Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
6.1 Un po’ di storia 141<br />
non fosse dimostrata la concezione <strong>del</strong>la fissità <strong>del</strong>la specie, mise in rilievo<br />
che pur essendo umano, lo scheletro era differente da qualunque altro finora<br />
conosciuto. Gli aspetti che colpirono maggiormente erano la calotta cranica,<br />
di grandi dimensioni, ma bassa e fornita di inusuali rilievi sopraorbitari quali<br />
si ritrovano soltanto nel gorilla, e la robustezza <strong>del</strong>le ossa. La conclusione fu<br />
che i resti dovevano appartenere a un membro di un’antica popolazione di<br />
aspetto primitivo e selvaggio che aveva abitato la regione insieme ad animali<br />
ora estinti prima che venisse occupata dagli antenati degli attuali abitanti.<br />
La successiva pubblicazione di Schaaffhausen, corr<strong>ed</strong>ata da accurati disegni<br />
<strong>del</strong>le ossa, attirò l’attenzione degli studiosi inglesi e il suo articolo venne<br />
tradotto nel 1861 dall’anatomista George Busk 4 . Già nel 1860 Charles Lyell,<br />
l’eminente geologo inglese, aveva visitato la caverna di Neandertal, accompagnato<br />
dal dr. Fuhlrott, che gli mostrò l’originale <strong>del</strong>la calotta cranica e gli<br />
donò un calco 5 . Lyell mostrò il calco ad Huxley, che lo commenterà nella sua<br />
celebre opera <strong>del</strong> 1863, Man’s Place in Nature. Nel 1864 il geologo William<br />
King, un allievo di Ch. Lyell, utilizzò il ritrovamento per definire una nuova<br />
specie umana, <strong>Homo</strong> neanderthalensis. Nello stesso anno G. Busk e H. Falconer<br />
riconobbero le strette affinità tra il fossile di Neandertal e un cranio<br />
scoperto fin dal 1848 nella caverna Forbes a Gibilterra. Al contrario, in Germania<br />
l’interpretazione di Schaaffhausen venne generalmente respinta e sotto<br />
l’influsso di F. Mayer, un collega di Schaafhausen a Bonn, prima e di Rudolf<br />
Virchow poi prevalse l’opinione che i resti dovessero attribuirsi a un individuo<br />
di età recente affetto da deformazioni patologiche. Secondo Mayer, anche in<br />
considerazione di presunti aspetti mongoloidi, poteva trattarsi di un cavaliere<br />
cosacco ferito in combattimento durante le guerre napoleoniche e rifugiatosi<br />
nella caverna di Feldhofer, dove trovò la morte. Queste interpretazioni furono<br />
spazzate via definitvamente dal paleoantropologo t<strong>ed</strong>esco Gustav Schwalbe<br />
nel 1901, che ribattezzò i resti <strong>del</strong>l’uomo di Neandertal <strong>Homo</strong> primigenius.<br />
Nel frattempo numerosi nuovi ritrovamenti dimostrarono l’antichità e l’effettiva<br />
esistenza di un tipo umano differente da quello attuale. Negli anni<br />
1911-1913 Marcelin Boule pubblicò uno studio dettagliato <strong>ed</strong> esaustivo <strong>del</strong>la<br />
sepoltura de La Chapelle-aux-Saints, fornendo una interpretazione che per<br />
molti anni resterà come un punto di riferimento fondamentale 6 . Purtroppo,<br />
Boule esasperò gli aspetti primitivi e “scimmieschi” <strong>del</strong> Neandertal, ricostruendo<br />
in modo non esatto le parti mancanti <strong>del</strong>lo scheletro <strong>ed</strong> attribuendogli<br />
un’andatura non perfettamente eretta come quella <strong>del</strong>l’uomo moderno: il<br />
4D. SCHAAFHAUSEN, On the Crania of the most Ancient Races of Man, in Natural<br />
History Review, 1861, 1, p. 283 e ss.<br />
5C. LYELL 1863, p. 76.<br />
6M. BOULE, L’Home fossile de la Chapelle-aux-Saints, Annales de Paléontologie<br />
Humaine, tomi 6-8, Paris, 1911-1913.<br />
<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />
degli Studi di Milano