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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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dispendioso per lo stato, fra la città e la campagna.<br />

L’élite dominante è più interessata al mantenimento del potere che allo<br />

sviluppo del Paese: persegue un vantaggio a breve termine, incoraggiata<br />

dagli interessi stranieri che la invitano allo sfruttamento massimo dei<br />

terreni tramite il modello della monocultura, senza tenere conto del<br />

futuro economico del paese 124 .<br />

La campagna si trova ad essere lo “scarto” della città, senza avere valide<br />

prospettive d’uscita da una situazione di sfruttamento produttivo. Si<br />

incrementano così le migrazioni interne verso la città, soprattutto verso la<br />

capitale, che già negli anni ’50 accoglievano un massiccio esodo dalle<br />

campagne. Si è venuto a creare così un “circolo vizioso” per cui il<br />

peggioramento delle condizioni di vita nelle campagne alimenta<br />

l’emigrazione verso i centri urbani.<br />

I massicci investimenti in queste aree, dovuti a elevati tassi di<br />

inurbamento, non equilibrati da interventi adeguati nelle zone rurali,<br />

aggravano i flussi migratori. La pressione esercitata da tale<br />

urbanizzazione crea problemi aggiuntivi a strutture già congestionate,<br />

aggrava gli squilibri urbano-rurali e sottrae risorse umane al tentativo di<br />

affrontare su basi nuove il problema dello sviluppo rurale e<br />

dell’autosufficienza alimentare.<br />

La maggioranza della popolazione attiva del Senegal è occupata in<br />

agricoltura; le principali colture sono quelle dell’arachide e del miglio.<br />

La coltivazione delle arachidi ha rappresentato e rappresenta tuttora<br />

l’attività più importante del settore agricolo senegalese.<br />

La dipendenza del settore agricolo senegalese dalla coltura dell’arachide<br />

rappresenta il retaggio di scelte di politica economica attuate<br />

dall’amministrazione coloniale francese, in quanto finanziate con capitale<br />

francese. Lo sviluppo della coltivazione di questo prodotto è iniziato<br />

quando fu individuato nella sua esportazione l’opportunità di generare un<br />

reddito in grado di giustificare il mantenimento di una colonia.<br />

I colonizzatori francesi avevano privatizzato parte della terra di proprietà<br />

della comunità, avevano occupato le terre libere e finito con l’imporre in<br />

quasi tutto il territorio la coltivazione dell’arachide, portando a una<br />

situazione di monocoltura. È quanto è avvenuto nella zona centrooccidentale<br />

del Paese, in seguito denominata “Bassin de l’Arachide”, la<br />

scelta di questa zona fu dettata probabilmente dalla facilità di trasporto<br />

del prodotto verso Dakar ma non si tenne conto del carente regime<br />

pluviometrico. La scelta della monocoltura dell’arachide è stata<br />

continuata anche dal governo post-coloniale, in quanto atta a produrre i<br />

surplus necessari a finanziare gli altri settori dell’economia. Purtroppo<br />

oggi siamo di fronte ad una serie di fattori che hanno caratterizzato il<br />

trend negativo nella coltura delle arachidi e nell'agricoltura in generale.<br />

La progressiva erosione dei terreni e la siccità hanno sempre più<br />

caratterizzato le stagioni agricole, provocando nel lungo periodo una<br />

tendenziale diminuzione delle rese e l’abbandono dei terreni con<br />

conseguenti crolli improvvisi della produzione. A ciò si deve aggiungere<br />

la presenza di una struttura di commercializzazione fortemente<br />

monopolistica accentrata nelle società statali e una politica dei prezzi<br />

penalizzante per i produttori. 125<br />

Negli ultimi anni il Senegal ha fatto registrare un forte incremento<br />

124 R. Dumont, l’Africa strangolata, SEI, 1985.<br />

125 C. <strong>Barison</strong>, op.cit.

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