Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...
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1.3. STEREOTIPO E PERCEZIONE DELL'ALTRO<br />
Martin Heiddeger nel suo libro, Essere e Tempo, scriveva che la totale<br />
infondatezza della chiacchiera non è un impedimento alla sua diffusione<br />
pubblica ma un fattore determinante. La chiacchiera è la possibilità di<br />
comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da<br />
comprendere. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di<br />
fallire in questa appropriazione. La chiacchiera, che è alla portata di tutti,<br />
non solo esime da una comprensione autentica, ma diffonde una<br />
comprensione indiferrente, per la quale non esiste più nulla di incerto. 214<br />
Anche Albert Einstein parlava di costruzioni mentali, affermando che “la<br />
mente umana sembra dover prima costruire delle forme<br />
indipendentemente, prima di poterle ritrovare nelle cose. 215<br />
Strano destino, quello degli stereotipi. La gente comune si accorge che<br />
esistono solo quando si realizzano due condizioni: se riguardano il<br />
proprio gruppo di appartenenza e se le attribuzioni che essi propongono<br />
hanno valenza negativa. 216<br />
Gli individui spesso preferiscono avere a che fare con rappresentazioni di<br />
prototipi più che di individui; organizzano i loro sistemi cognitivi più in<br />
termini di aspettative che non di esperienze, sono più sensibili al potere<br />
uniformante delle etichette linguistiche che definiscono le categorie<br />
sociali che agli aspetti idiosincratici e all'irripetibile unicità delle persone.<br />
In altre parole, gli individui, nell'ambito della percezione sociale,<br />
preferiscono usare gli stereotipi. 217<br />
Per quanto riguarda i senegalesi e i gambiani sembreno esserci stereotipi<br />
forti e radicati nel tessuto sociale e che tenderebbero a descrivere alcuni<br />
atteggiamenti che dovrebbero essere tipici di uno o dell'altro paese. Dalle<br />
interviste è emerso che vi sono stereotipi comuni sia per quanto riguarda<br />
i senegalesi che per quanto riguarda i gambiani, stereotipi che sono<br />
peraltro conosciuti dalla parte “stereotipizzata”. Dei venticinque<br />
senegalesi, in tre casi gli intervistati hanno dichiarato di non poter<br />
giudicare i gambiani per mancanza di reale conoscenza, mentre in due<br />
hanno affermato che essi sono come fratelli. I restanti venti hanno<br />
risposto in maniera univoca descrivendo i gambiani come un popolo<br />
poco propenso al lavoro, alla costante ricerca di una via di fuga verso<br />
l'Europa, di essere legati alla cultura rastafari con la sola motivazione di<br />
poter fumare canapa indiana. La similarità nelle risposte della<br />
maggioranza di intervistati senegalesi ha dimostrato che esiste uno<br />
stereotipo forte e perpetuato a livello sociale che è diventato un'etichetta<br />
identificante l'essere gambiano. Caratteristiche negative che sembrano<br />
confermare le definizioni date all'inizio di paragrafo e che sembrano al<br />
tempo stesso voler marcare una differenza con i senegalesi, che<br />
categorizzando in maniera negativa i gambiani, mettono loro stessi su un<br />
piano superiore (se si dice che un gambiano passa tutto il suo tempo ad<br />
aspettare una turista europea per partire e a fumare canne, lascerò<br />
implicitamente intendere che io- senegalese- sono migliore rispetto ad un<br />
214 M. Heidegger, Essere e tempo, Longanesi, Milano, 1976.<br />
215 A. Einstein, Come vedo il mondo-La teoria della relatività, Newton & Compton editori, 1988.<br />
216 L. Arcuri, M.R. Cadinu, Gli stereotipi, Il Mulino, Bologna, 1998, p. 9.<br />
217 Ibidem, p.15.