Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer

Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer

archeoserver.it
from archeoserver.it More from this publisher
09.06.2013 Views

3.11 Il significato evolutivo della bipedia 90 la scomparsa della competizione violenta tra i maschi per l’accesso alle femmine, una ricettività sessuale permanente della femmina, una differenziazione epigamica che favorisca le scelte individuali, ad es. la comparsa di un seno voluminoso nelle femmine che compensa la perdita dell’estro visibile, tipico dei primati. Da qui a dire che nasce l’amore tra l’uomo e la donna il passo è breve. Questa teoria è stata in voga per alcuni anni, ma è contraddetta da una serie di fatti. Se fosse vero che già in quest’epoca remota fosse scomparso nelle femmine l’estro, non si spiegherebbe la permanenza di un forte grado di dimorfismo sessuale, documentato dai resti fossili degli Australopiteci. Un seno femminile voluminoso, tipico della specie umana anatomicamente moderna, non può che essere in relazione all’allattamento della prole: infatti, una volta scomparso il prognatismo facciale, il neonato rischiava il soffocamento durante la suzione, quindi esiste una correlazione precisa tra seno piatto e prognatismo facciale e seno voluminoso e faccia ortognata. Il seno femminile nella nostra specie non può che essere un’acquisizione recente. Più convincenti sembrano altre teorie proposte per spiegare l’adozione della stazione eretta e della locomozione bipede da parte degli Ominidi. Verso la fine del Miocene e nel corso del Pliocene la compatta e densa foresta pluviale è andata incontro a una progressiva riduzione e frammentazione, gli spazi lasciati liberi dalla foresta sono stati occupati dalla savana boscosa, un ambiente di transizione, e dalla savana aperta. Per una specie arboricola e frugivora come i nostri antenati la riduzione degli alberi ha comportato una dispersione delle risorse alimentari in tanti nuclei separati l’uno dall’altro da spazi aperti più o meno estesi. Per ottenere la stessa quantità di cibo era necessario spostarsi frequentemente da un sito all’altro attraversando spazi aperti e per questi spostamenti la locomozione bipede a grandi passi era senza dubbio un modo di deambulazione più efficiente del camminare sulle nocche tipico dello scimpanzè e del gorilla. Col diffondersi delle praterie e delle savane a spese della foresta molte grandi scimmie antropomorfe andarono incontro all’estinzione e soltanto una specie riuscì ad adattarsi alle nuove condizioni, frequentando più abitualmente il suolo e camminando velocemente su due piedi per raggiungere i gruppi isolati di alberi e i nuclei residui di foresta. La bipedia ha certamente consentito altri vantaggi, come poter trasportare cibo sugli alberi, trasportare i piccoli durante gli spostamenti, guardare al di sopra delle erbe alte della prateria per meglio controllare l’ambiente e segnalare la presenza di eventuali pericoli, diminuire lo stress termico riducendo la superficie corporea esposta alla radiazione solare. Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano

3.12 Australopithecus / Homo habilis 91 3.12 Australopithecus / Homo habilis Il periodo tra 2,4 e 1,8 Ma non è ancora ben conosciuto per quanto riguarda gli Ominidi fossili. I ritrovamenti finora effettuati sono in genere molto frammentari e manca un reperto sufficientemente completo come Lucy, Little Foot o altri Australopiteci di Sterkfontein. Dalla documentazione disponibile appare comunque chiaro che in questo periodo si è verificato il secondo grande avvenimento nell’evoluzione degli Ominidi, l’espansione della capacità cranica. Poiché l’encefalizzazione è una caratteristica fondamentale del genere Homo, gli Ominidi vissuti in questo periodo che non siano riconducibili all’Australopiteco robusto vengono classificati nel genere Homo. La più antica specie del genere Homo finora conosciuta fu definita da Louis Leakey, Philip Tobias e John Napier in un articolo pubblicato su Nature del 4 aprile 1964. L’identificazione di questa nuova specie si basava su una serie di resti frammentari rinvenuti da L. e M. Leakey nella gola di Olduvai tra il 1960 e il 1963. I resti provenivano dal Bed I e dalla parte inferiore e media del Bed II e comprendevano i seguenti esemplari: • OH 7: una mandibola quasi completa con 13 denti conservati (manca solo il secondo molare sul lato destro, mentre il terzo molare non era ancora spuntato), un molare superiore, frammenti di ossa parietali fra cui il parietale sinistro quasi completo, 21 ossa della mano e del polso, riferibili a un individuo giovane, un ragazzo di ca. 11-12 anni, rinvenuto nel 1960 nel sito FLK NN 1, parte media del Bed I, con un’età quindi di poco posteriore a 1,75 ± 0.03 Ma; • OH 8: ossa quasi complete di un piede e una clavicola di un individuo ritenuto in un primo tempo adulto, rinvenute a breve distanza di OH 7, ora si pensa che possano appartenere allo stesso individuo di OH 7; stessa età del precedente; • OH 6: un premolare inferiore, un molare superiore e frammenti di cranio dal sito FLK I, lo stesso che ha restituito il cranio di Zinjantropo, parte mediana del Bed I, datato 1,75 ± 0.03 Ma; • OH 13, soprannominato “Cinderella”: mandibola quasi completa, frammento di mascellare destro con cinque denti, frammenti della volta cranica (parietale destro e occipitale), di un individuo di ca. 15-16 anni, rinvenuti nel 1963 nel sito MNK II, nella parte mediana del Bed II, poco sopra il tufo eolico II A; la datazione è posteriore a 1,7 Ma; • OH 16: cranio parzialmente conservato con parte dei due parietali, dell’occipitale e del frontale, un frammento della parte prossimale del- Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano

