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allora lasciar perdere l'Africa ed è inutile sforzarci di comprenderla<br />
perché è un continente astorico, senza movimento né sviluppo<br />
proprio”. 179<br />
Dall'Inghilterra invece, le posizioni aberranti di uno storico eminente,<br />
Hugh Trevor Roper che nel 1960 dichiarò: “Forse in futuro ci sarà un pò<br />
di storia africana da insegnare. Per il momento non c'è; c'è solo la storia<br />
degli europei in Africa. Il resto è oscurità e l'oscurità non è mai stato<br />
soggetto storico”. 180<br />
Com'è possibile dunque notare sia dalle affermazioni di K. Clark che da<br />
quelle di H. Trevor-Roper, è forte la connotazione di oscurità, di cupo, di<br />
tetro che veniva associata al mondo negro africano e dunque al termine<br />
stesso, negro. Connotazione che era stata decomposta da L. S. Senghor e<br />
A. Cesaire al fine di ridarle il senso che le era proprio, fino ad arrivare<br />
alla Negritudine, il movimento filosofico e letterario che aveva come<br />
scopo finale la rivendicazione dell'appartenenza ad una cultura e ad una<br />
storia presente, viva e ricca, per secoli negata.<br />
Ed è in questo contesto di distruzione e negazione della storia e della<br />
cultura negro africana che si colloca il pensiero di Cheikh Anta Diop.<br />
Questo grande pensatore ha lasciato all'Africa un'eredità di liberazione<br />
senza precedenti: la conoscenza della propria origine. Un lavoro che è il<br />
risultato di uno sforzo gigantesco di ricostruzione dei fondamenti di una<br />
civilizzazione seppellita dall'ideologia europea dominante. Cheikh Anta<br />
Diop appartiene a quella generazione di intellettuali africani della<br />
seconda guerra mondiale. Questo è il momento in cui scoppiano tutte le<br />
contraddizioni di tre secoli di dominazione fondata su un'ideologia<br />
razzista che, come abbiamo visto sopra, condannava i popoli neri a razza<br />
inferiore e li marginalizzava rispetto alla storia universale.<br />
L'ideologia schiavista e coloniale aveva fatto di questa teoria di<br />
inferiorità, aculturalità ed astoricità, giustificazione ad una dominazione<br />
basata sull'uso della forza e della brutalità, per imporre il proprio<br />
controllo e il proprio modello socio-economico.<br />
Per i colonizzatori i popoli africani erano privi di storia e ciò era<br />
dimostrabile dalla mancanza di testi scritti. Questa astoricità era dunque<br />
una giustificazione più che sufficiente per la pretesa missione<br />
“civilizzatrice” europea in Africa.<br />
E questa sicurezza tutta occidentale di essere la sola civiltà esistente e<br />
dunque esportabile era dimostrabile anche storicamente. Per gli storici<br />
occidentali le basi della loro civiltà erano da ricercarsi nella grandiosa<br />
civilizzazione dell'Egitto faraonico che rimontava a 6.000 anni a.C . e che<br />
testimoniava l'esistenza di una scrittura che permise ai popoli della Valle<br />
del Nilo di rendere immortale la loro memoria.<br />
Per gli storici questa grande civiltà del passato era uno dei pilastri<br />
fondanti la civiltà europea, prima in ordine di quella greca e di quella<br />
romana. L'origine? Ovviamente bianca: indoeuropea, semita o<br />
sconosciuta. Ed è in questo clima che esplode in tutta la sua violenza<br />
l'affermazione della superiorità della razza ariana con H. Hitler. È con il<br />
nazismo che la mobilitazione popolare attorno al mito della razza,<br />
scatena la devastazione. Il genocidio ebreo e una guerra rovinosa non<br />
furono altro che la conseguenza della forza di distruzione di un razzismo<br />
europeo che andò a colpire proprio il continente che l'aveva generato.<br />
179 M. Dinucci, Geostoria dell’Africa, Zanichelli, Bologna, 2000.<br />
180 H. R. Trevor-Roper, op. cit.