Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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3.3 Ardipithecus ramidus 65<br />
all’<strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong>lo scheletro piuttosto che a quella <strong>del</strong> cranio e dei denti. B.<br />
Senut e il suo gruppo v<strong>ed</strong>ono due linee divergenti nei più antichi bip<strong>ed</strong>i, una<br />
Orrorin – Praeanthropus – <strong>Homo</strong>, caratterizzata da una andatura bip<strong>ed</strong>e<br />
perfettamente eretta, l’altra caratterizzata da una andatura bip<strong>ed</strong>e con le<br />
gambe flesse e dall’abilità di arrampicarsi sugli alberi, tipica <strong>del</strong>la maggior<br />
parte <strong>del</strong>le specie dei generi Australopithecus e Paranthropus. L’Ardipithecus<br />
ramidus non solo sarebbe da escludere dalla filogenesi umana, ma sarebbe addirittura<br />
da collegare alla linea evolutiva <strong>del</strong>le scimmie antropomorfe africane,<br />
scimpanzé e gorilla.<br />
Queste affermazioni sembrano ancora premature sia per l’assenza di prove<br />
a favore <strong>del</strong>la teoria proposta sia per l’incertezza che domina nella classificazione<br />
dei più antichi Ominidi a causa <strong>del</strong>le condizioni frammentarie dei<br />
resti finora scoperti.<br />
3.3 Ardipithecus ramidus<br />
Ad Aramis, nella regione <strong>del</strong> m<strong>ed</strong>io Awash (Etiopia) 17 resti di Ominidi fossili<br />
sono stati scoperti nel 1992 e 1993 in formazioni geologiche comprese tra<br />
i tufi vetrosi di Gàala, datati 4,39 ± 0.03 Ma, e i tufi basaltici di Daam-Aatu,<br />
ancora non datati 2 . I resti sono stati attribuiti a una nuova specie denominata<br />
in un primo momento Australopithecus ramidus (ramid nella lingua Afar<br />
significa radice) e comprendono numerosi denti, frammenti di omero, radio<br />
e ulna, la parte destra di una mandibola, frammenti <strong>del</strong>la base <strong>del</strong> cranio<br />
(occipitale e temporale). All’inizio <strong>del</strong> 1995 sono stati rinvenuti più di cento<br />
resti, comprendenti resti cranici e postcranici di un unico individuo conservato<br />
per circa il 45%, fra cui le ossa di un pi<strong>ed</strong>e praticamente completo. La<br />
nuova specie di Australopiteco presenta molte caratteristiche nei denti, nel<br />
cranio e nello scheletro postcranico prossime allo scimpanzé e sembra quindi<br />
essere la più simile allo scimpanzé fra tutte quelle finora conosciute. Ad es.,<br />
il foro auditivo esterno è piccolo, la dentatura anteriore è robusta, adatta a<br />
mordere e strappare. I molari sono più grandi che in uno scimpanzé, ma più<br />
piccoli di quelli degli Australopiteci, e la dimensione degli incisivi rispetto<br />
ai molari indica che ha avuto inizio un processo di riduzione <strong>del</strong>la dentatura<br />
anteriore. I canini sono più grandi rispetto a quelli degli Australopiteci, ma<br />
hanno uno smalto più spesso rispetto a quelli degli scimpanzé. La posizione<br />
dei condili occipitali e <strong>del</strong> foramen magnum 3 indica che il ramidus era un<br />
2 La polarità magnetica negli strati sottostanti i tufi basaltici è inversa <strong>ed</strong> è quindi possibile<br />
stabilire che i s<strong>ed</strong>imenti contenenti i fossili di ominidi si sono depositati nell’intervallo<br />
tra gli episodi con polarità positiva di Nunivak (4,48 Ma) e Cochiti (4,29 Ma).<br />
3 Nella parte anteriore e non posteriore <strong>del</strong>la base cranica.<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano