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I colloidi - sito del PROF Sidoli andrea

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I <strong>colloidi</strong><br />

Quando sciogliamo o aggiungiamo ad un solvente un soluto siamo abituati a considerare come<br />

risultato <strong>del</strong>l'operazione una <strong>del</strong>le seguenti due casistiche:<br />

1. il soluto si scioglie ed otteniamo una soluzione (miscuglio omogeneo)<br />

2. il soluto non si scioglie ed otteniamo un miscuglio eterogeneo<br />

In realtà se le particelle di soluto sono inferiori a 2µm (due micrometri) possiamo trovarci in una<br />

situazione intermedia tra le due che identifica un sistema colloidale.<br />

Le particelle in queste condizioni sono così piccole che la soluzione seppur eterogenea può<br />

comportarsi come una soluzione omogenea, ad esempio può risultare trasparente oppure rimanere<br />

opaca nonostante una filtrazione.<br />

Le particelle inoltre avendo <strong>del</strong>le dimensioni paragonabili a quelle <strong>del</strong>la lunghezza d'onda <strong>del</strong>la luce<br />

possono dare dei fenomeni ottici di opalescenza denominati effetto Tyndal, inoltre data la loro<br />

bassissima densità rimangono costantemente sospese e in balia dei moti casuali <strong>del</strong>la soluzione<br />

(moti Browniani).<br />

Mentre nelle soluzioni distinguiamo un soluto ed un solvente nelle sospensioni colloidali<br />

distinguiamo una fase disperdente (analoga al solvente) ed una fase dispersa (analoga al soluto).<br />

Le ragioni <strong>del</strong>le piccole dimensioni di un colloide è legato al fatto che esso è costituito da un<br />

numero relativamente limitato di molecole che si uniscono le une alle altre dando origine a <strong>del</strong>le<br />

micelle.<br />

Il n° minimo di molecole per formare una micella è detto N° di aggregazione e può variare da caso<br />

a caso.<br />

Le molecole che originano i <strong>colloidi</strong> sono in genere costituite da una parte polare ed una parte<br />

apolare.<br />

Poiché la fase disperdente principalmente presente in natura è l'acqua, che come sappiamo ha<br />

caratteristiche polari ecco che dette molecole cercheranno di esporre la loro parte polare verso di<br />

essa, "proteggendo" in un certo modo la parte apolare.<br />

Supponendo che la struttura molecolare sia tipo questa:<br />

ecco come apparirà la micella:<br />

1


La testa polare potrà essere di carattere positivo o negativo<br />

Particelle colloidali caricate nello stesso modo tenderanno a rimanere separate, ma l'aggiunta di<br />

determinate sostanze con caratteristiche elettriche opportune potrà determinare la formazione di<br />

macro aggregati che una volta raggiunta una certa densità precipiteranno.<br />

A seconda che il fenomeno sia o meno reversibile avremo:<br />

flocculazione (reversibile)<br />

coaugulazione (irreversibile)<br />

Una sospensione colloidale si trova generalmente in condizioni tali per cui le micelle sono libere di<br />

muoversi, ma se allontaniamo il mezzo disperdente si arriverà ad un certo punto ad una condizione<br />

in cui le micelle avranno una certa aggregazione, detta situazione si chiama GEL, mentre la<br />

situazione precedente (micelle libere) prende il nome di SOL.<br />

Il suolo<br />

Se analizziamo la struttura interna <strong>del</strong>la terra possiamo identificare tre zone: il nucleo, il mantello e<br />

la crosta.<br />

Fatte le debite proporzioni la crosta può essere considerata l'equivalente di una buccia che avvolge<br />

un frutto.<br />

Il suo spessore è infatti mediamente di solo una ventina di Km rispetto ai 6000 circa <strong>del</strong> raggio<br />

terrestre.<br />

Della crosta poi solo la parte più superficiale, che deriva in genere dal disfacimento <strong>del</strong>le rocce<br />

(LITOIDE) è utilizzabile ai fini agrari.<br />

2


La fase solida <strong>del</strong> suolo è quindi costituita da due componenti:<br />

1. componente minerale di origine litologica<br />

2. componente organica di origine animale o vegetale<br />

Le percentuali relative di queste due componenti variano sensibilmente da terreno a terreno; i<br />

terreni sabbiosi sono costituiti dal 99% di componente minerale, mentre in quelli agricoli<br />

quest'ultima componente scende mediamente al 97%.<br />

La differenza non sembra molta, ma bisogna tenere presente che il peso specifico <strong>del</strong>la frazione<br />

organica è di circa cinque volte inferiore rispetto alla componente minerale e quindi a parità di peso<br />

la componente organica occupa un volume di cinque volte superiore.<br />

Inoltre, sempre mediamente la fase solida <strong>del</strong> terreno costituisce solo il 50% <strong>del</strong> volume <strong>del</strong> suolo,<br />

la restante percentuale in condizioni ottimali per lo sviluppo <strong>del</strong>le piante è costituita da un 25% in<br />

volume di aria ed un 25% in volume di acqua.<br />

La componente minerale <strong>del</strong> suolo<br />

La composizione elementare <strong>del</strong> suolo, nonostante le profonde alterazioni che esso può aver subito<br />

è essenzialmente costante.<br />

Gli elementi significativamente presenti sono pochi i principali sono:<br />

Si, Al, Na, K, Ca, Mg, Fe, O, H<br />

Se potessimo prendere 100 atomi di un terreno statisticamente troveremo:<br />

60 atomi di Ossigeno<br />

20 atomi di Silicio<br />

6 atomi di Alluminio<br />

e mediamente 2 di ogni altro elemento sopra indicato<br />

Gli elementi si distribuiscono nei diversi minerali (composti inorganici omogenei con determinata<br />

struttura chimica cristallina), che a loro volta formano le rocce(aggregati di diversi minerali).<br />

Elementi -> Minerali -> Rocce<br />

Le rocce possono essere classificate in vari modi ad esempio se ne consideriamo l'origine<br />

distinguiamo:<br />

1. rocce magmatiche (ignee) si originano dal magma fuso raffreddato<br />

3


2. rocce sedimentarie (esogene) si originano dall'accumulo, compattazione e cementificazione<br />

<strong>del</strong>le rocce preesistenti<br />

3. rocce metamorfiche: sono <strong>del</strong>le rocce magmatiche, sedimentarie o altre metamorfiche che<br />

all'interno <strong>del</strong>la crosta terrestre subiscono trasformazioni pe effetto <strong>del</strong>le elevate pressioni e<br />

temperature<br />

Come abbiamo detto le rocce sono formate da uno o più minerali.<br />

La classificazione dei minerali si effettua sulla base <strong>del</strong>la parte più elettronegativa che salvo per i<br />

minerali elementari (ad esempio diamante) e gli ossidi è rappresentata da un anione.<br />

Bisogna, inoltre dire che spesso anche lo stesso ossigeno presente negli ossidi viene spesso<br />

considerato, anche se impropriamente, come se fosse un anione.<br />

Sulla base di questa classificazione distinguiamo le seguenti 7 classi di minerali<br />

1. elementi nativi<br />

2. solfuri<br />

3. ossidi<br />

4. aloidi (floruri, cloruri)<br />

5. carbonati<br />

6. fosfati<br />

7. silicati<br />

La maggior parte dei minerali si trova allo stato cristallino, ciò significa che in essi gli atomi si<br />

dispongono in determinate strutture che si ripetono nello spazio.<br />

Il tipo di strutture dipende:<br />

1. dal tipo di legame che unisce gli atomi<br />

2. dalle dimensioni degli atomi o degli ioni<br />

In una struttura cristallina il numero di anioni ( o ossigeni) che si dispone intorno ad un atomo<br />

centrale prende il nome di N° DI COORDINAZIONE e dipende dal rapporto tra il raggio<br />

cationico ed il raggio anionico.<br />

In pratica sono stati individuati degli intervalli <strong>del</strong> rapporto tra raggio cationico/raggio anionico che<br />

individuando uno o al massimo due valori di n° di coordinazione determinano la forma <strong>del</strong> cristallo.<br />

Considerando in modo improprio l'ossigeno come anione ecco le principali coordinazioni che si<br />

possono ottenere con alcuni elementi (ricordiamo che in questo caso esse dipendono dal rapporto<br />

aggio cationico variabile/raggio anionico <strong>del</strong>l'ossigeno)<br />

Coordinazione Forma Catione<br />

4 tetraedrica S +6, P +5, Cr +6, Si +4<br />

6 ottaedrica Mg +2, Fe + 3, Al +3<br />

8 esaedrica Na +, Ca ++<br />

12 icoesaedrica K+<br />

Sebbene i minerali presenti in natura siano numerosissimi, quelli presenti in quantità significative<br />

sono pochi.<br />

Ad esempio <strong>del</strong>le 7 classi di minerali presenti i silicati costituiscono il 90% di quelli che si trovano<br />

sulla terra.<br />

Sono quindi i silicati quelli che incidono di più nella composizione chimica <strong>del</strong> suolo.<br />

4


I silicati<br />

Sono i minerali più rappresentati nella crosta terrestre.<br />

L'unità costitutiva dei silicati è il tetraedro SiO4 4- dove l'atomo di silicio occupa il centro ed i 4<br />

atomi di ossigeno i vertici.<br />

Le cariche negative <strong>del</strong>l'ossigeno vengono neutralizzate da cationi quali:<br />

Na + , K + , Ca ++ , Mg ++ , Fe ++ o Fe +++<br />

Spesso il tetraedro con atomo centrale di silicio può essere sostituito da un ottaedro con atomo<br />

centrale di Alluminio (silicoalluminati)<br />

I tetraedri possono concatenarsi in modo diverso dando origine a 5 principali classi di silicati:<br />

1. nesosilicati<br />

2. sorosilicati<br />

3. inosilicati<br />

4. fillosilicati<br />

5. tectosilicati<br />

1) Nesosilicati:<br />

Sono rappresentati da tetraedri isolati con cariche elettriche neutralizzate prevalentemente da cationi<br />

bivalenti (Mg ++ , Fe ++ )<br />

Tipiche rocce con questa struttura sono le olivine<br />

2) Sorosilicati<br />

Possono essere costituiti da due unità tetraedriche con un vertice comune, oppure da un gruppo fino<br />

a sei unità tetraedriche che si chiude ad anello (ciclo silicati).<br />

Ogni gruppo di tetraedri rimane indipendente e può risultare legato ad altri gruppi per intervento di<br />

cariche positive.<br />

5


3) Inosilicati<br />

Poiché le possibilità di unione dei gruppi SiO4 ---- attraverso un ossigeno comune è praticamente<br />

illimitata si possono formare catene lunghissime (polimeri) che secondo la loro struttura bitridimensionale<br />

danno origine agli ino, fillo e tectosilicati.<br />

Gli inosilicati, ad esempio, sono catene lineari aperte contenenti un numero indefinito di unità<br />

tetraedriche.<br />

Se le catene sono singole (come quelle <strong>del</strong>la figura sovrastante) vengono detti PIROSSENI, mentre<br />

se sono costituite da due catene (vedi figura sotto) vengono detti ANFIBOLI<br />

4) Fillosilicati<br />

Nei fillosilicati i tetraedri mettono in compartecipazione tre vertici di ossigeno con tetraedri<br />

adiacenti.<br />

Si ottiene così una specie di struttura planare a facce esaedriche sovrapposte.<br />

Questa struttura spiega come mai i fillosilicati tendono a sfaldarsi parallelamente<br />

6


5) Tectosilicato<br />

Quando la compartecipazione degli atomi di ossigeno tra le diverse unità tetraedriche è totale<br />

otteniamo una struttura tridimensionale tipica dei tectosilicati.<br />

Teoricamente in questo caso non ci sono cariche libere, ma se il silicio viene sostituito da altri<br />

cationi (in genere alluminio) con carica inferiore si ottengono <strong>del</strong>le cariche che vengono<br />

neutralizzate da altri cationi.<br />

Un esempio di tectosilicati sono i feldspati (KAlSi3O8 = ortoclasio).<br />

Le Argille<br />

Come frazione argillosa intendiamo la parte <strong>del</strong> suolo costituita da particelle di diametro inferiore ai<br />

2 µm (limite dei <strong>colloidi</strong>) derivante da prodotti di alterazione <strong>del</strong>le rocce e da piccole quantità di<br />

minerali primari.<br />

A livello strutturale le argille presentano in gran parte la organizzazione dei fillosilicati, con<br />

sostituzioni più o meno ampie di atomi di silicio con atomi di carica inferiore (prevalentemente<br />

alluminio).<br />

Tra le caratteristiche <strong>del</strong>le argille abbiamo:<br />

Estesa area superficiale , legata sia alla loro struttura esterna colloidale (elevato rapporto<br />

superficie/volume), sia alla loro struttura interna fatta a strati (vedi fillosilicati)<br />

Eccedenza di cariche negative soprattutto legate alla sostituzione <strong>del</strong> catione Si 4+ con cationi<br />

a carica inferiore, ma anche legata alla dissociazione di gruppi OH di spigolo.<br />

Le unità fondamentali dei reticoli cristallini <strong>del</strong>le argille sono<br />

il solito ione tetraedrico SiO4 -4<br />

e il complesso ottaedrico [Al(OH)6] -3<br />

7


Le argille (come i fillosilicati) hanno una organizzazione a strati sovrapposti.<br />

La classificazione <strong>del</strong>le argille si basa per l'appunto sulla alternanza di strati di tetraedri contenenti<br />

silicio e strati ottaedri contenenti l'alluminio.<br />

Su questa base possiamo distinguere diversi gruppi di argille:<br />

1. Argille a due strati con rapporto silice alluminio 1:1<br />

2. Argille a tre strati con rapporto silice alluminio 2:1<br />

3. Argille a quattro strati tipo 2:1:1<br />

4. Altre argille<br />

1) Argille a due strati con rapporto silice alluminio 1:1<br />

Fanno parte di questo gruppo le caoliniti, la struttura è quella di uno strato di tetraedri di silice ed<br />

uno strato di ottaedri di alluminio con un un vertice di ossigeno in comune.<br />

Si formano dei pacchetti a doppio strato che interagiscono tra di loro dando legami ad idrogeno.<br />

La struttura diventa compatta, rigida, non espandibile e praticamente impermeabile.<br />

2) Argille a tre strati con rapporto silice alluminio 2:1<br />

Possono essere o meno espandibili a seconda <strong>del</strong> tipo di sostituzioni isomorfe e degli ioni che vanno<br />

a neutralizzare le cariche negative.<br />

Come sostituzione isomorfa intendiamo quel fenomeno per cui gli elementi centrali Al e Si vengono<br />

sostituiti da cationi in genere aventi carica inferiore.<br />

Il Silicio viene spesso sostituito dall'Alluminio stesso mentre,<br />

l'Alluminio viene spesso sostituito da Fe ++ e Mg ++<br />

Argille a tre strati sono : Montmorillonite, Vermiculite, Miche ed idromiche<br />

Montmorillonite: sono di questo gruppo le argille bentonitiche molto diffuse nei terreni agrari.<br />

Nella montmorillonite le sostituzioni isomorfe interessano prevalentemente l'alluminio che viene<br />

sostituito dal Mg ++<br />

Le interazioni tra i pacchetti non presentano molti legami ad idrogeno (vedi figura sottostante).<br />

8


Poichè le interazioni tra i pacchetti sono deboli l'argilla diventa espandibile e consente l'infiltrazione<br />

di acqua e cationi.<br />

Le montmorillonite sono inoltre plastiche e si contraggono molto per essicamento.<br />

Vermiculiti: sono simili alle precedenti solo che in questo caso anche il silicio subisce sostituzioni<br />

isomorfe (da parte <strong>del</strong>l'alluminio).<br />

Si ha quindi un eccesso di cariche negative che vengono neutralizzate da cationi quali K + , Na + ,<br />

Mg ++ e NH4 + che rendono meno dilatabile la struttura.<br />

Miche ed idromiche, non sono espandibili, in pratica pur essendo molto simili alle vermiculiti si<br />

differenziano da esse perchè tra gli strati si collocano degli ioni K + in maniera stabile che<br />

neutralizzano tutta la struttura e non la rendono dilatabile.<br />

3) Argille a quattro strati tipo 2:1:1<br />

A questo gruppo appartengono le cloriti.<br />

In pratica sono <strong>del</strong> tutto simili alle miche solo che al posto degli ioni potassio si forma uno strato<br />

ottaedrico interstiziale di [AlMg(OH)6] + che non rendono dilatabile la struttura.<br />

Le cloriti sono poco fertili causa la bassa affinità con l'acqua ed il basso contenuto in minerali.<br />

4) Altre argille<br />

Sono quelle non catalogabili nei gruppi precedenti presentando strati misti derivanti da varie<br />

tipologie, oppure hanno scarsa organizzazione (argille amorfe).<br />

La componente organica <strong>del</strong> suolo<br />

Mentre la componente inorganica <strong>del</strong> suolo risulta, seppure con alcune distinzioni, piuttosto<br />

uniforme e rispecchia quella che è la composizione media <strong>del</strong>la litosfera, la componente organica<br />

risulta quali-quantitativamente molto variabile ed è costituita da un complesso dinamico di sostanze<br />

diverse.<br />

Tutti i residui di origine vegetale e animale sono essenzialmente costituiti dai seguenti elementi:<br />

9


C, H, O, P, S e N.<br />

Su questi residui, fattori biologici, microbiologici, chimici e fisici concorrono ad operare profonde<br />

trasformazioni.<br />

Nonostante la complessità i componenti organici possono essere schematicamente suddivisi in tre<br />

gruppi:<br />

a) residui animali e vegetali non ancora suddivisi completamente, che conservano una struttura<br />

organizzata e non sono omogeneamente incorporati nel terreno.<br />

b) Sostanze organiche derivanti principalmente dal metabolismo microbico<br />

c) Sostanze organiche che avendo subite profonde modificazioni risultano intimamente<br />

compenetrate nelle particelle minerali <strong>del</strong> terreno (HUMUS)<br />

Per quanto riguarda il punto (a) non c'è molto da dire.<br />

Per le sostanze <strong>del</strong> punto (b) dobbiamo intendere quei composti organici di origine demolitiva dei<br />

tessuti cellulari e quindi principalmente<br />

carboidrati (dal 30 al 50% dei tessuti vegetali)<br />

lipidi (di scarsa rilevanza)<br />

proteine (dall'1 al 15 %)<br />

acidi nucleici (derivati dna)<br />

composti fenolici<br />

tra i composti fenolici notevole importanza l'assumono le lignine (10-30 % ) tessuti vegetali<br />

Le lignine sono composti polimerici (strutture ad alto peso molecolare ottenute per ripetizione di<br />

una unità monomerica).<br />

L'unità costitutiva (monomerica) <strong>del</strong>le lignine è una molecola di questo tipo:<br />

I componenti sin qui ricordati, presenti nella frazione organica <strong>del</strong> terreno costituiscono nel loro<br />

insieme i cosiddetti "composti non umici".<br />

Con tale definizione possiamo infatti ricordare tutti i costituenti <strong>del</strong>la frazione organica riportabili a<br />

ben definite categorie di composti chimici.<br />

Questo composti sono destinati a subire in tempi più o meno lunghi dei processi evolutivi il cui<br />

andamento è condizionato in misura determinante dall'ambiente.<br />

In condizioni di perfetta aerobiosi e temperature calde l'evoluzione e di tipo prevalentemente<br />

ossidativo e porta alla formazione di CO2 e H2O; questa condizione (processo di<br />

eremacausi) è tipica <strong>del</strong>le zone desertiche <strong>del</strong> pianeta.<br />

10


In condizioni di anaerobiosi spinta e temperature basse l'evoluzione porta a processi riduttivi<br />

(carbonificazione) tipici <strong>del</strong>le regioni nordiche (Inghilterra e scandinavia)<br />

In condizioni intermedie si istaurano particolari fenomeni evolutivi che portano alla<br />

formazione <strong>del</strong>l'HUMUS.<br />

Possiamo quindi dire che l'ossigeno è un fattore di notevole importanza per la fertilità <strong>del</strong> terreno e<br />

la formazione <strong>del</strong>l'Humus.<br />

In condizioni ottimali le tipologie di Humus che si possono ottenere sono:<br />

MOOR da materiali resinosi, tipico di terreni acidi, presenta struttura fibrosa<br />

MULL da latifoglie, tipico di terreni alcalini struttura granulare friabile<br />

MODER da terreni neutri con struttura intermedia.<br />

Se le condizioni sono invece di anaerobiosi si forma TORBA, ANMOOR avente struttura fibrosa e<br />

elevato tasso di saturazione di acqua.<br />

I composti umici<br />

Al fine di acquisire una nomenclatura dei composti umici è opportuno iniziare il discorso<br />

introducendo quelle che sono le tecniche di laboratorio per l'estrazione di questi composti dal<br />

terreno.<br />

Tale estrazione prevede la scelta <strong>del</strong> solvente adatto, che teoricamente dovrebbe consentire<br />

l'estrazione di queste sostanze senza apportare trasformazioni chimiche.<br />

Il metodo internazionalmente accettato prevede le seguenti fasi<br />

Nel terreno l'umificazione è un processo essenzialmente biologico e molto complesso.<br />

Attualmente si ipotizza che la sintesi <strong>del</strong>le sostanze umiche avvenga in due fasi<br />

1. decomposizione di tutti i componenti vegetali in unità semplici<br />

2. ripolimerizzazione <strong>del</strong>le unità semplici in ambiente acido e aereato.<br />

dalla analisi elementare <strong>del</strong>l'humus che ha un peso molecolare da 1000 a 300.000 si ottengono i<br />

seguenti risultati:<br />

11


C = 52 - 62 %<br />

N = 4 - 6 %<br />

O = 31 - 40 %<br />

H = 3 - 5 %<br />

Si osservano perciò i seguenti rapporti significativi<br />

C/N circa 10<br />

O/H circa 9<br />

Il primo rapporto ha un notevole interesse infatti nel corso di un processo di umificazione di un<br />

materiale con rapporto C/N molto alto, ad esempio la paglia al fine di portare questo rapporto a<br />

valori prossimi a 10 molto azoto viene sottratto dal terreno, si ha ovviamente il fenomeno contrario<br />

se si sta umificando <strong>del</strong> materiale con rapporto C/N molto basso (es sangue di bue).<br />

Tornando alla suddivisione dei composti per estrazione in laboratorio possiamo dire che ci sono due<br />

principali classi di composti umici:<br />

gli ACIDI FULVICI<br />

hanno peso molecolare minore, hanno valore <strong>del</strong> rapporto C/N più basso e sono tipici dei terreni<br />

poveri<br />

gli ACIDI UMICI<br />

hanno peso molecolare elevato, sono costituiti in gran parte da composti derivanti dalle lignine,<br />

contribuiscono alla struttura <strong>del</strong> terreno ed al nutrimento <strong>del</strong>le piante<br />

Vediamo ora quali sono gli effetti <strong>del</strong>le sostanze organiche sulla fertilità:<br />

AZIONE DIRETTA<br />

Nutrizione (liberano minerali e composti organici a basso peso molecolare)<br />

Stimolo (pseudoormoni)<br />

Aumentano la capacità di scambio di elementi (specie cationi) tra suolo e vegetali)<br />

AZIONE INDIRETTA<br />

Stabilizzanti <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> terreno (formano aggragati di micelle argillose)<br />

Migliorano la permeabilità nei riguardi di acqua e aria<br />

Per valutare le caratteristiche <strong>del</strong>l'Humus si ricorre a dei parametri quali:<br />

quoziente di resa = sostanza organica umificata/ sostanza organica iniziale<br />

e altri.<br />

rapporto C/N più è basso più è grande la velocità di mineralizzazione<br />

natura degli acidi umici = ac. umici / ac. fulvici<br />

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