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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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loro marcia verso il sawub janta, laddove tramonta il sole, i Lebu<br />

raggiunsero infine il Diander. Altri gruppi preferirono seguire il litorale<br />

da Saint-Louis alle niayes; il lago Retba e il lago Mbaouane<br />

rappresentavano una riserva di acqua, pesce, selvaggina, frutta, olio e<br />

vino di palma. La regione prese il nome dal verbo diend, comprare,<br />

poiché era il luogo dove i lebou praticavano il baratto con i commercianti<br />

del Cayor. Qui fondarono alcuni villaggi e poi si divisero in due branche<br />

(clan massimali). I lebou sono detti yeeni géej, la gente del mare perché<br />

familiarizzatisi con la pesca durante la loro permanenza nell’Hodh e poi<br />

sul fiume Senegal, dove ne fecero la loro attività principale, integrata<br />

dall'allevamento e dall'attività agricola. Cerimonie annuali (a Dakar e a<br />

Yoff) o biennali (a Rufisque), durante le quali vengono uccisi uno o più<br />

montoni, hanno lo scopo di propiziare gli spiriti (rap) che abitano la costa<br />

e il mare 120 .<br />

I Mandinga, discendenti dei fondatori dell'antico regno del Mali, sono<br />

dispersi in molti paesi dell'Africa Occidentale. Oggi vivono di agricoltura<br />

nei villaggi della Casamance orientale. Complessivamente sono l'8%<br />

della popolazione attuale 121 .<br />

In Senegal si parlano una dozzina di lingue: ne deriva un lungo elenco di<br />

problemi che riguardano l'effettiva creazione dell'unità nazionale, con le<br />

possibilità di relazioni fra gruppi etnici diversi, con le opportunità di<br />

accesso all'informazione in tutte le sue forme e con la facoltà da parte dei<br />

cittadini di comunicare con l'amministrazione statale e di partecipare alla<br />

vita pubblica. 122<br />

Queste difficoltà sono mitigate dal fatto che l'80% dei senegalesi è in<br />

grado di parlare la lingua wolof, considerata come lingua ufficiale; la<br />

lingua dell'antico colonizzatore, il francese, occupa un ruolo di primo<br />

piano nelle relazioni fra cittadini e lo stato, perché la Costituzione<br />

senegalese ha riconosciuto il francese come lingua ufficiale, mentre un<br />

decreto del 1971 ha promosso a lingua nazionale il wolof, il serere, il<br />

peul, il mandingue, il diola e il soninké.<br />

La società senegalese attuale non può essere descritta in termini di<br />

semplice contrasto tra tradizione e modernità, quanto piuttosto<br />

un'ibridazione tra le due, con un passaggio verso lo sviluppo tranciato<br />

dalla chiusura delle frontiere, che ha creato numerosi problemi a livello<br />

sociale e trasformazioni culturali rapide e inaspettate.<br />

“Se sei a Roma, fai come i romani”, parla quasi sussurrando Laye, come se mi volesse<br />

rivelare un segreto, la chiave del quieto vivere in Senegal. “<strong>Chiara</strong>, il Senegal non è l'Italia,<br />

non puoi vivere qui come se vivessi lì, i meccanismi culturali sono diversi, così come le<br />

relazioni tra uomo e donna”. Non sono passati nemmeno due giorni dal mio ritorno a Dakar e<br />

Laye è già qui. Legame speciale il nostro da ormai più di due anni. Lo guardo e noto che non<br />

riesce a guardarmi negli occhi mentre mi parla, il suo sguardo è sempre oltre il mio. I rasta<br />

alla spalle legati a coda di cavallo lasciano intravedere un piccolo ciondolo in argento a forma<br />

d'Africa legato ad una ciocca. È vestito bene, come sempre, jeans e scarpe dell'Adidas<br />

bianche, una t-shirt della Sean John nera con la scritta give me da money che mi fa sorridere,<br />

portata qui in Senegal, un paese dove i khaliss, i soldi, sono arrivati a superare tutto il resto,<br />

dalla famosa Teranga, all'altrettanto conosciuta solidarité.<br />

“Bella la maglietta, non l'hai presa qui vero?” gli chiedo, anche se so già la risposta. “No, è un<br />

mio amico svizzero che me l'ha regalata, ogni volta che viene mi porta dei regali, t-shirt,<br />

scarpe, felpe”. L'immagine conta, anche qui e forse proprio qui, conta ancora di più. Alle volte<br />

120 G. Balandier, P. Mercier, Particularisme et évolution des pécheurs lébou, Saint-Louis, Sénégal, IFAN,<br />

1952.<br />

121 http://www.insenegal.org/.<br />

122 C. <strong>Barison</strong>, op.cit.

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