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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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proteggere nel nome della sovranità,<br />

• e le comunità locali, per le quali il confine altro non è che uno<br />

spazio utile che le fa vivere grazie proprio al fatto di esistere.<br />

Proprio secondo questa visione l'ipotesi di ridisegnare i confini africani<br />

non risolverebbe i problemi derivati dalla spartizione coloniale. La<br />

necessità reale è quella di legare assieme la visione dall'alto con la<br />

visione dal basso, ovvero, quella dello stato con quella del popolo. Non è<br />

quindi una questione di confine e dunque è inutile focalizzare l'attenzione<br />

su una linea. È invece necessario un processo al contempo politico,<br />

economico e socioculturale. 51<br />

Non sono i confini in sé che creano i conflitti ma i nazionalismi che si<br />

sono venuti a creare al loro interno.<br />

Un secondo concetto legato al confine è quello di straniero. Ma chi è lo<br />

straniero? I latini dicevano, Hospes Hostis. 52 In questo caso il confine<br />

evoca l'idea di conflitto e, sempre secondo questa visione, tutti i confini<br />

sono potenzialmente bellici. In realtà all'interno del sistema africano<br />

originale i concettio di vicino e di straniero erano lontani dall'essere<br />

conflittuali. “Al contrario a chi veniva da altrove veniva detto, Hai<br />

lasciato la tua casa, ben'arrivato a casa tua. Quanto al vicino, nella<br />

cultura africana, esso disponeva di uno status a volte superiore rispetto a<br />

quello del parente in senso stretto. Non a caso il concetto di famiglia<br />

allargata comprende non solo parenti di sangue ma anche amici e, per<br />

l'appunto, vicini o appartenenti allo stesso villaggio o quartiere.” 53<br />

In epoca pre-coloniale a livello di villaggio l'idea di confine era legato<br />

alla proprietà dei terreni, definita in base al lignaggio dei primi occupanti<br />

e regolamentata dal principio di inclusione per cui tutti i nuovi arrivati<br />

avevano diritto naturale alla terra. 54<br />

Secondo questa visione il confine non è una linea che divide bensì una<br />

congiunzione tra territori. Non essendo dunque né rigido né fisso, esso si<br />

adattava bene alle attività umane e alle esigenze delle popolazioni al di là<br />

e al di qua di questo limite. La colonizzazione è stata una trasposizione<br />

del concetto europeo di confine in quanto demarcazione e divisione, su<br />

quello originario africano di congiuntura.<br />

Questi confini imposti hanno comportato una vera e propria vivisezione<br />

dei popoli da cui poi si è generata l'attuale schizofrenia degli individui e<br />

dei gruppi. Il confine in Africa oggi è spesso una terra di nessuno, zona di<br />

abbandono e sottosviluppo che accoglie rifugiati e ribelli, passando<br />

quindi dall'idea storica di zona d'incontro a quella di espressione del<br />

potere, dell'oppressione, dell'esclusione, di conflitto.<br />

51 Ibidem.<br />

52 Lo straniero è nemico.<br />

53 J. Ki-Zerbo, Frontières et paix: quelques considérations méthodologiques liminaires in Le frontiere in<br />

Africa dal XII al XX secolo, conferenza UNESCO, Bamako, 1999.<br />

54 C. Savonnet-Guyot, Etat et sociétés au Burkina Faso, Karthala, Paris, 1986.

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