Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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3.9 Il genere Paranthropus (Australopiteco robusto) 82 temente si è tornati ad adottare la vecchia denominazione di Paranthropus creata da Broom, ma riunendo gli esemplari di Kromdraai e Swartkrans in un’unica specie robustus. Ominidi fossili simili al Paranthropus robustus sono stati scoperti, a partire dal 1959, anche nell’Africa orientale, dapprima nel livello I di Olduvai, da cui proviene il cranio classificato da Louis Leakey come Zinjanthropus boisei, e poi in altre località, sopratuttto del Turkana. Questi esemplari sono ora riuniti in una specie ritenuta diversa da quella sudafricana, ma attribuita allo stesso genere, Paranthropus boisei. Le prime scoperte furono effettuate nel 1938 a Kromdraai da parte di un ragazzo, Gert Terblanche, e vennero a conoscenza di R. Broom che riuscì ad acquistare un palato, una mandibola priva del ramo ascendente, alcuni denti e a recuperare sul luogo del rinvenimento frammenti di temporale ed altri due denti. Con questi materiali Broom potè ricostruire parzialmente un cranio. Nel febbraio del 1941 a brevissima distanza dal punto del primo ritrovamento Broom scoprì una mandibola di bambino dell’età di circa tre anni, non ben conservata, ma con l’intera serie dei denti da latte tranne il primo incisivo. Venne alla luce anche una serie di ossa post-craniche: frammenti di un omero e di un’ulna, metacarpi, falangi e un astragalo. Nel 1948 Broom lavorò a Swartkrans insieme a Wendell Philipps dell’università della California. Qui furono scoperti gran parte di una mandibola, molari e incisivi superiori isolati, parte di un palato e delle ossa della faccia di un individuo probabilmente femminile. Continuando i lavori con l’assistenza di John Robinson, nell’aprile 1949 venne alla luce una mandibola e nel giugno dello stesso anno i resti di tre crani. Broom attribuì questi fossili a una nuova specie, Paranthropus crassidens, che significa “quasi uomo dai grossi denti”. Nel 1992 una nuova caverna con resti di Ominidi è stata scoperta da A. W. Keyser a Drimolen, circa 7 km a nord di Sterkfontein. Fino ad ora sono stati rinvenuti più di 80 resti di Ominidi, fra cui un cranio completo anche di mandibola (DNH 7), scoperto nell’ottobre 1994, una mandibola con tutti i denti (DNH 8), diversi frammenti di mandibole e mascellari e di ossa del bacino e degli arti. Molti sono i denti isolati. La quasi totalità dei reperti appartiene al Paranthropus robustus, ma alcuni frammenti del cranio e della mandibola di un individuo giovane sono di Homo non meglio specificato. Nell’Africa orientale sono stati scoperti resti appartenenti al genere Paranthropus a Olduvai e a Peninj in Tanzania, a Chesowanja e a Ileret (Turkana orientale) in Kenya, nella valle dell’Omo e a Konso in Etiopia. I ritrovamenti dell’Africa orientale sono meglio databili di quelli sudafricani. Nel 1959 la scoperta del cosiddetto Ziniantropo nel sito FLK I dello strato I di Olduvai fornì l’occasione per la prima datazione di un Ominide con il nuovo metodo del K-Ar. La sua età risultò di circa 1,7 Ma. Dal sito TK-BK Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano
3.9 Il genere Paranthropus (Australopiteco robusto) 83 II nello strato superiore, datato tra 1,4 e 1,2 Ma, provengono altri resti di Parantropo (OH 28). Nella regione di Ileret, lungo la costa orientale del lago Turkana, R. Leakey ha scoperto tre importanti crani di Parantropo nel sito 10, databili tra 2 e 1,5 Ma (KNM-ER 406, 407 e 732). Sempre R. Leakey nel 1964 aveva scoperto a Peninj, a ovest del lago Natron, una magnifica mandibola di Parantropo in strati della formazione Humbu, databili verso 1,6 Ma. Resti di Parantropo sono stati rinvenuti nella bassa valle dell’Omo nella formazione di Shungura. Dal livello F del sito 57, datato tra 1,99 e 1,93 Ma, proviene una mandibola frammentaria e dal livello D del sito 18, datato tra 2,6 e 2,12, una mandibola quasi completa. Quest’ultima, già definita come Paraustralopithecus aethiopicus, ed ora Paranthropus aethiopicus, rappresenta una forma ancestrale del Parantropo, al pari del cosiddetto cranio nero scoperto da R. Leakey a Lomekwi nel West Turkana (KNM-WT 17000) e datato verso 2,5 Ma. I ritrovamenti dell’Africa orientale dimostrano che il genere Paranthropus ha cominciato a comparire verso 2,5 Ma e che le specie robustus del Sudafrica e boisei dell’Africa orientale erano diffuse soprattutto tra 2 e 1,5 Ma, ma hanno continuato a persistere fino a 1 Ma, dopo di che si sono estinte. Erano quindi contemporanee delle più antiche forme di Homo. La caratteristica fondamentale del Parantropo è il potente apparato masticatore, caratterizzato da molari e premolari molto grandi, di dimensioni maggiori di qualsiasi altro Ominide, da premolari molarizzati, e da una forte riduzione della dentatura anteriore: incisivi e canini sono molto piccoli sia rispetto alla dentatura iugale sia in assoluto. Correlate a questo potente apparato masticatore – lo Ziniantropo fu soprannominato nut-cracker, schiaccianoci – sono la forma e le dimensioni della mandibola, dal momento che denti grandi hanno radici grandi: l’aspetto è massiccio, con un corpo mandibolare molto robusto e ramo ascendente largo e alto. Le arcate zigomatiche sono robuste, lunghe ed espanse in fuori. La macrodontia del Parantropo richiedeva necessariamente una muscolatura di notevole robustezza: i muscoli temporali, avendo a disposizione come superficie di attacco un piccolo neurocranio, dovevano incontrarsi sulla sommità del cranio agganciandosi a una cresta ossea, mentre i masseteri richiedevano arcata zigomatica e mandibola dalla struttura massiccia. La potenza dei muscoli temporali è dimostrata dalla presenza di una cresta sagittale e quella dei masseteri dalla larghezza e robustezza delle ossa zigomatiche. Questo apparato masticatore così potente è tipico di una dieta vegetariana coriacea. Anche l’aumento della superficie masticatoria dei molari e premolari, le loro cuspidi basse e tozze e l’aspetto piatto in seguito all’usura Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano
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3.9 Il <strong>genere</strong> Paranthropus (Australopiteco robusto) 82<br />
temente si è tornati ad adottare la vecchia denominazione di Paranthropus<br />
creata da Broom, ma riunendo gli esemplari di Kromdraai e Swartkrans in<br />
un’unica specie robustus. Ominidi fossili simili al Paranthropus robustus sono<br />
stati scoperti, a partire dal 1959, anche nell’Africa orientale, dapprima nel<br />
livello I di Olduvai, da cui proviene il cranio classificato da Louis Leakey<br />
come Zinjanthropus boisei, e poi in altre località, sopratuttto <strong>del</strong> Turkana.<br />
Questi esemplari sono ora riuniti in una specie ritenuta diversa da quella<br />
sudafricana, ma attribuita allo stesso <strong>genere</strong>, Paranthropus boisei.<br />
Le prime scoperte furono effettuate nel 1938 a Kromdraai da parte di un<br />
ragazzo, Gert Terblanche, e vennero a conoscenza di R. Broom che riuscì ad<br />
acquistare un palato, una mandibola priva <strong>del</strong> ramo ascendente, alcuni denti<br />
e a recuperare sul luogo <strong>del</strong> rinvenimento frammenti di temporale <strong>ed</strong> altri due<br />
denti. Con questi materiali Broom potè ricostruire parzialmente un cranio.<br />
Nel febbraio <strong>del</strong> 1941 a brevissima distanza dal punto <strong>del</strong> primo ritrovamento<br />
Broom scoprì una mandibola di bambino <strong>del</strong>l’età di circa tre anni, non ben<br />
conservata, ma con l’intera serie dei denti da latte tranne il primo incisivo.<br />
Venne alla luce anche una serie di ossa post-craniche: frammenti di un omero<br />
e di un’ulna, metacarpi, falangi e un astragalo.<br />
Nel 1948 Broom lavorò a Swartkrans insieme a Wen<strong>del</strong>l Philipps <strong>del</strong>l’università<br />
<strong>del</strong>la California. Qui furono scoperti gran parte di una mandibola,<br />
molari e incisivi superiori isolati, parte di un palato e <strong>del</strong>le ossa <strong>del</strong>la faccia di<br />
un individuo probabilmente femminile. Continuando i lavori con l’assistenza<br />
di John Robinson, nell’aprile 1949 venne alla luce una mandibola e nel giugno<br />
<strong>del</strong>lo stesso anno i resti di tre crani. Broom attribuì questi fossili a una nuova<br />
specie, Paranthropus crassidens, che significa “quasi uomo dai grossi denti”.<br />
Nel 1992 una nuova caverna con resti di Ominidi è stata scoperta da A.<br />
W. Keyser a Drimolen, circa 7 km a nord di Sterkfontein. Fino ad ora sono<br />
stati rinvenuti più di 80 resti di Ominidi, fra cui un cranio completo anche<br />
di mandibola (DNH 7), scoperto nell’ottobre 1994, una mandibola con tutti<br />
i denti (DNH 8), diversi frammenti di mandibole e mascellari e di ossa <strong>del</strong><br />
bacino e degli arti. Molti sono i denti isolati. La quasi totalità dei reperti<br />
appartiene al Paranthropus robustus, ma alcuni frammenti <strong>del</strong> cranio e <strong>del</strong>la<br />
mandibola di un individuo giovane sono di <strong>Homo</strong> non meglio specificato.<br />
Nell’Africa orientale sono stati scoperti resti appartenenti al <strong>genere</strong> Paranthropus<br />
a Olduvai e a Peninj in Tanzania, a Chesowanja e a Ileret (Turkana<br />
orientale) in Kenya, nella valle <strong>del</strong>l’Omo e a Konso in Etiopia. I ritrovamenti<br />
<strong>del</strong>l’Africa orientale sono meglio databili di quelli sudafricani.<br />
Nel 1959 la scoperta <strong>del</strong> cosiddetto Ziniantropo nel sito FLK I <strong>del</strong>lo strato<br />
I di Olduvai fornì l’occasione per la prima datazione di un Ominide con il<br />
nuovo metodo <strong>del</strong> K-Ar. La sua età risultò di circa 1,7 Ma. Dal sito TK-BK<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano