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Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer

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3.5 Australopithecus afarensis 72<br />

I resti più primitivi provengono da SH 1. L’arcata dentaria di AL 200 ha<br />

una forma ad U e presenta il diastema tra canino e incisivi e gli incisivi sono<br />

larghi e a spatola, tuttavia il canino è fortemente ridotto rispetto a quello<br />

<strong>del</strong>lo scimpanzè e non sporge oltre la linea degli altri denti. Per quanto la<br />

forma <strong>del</strong>l’arcata sia complessivamente a U, si osserva l’inizio di una curvatura,<br />

come è dimostrato dal fatto che la larghezza <strong>del</strong> palato all’altezza<br />

<strong>del</strong> P3 è minore che all’altezza di M2, mentre nello scimpanzè è eguale. AL<br />

128-129 comprendono la parte distale <strong>del</strong> femore e quella prossimale <strong>del</strong>la<br />

tibia, e poiché la giuntura <strong>del</strong> ginocchio è di tipo umano e non scimmiesco,<br />

dimostrano che era già stata acquisita la stazione eretta e la locomozione<br />

bip<strong>ed</strong>e.<br />

Di straordinario interesse è il gruppo AL 333, comprendente circa 200<br />

resti riferibili ad almeno 9 adulti e 4 bambini, rinvenuti in uno strato sottile<br />

di argilla fine limosa, insieme a resti di pesci e di roditori, ma non di altri<br />

animali. La concentrazione di un numero così elevato di resti di Ominidi<br />

è un fatto eccezionale. Non è un accumulo causato da animali carnivori,<br />

poiché mancano i segni che normalmente i pr<strong>ed</strong>atori lasciano sulle ossa <strong>del</strong>le<br />

loro vittime. Potrebbe trattarsi di un gruppo di Ominidi sorpreso da una<br />

improvvisa alluvione, e i cui corpi sono stati trascinati fino a un’area aperta<br />

e pianeggiante, dove le ossa si sono poi depositate, ricoprendosi lentamente<br />

di argilla fine.<br />

AL 288, soprannominato Lucy, comprende 52 resti frammentari di una<br />

giovane donna. Di particolare importanza è la conservazione <strong>del</strong>le ossa <strong>del</strong><br />

bacino (sacro, ileo, ischio). Dall’esame <strong>del</strong>la dentatura è stata calcolata un’età<br />

intorno ai vent’anni. La statura è stata valutata intorno ai 100/110 cm. La<br />

conservazione di consistenti parti <strong>del</strong>l’omero e <strong>del</strong> femore ha permesso di<br />

calcolarne la lunghezza in 23,5 e 28 cm, con un indice omero-femorale di<br />

83,9, più prossimo ai valori umani che a quelli <strong>del</strong>le scimmie antropomorfe<br />

(nell’uomo è 68-73, nello scimpanzé 104-110, nel gorilla 120-133).<br />

L’afarensis presenta un polimorfismo di caratteri, in parte scimmieschi,<br />

in parte umani in proporzioni eguali. Innanzitutto nei fossili attribuiti a<br />

questa specie si riscontrano individui adulti <strong>del</strong>l’altezza di ca. 130-140 cm<br />

e 45 kg di peso <strong>ed</strong> altri di circa 100-110 cm di altezza e 27-30 kg di peso,<br />

nonché notevoli differenze nella dimensione dei canini. Secondo D. Johanson,<br />

T. White e B. Kimbel si tratta di una sola specie caratterizzata ancora da<br />

dimorfismo sessuale, come nelle scimmie antropomorfe; secondo altri autori<br />

(Y. Coppens, R. Leakey, P. Tobias) sarebbero presenti due specie distinte di<br />

Ominidi.<br />

L’afarensis aveva certamente stazione eretta <strong>ed</strong> andatura bip<strong>ed</strong>e. Lo<br />

dimostrano tutte le caratteristiche <strong>del</strong> bacino, l’angolo <strong>del</strong> collo femorale, la<br />

giuntura <strong>del</strong> ginocchio. Nel complesso la pelvi è decisamente più simile a<br />

<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />

degli Studi di Milano

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