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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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fiume che venne ribattezzata Santa Maria. L'isola si popolò da subito di<br />

commercianti europei provenienti da Sierra Leone e Senegal.<br />

Successivamente gli inglesi vi installarono pure gli Akous, schiavi della<br />

costa che venivano prelevati ai negrieri scoperti in traffici illeciti. Gli<br />

Akous, detribalizzati, meticciati e protetti dal colonizzatore cominciarono<br />

pian piano a formare la nuova élite della colonia, creata a Santa Maria di<br />

Bathurst, l'attuale Banjul. Quanto al resto del paese, esso divenne un<br />

semplice protettorato. In virtù dell'ammistrazione indiretta con la quale la<br />

Gran Bretagna amministrò le sue colonie, i re e i capi tradizionali<br />

godettero di una certa autonomia e la Groundnut Colony (la colonia delle<br />

arachidi) fu dotata già a partire dal 1843 di un consiglio legislativo e di<br />

un consiglio esecutivo; bisognò però attendere il 1940 affinché i rari<br />

africani considerati “evoluti” dai colonizzatori fossero chiamati a<br />

prendervi parte. 166<br />

Nel 1951 il consiglio legislativo comprendeva, oltre ai funzionari, tre<br />

membri eletti dalla colonia e quattro designati dal protettorato. Il numero<br />

aumentò con la nuova Costituzione del 1960 che traformò il consiglio<br />

legislativo nella Camera dei Rappresentanti. Parallelamente, sei membri<br />

del consiglio esecutivo furono nominati ministri e il suffragio universale<br />

esteso a tutto il protettorato, la cui popolazione era (ed è a tutt'oggi)<br />

composta per i due quinti da mandinga, l'etnia maggioritaria, wolof,<br />

sarakolé, diola e serere. Gli “evoluti” della colonia, impregnati della<br />

cultura britannica, iniziati al golf e al criquet, si lamentarono da subito<br />

dei loro compatrioti, secondo loro troppo incolti e rozzi ma che<br />

componevano, loro malgrado, il paese. La loro paura era che questa<br />

maggioranza avrebbe potuto avere in futuro la malaugurata idea di unirsi<br />

ai vicini senegalesi. Fu proprio questa élite minoritaria di gambiani,<br />

formata dagli inglesi, che si oppose in maniera dura ad ogni forma<br />

d'integrazione con il Senegal. Un'ipotetica annessione non avrebbe voluto<br />

solamente dire la scomparsa del paese, che sarebbe finito per essere<br />

assorbito dal più forte e grande Senegal, ma avrebbe anche messo fine al<br />

contrabbando, una delle forme di sussistenza sulla quale il paese si<br />

ergeva. Fu ancora questa stessa élite che quando il Gambia divenne<br />

indipendente, il 18 febbraio 1965, si battè per la scelta di una monarchia<br />

costituzionale con a capo la regina Elisabetta II. In questo modo sarebbe<br />

stato improbabile che Senghor, l'allora presidente del Senegal, avrebbe<br />

avuto un giorno la presunzione e l'impudenza di affrontare la regina<br />

d'Inghilterra per cercare di unificare i due territori. 167<br />

Fu Dawda Kairaba Jawara che, vinte le elezioni nel 1962, portò il paese<br />

all'indipendenza. Nel 1970, dopo un referendum costituzionale e la<br />

trasformazione del Gambia in repubblica, divenne il primo presidente del<br />

paese. Il numero esiguo di imprese: due di produzione di olio, una di<br />

congelamento del pesce e due di lavorazione delle arachidi, non<br />

impedirono al Gambia, fresco di indipendenza, di godere di un'apparente<br />

buona salute economica. Il turismo, inoltre, prometteva di fornire buone<br />

entrate e nulla sembrava poter impedire a questo piccolo paese poco<br />

popolato, il cui destino si confondeva con quello di un fiume, di poter<br />

soddisfare i propri bisogni alimentari. E soprattutto vi era il commercio.<br />

“Il Gambia? Nient'altro che un immenso supermercato!”, come solevano<br />

dire i vicini frontalieri, abituati ad arrivare numerosi per acquistare<br />

166 E. Makédonsky, Le Sénégal, Tome II, L'Harmattan, Paris, 1987.<br />

167 E. Makédonsky, op. cit.

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