Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer

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09.06.2013 Views

CAPITOLO 1 Dai miti delle origini alla teoria dell’evoluzione biologica e alla nascita dell’archeologia preistorica Il bisogno di rispondere ai profondi interrogativi sulla nostra identità e origine e sul senso ultimo della nostra esistenza ha certamente assillato la mente umana fin dai tempi più remoti, da quando esiste l’uomo dotato di linguaggio articolato, autocoscienza e facoltà razionali. Anche i popoli senza scrittura, le cd. popolazioni di interesse etnografico, con cui gli Europei sono venuti in contatto nelle Americhe, in Africa, nell’Asia settentrionale, in Australia e in Oceania avevano elaborato sistemi di spiegazione del mondo che li circondava1 , avevano creato cosmogonie, miti della creazione e delle origini, miti escatologici. I cacciatori e raccoglitori del Paleolitico Superiore, vissuti tra 35000 e 10000 anni fa, hanno lasciato traccia del proprio pensiero nell’arte parietale, che André Leroi – Gourhan ha interpretato come “mitogramma”, espressione di un pensiero “religioso” e di una visione del mondo sotto forma di un insieme strutturato di simboli. Ma soltanto a partire dal momento in cui sorgono civiltà urbane complesse, dotate di scrittura, possiamo conoscere direttamente i pensieri che gli uomini avevano elaborato su temi quali l’origine del cosmo, della natura e della stessa umanità. Lo strumento con cui gli uomini della preistoria e delle più antiche civiltà hanno cercato di rispondere alle domande che essi si ponevano di fronte ai grandi fenomeni della natura o agli interrogativi sul significato della vita e della morte, sull’origine del mondo e della società, è quello del mito, un racconto costruito con immaginazione e fantasia, che non intende esporre avvenimenti storici, ma offrire 1 A. Leroi-Gourhan, Le fil du temps. Ethnologie et Préhistoire, Paris 1983 (Fayard), p. 292 sgg. Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano

una spiegazione di ordine filosofico ed etico 2 . La verità del mito, quindi, non è di carattere storico o scientifico. Il pensiero speculativo e filosofico dei popoli senza scrittura e delle più antiche civiltà, come quella egizia o quelle mesopotamiche, è un pensiero mitopoieico. Soltanto nel VI secolo a.C. nell’ambiente ricco di fermenti culturali della Jonia greca cominciò a maturare una nuova visione razionale del mondo, nacquero allora la filosofia e la storiografia. La liberazione del pensiero scientifico dalle maglie del mito fu un processo lento e faticoso. La storiografia antica si ferma sempre a un passato molto recente, del quale sono rimaste testimonianze scritte o del quale gli stessi storici sono stati spettatori. Quando gli storici antichi debbono affrontare il tema delle origini o delle epoche più remote della loro stessa storia non possono far altro che utilizzare come fonti i miti, le leggende, le tradizioni, a volte cercando di razionalizzarle e sistemarle criticamente. “Io scrivo qui come mi sembra vero, poiché le tradizioni dei Greci si contraddicono e mi sembrano ridicole”, così Ecateo verso il 500 a.C. Pur essendo “arkaiologhia” una parola greca che significa “discorso sulle cose antiche”, gli antichi non hanno mai fatto opera di archeologia, vale a dire non hanno mai interrogato gli archivi storici sepolti sotto terra per ricostruire il passato, anche quello più remoto. Il problema dell’origine dell’umanità e della sua cultura non fu oggetto di studi e ricerche specifici, ma fin dall’Antichità si possono rintracciare due concezioni fondamentali che cercano di dare risposta a questi interrogativi. La prima è quella di una decadenza o di una caduta dell’uomo. Decadenza rispetto a una felice età dell’oro, ormai tramontata per sempre (Esiodo, Le opere e i giorni, 106 sgg.), o caduta da una condizione originaria di bontà e di innocenza, si pensi, ad es., al racconto della Genesi secondo cui l’uomo, collocato da Dio nel paradiso terrestre, è decaduto prestando ascolto alle tentazioni del serpente. Nella Genesi confluiscono due storie sacre, una più antica, detta il racconto dello Yahvista, l’altra più recente, detta il documento sacerdotale. Soltanto lo Yahvista narra la storia del paradiso e del peccato originale, a cui il documento sacerdotale non fa il minimo accenno 3 . Naturalmente gli avvenimenti che sono raccontati non hanno alcun carattere storico, si tratta di un mito che ha lo scopo di rispondere a una tremenda domanda: unde malum, qual è l’origine del male. La propensione al male è connaturata nell’uomo fin dalla sua creazione o l’uomo, creato buono, è diventato malvagio? Secondo la Genesi Dio creò l’uomo al sesto giorno, modellandolo con 2 Per una rassegna esemplificativa di miti delle origini e cosmogonie cfr. Origine ed evoluzione dell’Uomo, a c. di Henry de Lumley, ediz. italiana a c. di G. Giacobini, Milano 1985, p. 21 sgg. 3 J. Bottero, Naissance de dieu. La Bible et l’historien, Paris (Gallimard), 1986, p. 155 sgg. Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano 3

una spiegazione di ordine filosofico <strong>ed</strong> etico 2 . La verità <strong>del</strong> mito, quindi,<br />

non è di carattere storico o scientifico. Il pensiero speculativo e filosofico dei<br />

popoli senza scrittura e <strong>del</strong>le più antiche civiltà, come quella egizia o quelle<br />

mesopotamiche, è un pensiero mitopoieico. Soltanto nel VI secolo a.C. nell’ambiente<br />

ricco di fermenti culturali <strong>del</strong>la Jonia greca cominciò a maturare<br />

una nuova visione razionale <strong>del</strong> mondo, nacquero allora la filosofia e la storiografia.<br />

La liberazione <strong>del</strong> pensiero scientifico dalle maglie <strong>del</strong> mito fu un<br />

processo lento e faticoso. La storiografia antica si ferma sempre a un passato<br />

molto recente, <strong>del</strong> quale sono rimaste testimonianze scritte o <strong>del</strong> quale gli stessi<br />

storici sono stati spettatori. Quando gli storici antichi debbono affrontare<br />

il tema <strong>del</strong>le origini o <strong>del</strong>le epoche più remote <strong>del</strong>la loro stessa storia non<br />

possono far altro che utilizzare come fonti i miti, le leggende, le tradizioni,<br />

a volte cercando di razionalizzarle e sistemarle criticamente. “Io scrivo qui<br />

come mi sembra vero, poiché le tradizioni dei Greci si contraddicono e mi<br />

sembrano ridicole”, così Ecateo verso il 500 a.C.<br />

Pur essendo “arkaiologhia” una parola greca che significa “discorso sulle<br />

cose antiche”, gli antichi non hanno mai fatto opera di archeologia, vale a dire<br />

non hanno mai interrogato gli archivi storici sepolti sotto terra per ricostruire<br />

il passato, anche quello più remoto. Il problema <strong>del</strong>l’origine <strong>del</strong>l’umanità e<br />

<strong>del</strong>la sua cultura non fu oggetto di studi e ricerche specifici, ma fin dall’Antichità<br />

si possono rintracciare due concezioni fondamentali che cercano di dare<br />

risposta a questi interrogativi.<br />

La prima è quella di una decadenza o di una caduta <strong>del</strong>l’uomo. Decadenza<br />

rispetto a una felice età <strong>del</strong>l’oro, ormai tramontata per sempre (Esiodo,<br />

Le opere e i giorni, 106 sgg.), o caduta da una condizione originaria di bontà<br />

e di innocenza, si pensi, ad es., al racconto <strong>del</strong>la Genesi secondo cui l’uomo,<br />

collocato da Dio nel paradiso terrestre, è decaduto prestando ascolto alle<br />

tentazioni <strong>del</strong> serpente. Nella Genesi confluiscono due storie sacre, una più<br />

antica, detta il racconto <strong>del</strong>lo Yahvista, l’altra più recente, detta il documento<br />

sacerdotale. Soltanto lo Yahvista narra la storia <strong>del</strong> paradiso e <strong>del</strong> peccato<br />

originale, a cui il documento sacerdotale non fa il minimo accenno 3 . Naturalmente<br />

gli avvenimenti che sono raccontati non hanno alcun carattere storico,<br />

si tratta di un mito che ha lo scopo di rispondere a una tremenda domanda:<br />

unde malum, qual è l’origine <strong>del</strong> male. La propensione al male è connaturata<br />

nell’uomo fin dalla sua creazione o l’uomo, creato buono, è diventato malvagio?<br />

Secondo la Genesi Dio creò l’uomo al sesto giorno, mo<strong>del</strong>landolo con<br />

2 Per una rassegna esemplificativa di miti <strong>del</strong>le origini e cosmogonie cfr. <strong>Origine</strong> <strong>ed</strong><br />

<strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong>l’Uomo, a c. di Henry de Lumley, <strong>ed</strong>iz. italiana a c. di G. Giacobini, Milano<br />

1985, p. 21 sgg.<br />

3 J. Bottero, Naissance de dieu. La Bible et l’historien, Paris (Gallimard), 1986, p. 155<br />

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<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />

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