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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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proposta, fu lanciata da Senghor ed era Negrité. Negrité al posto dunque<br />

di Négritude. Per Senghor, negrità si associava di più all'animalità,<br />

all'aggressività, all'immagine di una tigre che combatte, forte e fiera.<br />

Negritudine rappresentava invece unicamente l'attitudine del negro,<br />

divenuta poi l'affrancamento dall'oppressione della schiavitù e della<br />

colonizzazione e dall'inferiorità intellettuale inculcata dagli occidentali e<br />

dall'uomo bianco, con la rivendicazione orgogliosa dell'appartenenza alla<br />

storia e alla cultura negra. Negritudine, appunto.<br />

Per Senghor il termine negro andava decategorizzato. Se in passato<br />

questo termine era utilizzato in senso peggiorativo, oggi sarebbe<br />

diventato un termine nobile, “perché questo è quello che sono: negro”,<br />

diceva sempre il poeta senegalese. Se le persone volevano volutamente<br />

ferire o denigrare con questa parola, gli africani e i neri in generale<br />

dovevano al contrario essere orgogliosi di ciò che erano, del loro colore,<br />

della loro appartenenza e, dunque, non dovevano essere timorosi<br />

nell'utilizzare una parola tanto stigmatizzata come negro.<br />

Così scriveva Senghor nel 1934 nella rivista “L'étudiant noir”, fondata a<br />

Parigi con Aime Cesaire e Leon Damas, città dove si ritrovò per<br />

terminare gli studi superiori, dopo aver vinto una borsa di studio del<br />

governo francese: “La negritudine è un fatto obiettivo, una cultura. È<br />

l'insieme dei valori economici e politici, intellettuali e morali, artistici e<br />

sociali, non solo dei popoli d'Africa nera, ma anche delle minorità nere<br />

d'America, vedi anche d'Asia ed Oceania”. E sempre a Parigi divenne il<br />

primo aggregato africano all'università; successivamente nel 1937 venne<br />

nominato professore di lettere e grammatica al liceo Descartes a Tours,<br />

poi professore al liceo Marcelin Berthelot a Saint-Maure-des-Fossés. Nel<br />

1939, Senghor fu richiamato nel 23esimo, poi nel terzo reggimento di<br />

fanteria coloniale. Il 20 Giugno del 1940 fu fatto prigioniero a La<br />

Charité-sur-loire e nel 1941 entrò nella resistenza presso il gruppo del<br />

Fronte Nazionale Universitario. Liberato nel 1942 riprese il suo posto al<br />

liceo Marcelin Berthelot e nel 1944 assunse l’incarico d’insegnamento<br />

all'Ecole Nationale de la France d’Outre-mer. Nel 1960, anno<br />

dell'indipendenza del paese, venne nominato presidente, rimandendo in<br />

carica fino al dicembre 1980.<br />

Di etnia serere e di religione cattolica, questo giovane uomo formato in<br />

Francia, la terra di quei colonizzatori tanto odiati e rappresentati di una<br />

colonizzazione che Senghor definì “un male necessario”, divenne il<br />

primo presidente del Senegal e governò un paese a maggioranza wolof e<br />

musulmana per vent'anni nonostante facesse parte di una minoranza<br />

etnica e religiosa, sposando, fra l'altro, una francese bianca. Senghor<br />

incarnò lui stesso l'idea di meticciato, portando avanti una politica del<br />

rispetto della differenza e dell'integrazione. Non è un caso dunque che il<br />

Senegal sia un paese perfettamente integrato, dove etnie differenti,<br />

religioni differenti e persone provenienti da diversi paesi, convivono<br />

pacificamente e che i senegalesi stessi siano un popolo aperto ed<br />

accogliente che non ha mai conosciuto lo scontro etnico o religioso.<br />

Apertura, incontro, viaggio, conoscenza e cultura. Queste i cardini del<br />

pensiero senghoriano nell'ottica di un'evoluzione del mondo. Per questo<br />

motivo Senghor si prodigò per valorizzare la scuola, la ricerca, l'arte, la<br />

musica, il teatro, la danza, la poesia e il viaggio. Grazie al suo esempio e<br />

alla sua politica i senegalesi cominciarono a plasmare le loro mentalità su<br />

queste basi e a formarsi di conseguenza. E l'identità senegalese di oggi è

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