Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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1.7 Nascita dell’archeologia preistorica 30 indaga e cerca di ricostruire gli aspetti culturali dell’umanità anteriore ai tempi storici, dal passato più remoto fino alle soglie della storia. La sua costituzione come disciplina autonoma era lentamente maturata nella prima metà del XIX secolo ed è opportuno soffermarci brevemente a considerare quali sono state le principali tappe che hanno condotto alla nascita dell’archeologia preistorica. 1.7 Nascita dell’archeologia preistorica Il grande sviluppo della ricerca preistorica dalla metà dell’Ottocento in poi si deve al formarsi, nei primi decenni del secolo, di due indirizzi: il primo di carattere naturalistico e il secondo di carattere antiquario, spesso tra loro strettamente intrecciati, come vedremo nel caso di Boucher de Perthes. Il riconoscimento delle selci scheggiate come manufatti prodotti dall’uomo da una parte, il nuovo pensiero geologico rappresentato da Ch. Lyell dall’altra, aprirono la strada alla scoperta dell’uomo paleolitico e quindi alla dimostrazione della grandissima antichità della specie umana. Infatti, nel corso della prima metà del XIX secolo si moltiplicarono le scoperte di manufatti e resti umani associati a ossa di animali estinti in contesti geologici molto antichi, di età “diluviale”, come allora si diceva, corrispondente al nostro Pleistocene, l’età delle glaciazioni. Già nel 1800 John Frere aveva pubblicato 21 la notizia del ritrovamento, avvenuto qualche anno prima, a Hoxne nel Suffolk, di selci lavorate insieme con ossa di elefante, in uno strato ghiaioso alla profondità di oltre 3 m. Frere aveva osservato scrupolosamente la sequenza stratigrafica del terreno: 45 cm di terreno vegetale, un potente strato di argilla della potenza di 2,25 m, quindi uno strato di sabbia con conchiglie dello spessore di 30 cm, infine uno strato di ghiaie, quello che conteneva le selci scheggiate, della potenza di oltre 60 cm. Nello strato di sabbie che ricopriva le ghiaie furono rinvenuti i denti e la mascella di un grande animale di una specie estinta e sconosciuta. Non solo Frere riconobbe la natura artificiale delle selci scheggiate, ma ne comprese anche la grande antichità: “Mi sembra evidente che siano armi da guerra, costruite ed usate da una gente che non conosceva l’uso dei metalli”, e ancora: “La situazione in cui furono trovate queste armi può indurci a riferirle a ’a very remote period indeed even beyond that of the present world’ (un’epoca veramente molto remota, perfino al di là di quella del mondo presente)” 22 . Nel 1826 un farmacista di Narbonne, Tournal, scavando nella caverna di Bize presso Narbonne (Aude) scoprì ossa umane associate a ossa di mam- 21 In una lettera inviata ad Archaeologia, il periodico della Society of Antiquaries. 22 G. Daniel, The Idea of Prehistory cit. p. 36 sgg. Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano
1.7 Nascita dell’archeologia preistorica 31 miferi estinti. Nel 1833 P. – D. Schmerling, di Liegi, pubblicò un’opera 23 , in cui si dava notizia delle scoperte fatte nella caverna di Engis: ossa umane, strumenti di pietra e ossa di animali estinti, come il rinoceronte tichorhinus e la iena delle caverne. Altre scoperte simili furono fatte in Inghilterra, nella caverna Kent’s Hole presso Torquay tra il 1825 e il 1841, ma è soltanto grazie all’opera di J. Boucher de Crévecoeur de Perthes che si poté arrivare alla definitiva dimostrazione dell’esistenza dell’uomo “anti – diluviano” (anteriore al diluvio universale) ovvero appartenente all’età “diluviale”, come allora era denominato il Pleistocene. Tra il 1836 e il 1859 Boucher de Perthes condusse ricerche sistematiche lungo i terrazzi della Somme, in particolare nelle cave di ghiaia presso Abbeville. A partire dal 1841 la scoperta di alcune amigdale nella terrazza media della valle della Somme, nelle cave di Menchecourt, associate a fauna estinta come rinoceronte, elefante e orso delle caverne, fornì la prova decisiva dell’alta antichità dell’uomo, dimostrata dalla sua coesistenza con specie animali fossili. Le sue scoperte e i suoi scritti 24 furono oggetto di vivaci polemiche e le sue conclusioni vennero respinte dalla maggior parte degli studiosi francesi, ma attirarono l’attenzione dei geologi e archeologi inglesi. Nel 1858 anche in Inghilterra si era raggiunto il medesimo risultato: gli scavi nella grotta di Brixham nel Devonshire condotti da Hugh Falconer portarono alla luce manufatti di selce associati a fauna estinta. H. Falconer nel 1858 si recò ad Abbeville per conoscere Boucher de Perthes e constatare di persona che le selci provenienti dalla terrazza di 30 m erano effettivamente strumenti artificiali, prodotti dalla mano dell’uomo, e che gli strati che le contenevano erano intatti. Era questa la prima autorevole conferma alla giustezza delle tesi di Boucher de Perthes e l’anno seguente, sollecitati da Falconer, si recarono ad Abbeville anche Joseph Prestwich e John Evans. Prestwich ed Evans scoprirono e fotografarono in situ un bifacciale nelle cave di Saint Acheul. Al ritorno in Inghilterra Prestwich lesse una relazione alla Royal Society ed Evans alla Society of Antiquaries. “Quel che sembra stabilito senza alcun dubbio è che in un periodo di antichità remota, anteriore a tutti quelli di cui finora abbiamo trovato tracce, questa parte della terra fu popolata dall’uomo” (Evans). Le loro conclusioni furono pubblicamente sottoscritte da Charles Lyell 25 . 23 P. – D. Schmerling, Recherches sur les ossements fossiles découverts dans les cavernes de la province de Liège, 2 voll. più un atlante di tavole. 24 J. Boucher de Perthes, Antiquités celtiques et antédiluviennes. Mémoire sur l’industrie Primitive et les arts à leur origine, Paris 1847-64, 3 voll; De l’homme antédiluvien et de ses oevres, Paris 1860. Su Boucher de Perthes e i suoi scritti cfr. A. Laming-Emperaire, Origine de l’archéologie cit., p. 155 sgg. 25 G. Daniel, The Idea of Prehistory cit., p. 40 sgg. Origine ed evoluzione del genere Homo - Dispensa del corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Cattedra di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano
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1.7 Nascita <strong>del</strong>l’archeologia preistorica 30<br />
indaga e cerca di ricostruire gli aspetti culturali <strong>del</strong>l’umanità anteriore ai<br />
tempi storici, dal passato più remoto fino alle soglie <strong>del</strong>la storia. La sua<br />
costituzione come disciplina autonoma era lentamente maturata nella prima<br />
metà <strong>del</strong> XIX secolo <strong>ed</strong> è opportuno soffermarci brevemente a considerare<br />
quali sono state le principali tappe che hanno condotto alla nascita<br />
<strong>del</strong>l’archeologia preistorica.<br />
1.7 Nascita <strong>del</strong>l’archeologia preistorica<br />
Il grande sviluppo <strong>del</strong>la ricerca preistorica dalla metà <strong>del</strong>l’Ottocento in poi<br />
si deve al formarsi, nei primi decenni <strong>del</strong> secolo, di due indirizzi: il primo<br />
di carattere naturalistico e il secondo di carattere antiquario, spesso tra loro<br />
strettamente intrecciati, come v<strong>ed</strong>remo nel caso di Boucher de Perthes.<br />
Il riconoscimento <strong>del</strong>le selci scheggiate come manufatti prodotti dall’uomo<br />
da una parte, il nuovo pensiero geologico rappresentato da Ch. Lyell<br />
dall’altra, aprirono la strada alla scoperta <strong>del</strong>l’uomo paleolitico e quindi alla<br />
dimostrazione <strong>del</strong>la grandissima antichità <strong>del</strong>la specie umana.<br />
Infatti, nel corso <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> XIX secolo si moltiplicarono le scoperte<br />
di manufatti e resti umani associati a ossa di animali estinti in contesti geologici<br />
molto antichi, di età “diluviale”, come allora si diceva, corrispondente<br />
al nostro Pleistocene, l’età <strong>del</strong>le glaciazioni.<br />
Già nel 1800 John Frere aveva pubblicato 21 la notizia <strong>del</strong> ritrovamento,<br />
avvenuto qualche anno prima, a Hoxne nel Suffolk, di selci lavorate insieme<br />
con ossa di elefante, in uno strato ghiaioso alla profondità di oltre 3 m. Frere<br />
aveva osservato scrupolosamente la sequenza stratigrafica <strong>del</strong> terreno: 45 cm<br />
di terreno vegetale, un potente strato di argilla <strong>del</strong>la potenza di 2,25 m, quindi<br />
uno strato di sabbia con conchiglie <strong>del</strong>lo spessore di 30 cm, infine uno strato<br />
di ghiaie, quello che conteneva le selci scheggiate, <strong>del</strong>la potenza di oltre 60<br />
cm. Nello strato di sabbie che ricopriva le ghiaie furono rinvenuti i denti e la<br />
mascella di un grande animale di una specie estinta e sconosciuta. Non solo<br />
Frere riconobbe la natura artificiale <strong>del</strong>le selci scheggiate, ma ne comprese<br />
anche la grande antichità: “Mi sembra evidente che siano armi da guerra,<br />
costruite <strong>ed</strong> usate da una gente che non conosceva l’uso dei metalli”, e ancora:<br />
“La situazione in cui furono trovate queste armi può indurci a riferirle a ’a<br />
very remote period inde<strong>ed</strong> even beyond that of the present world’ (un’epoca<br />
veramente molto remota, perfino al di là di quella <strong>del</strong> mondo presente)” 22 .<br />
Nel 1826 un farmacista di Narbonne, Tournal, scavando nella caverna di<br />
Bize presso Narbonne (Aude) scoprì ossa umane associate a ossa di mam-<br />
21 In una lettera inviata ad Archaeologia, il periodico <strong>del</strong>la Society of Antiquaries.<br />
22 G. Daniel, The Idea of Prehistory cit. p. 36 sgg.<br />
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