3.11 Il significato evolutivo <strong>del</strong>la bip<strong>ed</strong>ia 90<br />

la scomparsa <strong>del</strong>la competizione violenta tra i maschi per l’accesso alle femmine,<br />

una ricettività sessuale permanente <strong>del</strong>la femmina, una differenziazione<br />

epigamica che favorisca le scelte individuali, ad es. la comparsa di un seno<br />

voluminoso nelle femmine che compensa la perdita <strong>del</strong>l’estro visibile, tipico<br />

dei primati. Da qui a dire che nasce l’amore tra l’uomo e la donna il passo è<br />

breve.<br />

Questa teoria è stata in voga per alcuni anni, ma è contraddetta da una<br />

serie di fatti. Se fosse vero che già in quest’epoca remota fosse scomparso<br />

nelle femmine l’estro, non si spiegherebbe la permanenza di un forte grado<br />

di dimorfismo sessuale, documentato dai resti fossili degli Australopiteci. Un<br />

seno femminile voluminoso, tipico <strong>del</strong>la specie umana anatomicamente moderna,<br />

non può che essere in relazione all’allattamento <strong>del</strong>la prole: infatti, una<br />

volta scomparso il prognatismo facciale, il neonato rischiava il soffocamento<br />

durante la suzione, quindi esiste una correlazione precisa tra seno piatto e<br />

prognatismo facciale e seno voluminoso e faccia ortognata. Il seno femminile<br />

nella nostra specie non può che essere un’acquisizione recente. Più convincenti<br />

sembrano altre teorie proposte per spiegare l’adozione <strong>del</strong>la stazione<br />

eretta e <strong>del</strong>la locomozione bip<strong>ed</strong>e da parte degli Ominidi. Verso la fine <strong>del</strong><br />

Miocene e nel corso <strong>del</strong> Pliocene la compatta e densa foresta pluviale è andata<br />

incontro a una progressiva riduzione e frammentazione, gli spazi lasciati<br />

liberi dalla foresta sono stati occupati dalla savana boscosa, un ambiente di<br />

transizione, e dalla savana aperta. Per una specie arboricola e frugivora come<br />

i nostri antenati la riduzione degli alberi ha comportato una dispersione <strong>del</strong>le<br />

risorse alimentari in tanti nuclei separati l’uno dall’altro da spazi aperti più<br />

o meno estesi. Per ottenere la stessa quantità di cibo era necessario spostarsi<br />

frequentemente da un sito all’altro attraversando spazi aperti e per questi<br />

spostamenti la locomozione bip<strong>ed</strong>e a grandi passi era senza dubbio un modo<br />

di deambulazione più efficiente <strong>del</strong> camminare sulle nocche tipico <strong>del</strong>lo<br />

scimpanzè e <strong>del</strong> gorilla.<br />

Col diffondersi <strong>del</strong>le praterie e <strong>del</strong>le savane a spese <strong>del</strong>la foresta molte<br />

grandi scimmie antropomorfe andarono incontro all’estinzione e soltanto una<br />

specie riuscì ad adattarsi alle nuove condizioni, frequentando più abitualmente<br />

il suolo e camminando velocemente su due pi<strong>ed</strong>i per raggiungere i<br />

gruppi isolati di alberi e i nuclei residui di foresta. La bip<strong>ed</strong>ia ha certamente<br />

consentito altri vantaggi, come poter trasportare cibo sugli alberi, trasportare<br />

i piccoli durante gli spostamenti, guardare al di sopra <strong>del</strong>le erbe alte <strong>del</strong>la<br />

prateria per meglio controllare l’ambiente e segnalare la presenza di eventuali<br />

pericoli, diminuire lo stress termico riducendo la superficie corporea esposta<br />

alla radiazione solare.<br />

<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />

degli Studi di Milano

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!