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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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non siamo contro l'emigrazione ma contro l'emigrazione come fuga. È importante che chi<br />

emigra, una volta tornato, possa condividere la sua esperienza e le conoscenze che questa<br />

esperienza gli ha dato con chi non ha avuto la fortuna di poter partire”. Questa anche l'idea<br />

di Matador: “I paesi occidentali sono già stati cotruiti. L'Africa invece è un continente in<br />

cantiere. Siamo noi africani a doverlo costuire ma come possiamo farlo se abitiamo<br />

all'estero? Lo sviluppo passa inanzitutto attraverso modelli e modi di pensare. Se i migranti<br />

cominciassero a investire nell'ottica del lungo termine e nell'impresa, forse questo potrebbe<br />

contribuire allo sviluppo del paese. Un proveribio wolof recita “se vuoi aiutarmi, non darmi<br />

del pesce ma insegnami a pescare” e noi ad Africulturban insegnamo ai ragazzi l'importanza<br />

del lavoro, della professionalità, dell'impegno e della costanza; e che la cultura hip hop può<br />

diventare impresa e creare posti di lavoro. È così negli Stati Uniti, perché non dovrebbe<br />

essere così anche qui, in Senegal?”.<br />

Leggo ancora dal quaderno: “Il mio posto è tra quelli che hanno rispetto, considerazione e<br />

fedeltà; il mio posto è con voi, fratelli, sorelle. Noi assieme, simbolo di speranza per il<br />

bianco, il giallo, l'arabo e il nero, occhi negli occhi, dalla bocca all'orecchio, da anima a<br />

anima, noi, nello stesso luogo, lo stesso sangue, lo stesso cuore, la stessa luce”. L'avevo<br />

sognato, giovane studentessa a lezione nell'aula magna della facoltà di scienze della<br />

formazione di via Tigor, a Trieste. Chiudo il quaderno, le ragazze mi chiamano. Sorridono e<br />

mi dicono: “Il Senegal è bellissimo”.<br />

El Che, ragazzo della periferia di Dakar, strappato dalla strada da Matador, ha insegnato loro<br />

cosa vuol dire mettersi “al posto loro”. Giovani senegalesi che danno lezione a dei loro<br />

coetanei italiani. Lo stereotipo, semplicemente grazie allo scambio e all'incontro si è<br />

frantumato e i verbi si sono finalmente invertiti. Non più venire per dare, ma venire per<br />

ricevere. Perché come ha scritto El Che nel piccolo quaderno che mi ha regalato, “Noi al loro<br />

posto; loro al posto nostro; loro al posto nostro, noi al loro posto; noi e loro nello stesso<br />

posto. Un solo posto per loro e noi”. 12<br />

El Che, Pikine, Senegal 2010<br />

12 C. <strong>Barison</strong>, Dakar-clandò, A lezione di slam. Noi al loro posto, Corriere Immigrazione Blogspot,<br />

http://corriereimmigrazione.blogspot.com,<br />

2010.

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