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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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iparazione----------diventerà ancora prodotto (per esempio in pezzi)---------e così via<br />

Ecco allora il fiorire di numerosi mercatini (marché lundi, marché samedi, marché Colabane)<br />

dove è possibile trovare tutto quello di cui si necessita, vestiti, scarpe, cellulari, pc, accessori;<br />

nuovi, usati, rubati. Smetto di scrivere per un istante e guardo la maglietta che indosso.<br />

Quando l'ho vista me ne sono innamorata, rossa, con dei grandi cuori e un arcobaleno. Chissà<br />

qual'è stato il suo viaggio per arrivare in uno dei tanti grossi cumuli di vestiti gettati a terra a<br />

Castor. Mi è costata solo 1000 CFA (un euro e cinquanta) e con lei me ne sono partate a casa<br />

altre cinque. Un'altra, blu, ha due bellissime ancore dorate stampate proprio al centro,<br />

favoloso disegno da tatuaggi old school. Me la ridevo tutta sola andando a sbirciare<br />

nell'enorme busta di plastica bianca dove avevo gettato tutti i nuovi acquisti. In Italia t-shirt<br />

come questa finirebbero in un negozio super trendy per fighettini chic a 60 euro l'una. Che<br />

stupidi che siamo, davvero. Anneghiamo nell'inutile, gettandone via l'altra metà. Questa metà<br />

sarà poi rivenduta e riutilizzata nei paesi in via di sviluppo. Se dovessi seguire gli<br />

insegnamenti dei miei amici modou-modou, ad ogni mio viaggio di ritorno dovrei caricarmi<br />

di magliette e rivenderle carissime in Italia, spacciandole per t-shirt arrivate direttamente da<br />

negozi del centro di Parigi o New York. Sandaga insegna e poi si sa, gli allievi superano<br />

sempre i maestri, une vrai Baol Baol mi ripetono sempre i miei vicini di negozio.<br />

Scarto occidentale che diventa prodotto di mercato in Senegal, riacquistato da un'italiana<br />

immigrata e rivenduto come prodotto a chi prima l'aveva gettato. Contraddizione mondo.<br />

Dentro il car rapide osservo la strada e mi rendo conto che Dakar è tutto un grande infinito<br />

mercato; dalle zone più frequentate agli anfratti più nascosti, gente che vende: occhiali,<br />

orologi, vestiti, tovaglie, bilance, biscotti fatti in casa, sacchetti di acqua, frutta, piatti di riso.<br />

Impossibile fermarsi in un angolo per ascoltare della musica con il proprio i-pod, scrivere o<br />

semplicemente osservare l'oceano. Lunga sarà la processione di venditori con in mano<br />

qualsiasi cosa, mutande e canotta stile “Fantozzi” comprese. Odio questo paese. Anzi no, lo<br />

amo, lo amo profondamente perché è come me, tanto, troppo, eccessivo. Lo amo al punto tale<br />

che è diventato il mio compagno, la mia famiglia, il mio psicologo, il mio migliore amico; e<br />

come una scarpa impiccata, anche io dondolo lentamente, cullata dall'insicurezza del domani,<br />

sospesa tra due mondi, trasformando scarto in prodotto e ripercorrendo quello stesso percorso<br />

migratorio transnazionale che avevo visto fare ai miei amici senegalesi anni prima a Padova.<br />

A mio modo sono anche io scarto ridiventato prodotto nel sud del mondo. Marketing e<br />

migrazione, migrazione e trasformazioni socio-culturali. A Sandaga rimango un soggetto<br />

strano, in tanti ancora mi chiedono curiosi perché ho deciso di migrare in Senegal. Corsi e<br />

ricorsi storici, rispondo. Mi guardano ancora più perplessi. Da anni lo dico e lo scrivo, noi<br />

siamo e saremo i futuri migranti. Domenica in spiaggia a Yoff, distesa al sole a ridere e<br />

scherzare con gli amici, all'improvviso una voce: “Madame, vous voulez des crepes?”<br />

(Signora, vuole delle crepes?). Mi sono girata quasi seccata e con mio enorme stupore mi<br />

sono trovata di fronte un ragazzo francese, bianco, di non più di trent'anni. Vendeva dolci fatti<br />

in casa in un pomeriggio assolato in una delle spiaggie più frequentate di Dakar, tra lo stupore<br />

dei bagnanti senegalesi. “Vous voulez des crepes?” mi ha chiesto nuovamente mostramdomi il<br />

suo piccolo cestino in vimini. No, non stavo sognando, quel ragazzo era reale, così come il<br />

profumo delle sue crepes. Quel ragazzo francese era davvero un vù cumprà bianco. Scarpe<br />

impiccate dondolate dal vento. Gli alberi di Natale hanno cambiato addobbi, si sono<br />

trasformati e i migranti si sono scambiati ruoli e provenienza. Marketing e migrazione.<br />

Migrazione e trasformazioni socio-culturali”. 129<br />

129 C.<strong>Barison</strong>, Scarpe impiccate e vù cumprà bianchi, Progetto Melting Pot, www.meltingpot.org, 2010.

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