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ESSERE E LINGUAGGIO IN HEIDEGGER - Lillo Turco

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Heidegger tiene a distinguere i segni che rinviano ad altro<br />

da sé, cioè i rimandi, dai segni d’indicazione, “la traccia,<br />

le vestigia, il monumento, il documento, la testimonianza,<br />

89<br />

il simbolo, l’espressione, l’apparizione, il significato ”, e<br />

dopo avere precisato che “il segno è sempre la cosa<br />

significata 90 ”, afferma “Il segno è un utilizzabile ontico<br />

che, in quanto è questo determinato mezzo, funge nel<br />

contempo da qualcosa che rende manifesta la struttura<br />

ontologica dell’utilizzabilità, della totalità dei rimandi e<br />

91<br />

della mondità ”.<br />

Da parte sua C. Esposito chiarisce che il rimando è “il<br />

fondamento ontologico del segno, ma non è un segno esso<br />

stesso 92 ”.<br />

Importante è che, secondo Heidegger, è ilSein del Da-sein,<br />

cioè l’essere dell’esserci, a dare un senso all’ente,<br />

89 cfr. M. Heidegger, Essere e tempo, op. cit., p. 105<br />

90 cfr. M. Heidegger, Essere e tempo, op. cit., p. 110<br />

91 cfr. M. Heidegger, Essere e tempo, op. cit., p. 111<br />

92 cfr. C. Esposito, L’analitica dell’esistenza, cit., p. 133 .<br />

95

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