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3. L'ISLAM NELL'AFRICA OCCIDENTALE<br />

Nouakchott, Mauritania, 2009<br />

L’Africa occidentale presenta una demografia religiosa piuttosto<br />

complessa: Niger, Mali, Gambia e Senegal sono tutti paesi a maggioranza<br />

musulmana; in Nigeria e in Burkina Faso i musulmani rappresentano<br />

invece un pò più della metà della popolazione, mentre in Ghana, Liberia,<br />

Sierra Leone, Benin, Camerun e Costa d'Avorio essi rappresentano solo<br />

una piccola minoranza. Il contesto sociale è caratterizzato da una<br />

tolleranza religiosa profondamente radicata anche se negli ultimi anni<br />

sono aumentati i conflitti tra gruppi di cristiani e musulmani.<br />

L’esempio più evidente di tolleranza religiosa viene proprio dal Senegal,<br />

paese come detto a maggioranza musulmana e che ha avuto come<br />

presidente per più di vent’anni un cattolico, Léopold Senghor (1960-<br />

1980). L’Islam che si è diffuso in questa parte dell’Africa presenta due<br />

elementi caratteristici, il sufismo 131 e la jihad (la Guerra santa).<br />

È stato proprio il sufismo che ha ispirato nel corso del XX sec. una sorta<br />

131 L'Islam delle origini rispettava le forme di vita ascetica degli eremiti cristiani, ricordati con benevolenza<br />

nel Corano, ma non certo proposti come modelli da imitare. Non tardarono tuttavia a comparire forme<br />

rudimentali di ascetismo: semplici musulmani che vivevano in povertà, incitavano alla giustizia e talvolta<br />

sobillavano le popolazioni contro governanti accusati di deviazione dalla retta via indicata dal Profeta. Il<br />

primo teologo sufi fu Hasan al-Basri (?-729), il cui esempio fu ripreso nei decenni successivi da qualche<br />

letterato della corte abbaside con scritti elogiativi della rinuncia alle ambizioni mondane, rappresentata dal<br />

sufi, rozzo mantello militare o saio. In parte anche per influssi cristiani si elaborarono quindi le prime forme di<br />

misticismo, associate al nome di una pia irachena, Râbiah al-Adawiyyah (?-801). Ambedue le tendenze del<br />

sufismo furono condannate dalla maggior parte dei teologi musulmani, per i quali l'amore mistico per Dio<br />

equivaleva a un indecoroso abbassamento della divinità al livello umano. Manifestazioni popolari del sufismo,<br />

spesso combattute alla stregua di superstizioni, sono il culto dei santi, spesso anche viventi, e le cerimonie<br />

delle confraternite. Queste, che ebbero importanza notevole soprattutto nella storia dell'impero ottomano, si<br />

fondano su un rapporto rigidamente strutturato tra discepolo e maestro, presupposto del superamento di vari<br />

stadi sulla via dell'ascesi, avente per meta finale l'unione o l'identificazione con Dio, eresia inammissibile per<br />

l'ortodossia, che nel 922 costò la vita al mistico al-Halladj. A livello popolare l'attenzione si concentrò sui<br />

metodi usati per raggiungere uno stato mistico di ebrezza (tecniche respiratorie, recitazione ossessivamente<br />

ripetuta del nome o degli attributi, di Dio), movimenti (come le rotazioni dei dervisci) che portarono a una<br />

condizione simile a quella di trance. Tali tecniche, viste sovente con sospetto nel mondo musulmano, furono<br />

represse in passato insieme con le attività delle confraternite dal governo della Turchia repubblicana come<br />

estranee all'ideologia nazionalista. (da: A. Bausani, l’Islam, Garzanti, 1987).

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