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La parola contro la<br />

Camorra<br />

di Valeria Rega<br />

Affrontare <strong>il</strong> tema della criminalità organizzata<br />

focalizzando l’attenzione sul potere della<br />

parola è <strong>il</strong> tentativo di Roberto Saviano con <strong>il</strong><br />

suo terzo libro “La parola contro la camorra”.<br />

Questa pubblicazione, raccolta in un cofanetto<br />

e corredata da un DVD, ripropone due<br />

interviste dell’autore, che nel libro si intitolano<br />

rispettivamente “Una luce costante” e<br />

“Così parla la mia terra”. La prima è una ripresa<br />

video registrata nell’ottobre del 2009,<br />

mentre la seconda è la puntata del 25 marzo<br />

2009 di Che tempo che fa, <strong>il</strong> programma televisivo<br />

condotto da Fabio Fazio, del quale fu<br />

ospite.<br />

Saviano, attingendo alle basi della semantica,<br />

accende i riflettori sulla parola, identificandola<br />

con lo strumento più efficace per cambiare<br />

lo status delle cose e mutare <strong>il</strong> corso<br />

degli avvenimenti.<br />

La parola, dunque, come presenza, peso, visib<strong>il</strong>ità,<br />

impegno, come scelta consapevole di<br />

non tacere per esserci, come coraggio di raccontare<br />

per denunciare. Questo è <strong>il</strong> potere<br />

della parola, un potere ben noto anche alla<br />

criminalità organizzata che, quando non lo<br />

teme, lo usa essa stessa per diffamare, calunniare,<br />

per anestetizzare ed assuefare i cittadini,<br />

per autocelebrarsi ed affermarsi.<br />

Parte da qui Saviano per arrivare poi, nella seconda<br />

parte del libro, a decodificare l’intimo<br />

meccanismo che lega i quotidiani locali alle<br />

organizzazioni criminali in Campania, con<br />

l’obiettivo di mostrare in che modo la manipolazione<br />

del linguaggio devia l’attenzione dai<br />

reali fatti di cronaca e ridefinisce, dunque, <strong>il</strong><br />

senso di ciò che viene raccontato. A sostegno<br />

della sua tesi, è raccolta nel libro una selezione<br />

di immagini: le prime pagine dei quotidiani<br />

locali, gli articoli di cronaca, le foto degli<br />

agguati, gli scatti rubati ai funerali delle vittime…frammenti<br />

che svelano i retroscena dell’antisocietà.<br />

Un velo di romanticismo e un po’ di retorica<br />

pervadono questo testo, arricchito, però,<br />

dagli scritti e dagli approfondimenti di: Walter<br />

Siti, Aldo Grasso, Paolo Fabbri e Benedetta<br />

Tobagi.<br />

Cinema<br />

Leggiamo la malavita<br />

Non solo Gomorra di Roberto Saviano e Il<br />

Camorrista di Giuseppe Marrazzo. Purtroppo<br />

la camorra continua a far parlare di<br />

sé, ieri come oggi. Per conoscere e approcciarsi<br />

meglio al problema ci sono una<br />

serie di libri che bisognerebbe leggere.<br />

Partendo dalle origini, o quasi. Nel 1907<br />

Ferdinando Russo ed Ernesto Serao scrivono<br />

per Bideri editore “La camorra. Origini,<br />

usi, costumi e riti dell’annorata<br />

soggietà”. Se proprio non si vuole andare<br />

così a ritroso nel tempo, ci si può affidare<br />

a Gigi Di Fiore e al suo “La Camorra e le sue<br />

storie” edizioni Utet. Vittorio Palliotti in<br />

“Storia della camorra” affronta <strong>il</strong> tema con<br />

una serie di aneddoti e storie di camorristi<br />

e guappi famosi, rendendo l’argomento<br />

paradossalmente “piacevole”. Un approccio<br />

più sociologico al tema lo si trova ne<br />

“Le strade della violenza” di Isaia Sales,<br />

analisi della camorra di città e di provincia.<br />

Marcello Ravveduto in “<strong>Napoli</strong>, serenata<br />

calibro 9” tratta dei rapporti tra neomelodici<br />

e malavita organizzata. Per conoscere<br />

i prof<strong>il</strong>i criminali di grandi personaggi della<br />

camorra bisogna invece leggere “I leoni di<br />

marmo”, una sorta di autobiografia di Giuseppe<br />

Misso, boss indiscusso del Rione Sanità<br />

o in alternativa l’altra autobiografia di<br />

Mario Savio. camorrista dei quartieri spagnoli<br />

“la Malavita”. Un discorso a parte<br />

merita “O’ malommo” di Mino Jouakim,<br />

biografia dell’ultima carta di tressette della<br />

<strong>Napoli</strong> malavitosa del dopoguerra.<br />

La parola contro la cammora, di Roberto Saviano<br />

Il camorrista, di Giuseppe Marrazo<br />

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