Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
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6.3 Indici di umanità per i Neandertal 147<br />
simili colpiti da gravi traumatismi o da gravi malattie invalidanti documentano<br />
concordemente l’esistenza, pongono in maniera acuta il problema <strong>del</strong>le<br />
capacità linguistiche degli uomini di Neanderthal.<br />
I suoni <strong>del</strong> linguaggio articolato <strong>del</strong>l’uomo moderno sono resi possibili<br />
dalle corde vocali poste nella laringe, le quali imprimono <strong>del</strong>le vibrazioni al<br />
flusso d’aria espirata, vibrazioni che sono poi ulteriormente modulate nella<br />
bocca producendo le vocali, mentre le consonanti sono prodotte articolando<br />
le vocali con le labbra (labiali), la lingua e i denti (dentali), la lingua e il<br />
palato ( gutturali).<br />
Negli uomini moderni la laringe è posta più in basso rispetto all’uomo<br />
di Neandertal e quindi la faringe, cioè il canale che sta tra il palato molle e<br />
l’epiglottide e nel quale avviene la fonazione risonante, è molto più lunga che<br />
nel Neanderthal. Nello scheletro <strong>del</strong>la sepoltura di Kebara si è conservato<br />
integralmente l’osso ioide, a cui si attaccano i muscoli <strong>del</strong>la gola e che quindi<br />
svolge una importante funzione nel linguaggio. L’osso ioide di Kebara è<br />
<strong>del</strong> tutto simile a quello umano. Certamente i Neandertaliani avevano un<br />
linguaggio verbale, ma probabilmente con suoni differenti da quelli <strong>del</strong>l’uomo<br />
moderno.<br />
Il linguaggio verbale non consiste soltanto nell’emissione di suoni articolati,<br />
bensì nell’associare a determinati suoni un determinato significato e<br />
la codificazione di questa associazione avviene nella corteccia cerebrale. Il<br />
linguaggio verbale richi<strong>ed</strong>e quindi facoltà elevate di astrazione e simbolizzazione.<br />
A favore <strong>del</strong> fatto che l’uomo di Neandertal poss<strong>ed</strong>esse un linguaggio<br />
verbale abbastanza sofisticato, anche se differente da quello <strong>del</strong>l’uomo moderno,<br />
parlano altre evidenze, alcune di carattere biologico, altre di carattere<br />
archeologico.<br />
Il suono articolato richi<strong>ed</strong>e precisi movimenti da parte <strong>del</strong>la lingua che<br />
sono controllati da due fasci di nervi che passano attraverso i canali ipoglottidi<br />
alla base <strong>del</strong> cranio. Questi due fori nell’uomo moderno sono più grandi<br />
che nel gorilla, nello scimpanzè, negli Australopiteci e nell’<strong>Homo</strong> erectus,<br />
perché devono alloggiare un fascio di nervi più consistente. La larghezza<br />
di questi canali nel Neandertal è paragonabile a quella <strong>del</strong>l’uomo moderno.<br />
È quindi probabile che l’uomo di Neandertal fosse dotato di linguaggio, ma<br />
probabilmente non nella stessa maniera con cui parliamo noi.<br />
Nel 1996 a Divje Babe I, una caverna nella valle <strong>del</strong>la Idrijca (Slovenia<br />
occidentale) presso Sebrelje, è stato scoperto un flauto ricavato da un femore<br />
di un giovane orso. La caverna ha un deposito <strong>del</strong>la potenza di 12 m, risalente<br />
al Pleistocene superiore e in corso di scavo dal 1980. Dallo strato 2, datato<br />
35300 ± 700 e 36000 ± 1000 BP, provengono punte d’osso e altri reperti<br />
aurignaciani. Gli strati 3-7, costituiti da pietrisco e con numerosi fenomeni<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano