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Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

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che si usa nei sabar”. Ride, poi aggiunge “qui tutti i senegalesi lo sanno suonare” e continua<br />

“Ho sempre fatto l'ambulante, poi ho iniziato ad andare a vendere arte africana nei festival in<br />

giro per l'Europa. Ogni tanto torno e porto giù merce da vendere o da mettere in negozio. Se<br />

devo essere sincero non posso lamentarmi. Mi è andata bene”.<br />

Apre un grosso borsone, è pieno di scarpe e vestiti per uomo. “La settimana prossima vado a<br />

Kaolack, li venderò lì”. Che forza i senegalesi, sono decisamente loro i re del commercio.<br />

Come promesso Thierno mi accompagna verso Yoff, per strada si ferma a salutare i suoi<br />

amici, sono tutti di Kaolack e sono tutti senegalesi che vivono e lavorano a Rimini. Che<br />

effetto strano compie la migrazione. Essa crea legami forti e percorsi attraverso i quali le<br />

persone, i beni ma anche le idee circolano, creando sviluppo. Li osservo e li ascolto. Sono<br />

senegalesi, ma sono anche italiani, nel modo di fare, di porsi, di ragionare, di vestirsi. Loro mi<br />

osservano e mi ascoltano e mi dicono, sei italiana, ma sei senegalese allo stesso tempo, hai lo<br />

stesso modo di fare, gli stessi gesti, lo stesso modo di vestire. Stiamo zitti un secondo, poi<br />

scoppiamo tutti a ridere. Senegal e Italia uniti indissolubilmente come sposi all'altare.<br />

Salutiamo l'allegra combriccola dei riminesi di Dior e ci avviamo. Ci conosciamo appena ma<br />

è come se ci conoscessimo da sempre. L'Italia ha creato il legame mentre l'esperienza<br />

migratoria comune ha distrutto ogni barriera che ci divideva. Non ci conosciamo, siamo<br />

diametralmente l'opposto in tutto eppure ci capiamo perfettamente. Potere positivo della<br />

migrazione, della scoperta, del viaggio, dell'incontro.<br />

“Perché non investi nella telefonia?” mi chiede Thierno. “A dire la verità, se avessi soldi<br />

investirei nell'immobiliare” rispondo io decisa “comprerei un edificio e ne farei appartamenti<br />

da affittare. Questi sì che sono soldi sicuri”. Cerco di non inciampare in una buca. Thierno mi<br />

solleva per un braccio poi mi dice “l'immobiliare è l'investimento peggiore che si possa fare in<br />

Senegal”.<br />

“È pazzo” penso, poi gli chiedo il perché di quest'affermazione. “Questo è l'errore che la<br />

maggior parte dei senegalesi emigrati fa. Chi investe nell'immobiliare non solo fa una scelta<br />

egoistica ma anche estremamente dannosa allo sviluppo del nostro paese. Non è costruendo<br />

case su case che il Senegal avanzerà. La gente deve capire che c'è bisogno di creare impresa e,<br />

di conseguenza, posti di lavoro. Ecco perché io ho aperto dei negozi. Chi parte deve sapere<br />

che ha una chance che altri non hanno e deve far fruttare questa possibilità che gli è stata data<br />

affinché altri possano beneficiarne. Se io apro un'attività potrò dare del lavoro a chi non ne ha<br />

e fare in modo che possa gestire le necessità della propria famiglia. Ne guadagnerò io ma avrò<br />

fatto guadagnare anche altre persone. Questo è sviluppo ed è questo di cui il Senegal ha<br />

bisogno”. Lo guardo e stò zitta. Penso allora a tutti i nostri politicanti ignoranti che<br />

strumentalizzano la tematica migratoria e i migranti. E se per una volta parlassero con uno di<br />

loro per sapere cos'ha vissuto e cosa vive? O se gli chiedessero semplicemente perché hanno<br />

deciso di partire? E se Bossi facesse un giro in clandò? Me lo auguro di cuore. Io nel mio<br />

piccolo ringrazio di aver continuato gli studi e la ricerca che mi hanno permesso di vivere<br />

l'esperienza della migrazione. Non c'è nulla di più arricchente, nulla di più necessario per lo<br />

sviluppo di un popolo e di un paese. Nulla di più istruttivo per la crescita personale di<br />

ognuno”. 115<br />

115 C. <strong>Barison</strong>, E se Bossi facesse un giro in clandò?, El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione,<br />

anno 7, num. 31, marzo 2011.

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