, Piacenza, Luni e Genova, e in quel di Como, di Bergamo, di<br />

Brescia, di Verona, di Acqui, di Alba, di Parma, di Reggio, di Modena, di Pisa, di Volterra (15).<br />

Come Badia ebbe dei privilegi da papa Leone IX nel 1049, da Innocenzo nel 1143, da Lucio nel 1144<br />

(16); fu destinata originariamente ai Benedettini, e nel quattrocento data in commenda a Daniele<br />

Birago, nobile Milanese, che praticati dei ristauri vi chiamò nel 1487 i monaci Olivetani (17). - Ma se<br />

Adalberto II è tenuto da molti scr<strong>it</strong>tori antichi e moderni per il fondatore, non mancarono però altri, e<br />

fra questi il Muratori nelle Antichítà Estensi, di darne il vanto ad un Adalberto figlio di Oberto<br />

progen<strong>it</strong>ore dei Duchi supponibile, anche per la ragione che certo pensare di fabbricare e dotare nello<br />

Stato di un altro Signore.<br />

Adalberto morendo nel 1034 dispose per essere seppell<strong>it</strong>o in quella Chiesa, ove, a segnarne la<br />

memoria veniva posta una pietra, che ancora vi si legge, coll'iscrizione seguente ornata dello stemma<br />

Pallavicino; dall'Affò venne però con ragione giudicata opera di epoca posteriore e propriamente del<br />

secolo XVI<br />

HECTOREOS CINERES ET ACHIL<br />

LIS BUSTA SUPERI CESAREMQ.<br />

CAPUT PARIO HOC SUB MAR<br />

MORE TECTUM CREDERE NEU<br />

DUBITES PIETATE ADALBERTUS<br />

ET ARMIS INCLITUS AUSONIAE<br />

QUONDAM SPES FIDA CARINAE<br />

QUO DUCE ROMULEIS CYRNUS<br />

SUBIECTA TRIUMPHIS BARBARA<br />

GENS ITALEQ. PROCUL DISPELLI<br />

TUR URBE MARCHIO DUX LA


TII SACER AEDIS CONDITOR HU<br />

JUS HAC TUMULATUR HUMO<br />

MELIOR PARS AETHERAE GAUDET<br />

OBIIT ANNO SALUTIS MXXX<br />

IIII DIE VI JANUARII (18)<br />

Figlio di Adalberto II fu un Alberto (19), che generò Oberto, il quale dal L<strong>it</strong>ta (20) è però<br />

designato figlio ad Adalberto II, essendo per lui molto dubbio, che Alberto abbia vissuto; Oberto lo si<br />

vuole padrone nell'Aucia e Conte di Piacenza nel 106l, e governatore ancora della Marca di Genova;<br />

ne' suoi atti si int<strong>it</strong>olava: Nos Oberlus Dei uralia (21) iuel<strong>it</strong>us Marchio, et filius quondain Alberti<br />

sianil<strong>it</strong>er Marchio.<br />

Le due potestà, quella del Papa e quella dell' Impero, 1' una contro 1' altra lottavano per<br />

dominarsi, e gli Italiani si trovavano nella funesta posizione di prendere le parti ora dell'uno ora<br />

dell'altro, e per essi di venire in guerra fra loro. - Arrigo IV sfrenato ad ogni prepotenza e libidine<br />

saliva il trono nel 1065, e poco dopo si copriva della tiara Ildebrando il grande riformatore del<br />

sacerdozio (1073). - Gregorio VII si credette in dir<strong>it</strong>to di c<strong>it</strong>are l'Imperatore a Roma per dare<br />

ragione delle sue nefande azioni, ed Arrigo rispondeva col deporre il Pontefice nella Dieta di Worms<br />

(1076); ma Gregorio non gliela faceva a meno, scomunicava Arrigo, tutti i suoi partigiani, e<br />

scioglieva dal giuramento di fedeltà i suoi sudd<strong>it</strong>i. - L'Imperatore però non tardò molto a riconciliarsi<br />

col Pontefice, umiliandosi a' suoi piedi nel Castello di Canossa (1077); se non che di r<strong>it</strong>orno<br />

in Germania, trovava un compet<strong>it</strong>ore al trono in Rodolfo di Svevia, che era stato riconosciuto<br />

dallo stesso Pontefice; in allora egli si ribellò di nuovo, bandì decaduto Gregorio VII, e vi antepose<br />

Giberto da Parma, arcivescovo di Ravenna, uno fra i più accan<strong>it</strong>i avversari di Gregorio, e da questi<br />

già scomunicato. - L' Italia si divise in due part<strong>it</strong>i: Oberto pe' suoi interessi parteggiò per Arrigo, e<br />

nel Io8o lo si ha cap<strong>it</strong>ano degli eresiarchi Parmigiani in appoggio dell'antipapa Giberto (22), come<br />

tale è da Do mizone (23) in questo modo designato: Principe sutb celso prudenti prorsus Oberto.<br />

Arrigo, tre anni (1037) dopo di essere stato coronato in Roma dall'Antipapa, dovette r<strong>it</strong>irarsi per<br />

timore di Roberto Guiscardo, potente Duca della Puglia, che contro lui s'avanzava, e passando da<br />

V<strong>it</strong>erbo, vuolsi che nel 29 aprile rilasciasse una invest<strong>it</strong>ura ad Oberto in benemerenza dell'opera<br />

sua; invest<strong>it</strong>ura, di cui il Festasio ci assicura di averne letti dei frammenti, e il canonico Seletti in<br />

una sua nota a questo punto del Cronista opina, che siano gli stessi frammenti pubblicati dal<br />

Muratori e dal Poggiali sotto 1' anno 1162.<br />

Intanto il marchese Oberto un<strong>it</strong>o ai Vescovi di Parma e di Reggio con un forte eserc<strong>it</strong>o<br />

assaliva il campo della Contessa Matilde, 1' eroina del papato (24), ed il 2 luglio di quell'anno<br />

datasi alla Sorbara sanguinosa battaglia vinsero quei di Matilde, cadendo lo stesso Oberto fer<strong>it</strong>o.<br />

Dopo un tal fatto nulla più si racconta di lui, sebbene con qualche prestigio di argomento alcuni<br />

scr<strong>it</strong>tori, ed il L<strong>it</strong>ta fra questi, continuino la storia di Oberto in un altro Oberto, che fu suo figlio,<br />

e del quale passerò in breve a dire.<br />

Arrivati al dodicesimo secolo dobbiamo avvertire al consolidarsi in Italia della<br />

cost<strong>it</strong>uzione pol<strong>it</strong>ica dei Comuni, la quale, se può datare in parte dall'età Romana, non prese<br />

forma che nei secoli delle settentrionali invasioni, e specialmente ai tempi degli Ottoni, e delle<br />

questioni fra il Papato e 1' Impero, contese che pur giovarono alle popolazioni delle c<strong>it</strong>tà e<br />

borgate per cost<strong>it</strong>uirsi a governo indipendente. --- Ma, se questo reggimento pol<strong>it</strong>ico di una certa<br />

quale libertà potè procacciare ai Municipi Italiani ricchezza e potenza e gloria, però lo spir<strong>it</strong>o dei<br />

tempi, le gelosie, la brama della conquista pervertirono il pol<strong>it</strong>ico loro indirizzo, susc<strong>it</strong>arono<br />

continue guerre, furono causa di distruzioni, di eccidi , e resi deboli li condusse in non lontano<br />

tempo alla serv<strong>it</strong>ù (25).<br />

Cremona, dopo Milano e Pavia il più potente dei Comuni Lombardi, tentava ingrandirsi<br />

alle spese di Crema, e questa si affidava alla protezione di Milano, donde derivarono le Sanguinose<br />

battaglie, che fra Milano e Cremona colle loro alleate si combatterono dal principio del<br />

secolo; ma lim<strong>it</strong>ando il mio dire a quanto importa le nostre ricerche, ricorderò come al1' anno<br />

1110 lo storico milanese (26) racconta, che nel 18 giugno si venisse a battaglia fra i<br />

Milanesi e i Cremonesi, e nella quale questi restarono vinti apud Brixanorii campum, menandone<br />

gran festa i Milanesi per cotale v<strong>it</strong>toria; il campo di cui è detto, noti è altro che il nostro Brezano<br />

o Bersano sulla sinistra dell’Ongina a circa due chilometri da Busseto; il Fiamma confuse questa


attaglia con quella che sostennero i Cremonesi coi Pavesi sull' Olio, attribuendola ancora ai Bresciani,<br />

tratto in errore dalla voce Brixanorii, usata dallo storico Landolfo.<br />

Le memorie, che vo pubblicando, essendo coordinate a forma dl annali, così a questo<br />

punto ci conviene tener nota, qualmente sul principio del secolo venisse fondata in Busseto una<br />

Chiesa, dedicata a San Nicolò, che forse era la parrocchiale prima dell' erezione di quella di San<br />

Bartolomeo, e che poscia fu una delle 24 chiese sottoposte alla giurisdizione della Collegiata<br />

(27).<br />

Riprendendo il racconto di quei Signori, la cui storia appartiene a Busseto, dirò di Oberto,<br />

figlio di quel Oberto dal quale ci separammo al 1037, che vuolsi portasse il reale vessillo di<br />

Enrico IV all'assedio di Canossa (1082); il Festasio gli dà vanto del sacco di Rimini (1081), come<br />

dell'assedio e della presa di Roma nel 1084, e che in benemerenza de' suoi servigi ottenesse da Enrico<br />

la invest<strong>it</strong>ura di tutti i possessi, riconcessi da poi ad Uberto II per infeudazione di Federico II.<br />

Successo nell'Impero Enrico V (1107), Oberto fu ad incontrarlo alloraquando scese in Italia<br />

(1110) per farsi incoronare, ottenendo da lui la rinnovazione delle invest<strong>it</strong>ure. - Morta la contessa<br />

Matilde (24 luglio 1115), ultimi dei potenti marchesi di Toscana, glorificata per la sant<strong>it</strong>à delle sue<br />

opere cattoliche, e causa, pe' suoi lasc<strong>it</strong>i alla Chiesa, di gravissime dispute coll'Impero, che a sè<br />

pretendeva devoluti i feudi della stessa, Arrigo V scendeva una seconda volta in Italia (1116)<br />

insieme con sua moglie, che pur si chiamava Matilde, figlia del Re d' Inghilterra, ed Oberto fu dei<br />

primi del corteggio, anzi è detto che 1'Imperatore mentre trattava col Pontefice per definire le<br />

loro contese, ab<strong>it</strong>asse in certe terre poco lontane dal Po (28) attendendo alle cure del Regno, e da<br />

taluno si pretese, che fosse nello Stato del marchese Pelavicino.<br />

Oberto coll'aggiunto di Pelavisinus lo si trova indicato per la prima volta nel plac<strong>it</strong>o tenuto<br />

dall'Imperatore in Reggio intorno alla Corte di Marzaglia, e col t<strong>it</strong>olo di Obertus Marchio<br />

Pelavisinus in una invest<strong>it</strong>ura di una pezza di terra oltre il Po fatta dai Delegati della c<strong>it</strong>tà di<br />

Cremona il 1° agosto 1120 (29), e in tal modo si firmava alla pace di Lucca nel 18 ottobre 1124,<br />

conchiusa fra Oberto ed i marchesi Malaspina, Guglielmo Francesco ed Andrea vescovo di Luni; sul<br />

qual atto si sono fondati gli storici, che derivarono da un solo ceppo le tre famiglie Pallavicino,<br />

Malaspina e D'Este. – Oberto per spir<strong>it</strong>o pronto a guerra, e bramoso di signoria, secondo l'uso del<br />

tempo pensando di arricchirsi colle spoglia dei vicini, aveva estesi i confini della Marca oltre 1'Aucia,<br />

e da queste conquiste venne al certo la denominazione di Pelavicino, che i discendenti modificarono<br />

in Pillavicino, e Pallavicino, da alcuni benignamente interpretato nel vicino al palazzo. E con questo<br />

Oberto si può fissare il tempo, in cui gli oriundi dai Marchesi di Toscana presero posto nella<br />

Storia col cognome (30) di Pallavicino, dando così al loro feudo il t<strong>it</strong>olo di Marca o Stato<br />

Pallavicino.<br />

Nel 1 122 Oberto si sottosegnava Comes Palatinus, per cui oltre di essere stato Cap<strong>it</strong>ano<br />

Imperiale fu Conte di Palazzo e circa questo tempo aveva ingrand<strong>it</strong>a la sua Marca, non è detto per<br />

quali convenzioni, delle Corti di Soragna, di Borgo San Donnino, della Parola e di altri circondari<br />

spettanti a Folco d'Este, che insieme ad Ugo suo fratello ne erano stati invest<strong>it</strong>i da Re Arrigo nel 10 77.<br />

Pietro V<strong>it</strong>ali nel suo manoscr<strong>it</strong>to colla scorta di un antico autore scrive, che nel 1117 era<br />

Vescovo di Cremona un Ugo di Busseto; ma egli stesso non lo dà per certo, e noi non 1o dobbiamo<br />

ammettere dopo i tanti erud<strong>it</strong>i lavori intorno alla storia della Chiesa di Cremona, che di Noceto e<br />

non di Busseto affermano quel Vescovo.<br />

Parimenti penso, che non ispetti al nostro Busseto 1' illustre personaggio Alberto da<br />

Busseto, così ricordato dal Giulini (31) in una questione di dir<strong>it</strong>to del Vescovo di Lodi sui monasteri<br />

di Precipiano e Savinione contro il Vescovo di Tortona, pendente nel 1125 avanti al Tribunale di<br />

Olrico Arcivescbvo di Milano, bensì appartenga ad un villaggio detto Busseto, s<strong>it</strong>uato nelle vicinanze<br />

di Novi, venendo in tale opinione dai fatti della testimonianza stessa del detto Alberto, che era<br />

chiamato a deporre sull' esercizio della potestà del Vescovo di Lodi in quel terr<strong>it</strong>orio.<br />

Del 1129 è la più antica memoria intorno al Monastero dei Santi Giov. Battista e Giov.<br />

Evangelista, eretto fuori delle mura di Borgo San Donnino, che, se non fondato, fu largamente dotato<br />

dal Pelavicino per far contenta sua figlia Martina, che di quel chiostro era Badessa, e nel novero di<br />

queste é segnata la prima.


Quei di Cremona si erano alleati col Comune di Piacenza (32), di Pavia e Novara nell' intento<br />

di poter battere i Milanesi, i quali, oltre parteggiare per l'Antipapa Anacleto e pel Re Corrado ,<br />

avevano prestato soccorso ai Cremaschi, ribellatisi allora dal dominio di Cremona, e mentre i<br />

Cremonesi traghettavano il Po (ottobre 11130) per recarsi a Busseto, onde inaridire da qui i rinforzi<br />

a Piacenza contro i Milanesi, sorpresi dalla furia del vento, la maggior parte affogavano in quelle<br />

acque, così è scr<strong>it</strong>to nella Cronichetta di Cremona....... et eodem anno Cremonenses iverunt<br />

Bussetum, et magna pars eorunt perierunt in Pado (33). Da questo fatto il geografo cav. Antonio<br />

L<strong>it</strong>ta venne nell' opinione, che il Po dovesse passare vicino a Busseto (34); mentre nè in allora, nè da<br />

poi quel fiume vi scorse appresso.<br />

Si deve all'opera del Borgognone Bernardo annoverato fra i Santi, se per qualche tempo<br />

ebbero pace le Repubbliche Italiane, parteggianti per Innocenzo o per l'Antipapa Anacleto Il, pel Re<br />

Corrado o per Lottario, o combattenti fra loro per le più futili pretese. Seppe Bernardo soffocare lo<br />

scisma col far riconoscere a Pontefice Innocenzo II, ed in tale venerazione era sal<strong>it</strong>o presso i popoli<br />

d'Europa per la sua sant<strong>it</strong>à e sapienza, che da tutte parti gli si donavano terre per erigere Chiostri<br />

all'Ordine da lui fondato dei Cisterciensi; benemer<strong>it</strong>i religiosi che non furono ded<strong>it</strong>i a solo<br />

contemplare la felic<strong>it</strong>à di una v<strong>it</strong>a futura, ma promossero l'agricoltura e i buoni studi. Dopo Milano<br />

vengono primi i Piacentini, che nel 1136 donarono a Bernardo uno spazio di terreno tra Fiorenzuola e<br />

Busseto in luogo detto Carretto o Cerreto, nel distretto di Basilica-Duce, per l'erezione di un<br />

Chiostro, al quale più d' ogni altro concorse nel dotarlo Oberto Pelavicino con sua moglie, co' suoi<br />

figli in redenzione dei peccati, che col suo nome confessava, e così vi concorse il marchese Corrado<br />

Cavalcabò (35). - Dedicato a Maria si disse della Colomba, per quanto narra una pia tradizione, che<br />

una bianca colomba segnasse sul terreno la pianta del Santuario col mezzo di piccoli pezzi di legno,<br />

che vi accomodò (36).<br />

Oberto, vivente ancora, volle nel 1143 dividere e consegnare a' suoi figli porzione dei vasti<br />

domini che teneva fra Parma e Piacenza: a Guglielmo concedeva i beni nel contado di Piacenza da<br />

Crotta in giù - a Crotta in joso -; a Delfino dava il governo de' suoi possessi oltre il Taro; quanto poi<br />

distribuisse a Tancredi, ad Alberto il Greco, a Borgognone non risulta dai documenti, e pare che<br />

premorissero al padre.<br />

La pace procurata da Bernardo fu di breve durata; ché, risorte le gelosie municipali, ne<br />

vennero altre miserande guerre fra Comune e Comune, fra Signore e Signore, portando eziandio il<br />

guasto nelle stesse famiglie, del che se ne ha sanguinosa prova nella casa dei Marchesi Pallavicino. -<br />

Delfino, irrequieto e d' animo triste, fieramente si mise ad osteggiare il fratello Tancredi, e, per<br />

riescire nel pravo intento d'impossessarsi di tutti i feudi paterni nel Parmigiano, si associò agli uomini<br />

di Bargone e di Borgo San Donnino, assalì il fratello, e di propria mano lo ferì a morte.<br />

Il vecchio Oberto pensò in allora proteggersi da tanto scellerato col donare al Comune di<br />

Piacenza le terre, delle quali era stato spogliato dal figlio, per riceverle poscia dallo stesso Comune a<br />

snodo d'invest<strong>it</strong>ura. Così il 5 agosto 1145 (37) nella chiesa di San Savino vicino a Piacenza i Consoli<br />

del Comune colle formal<strong>it</strong>à delle invest<strong>it</strong>ure presentavano al Pelavicino il destriero e il gonfalone, ed<br />

egli giurava fedeltà, mentre i Consoli gli promettevano, che lo avrebbero difeso, e riconquistando<br />

Soragna vi avrebbero innalzata la torre dodici punti sopra il luogo. - Le terre date in feudo erano<br />

Soragna, Polesine, San Michele, Parola, Casalbarbato, Borgo San Donnino, Medesano, Banzola,<br />

Montemmolo, Grecio, le Corticelle (Parmigiane) colle loro pertinenze; ed Oberto si obbligava per le<br />

dette Corti, escluse fontanabroccola e Fontanellato, qual vassallo di Piacenza a prestare le forze sue a<br />

quel Comune nella eventual<strong>it</strong>à di una guerra coi Parmigiani e col Cremonesi.<br />

Ma il comune di Parma non sentendosi da permettere, che terre nella s<strong>it</strong>a Diocesi potessero<br />

spettare per diretto dominio al Comune di Piacenza, chiamati a sé quei di Cremona ed il marchese<br />

Delfino si ordinavano per intraprendere una nuovacampagna, quando venne a morire il marchese<br />

Oberto (1148). Il suo cadavere fu seppell<strong>it</strong>o sotto il pronao della Chiesa di Santa Diaria della<br />

Colomba, da esso donata con tanta munificenza (38).<br />

Successo nei dir<strong>it</strong>ti di Oberto il figlio Guglielino, questi un<strong>it</strong>o ai Piacentini ai marchesi<br />

Malaspina ed a certo Confaloniero, attaccò battaglia, nel dicembre di quell' anno (1148); ebbe però<br />

la peggio colla perd<strong>it</strong>a di moltissimi uomini (39). Nell' anno seguente i Piacentini r<strong>it</strong>entarono la<br />

prova; cinto d'assedio il forte Castello di Tabiano, nel quale stava rinchiuso il marchese Delfino, ne


pensavano la conquista, ma rinnovatasi fiera battaglia nel mese di giugno, altra sconf<strong>it</strong>ta toccò<br />

all'eserc<strong>it</strong>o assal<strong>it</strong>ore; e fu in allora, che le vicine c<strong>it</strong>tà s'interposero per convenire una pace, in forza<br />

della quale i Piacentini, Guglielmo Pelavicino, ed i loro alleati dovevano rinunciare ad ogni pretesa<br />

sopra i beni di Oberto, donati a quel Comune e ricevuti per invest<strong>it</strong>ura, rispettare con Duro i c<strong>it</strong>tadini<br />

di Parma, di Cremona, ed anzi prestare le loro milizie in caso di guerra; alla sua volta da Delfino si<br />

prometteva di rest<strong>it</strong>uire i prigionieri e di disfare le mura di Borgo San Donnino (40); ma non era<br />

ancor firmata quella pace, che si tornava alle ostil<strong>it</strong>à, e si faceva più cruda e riprovevole una guerra<br />

doppiamente fraterna.<br />

Nel 1150 1'eserc<strong>it</strong>o degli alleati di Piacenza rinnovava 1' attacco al Castello di Tabiano, che<br />

dopo tanti sforzi caduto in suo potere metteva a sacco ed a ruina; vinc<strong>it</strong>ori si diedero poscia a soffiare<br />

inimicizie fra Parma e Reggio, e colle stesse arti tratti a loro gli ab<strong>it</strong>anti di Borgo San Donnino,<br />

spianarono il Castello di Medesano; finché quei di Parma, nel settembre del 1152, fatti padroni di<br />

Borgo, lo davano ferocemente alle fiamme, traendo loro incatenati gli ab<strong>it</strong>anti; ma, se gli alleati<br />

perdevano Borgo, sapevano acquistarsi in cambio 1'amicizia di Cremona.<br />

Mentre fra i tradimenti, le devastazioni, gli incendi e le battaglie si consumavano gli anni nella<br />

valle Cispadana, saliva al trono di Germania Federico I di Svevia, conosciuto volgarmente sotto il<br />

nome di Barbarossa, che col pretesto di r<strong>it</strong>ornare la pace all' Italia, chiamatovi ancora da Italiani<br />

vinti da altri Italiani, scendeva, e là, nei celebrati campi di Roncaglia (41), tra la Nure, il Po e<br />

Piacenza, nel novembre del 1154 vi raccoglieva una Dieta di tutti i Vescovi, Baroni, Consoli di C<strong>it</strong>tà,<br />

e in quel consesso Federico, affermando 1'onnipotenza dell' imperatore sull'Italia, fe' mostra di<br />

acquietare le ire fra Milano e le vicine c<strong>it</strong>tà, così tra Piacenza, Cremona, Parma, Reggio, le quali<br />

ultime vuolsi infatti si riconciliassero; e in quanto non giovarono i patti di Roncaglia, convennero poi<br />

tra loro amichevolmente anco i due fratelli Pallavicino colla rest<strong>it</strong>uzione a Delfino del castello di<br />

Tabiano.<br />

Questo antico Castello, del quale oggi ancora si vedono gli avanzi, ergeva le sue torri sopra<br />

amena collina a cinque chilo metri da Borgo San Donnino. - Alla morte di Demo, figlio del Delfino di<br />

cui si disse, avvenuta circa il 1180, passò per suo testamento nei Canonici di Parma (42), che lo<br />

concessero da poi in feudo alla famiglia Cornazzano, e da questa r<strong>it</strong>ornò nella Casa Pallavicino, come<br />

a suo tempo avrò da ricordare (43).<br />

Guglielmo deve essere morto prima del 1162, e lasciò un figlio per nome Oberto (44), avuto<br />

da sua moglie Claramunda di Oberto Della Porta dì Piacenza. - Questo Oberto fedelmente segui il<br />

vessillo di Federico I anche nelle battaglie contro la sua patria, facendosi in tal modo complice degli<br />

incendi e carneficine di Tortona, di Spoleto, di Crema e di tanti altri s<strong>it</strong>i, oltre di Milano, che<br />

adeguata al suolo nel marzo 1162, risorse più viva, quando gli Italiani, scontate le loro colpe,<br />

giurarono in Pontida (1166), e<br />

. . concordi, serrati a una lega<br />

seppero a Legnano (29 maggio 1176) sbaragliare l’eserc<strong>it</strong>o Tedesco, in modo che Federico a stento<br />

potè scampare la v<strong>it</strong>a. - Età memorabile nella storia d'Italia per pol<strong>it</strong>ica virtù e mil<strong>it</strong>are valore.<br />

Nel 1162, secondo il Muratori ed il Poggiali, ma con migliori argomenti esposti dall'Affò nel<br />

1182, Oberto otteneva dallo stesso Imperatore amplissima invest<strong>it</strong>ura di tutti i beni che già possedeva<br />

nella Diocesi di Parma, Piacenza, Cremona, Volterra, e ricordando qui di segu<strong>it</strong>o i luoghi, che si<br />

nominano in quel Diploma, vedremo a quanto s' allargasse la Marca Pallavicino. Si deve però<br />

avvertire, che non tutte le terre indicate nelle invest<strong>it</strong>ure stavano poi nel reale possesso dell' infeudato,<br />

come ne abbiamo esempio per Borgo San Donnino e per Tabiano. Ora dirò di quanto Oberto<br />

fu invest<strong>it</strong>o.<br />

Nella Diocesi di Volterra, Ripa Marrano, Brinigeria, Agetnua, Monte Volterrano, possessi, che nel<br />

secolo veniente perdette; Busseto colla villa di Roncole, Borgo San Donnino, Solignano, Monte<br />

Pallerio, Serravalle, Pietra Mogolana, Tabiano, Bargone, la Parola, Soragna, Samboseto, Costa<br />

Mezzana, col castello della medesima villa, Cella Miano, Medesano, Miseto, Rivo sanguinaro,<br />

Rezinaldo, Corte Redalda, Castiglione dei Marchesi, Varano dei Melegari, Castel Guelfo,<br />

Bianconese, Gallinella,'Formigosa, le Corticelle, Specchio, Gusalecchio, Landesio colle ville di


Val. Muzzola, la Pieve di Gusalecchio, Mergiano, Castel Asmo, Cassina, Branciano, Castolio,<br />

Castano, Corte Maggiore, Castel Arda, Zibello, Villa S. Croce, Ragazzola, Lagoscuro, Polesine<br />

dei Manfredi, Polesine di S. V<strong>it</strong>o, con tutte le loro pertinenze (I).<br />

Va osservato in questo frammento di invest<strong>it</strong>ura l'indicazione del Castello di Busseto avanti<br />

tutti gli altri luoghi, uso poi sempre mantenuto nelle altre invest<strong>it</strong>ure, senza riguardo all'ordine della<br />

Diocesi; così che dopo essersi detto Busseto nella Diocesi di Cremona, si passava a dire dei castelli in<br />

quella di Parma, di Piacenza, per poi r<strong>it</strong>ornare a quelli di Cremona; e tale preminenza non fu certo il<br />

caso, senza previsione, essendo stata costantemente osservata; mentre la ragione stava nella<br />

importanza di Busseto qual forte castello e domicilio ordinario dei Pallavicino, che lo fece stimare<br />

insino dai tempi delle prime invest<strong>it</strong>ure a cap<strong>it</strong>ale delle terre infeudate.<br />

Colla pace di Costanza firmata nel 25 giugno 1183 la Lombardia, ed anzi 1'Italia tutta<br />

otteneva la sanzione delle proprie libertà municipali.<br />

Correndo 1'agosto del 1184 si trova Oberto in Piacenza qual testimonio al giuramento di<br />

fedeltà prestato dai fratelli Ena ai Consoli di quella Repubblica davanti alla Chiesa di San Giorgio di<br />

Borgo Val di Taro (46).<br />

Nel 1188 o nel 1189 Oberto fu Podestà di Parma, secondo il dire di quasi tutti gli storici di<br />

questa c<strong>it</strong>tà, all'infuori dell'Affò (47), che non è persuaso, qualmente un alleato di Piacenza, rivaleggiante<br />

in que' tempi con Parma, vi fosse chiamato a Podestà; ma dimenticava 1'Affò, che Parma,<br />

sebbene di mala voglia, aveva dovuto in allora accettare la pace chiesta da tutte le c<strong>it</strong>tà della Lega; ed<br />

il ricevere Oberto in Podestà potrebbe anzi essere stato il pegno di quella pace. In propos<strong>it</strong>o 1'Affó<br />

ricorda di aver letto in antiche carte che Oberto si chiamasse talvolta Obertus Pelavicinus, tal'altra<br />

solo Marchio Pelavicinus.<br />

Fu nel 1195, al pericolo ognora crescente di vedersi nuovamente soggiogati dalla tirannide<br />

Sveva con Enrico VI, il quale dal Reame di Napoli mostrava la voglia di estendere il suo mil<strong>it</strong>are<br />

governo sopra tutta l'Italia, che le c<strong>it</strong>tà lombarde si decisero di rinnovare in Borgo San Donnino<br />

quella Lega, che aveva già salvato Italia dal giogo straniero. Infatti i rappresentanti di Milano,<br />

Brescia, Crema, Verona, Mantova, Modena, Faenza, Bologna, Reggio, Padova, Piacenza, Gravedona<br />

ivi si riunirono nel 30 giugno, e ripeterono il giuro di Pontida.<br />

Parma si era tenuta fuori da quella Lega, e non ha molto per il castello di Specchio, poi di<br />

nuovo per Bargone e San Donnino, si metteva in armi contro Piacenza; il nostro Pelavicino seppe<br />

mantenersi neutrale, sebbene si trattasse di luoghi, dei quali era stato invest<strong>it</strong>o, e, ad ev<strong>it</strong>are che dopo<br />

la sua morte i figli Guglielmo e Maufredo, avuti da Mabilia, si implicassero in quelle non mai<br />

cessanti gare dei due vicini municipi, pensò dividere fra loro lo Stato in modo, che a ciascuno<br />

toccasse parte dei possessi nell'una e nell'altra Diocesi, onde tenerli interessati alla concordia con<br />

ambo i Comuni. - A Manfredo furono assegnate le corti, i castelli, i vassalli di Varano, Banzola,<br />

Mezzano, Noceto, Fontanellato, Casalbarbato, Parola, Grezo, Medesano con tutto quello che poteva<br />

spettare al padre in Vellio, in Suno, in Basilica-Duce; a Guglielmo toccarono Scipione, i due Salsi,<br />

Fontanabroccola, Casalalbino, Vigoleno, la Grotta, Pietracolloreta, Pellegrino, Scisana, tutto quanto<br />

di vassallato si trova in Corniglio, Landasio, Tosca, Tedillo, Pontolo, in Val di Taro, la casa in<br />

Fiorenzuola: il padre si riservava per sè il restante de' suoi possedimenti (48).<br />

Fu questo l'ultimo atto che si ricorda di Oberto; e i figli di lui seppero rispettare il desiderio<br />

del gen<strong>it</strong>ore mantenendosi neutrali nelle questioni delle due confinanti Repubbliche.<br />

All' anno 1198 si ricorda Guglielmo Pallavicino quale autore di un misfatto, che non si potrebbe<br />

distinguere da una volgare aggressione, a meno che la si reputi una rappresaglia guerresca sugger<strong>it</strong>a<br />

forse da qualche parte belligerante, e da Piacenza con molta probabil<strong>it</strong>à. - Pietro Capuano , cardinale<br />

diacono di Santa Maria in Via lata, mentre r<strong>it</strong>ornava in patria dalla lega zione di Polonia, incaricato<br />

dal Pontefice Innocenzo III di pacificare le c<strong>it</strong>tà di Parma e Piacenza, venuto nello Stato Pallavicino<br />

fu da Guglielmo senz'altro fatto soprendere e spogliare di tutto quanto seco portava. Ricorse il<br />

Cardinale ai Consoli delle vicine c<strong>it</strong>tà, ma inutilmente; ed il Papa offeso nel suo ambasciatore,<br />

fulminò di scomunica Guglielmo Pallaviciuo con Parma e Piacenza.<br />

Nel 1199 si ha che Busseto fosse incendiato dai Piacentini in guerra con quei di Cremona.....<br />

Placentini combuserunt Soarcam et castellum Buxedi, et multa alia loca cremonensium (49).


Se già da due secoli 1'Impero e la Chiesa si contrastavano il primato, e se gli Italiani<br />

parteggiavano a vicenda ora per l'una ed ora per l'altra parte, non fu che sulla fine di questo secolo,<br />

alla morte del tiranno Arrigo VI (1197), che disputandosi la corona Filippo di Svevia, altro figlio<br />

del Barbarossa, con Ottone di Baviera, i loro fautori si distinsero col nome di Ghibellini, quelli che<br />

seguivano gli Svevi (da Weiblingen, così in antico si chiamava la Casa di Franconia) , e di Guelfi,<br />

dal nome di molti della famiglia Bavarese, i seguaci di questa.<br />

In Italia gli aderenti al part<strong>it</strong>o popolare e del Papa si chiamavano Guelfi, Ghibellini<br />

all'incontro i partigiani dell'Impero: i primi dicevano di volere l'indipendenza da ogni straniero; i<br />

secondi amavano meglio l'un<strong>it</strong>à del potere, quale unico mezzo a spegnere le interne discordie, a<br />

cost<strong>it</strong>uire quella potenza, che ora si int<strong>it</strong>ola nazional<strong>it</strong>à, colla brama di ingrandirsi anche fuori<br />

d'Italia, non curando se da tale ingrandimento ne potesse venir danno alle libertà locali.<br />

La famiglia Pallavicino, e di ragione il suo Stato, seguì sempre la parte dell'Impero, stando<br />

talora a capo dei Ghibellini d'Italia.<br />

A quest'epoca vanno pure ricordate le Crociate, che valsero a risvegliare l'Europa dal suo<br />

torpore, ed apportarono all'Italia ricchezza e civiltà; così il passaggio dalla lingua latina, che<br />

andava scomparendo dal discorso, alla lingua <strong>it</strong>aliana suddivisa ne' suoi tanti dialetti.<br />

Il XIII secolo s'inaugurava a somiglianza del secolo passato con lotte fratricide; e per non<br />

vagare lontano dai nostri termini, terrò nota, come nel 1200 i Piacentini cogliendo occasione della<br />

guerra, nella quale i Cremonesi e i Bresciani si trovavano impegnati contro Milano, essi Piacentini<br />

s'avanzarono contro il forte di S. Andrea sulla destra dell'Ongina alla distanza di circa tre<br />

chilometri da Busseto; ma di tale spedizione giunta notizia a que' di Cremona, questi s'affrettarono<br />

a passare il Po, e da Busseto si portarono in soccorso di quel forte, ove dopo sei ore di animoso<br />

combattere, i Piacentini dovettero r<strong>it</strong>irarsi, lasciando 650 prigionieri e con questi lo stesso Podestà<br />

Guidone Mandello Milanese (50).<br />

Rinnovato però l'eserc<strong>it</strong>o, nell'anno seguente i Piacentini r<strong>it</strong>ornarono all' assalto di quel<br />

castello, che questa volta caduto nelle loro mani lo distrussero interamente. -- La prima costruzione<br />

del forte di S. Andrea si vuole che rimonti ai tempi delle settentrionali incursioni, allora quando i<br />

Cremonesi, fuggiaschi e dispersi dalla loro c<strong>it</strong>tà rovinata, si ricoverarono in quelle selve e che<br />

innalzassero questo fortilizio a difesa del vico di Busseto in verso Piacenza, al pari della torre di<br />

Vidalenzo costrutta dalla parte che guarda il Po.<br />

Correndo 1' anno 1193 ho raccontato 1'aggressione commessa da Guglielmo Pallavicino a<br />

danno del Legato Pontificio, e fu se non nel 1205, che Guglielmo veniva assolto dalle<br />

ecclesiastiche censure in Cadè nel Reggiano da Egidio Vescovo di Modena e da Rodolfo<br />

Arcidiacono di Reggio, umiliandosi con solenne cerimonia alla presenza di moltissimi cavalieri, e<br />

promettendo di non più contrastare al Pontefice né derubare i suoi messi, a meno che in difesa di sé<br />

e del suo talamo, offrendo pure alla Corte di Roma, a modo di soggezione, la Rocca di Landasio nella<br />

Valle di Mozzola, per poi riceverla in vassallaggio.<br />

Se attenerci crediamo a quanto va ricordato in una vecchia descrizione di Busseto (51), e come<br />

ci narra l’Orlandi, e il Preposto Fabio V<strong>it</strong>ali nelle cose manoscr<strong>it</strong>te intorno alle Chiese della sua<br />

patria, dovremmo segnare al 1210 il soggiorno in Busseto dell'Imperatore Ottone IV, e questo fra il<br />

12 ed il 15 aprile; poichè, reduce da Roma, lo si ha in Parma (52) nel 12 di questo mese, mentre nel<br />

15 lo sappiamo in Piacenza.<br />

Dagli antichi Statuti di Parma, all'anno 1214, si rileva la vend<strong>it</strong>a del Castello di Ravarano<br />

(53) fatta dal Podestà di quel Comune, Baroccio Dal Borgo, a Pelavicino figlio del marchese<br />

Guglielmo (54); ed in quell'anno per una seconda volta Busseto dovette soffrire il furore dei<br />

Piacentini, che nel 5 di agosto.... cum hominibus Florenzole et Castri Arquati iverunt Buxidum, et<br />

castrum propter domignonum ceperunt et combuserunt (55)<br />

Raccontasi, che nel verno del 1216 gelò in modo tale il Po da potervisi trag<strong>it</strong>tare con carriole,<br />

e che nell'estate dello stessa anno, mentre i Parmigiani un<strong>it</strong>i ai Cremonesi s'impadronivano del<br />

Castello di Ponte Nura, togliendolo ai Piacentini, per avere questi invaso il terr<strong>it</strong>orio di Pavia,<br />

quei di Milano con altre schiere di Piacentini passarono il Po più al basso, e nello stesso giorno<br />

attaccarono battaglia con que' di Cremona e di Modena nelle vicinanze di Busseto, e, preso questo<br />

Castello, lo ridussero quasi all'estrema rovina (56).


Al seguente anno 1217 fissano i Cronisti la morte del marchese Guglielmo, il capostip<strong>it</strong>e<br />

delle famiglie tutte dei Pallavicino di Lombardia. La moglie di lui si. chiamava Solestella, ma si tace<br />

di qual casato, e lo fece padre di Guido detto Marchesopolo, che, reputandosi superiore, ad ogni<br />

legge, abbandonò l'Italia per lui cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a a troppa libertà, ed emigrò in Grecia; Rubino, che ebbe<br />

molti figli, dei quali però poco si sa, morì di contagio alla Castellina presso Soragna, circa il 1258;<br />

Delfino, di cui si disputa se o meno lo si abbia a r<strong>it</strong>enere figlio di Guglielmo, e Pelavicino, del quale<br />

abbiamo fatta conoscenza nel 1214, e che da taluni è confuso e voluto per una sola persona con suo<br />

padre Guglielmo.<br />

Da questo Pelavicino discendono Uberto, di cui tratterò nel capo seguente; Manfredo, al<br />

quale nella divisione dei feudi paterni toccò il Castello di Scipione, da lui il ramo dei marchesi di<br />

Scipione estinto nel 1776, possedeva inoltre Rivo Sanguinaro, e pare anche Varano, Banzola,<br />

Migliano, Noceto, Fontanellato, Castelbarbato, Parola, Grezzo e Medesano; Guidolino, di cui non si<br />

conserva che il nome; e Pelavicino, che, separatosi dai fratelli, ebbe il Castello di Pellegrino, ove si<br />

portò ad ab<strong>it</strong>are, dando principio al ramo dei marchesi Pallavicino di Pellegrino, estinto nel 1795. -<br />

Altri t<strong>it</strong>oli e ben maggiori raccomandano questo nome alla nostra riverenza, siccome il <strong>primo</strong> poeta di<br />

Busseto, e mi è caro quindi di farne speciale menzione.<br />

Dalla Sicilia e dalla Corte Sveva partì, si può dire, nel XII secolo la prima scintilla letteraria di<br />

quella lingua, detta da poi vulgare, che già da qualche secolo in Italia si andava formando sull' antica<br />

lingua del Lazio. Cinquant'anni prima di Dante, la poesia, detta romanza, dalla Sicilia era passata<br />

nelle altre parti della penisola, e torna di onore il ricordare, come fino dalla rozzezza di quel tempo,<br />

fra i primi vag<strong>it</strong>i della lingua e della letteratura <strong>it</strong>aliana, si incontra un Bussetano celebrato fra i<br />

Trovatori di Canzoni.<br />

L'Affò (57) sulle tracce di frate Salimbene compiange la perd<strong>it</strong>a dei versi del Pelavicino, e<br />

coglie l'occasione per contraddire al sommo Allighieri, che pretese nessun Lombardo avesse sino a'<br />

giorni suoi adoperato il vulgare nelle rime; ma Pietro V<strong>it</strong>ali (58) non dub<strong>it</strong>ò confutare l' amico Affò<br />

in difesa del grande Italiano, spiegando il pensiere di Dante, che per vulgare voleva si intendesse la<br />

poesia in lingua pura d'Italia, non gia quella dei dialetti municipali, e in uno de' quali aveva appunto<br />

cantato il nobile loro conc<strong>it</strong>tadino.<br />

I Milanesi, sempre nella voglia di attaccar brighe e mantenere quelle interne fazioni, che,<br />

correndo questo secolo, furono causa della rovina della loro libertà aprendo la via al principato di<br />

prepotenti Signori, insieme ai Piacentini e con quelli di Pavia, Vercelli, Novara, Tortona, Como,<br />

Alessandria, Lodi e Crema tornavano nel 1218 in campo contro i Parmigiani e loro alleati nell'<br />

intento d'impadronirsi di Borgo San Donnino per darlo ai Piacentini. Ma contro ogni aspéttazione vi<br />

trovarono a difesa quei di Cremona, di Panna, di Reggio, di Modena, e, non sentendosi abbastanza<br />

forti da assalirli, piegarono verso il Po, ponendo a sacco i vicini villaggi, come Casal-Barbato; da poi<br />

si diressero sopra il Castello di Zibello (59), ove si combatté un'intiera giornata (7. giugno) con<br />

deplorabile mostra di tanto valore, e con grande strage d'ambo le parti da lasciare incerto di chi fosse<br />

la v<strong>it</strong>toria. L'eserc<strong>it</strong>o Milanese alla fine pensò r<strong>it</strong>irarsi, e in vendetta delle ingenti perd<strong>it</strong>e sofferte,<br />

lasciò traccia del suo furore sopra le ville e castello per dove passava; <strong>primo</strong> a provarne gli effetti fu<br />

Busseto, i cui fortilizi andarono tutti smantellati . . . altera die castra moventes juxta castrum de<br />

Buxedo sua fixere tentoria; quod erat turribus magnis et aqua undique circumdatum et muratum,<br />

et ea die illud ceperunt et diruerunt (60):così nel breve giro di pochi anni il nostro Castello servi<br />

più volte di sfogo alla collera Milanese.<br />

Il Pontefice Onorio III: a pacificare le c<strong>it</strong>tà di Lombardia vi spediva il Cardinale Ugolino<br />

Vescovo d'Ostia, da poi Papa Gregorio IX, e mercé l' opera sua quei Comuni deposero per poco le<br />

insanguinate spade.<br />

(1) C. GIULINI, St. di Milano, vol. II, pag. 64.-Affò, op. c<strong>it</strong>., vol. 1, pag. 198, 209. - SANSI A., 1 Duchi di Spoleto,<br />

Foligno, 1870, pag. 96.<br />

(2) Chronica familiae Pallavinae. Ms. nella Biblioteca di Parma, una copia presso di me. - FESTASIO, Origine<br />

e v<strong>it</strong>a di nove Uomini Illustri della Nobilissima Casa Pallavicino. Ms. nella Biblioteca di Parma, una copia<br />

presso di me. - Istorietta di Busseto. Ms. c<strong>it</strong>.<br />

(3) B. ANGELI. La Historia della c<strong>it</strong>tà di Parma.<br />

(4) A miglior guida del racconto si veda l’albero genealogico della Famiglia Pallavicino nel vol. III pag. 214.


(5) II Conte di Palazzo giudicava nelle cause della R. Camera e dei Vassalli, ed in grado d'Appello sulle sentenze<br />

profer<strong>it</strong>e dai Messi Regi.<br />

(6) MURATORI, Antich<strong>it</strong>à Estensi, parte I, cap. 6, 16. - Antiq. Med. AEvi, tomo IV, pag. 9, tomo VI, 311. -<br />

GIULIVI, St. di Milano, vol. II , in molte parti.<br />

(7) St. di Parma, vol. I. P. 244<br />

(8) Istoria civile dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, vol. 1, p. 123<br />

(9) I Plac<strong>it</strong>i si solevano tenere all' aperto per accomodare le questioni private, ed anche di Stato: equivarebbero agli<br />

odierni Congressi.<br />

(10) Vedasi vol. III. Documento n. III, pag. 16.<br />

(11) MURATORI, Antich<strong>it</strong>à Estensi, p. I, cap. 14, pag. 123.<br />

(12) POGGIALI, Storia di Piacenza, vol. III, pagg. 255, 270, 287<br />

(13) Memorie, ms. c<strong>it</strong>,<br />

(14) A ffò , Storia di Parma, vol. II, pag. 28.<br />

(15) Vedasi vol. III, Documento n. iv, pag. 1 7<br />

(16) A ffò, ibid. vol, II, pagg. 322, 352, 35 6<br />

(17) MOLOSSI, Vocabolario Topografico dei Ducati di Parma, ecc,, alla voce Castione. - ALLODI, Serie dei<br />

vescovi di Parma, pag. 20.<br />

(18) Questa inscrizione fu con qualche variante trascr<strong>it</strong>ta dal Sansovino, dal Muratori, dal P. Flaminio da Parma, dal<br />

Festasio, dall'Affò.<br />

(19) ORLANDI, Delle c<strong>it</strong>tà d'Italia e sue isole, tomo 1V. - P. VITALI, ms. c<strong>it</strong>.<br />

(20) Op. c<strong>it</strong>. tav. I.<br />

(21) Vinto Desiderio e presa Pavia nel 774, Carlo Magno introdusse la formola Dei gratia; da quel tempo data<br />

l'invenzione del dir<strong>it</strong>to divino di regnare, opera dei Pontefici per maneggiare gli Imperi, mentre dalle Sacre Carte<br />

l'elezione dei Re era da Dio stata data al popolo.<br />

(22) Affò, Storia di Parma, vol. 11, pag. 100 e segg.<br />

(23) V<strong>it</strong>a di Matilde, lib. II, cap. 3<br />

(24) . . . . qua femina, sicut nemo in nostris temporibus d<strong>it</strong>ior ac formosior, <strong>it</strong>a nemo virtutibus et religione<br />

sub laica professione reper<strong>it</strong>ur insignior. - Ab. USPERGENS. Chron.<br />

(25) I Comuni per FRANC. LANZANI nella grand' opera, L' Italia sotto l'aspetto fisico, storico, ecc , ed<strong>it</strong>a<br />

dal dott. Fr. Vallardi, Milano, 1882.<br />

(26) GIULINI, Storia di Milano, vol. V, pag. 18 e seg.<br />

(27) Si veda il segu<strong>it</strong>o della narrazione di questa Chiesa all'anno 1386, cap. VI.<br />

(28) GIULINI, Op. C<strong>it</strong>., vol. V, pagg. 65, 66.<br />

(29) ASTEGIANO LOR., Il Comune di Cremona e il possesso di Guastalla e Luzzara nel secolo XII; nell'Archivio<br />

Storico Lombardo, anno 1882, pag. 198.<br />

(30) I Greci usavano di un nome solo; i Romani persino di tre, cioè il prenome, che vale l'odierno nome, il gentilizio<br />

comune a tutta la schiatta, e il cognome, che da noi si direbbe il sopranome, quale traevano dai vizi, dai mer<strong>it</strong>i, da vari<br />

fatti: costume che andò scomparendo, e cadde si può dire coll'Impero; dal qual tempo si usò solo del nome, e da qui<br />

quella confusione che si incontra anche nei documenti, e che fece sentire il bisogno di distin guere gli individui<br />

coll'aggiunta di un sopranome tolto dai fatti speciali della loro v<strong>it</strong>a; sulle prime non passò ai discendenti, ma dal mille in<br />

avanti si generalizzò, e se ne giovarono anche le famiglie plebee tramandandolo alla loro discendenza.<br />

(31) Storia di Milano, vol. V, pag. 200. - Bibliotheca Historica Italica, cura Societatis Longobardicae, vol. II, pag,<br />

113<br />

(32) GIULINI, Storia di Milano, vol. V, pag. 258. - POGGIALI, Storia di Piacenza, vol. IV, pag. 104. - AFFÓ,<br />

Storia di Parma, vol. II, pag. 157<br />

(33) Chron. brev. Cremon. Rer. Ital., tomo VII, coll. 635<br />

(34) LITTA A. Sull' antico corso del fiume Po. - SELETTI P. Esame di una opera che ha per t<strong>it</strong>olo:<br />

Controversie archeologiche patrie, pag. 82.<br />

(35) POGGIALI, Storia di Piacenza, vol. IV, pag. 132 e segg.<br />

(36) Da Eugenio IV, nel 1444, la ricchissima Badia fu data in commenda al nobile Milanese Giovanni dei Landriani. - La<br />

Chiesa e gli avanzi del Chiostro sono per il loro mer<strong>it</strong>o arch<strong>it</strong>ettonico degni di un pellegrinaggio artistico.<br />

(37) Vedasi vol. III, Documento n. v, pag. 1 7<br />

(38) . . . “ Il monumento non reca nè nome, né segno figurativo, ma la parte ornamentale è ricca d'invenzione e di<br />

lavoro. Consiste d'un ampio sarcofago di pietra segnato di croce, posato a terra in contatto alla parete e sormontato da<br />

un baldacchino, pure di un calcare grigio, sorretto sui quattro capi da colonnine gemelle di marmo rosso di Verona; è<br />

poi tutto diligentemente lavorato di listelli, di foglie e di minute altre particolar<strong>it</strong>à, sia nei cap<strong>it</strong>elli, sia negli archivolti<br />

dell' edicola. Quando se ne considera il tempo, ci pare uno dei monumenti funerari più eletti. “ - G. M., L' abbazia di<br />

Chiaravalle della Colomba, Perseveranza, 6 aprile 1882.<br />

(39) CAVITELLUS, Annal. Cremon., carta 45<br />

(40) Vedasi nel vol. III, Docum, n. VI, pag, 17<br />

(41) Roncalia . . . . . ubi Imperatores occidentis curiam suam generalem cogere solebant, cum transalpinabant, seu<br />

in <strong>it</strong>aliam proficiscebantur. OTTO MORENA. - In questa pianura gli Imperatori e Re alloraquando calavano in<br />

Italia riunivano tutti i Signori dipendenti dall' Impero, e qui si dettavano leggi, si trattavano paci; la più antica


Dieta si vorrebbe del 584, nella quale si proclamò Autari a Re d' Italia. - Durante la Dieta 1'Imperatore e i Vassalli<br />

stavano accampati, ed accorrevano vis<strong>it</strong>anti e merciajuoli come ad una fiera.<br />

(42) Affò, St. di Parma, vol. 11, pag. 391.<br />

(43) Tabiano è celebrato per la virtù salutare delle sue acque. - BERZIERI LOR., Monografia delle acque solforose<br />

minerali di Tabiano. Parma, 1864.<br />

(44) POGGIALI, St. di Piacenza, vol. IV, pagg. 161, 269. - P. VITALI , ms, Q<strong>it</strong>. - LITTA, Op. c<strong>it</strong>., tav. I,<br />

(45) Vedasi vol. III, Docurn. n. VII, pag. 18.<br />

(46) POGGIALI, Storia di Piacenza, vol. IV, pag. 353.<br />

(47) Affò, Storia di Parma, vol. II, pag. 291.<br />

(48) Vedasi nel vol. III, Documento N. VIII, pag. 18.<br />

(49) Chronicon Placentinum, ab anno 1012 ad 1235 nei Monumenta Historiae Parmae et Placentiae, vol. VIII, pag.<br />

26.<br />

(50) CAVITELLI, Ann. Crem., f. 70.- POGGIALI, Storia di Piacenza, vol. V, Pag. 59. - ORLANDI, Op. c<strong>it</strong>. -<br />

GIULINI, Storia di Milano, vol. VII, pag. 160. - Affò, Storia di Parma, vol- III, pag. 36. - VITALI P., Memorie,<br />

ms. c<strong>it</strong>.<br />

(51) Manoscr<strong>it</strong>to nelle mie collezioni.<br />

(52) Affò, St. di Parma, vol. III, pag. 65.<br />

(53) Ravarano sulla sponda della Baganza, Castello che aveva propri Statuti fatti compilare nel 1444 dal M.se<br />

Federico Pallavicino a cura del giu reconsulto Guidantonio Gaifassi; passò in feudo dei Boscoli, più tardi dei conti<br />

Cristiani. - MOLOSSO, Vocab. Topografico del Ducato di Parma, ecc., Pag. 440.<br />

(54) Affò, St. di Parma, voi. III, pag. 92. - LITTA, tav. XIV.<br />

(55) Chronicon Placentinum c<strong>it</strong>, vol. VIII, pag. 44<br />

(56) POGGIALI, St. di Piacenza, vol. V, pag. io6. - GIULIVI, St. di Milano, voi. VII, pag. 311- - AFFÓ, St. di<br />

Parata, voi. III, pag. 86.<br />

(57) Dizionario precettivo di poesia.<br />

(58) Lettera ad Ang. Pezzana intorno a Dolcino ed al Pallavicino, p. 35. - Parlarono del Pelavicino frate Salimbene<br />

nella Cronaca di Parma, - Cerati in morte del]' ab. Ghirardelli, - L<strong>it</strong>ta, op. c<strong>it</strong>., tav. XIV.<br />

(59) Zibello sul Po a nove chilometri circa da Busseto. Il suo nome vuolsi da Gibello, perché innalzato dai Ghibellini<br />

gelosi di Caste]-Guelfo sull'Emilia costrutto dai Guelfi; alcuni però pretesero derivare Zibello dall'amen<strong>it</strong>à del luogo,<br />

quasi giolivo e bello.<br />

(60) Cronicon Placeatinum c<strong>it</strong>., vol. VIII, pag. 63.


E<br />

CAPITOLO III.<br />

UBERTO PALLAVICINO, DETTO IL GRANDE.<br />

Fu<strong>it</strong> vir largus, curialis, probus et sagax<br />

in praelio: rex<strong>it</strong> enim per longum tempus<br />

totam partent impernii in Lombardia et<br />

inTuscia. Fu<strong>it</strong> uno tempore Dominus civ<strong>it</strong>atum<br />

Cremonae, Mediolani, Brixiae,<br />

Placentiae, Tordonae, Alexandriae et<br />

pro eo faciebant sicut volebat Papienses,<br />

Pergamenses, Parmenses, Mutinenses, etc.<br />

CODAGNELLO, Cronaca Placentina.<br />

numerando i figli del marchese Pelavicino dissi di un Uberto, pel quale mi riservavo la<br />

parola, siccome quegli, che sal<strong>it</strong>o in tanta potenza, molto interessava le nostre<br />

memorie, ed era pregio dell'opera parlarne a parte. - La sua nasc<strong>it</strong>a è segnata all'anno<br />

1197 da alcuni in Busseto, di altri nella villa dei Polesine a sei chilometri; il suo nome<br />

poi se va famoso, come capo di Ghibellini in Italia, si pretende, che facesse le prime<br />

armi in pro della Chiesa; infatti lo si incontra nel 1224 qual Rettore della guelfa c<strong>it</strong>tà di<br />

Alessandria, e nel 1228 lo si vorrebbe dal L<strong>it</strong>ta per quel Uberto da Busseto (1), che comandò<br />

i cento cavallieri della Repubblica di Milano mandati in soccorso di Papa Gregorio IX contro le<br />

truppe del Duca Rinaldo che per Federico II aveva invaso lo Stato Pontificio.<br />

In questo secolo pace non godette alcuna parte d'Italia, e - ben dipinse i suoi tempi il<br />

Divino Cantore in quegli sdegnosi versi:<br />

Ahi serva Italia, di dolore ostello<br />

…………………………………..<br />

…………………………………..<br />

. . . ora in te non stanno senza guerra<br />

Li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode<br />

Di que' che un muro ed una fossa serra (2).<br />

Alle guerre di municipio contro municipio si accoppiavano ancora gli intestini dissidî entro le<br />

stesse mura delle singole c<strong>it</strong>tà; i nobili tentavano usurpare i dir<strong>it</strong>ti dei popolani, e da queste lotte<br />

sorsero infine le Signorie a danno dei liberi Comuni, che ne erano usc<strong>it</strong>i dalla pace di Costanza.<br />

Piacenza al pari delle altre c<strong>it</strong>tà andava da tempo insanguinata dalla guerra civile, che di quando in<br />

quando pareva calmarsi per poi rinascere con maggior furore. - Siamo al 1233 nel qual anno i<br />

Nobili rompevano la pace; armati si erano data la posta fuori di c<strong>it</strong>tà nel castello di Montesanto, ed<br />

il popolo, schierato sotto la guida di Guglielmo Landi e di Alberto da Fontana, ottenuta l'amicizia<br />

del Comune di Cremona, elle mandava il marchese Uberto Pallavicino con cavalleria e pedoni (3),<br />

si apparecchiava a combattere i Nobili fuorusc<strong>it</strong>i, i quali erano poi vinti a Gravago nel dì<br />

dell'Epifania del 1234. E la v<strong>it</strong>toria fu tale, che i popolani premiarono il Pallavicino di mille lire;<br />

ma i Nobili rinserratisi nella forte posizione di Rivergaro, non fu possibile snidarli, ed in allora si<br />

pensò conveniente accettare le proposte di un concordato presentate da Sozzo Coloni di Bergamo,<br />

e i due part<strong>it</strong>i, riserbatisi pari onori nella cosa pubblica, diedero tregua a quella lotta.<br />

Uberto non era però di tale natura, da far r<strong>it</strong>orno a Cremona, pago della sola popolana<br />

riconoscenza: egli era un uomo pratico, come si direbbe con istile moderno, la grat<strong>it</strong>udine per lui<br />

valeva quanto meglio facil<strong>it</strong>asse il passo alle conquiste; piantatosi in Piacenza, seppe in modo tale<br />

maneggiare le cose da ottenere nel seguente anno 1235 la carica di Podestà (4), che insieme<br />

eserc<strong>it</strong>ò con Guglielmo Landi.<br />

Non andò molto però, che la Repubblica di Piacenza si accorgesse del disinteresse di<br />

somiglianti ausiliari, ed istigata dal Legato Pontificio, che alla sua volta pensava pure di im-


andirla sulla mensa del Pontefice, mosse il popolo a rumore nel. luglio del 1236, e riuscì a<br />

cacciare dalle sue mura il marchese Uberto, il Landi colle loro famiglie, i quali tutti si ripararono<br />

in Cremona.<br />

Ad Ottone IV (1218) era successo in Re di Germania ed unto Imperatore nel 1220,<br />

Federico II, nipote del Barbarossa, di sangue ghibellino, di educazione guelfa, nato in Italia, di<br />

coltura varia, ded<strong>it</strong>o alle armi, ambizioso d'impero; fu egli sulle prime largo di promesse a Roma,<br />

che poi, per non averle mantenute, ebbe a soffrire lo sdegno ed i fulmini di quella Corte, sempre<br />

grande in misericordia verso i peccatori. - Fisso adocchiava l'Italia, che, doloroso spettacolo, si<br />

lacerava nelle lotte intestine; ma i Lombardi accortisi del nuovo pericolo, deposte le armi si<br />

raccoglievano in Mosio sul Mantovano giurando per 25 anni la lega lombarda (1226), armati<br />

sorgendo contro il secondo Federico. - Di r<strong>it</strong>orno dalla Palestina mise egli al bando dell'Impero<br />

quella Lega (1230), e s'apparecchiò a calare in Italia ove l'aspettavano i suoi seguaci, maestri di<br />

tirannia, e fra questi Ezzelino da Romano<br />

che fia creduto figlio del demonio (5).<br />

Essendomi deb<strong>it</strong>o l'economia nel collegare la storia generale ai fatti nostri, tacerò delle<br />

v<strong>it</strong>torie di Federico, non meno grandi per 1'eroismo mostrato dai popoli <strong>it</strong>aliani nella difesa di<br />

Vicenza (1237), nella rotta stessa degli alleati a Cortenova sul Cremasco (27 nov.), nell' assedio<br />

di Brescia, nella costanza e valore di Milano (1239), e dirò solo, come Federico pensasse unire<br />

l'Italia sotto di sé con Roma a cap<strong>it</strong>ale, e che per riuscirvi si associasse i Ghibellini pili potenti.<br />

Fu in allora, che il Pallavicino si scopri partigiano dell'Impero mettendosi agli ordini di<br />

Federico Il, e con buona schiera di armati levati dal suo Stato fu ad incontrarlo sino a Padova:<br />

1'Imperatore lo ebbe tosto in sommo onore, sia per la fama che già si era acquistata, quanto per<br />

la fedeltà de' suoi progen<strong>it</strong>ori. - Da questo tempo data la carriera ghibellina del marchese Uberto,<br />

che nel 1239 fu chiamato Podestà in Pavia, e dall'Imperatore fu nominato a suo Vicario nella<br />

Lunigiana e nella Garfagnana.<br />

Per ben due volte tentò Uberto negli anni seguenti (1240-41) la presa di Genova, e<br />

respinto si rivolse sopra Pontremoli, siccome alleata di Piacenza; poscia s'impadronì di<br />

Villafranca e ne atterrò le fortificazioni; così operò contro Faenza, assedio reso famoso dal<br />

valore delle avversarie parti, assistendovi lo stesso Imperatore.<br />

La stima che Federico II poneva nel marchese Uberto fece sì, che lo destinasse Podestà a<br />

Regio nel 1246, onde meglio tener d'occhio i Fogliani parenti di Papa Innocenzo IV fiero<br />

propugnatore della supremazia sacerdotale sull'Impero. - Intanto da Roma tempestavano le<br />

scomuniche contro l'eretico Pallavicino, e Parma soccorsa da Milano e da Piacenza (1247), si<br />

dava nelle mani dei Guelfi; quest'ultima perd<strong>it</strong>a riesciva gravissima all'Imperatore per<br />

l'importanza del luogo, e, avutone notizia in Torino, non frappose tempo a tentarne la ripresa, e<br />

sub<strong>it</strong>o con Re Enzo, suo figlio naturale, si portava nelle terre dello Stato Pallavicino.<br />

Posto l'assedio a Parma, l'eserc<strong>it</strong>o Imperiale si mise a devastare ed uccidere in ogni<br />

castello, che fosse dei Guelfi; in questo assedio si ricorda pure il marchese Pallavicino colle sue<br />

truppe.- Quando 1' avvicinarsi del verno fe' sentire la necess<strong>it</strong>à di acquartierare 1'eserc<strong>it</strong>o,<br />

Federico pensò per tale bisogna di costruire una nuova c<strong>it</strong>tà, che, auspice di quella v<strong>it</strong>toria di cui<br />

si teneva certo, V<strong>it</strong>toria la volle chiamare. Sorse questa nel luogo detto Grola, in terr<strong>it</strong>orio di<br />

Fragnano, poco lontano da Parma, mun<strong>it</strong>a di fossati, di forti, con case e chiesa, alle quali<br />

costruzioni servirono i materiali delle distrutte ab<strong>it</strong>azioni dei Guelfi (6).<br />

Troppo sicuro per germanica baldanza del fatto suo si perdeva l'Imperatore a cacciare<br />

selvaggina, e, lungi dal campo, insino a Busseto, erasi recato alla caccia del falco, quando i<br />

Parmigiani, avutone sentore, nel 18 febbraio 1248 col furore che inspirava loro la fame, la moría,<br />

l'amore di patria; la fede nella Vergine, che inalberata portavano sul vessillo col motto Hostis<br />

turbetur quia Parmam Virgo tuetur, assaltarono improvvisamente il nemico, e in una battaglia lo<br />

vinsero, lo fugarono, impadronendosi financo dell'imperiale diadema e del Carroccio dei<br />

Cremonesi. - Federico dal posto di caccia vide le volute del fumo della incendiata sua c<strong>it</strong>tà di<br />

V<strong>it</strong>toria ed alle fuggenti schiere non potendo tener fermo, dovette esso pure salvarsi oltre il Po in<br />

Cremona, attraversando lo Stato Pallavicino, segu<strong>it</strong>o fra gli altri dallo stesso marchese Uberto.


Si racconta, che durante questo assedio 1'Imperatore sia venuto per due volte in Busseto,<br />

quivi fermandosi diversi giorni (7).<br />

- Nella mia raccoltina di cose antiche conservo una moneta d'oro, scoperta alcuni anni<br />

scorsi nelle rovine di un mura delle mia casa paterna, ora Levi, s<strong>it</strong>uata nella via Affó N. 411<br />

sopra il terraggio a ponente, moneta detta Augustale dalla testa d'Augusto, che porta scolp<strong>it</strong>a nel<br />

dir<strong>it</strong>to colla leggenda CESAR AVG. IMP ROM, e nel rovescio + FRIDERICVS. con un'aquila<br />

nel campo: questa moneta in ottima conservazione, scoperta in Busseto, e dal modo accurato in<br />

cui era stata deposta può far pensare a qualcuno, che volle con quel nummo lasciare un ricordo<br />

della dimora ivi tenuta da Federico II.<br />

Raccolto e riordinato 1'eserc<strong>it</strong>o con nuovi soldati avuti da Cremona, ripassò nell'antro<br />

seguente il Po, e portatosi a Torricella, tracciando la via del suo furore e della sua vendetta,<br />

procedeva verso Parma, quando inteso l'avanzarsi dell'eserc<strong>it</strong>o dei Milanesi coi Piacentini in<br />

difesa dell'alleata c<strong>it</strong>tà, l'Imperatore stimò bene di movere contro loro a Fiorenzuola, ove si<br />

accampava nel luogo di Chiaravalle con grandissimo danno di quel santuario. Ma gli alleati di<br />

Parma, sentendosi impari alla prova di una battaglia, diedero di volta, e Federico, cambiando<br />

esso pure di pensiero, nella vece di r<strong>it</strong>ornare verso Parma passò in Piemonte, laddove, avuta<br />

notizia delle sconf<strong>it</strong>te toccate a suo figlio Enzo, si recò a Pisa, e da questa illustre c<strong>it</strong>tà, nel<br />

Maggio, datava l'Imperiale invest<strong>it</strong>ura del dominio Pallavicino in favore del Marchese Uberto<br />

per gli utili servigi prestati, e che si riprometteva in appresso.<br />

Questo ampio diploma annovera nella Diocesi di Cremona i castelli di Busseto e Zibello,<br />

le ville di S. Croce, Ragazzola, Tolarolo e Polesine; nella Diocesi di Parma i castelli di Borgo<br />

San Donnino, Solignano, Ravarano, Monte Palerio, Serravalle, Pietra Mogolana, Tabiano,<br />

Bargone, Parola e Castelvecchio di Soragna, i villaggi di Samboseto, Costamezzana, Noceto,<br />

Miano, Medesano, Sanguinaro, Rezinoldo, Corteredalda, Castiglione dei Marchesi e Varano dei<br />

Melegari; in quella di Piacenza i castelli di Specchio, Gisalecchio e Landasio con altre ville,<br />

terre e castelli e luoghi posti nella Diocesi di Volterra, insieme coi dir<strong>it</strong>ti di porti, dazi, saline,<br />

mero e misto imperio, concessione di regalie, ed altre prerogative (8).<br />

In questo tempo il Re Enzo era caduto prigioniero dei Bolognesi, e Federico, scoraggiato<br />

dagli insuccessi, r<strong>it</strong>iravasi nel Regno di Napoli, ove da Foggia nell'ottobre del 1250 mandava al<br />

fedelissimo Uberto altro diploma, con cui lo donava di nuovi privilegi, e Busseto con tutti i<br />

luoghi sopra annoverati veniva a formare una Signoria separata da qualsiasi altra c<strong>it</strong>tà di<br />

Lombardia; e quell'atto, si può dire, fu il <strong>primo</strong>, che cost<strong>it</strong>uisse in dir<strong>it</strong>to il fatto già esistente<br />

dello Stato Pallavicino (9).<br />

Nello stesso anno dai c<strong>it</strong>tadini di Cremona veniva Uberto eletto a Podestà (10), e ciò in<br />

mer<strong>it</strong>o delle sue buone promesse un<strong>it</strong>e ai maneggi dei Sommi congiunti per parentela al<br />

Pallavicino. - Ottenuto quel potere pensò tosto a ben fortificare il castello di Busseto, cap<strong>it</strong>ale<br />

della sua Marca, cingendolo di nuove mura, torri, fosse, controfosse da renderlo inespugnabile<br />

secondo il di lui pensamento.<br />

Busseto deve a questo Uberto il suo ampliamento e le migliori sue fortificazioni, così la<br />

riedificazione della superba Rocca, e non già come, contradicendo a sè stesso, ha lasciato scr<strong>it</strong>to<br />

l'Affò con errata interpretazione della Cronaca di Frate Salimbene (11), che si debba attribuire<br />

ad Uberto la prima costruzione di quella Rocca e di quelle mura, delle quali ho già fatto<br />

menzione in antico, e che altre volte e prima di questo tempo vennero assaltate e smantellate.<br />

Pietro V<strong>it</strong>ali nel suo manoscr<strong>it</strong>to pensa con buone ragioni, che i fortilizi di Busseto<br />

andarono soggetti in diverso tempo a due edificazioni, e ricorda, come Busseto all'epoca in discorso<br />

dovesse solo estendersi a mezzodì,' laddove oggi sorge la fabbrica del Sacro monte di<br />

Pietà sino alla Porta detta di S. Maria, raccontando che, non era molto tempo, si vedevano presso<br />

quell'edificio le vestigia delle antiche mura. Altra memoria dell' ingrandimento operato da<br />

Uberto la si conserva in una iscrizione che l'archeologo Pietro Seletti, dopo diligenti ricerche,<br />

aveva dettata per inv<strong>it</strong>o di certo Marco Barezzi, il quale voleva porla a ricordo dell' antico<br />

confine sopra la facciata della sua casa, nella contrada V<strong>it</strong>ali al N. 289: lodevole pensiero, che<br />

poi non otteneva il compimento; iscrizione, che per il suo interesse storico stimo di qui riferire:<br />

QUI. LEGIS. SCITO<br />

PARIETEM. HUNC. BUXETUM


AD. MERIDIEM. AMBIVISSE<br />

QUOADUSQ. UBERTUS. MAGNIF. PALAVICINUS<br />

OPPIDI. FINIBUS. AUCTIS<br />

ITERUM. HOC. MOENIBUS. TURRIBUSQ.<br />

MUNIERIT. ATQUE. FIRMAVERIT<br />

ANNO. CIRCITER. M. CC. L.<br />

A questo punto dovrei, e sarebbe pure mio desiderio il poter descrivere le opere di difesa<br />

che, al valore mil<strong>it</strong>are quella dell'arte associando, migliore nobiltà recarono al nostro Busseto;<br />

ma il tempo edace, i bisogni diversi dei popoli dopo il cinquecento, e la brama del distruggere,<br />

che inferocì negli ultimi anni, poco lasciarono all'artista e meno allo storico per poterle<br />

presentare alla memoria dei nipoti: ciò non di meno tenterò ricordare alcune parti, essendo noi<br />

viventi stati testimonî della loro rovina (12).<br />

Le costruzioni mil<strong>it</strong>ari del medio evo si facevano regola di alcune principali esigenze di<br />

ogni difesa, di impedire cioè al nemico il meglio possibile di poter entrare nel luogo fortificato, per<br />

cui lo munivano ordinariamente di due sole porte, e quasi sempre 1'una posta dicontro all'altra;<br />

infatti nelle vecchie carte di Lombardia frequente si legge porta de mane, e porta de sero. - Le<br />

due porte o pusterle di Busseto guardavano l'una a mezzodì, 1'altra a settentrione; ed erano. state<br />

aperte nel piede di una torre quadrata, coronata da ballatoio e da merli, e sbarrava 1' entrata il<br />

ponte levatoio; queste due torri a seconda del carattere del tempo erano massicce , semplici, prive<br />

d' ornamenti.<br />

Una larga fossa esterna, ancora esistente, che al bisogno provvedevano colle acque del<br />

canale Pallavicino, girava le mura, che difendevano il terrapieno, detto terraggio dalla terra dello<br />

scavo; oltre la fossa verso la campagna vi erano redefossi e fosse con mura e palancati (13); agli<br />

angoli del paese vi si vedono, più o meno conservate, delle grossi torri circolari con qualche<br />

divers<strong>it</strong>à nelle forme, comp<strong>it</strong>e dai sol<strong>it</strong>i merli, e lungo le mura si contano dei barbacani, delle<br />

ferr<strong>it</strong>oie.<br />

La Rocca era il principale edificio per difesa ed ab<strong>it</strong>azione dei Signori di Busseto; costretta<br />

a ponente del paese andava circondata da fossa, anche dalla parte che guardava 1'ab<strong>it</strong>ato, un lungo<br />

ponte col levatoio metteva alla bassa torre ab<strong>it</strong>ata dal Castellano. Da qui girava un <strong>primo</strong> cerchio<br />

di mura con ferr<strong>it</strong>oie, mun<strong>it</strong>o di sei robuste torri: in quella a sinistra, guardata dalla piazza, ricordo<br />

fanciullo di aver vis<strong>it</strong>ata una casamatta, di dove partiva una strada coperta sotto terra, che si<br />

protendeva nella campagna, protetta alla sua volta da fortilizi avanzati, e che 1'Affò ci attesta di<br />

avere visti ancora nella metà dello scorso secolo. - Un bastione interno proteggeva il fabbricato del<br />

castello signoreggiato nel mezzo da un torrione merlato, al cui maschio fu in tempo posteriore,<br />

pare nel cinquecento, aggiunta una parte, dove fu collocata la campana per le chiamate del<br />

Comune, e che, quasi a ricordo dei tempi che furono, oggi batte il coprifuoco.<br />

Nel basso di questa torre, che aveva 1'impronta di quella solid<strong>it</strong>à tutta propria dei<br />

monumenti Medioevali, vi era la porta difesa in allora dalla saracinesca piombante, che<br />

metteva nel cortile principale, del quale non ci resta che a lamentare le bellezze oggi disfatte;<br />

la squis<strong>it</strong>ezza dell'arte nel complesso della costruzione, l'eleganza di quegli archi in terra cotta<br />

sottilmente. rabescati di graziosi fogliami e puttini, che giravano i finestroni, modellati con<br />

fina intelligenza, e che stavano vivo monumento dell'alto grado, che toccarono nell'arte i nostri<br />

artefici, e della magnificenza insieme e spir<strong>it</strong>o mil<strong>it</strong>are di quei Marchesi.<br />

Sotto il portico detto dei Pa1adini, che esisteva a destra del gran cortile, e che fu<br />

distrutto per lasciar posto all'odierno Teatro, vi si vedevano rovinate alcune figure dipinte a<br />

fresco, le quali il V<strong>it</strong>ali avrebbe giudicate del quattrocento (14); sopra una parete dello stesso<br />

cortile fra gli avanzi di dipinti ad ornato si osservavano due iscrizioni in vecchi caratteri e certe<br />

finestre a tutto sesto, di forma antichissima; ma di queste e dei locali interni taccio, poichè ora<br />

non rimane vestigio, se si eccettuano alcune soff<strong>it</strong>ta, che bastano ad indicare la bontà del busto<br />

e la ricchezza.<br />

Per ultimo ricorderò in questa Rocca un Oratorio, dedicato a S. Giorgio, statovi eretto<br />

più tardi nel 1531 dal marchese Girolamo Pallavicino, che anche lo dotò di una cappellania,<br />

passata poi nel 1736 alla Collegiata


Ripigliando il discorso intorno alle imprese del marchese Uberto, sappiamo, come<br />

questi un<strong>it</strong>o ai Cremonesi, che non potevano tollerare in pace la perd<strong>it</strong>a del carroccio, venisse a<br />

Borgo San Donnino, in allora tenuto dai Parmigiani, e, in forza della invest<strong>it</strong>ura di Federico II,<br />

se ne impadronisse nel 18 agosto 1250; poscia continuasse la marcia verso Parma, spiegando le<br />

tende sulle rovine della c<strong>it</strong>tà di V<strong>it</strong>toria. - I Parmigiani prese le armi uscirono ad incontrarlo; e<br />

micidiale fu la pugna, che fra quei Guelfi e Ghibellini si commise, quando per una mossa di<br />

fianco dei fuorusc<strong>it</strong>i Parmigiani, che stavano nel campo di Uberto, l'eserc<strong>it</strong>o guelfo stimò bene<br />

indietreggiare a difesa della minacciata c<strong>it</strong>tà, e nel panico, facile a nascere in simili frangenti<br />

di improvvise r<strong>it</strong>irate, Parma perdette il suo carroccio, detto Biancardo, con mille settecento<br />

cinquanta, e secondo alcuni, anche tremila cavalieri. e pedoni, che prigionieri vennero<br />

trascinati a Cremona, ove, orribile a dirsi, furono sacrificati alla ferocia di un part<strong>it</strong>o; la<br />

maggior parte di essi, dopo duri stenti, morì nel fondo delle torri; e più miseri quelli rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i<br />

in patria, poichè lo furono solo dopo strappati loro gli occhi. Così soleansi trattare i prigioni di<br />

guerra in que' secoli di ferro.<br />

Alli 13 dicembre di questo stesso anno in Ferentino moriva Federico II, dopo Carlo<br />

Magno e Gregorio VII il più grande personaggio del medio evo, e che seppe indicare al<br />

concetto dell' un<strong>it</strong>à <strong>it</strong>aliana. La sua morte non acquietò le ire civili degli Italiani, chè peggio si<br />

svegliarono le discordie fra i Comuni, dando al marchese Uberto occasione di mostrare il suo<br />

valore nell' arte della guerra.<br />

Successo nell'Impero il figlio Corrado, Uberto protestò sub<strong>it</strong>o a questo la sua fedeltà e<br />

dallo stesso otteneva in Canusio, castello della Puglia, nel 22 febbraio 1251, un diploma, pel<br />

quale veniva nominato Vicario Imperiale in Lombardia colla potestà di mero e misto imperio,<br />

coi dir<strong>it</strong>ti tutti di quella carica, ordonando ai popoli di ubbidirlo sotto pene gravissime (15).<br />

Nel medesimo anno si trova Ubertino dei marchesi di Pellegrino in Cremona qual<br />

Podestà, a far le veci dello zio Uberto, che in quel tempo si maneggiava per avere il dominio di<br />

Lodi; questa volta però fallirono le sue mene, e r<strong>it</strong>ornato nel Piacentino occupava senza fatica<br />

Rivergaro ed altre ròcche del terr<strong>it</strong>orio; poco da poi il Castello di Brescello, e colle continue<br />

sue conquiste metteva lo sgomento in coloro, che lo sapevano nelle schiere del nemico.<br />

Volle però talvolta rappresentare l'uomo della pace; così nel 1252 furono per sua opera<br />

ravvicinati i Nobili ai Popolani di Piacenza; ma anso di questi atti era facile travedere lo scopo. -<br />

Bisognosi di quiete i Piacentini si persuasero di nuovamente eleggerlo in loro Podestà, con facoltà<br />

di nominarsi un Vicario (1253), e da quel grado presto agognò all'assoluta Signoria. - Visto poi<br />

come si poteva riescire anche senza la violenza delle armi, si offerse paciere ai Parmigiani,<br />

affinchè da fratelli volessero ricevere in c<strong>it</strong>tà i loro fuorusc<strong>it</strong>i; e, con animo non diverso, si propose<br />

mediatore di pace alle c<strong>it</strong>tà tutte di Lombardia.<br />

Il nostro Bussetano che non era un semplice soldato di fortuna, ma che aveva una mente<br />

eletta, come lo vedremo iniziatore di un congresso, per 1'unificazione della moneta, così a lui va il<br />

mer<strong>it</strong>o di un trattato di commercio conchíuso nel 1253 colle c<strong>it</strong>tà di,Genova, di Marsiglia e di<br />

Montpellier, pel qual trattato apriva le più facili comunicazioni alle inerti e derrate fra i valligiani<br />

del Po e le rive del Med<strong>it</strong>erraneo (16).<br />

Allo stesso anno si nota l'acquisto da lui fatto di Pontremoli, tenuto in prima dai Malaspina;<br />

e da Napoli nel mese di giugno Re Corrado mandava ad Uberto pei fedeli suoi servigi<br />

un'amplissima invest<strong>it</strong>ura di dominio per sè ed eredi (17) di tutto lo spazio di terr<strong>it</strong>orio, che giace<br />

da levante a ponente, tra il 'l'aro e la Chiavenna, e da mezzodì a tramontana da Valmozzola al Po,<br />

quale propriamente fu detto lo Stato Pallavicino con Busseto a cap<strong>it</strong>ale (18).


Otteneva poi nel 1254 la Signoria di Piacenza, per la quale crasi tanto maneggiato, avendo<br />

quel popolo sacrificato ad Uberto la sua libertà col nominarlo in Rettore perpetuo, e prime sue<br />

misure furono quelle di far atterrare tutte le castelli e i forti del terr<strong>it</strong>orio Piacentino, che avrebbero<br />

potuto servire di difesa ai Guelfi.<br />

Nello stesso anno riusciva a farsi eleggere Podestà della c<strong>it</strong>tà di Pavia. -In tutte queste usurpazioni<br />

a danno della libertà delle Repubbliche Italiane, eravi però alcunche di grande vi trapelava il<br />

concetto dell' un<strong>it</strong>à; la cui data è antica e che fu nella mente di alti e magnanimi personaggi, come<br />

pur troppo in quella di esosi tiranni per solo. spir<strong>it</strong>o di impero.<br />

In Uberto va lodato il pensiero, come si disse, di unificare la moneta, rappresentante dei<br />

valori, ed a tale intento radunava in Bergamo nel maggio di quest'anno i Delegati delle c<strong>it</strong>tà di<br />

Tortona, Pavia, Piacenza, Parma, Cremona, Brescia e Bergamo, onde convenissero sul modo dì<br />

sistemare una sola moneta pei convocati Comuni, convenzione che si firmava nel 24 o nel 25 di<br />

quel mese in Bergamo, e che pochi giorni dopo veniva.ratificata in Piacenza voluntate et consensu<br />

D. Marchionis. Per quella convenzione restava fissata una moneta nuova, che ciascuna delle c<strong>it</strong>tà<br />

convenute si obbligava di accettare, se anche non stimasse di coniarne, e di disfare tutte le esistenti<br />

di lega; questa moneta doveva essere di tre specie: grossi; mezzani, medaglie. Il grosso doveva<br />

valere quattro danari imperiali, o dodici danari terzuoli; il mezzano (detto anche piccolo); 1'ottava<br />

parte del grosso, o mezzo danaro imperiale; la medaglia metà del mezzano o il quarto del danaro<br />

imperiale; la bontà nel grosso era prescr<strong>it</strong>ta di once sei e quarti due e mezzo d' argento per ogni<br />

marco, e il resto in rame; once due e mezzo nel mezzano; oncia una e mezzo nella: medaglia, e<br />

fossero 171 grossi; 564 mezzani; 816 medaglie, per marco; il valore era un po' in meno col<br />

ragguaglio della lira imperiale: la convenzione fu stabil<strong>it</strong>a per due anni; da rinnovarsi; ma i primi a<br />

violarla furono i Parmigiani coll’impicciolire il grosso (19).<br />

Ezzelino da Romano, che in questo secolo gran rumore menò di sè, e che dal Mincio<br />

all'Adriatico colle più immani crudeltà imperava, insieme a Buoso da Dovara, altro famoso<br />

ghibellino del tempo, vennero a legarsi con Uberto Pallaviciuo; fu questo un triunvirato, che<br />

incusse spavento a tutti i Guelfi d' Italia, ed in allora Innocenzo IV con Bolla del 30 luglio da<br />

Anagni ecc<strong>it</strong>ava a predicarsi in Lombardia e in Liguria la crociata contro gli Eretici, promettendo<br />

indulgenze e paradiso ai Crocesegnati, con facoltà di assolvere qualsiasi eretico, fatta eccezione<br />

per Ezzelino da Romano e per Uberto marchese Pallavicino coi loro parziali e seguaci, in pena<br />

delle crudeltà e persecuzioni da quelli commesse a danno degli Ecclesiastici, delle Chiese e dei<br />

beni, di queste iniquamente occupati. - Si legge ancora, che il Pontefice ordinasse ai Milanesi di<br />

portarsi a distruggere il Castello di Mozzaniga, proprietà della Chiesa di Cremona, perché tenuto<br />

dal conte di Corte-Nova, congiunto ad Uberto Pallavicino, nemico di Dio e della Chiesa.<br />

Uberto, essendo Podestà, in Pavia, seppe nel 1255 coll'arti stesse usate in Piacenza farsi<br />

offrire la Signoria; Signoria che da forse un anno teneva anche sopra Cremona, della quale a c<strong>it</strong>tà<br />

si int<strong>it</strong>olava Cap<strong>it</strong>ano.<br />

L'anno dopo non corse però a lui fortunato, essendo che un part<strong>it</strong>o contrario si era reso forte<br />

in Piacenza, e se, per il momento poté domarlo col terrorismo de' suoi mezzi, sordamente però gli<br />

scalzava la potestà, aveva nemici nei nobili, nel popolo e nel clero, che quando stimava potenti,<br />

tentava di schiacciarli; così pure le sue spedizioni contro Mantova non andarono fortunate, essendo<br />

stati quella c<strong>it</strong>tà strenuamente difesa dai Crocesegnati.<br />

Nel giovedì santo del 1257, Alessandro IV, che era successo nel pontificato ad Innocenzo,<br />

con tutta solenn<strong>it</strong>à volle scomunicare il Pallavicino insieme al popolo di Piacenza, se per la festa<br />

di S. Pietro non avessero rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o, quanto avevano tolto al Vescovo Alberto. - Uberto nulla si<br />

curava delle ecclesiastiche censure, delle quali ne aveva già doviziosa raccolta; ma la cosa non<br />

andava così per il popolo, stanco inoltre di servir sempre, e, come succede in ogni moto pol<strong>it</strong>ico, i<br />

primi conati furono opera di pochi, che raccolti nel castello di Viserano stavano congiurando,<br />

allorché in primavera scoperti dal Pallavicino e sorpresi, scontarono il tentativo colla forca; ma il<br />

sangue non fu sparso indarno, ed il sacrificio di quei c<strong>it</strong>tadini sollevò nel 24 luglio il popolo, che,<br />

guidato da un merciaio a nome Torano, vinc<strong>it</strong>ore scacciò dalle mura il Ghibellino con Ubertino<br />

Landi e le loro milizie, eleggendosi in Podestà Alberto Fontana. - Ma poco dopo a tentare la<br />

rivinc<strong>it</strong>a gli alleati Brioso da Dovara e Uberto Pallavicino ripresero il cammino, e da<br />

Cremona a Piacenza misero i ruba tutto quel terr<strong>it</strong>orio.


Sempre le intestine, discordie furono causa alle c<strong>it</strong>tà d' Italia della perd<strong>it</strong>a della loro libertà;<br />

in questo tempo gare civili erano pur sorte nella forte terra di Crema, per le quali i Benzoni a<br />

meglio combattere i Gambazocchi cedettero la patria al Pallavicino, che non fu tardo<br />

nell'accettare 1'offerta, e si proclamò Signore di Crema, lasciandovi a Podestà in suo Vicario un<br />

Nobile Milanese della famiglia Mandello (20).<br />

Frattanto 1'eserc<strong>it</strong>o dei Crociati, condotto dal Legato Pontificio Filippo dei Fontana<br />

Arcivescovo di Ravenna, si scontrava nel 28 agosto coll'eserc<strong>it</strong>o di Ezzelino e di Uberto sulle rive<br />

dell' Oglio a Corticella; in quella battaglia restò sconf<strong>it</strong>to 1'eserc<strong>it</strong>o dei Bresciani, dei Mantovani e<br />

degli altri benedetti da Roma, cadendo prigioniero lo stesso comandante, e la v<strong>it</strong>toria aperse ai<br />

vinc<strong>it</strong>ori le porte di Brescia , della quale c<strong>it</strong>tà quei tiranni presero in comune il dominio (21).<br />

L'ingordigia del potere fece però, che 1'uno pensasse alla rovina dell' altro, e il condominio<br />

di Brescia doveva essere la favilla di loro rottura. Le trame di Ezzelino per usurparsi 1'intiero<br />

governo non sfuggivano ad Uberto furbo raggiratore; ed a vendicarsi del potente rivale e de' suoi<br />

ambiziosi progetti, colla mira d'ingrandire poi sulla sua rovina, si staccava da lui e passava nel<br />

campo avversario dei Guelfi Milanesi, seco tradendo Buoso di Bovara coi Cremonesi. Nel 11<br />

giugno 1259 strinse lega con Azzo d' Este, con Lodovico conte di Verona, coi Mantovani,<br />

Ferraresi, Padovani (22); ed un Frate, a rendere possibile le trattative fra i Crocesegnati e<br />

1'interdetto Uberto, lo assolse dalle ecclesiastiche censure, assoluzione però, che Papa<br />

Alessandro IV non volle mai confermare, nessuna fede nutrendo nella conversione del<br />

Pallavicino.<br />

Ezzelino non si era perduto d'animo per 1'abbandono degli alleati, e fatto sicuro da<br />

alcuni Nobili di Milano della facile conquista, armato procedeva verso quella c<strong>it</strong>tà, quando<br />

Martino della Torre chiamò il popolo a difendersi dal tiranno, e questi conosciuto il grave<br />

pericolo, piegò le sue schiere sopra Monza, sperando migliore fortuna; ma da qui pure fu<br />

costretto volgere altrove, e, r<strong>it</strong>irandosi verso il Castello di Trezzo, lungo il suo passaggio mise<br />

a fuoco tutti gli ab<strong>it</strong>ati, distrusse tutte le messi. A Vimercate si accampò in attesa di nuove<br />

truppe; era il 16 settembre e 1'eserc<strong>it</strong>o riun<strong>it</strong>o dei Guelfi coi valorosi suo i cap<strong>it</strong>ani si azzuffò<br />

con Ezzelino a Cassano sul ponte dell'Adda, per il qual passo, perduto da Ezzelino, e che si<br />

voleva dallo stesso riprendere, s' impegnò quella famosa battaglia nota dal nome di Cassano, e<br />

nella quale Ezzelino, colp<strong>it</strong>o gravemente nel capo e prigioniero venne trasportato a Soncino,<br />

ove morì (23). - La sua morte fu di gioia per tutti i popoli a lui soggetti, ed i bronzi della<br />

Cristian<strong>it</strong>à ripeterono la buona novella.<br />

Uberto aveva perduto il governo di Piacenza e di Pavia nel 1257, e di questo danno<br />

intese rifarsi colla conquista di Brescia, la quale c<strong>it</strong>tà doveva a lui in special modo di essere<br />

stata liberata da Ezzelino; ma di ben poco mutava le sorti nominandolo a Podestà, mentre<br />

presto egli partiva lasciandovi in Vicario il nipote Visconte Pallavicino, traino superbo e<br />

crudele (24). Le sue voglie tentavano fortemente a impossessarsi di Milano, e a render facile<br />

quell'opera diedesi ad accarezzare i Torriani, influentissimi presso il popolo, e ben vi riuscì<br />

malgrado le prediche del Domenicano frate Rainerio da Piacenza, Inquis<strong>it</strong>ore in Milano, che<br />

dal pulp<strong>it</strong>o si sbracciava a gridare anatemi sovra coloro che lo avessero accolto. Uberto<br />

otteneva nel I260 (25) il Rettorato, e per cinque anni divenne così Cap<strong>it</strong>ano generale della<br />

Repubblica Milanese; ma qui non potendosi di continuo tenere, per le diverse sue imprese e<br />

maneggi, nominava in Vicario il nipote Enrico dei Marchesi di Scipione; fu poi sua cura<br />

appena insediato nella nuova Signoria, di sub<strong>it</strong>o espellere dalla c<strong>it</strong>tà il Padre Inquis<strong>it</strong>ore e<br />

quanti frati e preti gli erano avversi.<br />

Va ricordato pure in quest'anno, come la fanatica e visionaria congrega dei Flagellati<br />

(26) si avvicinasse allo Stato del Pallavicino; ma Uberto, che non era uomo da tollerare siffatte<br />

impront<strong>it</strong>udini, fece innalzare 6oo forche ai confini, eloquente avviso perchè non si<br />

attentassero a disturbare il suo dominio (27).<br />

Da Milano Uberto si volse verso Piacenza, e si impadronì del castello di Ponte Nure,<br />

trattenendosi dall'assaltare la c<strong>it</strong>tà che sapeva fortemente presidiata. - Nell'aprile però del<br />

1261, mercè l'opera del Conte Ubertino Landi e dello stesso Vescovo Filippo Fulgosio, fu<br />

riammesso nel governo di Piacenza, cap<strong>it</strong>anato che a lui offri per quattro anni, al pari dì


quanto aveva fatto Milano, ed il Pallavicino vi prese possesso entrando in c<strong>it</strong>tà da Principe con<br />

lungo segu<strong>it</strong>o di cavalieri e di armati.<br />

Chiamato a Cremona da’ suoi interessi ed abbisognando di persona ben fida e capace per<br />

mantenersi in quest’ultimo acquisto, vi lasciava a Vicario il nipote Visconte Pallavicino, che<br />

destramente seppe funzionare pel zio, guadagnando allo stesso il Comune di Tortona, come in<br />

prima a lui si erano date Alessandria e Pavia.<br />

Nell'intento di sempre meglio assicurare il difficile e sparso suo dominio, fece accettare dai<br />

Milanesi un Podestà, a lui parente, Guglielmo Pallavicino, altro de' suoi nipoti, quello stesso che<br />

alla testa delle truppe di Milano troviamo marciare contro i Berganiaschi all'Adda, che minacciati<br />

di orribile guerra, furono costretti venire a patti, e mettere fuori del loro Comune gli osp<strong>it</strong>ati esuli<br />

Milanesi, i quali, così abbandonati in numero di circa novecento e per la maggior parte spettanti a<br />

patrizie famiglie, si ricoverarono nel ben mun<strong>it</strong>o castello di Tabiago, ove stretti d' assedio da<br />

Uberto, Che vi si condusse in persona cogli uomini dello Stato suo, dovettero nel 19 luglio dopo<br />

eroica resistenza rendersi a discrezione. Quale compassionevole spettacolo sarà stato il vederli<br />

entrare in catene nella patria c<strong>it</strong>tà, ove la plebe, sempre pronta, nell'applaudire il vinc<strong>it</strong>ore,<br />

sconoscendo i fratelli, li colpiva di scherni e minacce di morte, dalla quale se scamparono lo<br />

dovettero alle Società della Motta e della Credenza, che si intromisero per la loto salvezza.<br />

Urbano IV, agognante egli pure al dominio di Lo mbardia, era inquieto per l'ingrandirsi del<br />

Pallavicino, e stimando essere opportuno il momento in vista della fiacchezza dell'Impero, a mezzo<br />

del pulp<strong>it</strong>o e del confessionale pensò soffiare nei mal sop<strong>it</strong>i part<strong>it</strong>i, chè nelle interne discordie i<br />

Papa fondarono sempre la speranza del loro regno, ed essendo vacante la sede arcivescovile di<br />

Milano per la morte di Leone da Perego (1257), dissenzienti i Nobili Che sostenevano Francesco<br />

Settala, mentre i popolani parteggiavano per Raimondo Della Torre, il Pontefice vi elesse nel<br />

luglio del 1262 Ottone Visconti. Questi, ambizioso e forn<strong>it</strong>o di virtù mil<strong>it</strong>ari contro la aspettazione<br />

dello stesso Pontefice, anziché giovargli, intese, abbattendo i Torriani col Pallavicino di creare una<br />

Signoria per la sua famiglia. Tale maniera però di imporre in una elezione, Che fino a quel tempo<br />

era un dir<strong>it</strong>to stato eserc<strong>it</strong>ato dagli ordinari, destò il malcontento in ogni part<strong>it</strong>o, e i Della Torre col<br />

Pallavicino seppero usufruttarne per impadronirsi dell'arcivescovato e dei beni tutti della mensa.<br />

Nel 1262 troviamo a vicario di Uberto in Milano, il più volte nominato Ubertino<br />

Pallavicino.<br />

Nell'anno seguente gli esuli milanesi si unirono ad Ottone Visconti e si fortificarono nel<br />

castello di Arona sul lago Maggiore. - Uberto non intermise tempo ad assalirli, e dopo di averli<br />

vinti si rivolse colle stesse forze contro il marchese di Monferrato, spedizione che non gli tornò<br />

favorevole, e perciò dovette piegare sopra Tortona.<br />

Aspirando tuttodì alla conquista di Parma, tenuta da Giberto da Gente, si diè all’opera coi<br />

raggiri di un esteso part<strong>it</strong>o; ma il buon senno dei Parmigiani prevalse in questa lotta di libertà, e a<br />

far satollo in qualche modo 1'ingordo Ghibellino gli offrirono un' annua pensione di mille, ed anzi<br />

al dire di frate Salimbene di due mila lire imperiali, non che di aiutarlo d' armi ne' suoi bisogni a<br />

condizione di non metter piede in C<strong>it</strong>tà senza loro licenza.<br />

La fortuna di Uberto però doveva essa pure compiere il suo ciclo. - Il 1264 segnava il<br />

quinquennio da che Milano gli aveva confer<strong>it</strong>a la Signoria, e Filippo della Torre, influentissimo<br />

nella c<strong>it</strong>tà, nonchè amante di quel potere, si giovò della scadenza per mandarlo a ringraziare e<br />

licenziarlo così dal Cap<strong>it</strong>anato (28). Questa volta Uberto non aveva previsto il colpo di un rivale,<br />

che anzi il nipote di lui Ubertino dovette abbandonare in fretta in fretta la c<strong>it</strong>tà, avvert<strong>it</strong>o che il<br />

r<strong>it</strong>ardo lo poteva fare incoglier male: simile scorno il Pallavicino non volle tollerare in pace, e<br />

trovandosi a Cremona cominciò - col prendere vendetta sulle barche dei negozianti milanesi, che<br />

navigavano in Po, sequestrandole ed imprigionando i condottieri; poscia si offerse alleato ai Nobili<br />

di Milano, i quali non era molto aveva combattuto.<br />

II Torriani comprese allora qual formidabile nemico avesse sollevato contro di sé, ed a<br />

pareggiare la part<strong>it</strong>a, si volse a trattare un' alleanza con Urbano IV, che, a liberarsi dalle minacce<br />

di Manfredo di Svevia dal trono di Napoli, aveva inv<strong>it</strong>ato Carlo d' Angió a scendere in Italia con<br />

promessa di quel regno.<br />

Uberto ed Enrico fratelli Pallavicino del ramo di Scipione, e dei quali già feci menzione, si<br />

portarono per ordine di Uberto sulla via di Nizza, ad osteggiare 1'entrata a Carlo d'Angiò; ma a


costoro la sorte delle armi non arrise, e venuta la notizia che gli Angioini s'avanzavano nell'alta<br />

Italia Uberto con Boso da Dovara e coi Ghibellini Lombardi tentò impedir loro il passo in<br />

Lombardia. Se non che l'argento dei Franceschi comperò il Dovara (29), ed i Francesi guidati da<br />

Napo della Torre poterono facilmente passare nel Bresciano prendendo Palazzolo, Monte Chìaro,<br />

ed un<strong>it</strong>i al marchese Obizzo d' Este coi Ferraresi e al conte Lodovico di S. Bonifacio coi<br />

Mantovani senza ostacolo raggiungere il loro Principe, che, data battaglia a Benevento nel 25<br />

febbraio 1265, sbaragliò intieramente l'eserc<strong>it</strong>o ghibellino colla morte dello stesso Manfredo.<br />

Da quella sconf<strong>it</strong>ta ne venne grandissimo danno ad Uberto, che anzi fu colpo micidiale<br />

recato alla sua sorte; poichè da quel tempo tutte le c<strong>it</strong>tà in prima partigiane dell'impero si elessero<br />

altri regg<strong>it</strong>ori.<br />

Brescia dié i1 segnale, ribellandosi ad Uberto, così Alessandria e Tortona non vollero più<br />

saperne di lui. - I Piacentini tentarono pure di levarsi di dosso la signoria di Ubertino Landi e<br />

del Pallavicino (1266); ma questi per poco ebbero la v<strong>it</strong>toria, mettendo a morte quanti della parte<br />

avversa non arrivarono in tempo a fuggire; quegli esuli però sparsi per le campagne riescirono a<br />

togliere loro. molte terre e castelli.<br />

Uberto si portò a Cremona per ristabilire il suo impero, che aveva ricevuto colpi fatali, e<br />

decise concentrare in un punto solo le forze, r<strong>it</strong>enendo all'uopo conveniente la c<strong>it</strong>tà di Parma, e per<br />

impadronirsi di questa tentò giovarsi dell' interna ag<strong>it</strong>azione dei part<strong>it</strong>i; così nel 28 marzo, giorno<br />

di Pasqua, i Ghibellini da lui diretti presero le armi al grido di Uberto, Uberto; se non che il<br />

part<strong>it</strong>o papalino cap<strong>it</strong>anato da un ard<strong>it</strong>o popolano, sarto di mestiere, certo Giovanni Barisello, si<br />

oppose alle loro mire, e dopo ostinato combattere, la v<strong>it</strong>toria rimase al popolo. - Raccontasi che il<br />

tumulto e il saccheggio durò per tre giorni, e furono in allora cacciati quei del part<strong>it</strong>o Pallavicino;<br />

il palazzo dello stesso marchese Uberto, vicino a Sant'Alessandro venne atterrato, come lo fu il<br />

palazzo de' suoi nipoti i Marchesi di Scipione.<br />

Mentre succedevano tali cose, da Roma erano stati mandati in Lombardia due Legati a<br />

tentare la pace; ma questi avendo conosciuto in luogo, quanto erano stremate le forze dei Ghibellini,<br />

si accordarono col trad<strong>it</strong>ore Dovara, offrendo a lui solo la signoria di Cremona, c<strong>it</strong>tà che il<br />

Pallavicino ebbe sempre prima fra li suoi ausiliari; in simile rovescio di fortuna fu costretto<br />

rinunciare anche al dominio di Piacenza nelle mani di quel Vescovo, e r<strong>it</strong>irarsi in Borgo San<br />

Donnino, siccome il punto meglio centrale della sua Marca, nella vista di tentare da questo posto il<br />

ricupero dei perduti domini; ma intanto i Guelfi di Parma non posavano le armi, e si<br />

impadronivano dei castelli di Noceto, San Secondo e Soragna.<br />

Il Pallavicino da Borgo faceva appello e raccoglieva i dispersi Ghibellini, deciso all'<br />

ultima guerra; non minori erano però gli sforzi dei Guelfi di Parma per poterlo annientare, e<br />

chiamati quei di Modena e di Reggio, compatti s'avanzarono contro San Donnino, al cui castello<br />

ponevano regolare assedio, mentre si impadronivano di Tabiano, di Bargone e delle Alpicelle,<br />

sempre più restringendo il cerchio del vacillante dominio del Pallavicino. Se non che, in questo<br />

mentre Boso da Dovara accortosi dell' errore di aver fidato nel Legato Pontificio, che mai si<br />

determinava a lasciare la c<strong>it</strong>tà di Cremona, pensò di cacciarlo colle armi, ed in allora i Guelfi<br />

tolsero 1'assedio da Borgo per Correre a Cremona in difesa del Legato. - Uberto colse il<br />

momento, e fatta una sort<strong>it</strong>a vinse a Medesano; fu però l'ultima v<strong>it</strong>toria, poiché presto ebbe<br />

contro il forte eserc<strong>it</strong>o dei Guelfi, che lo ricacciò nel Castello di Borgo colla perd<strong>it</strong>a di Monte<br />

Palerio, Parola, Miano, Ravirano, le Corticelle dei Marchesi.<br />

Sollec<strong>it</strong>ato da Uberto e dagli altri Ghibellini scendeva frattanto in Italia 1'infelice Corradino,<br />

ultimo della Casa dei Duchi di Svevia, figlio di Corrado e nipote di Federico II, che veniva per<br />

riconquistare gli av<strong>it</strong>i possessi delle Due Sicilie. - Da Verona moveva Corradino sui primi del<br />

1268 a Pavia, ove stavano raccolti in aspettazione i moltissimi fedeli dell'Impero; ma a<br />

Tagliacozzo nella giornata del 23 agosto Corradino fu debellato e prigione condotto a Napoli,<br />

miseramente pagava sul palco il coraggio dimostrato nella sua impresa (29 ottobre). La morte di<br />

Corradino fu sciagura pei Ghibellini d'Italia, e i Parmigiani fattisi allora più ard<strong>it</strong>i, pensarono un colpo<br />

estremo contro il Pallavicino, che da borgo San Donnino con indom<strong>it</strong>o valore incessantemente li<br />

infestava e comunicando col forte castello di Busseto, con Landasio, Gisalecchio e con altre rócche nel<br />

Parmigiano, difese dai suoi nipoti di Scipione, di Pellegrino e dagli esuli di Parma teneva occupato<br />

oltre trentamila uomini, le forze di tante c<strong>it</strong>tà contro di lui coalizzate. Deliberarono quindi i Parmigiani


di dare piena amnistia ai conc<strong>it</strong>tadini fuoriusc<strong>it</strong>i, ai quali importando meglio il loro interesse della sorte<br />

di Uberto, accettarono l'inv<strong>it</strong>o; privo allora delle maggiori forze fu costretto cedere le armi, e, dopo di<br />

avere col suo nome fatto tremare tanti popoli, nel giorno 2 4 di ottobre, roso dall'ambizione umiliata,<br />

usciva dal Castello di Borgo per r<strong>it</strong>irarsi nella Rocca di Gisalecchio in val di Mozzola.<br />

Quegli stessi Cremonesi, che il Pallavicino aveva condotto alla v<strong>it</strong>toria contro Parma per<br />

vendicare il perduto carroccio, vilmente si gettarono sopra Busseto, siccome cap<strong>it</strong>ale dello Stato, e<br />

lo misero a sacco, intanto che i Parmigiani, violando la cap<strong>it</strong>olazione, smantellavano de' suoi forti<br />

il castello di San Donnino.<br />

Ridotto nella Rocca di Gisalecchio (30) quante volte lo avranno assal<strong>it</strong>o i ricordi del suo<br />

passato, 1'altezza dalla quale era disceso; egli che oltre 1'estesa Marca aveva tenuto la mano sulle<br />

fiorenti c<strong>it</strong>tà di Alessandria, Brescia, Cremona, Milano, Piacenza, Tortona, che più volte aveva<br />

disposto a Sua voglia di Pavia, Bergamo, Parma, Reggio, Modena, e che capo dei Ghibellini aveva<br />

turbati i sonni al Re di Roma; oh! quante volte per quei ricordi avrebbe dovuto convincersi, come<br />

solo colla libertà e coll'amore dei popoli, non colla tìrannide, si assicura 1' impero.<br />

Nel poco tempo, che visse, da quando si r<strong>it</strong>irò in Gisalecchio, stette colla moglie Sofia,<br />

figlia di Enrico da Egna Tirolese, procuratagli da Ezzelino da Romano, del quale doveva essere<br />

parente e che sposò in seconde nozze, dopo il divorzio da Beatrice de Ranieri dei conti della<br />

Gherardesca di Pisa, che aveva ripudìata siccome sterile. Quella donna lo aveva fatto padre di un<br />

maschio per nome Manfredino e di quattro femmine , Giovanna che andò moglie al Ghibellino<br />

Salinguerra Torelli nipote del signore di Ferrara; Marta mar<strong>it</strong>ata a Guido, Guidi conte di<br />

Modigliana e di Poppi altro famoso ghibellino e signore del Casentino; Margher<strong>it</strong>a ch'ebbe in<br />

mar<strong>it</strong>o Alberto detto Picardo degli Scaligeri nipote di Mastino; ed Isabella della quale altro non si<br />

sa che il nome.<br />

Nel 29 aprile 1269 Uberto dettava il suo testamento (31), chiamando erede dello Stato Pallavicino<br />

1'unico suo maschio Manfredino, a questi sost<strong>it</strong>uiva nel caso di morte senza discendenza<br />

mascolina i figli di Manfredo e di Pelavicino suoi fratelli; disponeva ancora per la moglie e per le<br />

figlie; cost<strong>it</strong>uiva in tutrice ai minorenni la moglie Sofia, ed in curatori i nipoti Uberto, Visconte e<br />

Guido Pallavicino. - Da quell'atto è facile rilevare come un giorno Uberto fra le torri di quella<br />

rócca abbia vólto 1'occhio al cielo, e sent<strong>it</strong>o il peso delle non poche sue brutal<strong>it</strong>à e barbarie, poichè<br />

quasi a placare Iddio disponeva di diversi pii legati, fra questi a favore dell'abbadia di Fontevivo,<br />

pei Frati Minori , pei Padri Predicatori ed Erem<strong>it</strong>i di Parma, così per quelli di Cremona e di<br />

Piacenza, legando inoltre alcune elemosine alla Chiesa di S. Maria di Gisalecchio ed a tutte le<br />

chiese della valle di Mozzola.<br />

Moriva pochi giorni dopo di avere testato (8 maggio), e al dire dei Guelfi scr<strong>it</strong>tori senza<br />

pentirsi, scomunicato, avendo respinto dal letto il canuto Minor<strong>it</strong>a, che in quegli estremi era da lui<br />

andato, nella speranza di ricevere la confessione de' suoi falli; ma le pie disposizioni, che si<br />

leggono nel testamento ponno far dub<strong>it</strong>are sulla ver<strong>it</strong>à di quelle narrazioni.<br />

Questo Bussetano fu pronto di ingegno, ard<strong>it</strong>o nelle imprese, tra i migliori cap<strong>it</strong>ani, del<br />

tempo, a lui si attribuisce in, parte un nuovo metodo nell' arma dicavalleria, e l'introduzione delle<br />

Compagnie di ventura; interessato nei più deplorabili avvenimenti d'Italia e specialmente di<br />

Lombardia pel corso di quarantacinque anni del XIII secolo. - Uberto fu la sintesi della sua epoca,<br />

guelfo e ghibellino, ora alleato del popolo, ora dei Nobili, sempre nella vista della Signoria contro<br />

il Comune, che in quel secolo andò piegando, fedelissimo all'Impero, al bisogno e per poco cedette<br />

alla Chiesa; di idee alte, m<strong>it</strong>ò a vasto dominio, tiranno alla volta, ma in corrispondenza agli odi dei<br />

tempi, cadde colla fortuna degli Svevi.<br />

Il Festasio, che ne scrisse l'elogio, così ce lo delinea...... maestà nell'aspetto, la statura non<br />

piccola né grande, la disposizione dei membri ben proporzionata, cbe gli imprimevano un<br />

eccellente grav<strong>it</strong>à, l' occhio aveva grande et nero com'un carbone spento, i capelli et barba di simile<br />

colore.(32), i denti bianchissimi: era di faccia bruno, ard<strong>it</strong>o d' animo, paziente et umano et di valore<br />

di corpo non vi fu chi l’aguagliasse a quei tempi, fu vers'ognuno cortesissimo, et di profonda<br />

benign<strong>it</strong>à, ma ne'l imprese importanti severo. Costumava vestir sempre di ferro.<br />

Le ceneri di Uberto posavano nella Chiesa di Gisalecchio in umile sepoltura senza alcun<br />

ep<strong>it</strong>affio, e così finiva quel1'uomo, la cui potenza ed ambizione gli aveva confer<strong>it</strong>o il t<strong>it</strong>olo di<br />

Grande fra i Signori di Busseto.


(1) Corio, Storia di Milano, vol. I, pag. 4o6, ediz. Colombo. - GIULINI, Storia di Milano, vol. VII, pag. 426, - L<strong>it</strong>ta,<br />

Op. C<strong>it</strong>., tav. XIV.<br />

(2) Purgatorio, c. vi.<br />

(3) Si ebbero notizie per Uberto dal FESTASIO, ms. C<strong>it</strong>. - Cronica Pall., ms. C<strong>it</strong>. - CORIO, Storia di Mí1ano. -<br />

CAVITELLI, Ann. Cremon.-ARISIO, MURATORI, AFFO’, ORLANDI, POGGIALI, LITTA, SCARABELLI.<br />

Opere c<strong>it</strong>ate. Chronica Parmensia a sec. XI ad ex<strong>it</strong>um sec. XIV nei Monumenta c<strong>it</strong>., vol. VII,<br />

- P. VERRI, Storia di Milano. - C. CANTÙ, Storia degli Italiani, vol. III. - E RICOTTI, Storia delle Compagnie di<br />

Ventura, vol. I, c. V, V1. - GALANTINO, Storia di Soncino, vol. I, pag. 59 e seg. - LANZANI, I Comuni Italiani,<br />

op. c<strong>it</strong>. da pag. 386 a 575<br />

(4) Nel sorgere dei Comuni le c<strong>it</strong>tà libere diedero il governo ai Consoli, e dopo le guerre col Barbarossa per<br />

allontanare il pericolo , che alcuno di questi s'appropriasse la Signoria, crearono la carica di Podestà, nominandovi<br />

gentiluomini forestieri al Comune, e per la durata ordinariamente di un anno: ma tali erano le attribuzioni del<br />

Podestà da creare un vero dominio.<br />

(5) ARIOSTO, Orlando, c. III, st. 33.<br />

(6) V<strong>it</strong>toria: la rivolta e l'assedio di Parma nel 1247 per Raimondo dì Soragna; negli Atti della Deputazione di<br />

Storia Patria dell'Emilia. Nuova Serie, vol. VI, parte II. Modena, 1881.<br />

(7) CAVITELLI, Ann. Cremon., f. 88.<br />

(8) Vedasi nel vol. III, Documento N. IX, pag. 18.<br />

(9) Simile N. X, pag. 19.<br />

(10) FR. ARISIUS, Praetorum Cremonae series chronologica, pag. 9.<br />

(11) La Cronaca contemporanea di Fra Salimbene fu pubblicata nel Monumenta Historica Parmens<br />

(12) Vedasi agli anni 1856, 57, 59, cap<strong>it</strong>olo LXVI.<br />

(13) SCARABELLI, Op. C<strong>it</strong>. vol. II, pag. 192.<br />

(14) VITALI P., Le p<strong>it</strong>ture di Busseto, p. 63.<br />

(15) Vedasi vol. III, Documento N. XI, p.19.<br />

(16) FR. ROBOLOTTI, Industria e commercio in Cremona nel Secolo XV: Archivio Storico Lombardo,<br />

anno 188o, P. 321.<br />

(17) Vedasi vol. III, Doc. N. XII, p. 21.<br />

(18) Si veda l’un<strong>it</strong>a carta topografica.<br />

(19) Gli Atti di questo Congresso, interessanti per la moneta di quel tempo, sono ricordati dal Poggiali, op.'c<strong>it</strong>.,<br />

vol. V pag. 255, siccome esistenti nel Re gistro magno del Comune di Piacenza.<br />

(20) GIULIVI, Storia di Milano, vol. VIII, p. 146<br />

(21) P. ODORICI, Storie Bresciane, vol. VI, pag. 155<br />

(22) Il patto di questa Lega si legge nel Codex Italiae Diplomaticus, di Gio. Cristiano Lunig, vol. I, col. 1583<br />

(23) II poeta Bussetano ab. Ghirardelli concepì da questa catastrofe l'argomento per una lodata sua tragedia dal<br />

t<strong>it</strong>olo Oberto, stampata in Pia cenza nel 1824 da G. Del-Maino. - Chronica di Milano dal 948 al 1487 ed<strong>it</strong>a da<br />

Giulio Porro Lambertenghi nella Miscellanea di St. Ital., tomo VIII, p. 51. Torino, 1869.<br />

(24) ODORICI, Storie di Brescia, vol. VI, p. 172.<br />

(25) Chronica di Milano c<strong>it</strong>, pag. 53<br />

(26) I flagellati o battuti erano spir<strong>it</strong>ati, che, in pen<strong>it</strong>enza dei peccati loro e degli altri, seguendo un crocifero,<br />

vagavano per l'Italia a torme di migliaia d'ogni sesso ed età, seminudi, stretti di cilici, percuotendosi e cantando il<br />

Miserere o il Stabat Mater<br />

(27) Sexcentae furcbae parantur , quo viso recesserunt. - Fiamna, manip. Flor. Ad ann. 1260.<br />

(28) Chronica di Milano c<strong>it</strong>., pubblicata dal conte Porro, p. 56.<br />

(29) Per tale del<strong>it</strong>to Dante lo condannò all' inferno, così apostrofandolo:<br />

« . . . . . . . . . . non vo' che tu favelle,<br />

Malvagio trad<strong>it</strong>or: ch' alla tua onta,<br />

I' porterò di te vere novelle. »<br />

Inferno, e. 32.<br />

GUERRAZZI, la Battaglia di Benevento, cap. XV.<br />

(30) Ne lla Valle di Mozzola, coli detta dal torrente che vi scorre, fra Borgotaro e Solignano in cima di una rupe<br />

torreggiava la Rocca di Gisaeechio costrutta dai Pallavicino, che dopo la metà del secolo XV passò in feudo degli<br />

Sforza Fogliani. - A. ZUCCAGNI ORLANDINI, Corografia dell'Italia Vol. 17111, p. 457<br />

(31) Vedasi nel vol. III. doc. N. XIII. Pag. 21.<br />

(32) In una stampa presso di me, tolta da un vecchia tela, vi è figurato senza barba.


IL MARCIIESE MANFREDINO, DETTO IL PIO.<br />

Non sempre però potè egli trattenersi in<br />

uno stato tranquillo, imperciochè alcune<br />

circostanze lo costrinsero, malgrado il<br />

suo volere, a dover prendere le armi.<br />

P.SELETTJ, Lettera intorno a Manfredino.<br />

Il padre Ireneo Affò, occupato in moltissimi e disparati lavori, s'ingannò talvolta nel giudizio di alcuni<br />

avvenimenti, e commise un grave errore, allora che parlando di Manfredino, figlio di Uberto, lo<br />

confondeva col cugino Manfredo (1), facendo una sola di due persone ben distinte. - Questo punto<br />

storico fu spiegato in modo luminoso dal canonico Pietro Seletti (2), e alle dotte sue ricerche appoggio<br />

sopra ogni altro questa parte delle nostre memorie.<br />

Morto Uberto (1269), a lui successe nel Marchesato di Busseto il figlio Manfredino, che per la sua giovane<br />

età di quindici anni venne tutelato dalla madre Sofìa, e guidato dal consiglio dei cugini Oberto, Visconte e<br />

Guidone fratelli Pallavicino.<br />

Nell' anno seguente (1270) vuolsi , che Manfredino cadesse prigioniero dei Fieschi, conti di Lavagna,<br />

di parte Guelfa, e però nemici di sua funiglia ; ma quella prigionia deve essere ben poco durata, poichè non a<br />

molto lo si trova nella Rocca di Busseto, luogo di sua ab<strong>it</strong>uale residenza, mentre gli sarebbe stato difficile il<br />

dimorare in altre c<strong>it</strong>tà, chè al cadere della fortuna del padre, i molti palazzi che aveva in quelle , furono tutti<br />

rovinati dal furore delle popolazioni.<br />

Si legge nel Cav<strong>it</strong>elli e nell'Arisio , che sedesse Podestà in Cremona nel 1278 un Gherardino da<br />

Busseto (3) , la cui maniera di chiamarsi potrebbe farlo credere del nostro castello. - Così un altro Gherardo<br />

da Boseto è pure in quest'anno ricordato nella storia di Parma , il quale cadeva fer<strong>it</strong>o per opera dei Signori da<br />

Gesso , e per un tal misfatto il Podestà di quella c<strong>it</strong>tà Oddo degli Oddi Perugino si recava a Pratesello e<br />

faceva spianare le case di quei Signori , autori anche dell' assassinio di certo Francesco Catena (4). - Si<br />

racconta infine, che nel corrente anno, oltre l'afflizione della carestia, infieriva la peste menando grave strage<br />

nelle nostre terre.<br />

L' indole pacifica di Manfredino , che lo tenne estraneo agli avvenimenti pol<strong>it</strong>ici del tempo, ci privò<br />

di notizie interessanti ai nostri annali per 1' ultimo quarto di questo secolo , solo si ricorda al 1289, che il<br />

Marchese di Busseto fosse stato chiamato a Podestà in Pavia, c<strong>it</strong>tà in allora perturbata dalle fazioni c<strong>it</strong>tadine ,<br />

e che nel 1298 (5) il Comune di Parma si opponesse a Manfredino nell' esercizio del suo dir<strong>it</strong>to di cavar sale<br />

dai pozzi di Salso(6), privilegio sanc<strong>it</strong>o nelle imperiali invest<strong>it</strong>ure concesse a suoi progen<strong>it</strong>ori, e del quale lo<br />

stesso Manfredino aveva sempre usato, come scrive anche frate Salimbene nella sua Cronaca… et dabat<br />

salem omnibus Regulis abundanter, et sine mensura. Habebat enim in districtu Castri Scipionis multos<br />

puteos Salis, ex quibus cactus est dive set inclytus.<br />

A questo punto mi corre obbligo di avvertire un errore, in cui caddero alcuni storici col chiamare Busseto<br />

c<strong>it</strong>tà e c<strong>it</strong>tà vescovile sino dai primi anni del XIV secolo; mentre c<strong>it</strong>tà divenne solo nel XVI, e vescovile non<br />

la fu mai. - Questa erronea asserzione provenne dalla stampa di un Sinodo Provinciale tenuto in Milano l'<br />

anno 1311, nel quale fra gli intervenuti suffraganei dell'Arcivescovo si annovera il Legato del Vescovo della<br />

c<strong>it</strong>tà di Busseto in questo modo… D. Mapheo de Madiis Arcidiacono Buxsti Procuratore Venerab, Patris D.<br />

Federici Dei gratia Episcopi Buxseti, cum clerus m<strong>it</strong>tere non potuisset eo quod Civ<strong>it</strong>as Buxseti esset obsessa<br />

, etc. (7). Errore patentissimo, poiché la chiesa di Busseto non fu mai soggetta a quella di Milano , bensì a<br />

Cremona dai primi suoi tempi fino al 163 , quando venne sottoposta al Vescovato di Borgo San Donnino; in


quella stampa il nome di Busseto va corretto nell'altro di Brescia, chè dai copisti per ignoranza fu certo<br />

scambiata la voce Brix. in Bux. ; infatti nella c<strong>it</strong>tà di Brescia fiorì la famiglia dei Maggi, e precisamente in<br />

quel tempo vi si trovava Arcidiacono certo Maffeo Dei Maggi quello appunto nominato nel Sinodo Milanese,<br />

così a Vescovo certo Federico; aggiuntasi poi che Brescia , seguace del part<strong>it</strong>o guelfo, era in allora stretta<br />

d'assedio dall'Imperatore Enrico , mentre questi essendo in buona amicizia col Pallavicino, non c possibile,<br />

che assediasse Busseto.<br />

Il marchese Manfredino viveva una v<strong>it</strong>a sol<strong>it</strong>aria nella sua Rocca, lontano dalle fazioni e d'ai<br />

trambusti di guerra ; ma non aveva cessato per questo di appartenere alla schiatta dei Pallavicino, e non<br />

poteva a meno di conservarsi ghibellino, perciò era guardato in sospetto dalla parte guelfa, e talora contro sua<br />

voglia fu costretto inbrandire la spada.<br />

Nel 1312 avendo il popolo di Parma cacciato fuori dalle mura i partigiani dell' Impero, Enrico VII<br />

minacciò del suo furore quella c<strong>it</strong>tà; in soccorso della quale vennero fra gli altri quei di Firenze e dì Lucca, e<br />

dovendo passare per la via di Berceto furono costretti a battersi con Bonaccorso Draghi, castellano per<br />

Manfredino della Rocca di Ravarano, che erasi posto in Berceto dopo averlo saccheggiato; fu in allora, che<br />

Giberto da Correggio co' suoi di Parma e coi Pallavicino di Pellegrino assaltò e tolse il castello di Ravarano a<br />

Manfredino, il quale invocato l’aiuto dei Visconti e di Guglielmo dei Rossi insieme si avanzarono contro<br />

Parma nel gennaio del 1313; campagna che fu di breve durata, e finì colla presa di Borgo San Donnino,<br />

questa volta lasciato a suo libero governo.<br />

Nella pace del 26 luglio 1315, conchiusa fra i Comuni di Borgo e di Parma, rifer<strong>it</strong>aci dallo Scarabelli<br />

(8), vedesì contemplato anche Manfredino Pallavicino, al quale Parma s'impegnava di rest<strong>it</strong>uire i castelli di<br />

Ravarano, Solignano, Casula.<br />

Sub<strong>it</strong>o dopo Manfredino fece r<strong>it</strong>orno alla prediletta v<strong>it</strong>a delle celesti contemplazioni, e quasi per tre<br />

anni il suo nome tace negli annali del tempo ; fu circa il 1318 , che il marchese Bonifazio Lupi con altri di<br />

sua famiglia venne al castello di Soragna e di sorpresa s'impadronì dì quella terra. Ma anche questa volta<br />

Manfredino dimostrò la dolcezza dell' animo suo, rivolgendosi alla mediazione del Comune di Parma per<br />

ottonerne la rest<strong>it</strong>uzione , tentativo che non ebbe alcun risultato, e dovette persuadersi che 1a lancia val più<br />

della carta ; per cui al succedere della guerra fra i Visconti ed i guelfi cap<strong>it</strong>anati dal Legato Pontificio<br />

Bertrando del Poggetto, si decise favorire la parte viscontea, dando il passo per Busseto alle truppe di<br />

Galeazzo (1325), che da Cremona si recavano a Borgo San Donnino per battere l’eserc<strong>it</strong>o papalino<br />

rafforzandosi in Fiorenzuola, e per vendicarsi di questo fatto il legato Bertrando mandò a devastare la<br />

Castellina di Soragna e i suoi dintorni in odio di Manfredino.<br />

I Parmigiani alla comparsa di un’oste si grossa sui confini della loro Diocesi non si sentirono<br />

tranquilli e, raccolti quanti poterono uomini d' arme, s’avanzarono contro la rocca di Castiglione dei<br />

Marchesi, che prima senza punto resistere, per opera dei Ruviani, era stata aperta all’eserc<strong>it</strong>o ghibellino, e<br />

strettala per ogni dove , obbligarono le schiere viscontee a cap<strong>it</strong>olare e a r<strong>it</strong>irarsi oltre il Po, in Cremona. –<br />

Frattanto Azione figlio di Galeazzo Visconti, valente guerriero qual era, da Voghera a grandi giornate<br />

marciando nel 18 marzo s’impadroniva di San Donnino, e qui festeggiato vi raccoglieva le sue truppe rese<br />

più forti da quelle di Manfredino, che il persona ve le condusse , e degli altri Pallavicino signori di Varano,<br />

Scipione, Bargone, Miano.<br />

Tal successo obbligava nuovamente quei di Parma a prendere le armi, ed il prudente Visconti per<br />

stornare un pericolo così vicino, volle persuaderli che egli non era venuto a loro danno, ma solo contro al<br />

Legato Ponti stia di credere alle sue parola vedere alla loro sicurezza, mandarono in segreto dei messi a<br />

Bologna per intendersi sul da fare coi rappresentanti colà riun<strong>it</strong>i dei comuni di Reggio, Piacenza, Firanze,<br />

Padova, Treviso, Brescia, Rimini, Cesena, Faenza, Imola; di che Azione avuto notizia nel 23 maggio senza<br />

previa intimazione si portò verso Parma un<strong>it</strong>amente al Pallavicino, mettendo a sacco i villaggi ed i castelli<br />

che trans<strong>it</strong>ava, facendo prigioni ad arb<strong>it</strong>rio e trasportando in Borgo ricco bottino. – Ciò tolse ai Parmigiani<br />

ogni ragione del segreto, e, apertamente collegate le loro armi ai Piacentini ed all' eserc<strong>it</strong>o del Legato<br />

Pontificio, che accampava in Fiorenzunla , mossero compatti contro le mura di Borgo , dopo di aver presa e<br />

distrutta la Rocca della Parola , difesa dallo stesso marchese Manfredino .<br />

Nel 20 aprile dell'anno successivo (13226) papa Giovanni XXII, dalla sede di Avignone, dichiarò


nulla l'elezione di Lodovico il Bavaro, depose il Vescovo Aretino, e scomunicò il Visconte con tutti i suoi<br />

seguaci, compreso Manfredino, alla cui timida coscienza dovette certo la scomunica cagionare penosissimo<br />

affanno; di questa si giovò il Comune di Parma, per ottenere dal Papa, che, siccome interdetto, fossero<br />

confiscate al Pallavicino e concesse ai Lupi le terre di Soragna , Parola e Corte Redalda.<br />

Le forze sempre crescenti del Legato Bertrando, che univa in sè il dominio quasi assoluto anche sopra<br />

di Parma , destarono seri timori nei Signori Ghibellini , i quali rivoltisi al Bavaro, lo inv<strong>it</strong>arono a venire in<br />

Italia per domare la temporale potenza del Papa. - Quegli infatti da Trento nel 1327 discese piegando a<br />

Milano, ove fu cinto della ferrea corona, e fra i principali ghibellini accorsi ad ossequiarlo, si trovò il nostro<br />

Manfredino, che nel 2 luglio ottenne amplissima invest<strong>it</strong>ura (9) di tutte, le terre possedute da' suoi<br />

progen<strong>it</strong>ori, ripetendosi in quella i privilegi concessi dagli Imperatori Federico II e da Corrado con ispeciali<br />

dichiarazioni di indipendenza dello Stato Pallavicino dai confinanti Comuni , e col dir<strong>it</strong>to ancora in<br />

Manfredino di riavere quanto gli era stato tolto.<br />

Poche settimane da poi Lodovico recandosi in Toscana volle tenere la via di Parma allo scopo di<br />

incutere timore ai Guelfi, e lungo il cammino fu nel 23 agosto a vis<strong>it</strong>are Busseto ab<strong>it</strong>ando in quella Rocca<br />

con sua moglie Margher<strong>it</strong>a (10)<br />

Correva l'anno 1329 e nel giorno di San Pietro, in occasione che fra i Rossi signori di Parma ed il<br />

Legato Pontificio si conchiudeva una pace, quel Comune nel desiderio di tenersi amici i Principi confinanti<br />

otteneva, che per quella convenzione fossero rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e tutte le Castella , che dal Papa erano state tolte a<br />

Manfredino ed invest<strong>it</strong>e ai Lupi , compensando questi ultimi con altre concessioni di esenzione da' pubblici<br />

aggravi.<br />

Vuolsi, che sotto il governo di Manfredino fossero compilate le prime Leggi Statutarie di Busseto,<br />

leggi che, come vedremo più tardi , ricevettero nuova e migliore forma dal pronipote Orlando.<br />

Le vecchie cronache della famiglia Pallavicino tutte s'accordano nel presentarci Manfredino scevro di<br />

vizi e adorno di grandi virtù ; certo però che seguì una via ben diversa dal padre, e seppe, conservare un<br />

ampio Stato alla sua famiglia, dando pace e prosper<strong>it</strong>à ai sudd<strong>it</strong>i. - Quando allontanati i pochi motivi di<br />

guerra, che non potè ev<strong>it</strong>are, si r<strong>it</strong>irava nella sua Busseto, qui amò vestire 1' ab<strong>it</strong>o di S. Francesco. vivendo<br />

però al secolo (11), nulla curante del singolare contrasto, che avrà cagionato nel vederlo a girare in ab<strong>it</strong>o da<br />

terziario fra le mura della Rocca ed i feroci ceffi de' suoi mercenari.<br />

Il Festasio lo dipinge con barba e capelli bianchi , naso largo, curvo e macilente di corpo , pallido in<br />

viso , e scrive , clic morte lo rapisse in Busseto nel 1328 contro 1' opinione di altri scr<strong>it</strong>tori, che segnerebbero<br />

l’anno seguente.<br />

(1) Manfredo era figlio di Guglielmo marc. di Scipione, che costantemente ab<strong>it</strong>ò in Cremona, e per aver segu<strong>it</strong>o le parti del Dovara<br />

fu esiliato da quella C<strong>it</strong>tà neI 1282, e una seconda volta nel 1312.<br />

(2) Lettera intorno a Manfredino Pallavicino. Mil. 1830. - Si trovano notizie di Manfredino nella Cronaca Pallavicina , ms. c<strong>it</strong>.,<br />

nel Festasio, ms. c<strong>it</strong>. – POGGIALI, St. di Piacenza, vol. V. – Affò St. di Parma, vol. IV. – SCARABELLI, Ist. Civ. di Parma, ecc.,<br />

vol. II -LITTA, op. c<strong>it</strong>., tav. XVI.<br />

(3) CAVITELLI, op. c<strong>it</strong>., p. 97. – ARISIUS, Praet. Crem., p. 11.<br />

(4) AFFO’, St. di Parma, vol. IV. pag. 41.<br />

(5) MURATORI, Rer. Ital., tom. IX, col. 819.<br />

(6) Salso nel circondario di Borgo San Donnino, patria di G.- D. Romagnosi, possiede abbondantissime sorgenti di acque salsoiodo-bronsiche<br />

e sorgenti acidule ferruginose; sino dall’epoca romana servirono per estrazione del sale , e vennero come sono<br />

utilmente usate per cura di malattie. – D., G. VALENTINI, Guida storica, medica, p<strong>it</strong>toresca ai bagni di Salso e di Tabiano.<br />

(7) Synodus Cremonensis sub Caesare Speciano Episc. Etc. p, 258. MURATORI, Rer. Ital. Scriptor., tom IX, col 580. – P.<br />

FLAMINIO da Parma, St. dei Conventi , vol. I , p. 129. – HENRICUS SANCLEMENTE, Series Episc. Cremon., pag. 123 ; dello<br />

stesso Sanclemente una lettera al canonico Seletti del 24 giugno 1813, autografa presso di me.<br />

(8) Istoria c<strong>it</strong>. vol. II, p. 7.<br />

(9) Vedasi vol III, Docum. N. XIV, p. 22.<br />

(10) ORLANDI, op. c<strong>it</strong>. vol IV. – FABIO VITALI, De rebus ecclesiasticis, ms. c<strong>it</strong>.<br />

(11) Per chi non sapesse, è a dirsi come, in quei tempi di fanatismo per le corporazioni religiose, di frequente succedeva, che laici<br />

possenti per ricchezze e nobiltà ottenessero dai Monaci di vestire il loro ab<strong>it</strong>o , di intervenire così alle loro funzioni di chiesa , e<br />

poter inscrivere il loro nome nel catalogo del Convento, vivendo però al secolo, col privilegio dopo morte di essere deposti nel<br />

sepolcro dei cenob<strong>it</strong>i.

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