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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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173<br />

pratica un certo numero di strategie al fine di evitare qualsiasi tensione.<br />

La prima Costituzione prevedeva: “l'interdizione ai partiti politici di<br />

identificarsi a una razza, etnia, genere, religione, setta, lingua o<br />

regione”, stipulando che: “qualsiasi atto di discriminazione razziale,<br />

etnica o religiosa, nonché qualsiasi propoganda regionalista che possa<br />

ledere alla sicurezza dello Stato o all'integrità della Repubblica, sarà<br />

punito per legge”. 172<br />

Per quanto riguarda la questione linguistica, Senghor optò per una<br />

politica prudente: la lingua ufficiale era il francese, mentre le lingue<br />

nazionali, il diola, il malinké, il pulaar, il wolof, il serere e il soninké.<br />

Una maniera per affermare l'uguaglianza delle lingue di origine etnica e<br />

per evitare inutili tensioni tra gruppi etnici rispetto all'eventuale scelta di<br />

una tra queste lingue come lingua ufficiale.<br />

Sempre a livello politico seppe dosare in maniera precisa la<br />

rappresentanza di tutte le sensibilità socio-culturali, confessionali e<br />

regionali, nonché, a livello militare, optò per la nomina di generali<br />

appartenenti all'etnia maggioritaria, dunque wolof, per evitare colpi di<br />

stato come negli altri stati africani. Colpi di stato che erano da ricondursi<br />

ad ufficiali provenienti da gruppi minoritari, frustrati dal non essere<br />

adeguatamente rappresentati. Di conseguenza, in Senegal, non si<br />

verificarono mai colpi di stato. Una strategia politica della cura e del<br />

rispetto della differenza che ha condotto il popolo senegalese ad<br />

un'armonia etnica e religiosa che difficilmente si può trovare sia in<br />

Africa, che in Europa.<br />

Come ha detto una volta Aime Cesaire: “Negro sono e negro resterò, ma<br />

sia io che Senghor abbiamo sempre evitato di cadere nel razzismo nero.<br />

Nessuno di noi è al margine della cultura universale. Al contrario, essa<br />

esiste e può arricchire ognuno di noi. Può allo stesso tempo farci<br />

perdere. sta ad ognuno di noi lavorarci su” 173 .<br />

“Senghor diceva “les racistes se sont trompés de colère”, i razzisti hanno riposto la loro<br />

collera nella direzione sbagliata. Credo che avesse ragione e in un certo senso credo che lui<br />

stesso in prima persona abbia pagato sulla propria pelle quel suo essere così aperto e<br />

diplomatico. Se giustamente il passato non può essere più riscritto, meglio far tesoro degli<br />

insegnamenti di ciò che è stato piuttosto che vivere di rancore. Senghor aveva capito che<br />

l'apertura era meglio della chiusura e che, fermo restando che la colonizzazione era stata la<br />

cosa peggiore che fosse accaduta, tanto valeva prendere il positivo di chi era arrivato in<br />

Africa, piuttosto che limitarsi a sottolinearne il negativo.<br />

Senghor era diventato l'amico di quei francesi colonizzatori che per secoli avevano imposto la<br />

loro presenza nella sua terra natale. Una pecca imperdonabile per i suoi connazionali che fino<br />

ad oggi lo tacciano di venduto, debole; il perfetto rappresentante di quella tanto nominata<br />

schiavitù intellettuale che pende come sciabola sulle teste degli africani tutti. Eppure Senghor<br />

era riuscito a dare vita ad una storia e ad una cultura, quella senegalese e negro africana che<br />

per secoli era stata negata.<br />

Grazie alla lingua del colonizzatore, la lingua francese, era riuscito a far passare un messaggio<br />

di orgoglio e fierezza patriottica che forse non avrebbe fatto il giro del mondo se fosse stata<br />

limitata alla lingua wolof.<br />

Senghor ha usato la parola per diventare il porta bandiera di un intero paese. Nessuno gli può<br />

negare la sua importanza storica, specie chi nulla fa per il proprio paese. In tanti lo criticano<br />

ma in pochi ne hanno letto i libri, analizzato le poesie, ascoltato i discorsi. Per lui, il padre di<br />

quella negritudine possente e fiera, nessuna cultura avrebbe dovuto dominare sull'altra ma<br />

tutte dovevano apprendere le une dalle altre nell'ottica di un'evoluzione generale della specie<br />

umana.<br />

Certo, le sue scelte politiche furono discutibili, ma resta il fatto che esso fu il portavoce<br />

dell'incontro e del meticciato tra i popoli. Chissà cosa direbbe Senghor del sui tanto amato<br />

Senegal di oggi. Un Senegal inquieto, irrequieto, che vuole cambiare troppo velocemente; un<br />

172 M. Diouf, op. cit.

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