Tesi dottorato Transborder Policies Chiara Barison.pdf - OpenstarTs ...

nel colore dorato delle dune; questo colore dorato pare dare luce ad un
insieme di piccole casette dal tetto piatto, vicine ad un grande stadio. Lì
sorge Patte d'Oie ed è lì che comincia la grande autostrada che porta
verso il centro della capitale, nato ai piedi di edifici orgogliosi che si
vedono sbocciare come un mazzo di fiori [….].
Il piacere di chi arriva a Dakar non tarderà a colorarsi d'una malinconia
insidiosa. Non sarà forse il silenzio del primo sguardo che finisce per
turbare, per essere percepito come una mananza, quella della mille
vibrazioni della terra africana? O forse è l'umore che tende a mescolarsi
al nero dei blocchi di basalto che circondano le rive per proteggerle dalla
collera dell'Atlantico? O è ancora quella Casa degli Schiavi, rimasta lì,
imponente con la sua scalinata a ferro di cavallo e che ricorda come
Gorée, approdo dei colonizzatori europei, fu uno dei punti strategici dei
colonizzatori e della tratta negriera? [….].
L'arte rende bene il Senegal odierno: un paese a tratti vecchio e a tratti
nuovo, dove un'Europa de-personalizzante e un Islam nemico delle
maschere hanno lasciato ben poco dell'antica tradizione plastica, creatrice
di un passato di vere e proprie opere d'arte africana e dove invece oggi
una massa collettiva incosciente rimane sorda e insensibile a questo ricco
bagaglio collettivo. 109
109 E. Makédonsky, op. cit.
Carretti bianchi di arance tagliate
e coriandoli di bucce gialle.
Di fischi, scrocchi e schiocca di dita;
di fili colorati accarezzati dal vento dalle finestre dei car rapide
e sabbia sollevata da palloni in parite di quartiere improvvisate.
Di mani veloci di ragazzi pulaar a riempire piccoli sacchetti di lait caillé,
la sera,
la gente seduta nei muretti, a parlare.
Di canti di baye fall solitari
e rumore di monete;
di voci stridule di imam in preghiera
e di zouk melanconico dalle radio di vecchi taxi ammaccati.
Di adature lente,
carbone scaldato nelle corti di casa,
autoparlanti nei mercati
e sandali a punta.
Di feste di quartiere,
tendoni,
sedie
e yaye drianke avvolte in veli colorati.
Di anziani seduti a leggere il Corano di fronte alle moschee,
il pomeriggio
a Pikine.
Di carretti di gelati e caramelle di menta,
ballerini di sabar e pantaloni a quadri;
di piccole borsette,
sacchetti di noccioline, fette di cocco e caffé Touba:
di lottatori di periferia danzanti,
di letti e armadi venduti lungo la strada:
di Soulimane Faye,
la Solution e lunghi rasta lasciati cadere a toccare le spalle.
Delle boutique dei barbieri,
le magliette sporche dei meccanici,
l'energia degli apprendisti
e i venditori di pesce.
Della pubblicità del dado Jumbo,
dei video 'mbalax,
del valore di una monetina da cento franchi
e del “bijoux” al posto del “bisouz”.
Di tutto questo
e di tanto altro ancora,
io amo il senso.
Delle piccole cose, la riscoperta.