Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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3.8 Le caverne di Sterkfontein 80<br />
I resti di Australopithecus/Paranthropus robustus provengono dal membro 5<br />
di Sterkfontein, dal membro 3 di Kromdraai, dal membro 1 di Swartkrans<br />
e da Drimolen, caratterizzati da polarità inversa e da fauna collocabile alla<br />
transizione Pliocene-Pleistocene e all’inizio <strong>del</strong> Pleistocene, quindi tra 2 e 1,5<br />
Ma. Alcuni resti di Paranthropus dalle unità 2 e 3 di Swartkrans sono ancora<br />
più recenti e possono scendere fino a 1 Ma.<br />
Anche se numerosi problemi circa la sua esatta datazione e la sua eventuale<br />
contemporaneità, almeno a partire da un certo momento, con altre<br />
forme più avanzate di Ominidi, non possono per ora essere risolti in modo<br />
definitivo, gli esempi più notevoli di Australopithecus africanus (o gracilis),<br />
quelli di Makapansgat e Sterkfontein, databili al periodo di polarità normale<br />
di Gauss tra 2,92 e 2,6 Ma, presentano una bip<strong>ed</strong>ia permanente, dimostrata<br />
dal bacino di tipo umano, largo e svasato, con l’osso iliaco corto e ampio,<br />
un’incisura sciatica ben sviluppata e una spina iliaca antero-inferiore molto<br />
robusta. Altri aspetti <strong>del</strong> bacino differiscono dall’uomo, come la marcata<br />
svasatura verso l’esterno <strong>del</strong>l’osso iliaco e la proeizione in avanti <strong>del</strong>la spina<br />
iliaca antero-superiore, che sembrano indicare una bip<strong>ed</strong>ia meno perfetta che<br />
nell’uomo. La morfologia <strong>del</strong> femore e la posizione <strong>del</strong> foramen magnum<br />
<strong>del</strong> cranio confermano la bip<strong>ed</strong>ia <strong>del</strong>l’Australopithecus africanus. Particolarmente<br />
importante è STS 14, poiché comprende oltre al bacino anche molte<br />
vertebre. Le vertebre lombari sono sei, una più che nell’uomo. L’altezza di<br />
questo australopiteco è calcolata intorno a 1-1,25 m; il peso sui 20-30 kg.<br />
L’Australopithecus africanus aveva ancora braccia molto lunghe – l’indice<br />
omero-femorale è in m<strong>ed</strong>ia 88 – e dita <strong>del</strong>la mano e dei pi<strong>ed</strong>i ricurve, tutti<br />
aspetti pitecoidi che indicano una abilità di arrampicatore sugli alberi.<br />
Il cranio mostra tendenze umane più modeste: la faccia è proiettata in<br />
avanti rispetto al neurocranio, il rapporto tra neurocranio e splancnocranio<br />
è più simile a quello <strong>del</strong>le scimmie antropomorfe che non a quello <strong>del</strong>l’uomo,<br />
la capacità cranica (che oscilla tra i 370 e i 518 cm 3 ) è molto bassa, ma più<br />
alta, relativamente alle dimensioni corporee, che in qualsiasi Pongide (tabella<br />
3.2).<br />
Nonostante questi aspetti primitivi, vi sono anche caratteri morfologici<br />
più evoluti rispetto all’Australopithecus afarensis e di tipo prettamente<br />
umano: l’arcata dentaria è parabolica, la dentatura, con premolari e molari<br />
ridotti rispetto agli incisivi e ai canini, <strong>del</strong>inea per la prima volta una chiara<br />
tendenza verso l’onnivoria. Rispetto all’afarensis premolari e molari sono più<br />
grandi, e i denti anteriori un po’ più piccoli, mentre l’usura dei canini, che<br />
sono di dimensioni più ridotte, non produce margini taglienti <strong>ed</strong> è assente il<br />
diastèma canino-incisivo. Le dimensioni dei denti denunciano l’esistenza di<br />
un dimorfismo sessuale. L’ingrossamento <strong>del</strong>la dentatura posteriore indica<br />
un cambiamento nella dieta, con cibo più duro da masticare.<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano