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Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer

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2.4 Gli sviluppi <strong>del</strong>la paleontologia umana da Darwin ad oggi 50<br />

mentre nel gennaio <strong>del</strong> 1915 Dawson rinvenne in una località vicina frammenti<br />

di occipitale e di frontale che attribuì alla stessa specie.<br />

La teoria di Elliott Smith <strong>ed</strong> ora anche di Arthur Keith secondo cui l’encefalizzazione,<br />

l’acquisizione di un grande cervello, costituiva la prima tappa<br />

<strong>del</strong> processo che condurrà all’uomo, sembrava confermata dai ritrovamenti<br />

paleontologici.<br />

A questo punto Keith collocava l’origine <strong>del</strong>la famiglia degli Ominidi nell’Oligocene,<br />

quando si sarebbe verificata la divergenza tra il ramo <strong>del</strong>le scimmie<br />

antropomorfe e quello degli Ominidi, da cui si sarebbero poi staccati alcuni<br />

rami secondari destinati all’estinzione, dapprima quello <strong>del</strong> Pitecantropo<br />

di Giava, in seguito quello dei Neanderthaliani, mentre l’Eoanthropus rappresentava<br />

un ceppo molto vicino alla linea propriamente umana, che nel corso<br />

<strong>del</strong> Pleistocene avrebbe condotto direttamente all’uomo moderno.<br />

Molti autorevoli studiosi di primatologia e paleontologia umana dubitarono<br />

seriamente <strong>del</strong>l’associazione tra il cranio e la mandibola: G. Miller, W. K.<br />

Gregory (1876-1970), A. Hrdlicka (1869-1943), M. Boule (1861-1942), H.F.<br />

Osborn. In seguito, però, alcuni (Hrdlicka, Boule, Osborn) accettarono la<br />

nuova paradossale specie o comunque attenuarono il loro rifiuto, principalmente<br />

per il fatto che la strana associazione tra un cranio di tipo umano e<br />

una mandibola scimmiesca veniva a ripetersi nel secondo sito individuato da<br />

Dawson nel 1915. Per quarant’anni l’uomo di Piltdown creò un quadro falso<br />

<strong>del</strong>la filogenesi umana. Nel 1925 la maggior parte <strong>del</strong>la comunità scientifica<br />

non comprese il carattere ominide <strong>del</strong> cranio di Australopiteco scoperto a<br />

Taung. Il Pithecanthropus erectus di Giava e l’uomo di Neanderthal diventavano<br />

rami secchi <strong>del</strong>l’<strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> umano, senza alcun rapporto<br />

con la linea che avrebbe condotto all’uomo moderno.<br />

Nel 1943 un paleoantropologo di grande caratura, Franz Weidenreich, ammoniva<br />

di eliminare Piltdown dal catalogo degli uomini fossili, ma soltanto<br />

anni dopo Kenneth Oakley sottopose al dosaggio <strong>del</strong> fluoro i reperti, dimostrando<br />

che il cranio umano e la mandibola scimmiesca erano molto più<br />

recenti <strong>del</strong>la fauna estinta proveniente dalle ghiaie <strong>del</strong> terrazzo fluviale di<br />

Piltdown. A questo punto l’associazione di un cranio moderno e una mandibola<br />

scimmiesca diventava insostenibile, poiché era fuori discussione che in<br />

epoche recenti le scimmie antropomorfe in Inghilterra non erano mai esistite.<br />

Nel 1953 John Weiner riesaminò accuratamente i reperti <strong>del</strong>l’Eoanthropus e<br />

scoprì che la mandibola era stata modificata artificialmente, limando i molari<br />

e il canino, eliminando il processo coronoideo e limando la sinfisi mandibolare.<br />

Inoltre, sia la mandibola che il cranio erano stati colorati artificialmente<br />

per dar loro la stessa patina <strong>del</strong>le ossa fossili che si rinvenivano nella cava di<br />

Piltdown. L’Eoanthropus usciva definitivamente di scena. Non è mai stato<br />

possibile appurare con certezza chi fosse l’autore <strong>del</strong> falso. I maggiori sospetti<br />

<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />

degli Studi di Milano

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