09.06.2013 Views

Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

eligiosa, l'etnia serere e la religione cattolica, in un paese a maggioranza wolof e musulmana;<br />

un paese dove l'attuale presidente Wade è sposato con una moglie europea e bianca; dove<br />

musulmani, cristiani, animisti convivono in pace, festeggiando in egual modo Natale e<br />

Tabaski; un paese dove le comunità straniere si mescolano e dialogano, dove nessun partito<br />

politico è nato su base identitaria o reclamando diritti legati ad una particolare appartenenza.<br />

Gli italiani dovrebbero fare un viaggio in Senegal per capire che noi, emigrati senegalesi, non<br />

siamo solo vù cumprà, ma siamo molto di più. E che possiamo insegnare loro il rispetto e la<br />

convivenza pacifica”. Io e Matador ascoltiamo le parole di questo ragazzo, intelligente ed<br />

educato, che si porta dietro la sofferenza della migrazione, gli anni a raccogliere pomodori nei<br />

campi foggiani, il commercio ambulante, le offese razziste e poi la pazienza e l'arma della<br />

parola che gli hanno permesso di integrarsi pian piano in una società, quella attuale italiana,<br />

impermeabile e discriminante.<br />

“La cosa che mi ha colpito la prima volta che sono arrivato in Europa è stato quando sono<br />

entrato in metropolitana” dice all'improvviso Matador “da noi ogni volta che si incontrano<br />

delle persone si ha l'abitudine di salutarle, di parlare con loro, seppur non conoscendole. Sono<br />

entrato e ho detto un semplice “buongiorno” prima di sedermi. Nessuno ha risposto. Mi sono<br />

seduto e ho capito allora, perché la gente in Europa è così sola, triste, razzista. Non si danno<br />

nemmeno il tempo di conoscere chi sta loro vicino. E pensare che la parola non costa nulla ma<br />

apre mondi sconosciuti”. Io guardo Mamadou e Matador, uniti dai miei scritti e penso al<br />

potere della mia arma, la scrittura. Scrittura che mi ha salvato e che mi salva ogni giorno e che<br />

spero possa servire alle persone per aprire gli occhi, anche solo il tempo di una lettura.<br />

Tornando verso casa il tassista è passato di fronte all'aeroporto di Dakar, non avevo mai<br />

prestato veramente attenzione, ma proprio lì, primo posto dove le persone mettono piede una<br />

volta arrivati in Senegal, una Moschea e una Chiesa si affiancano, una di fronte all'altra,<br />

sorelle, a dare il benvenuto a chi decide di venire in terra africana. Nessuna differenza.<br />

Sorrido per questa bella lezione di umana fratellanza e penso, possibile che a noi italiani<br />

faccia così differenza se una persona preghi in bubù il venerdì o se a farlo è una signora con il<br />

velo nero in testa che si inginocchia di fronte una croce la domenica? Confine sottile”. 118<br />

“Stamattina stavo pulendo casa, sabbia ovunque, come sempre. Sono una maniaca dell'ordine,<br />

come mi definisco io, giamaicana nello spirito, tedesca nel lavoro, da sempre una<br />

contraddittoria lunatica, istintiva e folle. […] La porta che dà sul balcone è spalancata e da lì<br />

un venticello rinfrescante si mescola ad un bellissimo sole e ai profumi di carne fritta che la<br />

bonne (la domestica) del primo piano cucina per il pranzo.<br />

Ad un certo punto la mia attenzione cade sui rumori e la musica che provengono dall'esterno.<br />

Per un momento le voci degli imam in preghiera si mescolano alla musica ivoriana di una<br />

festa organizzata nella scuola vicino casa e il mix è davvero strano. Mi viene da ridere e<br />

ripenso ai piccoli teatrini inscenati spesso da me e Sandrine quando siamo con gli amici.<br />

Ci sediamo sul divano e facciamo il verso alle cantanti mbalax drianke che si vedono spesso<br />

nei clip passati sui canali senegalesi. Per far capire a chi non ha mai visto un clip mbalax con<br />

una yaye drianke (mamma in carne senegalese) di cosa si tratta, ve lo descrivo velocemente<br />

così: in generale i video sono ambientati all'interno delle case, lo sfondo è quello di un bel<br />

salotto in pelle, dove si può intravedere anche il mobilio o una televisione a schermo piatto<br />

(contraddizioni di un paese in via di sviluppo); sedute nel divano una, due, tre donnone con il<br />

bubù, muovono le mani al ritmo dei piccoli tamburi, prima a sinistra, poi a destra, tutte<br />

assieme, con un movimento continuo. I loro bubù sono ricchi, sgargianti, colorati. Come<br />

l'ambiente, anche l'abbigliamento deve rinviare ad un'idea di ricchezza, allo star bene, alla<br />

realizzazione sociale ed economica, che nel caso della società senegalese passa attraverso la<br />

cura nell'abbigliamento, con l'uso di stoffe pregiate, un numero esagerato di gioielli esibiti<br />

(anelli a forma di palla, decisamente grandi e vistosi, bracciali d'oro abbinati, collane) e un<br />

mobilio moderno, magari arrivato direttamente dall'Europa.<br />

Le drianke (parola wolof che indica donna alquanto robusta) cantano, o. piuttosto, urlano con<br />

voce stridula i loro motivetti in un wolof difficile da tradurre per noi stranieri ma da cui si<br />

possono estrapolare quasi sempre le parole (goro- suocera, khaliss- soldi, yaye-mamma,<br />

Touba- città santa del Senegal, Mbacké- nome della più grande famiglia di marabutti e<br />

Senegal).<br />

Io e Sandrine siamo un'accoppiata vincente, non c'è nessuno che non rida dopo averci visto<br />

improvvisare il nostro personale clip mbalax. Sedute sul divano mimiamo le piccole mosse di<br />

danza delle cantanti drianke senegalesi, e a turno, io comincio a cantare con voce stridula<br />

un'incomprensibile canzone in cui incateno semplicemente tutte le parole sopra citate, e<br />

Sandrine, in doppia voce, che fa partire ogni tot di tempo un Senegal-Senegal, mimando il<br />

battitore di tamburi. A fianco di questo improvviso una personalissima imitazione degli imam<br />

di quartiere con i loro Assalamalekoum, Bismillah, Amdoulillah, Sante Yalla e le loro prove<br />

microfono durante i ritrovi delle confraternite sufi, dove per ore mormorano con vari gradi di<br />

intonazione, Allah, Allah, per vedere se il microfono funziona.<br />

Ripenso ai nostri piccoli teatrini e rido riascoltando il mix di canti religiosi e musica leggera.<br />

118 C. <strong>Barison</strong>, Una Chiesa e una Moschea. Il rap e la migrazione, Corriere immigrazione Blogspot,<br />

http://corriereimmigrazione.blogspot.com,<br />

2011.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!