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Origine ed evoluzione del genere Homo - ArcheoServer

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4.4 Il comportamento culturale dei più antichi membri <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> 121<br />

choppers, chopping tools e vari tipi di schegge erano indispensabili per poter<br />

lacerare la pelle molto dura di animali dalle grandi dimensioni e per poter<br />

dissezionare rapidamente una carcassa.<br />

L’aumento <strong>del</strong>le dimensioni <strong>del</strong> cervello rispondeva quindi alla necessità di<br />

comportamenti tecnologici, culturali e sociali più complessi rispetto a quelli<br />

dei primi Ominidi, derivanti in ultima analisi da una dieta non più esclusivamente<br />

vegetariana, ma onnivora, una dieta in cui la carne cominciava a<br />

svolgere un ruolo di primo piano. Non avrebbe senso ridurre il comportamento<br />

dei primi <strong>Homo</strong> ergaster/erectus per quanto riguarda la sussistenza<br />

a un puro e semplice sciaccallaggio, paragonabile a quello degli animali che<br />

vivono recuperando cibo dalle carogne degli animali uccisi e abbandonati dai<br />

pr<strong>ed</strong>atori o morti per cause naturali.<br />

L. Binford, con un libro che fece epoca, Bones, ancient men and modern<br />

myths (1981), sottopose a critica radicale le interpretazioni <strong>del</strong>le paleosuperfici<br />

di Olduvai, sostenendo che erano stati proiettati in un passato remoto<br />

mo<strong>del</strong>li di comportamento culturale tipici <strong>del</strong>l’uomo anatomicamente<br />

moderno. Binford è convinto che l’uomo cacciatore sia un fenomeno molto<br />

recente, strettamente connesso all’invenzione <strong>del</strong> linguaggio articolato e all’uomo<br />

anatomicamente moderno. Per quanto ricca di spunti metodologicamente<br />

importanti, l’opera di Binford si spinge tuttavia a un estremo opposto,<br />

quando nega perfino agli uomini di Neandertal un comportamento da<br />

veri cacciatori. Secondo Binford i più antichi rappresentanti <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong><br />

non sarebbero stati in competizione con le iene per lo sfruttamento <strong>del</strong>le<br />

carogne, sarebbero stati soltanto dei “profittatori marginali”, ovvero avrebbero<br />

frequentato i luoghi in cui i carnivori avevano abbandonato le carcasse<br />

<strong>del</strong>le loro pr<strong>ed</strong>e, frantumando le ossa con le pietre per estrarne il midollo.<br />

Binford, inoltre, respinge anche la nozione di “campo-base” poiché non ci<br />

sarebbero prove che il cibo veniva trasportato in questi presunti campi-base<br />

e le paleosuperfici di Olduvai non sarebbero affatto suoli di abitato.<br />

A seguito <strong>del</strong>l’opera di Binford, Glyn Isaac ha parzialmente rivisto le sue<br />

concezioni, adottando una posizione più cauta.<br />

“Fare archeologia di periodi estremamente remoti può essere paragonato<br />

abbastanza bene a un viaggio di esplorazione. Quando troviamo strati<br />

risalenti a 2 milioni di anni e contenenti resti archeologici, abbiamo attraversato<br />

un oceano di tempo e siamo arrivati all’equivalente di un nuovo mondo..<br />

I nostri ritrovamenti suscitano meraviglia e curiosità, ma in primo luogo noi,<br />

come Colombo, siamo pronti a interpretarli nei termini dei nostri preconcetti.<br />

Possiamo pensare di essere nelle Indie, quando in realtà siamo ai margini di<br />

un continente sconosciuto.<br />

Spostandoci verso un’immagine differente di ciò che è in causa, immaginiamo<br />

di guardare dentro un pozzo profondo. Al di là <strong>del</strong>l’orlo superiore<br />

<strong>Origine</strong> <strong>ed</strong> <strong>evoluzione</strong> <strong>del</strong> <strong>genere</strong> <strong>Homo</strong> - Dispensa <strong>del</strong> corso di Preistoria modulo A c○ 2007 Catt<strong>ed</strong>ra di Preistoria e Protostoria, Università<br />

degli Studi di Milano

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