Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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1.6 L’origine <strong>del</strong>l’uomo alla luce <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>l’<strong>evoluzione</strong> 27<br />
bito degli specialisti per allargarsi a un più ampio pubblico, se si voleva che<br />
la teoria venisse accettata.<br />
Nel 1863 pubblicò Evidence as to Man’s place in Nature, un libro diviso in<br />
tre parti, la prima d<strong>ed</strong>icata alle scimmie antropomorfe e alla classificazione<br />
zoologica <strong>del</strong>l’uomo, la seconda all’uomo in relazione agli altri animali, la<br />
terza ai resti fossili <strong>del</strong>l’uomo. Attraverso l’anatomia comparata Huxley<br />
dimostrò che qualunque aspetto si esaminasse – il cranio, la dentatura, lo<br />
scheletro, la mano, il pi<strong>ed</strong>e o l’encefalo – si arrivava ad un’unica conclusione:<br />
le differenze tra l’uomo e le scimmie antropomorfe sono più piccole di quelle<br />
tra le scimmie antropomorfe e i cercopiteci e le altre scimmie inferiori. Ciò<br />
nonostante, la demarcazione tra l’uomo e le scimmie antropomorfe è netta,<br />
non ci sono forme interm<strong>ed</strong>ie, ma ancora più netta è la demarcazione tra il<br />
gorilla o lo scimpanzé e l’orango. “L’uomo differisce meno dagli Antropoidi<br />
che non essi dalle altre famiglie <strong>del</strong>lo stesso ordine”. Di conseguenza se è vera<br />
la teoria <strong>del</strong>l’<strong>evoluzione</strong> darwiniana e le scimmie antropomorfe, i cercopiteci<br />
e le platirrine sono rami derivati da un comune gruppo più antico, non è possibile<br />
dubitare che anche “l’uomo può essersi originato da modifiche graduali<br />
di una scimmia antropomorfa o da un ramo derivato dalle m<strong>ed</strong>esime forme<br />
primitive dalle quali hanno preso origine gli antropoidi stessi.”.<br />
Nella terza parte <strong>del</strong>l’opera Huxley prese in considerazione i crani scoperti<br />
nella grotta di Engis e nella valle di Neander e concluse che non potevano costituire<br />
l’anello mancante tra l’uomo e le scimmie antropomorfe. Per quanto<br />
più primitivi di qualunque altro cranio finora noto, non erano molto lontani<br />
dall’ambito <strong>del</strong>le variazioni <strong>del</strong> cranio <strong>del</strong>l’umanità attuale. “Dove dobbiamo<br />
allora cercare questo Uomo primigenio? . . . forse in strati ancora più antichi,<br />
le ossa fossilizzate di una scimmia più vicina all’uomo o di un uomo più<br />
pitecoide di quanti finora conosciuti attendono le ricerche di un paleontologo<br />
che deve ancora nascere?”. La risposta a questa domanda doveva venire più<br />
di trent’anni dopo, quando nel febbraio 1895, quattro mesi prima <strong>del</strong>la sua<br />
morte, Hooker gli scrisse che gli Olandesi a Giava avevano scoperto qualcosa<br />
che sembrava l’anello mancante e che avevano denominato Pithecanthropus<br />
erectus Dubois.<br />
Nello stesso anno 1863 in cui Huxley pubblicava il suo libro, veniva dato<br />
alle stampe un altro importante contributo concernente il problema <strong>del</strong>l’origine<br />
<strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la sua alta antichità geologica, l’opera di Ch. Lyell, The<br />
geological evidences of the Antiquity of Man with remarks on theories of the<br />
origin of species by variation, London 1863. Lyell analizzò sistematicamente<br />
le prove geologiche, paleontologiche e archeologiche <strong>del</strong>l’antichità <strong>del</strong>l’uomo:<br />
le scoperte fatte nelle torbiere e nei kjökkenmöddinger <strong>del</strong>la Danimarca, le<br />
palafitte <strong>del</strong>la Svizzera e i crannogs <strong>del</strong>l’Irlanda, i tumuli <strong>del</strong>l’Ohio nel Nord<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano