Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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3.10 Australopithecus garhi 86<br />
dividuo giovanile) che i parantropi erano pr<strong>ed</strong>a frequente dei felini come il<br />
leopardo.<br />
3.10 Australopithecus garhi<br />
Le ricerche nella regione <strong>del</strong> m<strong>ed</strong>io corso <strong>del</strong> fiume Awash, nella depressione<br />
desertica <strong>del</strong>l’Afar (Etiopia), condotte dall’Università di Berkeley (J.<br />
D. Clark e T. White), hanno portato alla scoperta di alcuni resti di Ominidi<br />
databili a circa 2,5 Ma, un periodo ancora mal documentato in Africa<br />
orientale. I ritrovamenti sono stati effettuati nella zona di Bouri e provengono<br />
dal membro Hatayae <strong>del</strong>la formazione di Bouri. Nel 1996 sono stati<br />
rinvenuti frammenti di femore e di omero di un individuo che doveva essere<br />
alto poco meno di 1,5 m; nel novembre 1997 Y. Haile-Selassie rinvenne a<br />
275 m di distanza, sempre nella stessa formazione geologica, i frammenti <strong>del</strong><br />
cranio di un secondo individuo, comprendenti parte <strong>del</strong>la scatola cranica e<br />
<strong>del</strong> mascellare. Il cranio è stato utilizzato per definire una nuova specie,<br />
Australopithecus garhi, “l’Australopiteco <strong>del</strong>la sorpresa” (garhi nella lingua<br />
Afar significa sorpresa). La sorpresa consiste nel fatto che questo Ominide<br />
poss<strong>ed</strong>eva molari e premolari molto grandi, ma anche incisivi e canini di dimensioni<br />
superiori a quelle di tutti gli Australopiteci finora conosciuti. Il<br />
rapporto tra la dimensione <strong>del</strong>la dentatura anteriore e la dimensione <strong>del</strong>la<br />
dentatura iugale è paragonabile a quello che si riscontra nell’afarensis, nell’africanus<br />
<strong>ed</strong> anche nelle più antiche specie di <strong>Homo</strong>. Il cranio presenta un<br />
marcato restringimento post-orbitario e una capacità bassa, di circa 450 cm 3 .<br />
Non è possibile stabilire se ossa post-craniche e il cranio appartengano alla<br />
stessa specie, anche se la cosa sembrerebbe probabile. Il femore è più lungo di<br />
quello <strong>del</strong>l’afarensis e <strong>del</strong>l’africanus e si avvicina a dimensioni umane, mentre<br />
le dimensioni <strong>del</strong>l’omero dimostrano che questo Ominide aveva ancora braccia<br />
molto lunghe, come l’afarensis e l’africanus. Nei pressi <strong>del</strong>l’area in cui sono<br />
venuti alla luce i resti dei due Ominidi e sempre nella stessa formazione<br />
geologica, sono state trovate ossa di antilope frantumate con una pietra per<br />
estrarne il midollo.<br />
3.11 Il significato evolutivo <strong>del</strong>la bip<strong>ed</strong>ia<br />
Per quanto la bip<strong>ed</strong>ia avvicini l’afarensis e l’africanus all’uomo, le differenze<br />
con il <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong>, pur senza considerare neurocranio e statura, sono ancora<br />
molto significative: gli Australopiteci hanno gambe relativamente corte, le<br />
articolazioni <strong>del</strong> ginocchio meno sviluppate, pi<strong>ed</strong>i ancora abbastanza piatti<br />
e con falangi leggermente incurvate, braccia ancora molto lunghe, spalle più<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano